2. L’EVOLUZIONE STORICA DEGLI IMPIANTI SPORTIVI
2.7 Esempi di impianti sportivi
Gli edifici per lo sport, pur avendo significativi precedenti classici, le cui rovine peraltro sono spesso presenti all’interno delle maggiori città storiche del Mediterraneo, appartengono a un classe tipologica che si definisce e si diffonde sostanzialmente soltanto nel ventesimo secolo. Questo secolo si apre con caratteri così sostanzialmente distintivi rispetto a quanto lo procede da far pensare a una vera e propria soluzione di continuità con il passato.
Il primo di essi è che le tipologie sportive modernamente intese - stadi, palazzi dello sport, palestre - nascono proprio nel Novecento. Il secondo è rappresentato dalla straordinaria vastità della produzione architettonica in generale: nel corso del secolo sono stati costruiti più edifici sportivi che nel resto della storia dell’umanità.
Il terzo, che per certi aspetti è collegato al secondo, è di ordine geografico: i paesi che aspirano legittimamente a far parte della storia dell’architettura sportiva diventano mano a mano più numerosi; il ruolo guida dell’Europa, a ben guardare, è limitato ai primi decenni del secolo, mentre subito dopo si verifica una sorta di ‘democratizzazione’ della scena, con un sempre maggior numero di attori sulla scena.
Il quarto è di ordine tecnologico e ha origine nella rivoluzione industriale, che solo all’inizio del Novecento comincia ad incidere sensibilmente sia in Europa che negli Stati Uniti: pur senza enfatizzare l’importanza di quelle fabbriche che fanno degli aspetti tecnico-strutturali la loro principale ragione poetica, va riconosciuto che una larga parte della produzione è sostanzialmente innovativa dal punto di vista della tecnologia; la diffusione di quest’ultima, e la conseguente riduzione di tempi e costi di esecuzione, è peraltro una delle principali cause che rendono possibile la suddetta dimensione quantitativa.
Un quinto carattere da mettere in evidenza è di ordine stilistico: tutta l’architettura del ventesimo secolo sembra percorsa da una costante tensione, forse mai verificatasi così chiaramente in passato, fra l’innovazione da una parte e la tradizione dall’altra. L’anima innovativa è quella che ispira le avanguardie storiche, il Movimento moderno e le neoavanguardie della seconda metà del secolo, in più o meno aperta rottura con tutto quanto li precede.
L’anima tradizionale è quella che alla rottura preferisce la continuità, ispirandosi al passato, più o meno accademicamente connotato: è fondata sulla resistenza di valori quali l’ammirazione per la storia, attaccamento alla decorazione, i valori simbolici dell’edificare.
Va infine segnalato che la necessità pratica di superare ampie luci e di reggere carichi consistenti ha spesso trasformato gli edifici in interessanti banchi di prova strutturali e tecnologici.
Dal punto di vista del dialogo con il tessuto urbano che li ospita, va detto che le notevoli dimensioni associate a tali fabbriche e il grande concorso di pubblico che spesso le caratterizza
rendono oggi frequente la loro collocazione al di fuori o ai margini dei centri cittadini, spesso in prossimità di grandi infrastrutture di trasporto e di spazi destinati a parcheggi.
Figura 24: Ritratto di Pierluigi Nervi (1891-1979) (fonte: www.arcvision.org)
Quando si parla di architettura per lo sport è sicuramente essenziale parlare di Pier Luigi Nervi. Egli è stato un ingegnere, architetto e un costruttore italiano che si dedicò particolarmente allo studio delle strutture metalliche e in cemento, raggiungendo risultati molto importanti, sia nel campo strettamente tecnico che nel campo figurativo; inoltre è stato il primo ad adottare la prefabbricazione nelle grandi strutture.
Nella sua vita si è dedicato principalmente allo studio del cemento armato, realizzando nuovi procedimenti costruttivi specie nel campo della prefabbricazione strutturale, che hanno ampliato notevolmente gli orizzonti dell’architettura, arrivando a inventare un nuovo tipo di cemento conosciuto con il nome di ferro cemento30. L’architettura di Nervi, che si distingue anche per le ardite realizzazioni tecniche, si basa sul presupposto che non vi sia alcun contrasto tra la risoluzione ‘’statico-costruttiva’’ di un problema architettonico e il suo risultato estetico.
È poesia della forma, quella di Pier Luigi Nervi, unita alla puntuale ricerca progettuale e tecnica, l’attitudine alla matematica che sposa l’intuizione artistica, la sperimentazione sostenuta dalla concretezza imprenditoriale.
30 Ferrocemento: materiale da costruzione costituito da reti di acciaio in fili di piccolo diametro (0,5-1,5
mm), con maglie di 1-2 cm di lato, accostate in modo da formare un elemento compatto e tenute insieme da una malta molto ricca di cemento (fonte: www.treccani.it)
Viene definito da Nikolaus Pevsner31 ‘’Il più geniale modellatore di cemento armato della nostra epoca’’, che ha applicato il suo estro di costruttore alle ‘’case’’ dello sport con la stessa attenzione riservata ai grattacieli come alle chiese, ai viadotti come ai teatri o alle stazioni. Lo stadio comunale di Firenze (1930-32), la prima delle sue opere importanti, si presenta come esempio di una nuova architettura, nella quale il cemento non mascherato dimostra una potenza espressiva. Esempio di razionalismo italiano, la struttura è ricca di elementi innovativi e avveniristici per l’epoca, come la pensilina priva di elementi intermedi, la scala elicoidale e la torre di Maratona.
Figura 25 : Veduta interna del Palazzetto dello Sport di Roma del 1956-59 (fonte: www.rivistaundici.com)
Il risultato del suo pensiero razionale e precettore venne riconosciuto a livello internazionale quando gli vennero affidate le strutture in occasione delle Olimpiadi romane del 1960, a partire dal Palazzetto dello sport (1956-59) in cui sperimentò il ferro cemento, brevettato da lui stesso nel 1943, e la prefabbricazione strutturale per la prima volta. Nella sua filosofia dello sport le geometrie armoniose, le coperture nervate, il ferro cemento impiegato in modo da
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Nikolaus Pevsner: è stato uno storico dell’arte che si è occupato soprattutto dell’arte barocca e dell’architettura moderna, compiendo studi fondamentali su tali argomenti. Notevole la collezione ‘Buildings of England’, serie di guide architettoniche della Gran Bretagna pubblicate sotto la sua direzione e in gran parte scritte da lui stesso, 1902-1983. (fonte: www.treccani.it)
conferire aerodinamicità alla struttura ed il pensiero originale venivano tenute di conto per coloro che dovevano condividere quello spazio, non solo con il corpo ma anche con la mente. Nato come prototipo di palazzo dello sport di media grandezza da poter riproporre in maniera identica in ogni città d’Italia, diventa ben presto uno dei simboli più noti delle opere olimpiche.
Figura 26 : Vista dell'esterno del Palazzetto dello Sport di Roma (fonte: foto@archivio Nervi)
Nel 1954 il CONI incaricò del progetto l’architetto Vitellozzi32 che a sua volta chiamò Nervi per la realizzazione della copertura che ruotava intorno ad una concezione essenziale: una grande cupola a pianta circolare di 60 metri di diametro sollevata su cavalletti inclinati impostati su una circonferenza esterna di 78 metri. La copertura, minutamente nervata, previde da subito l’impiego di elementi prefabbricati in ferrocemento, secondo il sistema brevettato da Nervi e in concessione esclusiva della ditta Nervi e Bartoli, che verrà quindi incaricata della costruzione (Figura 25).
Abolita la centina di legno, Nervi scompone la calotta in parti da confezionare a piè d’opera, assemblati successivamente su un ponteggio leggero e discontinuo; nei canali tra i tavelloni venne così disposta l’armatura ed eseguito il getto di completamento.
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Annibale Vitellozzi: è stato un architetto italiano che ha realizzato molte opere significative come la Stazione Roma Termini, il Palazzo dello Sport di Torino chiamato PalaRuffini, fece anche parte della commissione edilizia del Comune di Roma; 1902-1990 (fonte: V. Franchetti Pardo, L’architettura nelle città italiane del XX secolo, dagli anni Venti agli anni Ottanta, Milano 2003)
Si annoverano tra gli esempi di maestosa architettura sportiva il Mediolanum Forum di Assago costruito nel 1990 e onorato con il Premio Europeo di Architettura per Impianti Sportivi nel 1994 da parte del CONI e dal Council of Europe. Le sue dimensioni sono maestose, dispone di circa 40.000 metri quadrati con un arena capace di ospitare fino a 12.700 spettatori e uno sviluppo su tre livelli di quota; questi numeri danno immediatamente l’idea di come il Mediolanum Forum sia una delle principali strutture polivalenti in Europa (Figura 27).
Figura 27 : Vista dell'interno del Mediolanum Forum di Assago (fonte: www.forumnet.it)
Nei primi anni della sua storia, il Mediolanum si caratterizzò come palazzo dello sport dedicato in modo particolare all’hockey e al basket (di cui ospita le squadre milanesi protagoniste dei rispettivi sport).
Già dall’inaugurazione mostrò tutta la sua versatilità avviandosi con un memorabile galà di pattinaggio sul ghiaccio; accolse inoltre numerosi tornei internazionali di tennis indoor riuscendo a declinarsi negli anni luogo ideale per gli incontri di svariate discipline su molteplici superfici, con competizioni a livello europeo e mondiale.
Infine si intende citare come esempio di impiantistica sportiva una struttura recente ma già molto apprezzata sul panorama mondiale dell’architettura specialistica: il PalaIsozaki a Torino costruito nel 2003 (Figura 28).
Noto anche come Palasport Olimpico, questa struttura è un impianto polifunzionale coperto che venne realizzato in occasione dei Giochi Olimpici invernali del 2006, del cui torneo di Hockey su ghiaccio fu sede. Ha una capacità di 14.350 posti, aggiudicandosi il record di struttura coperta più capiente d’Italia ad uso sportivo, e venne realizzata dall’architetto giapponese Arata Isozaki33, da cui prese il nome.
La progettazione dell’edificio fa parte del più vasto complesso denominato Comparto centrale olimpico composto dal palasport Olimpico, dal palazzo del Nuoto e dal parco di piazza d’armi.
Figura 28 : Vista dell'interno del PalaIsozaki o PalaOlimpico di Torino (2003-2005) (fonte: www.palaalpitour.it)
L’avveniristico edificio si presenta come un rigoroso parallelepipedo cartesiano rivestito di acciaio inox e vetro, con una base di 183 per 100 metri; si sviluppa su quattro livelli, due dei quali interrati.
La struttura è stata progettata per essere una vera a propria ‘’fabbrica degli avvenimenti’’, utilizzando le parole del suo architetto; è completamente flessibile e modulabile nella sua struttura interna: nella disposizione delle tribune nobili, grazie ad un moderno sistema di gradinate mobili e retrattili e alla possibilità di movimentazione di un impalcato temporaneo, nell’acustica e nell’impiantistica.
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Arata Isozaki: è un architetto giapponese della prefettura di Oita, partecipe del gruppo di K.Tange, è uno dei massimi esponenti dell’avanguardia giapponese del 20° secolo. Nelle sue realizzazioni sono evidenti i numerosi riferimenti, espliciti o impliciti, ad architetti della ‘’prima età moderna’’ (per esempio Ledoux) o dei primi anni del 20° secolo (da A.Loos a Le Corbusier). È altrettanto evidente la sintassi combinatoria di volumi elementari, soprattutto il culo e il cilindro, sviluppati lungo direttrici e generatrici ad andamento lineare, curvilineo, sinusoidale; 1902-1990. (fonte: K.T. Oshima, Arata Isozaki, Londra 2009)