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3. IL PALAZZETTO DELLO SPORT TRA TIPO EDILIZIO E TECNICA COSTRUTTIVA

3.1 Le caratteristiche degli impianti sportivi

Gli impianti sportivi sono spazi aperti, coperti e/o chiusi, opportunamente conformati e attrezzati per consentire la pratica di ogni attività sportiva a qualsiasi livello.

È presente una classificazione insita a livello delle manifestazioni sportive dividendosi in:

Internazionali, per gli impianti in cui si svolgono manifestazioni sportive di ogni livello a prevalente interesse internazionale,

Nazionali, per quelli dove si svolgono attività sportive di ogni livello ma prevalentemente in un bacino nazionale,

Locali o di base, dove si svolgono eventi a partecipazione regionale o locale, attività promozionale, pratica sportiva amatoriale e a livello scolastico.

Gli impianti sportivi possono essere pubblici, perciò aperti alla collettività e realizzati dai Comuni, dalle Province o dalle Regioni e gestite direttamente da questi, oppure privati.

Entrando nello specifico gli impianti sportivi privati possono essere gestiti e usufruibili soltanto dai proprietari (come piscine e campi all’aperto realizzati all’interno di abitazioni private), oppure possono essere gestite da privati ma usufruibili da alcune categorie di cittadini come circoli sportivi o enti.

Per il ruolo fondamentale che lo sport assume nella formazione degli individui, nell’assistenza alla terza età, nella formazione di fasce giovanili e nel recupero di quelle più emarginate, gli impianti sportivi, almeno quelli di base, dovrebbero essere presenti nel territorio e posti in continuità con le infrastrutture edilizie primarie come residenze, scuole, centri sociali e zone a verde.

Le attività sportive di base sono quelle la cui pratica dovrebbe essere garantita a chiunque a prescindere dalla posizione sociale e condizione fisica.

In un programma di pianificazione territoriale non dovrebbe mancare la previsione di aree opportune da attrezzare per la pratica, sia individuale che collettiva, delle attività sportive di base.

Tra queste le principali sono la ginnastica, la corsa, il nuoto, il calcio, la pallavolo, la pallacanestro, il tennis; di conseguenza si definiscono impianti sportivi di base quelli che consentono la pratica di queste attività ovvero palestre, piscine, percorsi attrezzati e campi all’aperto.

Figura 29: Esempio di attività sportiva promossa dal Village+Sport per i bambini tra i 6 e gli 11 anni in totale assenza di agonismo (fonte: www.villagepiusport.it)

La scelta del tipo di impianto dipende dall’ubicazione della struttura stessa, dalla dimensione del bacino di utenza, dal livello di attrezzature presenti nel quartiere, dall’entità del disadattamento e della deprivazione del quartiere stesso. In ogni caso ciascun impianto deve soddisfare i seguenti requisiti:

 Consentire la pratica contemporanea e/o differita del maggior numero di attività sportive ( essere quindi polifunzionale e polivalente),

 Soddisfare esigenze sociali anche di carattere non sportivo (convegni, mostre);

 Essere facilmente accessibile,

 Avere un’alta manutenibilità intesa come facilità gestionale e semplicità di mantenimento in esercizio, al fine di ridurre i costi gestionali,

 Essere flessibile in modo da consentire la crescita per fasi successive sia in termini di spazi che di elementi costruttivi facilmente removibili e riparabili),

 Essere realizzabile con componenti edilizi unificati per soddisfare le esigenze produttive,

 Essere realizzabile con costi e tempi di costruzione contenuti,

3.1.1 La programmazione e la pianificazione dell’impiantistica sportiva

Lo scopo della programmazione sportiva è quello di rafforzare e sviluppare il sistema sportivo, sia che si intenda compiere una realizzazione ex novo, sia che l’intervento sia finalizzato a riqualificare gli impianti esistenti. In genere le iniziative sulle strutture esistenti si riferisce a:

 Mantenimento nell’uso degli impianti in buone condizioni di conservazione e pienamente utilizzati,

 Miglior utilizzo degli impianti in buone condizioni di conservazione ma non pienamente utilizzati,

 Recupero degli impianti in condizioni di conservazione non adeguate alle esigenze sportive,

 Completamento e/o ampliamento degli impianti che necessitano di interventi integrativi per un loro miglior impiego,

 Migliore accessibilità degli impianti il cui utilizzo non è ottimale a causa delle difficoltà di accesso.

La programmazione di nuovi impianti sportivi, attraverso l’analisi del territorio e degli utenti, ha lo scopo di rapportare gli impianti alla realtà dei centri abitati e localizzarli rispetto alle residenze, definendone la quantità, la qualità, il tipo e la distribuzione sul territorio. Per procedere ad una corretta definizione degli impianti di base da realizzare in un dato ambito territoriale è necessario conoscere le attività di base praticate, il tipo e il numero di società sportive o enti che operano su quel territorio, il numero di atleti che vivono o operano in forma stabile oppure periodica ed infine gli utenti potenziali.

Il fabbisogno complessivo è definito dal rapporto tra numero complessivo di utenti (reali e potenziali) e numero e consistenza di impianti necessari, da questo risultato andranno sottratti gli impianti esistenti ed aperti al tipo di utenza presa in esame.

Dallo studio della realtà sportiva e dal bacino di utenza si possono individuare i seguenti principali fattori di valutazione:

 Attivazione della domanda, espressa dal rapporto fra il numero dei praticanti ed il numero N di abitanti (in genere viene preso come riferimento N=100.000 in quanto centomila abitanti costituiscono la soglia dimensionale della città),

 Soddisfacimento della domanda, espresso dal rapporto tra il numero dei praticanti ed il numero di impianti esistenti,

 Dotazione per tipo di impianto esistente, espressa dal rapporto tra il numero di impianti di un tipo specifico presenti ( ad esempio palestre) ed il numero N di abitanti.

Queste valutazioni devono essere svolte tenendo conto delle classi di età a partire dalle fasce scolastiche fino all’età pensionistica; difatti nell’età scolare tutti praticano sport per almeno le due ore dedicate e quindi il settore di utenza dai 6 ai 14 anni va calcolato su questa valutazione riducendo di un 5% per gli utenti non ritenuti idonei.

La stessa percentuale di frequenza scolastica può anche essere estesa alla classe tra i 15 e i 19 anni, corrispondente alle medie superiori, precisando che si tratta di un’approssimazione poiché non si tratta più di scuola dell’obbligo.

Per quantificare la domanda della fascia di popolazione compresa tra i 25 e i 55 anni si può partire dal dato certo degli iscritti alle società sportive, che in Italia variano tra il 5 e il 20% della popolazione totale, per correggerlo sulla base del rapporto che esiste tra iscritti alle società e coloro che praticano sport senza che siano iscritti; il rapporto varia al cambiare dello sport di riferimento.

Soltanto con una chiara visione del patrimonio di impianti ed aree esistenti è possibile effettuare la scelta degli interventi prioritari, finalizzati sia al recupero o al completamento degli impianti esistenti, per assicurarne il pieno utilizzo, che alla realizzazione di nuovo interventi.

Il censimento degli impianti sportivi nel territorio di interesse è uno strumento fondamentale per una programmazione razionale che determini sia il fabbisogno degli impianti, in termini di tipo (all’aperto, al coperto, nel verde o nell’ambiente naturale) e di numero che per ciascun tipo è necessario realizzare al fine di soddisfare la domanda dell’utenza, sia il programma di sviluppo delle attività sportive.

Il luogo o i luoghi dove realizzare nuovi impianti sono individuati dai programmi di destinazione d’uso degli strumenti urbanistici (le zone adibite ad impianti sportivi nei PRG in genere sono contraddistinte come zona N).

Il D.M. 2 aprile 1968, n.1444, prevede di riservare agli impianti sportivi circa 16 mq per abitante, che vanno opportunatamente suddivisi tra verde pubblico attrezzato e superficie da destinare allo sport.

Nella Tabella 2 sono riportati i valori del coefficiente K (mq/abitante) per il calcolo della superficie minima necessaria alla pratica delle attività sportive in funzione alla dimensione dei Comuni.

Tabella 2 : Valori del coefficiente K in relazione al tipo di classe dimensionale del Comune* (fonte: G . Carrara, P. Angeletti ‘’Gli Impianti sportivi’’, Urbino 1995)

Impianti sportivi

Classe dimensionale dei Comuni (abitanti)

3000 5000 10.000 20.000 50.000 100.000 400.000 Palestre 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,18 0,15 Piscine coperte - 0,06 0,04 0,03 0,02 0,015 0,01 Piscine scoperte - - - 0,04 0,03 0,02 0,015 Campi all’aperto 4 3 2,5 2,5 2,5 2,2 2 Impianti per il tennis 0,5 0,45 0,45 0,35 0,3 0,25 0,2 Campi da bocce 0,1 0,1 0,1 0,05 0,05 0,03 0,02 Piste da pattinaggio - - - - 0,06 0,06 0,04 Spazi di verde per il tiro con l’arco - 0,8 0,4 0,2 0,08 0,08 0,04 Spazi verdi per equitazione - - - - 0,2 0,15 0,1 Totale 4,8 4,61 3,69 3,37 3,44 2,985 2,575

* i valori sono espressi in metri quadrati di superfici effettive ed esclusive di gioco.

I valori riportati in tabella sono espressi in metri quadrati di superfici effettive di gioco a cui vanno aggiunti gli spazi di supporto come le docce, gli spogliatoi, i servizi igienici.

Nella programmazione questi valori vanno poi ulteriormente tarati sulla base di altri parametri, variabili in funzione della quantità della popolazione da servire ed alla classe demografica del comune in esame, per dimensionare le superfici di gioco dei singoli impianti. Ad esempio le esigenze sportive di un comune montano di 1000 abitanti di elevata età media saranno diverse da quelle di un quartiere urbano di 1000 abitanti composto per la maggioranza da giovani famiglie.

È possibile in questo modo definire il fabbisogno reale delle attività sportive nel territorio considerato (fabbisogno reale) , questa entità va poi confrontata con la superficie, complessiva e divisa per tipologia di attività, degli impianti esistenti e con le loro condizioni d’uso, per poter definire il fabbisogno effettivo.

Risulta che il fabbisogno effettivo sia così espresso:

𝐹𝑒 = (𝐹𝑟− 𝑃) − 𝑃𝑖

Dove:

Fe : fabbisogno effettivo

Fr : fabbisogno reale

P: patrimonio esistente

Pi: patrimonio esistente inutilizzabile

Non sempre si verifica la situazione in cui il fabbisogno effettivo è pari alla differenza tra il fabbisogno reale e il patrimonio esistente, in quanto può risultare che parte di esso non sia in condizioni adeguate all’uso. Spesso accade che, anche se gli spazi sono adeguati per le singole attività sportive, vengono eccessivamente frazionati o raggruppati i servizi necessari con conseguenti problemi economici per la gestione: gli impianti di ridotte dimensioni non sono utili a meno che non siano destinati ad almeno due attività, così come quelli di grandi dimensioni che tendono ad avere problematiche sul controllo del flusso di utenti.

3.1.2 Ubicazione nel territorio e rapporto con il contesto

Nella scelta dell’area di localizzazione devono essere presi in considerazione, nello studio, dei fattori come i tempi di percorrenza, ovvero il tempo necessario per raggiungere l’impianto a seconda del mezzo di trasporto (che sia a piedi, in bicicletta, con mezzi motorizzati, con trasporti pubblici), l’età media degli utenti e i tempi di utilizzo dell’impianto, ovvero il numero delle ore giornaliere in cui l’impianto effettivamente è attivo.

In ordine di preferenza gli impianti sportivi di base vanno sempre collocati in questa sequenza:

 In prossimità di scuole (in particolare per le scuole dell’obbligo), possibilmente collegate ad esse funzionalmente,

 All’interno di aree commerciali e di servizi urbani,

 All’interno di zone residenziali,

 In zone con alte concentrazioni di lavoro,

 In zone verdi vicine alle aree precedenti.

Nella scelta della localizzazione va anche tenuta di conto la centralità rispetto alle residenze degli utenti, l’inserimento nella maglia dei trasporti pubblici, i diversi livelli di accessibilità in riferimento alla possibilità di creare percorsi pedonali o piste ciclabili.

Riguardo ai tempi di percorrenza, ogni impianto ha un raggio di influenza calcolato in base al tipo e alla consistenza delle sue attrezzature, i tempi vanno calcolati sulla base dei mezzi disponibili, siano essi pubblici (autobus, tram, metropolitana) o privati (automobili, motocicli, biciclette). Un piccolo impianto, ad esempio formato da un campo da basket e uno per la pallavolo all’aperto, può avere un bacino di utenza individuato dall’area accessibile i 5 minuti, utilizzando i mezzi privati, in 10 minuti con i mezzi pubblici e in 15 minuti a piedi. Per una palestra si può fare riferimento a tempi di 10 minuti se si impiegano mezzi pubblici o privati e 20 minuti a piedi; per impianti più complessi come per una piscina, si può fare riferimento a 20-25 minuti come tempo di percorrenza con mezzi pubblici.

Vengono considerati fruitori dell’impianto coloro che sono ubicati all’interno del raggio di influenza della struttura, considerando l’opportuno ampliamento demografico nel tempo della zona. Il linea generale l’impianto andrebbe collocato in posizione baricentrica rispetto all’area di influenza per favorire gli spostamenti pedonali evitando attraversamenti su strade molto trafficate.

Per la scelta opportuna dell’area si devono inoltre esaminare i fattori climatologici, geologici e orografici: è molto importante che la zona non sia soggetta a venti forti, sia soleggiata durante il giorno, consenta un buon orientamento dall’impianto, sia di forma regolare e possibilmente pianeggiante, abbia suolo stabile sufficientemente permeabile, non sia soggetta ad inondazioni e smottamenti e interessata da risalite della falda freatica, sia facilmente collegabile alle reti dei pubblici servizi (idrica, elettrica, fognante).

Un buon impianto inoltre non dovrebbe essere attraversato da elettrodotti, dovrebbe essere sufficientemente lontano da sorgenti di inquinamento dell’aria (zone industriali) e da rumori fastidiosi, dovrebbe avere funzionali accessi stradali, dovrebbe presentare l’arretramento dell’ingresso principale per consentire un afflusso in ingresso e in uscita in totale sicurezza per gli utenti, dovrebbe disporre di una corretta e uniforme disposizione delle uscite di sicurezza. Dal punto di vista urbanistico dovrebbe inoltre rispettare le distanze minime consentite tra l’impianto e gli altri organismi edilizi esistenti secondo i regolamenti vigenti, deve rispettare le disposizioni contenute nella circolare ministeriale numero 6 del 1949 per quanto riguarda la costruzione di impianti in prossimità di aree industriali o che impieghino sostanze ritenute pericolose, deve infine consentire l’ingresso dei carri dei Vigili del Fuoco mediante accessi aventi le caratteristiche di una larghezza minima di 3,50 m, un’altezza libera di 4 m, un raggio di curvatura di 12 m e una resistenza al carico di almeno 20 tonnellate.

Vanno sicuramente previsti degli adeguati parcheggi per un’area minima come alla normativa vigente e comunque non inferiore a 1 mq per ogni spettatore, posti vicino all’ingresso in modo tale che dall’autovettura sia possibile raggiungere direttamente i percorsi pedonali senza pericoli.

È molto importante definire il livello ed il tipo di integrazione dell’impianto con altre strutture di servizio presenti anche in relazione ai costi di realizzazione e di gestione. Si possono distinguere quattro soluzioni:

Impianto autonomo:

La scelta dell’area va fatta tenendo conto delle infrastrutture, delle attrezzature e dei servizi indispensabili per il funzionamento dell’impianto.

Impianto inserito in un complesso scolastico:

In questo caso si deve considerare soprattutto l’integrazione dell’impianto con le infrastrutture presenti.

Impianto inserito in un complesso sportivo:

In questo caso il livello di integrazione si estende ai servizi ed alle attrezzature specifici propri dei complessi sportivi.

Impianto inserito in un complesso articolato di servizi sociali a livello urbano: Quest’ultimo caso è il massimo livello di integrazione richiesto all’impianto che, una volta realizzato, consente l’utilizzo ottimale di infrastrutture, attrezzature e servizi.

3.1.3 Criteri di dimensionamento dell’impianto

La scelta dell’area dell’impianto va valutata anche in base all’entità dell’intervento. Prendiamo ad esempio il caso studio del dimensionamento dell’area di un impianto sportivo di base ipotizzando di dover progettare uno spazio al chiuso (sala di attività) regolamentare per la pallavolo di dimensioni 20x32 m.

Considerando che l’altezza minima della sala deve essere di 7 m e che dovrà essere provvista di un’area da destinare ai servizi di supporto e una per gli impianti tecnici comprensivo di connettivo, per un volume totale ipotizzabile intorno al 40 % maggiore ella sala di attività, l’edificio da realizzare avrà dimensioni minime di 30x40 m con un volume di circa 6.000 mc. Considerando un indice di fabbricabilità pari a 2,5 mc/mq, risulta indispensabile un’area di almeno 2.500 mq.

Questa dimensione è comunque insufficiente considerando la necessità di realizzare aree libere da destinare ai parcheggi di mezzi privati e aree necessarie per l’ingresso, lo stazionamento e l’uscita dei mezzi di trasporto, delle attrezzature e dei mezzi di soccorso. Solitamente viene ipotizzata un’area maggiorata del 20% dei 2.500 mq precedenti; possiamo quindi ipotizzare che per una sala al chiuso in grado di consentire il regolamentare svolgimento del gioco della pallavolo si necessita di un’area di almeno 3.000 mq.

Figura 30 : Esempio di disposizione di una sala al chiuso e di uno spazio polivalente all’esterno

Una volta definita quest’area di interesse dell’impianto, lo stesso può essere collocato al centro o in prossimità di un angolo, posizione sicuramente da preferire in quando consente di sfruttare maggiormente lo spazio esterno. Certamente la presenza di un’alta affluenza di spettatori comporterà un aumento delle dimensioni dello stesso in relazione alla distribuzione su gradinate rispetto alla sala di attività. Solitamente per quanto riguarda la pallavolo si impiegano spazi rettangolari di dimensioni variabili tra 15x24 m e 18x30 m.

La soluzione ottimale da un punto di vista economico e gestionale è comunque quella di realizzare impianti sportivi di base dotati non di un singolo spazio di attività (una sala al chiuso, una vasca o un campo all’aperto), ma di un insieme di più spazi a loro volta polivalenti. Pertanto nel precedente esempio i 3.000 mq calcolati diventano 6.000 mq dal momento in cui vengano disposti anche spazi polivalenti all’aperto (Figura 30).

Parcheggio Sala di attività al chiuso Spazio polivalente

3.1.4 Organizzazione funzionale e distributiva dell’edificio

L’analisi delle attività che gli utenti compiono in un impianto sportivo permette di individuare gli spazi necessari allo svolgimento delle singole attività, la loro possibile aggregazione in gruppi omogenei e la loro organizzazione funzionale.

È possibile accorpare le attività a seconda delle loro esigenze spaziali: lo spazio non ulteriormente scomponibile riservato ad un dato insieme di attività viene definito unità ambientale. Questa unità è caratterizzata dall’insieme degli attributi che deve possedere lo spazio fisico per consentire il miglior svolgimento delle attività in essa previste.

Nella definizione delle unità ambientali vanno specificati i requisiti di fruibilità, di sicurezza e di benessere ambientale relativi alle attività previste e le corrispondenti prestazioni. Lo spazio relativo a ciascuna attività previste nell’unità ambientale viene dimensionato calcolando lo spazio di ingombro delle attrezzature, il loro spazio d’uso e lo spazio di relazione. L’insieme delle unità ambientali funzionalmente omogenee rappresenta un’area funzionale; l’insieme delle diverse aree funzionali definisce l’impianto sportivo nel suo complesso.

Le caratteristiche funzionali dell’impianto sono quindi connesse con le attività (sportive e complementari) che in esso si svolgono. Lo svolgimento delle attività prescelte, nonché la partecipazione alle stesse da parte degli utenti, è garantito da un’organizzazione funzionale basata su cinque aree principali:

1. Area attività sportiva

È il cuore dell’impianto, ossia il luogo dove si volge l’attività sportiva propriamente detta, o le attività sportive in caso di spazi polivalenti.

2. Area dei servizi di supporto

È l’insieme delle unità ambientali indispensabili per il corretto funzionamento dell’impianto: spogliatoi, docce, magazzini, pronto soccorso, uffici amministrativi. 3. Area per il pubblico

È l’insieme delle unità ambientali necessarie a consentire agli spettatori di assistere e partecipare alla manifestazione sportiva: gradinate, servizi, ingressi, uscite, percorsi. 4. Area degli impianti tecnici

È l’insieme delle unità ambientali e degli impianti necessari a garantire le condizioni microclimatiche di funzionamento dell’impianto: centrale termica, elettrica, idrica.

5. Area dei servizi complementari

È l’insieme delle eventuali unità ambientali che, pur non essendo indispensabili per il corretto funzionamento dell’impianto, se presenti, concorrono ad accrescerne la qualità globale: servizi di ristoro, luoghi di incontro, sedi di società sportive.

Le caratteristiche distributive dipendono sia dalle diverse aree funzionali (attività sportiva, servizi di supporto, pubblico, impianti tecnici, servizi complementari) che delle specifiche unità ambientali che compongono le aree stesse. In particolare per stabilire le caratteristiche distributive tra le unità ambientali è opportuno fissare dei criteri che individuano i tipi di relazioni intercorrenti fra di esse, al fine di soddisfare le esigenze legate allo svolgimento delle diverse attività.

Le principali relazioni funzionali sono: 1. Contiguità: voluta o negata.

Riguarda in generale aspetti connessi alle esigenze di sicurezza (ad esempio la contiguità negata tra la centrale termica e ambienti con presenza di pubblico), di fruibilità delle diverse unità ambientali (ad esempio contiguità voluta tra spogliatoi e docce), di manutenzione, di trasporto delle attrezzature.

2. Accessibilità: accessi selezionati, accessi filtrati da altre unità ambientali. Riguarda aspetti connessi alle urgenze di sicurezza (ad esempio accesso differenziato per atleti e pubblico), di fruibilità delle diverse unità (ad esempio accesso al locale spogliatoio filtrato da altre unità ambientali), di igiene. Al fine di assicurare l’ottimale svolgimento delle attività e delle funzioni previste, l’impianto deve risultare perfettamente accessibile e fruibile anche da persone con ridotte capacità motorie, sia in relazione alla presenza di specifiche apparecchiature e unità ambientali (come i servizi igienici per i diversamente abili), che in relazione all’eliminazione delle barriere