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La questione dello stabilimento balneare Principe di Piemonte

Grafico 22 Andamento presenze mese per mese, Viareggio 2011

4.4. La questione dello stabilimento balneare Principe di Piemonte

Analizzata la storia e la moderna struttura dell’hotel Principe di Piemonte, è opportuno approfondire la storia meno fortunata che ha avuto lo stabilimento balneare omonimo, proprio di fronte all’hotel, ultimo edificio a nord lungo la riva della passeggiata lungomare di Viareggio.

Come già accennato in precedenza, l’edificio nacque nel 1938 con il nome “Select”, esattamente come l’albergo ed entrambe le strutture, nello stesso anno, presero il nome che le ha accompagnate fino ad oggi, su richiesta del Ministero della Cultura Popolare.

La costruzione fu voluta, come nel caso dell’hotel, dal Conte De Micheli, che ottenne i diritti su circa tremiladuecento metri quadrati di arenile dal Comune di Viareggio, sulla zona immediatamente adiacente al lido e circa millecinquecento dal demanio marittimo. Ovviamente l’area demaniale sarebbe servita come spazio per i bagnanti, mentre gli altri tremiladuecento metri quadrati ottenuti dal comune servivano per la costruzione dello stabilimento, già dai progetti molto grande e imponente.

Venne commissionato all’ingegner Aldo Castelfranco, che, seguendo il gusto dell’epoca, non scelse uno stile Liberty simile a quello dell’albergo, ma adottò linee semplici e un metodo costruttivo comune nell’epoca fascista, che esaltava la grandezza dell’edificio, limitando l’impatto visivo.

I primi anni di vita dello stabilimento furono sereni: infatti fu accolto molto bene dalla popolazione viareggina, ad eccezione di alcune voci fuori dal coro, come quella di Leonida Repaci riportata in precedenza.

102 Figura 17 - Lo stabilimento balneare e centro congressi Principe di Piemonte

Il bar, la sala da thè, la sala da ballo e il cinema-teatro ospitati all’interno dell’edificio, funzionarono bene sin dall’apertura, andando ad arricchire l’offerta strettamente balneare e quella dell’albergo.

Per un breve periodo di tempo, all’interno dello stabilimento fu ospitato anche il Casinò di Viareggio.

Nel tempo, all’interno è stato aperto anche un ristorante, il “Principino”, ma soprattutto lo stabilimento è diventato un punto di riferimento molto importante per la città quando è stato allestito al suo interno il centro congressi.

A Viareggio, però, i titolari degli stabilimenti balneari e il Comune hanno avuto molti periodi di tensione riguardanti le concessioni degli arenili e questo problema colpì anche il Principe di Piemonte ed il Conte De Micheli.

In seguito ad alcuni contrasti sui pagamenti della concessione comunale (quella per il terreno sulla quale era costruito lo stabilimento), in particolare dal 1955 in avanti, dovuti anche a rivalutazioni verso l’alto dei canoni nel dopoguerra, il Conte De Micheli fu costretto a cedere la proprietà dello stabilimento che aveva fortemente voluto.

Questo accadde quando il Comune di Viareggio, nell’anno 1977, decise di riappropriarsi del proprio tratto di arenile dato in concessione al Principe di

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Piemonte, attuando la delibera numero 3 del 12 gennaio 197141, il cui

oggetto recitava:

“Rinnovo per l’anno 1971 degli atti di concessione arenile e delle pinete – Anticipazione della spesa”

Sostanzialmente, la delibera disciplinava il rinnovo delle concessioni scadute il 31 dicembre 1970, stabilendo la “rinnovazione” ai concessionari i quali non avessero comunicato la loro disdetta entro il 31 ottobre 1970, ovvero due mesi prima della scadenza. Alla cifra dovuta per era aggiunta una ulteriore somma pari a Lire 789.980 che, tenendo conto del valore del denaro di quell’epoca, sarebbero paragonabili a circa seimilaottocento Euro di oggi (valutazione stimata da “Il Sole 24 Ore”)42, per il rinnovo della concessione

per l’anno 1971. L’importo in più era solo per le spese riguardanti le regolarizzazioni degli atti e le registrazioni. Vero che la delibera prevedeva che questa somma fosse restituita “all’atto della regolarizzazione delle concessioni”, ma comportava un costo ulteriore, che molti concessionari trovarono difficoltà a supportare.

Il Comune di Viareggio decise di far cessare la concessione dell’arenile del Principe di Piemonte con una nuova delibera, la 485 del 25 settembre 1972, che ufficializzò la decisione di espropriare il Conte De Micheli della propria parte di territorio a causa dei mancati pagamenti.

Le prime testimonianze sulla cronaca locale iniziarono un sabato, il 23 aprile del 1977, quando fu pubblicato un dettagliato articolo sul giornale Il Telegrafo che illustrava la situazione dello stabilimento43.

Qui, l’allora sindaco Barsacchi palesò la propria volontà di muoversi nell’interesse della comunità viareggina, ma dimostrò una ferma motivazione nell’interrompere la concessione. L’intenzione era quella di adibire la struttura ad una sede di interesse pubblico: si auspicava la realizzazione al suo interno del teatro comunale, di un “centro per le arti”, di una sede ufficiale per

41 Appendice 2

42 http://www.infodata.ilsole24ore.com/2015/04/14/se-potessi-avere-calcola-il-potere-dacquisto-in- lire-ed-euro-con-la-macchina-del-tempo/?refresh_ce=1

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il Carnevale (la Cittadella sarebbe nata solo nel 2001) e di un centro congressi.

Si voleva inoltre ottenere dal demanio marittimo la concessione del lido, per non perdere l’attività primaria della struttura, cioè quella dello stabilimento balneare; questo punto era piuttosto complesso e nel tempo il cammino verso questo obiettivo risulterà difficile a causa delle resistenze del De Micheli.

Procedendo, però, con ordine, il primo passo dopo la delibera comunale si ebbe con l’atto che segnò il passaggio ufficiale dell’arenile (e della struttura dello stabilimento) al Comune: il 28 aprile 1977, Il Telegrafo44 riportò la

notizia che in quella stessa giornata, alle ore 10, il sindaco avrebbe eseguito l’ordine del 30 marzo dello stesso anno, forte del mandato del Consiglio Comunale e della delibera del Consiglio di Stato (che l’anno prima aveva respinto il ricorso di De Micheli contro la delibera comunale 485 del 25 settembre 1972 che imponeva la disdetta della concessione).

L’ingiunzione iniziale al Conte De Micheli, la cui concessione era già scaduta da circa tre anni, sarebbe stata quella di demolire lo stabilimento, ma dato che non era stata messa in atto, il sindaco, in quel giorno di primavera, avrebbe preso possesso dello stabilimento e dell’arenile, diviso ciò che era di competenza comunale da ciò che era di proprietà del Demanio Marittimo (cioè statale) ed inventariato i beni all’interno dello stabile.

Lo stesso giornale, il giorno successivo45, riportò la cronaca di quanto

accadde quel giorno, con una nuova idea: quella di aprire all’interno dello stabilimento un ufficio comunale adibito proprio alle concessioni.

Si raccontò nell’articolo che all’orario prestabilito, il sindaco insieme ai vigili urbani fece il suo ingresso all’interno della struttura, dove lo attendeva il comandante della Capitaneria di Porto, responsabile per la parte demaniale. Fece scalpore già da subito l’assenza del proprietario e concessionario Conte De Micheli, mentre erano presenti i gestori, che non ostacolarono le procedure e che avrebbero, in seguito, continuato le loro attività.

44 “Presa di possesso stamani al Principe”, Il Telegrafo, 28/04/1977

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In circa tre ore lo stabilimento diventò, senza particolari intoppi, di proprietà comunale. E lo sarebbe restato fino ai giorni nostri.

Ben presto l’area dello stabilimento diventò interamente di dominio comunale, perché l’allora Ministro della Marina Mercantile Ruffini, manifestò la volontà di dare in concessione al sindaco Barsacchi la parte demaniale della struttura del Principe di Piemonte.

Lo fece il 24 maggio 1977, incentivando e sollecitando all’acquisizione dell’area demaniale, per permettere l’agibilità per la stagione estiva alle porte.

Ci fu addirittura una interrogazione parlamentare dell’Onorevole Silvano Labriola che sollecitava il Comune ad entrare in possesso anche della spiaggia, fondamentale per l‘attività primaria dello stabilimento46.

L’articolo de Il Telegrafo del 27 maggio 197747, pose anche il problema della

gestione dello stabilimento, che poteva rimanere ai precedenti gestori nonostante una teorica impossibilità di delegare la gestione a terzi, a causa dell’imminente stagione balneare.

I grossi problemi burocratici legati al passaggio di proprietà del lido, oltre a quelli appena citati di gestione, fecero paventare un difficile scenario: quello della chiusura dello stabilimento per l’estate 1977.

Sui quotidiani48 si riportava che la Capitaneria di Porto, che faceva le veci del

ministero, avrebbe consegnato il territorio demaniale (vale a dire l’area prospiciente allo stabilimento) solo il 6 giugno, con la presenza di De Micheli, ancora titolare della concessione dell’area demaniale. In caso di assenza del concessionario “uscente”, la procedura si sarebbe complicata, facendo slittare la consegna e provocando la chiusura dello stabilimento.

Il Comune di Viareggio voleva, chiaramente evitare tutto questo, per non creare un danno economico e di immagine alla città e per risolvere il problema della gestione, che, se tutto fosse andato per il meglio, sarebbe rimasta a chi la gestiva prima.

46 “Principe: al Comune anche la spiaggia”, Il Telegrafo, 08/05/1977 47 “Principe di Piemonte tutto del Comune”, Il Telegrafo, 27/05/1977 48 “Chiusura: sorte del Principe?”, Il Telegrafo, 29/05/1977

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La vicenda si stava complicando e l’8 giugno fu apostrofato come il “Big day”49 per lo stabilimento, dopo che la Capitaneria di Porto aveva ritardato di

due giorni le comunicazioni in merito.

Si attendeva l’esito del ricorso di De Micheli al TAR della Toscana, che arrivò proprio l’8 giugno: questo fu respinto e il Comune di Viareggio fu nominato “concessionario 1977”50.

La stagione balneare poteva dirsi salva: il comune era diventato concessionario dell’area demaniale dello stabilimento e aveva affidato la gestione della struttura alle stesse persone della precedente proprietà De Micheli.

Alla fine della stagione balneare, precisamente l’11 settembre, sui quotidiani si tornò a parlare del Principe di Piemonte51.

La notizia era quella di un procedimento penale nei confronti dei De Micheli a seguito di una denuncia della Capitaneria di Porto, che accusava i precedenti concessionari di aver continuato ad occupare i territori demaniali, impedendo il ritorno allo stato della proprietà dei beni e la legittima gestione al Comune di Viareggio, contravvenendo agli articoli 46, 47 e 1164 del Codice della Navigazione. Per questo procedimento il Comune si sarebbe costituito parte civile.

Questa presunta violazione dei De Micheli si ebbe perché effettivamente non fu revocata la concessione demaniale da parte della Questura di Lucca, sebbene la parte di arenile fosse gestita dal comune per evitare la chiusura per la stagione estiva.

Una esortazione alla revoca da parte della Questura di Lucca (che ne avrebbe avuto pieno diritto, dato che mancavano i requisiti per la continuazione) arrivò alla fine di settembre, da una interrogazione dei senatori Bonazzi e Cossutta, come riporta il Tirreno52.

A quel punto, sottolineano i senatori, non ci sarebbe stato nessun problema di tempo e nessuna minaccia di chiusura, dato che la stagione era ormai

49 “8 giugno: Big day per il Principe”, Il Telegrafo, 08/06/1977

50 “Il TAR respinge i ricorsi: La concessione è comunale”, Il telegrafo, 09/06/1977 51 “Causa penale al Principe”, Il Tirreno, 11/09/1977

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conclusa e che i necessari tempi tecnici di chiusura dello stabilimento non avrebbero recato danni.

Così dopo diverse vicissitudini, si realizzò il travagliato passaggio dalla proprietà De Micheli a quella comunale di tutto il complesso, sia quello costruito sull’arenile comunale, che il lido demaniale. Il comune, così, ricavò all’interno dello stabilimento il Centro Congressi necessario alla città di Viareggio, oltre a proseguire nell’attività balneare.

Questo risultò un successo per la struttura e per la comunità viareggina, tanto che nel tempo, lo stabilimento balneare Principe di Piemonte fu identificato dai cittadini come “il Centro Congressi”, non con la funzione primaria con cui era nato l’edificio, ovvero quella di ospitare bagnanti.

Non solo. La gestione della sala meeting fu in seguito affidata alla Centro Congressi SRL, società a partecipazione comunale che si occupò dell’edificio dello stabilimento.

L’attività procedette per alcuni anni, fino a quando negli anni Novanta non si presentarono alcuni nuovi problemi, non solo per lo stabilimento: infatti l’hotel, la proprietà del quale, nel frattempo, era passata alla famiglia Lebole, fu al centro di voci che lo volevano in vendita per cifre altissime, sebbene la qualità della struttura e dell’offerta fossero in declino.

Il Tirreno53, all’inizio del 1993, parlò di una richiesta di circa 20-25 miliardi di

Lire per l’acquisizione dell’hotel, cifra esorbitante per una struttura che aveva alti costi di gestione, date le dimensioni e altissimi cosi di manutenzione, data l’antichità dell’edificio ed il fatto che i restauri e gli aggiornamenti tecnologici mancavano da tempo.

Durante a stagione estiva 1992, infatti, il Principe di Piemonte passò da 4 a 3 stelle, dato che mancava un requisito fondamentale per un grande albergo dell’epoca: l’aria condizionata.

La cifra così alta richiesta per la vendita, però, era giustificata dal fatto che alcune voci dicevano che l’albergo sarebbe potuto diventare un residence, o che si sarebbero potuti ricavare all’interno dei mini appartamenti.

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Per queste idee c’erano dei vincoli importanti e difficili da aggirare, posti dalla Soprintendenza ai Monumenti di Pisa, posto che il Comune di Viareggio in primis concedesse lo svincolo alberghiero.

Oltre a questi problemi legati all’albergo, sorsero diverse difficoltà che riguardavano il Centro Congressi. Il Comune di Viareggio era ancora in causa con gli eredi del Conte De Micheli per un risarcimento che l’ex concessionario aveva richiesto.

I giornali parlarono di una sentenza a favore del Comune54, che non avrebbe

dovuto pagare nulla a De Micheli e che aveva agito legittimamente nel processo di presa di possesso dello stabilimento.

Si poteva, così, procedere con i lavori di manutenzione, necessari perché anche la struttura del Centro Congressi, come quella dell’hotel, stava perdendo smalto con gli anni ed era stata addirittura dichiarata inagibile dal 1992.

Le proposte al Comune per l’acquisizione dello stabilimento non sono mai mancate e continuavano ad arrivare anche all’inizio degli anni Novanta. Un progetto tra gli altri fu quello di Sergio Bernardini55, ex padrone della

celebre discoteca Bussola, personaggio pieno di idee, molto conosciuto in Versilia, che voleva valorizzare la struttura per poi restituirla al Comune. Bernardini, che aveva già gestito lo stabilimento insieme a De Micheli, guidava una cordata di finanziatori, tra i quali c’era anche Cesare Maldini, all’epoca allenatore della Nazionale Italiana di calcio, con i figli Piercesare e Paolo.

La cordata voleva non solo la proprietà, ma anche la gestione di tutto il Centro Congressi, dello stabilimento balneare, del teatro e del ristorante “Il Principino”.

La proposta entrava in concorrenza con quella presentata dal patron dell’hotel Regina e già presidente della società Centro Congressi, Guglielmo Cordoni, ma, per il momento, il Comune non voleva privarsi della proprietà

54 “Ha vinto il Comune”, Ilaria Bonuccelli, Il Tirreno, 02/03/1993

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dell’immobile, mantenendolo parte di una società partecipata56, anche se le

proposte che arrivavano, venivano valutate.

La posta in gioco era alta, perché si stava parlando di uno dei più importanti centri congressuali a livello nazionale, precisamente il sesto, con cinquantamila presenze nel 199157.

I congressi, dunque, erano molto importanti e ricchi di partecipanti. Erano prevalentemente bancari e medici ed erano già considerati all’epoca un importante veicolo di destagionalizzazione. Per questo era importante recuperare le strutture dopo la dichiarazione di inagibilità e la gestione si dava un anno di tempo per far ritornare il Centro Congressi Principe di Piemonte ai succitati fasti del 199158.

La situazione, però, si faceva sempre più complicata: Guglielmo Cordoni, a giugno del 199359 si dimise dalla presidenza della società Centro Congressi

(che ora gestiva anche l’attività balneare e il bar), mentre erano in atto i lavori di demolizione di alcune parti abusive costruite negli anni Settanta e di ristrutturazione delle parti più vecchie, al fine di recuperare l’agibilità per la imminente stagione balneare.

Il fascino della struttura era intatto, dato che anche se c’erano problemi di agibilità e altri di gestione, per la stagione estiva 1993 erano state confermate l’80% delle prenotazioni fatte registrare nel 1992.

Per quell’anno e in quelle situazioni critiche, durante la stagione balneare non emersero particolari, sebbene la struttura fosse ancora in condizioni di inagibilità; si tornò a parlare dello stabilimento balneare Principe di Piemonte a settembre, quando Il Tirreno pubblicò un breve trafiletto al Centro Congressi60, illustrando quelli che a quel punto erano i partecipanti della

società che gestiva la struttura: nulla di nuovo, dato che erano ancora presenti il Comune di Viareggio (anche proprietario dell’immobile), APT, Provincia ed altri privati, tra cui gli hotel Royal, Excelsior, Principe di Piemonte e Palace di Viareggio, lo storico bar Galliano (che si trova proprio

56 “Il Centro Congressi resta (per ora) una società mista”, Ilaria Bonuccelli, Il Tirreno, 17/04/1993 57 “Il Principe si scopre il sesto centro in Italia”, Ilaria Bonuccelli, Il Tirreno, 27/04/1993

58 “Un anno per rimettere il Principe in regola”, Paolo Pezzini, Il Tirreno, 15/05/1993 59 “Cordoni si dimette”, Il Tirreno, 15/06/1993

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di fianco al Centro Congressi), Confesercenti e associazione di categoria degli albergatori. Niente da fare, al momento, per le offerte che erano pervenute in passato, come quella di Cordoni, che si era risolta in una bolla di sapone o quella ben più articolata della cordata Benvenuti-Maldini.

Pochi giorni dopo61, però, si parlò di una nuova idea per la gestione del

Centro Congressi, data la scadenza della concessione triennale che era stata affidata alla società a partecipazione mista, prevista per la primavera del 1994. Si trattava di una volontà di affidare la struttura a una gestione privata, che portasse finalmente il Centro Congressi al livello che gli spetta e lo rendesse moderno ed al passo coi tempi.

Su Il Tirreno, l’allora sindaco di Viareggio Andrea Palestini spiegò che sarebbero state valutate proposte di chiunque, anche della Centro Congressi SRL che gestiva in quel momento, per una ristrutturazione non invasiva, che avrebbe mantenuto le caratteristiche dello stabile. Soprattutto non si sarebbe dovuta spostare la sede, poiché il sindaco aveva identificato il Principe di Piemonte come quella ideale per un Centro Congressi, con grandi alberghi vicino, facilmente raggiungibile e con un buon panorama sul mare.

La società che gestiva lo stabilimento era più che mai determinata a mantenere la gestione della struttura e palesò la volontà sui quotidiani in ottobre62. Con l’auspicio che l’ente pubblico non uscisse dalla società, Luigi

Marcucci, socio del Centro Congressi, spiegò i progetti molto importanti che c’erano per la ristrutturazione, che prevedeva anche una avio-superficie. Ad inizio di ottobre si risolse in un nulla di fatto anche l’offerta di acquisto della cordata Bernardini-Maldini, mai tramontata definitivamente, anche se il Comune non voleva cedere. L’offerta tramontò per la morte dello stesso Sergio Bernardini.

Continuarono a uscire ipotesi e voci riguardanti lo stabilimento, ma nulla di concreto. Un’altra voce63 fu quella che voleva una società per azioni della

quale facessero parte tutti i comuni della Versilia, oltre a varie associazioni di

61 “Il Centro Congressi ai Privati”, Ilaria Bonuccelli, Il Tirreno, 12/09/1993 62 “I soci scoprono le carte: riapriremo il Principe”, Il Tirreno, 02/10/1993 63 “Il Centro Congressi apre alla Versilia”, Ilaria Bonuccelli, Il Tirreno, 31/10/1993

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categoria, che avrebbero garantito un capitale sociale molto più alto di quanto non sarebbe stato offerto da altre possibili gestioni.

Lo stesso sindaco di Viareggio Palestini, però, si dichiarò incerto sulla proposta, che era senza dubbio molto importante e ricca di soluzioni e iniziative, ma non era considerata concreta.

Tra trattative, accordi da trovare e moltissime ipotesi e cifre che si rincorrevano sui giornali, tra la Centro Congressi SRL ed il Comune di Viareggio, rimase una situazione molto delicata, che ha portato la struttura dello stabilimento balneare ad uno stato di degrado sempre più grave nei giorni nostri.

Nel frattempo la Centro Congressi SRL si è trasformata in una società per azioni, in modo da essere in una forma più aperta e dinamica e di avere un capitale maggiore.

Sullo stabilimento balneare, ricadde anche l’interesse della Finedil, socio maggioritario dell’hotel che aveva risollevato nel 2004 la caratura del Principe