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La difesa legale negli Stati Uniti e nel Regno Unito

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

Corso di laurea in Giurisprudenza

La difesa legale negli Stati Uniti e nel Regno Unito

Il Candidato

Il Relatore

Silvia Beghi

​ Paolo Passaglia

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Quando perdi il tempo sembra non passare mai,

quando vinci semplicemente vola.

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Indice

Introduzione

PARTE I - GLI STATI UNITI

1. Origine del diritto alla difesa legale nelle colonie americane e primo sviluppo del giusto processo

2. Difesa legale tra Sesto e Quattordicesimo Emendamento 2.1. Difesa legale oltre i ​capital cases ​in materia federale 2.2. L’approccio ​case by case​ in materia statale e successivo

sviluppo

3. La difesa legale nei casi di infrazione

3.1. Costi e crisi della difesa nei ​misdemeanors

3.2. Incremento e problemi delle conseguenze collaterali diverse dalla reclusione

4. Il diritto alla difesa legale durante l’interrogatorio della polizia 4.1. Il caso ​Escobedo v. Illinois

4.2. La ​McNabb-Mallory Rule 5. La rinuncia al diritto alla difesa

5.1. Quinto Emendamento e ​Miranda Warning 5.2. Sesto Emendamento e ​critical stages 6. La ​Offence Specific Rule

7. Difesa legale e ​critical stages 8. I doveri del difensore 9. Costi e benefici

10. La difesa legale nella giurisdizione civile

​ 11​. Civil Gideon​: il movimento dell’​American Bar Association​, degli Stati e le proposte legislative odierne

12. Lo stato di crisi del diritto alla difesa legale nelle corti statunitensi cinquant’anni dopo ​Gideon

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PARTE II - IL REGNO UNITO

1. Nascita e primo sviluppo della difesa legale nel Regno Unito 1.1. Il ​Prisoner’s Counsel Act

​ 2. Il patrocinio gratuito

3. Il ​Police and Criminal Evidence Act

​4. Il ​Code of Practice C 5. L’autodifesa in tribunale 6. Un caso particolare: la Scozia

7. La difesa legale nella giurisdizione civile

7.1. La riforma del 2013 ed i tagli alla spesa pubblica 8. L’applicazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei

diritti dell’uomo nel Regno Unito

9. Spunti conclusivi per una comparazione tra Stati Uniti e Regno Unito

Bibliografia Decisioni Sitografia

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Introduzione

Il presente lavoro ha come oggetto lo studio dello sviluppo della difesa legale negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Dall'introduzione del contesto storico, quale quello britannico, madre patria della ​common law​, e la realtà coloniale anglo-americana, precedente e successiva all'entrata in vigore della Costituzione, si analizza lo sviluppo dell'istituto della difesa legale, non privo, comunque, di ostacoli e problematiche.

Centrale nella trattazione è l'analisi dei più importanti casi che, negli Stati Uniti, hanno contribuito all'affermazione del diritto alla difesa nel panorama giurisdizionale. Giurisprudenza che si è dimostrata essere punto di riferimento, in numerose occasioni, anche nelle corti di vari paesi del ​Commonwealth​.

Si ripercorre l'estensione dell'applicazione di tale istituto dalla categoria dei reati gravi ​(felonies) a quella delle infrazioni (misdemeanors), si affronta la differenziazione tra Quinto e Sesto Emendamento e la necessità di assistenza nella fasi pre-processuali, tra le quali l'interrogatorio del sospettato alla stazione di polizia. Un'attenzione particolare è stata rivolta, inoltre, alla giurisdizione civile, tutt'oggi priva di un diritto alla difesa costituzionalmente garantito. Le importanti mancanze attuali risultano oggetto di numerosi interventi, purtroppo non risolutivi e che lasciano molti cittadini privi di una tutela efficace. Un'analisi parallela è stata effettuata per quanto riguarda il Regno Unito; dai primi istituti medievali all'applicazione del​Code of Practice C ​. Non si mancherà di riportare anche il recente caso scozzese con cui, solo nel 2010, si è concessa, a coloro che risultano sottoposti a custodia, la possibilità di consultare un legale ed, infine, l'applicazione dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nelle corti britanniche.

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Il lavoro di tesi si è basato su una vasta casistica e nell'analisi di riviste giuridiche provenienti da più università statunitensi. Un contributo rilevante deriva anche da numerosi articoli di importanti testate giornalistiche tra le quali ​“The New York Times” e ​“The Atlantic” ​. L'analisi dei testi è stata svolta comparando e traducendo gli aspetti fondamentali dalla lingua inglese, seppur riportando, dove necessario, citazioni in lingua originale, per non perdere il tono e le sfumature che solo un testo non tradotto riesce a comunicare.

L'obiettivo di questa tesi di laurea, dunque, è quello di fornire un'analisi completa dello sviluppo e dell'applicazione del diritto alla difesa legale nei due dei più importanti paesi di common law, anche per rimarcare i limiti di tali sistemi e le mancanze odierne, che necessitano quanto prima di un intervento, non solo giurisprudenziale ma anche legislativo.

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STATI UNITI

1. Origine del diritto alla difesa legale nelle colonie

americane e primo sviluppo del giusto processo

Il diritto alla difesa legale ​- right to counsel - negli Stati Uniti trova la sua fonte primaria nel VI Emendamento del ​Bill of Rights approvato nel 1789

e compresa all’interno della Costituzione Statunitense del 1787, ma la storia e l’origine di tale diritto risalgono ad un momento addirittura anteriore. Occorre infatti fare un passo indietro e guardare alle importazioni legislative che vennero poste in essere nelle prime tredici colonie dell’allora Impero Britannico. Siamo tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo quando i primi coloni inglesi portarono un sistema di giustizia criminale connotato dall’assenza del diritto alla difesa legale all’interno del processo, regola valida per ogni caso di reato grave definito ​“felony”. Tale categoria comprendeva l’omicidio doloso, omicidio colposo, furto, rapina, stupro e occultamento di reato ; mentre 1 erano esclusi i casi di tradimento. Ciò che rendeva peculiare il sistema inglese e che creò un’idea di contraddizione era invece la possibilità della presenza della difesa legale per i reati minori, i cosiddetti ​misdemeanors. A differenza di altri istituti di ​common law​, i coloni americani disattesero le previsioni normative inglesi e non imposero alcun divieto all’uso della difesa nei processi criminali, anche se all’epoca dei primi insediamenti tale diritto non era largamente diffuso. Ma perchè tale rifiuto? Molti studiosi ne hanno individuato la causa nella presenza sempre più costante della pubblica accusa all’interno del processo. Presenza che

1 Tomkovicz J.J. (2002) ​“The right to the assistance of counsel, a reference

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pesava sullo svantaggio dell’accusato a causa di uno sbilanciamento di poteri all’interno di quello che sarebbe dovuto essere un nascente contraddittorio. Un’altra possibile spiegazione può individuarsi nella struttura e nell’interdipendenza di ciascuna colonia, ossia nella necessità di mantenere una comunità stabile, funzionale ed armoniosa. Nella società coloniale il senso di comunità era estremamente sentito e provvedere ad una difesa legale che comportasse la possibilità di avere un avvocato dalla propria parte era vista come una forma di assicurazione sociale: la comunità poteva fidarsi del proprio sistema di giustizia e al ritorno della normalità e legalità una volta che il crimine era stato rimosso . Le leggi criminali erano rivolte alla protezione della2 comunità intesa sia come comunità religiosa sia come detentrice di determinati valori morali, per cui l’obiettivo del sistema criminale pre-rivoluzionario era di punire coloro che avevano infranto le norme di tale comunità . Senonchè anteriormente alla Rivoluzione pochi erano gli3 avvocati disponibili in quanto sparsi per i vari piccoli centri abitati, più possibilità risiedevano invece nei grandi agglomerati urbani destinati poi a divenire le metropoli dei giorni nostri. La maggior parte di questo, comunque esiguo, numero di avvocati non era formalmente preparata ed istruita in Inghilterra ma era una figura semi-professionale nata all’interno della realtà coloniale. Affermazione veritiera per la maggior parte dei tredici Stati esclusi, secondo gli storici , solo Massachusetts e4 Pennsylvania che vantavano già all’epoca anche di avvocati con una qualificazione riconosciuta. Nonostante ciò, in molte cause criminali

2 Pole J.R. (1993). ​Reflections on American Law and the American

Revolution ​(“La funzione principale nel sistema giudiziario coloniale era di punire e di controllare il crimine e mantenere armonia all’interno della comunità”), Omohundro Institute of Early American History. Vol. 50, N.1.

3 Appleman L. (2012). ​The Community Right to Counsel.​ Berkelay Law

Review

4 Thomas G.C. III (2005). ​Colonial Criminal Law and Procedure: The Royal

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l’accusato non aveva una effettiva difesa legale in giudizio. Studi mostrano che nella metà del 1700 - i dati raccolti si riferiscono precisamente al lasso di tempo intercorso tra il 1749 e il 1757 - solo il 54% degli accusati stava in giudizio con la presenza di un difensore . 5 Difensore che, come già anticipato, spesso non era formalmente qualificato ed istruito ma era semplicemente un membro della comunità locale informato sul caso, sull’accusato e che possedeva un determinato riconoscimento sociale da parte dei concittadini. La corte rivestiva l’unica figura, all’interno di un processo, con possibilità di costringere o punire un individuo imponendo una multa o una condanna. Si può sostenere, in altre parole, che possedeva pieni poteri nella decisione del caso. Ecco che emerge un’altra potenziale motivazione sulla nascita e crescita del diritto alla difesa legale nei futuri Stati Uniti, a differenza dell’Inghilterra dove il giudice aveva piuttosto un ruolo di riferimento, aiuto e controllo sul regolare svolgimento del procedimento assistendo entrambe le parti e capace di risolvere questioni di diritto più che di merito. Permettendo all’accusato di avere una difesa, i giurati, che erano rappresentanti della comunità come precedentemente intesa, potevano accertare che il soggetto ricevesse una condanna giusta, legittima e democratica oltre a ristorare il danno commesso. In questo modo l’utilizzo della difesa legale era utile non solo all’accusato ma anche funzionale all’ordine e alla salvaguardia della società.

Il diritto alla difesa legale presente nella realtà coloniale era garantito da diverse carte e leggi anche se ogni colonia ebbe un differente approccio allo scopo e ai privilegi che da esso ne derivavano.

Alcune di queste colonie permettevano l’auto-rappresentanza in giudizio come anche la rappresentanza effettuata da amici o conoscenti dell’accusato. In Pennsylvania, ad esempio, il diritto ad avere un avvocato

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durante lo svolgimento del processo era menzionato nella “​Frame of

Government of the Province of Pennsylvania” scritta dal Governatore William Penn nel 1682:

​All courts shall be open, and justice shall neither be sold, denied

nor delayed​” - Art. V

​In all court all persons [...] may freely appear their own way, and

according their own manners and there personally plead their own cause themselves; or if unable, by their friends​” - Art. VI

​All pleadings, processes and records in courts shall be short, and in English [...] they may be understood, and justice speedly administered​” - Art. VII

Come mostrato nel sesto articolo la difesa si basava sulla mera auto-rappresentanza, ma se “​unable”, e quindi non nella possibilità per qualsiasi motivo, ecco che i soggetti che accorrevano in aiuto dell’accusato non erano avvocati bensì amici.

Questi tre articoli garantivano inoltre principi di giustizia, chiarezza e democraticità del procedimento che saranno poi alla base del giusto processo, ​due process​, riconosciuto nella successiva Carta Costituzionale poco più di un secolo dopo.

Un altro interessante riferimento, benchè di diverso avviso e che sottolinea il differente peso concesso al diritto di difesa legale all’interno delle colonie, è riconducibile alla “ ​Charter of Fundamental Laws of West New Jersey” ​del 1676 la quale, al capitolo ventiduesimo, stabilisce:

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​No person or persons shall be compelled to fee any attorney or councillor to plead his cause [...]”

La carta del West New Jersey dispone quindi che l’accusato non è costretto a pagare per un avvocato che lo difenda in causa, ciò lascia immaginare una mancanza di interesse all’uguaglianza in contraddittorio all’interno del procedimento. La figura del difensore infatti è meramente facoltativa, è una possibilità a discrezione dell’accusato a seconda anche delle sue personali condizioni economiche.

Ancora più risolutiva è la carta dell’ East New Jersey del 1683 , la quale 6 prevede la possibilità per l’accusato di auto-rappresentarsi o di farsi assistere da amici, ma vieta categoricamente la presenza di un soggetto appositamente pagato per tale scopo.

La sfiducia verso la figura dell’avvocato si fece sentire anche in Carolina e in Virginia. La “​Fundamental Constitution of Carolina” ​del 1669, all’articolo 70, riportava addirittura la seguente statuizione:

​It shall be a base and vile thing to plead for money or reward; nor shall anyone be permitted to plead another’s man cause​”

Si possono dedurre due argomenti: il primo riguarda la figura di un difensore il cui compenso è definito vile, indecente, e il secondo il divieto alla presenza di soggetto visto effettivamente come estraneo alla causa di un altro uomo. Ed è proprio in questi termini che invece era permessa l’auto-rappresentanza o la presenza di un amico, perchè appunto non estranei e non pagati.

Situazione simile anche nella colonia della Virginia dove però nel 1732 viene formalmente riconosciuta la figura dell’avvocato legalmente

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autorizzato (​law-licensed​) e concesso ai soggetti accusati di crimini per cui era prevista la pena capitale.

Per evidenziare ancora una volta il variegato panorama giudiziario coloniale, si può menzionare la carta del Rhode Island che, in contrasto con quanto appena visto, prevedeva invece, nel 1647, la possibilità di difesa legale durante il processo, avvocato che poteva essere concesso anche dalla corte stessa e che accompagnava l’accusato durante tutto il7 procedimento e non solo nella mera fase difensiva davanti alla giuria. Previsioni che risultavano estremamente rare all’epoca sia in campo civile che penale.

Il pregiudizio verso gli avvocati ha iniziato ad affievolirsi all’inizio del diciottesimo secolo: nel 1701 le carte di Delaware e Pennsylvania stabilivano che tutti gli accusati avessero diritto agli stessi privilegi riguardanti testimonianze e difesa legale dei loro accusatori.

Altre colonie non codificarono affatto la normativa del diritto alla difesa legale come ad esempio New York che, nella “​Charter of Liberties and Privileges”​del 1683, regolava lo svolgimento del processo ma si asteneva dal menzionare qualsiasi riferimento alla presenza dell’avvocato difensore. Nonostante la mancata codificazione di tale diritto, la difesa legale era comunque permessa nel processo come testimonia il caso Zenger del 1735 . John Peter Zenger era l’editore del New-York Weekly8 Journal che fu citato in giudizio per diffamazione dopo aver ripetutamente criticato il Governatore di New York, già impopolare, William Cosby. Zenger aveva dalla sua parte ben quattro avvocati

7 The earliest act and laws of Rhode Island and Providence plantations (1977) ​(“The 1647 Code explicitly permitted anyone to utilize the services of

an attorney: any man may plead his own case in any court or before any jury [...] may make his attorney to plead for him [...] may use an attorney who belongs to the court​”).

8 Appleman L. (2012). ​The Community Right to Counsel. ​Berkelay Law

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(​attorneys​) per aiutarlo con il caso di cui due, Alexander e Smith, che lo rappresentassero all’inizio del procedimento. La difesa di questi ultimi si basava sul fatto che il materiale pubblicato non era riferito direttamente a Cosby ma era una critica riguardante tutta la classe dei Governatori. Prima che Alexander e Smith potessero introdurre tale argomentazione il Chief Justice della Corte Suprema radiò i due avvocati per il loro comportamento nei confronti del Chief Justice stesso e di un altro giudice della corte. Realizzando però l’importanza della questione sollevata, ossia il diritto alla libertà di stampa di un’importante testata giornalistica, e la sua rilevanza pubblica, venne nominato un altro avvocato in sostituzione: John Chambers. Chambers risultò essere però troppo giovane e inesperto per saper affrontare un caso simile e venne sostituito dal primo difensore, Alexander, con Andrew Hamilton. Quest’ultimo, dopo l’introduzione in aula di Chambers, si alzò e si presentò come effettivo avvocato difensore di Zenger sostenendo che la difesa della libertà di stampa del giornale era la verità da sostenere e il diritto da assicurare in tutte le colonie. Hamilton sostenne inoltre che la giuria non solo era in grado di decidere circa i fatti ma anche circa le leggi. La sua difesa non si rivolse ai giudici ma ai giurati, i veri arbitri e rappresentanti della comunità. Zenger venne assolto da tutte le accuse e per la prima volta la libertà di stampa fece capolino tra i diritti fondamentali. Occorre sottolineare però ancora una volta il contesto in cui ci troviamo: la presenza di avvocati era garantita all’interno delle grandi città, fulcri della vita sociale coloniale, ma lo stesso non si poteva dire delle comunità più decentrate dove la difesa legale, in qualsiasi tipo di giudizio, rimase ancora poco presente per decenni e dove l’unica garanzia per l’accusato fu l’auto-rappresentanza.

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Come anticipato gli avvocati e gli uomini di legge situati all’interno delle colonie non accettarono passivamente la ​common law britannica ma revisionarono i testi giuridici inglesi, lasciandoli comunque alla base della struttura normativa, adattandoli alla loro realtà e ai loro bisogni. Il diritto alla difesa legale fa parte di questo aggiornamento o innovazione della common law nella realtà coloniale. Un personaggio che ricoprì un ruolo di rilievo nella vicenda fu John Adams. Prima di divenire il secondo Presidente degli Stati Uniti, Adams era un brillante avvocato praticante a Boston e relative aree limitrofe. Durante la sua vita e carriera redasse scritti con riflessioni personali ed episodi accaduti durante il suo percorso professionale. Di rilievo è il suo coinvolgimento nella vicenda del massacro di Boston del 1770 dove alcuni membri delle truppe britanniche uccisero cinque civili e che innescò poi il movimento per l’indipendenza che si concluse nel 1776. John Adams svolse il ruolo di rappresentante e difensore dei soldati inglesi accusati di omicidio, sette di loro furono assolti e due, ritenuti colpevoli di omicidio colposo, vennero condannati e congedati dall’esercito. Il processo penale fu seguitissimo dall’opinione pubblica ed evitò alla comunità coloniale di rivendicarsi spregiudicatamente sul gruppo di soldati inglesi per mano propria. Adams era inizialmente riluttante a concedere il diritto alla difesa tant’è che in uno dei suoi scritti, quando ricevette tale incarico, confessò sentimenti di preoccupazione, infamia e disonore . Ciò che 9 colpisce è il suo pensiero trent’anni dopo la soluzione del caso, dove articola la sua visione del diritto alla difesa legale in termini opposti. Egli dichiara che lo svolgimento del processo dovrebbe essere in ogni circostanza indipendente ed imparziale e che le persone le cui vite dipendono da tale evento devono essere libere di presentare la difesa

9 Adams J. (1770),​ Autobiography of John Adams, ​part 1 ​(“The part i took in

defense of Captain Preston and the soldiers, procured me anxiety and obloquy enough”). ​Butterfield, Faber, Garrett​.

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che più credono adeguata. Ogni avvocato deve ritenersi responsabile non solo nei confronti del suo paese ma anche del più alto di tutti i tribunali, riferendosi ad un senso morale e di giustizia più elevato di ogni carta o costituzione . Il pensiero di John Adams individua due punti cardine10 della giustizia penale: da un lato non importa chi sia il cliente, la difesa deve essere assicurata a chiunque ne abbia bisogno. Dall’altro lato il ruolo svolto dall’avvocato non è unicamente a suo vantaggio o del suo cliente ma per l’intera comunità. Questo è anche il punto focale del caso bostoniano, la difesa dei soldati inglesi si inseriva in un contesto più ampio comprendente la giustizia penale nel suo complesso. Adams stesso definisce il ruolo svolto come ​“the greatest service which could be

rendered to the People of the Town” ​, frase scritta circa trent’anni dopo la causa (siamo intorno al 1802), e dimostra il suo personale orgoglio per l’aiuto concesso alla comunità locale più che ai soldati stessi. Egli non li rappresentò per assicurare loro una vittoria o per cercare una verità che li scagionasse, ma accettò di svolgere un ruolo naturalmente impopolare per il bene della società e per educare l’opinione pubblica al come la giustizia penale dovesse essere condotta.

L’utilizzo della difesa legale durante il processo fu un argomento trattato anche da scrittori e pensatori durante il periodo rivoluzionario. Un importante contributo arriva da Cesare Beccaria, giurista e filosofo italiano, conosciuto soprattutto per l’opera “Dei delitti e delle pene” pubblicato nel 1764. Varie edizioni dell’opera vennero tradotte ed esportate in Francia e Inghilterra fino a sbarcare nel 1777 in South Carolina e Philadelphia . Nel lavoro di Beccaria vengono trattati molti 11 temi riguardanti la materia penale ma per quanto qui interessa occorre

10 Kidder F. (1870). ​The History of the Boston Massacre. ​J. Munsell 11 Beccaria C. (1777). ​An Essay on Crimes and Punishments. ​London:

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rivolgere lo sguardo alla figura del processo pubblico e al diritto alla difesa legale. Il giurista analizza i diritti dell’accusato in Francia, dove il procedimento penale era condotto in segreto e indica come punto di riferimento la procedura della Roma classica che prevedeva invece una discussione pubblica in cui le accuse erano rese note apertamente in presenza dell’accusato che dal canto suo poteva rispondere, proporre a sua volta domande o assumere una difesa. Ed è questo il punto che i legislatori coloniali presero in considerazione quando si trovarono a dover creare una normativa riguardante la procedura penale. Alla base del pensiero romano classico illustrato da Beccaria troviamo la pubblicità: i processi erano condotti innanzi alla comunità che poteva vedere il giudice, l’accusato e controllare il regolare e giusto svolgimento del processo. Beccaria critica sia il sistema inglese che quello francese per prevedere un’assistenza difensiva nel processo civile ma non nel penale: si chiede come sia possibile che le loro leggi assicurino una difesa, ad un ricattatore o ad un fallito per bancarotta fraudolenta e la rifiutino invece a qualcuno che potrebbe essere un uomo onesto. Se c’è la possibilità dell’innocenza raggiungibile grazie al diritto alla difesa, le leggi che negano questa possibilità sono ingiuste.12 Gli avvocati ed i giudici presenti nelle colonie tennero conto del pensiero di Beccaria e lo confrontarono con la normativa inglese che all’epoca vietava la difesa legale in ogni caso eccetto per accuse di tradimento e per le quali era prevista la pena capitale. La pubblicità del processo comportava un coinvolgimento della comunità nella vicenda, il crimine era un danno non solo per chi lo aveva subito direttamente ma per tutta la società. Una

12 Beccaria C. , ​An Essay on Crimes and Punishments ​(1777) London:

Printed for F. Newbery (“​Do your laws then allow the privilege of counsel to

an extortioner, or a fraudulent bankrupt, and refuse it to one who may be a very honest and honourable man? If there ever were an instance of innocence being justified by means of counsel, the law, which deprives the accused of that benefit, is evidently unjust​”)

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società giusta e che per essere tale doveva garantire uguali possibilità ad accusa e difesa. Il focalizzare l’attenzione sulla comunità e non sul solo individuo coinvolto permise l’evolversi del sistema di giustizia penale ed

in primis​ l’emergere nel diritto alla difesa legale.

Al momento della redazione della Costituzione Americana, cinque Stati proposero ai redattori del ​Bill of Rights di inserire i privilegi del diritto alla difesa già presenti, alcuni in forma incisiva altri più tenue, nelle loro carte e convenzioni precedenti. Gli Stati in questione erano Virginia, Rhode Island, North Carolina, Pennsylvania e New York. Inizialmente, durante la prima seduta al Congresso, non vi fu alcun tipo di menzione del diritto alla difesa legale finchè uno dei legislatori non tenne conto delle indicazioni dei cinque Stati. Fu Thomas Jefferson che nel suo​“Bill

for proposing Crime and Punishment, in cases heretofore Capital” ​statuì che l’assistenza alla difesa e l’esame dei testimoni su giuramento dovessero essere garantiti in tutte le cause penali. Lo stesso Jefferson fece notare, nel 1774, come in Inghilterra i coloni americani venissero processati senza difesa, senza amici in rappresentanza e senza prove evidenti.

Il principio del giusto processo,​due process​, inizia così a prendere forma all’interno della Carta Costituzionale e più precisamente negli emendamenti della Carta dei Diritti del 1789. Nel Quinto emendamento, che originariamente era applicato unicamente in materia federale, troviamo il divieto di privare una qualsiasi persona della vita, libertà o proprietà senza la garanzia di un giusto processo.

​No person shall be [...] deprived of life, liberty, or property, without due process of law​” - V Emendamento

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Il Quattordicesimo emendamento applica la stessa statuizione agli Stati. Il minimo comune denominatore della clausola del giusto processo, ossia il suo contenuto minimo, riguarda l’impossibilità di accusare un soggetto senza consentirgli un’adeguata possibilità di apparire in giudizio e di essere ascoltato . Altri emendamenti, dal Quarto all’Ottavo, aggiungono13 altri connotati alla figura del giusto processo, ma per la materia trattata è necessario portare l’attenzione sul Sesto Emendamento:

​In all criminal prosecutions, the accused shall enjoy the right [...]

to have the Assistance of Counsel for his defense​” - VI Emendamento

Senza difesa legale, l’accusato è incapace di esercitare effettivamente i suoi diritti comunque garantiti in Costituzione: il diritto a rimanere in silenzio, l’esame incrociato dei testimoni e una varietà di questioni riguardanti tasse e compensi. Concetto ben illustrato dalla Corte nel caso

Williams v. Kaiser del 1945 che appunto evidenziava la mancata

conoscenza tecnica e legale di un comune cittadino che si trovasse davanti giudici e giurati, e che, anche per la complessità delle leggi o per sua personale ignoranza in materia, necessitasse di un sostegno difensivo nei confronti di una sempre presente e fervente pubblica accusa. Nonostante tali previsioni nulla toglie all’accusato di procedere senza il sostegno della difesa legale se la sua decisione è volontaria ed egli stesso è consapevole degli svantaggi e pericoli dell’auto-rappresentanza. Per quanto riguarda invece soggetti indigenti e quindi privi della possibilità economica di poter ingaggiare un avvocato, la Corte Suprema creò un importante precedente con il famoso caso

13​Fisher L., Harriger K.J. (2013)​ American Constitutional Law, Vol. II

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Powell v. Alabama ​del 1932 sostenendo che la clausola del giusto processo, contenuta nel Quattordicesimo emendamento, richiede anche il diritto alla difesa legale per chi è accusato di un crimine per cui è prevista la pena capitale e che se tale soggetto è indigente è dovere della corte stessa assegnare una difesa d’ufficio.

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2.

Difesa

legale

tra Sesto e Quattordicesimo

Emendamento

Il diritto alla difesa legale negli Stati Uniti trova il suo riconoscimento costituzionale nel Sesto Emendamento del Bill of Rights che, adottato nel

1791 insieme con gli altri primi dieci Emendamenti, recita:

​In all criminal prosecutions, the accused shall enjoy the right [] to have the Assistance of Counsel for his defence​”

Questa disposizione assicura la garanzia della difesa unicamente nell’ambito dei processi penali, lasciando la materia della procedura civile priva di un diritto costituzionalmente garantito.

Inevitabilmente collegato è il Quinto Emendamento che assicura lo svolgimento del giusto processo – ​due process -, il quale, adottato invece nel 1868, dispone:

​[] nor shall any person [...] be deprived of life, liberty, or property, without due process of law​”

La nozione di ​due process ​può assumere tre diversi significati: garanzia processuale intesa come conformità alle procedure di legge, garanzia sostanziale come principio di ragionevolezza della legge e veicolo per applicare il ​Bill of Rights anche agli Stati - l’incorporazione dei diritti fondamentali -.

Le limitazioni all’esercizio del potere statale, al fine di tutelare privilegi e immunità dei cittadini - vita, proprietà e libertà -, furono introdotte invece con il Quattordicesimo Emendamento nel 1868. La questione che

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si pose fu quella di stabilire se i procedimenti giudiziari statali, il cui livello di tutela era al di sotto di quello garantito dalla Costituzione federale, configurassero una violazione del ​due process.

La Corte Suprema, nell’applicare tali disposizioni, inizialmente optò per un rifiuto circa la possibilità di incorporare le garanzie del ​Bill of Rights ​, e specificatamente quelle comprese nel Quarto, Quinto e Sesto Emendamento, all’interno della clausola del giusto processo così come intesa nel Quattordicesimo, mantenendo l’applicazione di tali disposizioni indipendente l’una dall’altra . In altre parole, le norme14 processuali del ​Bill of Rights non furono ritenute “principi fondamentali

di libertà e giustizia”.

Un primo sviluppo, volto ad includere i diritti garantiti nei primi otto Emendamenti all’interno della clausola del giusto processo, ed a creare così un nesso di interdipendenza, avvenne nel 1908 con il caso ​Twining v. New Jersey​. Il giudice Moody dichiarò che è nella natura di tali garanzie il fare parte della più ampia concezione del ​due process​; queste ultime, infatti, devono essere salvaguardate contro l’azione statale, in quanto una loro singola e particolare violazione comporterebbe indirettamente una violazione della clausola del giusto processo . Il diritto alla difesa15 legale viene così a ricoprire un particolare rilievo costituzionale, che verrà enfatizzato dalla Corte stessa nel caso​Powell v Alabama nel 1932,

in cui nove afroamericani vennero accusati di stupro nei confronti di due donne bianche. Giudicati in mancanza di un’adeguata difesa, gli imputati proposero appello alla Corte Suprema, la quale, ribaltando la decisione della corte inferiore, affermò la violazione del diritto alla difesa legale

14 Mason A., Beaney W. (1944). ​American Constitutional Law - Development

of due process, civil liberties and criminal procedure, ​3rd ed., Englewood Cliffs.

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garantito dal Sesto Emendamento e, di conseguenza, la violazione della clausola del giusto processo contenuta nel Quattordicesimo. Per la prima volta la Corte Suprema, tramite le dichiarazioni del Giudice Sutherland, rivolge l’attenzione anche alle fasi preliminari del procedimento, le quali, in assenza di un avvocato difensore, condurrebbero l’imputato ad una insufficiente preparazione in vista dell’udienza dibattimentale. Ciò andrebbe a negare quello svolgimento giusto ed imparziale costituzionalmente garantito.

La presenza di un avvocato difensore diventa ancor più necessaria se si pone l’attenzione sulla pubblica accusa. Il pubblico ministero è una figura sempre presente, necessaria allo sviluppo del processo e alla condanna dell’imputato. La mancanza di un controbilanciamento dalla parte difensiva condurrebbe ad un processo privo di equità, ed a tratti discriminatorio, nei confronti di un soggetto che, a seconda dei casi, potrebbe anche rischiare la condanna alla pena capitale.

Nel caso ​Powell, la Corte porta l’attenzione anche sul fattore delle conoscenze legali dell’avvocato. Egli è un soggetto con competenze tecniche e una preparazione giuridica che un normale cittadino non possiede. Storico rimane il seguente passaggio del caso del 1932:

​Even an intelligent and educated layman has small and sometimes

no skill in the science of law. [...] He lacks both skill and knowledge adequately to prepare his defence, even though he has a perfect one. He requires the guiding hand of counsel at every step of the proceeding against him​” 16

Se anche avesse una difesa connotata da argomenti solidi, un imputato comunque di buona cultura rischierebbe di essere condannato

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semplicemente a causa della sua mancanza di dimestichezza ed esperienza in ambito processuale, rispetto ad un pubblico ministero più abile anche nell’adozione delle strategie procedurali. La “​guiding hand of counsel”​, come sopra citata, rappresenta quindi quell’aiuto necessario all’imputato per districarsi tra i rischi e le possibilità che un processo penale può offrire. Diversamente dalla normativa precedente che, come anticipato, lasciava all’accusato come unica soluzione l’autodifesa o l’assistenza di amici e familiari, ora la presenza dell’avvocato difensore non solo trova riconoscimento costituzionale, ma viene a rappresentare un connotato imprescindibile per lo svolgimento del giusto processo.

2.1 Difesa legale oltre i

​capital cases​ in materia federale

Essendo gli Stati Uniti una Repubblica federale, Federazione e Stati mantengono diverse competenze, dando vita a due rami autonomi anche per quanto riguarda la materia giurisdizionale. L’istituto della difesa legale, successivamente al caso Powell, ​viene ad essere applicato, grazie all’intervento della Corte Suprema, anche in tutte quelle cause il cui esito non sfocia nella condanna capitale. Questo approccio, decisamente più categorico, viene applicato inizialmente solo nelle corti federali come dimostra il caso ​Johnson v. Zerbst del 1938. In questa occasione, il Giudice Black giunge ad una interpretazione molto più ampia del diritto alla difesa come finora inteso, rifiutandone l'applicazione caso per caso e stabilendo che il Governo Federale debba provvedere alla difesa dell’imputato in ogni procedimento penale, anche in un ​non-capital-case. Il diniego a concedere una difesa provoca difficoltà in qualsiasi tipo di causa e si riduce ad una violazione del giusto processo

(24)

indipendentemente dalla classificazione del reato trattato. Vengono escluse da questo ragionamento unicamente le situazioni nelle quali l’imputato abbia volontariamente rinunciato a tale diritto, cosciente anche di tutte le possibili conseguenze che ne possono derivare. In questi casi, l’assenza del difensore non provoca la violazione del Sesto Emendamento e l’eventuale condanna sarà ritenuta valida secondo i canoni del giusto processo . 17

2.2 L’approccio

​case-by-case in materia statale e successivo

sviluppo

Nonostante l’approccio categorico risultato dal caso ​Johnson v. Zerbst,

nelle corti statali il diritto alla difesa legale rimaneva limitato, oltre ai

capital cases, ai casi riguardanti i reati di omicidio e stupro. Questa applicazione restrittiva del diritto alla difesa legale venne riaffermato nel 1942 con il caso ​Betts v. Brady che, nell’ambito delle garanzie giurisdizionali, pose un freno allo sviluppo che si era prospettato in materia federale.

Nelle cause di competenza delle corti statali, gli imputati erano così costretti ad autodifendersi, rievocando i rischi di condanne frettolose e discriminatorie, come conseguenza di tentativi difensivi maldestri e improvvisati da soggetti totalmente impreparati. La soluzione del caso

Betts portò ad un ridimensionamento di un diritto che venne percepito tutt’altro che fondamentale. Lo Stato non è costretto a fornire una difesa in ogni circostanza e questa mancanza non comporta la violazione della clausola del giusto processo come intesa nel Quattordicesimo

(25)

Emendamento. L’applicazione del diritto alla difesa non è più incondizionata e viene quindi ad essere necessaria un’analisi caso per caso . Ma qual è allora la linea di discrimine? La Corte del caso18 ​Betts parla di “​special circumstances” che ogni corte Statale deve accertare. Queste ultime costituirebbero un contenuto minimo necessario per poter assegnare una difesa all’accusato e assicurare un processo equo - ​fair

trial - all’imputato. Vengono elencate le seguenti: la gravità del crimine, età e grado di istruzione del condannato, condotta della Corte e della pubblica accusa . La regola delle circostanze speciali è stata però19 oggetto di numerose critiche. Tra tutte ​la vaghezza di tali parametri, che potevano essere interpretati discrezionalmente, così come il rischio di pregiudizio per l’imputato. Un esempio conseguente all’applicazione di tali regole lo si può individuare nel caso ​Hudson v. North Carolina ​del 1960. La richiesta di nomina di un avvocato venne rifiutata dalla Corte sulla base del fatto che l’accusato, benché diciottenne, risultò essere intelligente, informato e, a causa di precedenti penali, a conoscenza della procedura giudiziaria . Il parametro delle circostanze speciali appare20 libero da ogni misurazione specifica e vincolante, conducendo a risultati contrastanti e paradossali.

Negli Stati Uniti, inoltre, fino alla metà degli anni sessanta, il Governo statale poteva concedere il diritto alla difesa legale solo ai soggetti imputati in un capital case ​che non potessero permetterselo, ma non vi era uniformità tra Stati circa le pene da comminare o i costi per la rappresentanza in giudizio. In alcuni casi, ad esempio, era lo Stato stesso a provvedere a tali spese, in altri queste erano a carico della persona accusata o, ancora, era l’avvocato a dover svolgere il ruolo di

18​Betts v. Brady, 316 U.S. 473 (1942)

19 "​The Indigent Defendant in the State Criminal Proceeding: Betts v. Brady is

Interred​," Indiana Law Journal: Vol. 38: Iss. 4, Article 4. (1963)

(26)

rappresentante in giudizio senza alcun compenso, in quanto parte del suo dovere di professionista.

Per quanto riguarda le pene, fino alla metà del diciannovesimo secolo, i crimini classificati come ​felonies, ​quindi connotati da una determinata gravità sociale, erano punibili con la morte. Lo statuto dell’Indiana del 1852, ad esempio, prevedeva tale pena anche nel caso di rapina come in quello di omicidio . Conseguenza di tale approccio era la frequente21 possibilità di riuscire ad ottenere una difesa in giudizio per tutti quei reati che non erano classificati come ​misdemeanors, ossia infrazioni minori. Ma quando la pena di morte venne limitata e utilizzata come misura ultima ed estrema, anche il terreno del diritto alla difesa legale venne a ritirarsi. Di conseguenza, con sempre meno casi da poter seguire, la classe degli avvocati competenti ad esercitare la rappresentanza in giudizio, senza aspettarsi a maggior ragione un compenso per l’attività svolta e considerando anche il fatto che per la soluzione di una causa si impiegavano mesi se non anni, si ridusse a sua volta. Pochi erano quei professionisti che sceglievano di specializzarsi in materia penale, rivolgendo invece lo sguardo ad ambiti più proficui, evitando così il rischio di una vera e propria bancarotta. Secondo un’inchiesta svolta nel 1951, il 38% degli imputati era difeso in giudizio da avvocati sottopagati e solo il 18% dei difensori era retribuito regolarmente, in quanto coinvolti, però, in un ​capital case.22​Circa il 60% degli accusati si trovava a dover fronteggiare un dibattimento in aula privo di una qualsiasi difesa. Nonostante ciò, alla fine degli anni ‘50 dodici Stati rimasero senza una misura regolamentare che prevedesse un compenso per quei difensori

21 Baily D E. (1885) ​The General Statutes of the State of Nevada, ​Sec. 35, at

p. 1020. Carson City

22 Brownell E.A., ​Legal Aid in the United States: A Study for Availability of

Lawyers’ Services for Persons Unable to Pay Fees ​(1951), Lawyers Co-operative Pub. Co.

(27)

che rappresentavano soggetti accusati in cause penali23 e otto lo prevedevano unicamente per i ​capital cases.24 I rimanenti ventotto Stati provvedevano al compenso per gli avvocati difensori anche nelle cause che non comportavano la pena capitale ma comunque riconducibili alla categoria dei ​felonies​, e specificatamente nei casi riguardanti omicidio - colposo o doloso - e stupro.

Perché il diritto alla difesa legale ottenga pieno riconoscimento all’interno delle corti statali bisogna aspettare la metà degli anni sessanta. Con il caso ​Gideon v. Wainwright del 1963, viene a proporsi la questione di un soggetto indigente il quale, accusato di furto per un irrisorio ammontare, chiede alla corte che gli venga concesso un avvocato.

​Mr. Gideon, I am sorry, but I cannot appoint counsel to represent you in this case. Under the laws of the State of Florida, the only time court can appoint counsel to represent a defendant is when that person is charged with a capital offence. I am sorry but I have to deny your request to appoint counsel to defend you in this case ​” 25

Le leggi statali non permettevano ad un imputato, coinvolto in un

non-capital-case, di poter ottenere un avvocato in sua difesa. L’unica

soluzione possibile era l’autodifesa che, come visto in precedenza, comportava rischi notevoli per qualsiasi soggetto, fosse anche questo di buona cultura, a causa della mancanza di conoscenze tecnico-giuridiche.

23 Arkansas, Delaware, Georgia, Kentucky, Louisiana, Missouri, Oklahoma,

South Carolina, Tennessee, Texas, Utah e West Virginia.

24 Alabama, Florida, Illinois, Maine, Mississippi, Pennsylvania, North Carolina

e New Jersey.

(28)

La richiesta di Clarence Gideon, con la quale ricorse alla Corte Suprema, riportava la violazione del Sesto Emendamento e di conseguenza del Quattordicesimo, con riguardo alla clausola del giusto processo. La Corte, accogliendo il ricorso, creò un precedente importante per tutta la giurisprudenza successiva. ​In primis, ​rifiutò e respinse la corrente intrapresa con il caso ​Betts v. Brady, ​sostenendo la tesi secondo cui il diritto alla difesa legale è un diritto costituzionale fondamentale allo svolgimento di un giusto processo. Il rischio di una condanna alla pena capitale non è più un requisito distintivo per la concessione di tale diritto e gli imputati, qualunque sia la causa in cui sono coinvolti, non devono più essere costretti ad autodifendersi. Si toglie quel vantaggio che finora aveva avuto il pubblico ministero nella conduzione del processo, stabilendo finalmente un contraddittorio paritario. In secondo luogo, si stabilisce un vero e proprio dovere delle corti statali di accogliere le richieste degli imputati, in situazioni di indigenza economica, che necessitano di un avvocato. In caso di rifiuto, questo potrà essere oggetto di legittimo ricorso in quanto violazione dello svolgimento di un giusto processo, così come garantito in Costituzione.

Le sentenze emesse dalla Corte Suprema degli Stati Uniti sono state spesso innovative e rivoluzionarie, tanto da riecheggiare anche all’interno di decisioni emesse in altri Paesi di ​common law, ​come Australia, Canada, Inghilterra e Irlanda . 26

Il precedente ​Gideon v. Wainwright ha assunto rilevante importanza nel

costituire una solida base per la nascita di un diritto al contraddittorio come elemento fondamentale per un giusto processo anche al di fuori dei confini statunitensi. Un esempio significativo è ricavabile dal fatto che, benché la Costituzione australiana non contiene espressamente garanzie

26 Jacob B.R. (2003), ​Memories of and reflections about Gideon v.

(29)

come quelle riportate nel Sesto e Quattordicesimo Emendamento della Costituzione Statunitense, nella risoluzione di controversie riguardanti il diritto alla difesa legale, i giudici australiani hanno più volte fatto riferimento al precedente ​Gideon​. Come dimostrato dal caso ​Dietrich v. The Queen​del 1992, il diritto alla difesa legale viene ad essere introdotto come elemento imprescindibile all’interno del cosiddetto ​“adversarial

system”, ​ossia il sistema accusatorio utilizzato nei Paesi di ​common law​, che prevede pari poteri e responsabilità per entrambi i rappresentati di accusa e difesa . 27

27​Dietrich v. The Queen, HCA 57 (1992)​ (“[...] ​would echo the conclusion of

the United States Supreme Court in Gideon v. Wainwright: reason and reflection require us to recognise that in our adversary system of criminal justice, any person haled into court, who is too poor to have a lawyer, cannot be assured a fair trial unless counsel is appointed for him​”).

(30)

3. La difesa legale nei casi di infrazione

Il sistema penale statunitense definisce come “​misdemeanor​” una infrazione di medio-lieve entità, punibile, oltre che tramite l’imposizione di multe di vario ammontare, con una condanna fino ad un anno di carcere. I ​misdemeanors si distinguono dai reati gravi - ​felonies -, ​che spesso comportano lesioni fisiche, reati finanziari e truffe; in questi casi la pena solitamente è riconducibile ad almeno un anno di carcere. Si distinguono inoltre dalle ​infractions, ossia infrazioni di lieve entità chiamate anche “violazioni”, punibili con multe e mai con la pena carceraria. I soggetti accusati di questo tipo di infrazioni non hanno diritto ad un processo con giuria e possono sì assumere un avvocato in difesa, ma non esiste per lo Stato un vero e proprio dovere di nominarne uno.

I soggetti accusati di ​misdemeanor sono autorizzati ad un processo con giuria e, nel caso di imputato indigente, le spese ed il compenso per l’avvocato sono a carico dell’amministrazione statale. Alcuni Stati suddividono tale categoria di infrazioni in classi a seconda del grado di gravità del reato, questa distinzione comporta una differenziazione anche per quanto riguarda la severità della pena relativa. Questo ha effetti significativi sulla possibilità, per un imputato indigente, di avere un avvocato in sua difesa, in quanto tale nomina viene concessa unicamente nei casi in cui è prevista la pena carceraria.

Storicamente la difesa legale era un diritto garantito unicamente nei casi di reati gravi, ma un fondamentale passo nello sviluppo in materia fu il caso​Argersinger v. Hamlin ​del 1972, in cui Argersinger venne accusato di detenzione illecita di un’arma, ossia un’infrazione, che poteva comportare una pena fino a sei mesi di carcere ed una multa di 1.000

(31)

dollari. La Corte Suprema espanse esplicitamente la garanzia del diritto alla difesa, e quindi la portata del Sesto Emendamento, oltre i reati gravi -

felonies -, ​anche alla categoria delle infrazioni, ma unicamente a quelle ipotesi che potevano comportare come pena la reclusione. Se la pena carceraria, per un reato grave, è prevista ad almeno un anno di carcere e quella per infrazioni è prevista invece fino ad un anno, con il caso

Argersinger la Corte ritiene che il rischio per l’accusato, derivante dal processo, sia lo stesso in entrambe le ipotesi. Inoltre, la complessità derivante da un caso di infrazione non è necessariamente inferiore di quella derivante da un reato grave, e comportando entrambi il rischio alla pena carceraria, l’imputato ha diritto, anche nei casi di infrazione, all’assistenza di un difensore . 28

Secondo la Corte sia la storia che il concetto stesso di difesa legale costringono ad una sua lettura più ampia che ricopre anche l’ambito delle offese meno gravi. Il concetto di ​fair trial​, processo giusto e imparziale, non deve cedere dinanzi ad una differente classificazione dei reati. Così facendo, però, la Corte assicura il diritto alla difesa legale unicamente in quei casi in cui è prevista la pena della reclusione, rigettando un approccio più flessibile, come invece desiderato dal Giudice Powell. Egli infatti, durante la discussione del caso ​Argersinger, critica l’orientamento della maggioranza, rivolgendo l’attenzione su un’analisi basata su tre fattori, il ​three factor test​, per determinare in modo più elastico e ragionevole se e quando sussista il dovere di nominare un avvocato indipendentemente dalla sussistenza della pena detentiva . I tre fattori sono individuabili nella complessità del caso,29 nella probabile condanna che l’imputato verrebbe a ricevere e ogni altra circostanza specifica. Per quanto riguarda il secondo presupposto, il

28​Argersinger v. Hamlin 407 U.S. 273 (1972) 29​Argersinger v. Hamlin 407 U.S. 37 (1972)

(32)

Giudice Powell chiarisce che la reclusione non deve essere l’unica conseguenza di cui deve essere tenuto conto, lasciando aperta la possibilità, per le corti, di prendere in considerazione forme diverse di condanna per le quali il diritto alla difesa resta comunque necessario e dovuto. La maggior critica che il Giudice Powell rivolge all’approccio restrittivo della maggioranza è riconducibile al fatto che questo non è sufficientemente garantista nei confronti di un imputato nei cui confronti non risulti possibile la pena del carcere. Conseguenze gravi - ​serious

consequences - possono derivare anche da sentenze che prevedono pene

differenti.

Vero è che se il carcere rimaneva una possibile pena per la categoria delle infrazioni, a metà degli anni ‘70 il 95% delle condanne applicava pene di diverso tipo, le quali non potevano nemmeno considerarsi come conseguenze gravi in quanto limitate a multe di irrisorio ammontare, servizi sociali o combinazioni tra i due. 30

Molti Stati accolsero comunque la giurisprudenza derivante dal caso

Argersinger​, assicurando il diritto alla difesa legale per ogni infrazione che prevedesse come possibile pena la detenzione.

Nonostante lo sviluppo in materia, nel 1979, la Corte Suprema arrestò l’ampliamento dell’applicazione del Sesto Emendamento con la decisione del caso ​Scott v. Illinois. ​All’imputato indigente, accusato di un modesto furto, nonostante rischiasse una potenziale condanna ad un anno di carcere, una multa o entrambe, venne negata la nomina di un difensore. Siccome l’imputato non venne condannato alla pena detentiva, ma ad una multa di 50 dollari, anche se lo Statuto dell’Illinois lo prevedeva, lo stato non era obbligato a provvedere alla nomina del difensore. La Corte giustificò la sua decisione stabilendo, inoltre, che la difesa potesse essere

30 Sixth Amendment Centre, ​Drawing the line at actual imprisonment. ​Da:

http://sixthamendment.org/the-right-to-counsel/history-of-the-right-to-counsel/ drawing-the-line-at-actual-imprisonment/

(33)

concessa unicamente per la trattazione di casi gravi - ​serious cases - ​, limitandoli a quelli che avrebbero comportato per l’imputato un attuale e concreto rischio di pena detentiva. Nel fare questo la Corte tiene in considerazione il linguaggio utilizzato nel precedente ​Argersiger:

​No person may be imprisoned for any offence, whether classified

as petty, misdemeanor, or felony, unless he was represented by counsel at his trial​” 31

Ciò che la Corte ricava nel caso ​Scott è una interpretazione restrittiva del precedente.

​The Supreme Court of Illinois [...] was ‘not inclined to extend

Argersinger’ to the case where a defendant is charged with a statutory offense for which imprisonment upon conviction is authorized but not actually imposed​” 32

Questa prospettiva, che si basa quindi sulla necessità di un rischio concreto alla pena del carcere per concedere la nomina di un avvocato difensore, causa veri e propri problemi concettuali. Il giudice dovrebbe decidere anteriormente al processo se comminare tale pena. Ma in quale momento dovrebbe svolgersi questa valutazione? E da parte di chi? Da parte del giudice individualmente o con la partecipazione della pubblica accusa? La soluzione è definita ​“probation”, ​ossia la libertà vigilata, che permette agli accusati di rimanere membri attivi della società, dimostrando la loro buona fede nell’aver compreso l’errore commesso ed evitare così il carcere. La ​probation rimane un accordo tra l’imputato

31​Argersinger v. Hamlin 407 U.S. 37 (1972) 32​Scott v. Illinois 407 U.S. 40 (1979)

(34)

ed il giudice: quest’ultimo rinuncia a comminare direttamente la pena della carcerazione, concedendo un periodo di prova al soggetto. Possono essere, inoltre, allegati ulteriori obblighi come il pagamento di multe o lo svolgimento di attività socialmente utili.

Al termine del periodo di libertà vigilata il soggetto che avrà eseguito le indicazioni del giudice, non incorrerà più nella carcerazione e non sarà più soggetto alla supervisione della corte . Ma cosa succede se invece il33 tentativo fallisce? Il provvedimento di ​probation​viene revocato e torna in vigore la condanna originaria racchiudente la pena detentiva. Seguendo il ragionamento emerso dal caso ​Scott, ​l’imputato di un processo per infrazione non vede riconosciuto il suo diritto alla difesa legale nella fase primaria del processo perché, appunto, non lo conduce alla pena del carcere ma alla libertà vigilata. Solo successivamente e in caso di mancato rispetto degli obblighi imposti dalla corte, lo Stato avrebbe l’obbligo di nominare un avvocato difensore, in quanto la condanna alla carcerazione verrebbe ad acquisire quel requisito di attualità prima mancante.

3.1 Costi e crisi della difesa nei

​misdemeanors

Negli anni ‘80 gli Stati Uniti dovettero fronteggiare una vera e propria ondata di crimini, il numero di arresti crebbe vertiginosamente come anche il numero di accuse penali per reati minori - petty crimes - ​, che riguardavano soprattutto infrazioni. La maggior parte dei cittadini che si trovava ad avere a che fare con il sistema giurisdizionale statunitense lo faceva attraverso le aule giudiziarie a questo dedicate, le cosiddette

33 Brensike P. E. (2011), ​The illusory right to counsel. ​Ohio Northern

(35)

​misdemeanors court rooms”. A causa del numero elevato di casi, il rapporto tra le garanzie procedurali e la speditezza dei procedimenti, andò a pesare sull’efficienza della giustizia americana . Da un lato vi era 34 la salvaguardia di una procedura formale e schematizzata, ma dall’altro era presente, nel sistema penale, una tendenza mirante alla punizione del colpevole nel minor tempo possibile e che faceva ricadere, sulla figura dell’accusato, l’ombra di una presunzione di colpevolezza. Se ogni soggetto che avesse dovuto fronteggiare un processo, per aver commesso un’infrazione, avesse insistito a chiedere che ogni suo diritto processuale venisse garantito nel pieno del suo significato - diritto alla difesa legale, presunzione di innocenza, confronti, pieno contraddittorio e altro -, il sistema penale, data la quantità di questo tipo di reati, avrebbe subito una vera e propria paralisi.

Per milioni di persone, accusate di infrazione e che dovettero affrontare un procedimento, la garanzia del giusto processo rimase solo un’illusione. Lo sviluppo per assicurare le garanzie del giusto processo, anche per quanto riguarda la categoria delle infrazioni, è rimasto comunque incerto ed indeciso.

La mancanza di una difesa legale, nella maggior parte dei casi, conduce ad una vasta quantità di imputati i quali, non avvisati o consigliati circa le scelte da adottare, optano per procedimenti abbreviati o ordinari senza avere una vera conoscenza di quelle che sono le relative conseguenze, siano queste immediate, a lungo termine o collaterali. Colpevoli o meno, gli accusati spesso optano per una velocizzazione della pratica processuale che può condurre a condanne errate a causa di una gestione maldestra e poco attenta della parte difensiva, e sbrigativa da parte della pubblica accusa. Il fenomeno degli errori giudiziari, infatti, è più elevato

34 Harlow C.W. (2000), ​Defense counsel in criminal cases. ​Bureau of Justice

(36)

nei casi di infrazione che nei reati gravi. Le conseguenze che si celano dietro quello che apparentemente, agli occhi dell’imputato, sembra essere un processo veloce e indolore - per quanto può esserlo - spesso non vengono spiegate e illustrate a fondo, cosicché il soggetto in questione opta per una dichiarazione di colpevolezza . 35

Le conseguenze, dirette e collaterali, di un reato grave sono esplicite, visibili e più chiaramente delineate rispetto a quelle delle infrazioni, le quali spesso comportano effetti che si dilatano nel tempo, lasciando strascichi anche successivamente alla conclusione della causa. Un esempio lampante possono essere le difficoltà economiche ricadute sul soggetto dopo il pagamento della multa e dei costi derivanti dal processo o la difficoltà successiva nel trovare un lavoro.

Il diritto alla difesa legale rimane così trascurato, ma rappresenterebbe una valida carta da giocare per un imputato in una causa di infrazione che, ignaro di pericoli nei quali può incorrere nel corso di un procedimento, troverebbe quella guida - ​guiding hand​, come scrisse il giudice Sutherland nel caso ​Powell - che gli assicurerebbe di vedere

attivate le garanzie proprie del giusto processo.

La Costituzione statunitense garantisce il diritto alla difesa legale anche nei casi meno gravi di infrazione, i quali spesso conducono alla semplice permanenza per una notte in carcere, ma nella pratica questo diritto è quasi totalmente ignorato. Milioni di persone ogni giorno, negli Stati Uniti, finiscono in carcere senza mai aver avuto contatti con un avvocato; i motivi possono essere i più diversi.

Se ad un soggetto indigente viene comunicata la possibilità di avvalersi di un avvocato a spese dello Stato, ma anche che dovrà provvedere al rimborso di tutti o parte dei costi sostenuti per la difesa, tale soggetto preferirà astenersi dall’usufruire di un rappresentante piuttosto che

(37)

incorrere nel rischio di indebitarsi. Tale rischio è anche manifestamente dichiarato all’ingresso delle corti; un esempio lo si può individuare all’entrata del palazzo di giustizia di Nez Perce County in Idaho che recita: “​If you apply for a Public Defender and the service is granted to you IT IS NOT FREE​!” . Altri avvisi, i maggiormente frequenti, sono invece36 più discreti: determinati tribunali aggiungono semplicemente i costi per la difesa nominata nella spesa finale del processo che l’imputato colpevole deve pagare al termine dello stesso.

A seguito dell’arresto, la maggior parte dei soggetti indagati viene portata alla centrale di polizia o al centro di detenzione. Successivamente a tale fase viene stabilito se l’indagato potrà, durante il periodo intercorrente fino allo svolgimento della prima udienza, essere rilasciato o meno. Nel 2008 la Corte Suprema ha dichiarato che la difesa legale debba venire assegnata prima che l’indagato venga portato dinanzi al giudice . Nonostante ciò il pubblico ministero -37 ​public prosecutor -

spesso interferisce nel procedimento anteriormente alla nomina del difensore. Se l’indagato non trascorre il periodo precedente all’udienza in carcere, gli potrà essere chiesto di incontrare il pubblico ministero prima che egli abbia avuto contatti con il suo avvocato; questo meccanismo spesso conduce il soggetto a dichiararsi colpevole senza aver avuto l’opportunità di confrontarsi con un difensore. Ed è proprio questo lo scopo iniziale della pubblica accusa, ricercare una dichiarazione di colpevolezza senza doversi confrontare con una difesa. Il risultato è definito ​“plea deal”​, ossia un accordo tra l’accusato e il pubblico ministero che chiude la fase procedurale ancor prima di averne discusso con un avvocato in un equo contraddittorio. Un sondaggio,

36​Advocacy and due process in Idaho’s trial courts​. Da:

http://www.nlada.net/sites/default/files/id_guaranteeofcounseljseri01-2010_re port.pdf

(38)

condotto nel Delaware, riporta che il 75% degli accusati per infrazioni segue questo procedimento in assenza di difesa . 38

Se l’accusato non è nelle condizioni economiche di pagare la cauzione e rimane in carcere per il periodo antecedente all’udienza, il pubblico ministero gli offre la possibilità di uscire dichiarandosi colpevole. Come anticipato, la maggior parte degli accusati coglie quella che appare come un’opportunità in vista del ritorno alla loro famiglia o all’impiego lavorativo, rimuovendo così ulteriori problematiche relative alla loro assenza. Ma può anche accadere che la scelta ricada su questa opzione perché l’accusato non è a conoscenza dei possibili vantaggi derivanti dalla presenza del difensore. Per questo motivo, le corti sono costituzionalmente obbligate a domandare, a ciascun soggetto, circa la possibilità di optare per una difesa e accertarsi che la rinuncia avvenga in modo consapevole.

La mancanza delle garanzie difensive nei procedimenti per infrazione è una crisi invisibile dovuta principalmente a quattro diverse ragioni. La prima è rintracciabile nel fatto che molte corti ​non prevedono la redazione di verbali. Ciò significa che non vi è una verbalizzazione con documento su cui poter basare e proporre un appello. L’unica opportunità per l’accusato è un appello ​ex novo alla corte di livello superiore, ma senza il consiglio di un avvocato difensore ad agire in tal senso, questa resta un’opzione generalmente poco utilizzata. In ogni caso, l’appello ex novo ​potrà cambiare l’esito del processo, ma non cambierà mai le carenze avvenute alla base del procedimento e che hanno condotto il soggetto alla colpevolezza in primo grado.

La seconda ragione è una trascurata applicazione da parte dello Stato delle garanzie derivanti dal Quattordicesimo Emendamento. Non è

38 Sixth Amendment Centre, ​Dalaware Report. ​Da:

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ritenuto incostituzionale che lo Stato deleghi le sue responsabilità costituzionali alle province o alle città, ma facendo questo dovrebbe garantire che i governi locali abbiano, non solo la possibilità di provvedere ad una difesa adeguata, ma anche che concretamente si attivino in tal senso. Un vasto numero di Stati, infatti, non prevede alcuna figura istituzionale che controlli e garantisca l’esercizio di tale responsabilità.

Terza ragione di crisi: molti Stati hanno istituito sistemi finanziati e amministrati dagli stessi per garantire una difesa ai soggetti indigenti, però molti di questi sistemi provvedono alla difesa nei casi di infrazione unicamente nelle cause trattate dalle corti statali. Al di fuori di tali sedi, gli imputati che, per cause di infrazione, rischiano l’incarcerazione, non vedono assicurato il loro diritto alla difesa legale.

Quarta e ultima ragione è riconducibile al fatto che non vi è alcuna autorità, istituzione o ufficio dedicato alla raccolta dei dati riguardanti la mancanza di difesa nei casi di infrazione. Nonostante la tecnologia odierna, molte corti semplicemente omettono di segnare il numero di soggetti che presenzia un processo senza avvocato difensore . 39

3.2 Incremento e problemi delle conseguenze collaterali

diverse dalla reclusione

Le conseguenze collaterali - ​collateral consequences - sono definite come

restrizioni civili derivanti da una condanna penale e sono suddivisibili in due categorie: sanzioni collaterali - ​collateral sanctions - ​e squalifiche discrezionali - ​discretionary disqualifications - ​. Le prime sono sanzioni

(40)

legali e inabilità imposte automaticamente ad una persona a seguito di condanna penale, anche se non esplicitamente riportate nella sentenza. Le seconde, sono sanzioni legali e inabilità che un tribunale civile o autorità amministrativa possono imporre ad un soggetto condannato, in relazione alla condanna emessa nei suoi confronti.

Queste conseguenze collaterali spesso provocano una punizione più severa e pesante di quanto non facciano le conseguenze dirette di una condanna, specialmente per quanto riguarda i soggetti condannati per i reati meno gravi - ​low level crimes - ai quali non viene applicata la pena della reclusione . La procedura per infrazioni, come accennato in40 precedenza, manca delle garanzie procedurali e della formalità tipica utilizzata per i reati gravi. Le conseguenze collaterali spesso sorprendono il condannato che non era stato avvertito di tale possibilità, causando conseguenze non previste. Negli ultimi decenni, inoltre, il numero di cause per infrazione delle aule statunitensi si è intensificato, come è aumentata la varietà di conseguenze e sanzioni collaterali previste dall’ordinamento; la materia che oggi si trova maggiormente coinvolta, in questo contesto, è quella dell’immigrazione. Il caso ​Padilla v. Kentucky ​del 2010 ha portato l’attenzione sul tema, definendo la pena dell’espulsione severa quanto la reclusione. La difesa, in questi casi, viene ad essere ancora più dovuta e necessaria, in quanto l’avvocato dovrà avvertire il soggetto del suo potenziale allontanamento dal Paese 41 . La pena dell’espulsione è stata estesa ad una vasta gamma di crimini per i quali prima si optava per la reclusione, tra i quali: taccheggio, guida in stato di ebbrezza e possesso di sostanze stupefacenti. Il numero di persone espulse a causa di condanne penali è aumentato

40 Berson S.B. (2013), ​Beyond the sentence - Understanding collateral

consequences. ​NIJ Journal, Issue n.272​.

41 King J.D.(2012), ​Beyond “Life and Liberty” - The Evolving Right to Counsel.

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