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Sviluppo ed evoluzione del turismo a Viareggio nel Novecento

“Viareggio: in te sono nato, in te spero morire”

Suona come una dichiarazione d’amore vera e propria per la sua città, questo verso del poeta Mario Tobino, usato anche come “slogan” dagli altri affezionatissimi cittadini, che hanno riportato queste parole con una gigantesca scritta su molo della Darsena.

Viareggio, però, storicamente non è stata amata solo da chi ci ha abitato, ma anche da chi la sceglieva per il proprio riposo e per la propria villeggiatura.

Infatti, già subito dopo la bonifica della palude e la sconfitta della malaria, molte benestanti famiglie lucchesi scelsero Viareggio come luogo di villeggiatura, costruendo sul posto i loro palazzi, che venivano sfruttati nel periodo di quaresima. Così riporta Cesare Sardi in “Viareggio dal 1740 al 1820”, dopo aver elencato una lunga serie di famiglie lucchesi che avevano costruito nella nascente cittadina sul litorale:

“Viareggio trasformata […] in un luogo di villeggiatura fu frequentata in modo speciale dai signori lucchesi nella stagione di quaresima. Il tempo era impiegato in partite di piacere e in lieto ricambio di visite coi villeggianti delle colline popolate di case e di oliveti e di gente allegra.”5

In seguito, tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ci fu un boom turistico dovuto all’apertura della ferrovia Firenze-Viareggio e le mode del periodo che spingevano tutti i benestanti verso le villeggiature estive vicino al mare; queste portarono un profondo cambiamento delle abitudini degli abitanti e della conformazione della futura città del Carnevale,

5 Comune di Viareggio, Assessorato alla Cultura, “Viareggio nelle Guide Illustrate”, a cura di Paolo Fornaciari, Pezzini Editore pag.30. Estratto di “Viareggio dal 1740 al 1820”, Cesare Sardi, Maria Pacini Fazzi Editore, 1972: “Nel Settecento, luogo di villeggiatura dei signori lucchesi in tempo di

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che si adeguò presto ad essere meta balneare, con gli stili tipici dell’epoca e le strutture più ricercate in quel periodo.

E’ opportuno precisare, che in questa fase il turismo, ancora non era di massa, né tantomeno globale, ma era molto elitario, prevalentemente balneare e veniva praticato a Viareggio ed in Versilia nelle stagioni calde. Era già stata quasi del tutto superata la moda dei bagni in acqua salata in inverno, che era diffusa nei mari del Nord Europa agli albori della pratica del turismo balneare e, ormai, anche i facoltosi aristocratici e ricchi borghesi che provenivano da paesi come Gran Bretagna, Francia, Germania ecc. avevano cominciato a sfruttare le più calde spiagge del Mediterraneo, in particolare quelle italiane, Liguria in primis, scendendo man mano sempre più a Sud. Non era del tutto passata questa moda, però. Ci sono testimonianze, come quella di G. Bianchedi che parlano di Viareggio come di una stazione balneare prevalentemente estiva, ma che “è pure indubitato che essa ha tutti i requisiti per essere dichiarata stazione climatica invernale” e che “come tale è abitata anche nei mesi più rigidi da una discreta colonia italiana e straniera”6.

Viareggio fu da subito apprezzata dai viaggiatori dell’epoca anche per la vicinanza a San Giuliano Terme, conosciuta allora come Bagni di Pisa, centro termale molto importante, famoso e riconosciuto. Fu apprezzata a tal punto da diventare ben presto una delle principali località costiere legate alla moda dei bagni di mare, al pari di Deauville, Nizza o Sanremo.

I primi stabilimenti balneari nacquero ad inizio del secolo scorso, con strutture lignee di una enorme grandiosità che in certi casi ricordavano addirittura l’Esposizione Universale che si tenne a Milano nel 1906.

E’ un esempio di questa imitazione la galleria del bagno Nettuno, progettata dall’architetto Gino Coppedè.

La “passeggiata” stava diventando un luogo cosmopolita e nel 1905 divenne il teatro del primo corso mascherato del Carnevale.

6 Comune di Viareggio, Assessorato alla Cultura, “Viareggio nelle Guide Illustrate”, a cura di Paolo Fornaciari, Pezzini Editore pag.64. Estratto di “A Viareggio e da Viareggio”, G. Bianchedi, Stab. Tipografico M.Martini Prato, 1921: “Viareggio stazione balneare di primissimo ordine”

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Quella “passeggiata” che vediamo oggi, però, è il risultato di una ricostruzione degli anni Venti, necessaria dopo l’incendio del 17 ottobre 1917 che distrusse gran parte delle strutture e rischiò di spazzare via tutte le speranze dei viareggini insieme alla guerra in atto in quegli anni.

I cittadini, però, non si persero d’animo e la “passeggiata” fu ricostruita. Le nuove strutture che sono sorte prendessero spunto dal nuovo stile modernista, oltre che al più consolidato Liberty, creando un misto di stili molto affascinante.

Si puntò per tutto il primo trentennio del Novecento alla costruzione di un imponente lungomare che ricordasse la Promenade des Anglais di Nizza, che unisse Viareggio a Forte dei Marmi e Marina di Massa, passando vicino alle ville dei personaggi dello spettacolo e dell’arte che stavano sorgendo a Lido di Camaiore e a Marina di Pietrasanta.

Gli edifici costruiti su questi nuovi viali erano quelli che servivano alle esigenze dei turisti balneari di un tempo, molto diverse da quelle che conosciamo noi.

Intanto la vacanza era concepita come un qualcosa di utile alla salute della persona, oltre che per il riposo ed infatti, si cercavano e si frequentavano centri termali, abbinati ai bagni di mare, ritenuti ottimi per la salute.

Per quanto riguarda le strutture che nascevano nel periodo per far fronte al nascente turismo, gli alberghi non erano moltissimi, ma quelli che sorsero all’epoca erano molto lussuosi e di grande stile, adatti alle richieste di un turista con grande capacità di spesa e molto esigente. Erano i tipici Grand Hotel, con dei canoni di costruzione e delle soluzioni architettoniche simili tra loro, come ad esempio la scalinata interna, lo stile Liberty caratteristico del periodo e una particolare attenzione nella formazione dei lavoratori.

Parallelamente alle strutture alberghiere, nei primi anni del Novecento sorgevano nuovi luoghi e attrezzature di diverse tipologie, che cambiavano a seconda della località, come musei, teatri, centri sportivi o case da gioco. In particolare a Viareggio il Casinò, era sorto già a metà Ottocento, sulla scia di un gusto per il gioco d’azzardo già molto sviluppato anche nel passato, che ad inizio del secolo scorso, diventò virale.

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Però questo non era un Casinò come tutti gli altri che conosciamo, sul modello di Montecarlo o Saint Vincent, perché non aveva un edificio adibito al gioco, ma era adibita ai giochi solo una parte del palazzo Ferrante Cittadella, in Via Regia, struttura compresa nel progetto del 1822 del parco di Villa Borbone, voluto dalla Duchessa di Lucca Maria Luisa, ma poi ceduta alla comunità di Viareggio dal Duca Carlo Ludovico nel 1834.

Questa “sala di gioco” era aperta soltanto nel periodo estivo e del Carnevale, quando erano legali“i giochi non proibiti dalla legge”, come recitava il regolamento del “Casinò nella Città di Viareggio”, del 2 Luglio 1834.

In pratica, il gioco d’azzardo era ancora considerato illegale, ma veniva comunque praticato sottobanco in maniera molto frequente e si contavano numerose bische dove, secondo voci popolari, circolavano anche droga e prostituzione.

Data la situazione, la crescente tendenza mondiale alla legalizzazione del gioco d’azzardo e al consenso della popolazione, nel primo dopoguerra la pubblica amministrazione si vide costretta a deliberare una legge che lo liberalizzasse e lo disciplinasse, proprio come accadeva in Francia, Germania e Svizzera.

Come riporta il quotidiano “Il Tirreno” in un proprio articolo del 20147:

“Il Regio Decreto n. 636 del 27.4.1924, disponeva che nelle città, riconosciute stazioni climatiche, balneari o termali da almeno 10 anni e che non si trovassero vicine a centri con popolazione superiore ai 200 mila abitanti, fosse consentita l'apertura di case da gioco. Per l'istituzione era necessaria l'autorizzazione del Consiglio Comunale, votata da almeno due terzi dei suoi membri, che riconosceva la convenienza e l'opportunità di eventuali case da gioco”.

Viareggio si allineò al Regio Decreto e approvò l’apertura della casa da gioco. La sede doveva essere nella zona a mare della città, in quanto il Casinò era visto come un incentivo molto forte al turismo che aveva numeri sempre crescenti. Inoltre, fu prevista la destinazione dei proventi dei giochi

7 Paolo Fornaciari, “Quando Viareggio iniziò a giocare al Casinò”, Il Tirreno, 02/07/2014

http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2014/07/02/news/quando-viareggio-inizio-a-giocare-al- casino-1.9528045

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all’abbellimento e alla cura della città, oltre all’assistenza e alla beneficenza dei poveri, degli orfani di guerra e dell’ospedale.

Fu scelto di allestirlo nel Kursaal, struttura di inizio Novecento nata per esigenze turistiche, imitando gli edifici che sorgevano nel secolo precedente nel Nord Europa per accogliere i viaggiatori che facevano vacanze invernali per i bagni in acqua salata.

Originariamente il Kursaal era anche a Viareggio un edificio adibito alla villeggiatura, con teatri, sale da ballo e da pattinaggio, eleganti caffè, gelaterie, sale da thè e ristoranti, oltre che lussuosi negozi, costruito in stile Liberty dall’architetto milanese Bongi.

Chi frequentava il Casinò non era la popolazione viareggina meno abbiente, generalmente impegnata nel settore della cantieristica navale, ma solo i facoltosi turisti che si riversavano sulle coste lucchesi e l’élite versiliese, dalla quale emersero i già citati giovani che, quasi per diletto, crearono il Carnevale.

Il Kursaal poteva diventare il Casinò di Viareggio, ma fu la burocrazia a fermare i progetti. Infatti, paradossalmente, a Viareggio mancava il riconoscimento ufficiale di centro balneare con almeno dieci anni di attività, previsto dal Regio Decreto del 1924.

Per un paio di anni, l’amministrazione, facendosi forte dei numerosi stabilimenti balneari aperti, della forte vocazione turistica, delle strutture alberghiere e ricreative presenti sul territorio, provò ad ottenere l’autorizzazione all’apertura del Casinò.

Nonostante gli sforzi, il Kursaal riuscì solo ad avere autorizzazioni temporanee per il gioco d’azzardo, senza mai trasformarsi in un vero e proprio Casinò.

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Un duro colpo fu subito da Viareggio nel 1937, quando la Questura di Lucca ispezionò l’antico circolo ricreativo del Palazzo Ferrante Cittadella di Via Regia, trovando gioco d’azzardo illegale in una vera e propria bisca.

Il circolo fu immediatamente chiuso, poi la guerra fece il resto: la moda dei giochi d’azzardo passò, si smise di parlare del Casinò a Viareggio ed il Kursaal diventò un hotel, oggi trasformatosi in uffici e appartamenti privati. Così, sebbene Viareggio abbia posseduto storicamente tutti i canoni classici della destinazione turistica precedente il turismo di massa, vale a dire i Grand Hotel, la vicinanza ad un centro termale, il Kursaal e, nel bene o nel male, il Casinò, oggi conserva solo poche testimonianze riguardanti alcuni edifici, dato che sono rimasti aperti per troppo poco tempo oppure hanno vissuto nell’illegalità.

Nonostante questo, i giochi d’azzardo, le lussuose strutture alberghiere e adibite al diletto dei viaggiatori, hanno contribuito a creare un’immagine tuttora attuale della città e di tutta la Versilia come luogo di vacanza esclusivo.

La città di Viareggio ha, però, rischiato di perdere queste sue caratteristiche di località balneare elegante e raffinata nel corso del Novecento, quando a volte si è costruito in maniera incontrollata ricorrendo ad una cementificazione eccessiva, con lo scopo di incrementare le attività ricettive. Questo serviva per massimizzare i proventi di una attività come quella turistica che a Viareggio era ormai molto sviluppata, ma fortemente stagionale.

L’impronta Liberty della città, però, non è mai stata persa e l’eleganza e la qualità delle costruzioni del Viale a Mare ha attirato da subito molti personaggi dell’arte o dello spettacolo per le loro villeggiature o per veri e propri trasferimenti.

Tenendo presente che nella seconda metà del Novecento vi fu il boom economico che aumentò il benessere della popolazione italiana, va considerata la grande espansione del numero di persone intenzionate a spostarsi per motivi di vacanza. Inoltre, l’avvento di nuove tecnologie rese più facile la vita e la televisione creò nuovi simboli nell’immaginario collettivo. Il

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nascente turismo di massa, dunque, si spingeva anche dove si potevano incontrare queste persone e questi “miti” della televisione, come Viareggio e la Versilia.

Anche oggi, da molti turisti, vengono ricercati personaggi del cinema, della televisione e dello sport durante le proprie vacanze, in quella pratica che oggi è denominata “vip watching”, della quale Viareggio e Forte dei Marmi sono state, specie negli anni di massimo splendore, tra le “capitali” mondiali. Oggi, complici anche cambiamenti di mode e di usi dei personaggi famosi e non solo, queste città stanno perdendo il primato loro primato in questa particolare tipologia di turismo, Viareggio in particolare.

Un motivo per il quale la città di Viareggio ha mantenuto la sua posizione tra le più importanti mete balneari di tutto il Novecento è anche la vicinanza alle grandi città come Pisa, Lucca, Pistoia e Firenze.

E’ opportuno precisare che le abitudini dei turisti di massa di metà Novecento, erano molto diverse da quelle degli anni alla fine del secolo scorso, dei primi Duemila e dei giorni nostri. Intanto, negli anni Sessanta e Settanta la durata della vacanza era molto più estesa di quella che viene prediletta oggi: infatti le famiglie si spostavano anche per uno o due mesi dalla propria casa in città, cosa che già dagli anni Ottanta e Novanta non veniva più messa in atto. Ulteriore accorciamento del periodo di soggiorno si è avuto ad inizio del nuovo millennio, quando si è diffusa la moda delle vacanze sempre più brevi, fenomeno accentuato dal 2008 in avanti, quando la permanenza media si è abbassata notevolmente a causa della crisi economica. Nel 2014, infatti, la permanenza media dei clienti italiani negli esercizi ricettivi del comune di Viareggio è stata di 4.6 notti a persona, mentre per i clienti stranieri di 4.3 notti a persona, secondo i dati dell’Ufficio Regionale di Statistica della Regione Toscana8. E’ sicuramente vero che i

dati annuali sono influenzati anche dai periodi di bassa e bassissima stagione nei quali gli hotel di Viareggio sono frequentati prevalentemente da clientela business, che generalmente fa soggiorni brevi, ma evidenziano

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comunque un trend che illustra come il periodo di vacanza medio sia addirittura inferiore ai sette giorni, scelta ormai praticata a livello mondiale. La differenza con il passato è evidente, quando le persone si trattenevano per periodi molto più lunghi: il motivo per cui lo facevano era che la donna casalinga, i figli e qualche volta anche altri parenti, si trasferivano al mare, trascorrendo una vera e propria villeggiatura, mentre l’uomo della famiglia rientrava nella città nei giorni feriali, per andare a lavorare, scendendo al mare solo nel fine settimana.

E’ per questo che la vicinanza di Viareggio alle grandi città e gli ottimi collegamenti stradali e ferroviari dell’epoca, giocarono a favore della Versilia, per ovvie ragioni. Anche questo fattore contribuì all’affermazione di Viareggio dal punto di vista turistico nel secondo dopoguerra.

Viareggio fu ribattezzata “La Perla del Tirreno” e la sua immagine solare e festosa anche in inverno, grazie al Carnevale, ha attirato per tutto il secolo scorso turisti dalle provenienze più disparate sulla prestigiosa passeggiata Liberty dell’architetto Belluomini (tra gli atri).

Da alcuni anni, però, anche a causa della crisi economica, Viareggio mostra dei segni di grave decadenza. Girando per la città si vedono esempi come l’Hotel Excelsior, meraviglia Liberty che da anni versa in stato di abbandono e con struttura pericolante, proprio vicino allo stabilimento balneare “Principe di Piemonte”, ex centro congressi, oggi chiuso dopo il fallimento della partecipata che lo gestiva. Queste due strutture abbandonate contrastano con la bellezza del vicinissimo Grand Hotel Principe di Piemonte, l’albergo più lussuoso della città, che si staglia su Piazza Puccini, nella parte nord della Passeggiata e che ha avuto un destino più fortunato delle strutture vicine, dato che è stato rilevato e gestito da imprenditori oculati che hanno saputo valorizzarlo al meglio.

Per non parlare degli eventi, che stanno perdendo smalto, come il meeting di nuoto Mussi-Lombardi-Femiano, costretto a spostarsi a Massarosa nel 2015 a causa della dichiarata inagibilità della Piscina Comunale di Viareggio, o che stanno scomparendo anno dopo anno, come la Coppa Carnevale, torneo giovanile di calcio tra i più importanti al Mondo, con il patrocinio di CONI e

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FIFA; questa è in declino perché viene sempre più snobbata dai grandi club italiani e stranieri, che accusano gli organizzatori di far giocare i ragazzi dei loro settori giovanili in campi non all’altezza, quasi impraticabili e con strutture vecchie. Il campo principale è, ovviamente, il Torquato Bresciani, cosiddetto “Stadio dei Pini”, gestito dal Comune di Viareggio. Addirittura nel 2015 mancavano squadre come la Juventus e la Lazio e la finale del torneo fu giocata all’Arena Garibaldi-Romeo Anconetani di Pisa, data l’inagibilità del campo (evento già verificatosi nel 2011 quando si giocò la finale all’Armando Picchi di Livorno). Stessa sorte tocca al Festival Gaber, nato nel 2006 come un evento quasi totalmente viareggino, ma al quale stanno aderendo i comuni di molte città toscane, portando via gli eventi dalla Versilia.

Riccardo Staglianò, giornalista di “Repubblica” ha portato alla ribalta il problema di Viareggio con un

articolo sull’inserto settimanale “Il Venerdì” del suddetto quotidiano9,

analizzando le gestioni passate e i dissesti economici di oggi, parallelamente al disagio che si vede dilagare in città giorno dopo giorno.

L’articolo, così come la cittadinanza, ripone fiducia nell’operato del nuovo sindaco Giorgio Del Ghingaro, eletto nel giugno 2015, che promette di

rompere con il passato e di portare fuori Viareggio dal dissesto entro cinque anni. Di certo c’è che la nuova amministrazione è riuscita a riattivare numerose fontane in tutto il territorio cittadino, in disuso da lungo tempo, che, quantomeno, è un primo piccolo passo verso il rilancio dell’immagine della città, sicuramente importantissimo per il turismo.

9 “Viareggio fa i conti col profondo rosso”, Riccardo Staglianò, “Il Venerdì”, Repubblica 11/12/2015 Figura 9 - L'Hotel Excelsior, abbandonato da alcuni anni

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Altro fattore positivo per il turismo è la Bandiera Blu, riconoscimento che Viareggio si aggiudica dal 1997 fino ad oggi, per la qualità delle acque, della costa e dei servizi di sicurezza in spiaggia.

Ci sono, però, allo stesso tempo, diverse minacce che rischiano di portare via parte della clientela alla città di Viareggio, come la concorrenza nazionale ed internazionale. Come si sa, il turismo balneare è altamente sostituibile, dato che viene offerto su tutto il tratto costiero nazionale ed internazionale. Se vengono meno i caratteri di esclusività che venivano riconosciuti alla Versilia e a Viareggio, senza che i prezzi si adeguino verso il basso, c’è il rischio di perdere quote importanti di mercato a vantaggio di altre destinazioni italiane o estere, con bellezze naturalistiche di pari livello, ma molto più economiche (caso più famoso è quello della Croazia).

Per evitare che questo accada, si potrebbe aumentare la collaborazione tra le amministrazioni locali e con gli imprenditori, al fine di analizzare in modo preciso la domanda degli ultimi anni e puntare a promuovere il territorio con un marketing adeguato, anche a livello internazionale, meno dispendioso possibile e che scelga canali di vendita quanto più efficaci. Tutto ciò, offrendo soluzioni sempre più care al turista balneare moderno, che cerca comfort diversi dagli anni passati e tecnologie all’avanguardia, come Wi-Fi efficiente, collegamenti rapidi e massima cura nel servizio; inoltre cercando di adeguare sempre di più l’offerta ad una domanda di turismo sportivo e ambientale, che permettano di attirare persone sul territorio e congressuale, in modo da limare la stagionalità altissima della Versilia, che crea difficoltà di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti dato dalla differenza evidente della pressione antropica tra alta e bassa stagione.

Per fotografare con più precisione la situazione di Viareggio di oggi, si può fare una analisi SWOT (Strengths, Weaknesses, Opportunities e Threats) che dà una immediata visione di quale sia al momento la condizione di Viareggio dal punto di vista turistico.

46 Tabella 2 - Analisi SWOT Viareggio

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Capitolo 3

3.1. Statistiche del movimento turistico