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Il Grand Hotel Principe di Piemonte, un caso di successo nel turismo di élite nella Versilia di ieri e di oggi

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Academic year: 2021

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U N I V E R S I T À D E G L I S T U D I D I P I S A

F O N D A Z I O N E C A M P U S

Corso di Laurea Magistrale in

Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici Mediterranei

TESI DI LAUREA Titolo

Il Grand Hotel Principe di Piemonte, un caso di successo nel

turismo di élite nella Versilia di ieri e di oggi

Relatore

Chiar.mo Prof. ALBERTO BIANCHI

Candidato

MATTEO SOLLECITI

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Il Grand Hotel Principe

di Piemonte

,

un caso di successo nel turismo di élite

nella Versilia di ieri e di oggi

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Indice

Introduzione

· Il perché della scelta

Pagina 1

· Situazione di partenza delle indagini

Pagina 2

· Obiettivo finale della ricerca

Pagina 3

Capitolo 1

· La Versilia: territorio e storia

Pagina 4

o

L’eccidio di S. Anna di Stazzema

Pagina 13

· Pietrasanta: il borgo dell’arte

Pagina 14

o

Giosuè Carducci

Pagina 16

· Forte dei Marmi: l’eleganza versiliese

Pagina 18

o

La vita notturna di Forte dei Marmi

Pagina 20

· Viareggio: il capoluogo della Versilia

di oggi

Pagina 21

o

Il Carnevale: uno dei simboli di

Viareggio

Pagina 27

Capitolo 2

· L’arrivo del turismo in Versilia

Pagina 32

· Sviluppo ed evoluzione del turismo a

Viareggio nel Novecento

Pagina 36

Capitolo 3

· Statistiche del movimento turistico della

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· Statistiche del movimento turistico di

Viareggio

Pagina 71

Capitolo 4

· Il Grand Hotel Principe di Piemonte:

la storia

Pagina 83

· Il Principe di Piemonte dopo la costruzione:

l’hotel e lo stabilimento balneare

Pagina 86

· Gli altri alberghi viareggini e versiliesi:

i competitors del Principe di Piemonte

Pagina 92

· La questione dello stabilimento

balneare Principe di Piemonte

Pagina 101

· L’andamento del Principe di Piemonte

al giorno d’oggi

Pagina 114

Conclusioni

Pagina 120

Appendici

· Intervista a Marcello Lippi

Pagina 124

· Comune di Viareggio, Deliberazione

num.3, 12 Gennaio 1971

Pagina 135

· Interviste

Pagina 136

· Immagini

Pagina 143

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Sitografia

Pagina 156

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Introduzione

Il perché della scelta

Per la stesura della mia tesi di laurea magistrale in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici Mediterranei, ho scelto di trattare della Versilia.

Questo territorio, è certamente degno di nota, perché nell’ambito toscano, regione tra le più importanti nel panorama turistico del nostro paese, è una delle aree più famose ed internazionalmente riconosciute.

Il settore trainante per lo sviluppo della Versilia è stato sicuramente il Turismo, attirato in questa fascia costiera della provincia di Lucca da vari fattori, come la storia dei diversi centri abitati e degli episodi delle guerre, l’enogastronomia che, come in tutta la Toscana, è molto apprezzata, la particolare geografia dei luoghi o il business e l’interesse intorno ai pregiati marmi delle montagne della lucchesia e dei vicini monti Apuani.

Il più importante fattore attrattivo, però, è sempre stato il mare, con un turismo balneare che ha sempre richiamato molte persone, che nel tempo si è affermato ed è entrato nell’immaginario collettivo come improntato al lusso e al divertimento, come conferma la celebre vita notturna versiliese.

Per questi motivi, è interessante analizzare la storia dello sviluppo del turismo in Versilia, facendo particolare attenzione al modo e alle circostanze con le quali questo è arrivato, chi sono stati i pionieri e come si è evoluta la domanda turistica, ma soprattutto a come si è adattata l’offerta ricettiva, specialmente quella alberghiera.

A questo proposito, è importante anche approfondire lo studio su uno dei casi di eccellenza dell’offerta alberghiera versiliese, vale a dire il Grand Hotel Principe di Piemonte, colosso in stile liberty che dal 1922 domina la prestigiosa passeggiata sul lungomare di Viareggio ed al quale son legate molte storie e vicissitudini dal momento della costruzione, fino ad oggi,

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comprese quelle riguardanti lo stabilimento balneare omonimo, di fronte all’hotel.

Situazione di partenza delle indagini

La bibliografia che si concentra esclusivamente sulla storia della Versilia è limitata, ma ci sono alcuni testi di autori locali che parlano dello sviluppo delle singole destinazioni, come ad esempio il piccolo volume Breve Storia di

Viareggio di Tommaso Fanfani, che analizza sia il contesto in cui è nata la

città, sia come si è sviluppata, attraverso le vicissitudini dei vari secoli, fino ad arrivare al Novecento e ai giorni nostri. Il tutto, tenendo bene in considerazione le tradizioni e gli usi del luogo, che, nel caso di Viareggio, trovano l’esempio più eclatante nel Carnevale.

Anche Giovanni Pieraccini ha pubblicato alcuni testi nei quali tratta della Versilia e di Viareggio, come il volume Storie di Viareggio e della Versilia, dove parla delle terre della costa lucchese e delle circostanze che l’hanno portata all’aspetto che ha oggi.

Esistono altri testi che analizzano alla stessa maniera anche altre cittadine, come Pietrasanta, cuore della Versilia storica.

Testimonianze molto importanti per questo tipo di ricerca, si trovano anche su articoli di giornale d’epoca di quotidiani locali, come “Il Tirreno”, “Il Telegrafo” o “La Nazione”, dei quali sono ricche le biblioteche dei vari comuni, che raccontano avvenimenti e storie che hanno contribuito a dare l’immagine che la Versilia ha al giorno d’oggi.

Molto materiale si trova, invece, su internet, dove, anche per la moderna promozione della destinazione e per il marketing territoriale, sono riportate storie e tradizioni di Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta e dintorni, mirate ad attirare la clientela di diverse categorie e livelli.

Per quanto riguarda il Grand Hotel Principe di Piemonte, invece, parlano le numerose recensioni su Tripadvisor, oltre alla pagina Facebook dell’hotel e alle testimonianze dirette raccolte dai dipendenti.

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Non va dimenticato il curatissimo ed aggiornato sito della struttura, che raccoglie informazioni storiche e descrive minuziosamente le camere e i servizi del Grand Hotel.

Obiettivo finale della ricerca

L’obiettivo della ricerca è vedere come si è sviluppato il fenomeno turistico in Versilia e analizzare le evoluzioni storiche che hanno portato il territorio alla “forma” attuale.

La tesi cerca anche di capire i motivi per i quali è diventata una meta di lusso, riconosciuta a livello internazionale, anche oggi frequentata da VIP e personaggi facoltosi italiani e stranieri, soprattutto arabi e russi.

In particolare, l’analisi si concentra anche su come si comporta e se ha impatti particolari questa domanda straniera sull’economia del luogo oltre a vedere se porta conseguenze degne di nota.

L’obiettivo è anche quello di illustrare uno degli esempi di eccellenza dell’offerta ricettiva della Versilia, qual è il Grand Hotel Principe di Piemonte e capire attraverso i dati raccolti, le storie del passato e le testimonianze dei dipendenti, quale sia la filosofia di accoglienza del cliente, in modo da capire meglio l’impronta lussuosa che ha il settore in questa zona della Toscana.

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Capitolo 1

1.1. La Versilia: territorio e storia

La Versilia è una porzione di territorio che si trova in Toscana, precisamente nella parte nord-occidentale della regione.

Sulla cartina politica della Toscana, si identifica nella provincia di Lucca, nella sua zona costiera ed immediatamente adiacente, abbracciata dalla provincia di Massa a Nord, da quella di Pisa a Sud.

Per quanto riguarda la cartina fisica, la Versilia può essere identificata come il cuore della costa pianeggiante, “raccolta” dai monti a strapiombo su di essa, che scende dalla zona portuale di Carrara verso Sud, fino al Parco di San Rossore.

Questo almeno per quanto riguarda la concezione moderna che si ha della Versilia, che comprende i comuni di Viareggio, Camaiore, Massarosa, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema, con la miriade di frazioni che ne fanno parte.

Il territorio identificato oggi come “Versilia”, da una sensazione di unità tra una località e l’altra, poiché, specialmente nella parte costiera più estrema, nei cosiddetti “Viali a Mare”, si ha una continuità di costruzioni che oscilla tra modernità e stile Liberty (soprattutto a Viareggio e Forte dei Marmi), che fa perdere la certezza di trovarsi in un comune, piuttosto che in un altro.

Probabilmente è proprio il susseguirsi di costruzioni che ha creato questa continuità di edifici, principalmente ad uso turistico, che ha allargato il territorio inizialmente indicato come Versilia. Infatti, i libri di storia e gli abitanti più anziani della zona, riconoscono la Versilia Storica solamente nei comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema.

Queste quattro località, perché sono quelle bagnate da un fiume, chiamato, appunto, Versilia, che ha origine nei pressi di Seravezza dalla confluenza tra il Riomagno e il canale di Ruosina.

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Cesare Garboli, scrittore, erudito e critico letterario viareggino del ‘900, amico del poeta Sandro Penna, parla di “equivoco storico”, definendo Viareggio come “la capitale abusiva della Versilia”.

Con parole molto forti, chiare e precise, Garboli afferma che:

“Sui confini a Levante e a Ponente non sorgono discussioni, tutto è davanti agli occhi. Il sole

sorge dietro le Alpi Apuane, e tramonta al mare.

I versiliesi puri, irreducibili, che contestano questa cartografia e non si rassegnano a confondersi con gli abitanti di Viareggio, di Torre del Lago e del Lido di Camaiore, hanno molte ragioni da vendere. La Versilia autentica, incorrotta, incontaminata da ricorrenti migrazioni sale a perpendicolo dalle spiagge di Marina di Pietrasanta e di Forte dei Marmi (o Magazzino dei marmi, come si diceva nell'Ottocento) verso le alture di Pietrasanta e di Serravezza, e di lì s'inerpica lungo le gole e gli ombrosi anfratti che costeggiano il torrente Versilia fino a raggiungere i comuni che si raccolgono adagiati nelle verdi conche sotto le vette delle Apuane: Cardoso, Farnocchia, e la bellissima Stazzema”1.

Dal punto di vista politico, il territorio comincia ad assumere una propria identità a partire dal 1513, anno in cui Papa Leone X istituì il Capitanato di Pietrasanta, cioè un’area facente parte della Repubblica di Firenze strappata ai domini lucchesi. Il Capitanato era composto dagli odierni comuni di Forte dei Marmi e Pietrasanta e rimase con una propria unità amministrativa fino ai tempi del Granducato di Toscana.

Una nuova identità si è creata quando i comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema hanno costituito una enclave dell’Arcidiocesi di Pisa. Fino agli anni Venti del Novecento, la Versilia era questa. In seguito, grazie anche alla formazione delle Aziende Turistiche, vengono identificati sotto il nome di questo territorio anche i comuni di Viareggio, Camaiore e Massarosa, scatenando la diatriba tra le due ideologie e le varie identità territoriali.

C’è chi identifica il padre della Versilia moderna in Gabriele D’Annunzio, personaggio interessante e controverso, che ebbe vita molto attiva e influente.

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Proprio lui, durante i suoi soggiorni a Marina di Pisa insieme alla sua musa Eleonora Duse, si spinse spesso oltre la foce dell’Arno, la cosiddetta “Bocca”, verso nord, intravedendo per primo le potenzialità turistiche del territorio che trovò oltre la pineta di San Rossore, a partire da dove sorge Torre del Lago.

Già questo suo spingersi verso nord fu una scelta anticonformista, tipica del personaggio. Infatti tutti i benestanti e l’alta società dell’epoca, si riunivano a sud di Marina di Pisa, vale a dire sul lungomare di Livorno o sugli scogli di Castiglioncello.

Fu proprio l’intuizione del vate a rendere la Versilia il territorio, per certi versi, esclusivo che possiamo ammirare oggi, perché D’Annunzio lo descrisse e lo esaltò con le sue intuizioni fantasiose e visionarie nella sua opera che più lo rappresenta personalmente: l’Alcyone.

Questo aspetto, non conosciuto da tutti, fu approfondito nel 1999, quando alla “Versiliana” di Marina di Pietrasanta, fu ospitata una mostra dal titolo “D’Annunzio e la scoperta della Versilia”, che approfondiva il rapporto tra il vate e la costa lucchese. Fu affiancata anche da un convegno intitolato “L’Alcyone e la scoperta della Versilia” che fu ideato, coordinato ed in parte condotto proprio da Cesare Garboli.

La Versilia, come gran parte delle terre della costa Toscana, è stata una terra civilizzata e fiorente ai tempi degli Etruschi e dell’Impero Romano. Ne sono testimonianze i borghi antichi come Populonia, Vetulonia o Talamone.

Sia la Maremma che la Versilia, dopo le invasioni barbariche, caddero nell’abbandono e tutte le opere idriche così avanzate per l’epoca che gli ingegneri Romani avevano progettato per l’irrigazione, diventarono veicoli per la formazione di acquitrini sempre più ampi, che resero queste zone costiere delle enormi paludi.

Anche i corsi d’acqua e i fiumi contribuirono a questo processo di avanzamento della palude. Uno di questi corsi era proprio il fiume Versilia. Come tutte le aree paludose, queste terre furono popolate dalla zanzara anofele, l’insetto che porta la tremenda Malaria. Il nome di questa malattia deriva da “Mala Aria”, dato che anticamente si riteneva che fosse dovuta

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all’assoluta insalubrità dell’aria umida dei luoghi paludosi, piuttosto che alla zanzara.

Così, man mano che la palude conquistava le terre, queste si spopolavano e cadevano nello stato di abbandono più totale, fino al culmine della peste nera del 1520.

Questa situazione rimarrà invariata per molti, lunghissimi anni, diventati secoli.

Sarà l’Illuminismo che darà una svolta: infatti le correnti che poggiavano su concetti come “scienza” e “ragione” avranno il suo eco anche in Toscana, anche in un Granducato che sotto la guida dell’illuminato Pietro Leopoldo di Lorena, avrà uno slancio importante.

Faceva parte di questo slancio anche la bonifica del territorio maremmano per garantire un più agevole sbocco al mare e una maggiore salubrità dell’area.

Si trattava di un progetto ambizioso per i mezzi dell’epoca (si parla della metà del ‘700) e che costò non poco in termini di vite dei lavoratori.

Anche la Repubblica di Lucca sentì questa esigenza di “riconquista” delle terre paludose per restituirle alla civiltà. Questo impulso, però, scattò molto prima di quanto non capitò nella Maremma toscana, in un territorio come quello della Versilia, più limitato rispetto a quello della costa tra Cecina e Grosseto.

Ciò non significa che l’opera di bonifica fu più semplice, ma anzi, anche lo stato lucchese affrontò un cammino secolare per portare a termine la sua opera, perdendo molti uomini nella lotta contro la malaria.

Mentre in Maremma l’obiettivo principale della bonifica era quello di rendere più salubre l’area, per la Versilia c’era anche lo scopo molto più pratico di dare un vero e proprio sbocco al mare alla Repubblica di Lucca.

Il luogo ideale per ottenere il porto principale dello stato lucchese fu individuato proprio a Viareggio, che per questo fu una delle prime località ad essere strappata alla palude ed a ripopolarsi. Personaggio di spicco in questa fase fu Bernardino Zendrini, ingegnere idraulico del XVIII secolo originario del bresciano, che pubblicò alcuni testi che analizzavano i corsi

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d’acqua e i loro comportamenti, come “Alcune considerazioni sopra la scienza delle acque correnti, e sopra la storia naturale del Po per servire di lume nella controversia, che verte fra le città di Ferrara e Bologna”.

Le sue teorie furono applicate per la bonifica della zona di Viareggio, che, una volta eliminata la palude, rappresentò il tanto agognato sbocco al mare per la Repubblica di Lucca.

Per rendere duratura la maestosa opera di bonifica, fu inserito un elemento che negli anni è diventato un tratto distintivo della città di Viareggio e della Versilia ovvero le pinete, grandi boschi che, da Forte dei Marmi, impreziosiscono i panorami della costa scendendo verso Sud, fino al Parco di San Rossore. Infatti, fanno da ideale raccordo tra la costa sabbiosa che contraddistingue la Versilia e i monti a strapiombo su di essa, creando un paesaggio unico nel suo genere, che senza dubbio è tra i punti di forza della costiera lucchese dal punto di vista turistico.

Oltre a questo, sono molto apprezzate dai turisti balneari che in estate affollano Viareggio e dintorni, perché offrono loro il refrigerio alternativo alla calura delle spiagge.

Pieraccini nel suo “Storie di Viareggio e della Versilia”, critica, però una eccessiva mercificazione delle pinete, esaltando il valore storico di questi boschi. Infatti, sostiene che non è “pensabile di proseguire come purtroppo è avvenuto in quest’ultimo secolo ora finito, in un opera di valorizzazione ‘turistica’ che a poco a poco rende tutto spettacolo da offrire commercialmente come un oggetto di mercato”.

E’ certamente vero che la salvaguardia delle storie che le pinete offrono, come quelle di poeti, scrittori, musicisti e pittori che trovarono la loro ispirazione in questi boschi, è fondamentale (anche per renderle turisticamente appetibili).

E’ anche vero, però, che senza il turismo, l’interesse intorno a questi beni paesaggistici, non sarebbe abbastanza alto da garantirne una tutela nel corso degli anni.

Dunque, per le pinete come per moltissimi altri beni culturali, paesaggistici, folkloristici ecc. in Versilia, ma anche in tutta Italia e nel Mondo, è importante

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che ci sia un rapporto di equilibrio tra l’interesse turistico e la conservazione dei beni, senza scadere nella eccessiva mercificazione, ma neanche nello smodato “protezionismo”. In altre parole, le risorse locali debbono essere amministrate in maniera sostenibile.

La sostenibilità delle pinete passa anche dal proteggere gli alberi da malattie e da calamità naturali. Proprio una calamità naturale, ha rovinato recentemente una parte di questi boschi, nel marzo 2015. Infatti in seguito ad una serie di fortissime raffiche di vento, alcune pinete, tra cui “La Versiliana”, che sorge tra le località di Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi, sono state gravemente danneggiate, con molti alberi devastati o addirittura sradicati.

Questo è stato un danno non solo ecologico, trattandosi di alberi che sono venuti meno, ma anche culturale, dato che “La Versiliana” è una delle pinete con più storia letteraria della Versilia.

Proprio in questo bosco, come è più corretto denominarlo, dato che si trovano anche querce, lecci e ontani, oltre ai pini, ispirò proprio il sopracitato poeta e letterato del primo Novecento Gabriele D’Annunzio per alcune sue opere, poiché il vate lo apprezzava per il refrigerio che gli offriva dopo le sue amate passeggiate sulle vicine dune, durante quei soggiorni estivi che lui, insieme ad altri letterati dell’epoca, trascorreva in Versilia.

Lo stesso D’Annunzio, in alcuni versi dell’Alcyone, descrive così il territorio, all’epoca incontaminato e quasi completamente bonificato: “distesa di paludi e di dune dove l'immenso polmone delle pinete si dilatava verso l'interno, lasciando crescere sulla riva la macchia silvestre e il povero cespuglio di tamerici”.

Come si poteva prevenire il danno che il vento ha causato alla “Versiliana” e non solo?

In realtà, probabilmente non c’era una maniera per evitarlo, data la portata del vento, però sta di fatto che nel corso dei secoli, la tecnica per far attecchire le piante è cambiata. Infatti all’inizio, sin dai tempi in cui venivano piantati i primi alberi, a questi non venivano toccate le proprie naturali radici, “fittone” compreso, ossia la grande radice centrale, che attecchisce in

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profondità nel terreno. Inizialmente, in Versilia, vigeva una vera e propria legge che imponeva che i pini fossero piantati con il loro fittone, dato che evitavano il ribaltamento dell’albero una volta attecchito. Con il tempo, però, l’aria era diventata ormai salubre la palude era sconfitta.

I pini, dunque, assunsero una funzione più di abbellimento, che di bonifica. Si cominciò di pari passo a piantare gli alberi tagliandone preventivamente il fittone, facendo sì che la pianta sviluppasse solo le proprie radici più superficiali.

E’ proprio questo il motivo per cui nel marzo 2015 molti alberi sono caduti. La causa era la forza del vento e, parallelamente, la minore stabilità che avevano, date le proprie radici “mutilate”.

Questo non è l’unico evento atmosferico che ha segnato la storia della Versilia: nel 1996, infatti, una alluvione portata da violentissimi fenomeni temporaleschi, ha colpito la Versilia Storica, ingrossando oltre i limiti di guardia il torrente omonimo e causando, frane, smottamenti, esondazioni e allagamenti. I paesi di Cardoso, Ponte Stazzemese e Seravezza furono quelli che subirono maggiori danni, mentre sul versante opposto delle Alpi Apuane, in Garfagnana, il borgo di Fornovolasco (vicinissimo alle famose “Grotte del Vento”) fu quello più colpito. A causa di questo eccezionale evento atmosferico persero la vita quattordici persone.

Le pinete sono certamente un capitolo molto importante per la storia della Versilia, ma fanno solo da contorno ai motivi per cui si è sviluppato il territorio e per cui oggi è molto famoso e riconosciuto, anche fuori dai confini nazionali. Uno di questi motivi è, senza dubbio, una spiccata propensione al turismo balneare, che sfrutta il particolare panorama offerto dalle montagne a ridosso del mare e che è noto a chi viaggia sin dalla seconda metà dell’Ottocento.

Altro motivo è la particolare “movida” che si ha soprattutto in estate. Cosa sia la “movida” è più o meno noto per tutti, ma per capire bene è necessario analizzare come nasce questo termine: è un ispanismo, cioè un vocabolo di derivazione spagnola (deriva da “movido”, cioè “movimentato”) accolto nel vocabolario italiano. Venne coniato questo termine proprio nella capitale

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spagnola, Madrid, negli anni Ottanta del Novecento, dopo la morte nel 1975 del “Caudillo”, il dittatore Francisco Franco. “Movida” deriva dalla frase molto utilizzata in quegli anni “Algo se mueve” (qualcosa si muove), che suonava come una sorta di liberazione, dopo molti anni cupi segnati dalla dittatura, per le persone che potevano esprimere nuovamente pensieri e ideali, ma anche uscire la sera e divertirsi in luoghi pubblici.

Il termine ben presto assume un connotato di vitalità e man mano viene sempre più associato allo svago serale e notturno, fino a depositarsi stabilmente su questa unica accezione, intorno agli anni Novanta.

Proprio questa accezione del termine “Movida”, è perfettamente associabile alla Versilia. Infatti la vita notturna è molto attiva durante tutto l’anno nei locali dei cosiddetti “Viali a Mare”, in maniera particolare in estate.

Da questo punto di vista, la Versilia è associabile ad aree geografiche come la Costa Smeralda, paradiso del divertimento notturno “per pochi”, perché esistono molti locali esclusivi e famosi, come il Twiga, la Capannina di Franceschi o il Beach Club Cinquale che sono di grande richiamo per la clientela che bada più al divertimento che alle spese. Questo tipo di locali, contribuisce insieme ad altri fattori a rendere la Versilia una meta piuttosto elitaria e questo aspetto si riflette su ogni ambito dell’economia, uno su tutti, quello alberghiero. Si trovano infatti strutture molto belle dal punto di vista architettonico e molto lussuose, come il Grand Hotel Principe di Piemonte o il Royal di Viareggio, o il Byron di Forte dei Marmi.

Esistono, però, anche realtà più cheap, locali alla portata di tutti e alberghi di categorie non eccelse, che, a differenza di altre realtà, non contribuiscono ad abbassare il livello generale della clientela della Versilia. Lo conferma il fatto che il territorio è sempre più popolato da Vip e da clientela straniera, in particolare russa e tedesca, che è un motore molto importante per l’economia diretta, indiretta e indotta di Viareggio e dintorni.

Si può analizzare la presenza straniera e quale composizione essa abbia, attraverso la raccolta di dati riguardanti “arrivi” e “presenze”: secondo il glossario dell’ISTAT, si intende per “arrivo” ogni persona che fa un check-in

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alberghiero o extra-alberghiero, mentre le “presenze” sottintendono le notti passate all’interno della struttura ricettiva.

L’analisi del movimento nelle strutture ricettive della Provincia di Lucca per l'anno 20142, evidenzia una forte presenza straniera per quell’anno.

Tabella 1 - Arrivi e presenze per strutture ricettive Versilia

Come si evince dalla Tabella 1, gli arrivi degli stranieri sono stati cospicui, pressoché simili in cifre a quelli degli italiani per le strutture alberghiere, meno per quelle extra-alberghiere, dove gli italiani sono i maggiori utilizzatori. Sempre la Provincia di Lucca, offre dati sulla provenienza degli stranieri in un rapporto sull’andamento delle presenze straniere in Versilia dal 2010 al 20143, evidenziando che, in termini di presenze, nel 2014 la nazionalità più

rappresentata è stabilmente quella tedesca, per ogni tipo di struttura ricettiva; per il comparto alberghiero, dopo i tedeschi troviamo russi e svizzeri, in numero crescente anno dopo anno, seguiti da francesi e inglesi.

Discorso diverso vale per le strutture extra-alberghiere, dove tra i primi nelle presenze troviamo anche gli olandesi, che hanno andamento analogo a russi e svizzeri, i quali confermano il trend evidenziato nel comparto alberghiero. Questi numeri e l’andamento del fenomeno turistico versiliese verranno analizzati più approfonditamente in seguito.

Si possono, a questo punto, analizzare singolarmente le storie e gli avvenimenti delle varie realtà del territorio, vale a dire i comuni più grandi, più importanti e più famosi della Versilia.

Per questo scopo, la scelta è ricaduta su Pietrasanta e Forte dei Marmi, in quanto baluardi della Versilia Storica e Viareggio, comune “principe” dell’ideale espansione del territorio versiliese e moderno capoluogo della zona.

2http://www.turismo.provincia.lucca.it/post.php?idart=34 3http://www.turismo.provincia.lucca.it/post.php?idart=204

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Prima, però, è necessario parlare di un episodio che ha segnato la storia della Versilia Storica, cioè l’eccidio di Sant’Anna, del 1944, che colpì il cuore dell’area geografica in questione, Stazzema.

1.1.1. L’eccidio di S. Anna di Stazzema

L’eccidio di S. Anna, piccola frazione del comune di Stazzema è uno degli episodi più crudi della Seconda Guerra Mondiale.

Questo atto compiuto dai soldati tedeschi della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer SS”, le famigerate SS guidate dal generale Max Simon, con la collaborazione dei Fascisti, fu perpetrato il 12 Agosto del 1944. Lo scopo dell’azione era quello terroristico, come dimostrano le modalità di esecuzione dell’eccidio, vale a dire con colpi di mitra, rivoltella e bombe a mano contro i santannini, spalle al muro, rinchiusi dentro le case o nelle stalle.

Alcuni storici sostengono che i tedeschi avessero ordinato già dal 26 Luglio agli abitanti del luogo di abbandonare la zona, ma che nessuno lo fece, perché rassicurati dai partigiani.

In ogni caso, l’eccidio riuscì ai Nazi-Fascisti, che seminarono il terrore uccidendo 560 persone, 130 delle quali erano bambini. La vittima più giovane si chiamava Anna ed aveva solo 20 giorni.

Questo episodio, è tra i fatti più feroci, non solo della zona versiliese, ma di tutta l’Italia della Seconda Guerra Mondiale, che ha lasciato una profonda ferita nel cuore di tutti gli abitanti di

Stazzema, della Versilia e di tutto il nostro paese.

S. Anna è oggi tra i luoghi della memoria più importanti d’ Italia ed oggi è il cuore del Parco Nazionale della Pace, istituito nel 2000 con la legge n.381 dell’11 dicembre, allo scopo di

Figura 1 - S. Anna di Stazzema: monumento ai caduti

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promuovere iniziative volte al mantenimento della pace, a scopo didattico e per mantenere vivo il ricordo di tale tragedia, in un connubio perfetto tra natura e memoria.

1.2. Pietrasanta: il borgo dell’arte

Pietrasanta è un borgo sorto a metà del 1300 nel cuore della Versilia, in un territorio all’epoca molto ambito e conteso dai lucchesi e dai pisani, dato che sorge sule colline tra la costa e i monti più a Sud del gruppo montuoso delle Alpi Apuane. Questo significava un importante controllo sul porto di Motrone, nel territorio dell’odierna Marina di Pietrasanta ed all’altezza della foce dell’antico fiume Versilia (all’epoca chiamato Sala).

Oltre a questo, il dominio dell’area, permetteva il controllo anche sulle estrazioni di marmo delle Apuane e sulle ricche risorse minerarie dei monti limitrofi, come il ferro e l’argento.

Ulteriore motivo per cui la zona faceva gola a pisani e lucchesi era il passaggio della via Francigena.

In questo tumultuoso contesto, sorge Pietrasanta, che a causa dei conflitti che scoppiavano frequentemente nella zona, nel giro di un secolo dalla fondazione fu fortificata da un sistema di mura.

Resta per alcuni secoli territorio molto ambito, come detto, da pisani e lucchesi, ai quali nel tempo si aggiungeranno anche genovesi e fiorentini, fino al già citato 1513, anno in cui il lodo di Papa Leone X, istituì il Capitanato di Pietrasanta, sotto il dominio dello stato di Firenze, che contribuì con il tempo a segnare una identità territoriale che darà luogo al concetto di Versilia.

Rimarrà sotto il controllo del Granducato di Toscana per fino all’Unità d’Italia, prima sotto i Medici, poi sotto i Lorena, che saranno anche i fautori della bonifica della zona costiera.

Ai nostri occhi, Pietrasanta si presenta come un piccolo borgo, la cui entrata principale è quella dalla porta della Rocchetta Arrighina, che conduce direttamente alla splendida piazza centrale del paese, Piazza Duomo, dove sorgono i classici simboli del potere religioso e temporale.

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Si possono facilmente notare, infatti, il Duomo di San Martino, in stile Romanico-Gotico ed il suo campanile, affiancato dalla Torre Civica, detta anche Torre delle Ore, in stile gotico, non annessa al palazzo civico, ma che svetta alla stessa altezza del campanile del Duomo, a simboleggiare l’equa importanza del potere del signore fiorentino e del Papa.

Sui lati della piazza, si possono vedere altri edifici, come il Teatro Comunale, costruzioni risalenti al XVI Secolo e la già citata Rocchetta Arrighina, fortificazione protettiva della città, eretta all’inizio del Trecento, che contiene la suddetta porta della città, l’arco di Porta a Pisa.

Si trova sulla piazza anche un’altra Chiesa, quella di Sant’Agostino, in stile romanico con campanile barocco.

Oggi, la piazza è animata da molti locali e bar molto frequentati dalla gente del luogo, che portano una atmosfera

dinamica che crea un contrasto affascinante con le costruzioni che circondano la piazza e con le sculture di varie epoche che la riempiono. Come detto, Pietrasanta è il borgo dell’arte, dunque le strade e le piazze sono arricchite da varie sculture di

varie epoche e stili e di autori delle provenienze più eterogenee. La stessa piazza Duomo ha accolto per un lungo arco temporale delle sculture in bronzo rappresentanti guerrieri dell’antichità con lo stile delle statue marmoree classiche. Questo era un omaggio a Igor Mitoraj, artista polacco che ha soggiornato moltissime volte a Pietrasanta, legandosi così tanto, che la cittadina gli ha reso omaggio esponendo le sue statue nella piazza principale dopo la morte.

Non è l’unico artista legato alla cittadina di Pietrasanta, perché anche Henry Moore, scultore inglese, ha soggiornato molto spesso in Versilia, così come Fernando Botero, che tuttora trascorre molto tempo in queste zone.

Anche Botero è omaggiato dalla comunità pietrasantina con l’esposizione di una sua opera al centro di piazza Matteotti, vale a dire “Il Guerriero”, vistosa

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scultura in bronzo posta al centro di una delle principali e trafficate piazze del paese.

Ci sono, però, molte altre opere che si possono scovare passeggiando per le vie del centro, come “L’Oiseau” del belga Jean-Michel Folon, oppure “La Chiave del Sogno”, nella piazza della Stazione, del giapponese Kan Yasuda, o “Il Centauro” dello stesso Mitoraj.

Tutte opere moderne, di stili, culture e provenienze diverse, che contrastano con la forma medioevale del borgo, arricchendolo e rendendolo unico, mentre, allo stesso tempo, ricordano i loro autori, tutti in qualche modo legati alla zona.

Pietrasanta è considerato il capoluogo della Versilia Storica, sia perché si trova nel cuore di essa, sia perché cittadina portatrice di valori culturali e di storia, ma principalmente, perché era l’antico centro del Capitanato omonimo.

Oggi si presenta come un qualcosa di più esteso del borgo storico, dato che il territorio del comune, racchiude in sé molte frazioni, come Marina di Pietrasanta, Africa, Vallecchia, Valdicastello ed altre, che “ospitano” circa venticinquemila abitanti, quota più o meno stabile a partire dagli anni Sessanta, quando si arrestò la crescita demografica.

Anche per l’economia della zona, l’arte è di fondamentale importanza, dato che si trovano tantissime gallerie d’arte e punti vendita di materie prime per gli artisti. Si tocca addirittura il numero record di una galleria d’arte per ogni 1200 abitanti.

Oltre a questo, passa da Pietrasanta anche la Via Francigena. Proprio il borgo versiliese è uno snodo molto importante per questo itinerario, perché punto di arrivo per tappa del cammino che parte da Avenza, vicino Carrara e punto di partenza per la tappa successiva, che arriva a Lucca.

1.2.1. Giosuè Carducci

Come già visto, ci sono molte personalità eccellenti legate a Pietrasanta, come gli artisti Botero, Mitoraj o Folon, ma non sono gli unici.

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Infatti, espongono opere, soggiornano, o sono nativi di Pietrasanta molti nomi conosciuti a livello nazionale o internazionale, specie nel Novecento, ma anche nei secoli passati.

Alcuni di questi sono Gina Lollobrigida, Irene Fornaciari, figlia del cantante Zucchero, lo scrittore e giornalista Luis Sepùlveda o Eugenio Barsanti, uno degli ingegneri che hanno inventato il primo motore a scoppio.

Uno su tutti, però, è il nome che più rappresenta Pietrasanta, vale a dire Giosuè Carducci.

Poeta, professore universitario, scrittore, Premio Nobel e politico italiano, Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci nacque a Valdicastello nel 1835, figlio del medico Michele e di Ildegonda Celli e visse tra Pietrasanta e Seravezza i primi tre anni di vita, prima di trasferirsi a Bolgheri, in provincia di Livorno, dove passò il resto dell’infanzia.

Carducci rimase sempre legato ai luoghi più significativi per lui, come nel caso di Bolgheri, alla quale dedicò l’ode “Davanti a San Guido”.

Anche per Pietrasanta compose una descrizione in cui lasciava intuire quanto il poeta fosse legato alla zona:

“Quel che mi piace è Pietrasanta: bellissima cittadina, con piazza unica, una cattedrale da grande città,

e, sfondo, le Alpi Apuane. E che paese all’intorno! che monti, che verde, che ombre, che fiumi,

che ruscelli risonanti freschi di castagni e gli olivi fra il verde!

Qui vorrei condurti, mia povera dolorosa: qui staresti un po’ bene da vero.”

E’ visitabile la casa natale del poeta, dichiarata monumento nazionale nel 1907 con un Decreto Regio, oggi gestita dal Comune di Pietrasanta e adibita

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a museo per commemorare e legare in maniera inscindibile il nome di Carducci alla Versilia.

Nel 1950 è stato istituito il Premio Nazionale di Poesia “Giosuè Carducci”, dove gli appassionati possono cimentarsi nella scrittura di poesie. Il premio è attivo ancora oggi e dal 1990 esiste una sezione dedicata esclusivamente agli studenti delle scuole secondarie superiori di tutta la Versilia.

La Casa Carducci e la Biblioteca Comunale di Pietrasanta, contengono anche gli atti di un convegno dal titolo “Carducci Poeta”, che si è tenuto a Pietrasanta nel 1985, in occasione dei centocinquanta anni della nascita del poeta.

1.3. Forte dei Marmi: l’eleganza versiliese

Forte dei Marmi, conosciuta anche come “Il Forte”, è un comune di superficie più ristretta rispetto a Pietrasanta, con molti meno abitanti, circa settemila. Si trova nella parte più a nord della Versilia, sulla costa al confine con la provincia di Massa e rappresenta la parte costiera della Versilia Storica. Il territorio del comune di Forte dei Marmi, è in parte segnato dal corso del Fiume Versilia, che lo divide dai comuni di Seravezza e Pietrasanta.

Le prime origini dell’insediamento di Forte dei Marmi sono di epoca romana, quando l’espansione dello stato portò alla conquista della Liguria. La zona fu molto apprezzata per i marmi, per il piombo e per il ferro.

Anche in questa zona la palude prese il sopravvento nel tempo, ma dopo la bonifica ad opera dei Medici, fu proprio la famiglia fiorentina a riprendere e valorizzare l’estrazione del marmo con l‘apertura di nuove cave.

Nel 1788, quando il Granducato di Toscana era già sotto la guida della famiglia Lorena, il Granduca Pietro

Leopoldo I ordinò la costruzione del Forte Lorense, uguale a quelli maremmani di Marina di Bibbona e Marina di Castagneto, che serviva per la protezione dell’entroterra e dell’imbarco

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del marmo sulle navi, ma in seguito utilizzato anche come rimessa dei blocchi in attesa della spedizione. Proprio questo fortino fece sì che la zona venisse chiamata Forte dei Marmi, creando il nome del comune odierno. Il territorio rimase sotto il comune di Pietrasanta dopo l’Unità d’Italia, in virtù dell’antico Capitanato, fino al 1914, quando con legge statale, diventò comune autonomo, per volere del politico lucchese Giovanni Montauti.

Forte dei Marmi è una delle località più esclusive della Versilia, meta di vacanza per pochi fin dagli albori del turismo, quando le ricche famiglie lucchesi e pietrasantine scendevano sulla costa per fare i bagni di mare e soggiornare nei Grand Hotel.

Oltre a questi, anche la famiglia Agnelli, storica “dinastia” piemontese fondatrice e proprietaria della Fiat, ha soggiornato per molte estati al Forte. La famiglia di Edoardo, Susanna e dell’“Avvocato” Giovanni, possedeva anche una villa a Forte dei Marmi, oggi trasformata nell’Hotel Augustus Lido. Non è l’unica famiglia, però, che possedeva una villa sul territorio fortemarmino: infatti oggi si trovano molti edifici in stile Liberty e molti palazzi signorili, come villa Bertelli, nata per la Società Italiana Prodotti Esplodenti (SIPE), ma acquistata dalla famiglia Bertelli nel primo dopoguerra, oggi spazio espositivo e villa adibita a spettacoli e concerti, dopo un recupero del Comune di Forte dei Marmi dei primi anni Duemila.

Tra le ville, il viale a mare e il fortino nella centralissima piazza Garibaldi, si sviluppa una cittadina moderna con viali alberati, negozi di grandi firme, ristoranti e alberghi esclusivi che formano un ambiente mondano e rilassante nel quale passeggiare nelle giornate estive e non solo.

Uno dei più grandi pontili che si possono vedere oggi in Versilia, si trova proprio a Forte dei Marmi. Sembra una ideale prosecuzione, che si estende sul mare, di via Spinetti, la strada che collega il fortino al viale a mare.

Inutile sottolineare che questo pontile è una dei particolari più apprezzati dai turisti che in estate affollano le spiagge della Versilia Storica, essendo oggi completamente pedonale ed aperto al pubblico, sebbene originariamente costruito per l’imbarco del marmo sulle navi.

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Il 28 Agosto di ogni anno, in occasione di Sant’Ermete, patrono di Forte dei Marmi, in cima al pontile ha luogo un tradizionale spettacolo pirotecnico, nel 2015 curato dal vincitore del Campionato Mondiale Pyro Designer che si è tenuto proprio sul pontile fortemarmino.

1.3.1. La vita notturna di Forte dei Marmi

L’aspetto certamente più conosciuto di Forte dei Marmi è la vita notturna. Con le sue discoteche sul lungomare e i suoi locali, il Forte è uno dei centri pulsanti della Versilia sotto questo punto di vista, insieme a Marina di Pietrasanta e alla Darsena di Viareggio.

Si distingue dal resto dei centri mondani versiliesi, perché la movida di Forte dei Marmi ha carattere ancora più esclusivo rispetto a quella di Viareggio o di Marina di Pietrasanta. Esistono, infatti, locali molto famosi a livello anche nazionale, come il Twiga, discoteca a ridosso della spiaggia tra Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi, proprietà del discusso, quanto riconosciuto e famoso imprenditore Flavio Briatore: “Il signor Billionaire”, come lo definisce il libro a lui dedicato, scritto da Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, è proprietario anche di un locale con lo stesso nome della discoteca fortemarmina a Montecarlo e di molte altre discoteche, come quelle di Porto Cervo, di Montecarlo e di Cortina d’Ampezzo, chiamate, appunto, Billionaire.

E’ un nome, dunque, piuttosto autorevole nel campo dei locali notturni e, va da sé, che la domanda per il suo locale sia molto alta, richiamando moltissimi ragazzi sul territorio di Forte dei Marmi, ma non solo: è frequente notare in queste zone molti Vip e personaggi famosi, che in parte anche loro, attraggono persone interessate al cosiddetto “Vip watching”.

Il Twiga non è l’unico luogo di divertimenti notturni molto conosciuto che si trova a Forte Dei Marmi. Altra discoteca molto importante è “La Capannina di Franceschi”, storico locale da ballo, che oggi vanta il primato di discoteca con ristorante più antica del Mondo.

Aperta nel 1929, è stata set cinematografico di molti film estivi, specie negli anni sessanta, settanta e ottanta, quando La Capannina era frequentata da

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moltissimi personaggi famosi italiani ed internazionali, come gli Agnelli, i Moratti o i Barilla. Soprattutto nel periodo del boom economico, le serate, gli spettacoli ed il piano bar erano offerti da nomi importanti e alla moda dell’epoca, come Ray Charles, Peppino di Capri, Fred Bongusto, Patty Pravo, Gloria Gaynor o Jerry Calà.

Questo è stato il periodo d’oro della Capannina, ma sin dall’apertura e dagli anni Trenta, fu molto apprezzata da intellettuali, poeti e scrittori, come Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e Primo Levi, nobili, come i Della Gherardesca e gerarchi fascisti, come Italo Balbo.

Questi sono solo i più famosi locali di una serie continua che si sviluppa su tutto il viale del lungomare.

E’ evidente che discoteche come queste sono motori di attrazione fortissimi per i giovani turisti.

In estate, tutto ciò si somma alla grandissima quantità di persone che affollano la Versilia, attirati dalla pratica di varie tipologie di turismo, ma soprattutto dalle qualità balneari della zona.

Queste persone, molte delle quali volti noti della televisione, della politica o dello sport, sono coloro che contribuiscono ad affollare i locali ogni sera, per godere dell’ozio e della mondanità sfrenata ed a tratti eccessiva della costa lucchese.

1.4. Viareggio: il capoluogo della Versilia

di oggi

Viareggio è la città riconosciuta come capoluogo della Versilia, in quanto comune più popoloso, con i suoi circa sessantamila abitanti.

In realtà, come si è visto, la Versilia Storica ed i suoi abitanti, non lo riconoscono come tale, essendo stata idealmente inserita nel contesto versiliese solo in seguito e grazie alla sua sempre crescente importanza su molti settori.

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La storia di Viareggio non è, però, sempre florida, anzi la nascita della città è stata piuttosto complessa. Il primo edificio di Viareggio sorge nel 1541 ed è una fortificazione contro i corsari che prende il nome di Torre Matilde.

Questo edificio si può vedere ancora oggi nel pieno centro cittadino, lungo il canale Burlamacca, all’epoca della costruzione chiamato Selice.

Serviva anche come edificio protettivo dell’unico sbocco sul mare che aveva lo stato di Lucca.

Intorno alla torre, si è sviluppato quello che oggi è l’agglomerato urbano di Viareggio, basandosi su quelli che, storicamente, sono i suoi cavalli di battaglia, cioè la pesca, la floricoltura (soprattutto nella frazione di Torre del Lago), la cantieristica navale, l’artigianato, ma soprattutto il turismo, specialmente dalla seconda metà dell’Ottocento.

Oggi la città si presenta come un centro moderno, con rilevanze architettoniche soprattutto sul lungomare, la cosiddetta “Passeggiata” e per alcuni luoghi di culto, come la Basilica di Sant’Andrea o la chiesa di San Paolino.

Degna di nota è anche la Villa Paolina, costruita per Paolina Bonaparte nell’odierna Piazza Shelley, che oggi è gestita dal Comune di Viareggio e ospita alcuni musei pubblici.

Si dice che Paolina avesse voluto costruire una villa proprio in quel posto, perché si trovava a pochi metri dal luogo del ritrovamento del cadavere del poeta e scrittore inglese Percy Bysshe Shelley, morto in un naufragio a largo della Versilia, che la sorella di Napoleone apprezzava particolarmente.

Il “viale a mare”, però, resta il luogo simbolicamente più importante per Viareggio e la sua storia, perché simbolo dello sviluppo turistico e non solo che la città ha avuto e che ha raggiunto il suo apice a fine Novecento.

Le costruzioni in stile Liberty che si trovano a ridosso del mare, sono la testimonianza di un turismo nato alla fine dell’Ottocento, quando con la costruzione della linea ferroviaria Firenze-Viareggio, nel 1890, tutti i benestanti toscani dell’epoca furono spinti a soggiornare sulle coste della moderna Versilia.

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Per questo, il lungomare crebbe con il gusto dell’epoca e con le strutture necessarie. Infatti, essendo un turismo di élite, nacquero stabilimenti balneari, ma soprattutto grand hotel adeguati alle richieste. Si possono infatti vedere esempi come l’Hotel Royal o il Grand Hotel Principe di Piemonte che sono la massima espressione di quella pagina di storia dell’arte, dei comportamenti umani e della città. Ci sono eventi molto importanti che segnano la vita cittadina, come il Carnevale, del quale si parlerà più avanti; ci sono, però, anche premi sportivi come la “Viareggio Cup”, torneo giovanile di calcio al quale prendono parte tutte le migliori selezioni del Mondo, il “Premio Viareggio Sport”, che riconosce le più alte personalità sportive italiane ogni anno dal 1985.

Altri riconoscimenti che vengono consegnati a Viareggio sono il “Festival Gaber”, dedicato alla musica o il “Premio Letterario Viareggio Repaci”, dedicato alla letteratura.

Anche Viareggio, purtroppo, come Stazzema, ha un episodio che lascia una ferita di decine di vittime. Si tratta dell’incidente ferroviario che ebbe luogo il 29 giugno 2009.

Il fatto è successo pochi metri dopo la stazione, che si trova nel pieno centro della città, quando un convoglio merci, composto da quattordici carri cisterna contenenti GPL e diretto a Gricignano di Aversa, deragliò a causa del cedimento di un asse di un vagone, che trascinò alcuni altri collegati.

Seguì lo sversamento del GPL a causa della rottura delle cisterne, che causò l’incendio dato dalla combustione del gas a contatto con l’ossigeno.

Immediatamente il fuoco si propagò verso Via Ponchielli, immediatamente adiacente alla stazione, causando danni enormi e distruggendo auto in sosta ed edifici, oltre a provocare la morte di trentatré persone, oltre a 17 feriti per le ustioni.

Fu una tragedia che scosse non solo Viareggio, ma tutta l’opinione pubblica italiana, a causa del dibattito sulla sicurezza delle ferrovie italiane e dei treni

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che le percorrono; tuttavia il processo per “incendio colposo” e “violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro” in cui sono imputate molte persone tra cui l’allora Amministratore Delegato di Trenitalia Mauro Moretti, non ha ancora avuto fine ed anzi, rischia di cadere in prescrizione, tra lo scalpore e l’incredulità dei cittadini viareggini e dell’associazione dei parenti delle vittime, “Il Mondo che vorrei”.

Oggi, anche a Viareggio come a Forte dei Marmi, le persone sono attratte certamente dalla bellezza architettonica della città, dalle spiagge e dalle peculiarità naturali della zona, ma anche dalla vivacissima vita notturna nei locali, sia d’inverno che, soprattutto, d’estate e dalle moltissime personalità legate alla città.

Per quanto riguarda i locali, particolarmente attiva è la zona de quartiere Darsena, dove vicino agli stabilimenti balneari e al cantiere navale, si trovano moltissime discoteche e ristoranti di vari generi. Altro esempio è “La Capannina di Viareggio”, in zona Marco Polo, vicino alla parte nord della Passeggiata.

Per quanto riguarda le personalità illustri legate a Viareggio, si può spaziare su ambiti che vanno dallo sport alla musica, dall’architettura alla politica, dall’arte al cinema e così via.

Tra i nomi più noti dello sport troviamo l’ex arbitro di calcio Pierluigi Collina, l’ex allenatore della Nazionale Italiana campione del Mondo 2006 Marcello Lippi.

Per quanto riguarda l’arte e la poesia, originario di Viareggio era Mario Tobino, autore dello splendido componimento dedicato alla città:

“O Viareggio piú bella dell'oriente

che nell'immacolato celeste delle tue sere esali l'acuto profumo dell'oleandro, in te son nato

in te spero morire.

E lacerino le trombe l'aria, solenni e motteggiatrici,

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25 quel dopopranzo di malinconia pensierosa

che trasporteranno al cimitero l'unico poeta.”

Sono originari di Viareggio anche l’odierno prefetto di Roma Franco Gabrielli, il presidente della Regione Liguria Enrico Toti, l’attrice Stefania Sandrelli ed il presentatore Marco Columbro.

Viareggini erano anche gli architetti, i pittori e gli artisti in genere che hanno contribuito a creare l’atmosfera liberty nella città, soprattutto sulla Passeggiata, come Alfredo Belluomini, Galileo Chini, Lorenzo Viani o Renato Santini.

Storie particolari sono quelle del già citato poeta e scrittore inglese Percy Bysshe Shelley, il cui corpo fu trovato sulle spiagge di Viareggio e del regista Mario Monicelli, originario di Roma, ma talmente legato alla città versiliese, che raccontava di esserci nato.

Il personaggio, però, che ha lasciato il segno nella storia di Viareggio e di tutta la lucchesia è sicuramente Giacomo Puccini, musicista attivo tra fine Ottocento e inizio Novecento, nato a Lucca, ma che visse per molto tempo a Torre del Lago, frazione di Viareggio che ha preso in seguito il nome “Torre del Lago Puccini”, in onore del grande musicista.

Qui poteva trovare ispirazione per le sue opere sulle rive del Lago di Massaciuccoli, che si trova tra Viareggio e la pineta di San Rossore e che è rimasto legato a doppio filo alla figura di Puccini, dato che oggi a ridosso dello specchio d’acqua si trovano il Museo Villa Puccini, antica residenza ed oggi tomba del compositore, la sede del Festival Pucciniano ed il “Teatro dei Quattromila”, luogo all’aperto dove ogni estate si svolge la rassegna lirica dedicata al musicista.

Si tratta chiaramente di un luogo di culto per gli appassionati di lirica di tutto il Mondo, che possono trovare a Torre del Lago anche altri luoghi di interesse, come Villa Borbone, residenza di Maria Luisa di Borbone, Duchessa di Lucca nella prima metà dell’Ottocento, o Villa Orlando, la cui torre si staglia sulle rive del lago.

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Torre del Lago Puccini è l’unica frazione che si trova oggi nel Comune di Viareggio, ma il territorio di questa unità amministrativa è stato molto spesso sotto i riflettori a causa di alcune proposte più o meno rivoluzionarie e più o meno drastiche.

Prima di tutto, perché la stessa Torre del Lago ha più volte richiesto l’autonomia dal comune di Viareggio, con due referendum, il primo dei quali si è tenuto nel 1988 a cui parteciparono solo gli abitanti della frazione, il secondo dei quali nel 2004, dove votarono tutti i cittadini del comune di Viareggio.

Nel 1988 vinse la volontà di autonomia, che non fu, però concessa; nel 2004 vinse il “no”, ma Torre del Lago Puccini ottenne comunque dei vantaggi in termini di autonomia nel proprio statuto, pur restando formalmente sotto Viareggio.

Altre proposte che furono avanzate e che riguardavano Viareggio e tutta la costa lucchese, erano quelle di riunire tutti i comuni della Versilia moderna, cioè Massarosa, Camaiore, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza, Stazzema e Viareggio in una provincia nella quale quest’ultima città sarebbe stata il capoluogo, oppure sotto un unico grande Comune.

Posto che la proposta del cosiddetto Comune Unico della Versilia non è ancora del tutto scomparsa, questa idea servirebbe per dare unità territoriale al territorio universalmente riconosciuto come Versilia, per garantire un numero maggiore di servizi e di più alta qualità, specie per il turismo italiano e straniero, vero e proprio motore dell’economia versiliese, ma anche per dare omogeneità in moltissimi ambiti che vanno dalla semplice segnaletica fino alle più importanti decisioni politiche.

Questo è un auspicio anche di personalità illustri come Giovanni Pieraccini, che nel 2002 pubblica un articolo4 in cui esorta prima di tutto i cittadini dei

vari comuni a mettere da parte le rivendicazioni della diatriba tra Versilia Storica e Moderna, poi alla creazione di un comprensorio per affrontare meglio i problemi e per valorizzare il territorio nel suo complesso. E’ ben cosciente, però delle difficoltà e lui stesso dice che crede “poco anche al

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comune unico prospettato poiché è difficile annullare istituzioni storicamente consolidate come i comuni”.

Secondo Pieraccini, è anche naturale considerare la Versilia come un “unicum”, perché “così la videro e la cantarono i poeti, così la vissero gli artisti e gli intellettuali che vissero fra Torre del Lago e il Poveromo ed allacciarono fraterni legami”.

L’idea dell’unicità, sarebbe sicuramente un fattore molto positivo per un nuovo sviluppo turistico, altrimenti in leggero calo, ma bisogna prima di tutto eliminare questi ostacoli, per creare finalmente la coscienza comune che auspicava Pieraccini.

1.4.1. Il Carnevale: uno dei simboli di

Viareggio

Uno degli eventi che segnano il calendario di Viareggio e che riporta l’altissima stagione anche in pieno inverno è sicuramente il Carnevale.

Questo importantissimo e famosissimo evento eleva la città ad uno dei capoluoghi del settore durante il periodo del carnevale, essendo certamente la sfilata di maschere più grande del nostro paese, dopo quella di Venezia. La sua storia comincia nel 1873, in un clima di sviluppo prorompente e di grande iniziativa: infatti l’idea della sfilata partì da alcuni giovani che intendevano celebrare il periodo del carnevale, ossia tradizionalmente il periodo di festeggiamenti che precede la Quaresima, prima della Pasqua, con il proprio culmine il Martedì Grasso e il Giovedì Grasso.

Col tempo, la festa religiosa ha lasciato spazio a celebrazioni e festeggiamenti mondani, oltre a cibi e gastronomia tipica del periodo.

Proprio sulla scia di questi festeggiamenti, a Viareggio si cominciò a fare festa durante il periodo con delle sfilate in maschera, che anno dopo anno diventarono sempre più grandi.

Dagli anni Venti del Novecento, la musica diventò parte integrante della sfilata ed i carri allegorici diventarono di cartapesta ed in movimento.

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La cartapesta è un materiale composto da carta, acqua, gesso e colla, molto leggero e maneggevole, perfetto sia per creare facilmente strutture mastodontiche su calchi in argilla, sia per farle muovere sui carri durante la sfilata. Grazie al Carnevale, a

Viareggio si è creata una scuola di maestri nell’uso della cartapesta, tra le più importanti in Italia e nel Mondo. La sfilata stava diventando sempre più conosciuta e già si era spostata sul Viale a Mare dall’originaria Via Regia.

Ogni anno l’evento veniva pubblicizzato con manifesti sempre diversi; nel 1930, il protagonista indiscusso del manifesto fu Burlamacco.

Burlamacco è una figura vestita di rosso e di bianco, che corre festante con un cappello rosso ed un mantello nero ed in occasione di quel manifesto, cera accompagnato dalla figura di una bagnante, chiamata Ondina e vestita con il costume da bagno tipico dell’epoca.

Negli anni successivi, fino ad oggi, saranno due icone per il Carnevale e per Viareggio stessa, diventandone i simboli.

Burlamacco è una figura carica di simboli e di significati, già a partire dal nome, che richiama il canale Burlamacca, che taglia Viareggio passando accanto a Torre Matilde, fino ad arrivare al mare.

Nel disegno dell’artista futurista viareggino Uberto Bonetti, Burlamacco aveva un vestito tubolare che, insieme al passo di corsa che la maschera sta accennando, richiama lo stile futurista, abito rosso e bianco a rombi, colori tipici della spiaggia estiva animata dagli ombrelloni.

Ha, inoltre, un cappello di tipo “feluca” rosso, la faccia truccata da clown e un mantello nero, come per richiamare il colore dell’epoca fascista, che nel 1930 era in pieno corso di svolgimento.

Burlamacco prende chiaramente ispirazione dalle principali maschere della Commedia dell’Arte, come Balanzone e Arlecchino, con i tratti tipici degli anni

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Trenta e il richiamo alle due principali attività viareggine: il Carnevale e la stagione estiva.

Furono create anche altre “versioni” di Burlamacco, adattate alla moda delle epoche che si susseguivano nel

Novecento, come ad esempio quella Pop Art; di fatto, però, la figura di Burlamacco che resta più legata al Carnevale e che rappresenta il simbolo di Viareggio è quella originale degli anni Trenta, oggi rappresentata in una statua nel cuore della Passeggiata, all’altezza di Piazza Mazzini.

Lo spirito di sviluppo

prorompente del Carnevale venne interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale, che portò anche l’orrore dell’eccidio nella vicina Stazzema, ma riprese prontamente nel 1946.

Il primo passo verso il riconoscimento del Carnevale come evento non solo locale, ma anche nazionale e poi mondiale è la diretta che la Rai, azienda nata da pochissimo tempo, dedicò alla sfilata viareggina nel 1954.

Il binomio Carnevale-Rai, è stato molto fortunato a partire proprio da quell’anno fino ad oggi, perché la televisione di stato dedica tuttora molta attenzione alle celebrazioni viareggine. Negli anni Ottanta fu prima abbinata la Lotteria Nazionale alla sfilata dei carri, poi, nel biennio 1988-1989, l’evento fu trasmesso sul “Primo Canale” di sabato sera.

Ormai il Carnevale è un appuntamento molto importante e riconosciuto a livello mondiale e che, per questo, attira molti investimenti. Nel 2001, infatti, è stata inaugurata la “Cittadella del Carnevale”, vero e proprio quartiere sorto intorno al tema della sfilata.

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All’interno, la Cittadella si sviluppa su una piazza a forma ellittica, circondata dai moderni ed ampissimi hangar, visitabili tutto l’anno, dove i maestri della cartapesta creano le loro opere d’arte che sfileranno sulla Passeggiata. La Cittadella è uno spazio vivo per tutto l’anno, perché oltre, come detto, agli hangar visitabili, ha anche due musei a tema, quello della storia del Carnevale e quello delle opere d’arte di artisti contemporanei che hanno legami e riferimenti con la sfilata viareggina. Anche la stessa piazza centrale è un luogo dinamico, perfetto per concerti e spettacoli: infatti ospita l’ormai importante Festival Gaber, già citato premio musicale che si svolge durante l’estate.

Oggi, durante il periodo del Carnevale, la sfilata sulla passeggiata viene vista da migliaia di persone, tra le quali volti noti dello spettacolo, dello sport e della politica, che possono vedere le loro rappresentazioni e allegorie di cartapesta sui carri; per coloro che non possono vedere lo spettacolo direttamente a Viareggio, c’è la diretta televisiva che viene offerta ogni anno da RaiTre.

Per rendere l’idea di quanto il Carnevale sia un evento di livello elevatissimo, basta pensare che alle opere e alle allegorie hanno lavorato molti artisti e nomi importanti, come il pittore belga Folon, il Premio Nobel Dario Fo, che collaborò alla realizzazione di un carro, Sergio Staino ed altri pittori viareggini come Lorenzo Viani o Renato Santini.

Dire, però, che il Carnevale è solo la famosissima sfilata della Passeggiata non è veritiero, quanto è riduttivo.

Infatti durante il periodo carnevalesco non si hanno solo le maestose sfilate domenicali della Passeggiata, ma anche i veglioni, riedizione moderna delle veglie degli anni Venti dei ricchi nei locali alla moda e riproposte oggi come omaggio alla storia e gli eventi dei “Rioni”.

Questi ultimi sono organizzati nei cinque rioni della città, Torre del Lago, Darsena, Q.re Campo d’Aviazione, Croce Verde e Marco Polo e consistono in sfilate di carri amatoriali, maschere a piedi, stand fieristici e moltissime iniziative che vanno dai balli con musica da discoteca a bancarelle con prodotti tipici da degustare, principalmente a base di pesce.

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Ogni anno, ogni rione organizza i propri eventi, che si svolgono durante tutti i giorni del periodo di carnevale, prevalentemente la sera.

Da alcuni anni, data la grandissima quantità di turisti presenti in estate a Viareggio, viene proposta una sfilata del Carnevale anche “fuori stagione”, vale a dire intorno a Ferragosto. Questo per soddisfare la grandissima domanda di persone interessate a vedere l’evento che ha contribuito ad accrescere la fama di Viareggio e, sicuramente, uno degli spettacoli folkloristici più famosi del nostro paese.

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Capitolo 2

2.1. L’arrivo del turismo in Versilia

L’analisi della storia del territorio è importante per capire le dinamiche attraverso cui la Versilia ha esercitato una forte attrazione verso i turisti italiani e stranieri, con quali modalità, leve e tempistiche.

Come abbiamo visto, la riscoperta della Versilia è avvenuta intorno al 1700, dopo che fu bonificata la palude che aveva preso il sopravvento sulle terre dell’odierna Viareggio e dintorni. Non si deve dimenticare, però, che prima dell’impaludamento della Versilia, questa conobbe un primo sviluppo di ciò che può essere definito una “primordiale ospitalità”, quando i pellegrini davano vita ad un prototurismo percorrendo la Via Francigena.

Questa strada è stata molto importante per la Versilia, dato che proprio qui, a Camaiore, termina la tappa che parte da Lucca e parte quella successiva, che termina ad Avenza.

Quando i pellegrini cominciarono ad arrivare, nell’Ottocento, nascono molte locande e punti di ristoro lungo la via, che portano in Versilia l’idea dell’accoglienza, fino a quel momento sconosciuta, ma che nel futuro sarà determinante per lo sviluppo economico.

L’abbandono che colpì la Versilia segnò uno stop anche agli arrivi dei forestieri, eccezion fatta per gli unici borghi storici di Camaiore e Pietrasanta, quest’ultimo, anche per questo motivo considerato capoluogo della Versilia storica.

Le cose cambiano molto dopo la bonifica settecentesca, dato che cresceranno e prenderanno sempre più importanza i centri di Forte dei Marmi e Viareggio.

Il primo, grazie al commercio del marmo, uno dei più rinomati e ricercati materiali da costruzione del periodo, estratto nelle vicine Alpi Apuane e che a Forte veniva imbarcato sulle navi, grazie al pontile.

Il secondo centro, Viareggio, acquistò importanza, come già visto, grazie al crescente interesse della città di Lucca per lo sbocco al mare, che fu voluto

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