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SOMMARIO
Introduzione
pag 7CAPITOLO 1:
L’azienda: sistema dinamico di interazioni. Una lettura filosofica
1.1 Principali interazioni nel sistema aziendale.
Un’accezione più composita » 10
1.2 Assonanze tra filosofia e disciplina aziendalistica »
111.3 Stati di entropia crescente » 14
1.4 Discipline convergenti compongono l’artefatta scissione
del sapere » 17
1.4.1Una lettura sociologica:Durkheim e Spencer » 22
CAPITOLO 2:
Nuove sensibilità, vetuste abitudini. Il bilancio di missione: luci
ed ombre
2
2.2 Alcune considerazioni sulla compagnia Ryanair
» 262.2
.1 Alitalia e Carpatair »
282.3 Wal-Mart, Lipton, gruppo Cva e A2A »
282.4 Prove sinergiche di interazione tra istanze private e fini
istituzionali » 302.4
.1 Alcune delle iniziative promosse in Toscana »
312.5 Corporate social responsibility e bilancio di missione »
322.6 Orizzonti green e realtà gray (Livorno, Taranto e
Brindisi) » 35
2.6
.1 Chimica green: Responsible Care »
372.7
Il difficile connubio tra industria e ambiente. L’Ilvadi Taranto »
392.7
.1 La magistratura: questo matrimonio non s’adda fare » 41
2.8 Democrazia ambientale e finitezza delle risorse »
432.8
.1 Meglio un terreno agricolo che un negozio in centro »
442.8
.2 Slow Food ed il progetto ¡Tierra! »
462.9 Diatribe sul caso Fiat: ripensamento delle relazioni
industriali »
47
2.9
.1 Marchionne sfida Renzi. La catena di montaggio e
il risorgimento » 493
2.10
.1 Smartphone e terre rare »
522.10
.2 Cina:
produttività del lavoro e contenimento del salario »54
2.10
.3 La vicenda del petrolchimico di Ningbo » 57
2.10.4 Cina addio. Benvenuti in Vietnam » 59
2.11
Pensa differente. Tasse e concorrenzaescluse (ovviamente) »
592.11.1 Don’t be evil. Luci ed ombre » 60
2.11.2 L’analisi di Morozov » 61
2.11.3 Google, Intel e Apple: furbi.net » 62
2.11.4 Double irish with a dutch sandwich » 63
2.12 L’industria conciaria: il bilancio ambientale
di prodotto » 66
CAPITOLO 3:
L’agone internazionale: competizione di saperi
3.1
Equilibrio economico durevole: una nozione di ampiorespiro »
683.2
Innovazione e informatizzazione: cloud computing,banda larga e Lte »
684
3.3
Management ed ordine di composizione. Il Prodottointerno di qualità » 72
3.4
Il sistema industriale italiano: produzioni labourintensive
» 743.4.1 Internazionalizzazione e domanda interna. L’Ice guarda ai Brics » 77
3.4.2 Credit Crunch, Basilea 3 e le operazioni Ltro (cenni) » 82
3.5
Ricerca e Sviluppo. Dati comparati. La Carinzia » 843.5.1 Il sistema dell’istruzione in Italia » 86
3.5.2 L’imposizione fiscale. Un’indagine comparata » 88
3.5.3 Spesa pubblica e riforma del Titolo V della Costituzione » 90
3.5.4 Investimenti diretti esteri. La localizzazione dell’azienda » 92
3.5.5 Dimensione aziendale: ricerca e sostenibilità ambientale » 93
3.5.6 Ace (aiuto alla crescita economica) e d.l. 179/2012 » 97
3.5.7 Brevetti e competitività » 99
3.6
Va bene Turismo, ma più manifattura » 1003.6.1 Il rapporto Deloitte 2013: un’analisi comparata » 106
5
secondo livello »
1093.7.1 Orario a menù e sistemi di welfare aziendale » 112
3.8
La legge 92/2012: timido tentativo di democraziaeconomica » 113
3.8.1 Libertà economica (cenni) » 116
CAPITOLO 4:
Nuovi partenariati alimentano condivisione di conoscenze.
Cluster: economie di agglomerazione ed ecosistemi innovativi. Il
genius loci ed il pericolo degli emotional tour
4.1
L’evoluzione del distretto: il cluster » 1184.1.1 Williamson: un mesolivello tra make or buy » 118
4.1.2 Italianità e genius loci: opportunità e limiti (gli emotional tour) » 120
4.1.3 L’appeal del sistema paese: la classifica Country Brand Index » 122
4.2
La politica batte un colpo: il d.l. 83/2012 (decreto Sviluppo) » 1234.2.1 Alcuni dati » 124
4.2.2 Giunca, Lombardy Energy Cluster e Politer » 125
4.3
L’endorsement degli attori istituzionali (Bei e Miur) » 1276
Una breve sintesi » 130
Note conclusionali: il Biocapitalismo
» 136Appendice 1: Il rapporto Doing business 2013 » 165
Appendice 2: Alla ricerca di qualche correlazione: Wipo, Transparency International e The learning curve. Peso manifattura e brevetti » 167
Appendice 3: Burocrazia e Mezzogiorno » 169
Appendice 4: Sistemi di gestione certificabili
» 170
Appendice 5: Bilancio di sostenibilità Fiat 2011 (estratto) » 172
Bibliografia
» 1767 Introduzione
La funzione sociale dell’impresa si palesa nella pronunciata interazione con «numerosi sottosistemi variamente interconnessi: mercato del lavoro, mercato
finanziario, mercato monetario, mercati di vendita dei prodotti, mercato di acquisto dei fattori produttivi, tecnologie, ordinamento tributario, ordinamento sindacale e così via. […] Il tutto è poi immerso nel macroambiente economico, politico, demografico, sociale, culturale di un dato Paese o di un sistema più vasto»(1). In ossequio alla impostazione di Vittorio Coda la tesi propugna una riscrittura del fenomeno aziendale illuminandone un nutrito (e talora insolito) ventaglio di interazioni a carattere e endogeno e esogeno. Pedissequamente viene scandagliato ciascuno dei sottosistemi di cui alla citazione sopra menzionata. Gli accadimenti più prossimi supportano l’esplicazione. Le asseverazioni proposte, seppur declinate in termini economico-aziendalistici, sono corroborate ora dal dato filosofico e sociologico ora da quello geopolitico. L’approccio matura nel perimetro delle discipline convergenti. Alle indicazioni tratte da Giannessi, Coda, Lattanzi consegue un percorso argomentativo che abbraccia (tra gli altri) Gallino, Weber, Marcuse e Neumann. Utili gli spunti suggeriti da Piero Angela e Roberto Reale. Sinergica ai dettami costituzionali (segnatamente art. 9) l’impostazione del cattolicesimo (Benedetto XVI prima Francesco dopo). Si suggerisce altresì una lettura di matrice (scopertamente) geopolitica in ortodossa ottemperanza ai dettami di Waltz e Kissinger. Percorrendo questa traiettoria appare inevitabile l’intersezione con le vicende dei marò, di Saipem e Mps. Ad avallare tale declinazione (altrimenti facile preda di pericolose fascinazioni
dietrologiche) è la recente relazione annuale dei servizi segreti al Parlamento. Si
riferisce (sostanzialmente) di attività straniere a carattere ostile nei confronti di
Italia s.p.a. (acquisizione predatoria di know-how).
(1) V. Coda, L’orientamento strategico dell’impresa, Utet, Torino, 1991, p. 13 in N. Lattanzi (a cura di),
Elementi di management e dinamica aziendale, Giappichelli, Torino, 2008, pp. 6-7. Alla funzione sociale
dell’impresa viene ricondotta specularmente una “responsabilità (altrettanto) sociale”. O. Mazzotta,
8 L’equilibrio economico a carattere durevole ed evolutivo apre ad istanze
nuove, la formula dell’economicità annovera variabili prima artatamente (forse
fraudolentemente) espunte, epitome di sensibilità altre rispetto ai pedissequi
dettami economici. Non un banale scadimento in un ecologismo di maniera, non un’acritica rassegnazione di decrescita felice dai contorni (almeno) labili, piuttosto consapevolezza di nuove (e per certi versi affascinanti) sfide. Si tratterebbe di intercettare opportune proporzioni (armoniose ponderazioni) propedeutiche all’evoluzione del complesso produttivo in proficua sinergia con ambiente e comunità: non irresponsible corporation (Theodore Roosevelt) bensì sistematica implementazione della Corporate social responsibility. Emblematica la vicenda dello smartphone rieditata nella versione di Kiera Butler su Internazionale. Democrazia si declina ora in senso ambientale ora in senso
economico. Si farà preciso rimando alla Mitbestimmung cui la recente riforma
Fornero sembra timidamente accennare. La complessità dell’approccio ulteriormente esacerbata da una estenuante competizione di saperi abilita la funzione del management allargandone spettro d’azione e professionalità richieste: un team dalle plurime e disparate conoscenze capace di opportunamente processare sistemi in tumultuosa evoluzione e di tenacemente preservare assets di matrice ambientale e sociale.
Il percorso logico argomentativo del lavoro intercetta il sostanziale riposizionamento degli attori economici in conseguenza della fenomenologia (peraltro a carattere disomogeneo) della crisi (finanziaria prima, economica
dopo, valutaria durante) e di una globalizzazione rimasta pressoché incompiuta
(merci sì, capitali sì, lavoratori nì, diritti no). Le ceneri di questa strampalata mondializzazione aprono vulnerabilità che player di spessore internazionale unici sono abilitati a cogliere caratterizzandosi talvolta per un rinverdito capitalismo di
rapina: antisocial network e sette sorelle cattive(2). La ridefinizione delle gerarchie in seno al consesso internazionale (Brics), alle relazioni industriali (Fiat), al bilanciamento dei poteri statali di cui alla teoria di Montesquieu
9
(ridicolizzato nella vicenda Ilva) alimentato da un ostracismo pregiudizievole avverso il sistema creditizio (il fenomeno pare non interessare la finanza
islamica) rischiano di marginalizzare il capitalismo di declinazione occidentale.
Un’analisi comparata (coadiuvata da un attento monitoraggio dell’attività
legislativa) registra ritardi ed eccellenze italiane. Il genius loci, gli animal spirits, la razza padrona che degrada a furbetti del quartiere, l’apologia del turismo (nel
contesto di desertificazione industriale) rischia di iscrivere la Penisola nel novero degli emotional tour: facile preda di sensazionalismi e fascinazioni fanciullesche. Il lavoro propugna un cambio sostanziale di prospettiva coerentemente con i dettami di Horizon 2020. Consequenziale alla riflessione teorica di Williamson, che scorge un mesolivello tra make or buy, la costatazione di un’esacerbata competizione dei saperi, una produttività delle conoscenze cardine del posizionamento competitivo dell’azienda. La trasposizione pratica pare agevolmente rintracciabile nella logica del cluster (rinvigorimento a vocazione
anche internazionale ed a partenariato plurimo delle sinergie già sperimentate
nel distretto). Gli attori istituzionali promuovono fattivamente tale impostazione (ne sarà fatto cenno). Interessante la ricerca di correlazioni tra gli studi a supporto della tesi (segnatamente appendice 2). Si evidenzia (sommessamente) la corposità del corredo documentale che spazia da Doing business 2013, classifica
Transparency International e The learning curve a Country Brand Index e dati Wipo passando per il rapporto Deloitte 2013 (solo per citarne alcuni).
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1.1 Principali iterazioni nel sistema aziendale. Un’accezione più composita
«La scuola dovrebbe poter aprire la mente alle trasformazioni, rapidissime, che stanno avvenendo nella società e nel mondo, e rendere consapevoli i giovani
dei grandi problemi che ne derivano»(3). Il paradigma geopolitico abbandona la
declinazione unipolare e stringenti vincoli ambientali impongono un ripensamento delle modalità di produzione della ricchezza. La teoria dell’impresa appare in fase di ridefinizione, l’economia aziendale apre a nuove istanze, interpreta nuove sensibilità, supera vetusti dogmatismi.
«La misura e la comprensione dell’andamento aziendale impone l’adozione di
un approccio multidimensionale»(4) funzionale alla piena ed esaustiva
cognizione delle dinamica reddituale, del posizionamento competitivo ovvero della compatibilità ambientale. «L’orbita dell’azienda non corrisponde alle strette mura nelle quali si svolgono i processi economici della produzione, della distribuzione e del consumo, ma include il complesso dei fatti accaduti o da accadere che, interferendo nella combinazione economica, possono favorire od
ostacolare lo sviluppo»(5). La necessaria consonanza rispetto alle dinamiche
esterne può declinarsi come «la possibilità di manifestarsi e quindi interagire con l’ambiente istituzionale, sociale ed economico di cui [l’azienda] è parte
complementare»(6). Occorre indagare «le relazioni in cui l’azienda si trova con il
mercato e con l’ambiente sociale»(7
) di concerto con «le condizioni all’interno
delle quali lo scambio si è generato»(8). Il tema si rappresenta in termini più ampi
e complessi rispetto alla mera sostenibilità ambientale (che pur riveste un ruolo cruciale). Trovano accoglienza istanze più articolate, sufficientemente distanti, in prima approssimazione, dai precetti economici e aziendali in senso stretto.
(3) P. Angela, L. Pinna, Perché dobbiamo fare più figli, Mondadori, Milano, 2008, p. 210.
(4) N. Lattanzi (a cura di), Introduzione a Elementi di management e dinamica aziendale, cit., p. IX. (5) E. Giannessi, Appunti di economia aziendale, Pacini, Pisa, 1979, p. 19.
(6 )N. Lattanzi (a cura di), Introduzione a Elementi di management e dinamica aziendale, cit., p. 11. (7) R. Ferraris Franceschi, L’azienda: caratteri discriminanti, criteri di gestione, strutture e problemi di
governo economico, in E. Cavalieri (a cura di), Economia aziendale, Giappichelli, Torino, 2008, p. 50.
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«L’azienda del nostro tempo […] si differenzia da quelle del passato innanzi tutto per la più vasta apertura verso il sociale che la pone in un rapporto dialettico costante e continuato con le altre componenti del sistema sociale. Pur non rinunciando al proprio ruolo fondamentale legato alla produzione della ricchezza, essa ha via via esteso la propria sfera di interesse a problemi che, chiaramente,
esorbitano dalla sfera economica»(9). La dimensione relativa al contesto sociale
e anche storico culturale del patrimonio intangibile: «capacità di dialogo, livello di interazione con gli interlocutori sociali […] il valore sociale del percorso di
sviluppo, l’insieme delle scelte strategiche e operative assunte negli anni»(10)
appaiono determinanti per il posizionamento competitivo dell’azienda e ne caratterizzano univocamente prima la vision quindi la mission aziendale. Si tratterebbe di meglio strutturare il fenomeno aziendale, di comprimerne le vulnerabilità esaltandone peculiarità ed elementi distintivi. Forse gli epitomi della riflessione potrebbero essere a ragione: differenziazione di prodotto, internazionalizzazione, crescita dimensionale, sicurezza e qualificazione del lavoro umano, sostenibilità ambientale, fedeltà tributaria, innovazione e conoscenza.
1.2 Assonanze tra filosofia e disciplina aziendalistica
Appare propedeutica ora una lettura consapevole delle nuove sensibilità dei consumatori e la piena comprensione delle dinamiche neuronali di risposta agli stimoli di marketing. «L’impegno etico dell’azienda diventa un fattore critico nell’ambito del processo di scelta di acquisto del consumatore finale (sempre più orientato in senso critico e consapevole) che se correttamente gestito ed
efficacemente comunicato può diventare un vantaggio competitivo»(11). Bene è
(9) Ivi, pp. 39-40.
(10) Ivi, p. 66.
(11) Azienda Facile, gestione, organizzazione e consulenza, Certificazione e qualità, IlSole24Ore, Norme e tributi, n. 10, 2011, p. 51.
12
precisare che, in ossequio ai dettami platonici, l’attenzione dovrebbe rivolgersi e alle neuroscienze e alla filosofia. Francamente il bagaglio delle conoscenze economiche e scientifiche (ancor prima lo stesso approccio) appare insufficiente
(o almeno parziale). La filosofia (dal greco philo-sophìa, amore del sapere) «è
una ricerca che, per mezzo di strumenti interamente razionali […], tenta di ricondurre la totalità dei fenomeni a un ordine unitario, a una rappresentazione complessiva e sistematica. […] la filosofia affronta il problema del tutto, tornando ogni volta a definire dal principio le questioni, gli strumenti, i limiti e gli obiettivi della ricerca razionale. […] Si presenta come attività essenzialmente critica e antidogmatica, culminante in una sorta di sapere di non sapere, di senso della misura. La filosofia cerca di mantenere costantemente aperta la discussione e di evidenziare i limiti di tutte le soluzioni ritenute definitive in campo
scientifico, religioso, politico e morale»(12). È opportuno per lo sviluppo
logico-argomentativo della tesi evidenziare alcune assonanze con la riflessione aziendalistica.
Anzitutto il richiamo all’ordine sistematico. Per Giannessi: «il sistema vincola le operazioni aziendali in senso spaziale e temporale, conferendo alle medesime
unità di scopo e di contenuto»(13). Il senso della misura richiama l’ordine combinatorio (il concetto di combinazione sottintende l’impiego dei singoli
fattori in una proporzione determinata) e quello di composizione l’equilibrio fondamentale della combinazione economica(14). La filosofia sembra deputata a raccordare diverse sensibilità (anche oltre quelle degli stakeholders) declinando il parametro dell’economicità aziendale in termini più ampi (di sistema appunto). Sembra attrezzata a spogliare miti, feticci, lifestyle svelandone i corollari (anche quelli poco nobili).
La Apple delocalizza parte del processo produttivo in Cina. Notorie le beghe in ordine a: utilizzo del lavoro minorile, impatto ambientale, abuso di posizione dominante e elusione fiscale (il tema sarà trattato più avanti). Conseguono
(12) E. Moroselli, Dizionario di filosofia e scienze umane, Carlo Signorelli Editore, Milano, 1993, p. 101. (13) E. Giannessi, Appunti di economia aziendale, cit., p. 18.
13
inevitabilmente interrogativi di questo tenore: lo smartphone è sintomatico di progresso? Cosa è il progresso? Su queste basi è opportuno partecipare allo
scambio? Il dilemma potrebbe così sintetizzarsi: comprarlo (magari
idolatrandolo) oppure osteggiare definitivamente siffatte produzioni. Ecco la filosofia potrebbe aiutare, con senso di misura, nella risposta. Potrebbe aiutare (di concerto con la storia) a meglio interpretare altri processi aziendali: dall’acquisto dei fattori produttivi (l’accaparramento di risorse e materie prime, la vulnerabilità nostrana nell’approvvigionamento energetico) alla vendita dei prodotti (apertura di nuovi mercati sovente con conflitti militari), fino alla propensione ad esportare in difetto di un non ben definito ruolo nazionale nello scacchiere internazionale. Sintomatica in tal senso la debolezza in termini geostrategici e militari dell’Italia
a seguito del crollo del muro di Berlino(15). Può accadere che taluni indirizzi
della ricerca siano finanziati perché funzionali a determinati commerci, serventi a talune proiezioni egemoniche e altri depauperati perché improduttivi di reddito nel breve.
Chi finanzia la ricerca? Con quali finalità? Taluni ritrovati (artatamente
manipolati) trasmigrano dalla scienza alla politica, all’organizzazione economica, via ideologia e tecnologia. «Il progetto Haarp (High frequency active auroral
research program) finanziato dal Pentagono, punta a riscaldare e destabilizzare
la ionosfera proiettandovi più di 1,7 gigawatt di potenza elettromagnetica. […] I complottisti più frenetici attribuiscono l’uragano Katrina a una macchinazione di
Putin»(16). Il Darpa (Defense advanced research projects agency) premia con 2
milioni di dollari il miglior progetto di soldato meccanico (robotizzato). Talvolta nascono consessi per sponsorizzare l’auspicabilità (forse anche l’ineluttabilità) di taluni percorsi evolutivi ponendo contestualmente le basi giustificative per far
(15) Il Lend and Lease Act dell’11 marzo 1941 (soprattutto l’art. 7) risulta emblematico in tal senso. (16) Editoriale, Il clima dell’energia, in Limes, 2007, n. 6, p. 12. Se Obama nega il permesso alla cinese Ralls Corporation di costruire 4 parchi eolici in Oregon perché vicini ad una base dell’aereonautica militare statunitense (da cui partono i Droni) e il segretario al tesoro Timothy Geithner afferma che Huawei e Zte rappresentano potenziali minacce alla sicurezza nazionale si comprende lo spessore (affatto marginale) di tali impostazioni.
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convergere le migliori energie intellettuali e fiumi di capitali(17). Puntualmente il
paradigma si rivela errato e comunque parziale (magari dopo solo cento anni). Nel Divenire dei mondi Svante Arrhenius, Nobel per la chimica nel 1903, riferiva che grazie all’effetto serra «vivremo epoche con climi più gradevoli […]. La
terra produrrà raccolti più abbondanti per il benessere dell’umanità»(18).
1.3 Stati di entropia crescente
L’era dei combustibili fossili, dell’industria pesante, della catena di montaggio, del trasporto privato, dello iato in città tra centro e periferia, di un sistema economico sostanzialmente sperequato pare cedere il passo. Nuove istanze si affacceranno e forse imporranno un nuovo paradigma (apparentemente salvifico). Purtroppo l’ambiente (energia, atmosfera) ha una capacità finita di rigenerarsi e tende spontaneamente verso stati di entropia crescente. «Non ci risulta finora alcun tentativo di far ricadere anche le leggi dell’economia sotto la
legge più generale della conservazione dell’energia»(19). Taluni indirizzi
potrebbero generare fenomenologie con conseguenze irreversibili (per la specie umana ben inteso). Questi gli scenari disegnati da taluni esperti di politica
(17) Si prenda a riferimento le interpretazioni (meglio mistificazioni) del darwinismo, del futurismo, del determinismo, del positivismo. Le strutture istituzionali che alimentano e supportano indicazioni di poteri forti: minculpop, Usis (United States information service), Cominform. Negano pervicacemente il riscaldamento del pianeta (tra gli altri): George C. Marshall Institute, Competitive Enterprise Institute (cui ExxonMobil ha erogato finanziamenti per 2,9 milioni in 7 anni), International Policy Network e Center for the Study of Carbon Dioxide and Global Change. Le multinazionali del tabacco hanno strenuamente negato gli effetti cancerogeni delle sigarette. Ora l’attenzione si focalizza sulle onde elettromagnetiche prodotte dagli apparecchi di telefonia mobile. Il tema è il controllo dell’informazione (e
la concentrazione dei capitali) che tendenzialmente potrebbero indirizzare i percorsi umani.
(18) E. Dusi, Una battaglia lunga un secolo, in Limes, 2007, n. 6, p. 101.
(19) A. Zecca, C. Zulberti, Cambiare la testa è possibile anzi inevitabile, in Limes, 2007, n. 6, p. 125. «la massa è una grandezza invariante. Qualunque processo interno a un sistema ne lascia immutata la massa (Principio di conservazione della massa). H. Morrison, P. Nobel, Fisica sperimentale, Editrice Ferraro, Pozzuoli (Na), 1999, p. 96.
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internazionale: «se domani Cina e India consumassero risorse e quindi producessero inquinamento e gas serra quanto gli Usa oggi, non basterebbero
due Terre. La questione è chi [coloro i quali] saprà arricchirsi, respirare aria
accettabile e bere acqua potabile, e chi [coloro i quali] non ce la farà. […] L’atmosfera è questione di vita o di morte. Quantomeno salute o malattia. Già oggi le grandi aziende includono la qualità dell’aria fra i fattori dirimenti nella collocazione del quartier generale, perché i cervelli pensanti hanno bisogno di
aria buona»(20). Sembra che la proletarizzazione del ceto medio sia stata
scongiurata (almeno per ora) perché a subire un sistematico processo di depauperamento è stato l’ambiente (la relativa perdita durevole, l’eventuale sopravvenienza passiva dove sono state spesate?).
Taluni ripongono nella tecnologia, nell’innovazione, nelle fonti rinnovabili aspettative forse non ragionevoli: il modello economico attuale è alimentato (sostanzialmente) dai combustibili fossili.
(20) Editoriale, Il clima dell’energia, in Limes, cit., p. 11. «un quinto della Sicilia sta diventando deserto, mentre il 5% del territorio italiano è in via di grave inaridimento». Ivi, p. 12.
16
Banali considerazioni suggeriscono che la tecnologia risolverà, l’uomo si
adatterà: è come andare in bicicletta e emozionarsi per la ruota (ritrovato
tecnologico), dimenticando di scegliere la strada (fine teleologico). Per scongiurare il Climate change gli specchi nel punto di Lagrange (o altri arditi progetti) non rappresentano una soluzione percorribile. Ciò che difetta non è la
tecnologia, piuttosto la sostenibilità finanziaria (nell’esempio citato
l’investimento è stimato in 400mila miliardi di dollari). I cash flow sono (in prima approssimazione) di ordine ambientale, ostici da stimare e diluiti in epoche geologiche (non biologiche, figuriamoci economiche). La teoria economica appare incapace di concepire un business plan articolato su queste tematiche. Non si è tenuto in debita considerazione che taluni processi produttivi non rispettavano certo il canone dell’economicità, perché artatamente venivano espunte talune variabili (segnatamente quelle riferibili genericamente alle risorse ambientali, che a ragione avrebbero dovuto iscriversi in una sezione dell’attivo dello Stato patrimoniale o almeno in calce nei conti d’ordine). I riverberi sull’economia mondiale del cambiamento climatico sono evidenzianti nel
rapporto Stern (commissionato nel 2007 all’economista ex dirigente della Banca
Mondiale dal governo inglese): «se non interveniamo subito, i costi e i rischi dell’aumento delle temperature (l’indice di rischio è giudicato immenso) saranno pari al 5% del Pil mondiale. Per quanto riguarda gli effetti del riscaldamento ambientale sulla salute, a novembre del 2006 l’Oms ha stimato che l’aumento
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della malaria e di altre malattie infettive sta già causando 150mila vittime in
eccesso rispetto al passato»(21). In Italia si stima che all’inquinamento siano
ascrivibili circa 12mila decessi all’anno, 3 milioni nel mondo (considerando le patologie correlate). L’ex ministro dell’Economia e Finanze, Tommaso Padoa Schioppa aveva declinato in termini economici e finanziari (e non astrattamente ambientali) il danno potenziale del climate change (soprattutto nel comparto turismo e agricoltura, circa il 25% del Pil italiano). Andava in questa direzione la Commissione ministeriale per la contabilità ambientale.
Il successivo (eventuale) errore potrebbe essere l’ultimo: è opportuna una riflessione più strutturata (e più matura) sul nuovo modello economico-aziendale, politico e sociale, geopolitico e demografico. Non più irresponsible corporation, teorizzate nel 1913 da Theodore Roosevelt (Presidente degli Stati Uniti dal 1901 al 1908), piuttosto imprese a forte vocazione sociale capaci di garantire (tra l’altro) condizioni di lavoro dignitose (da conciliarsi con la vita privata), rapporti armonici con la comunità e il territorio su cui insiste lo stabilimento produttivo, qualità dei prodotti, sane politiche occupazionali e fedeltà fiscale (sono i fattori che Luciano Gallino individua nel libro l’impresa irresponsabile, 2010). La
gravità delle considerazioni proposte e l’improcrastinabilitàdi misure a sostegno
della salvaguardia ambientale spingono l’Europa a dichiarare il 2013 l’anno
dell’aria.
1.4 Discipline convergenti compongono l’artefatta scissione del sapere
Per H. Marcuse in “One-Dimensional Man. Studies in the ideology of
advanced industrial society” (1964) la capacità di canalizzare energie, volontà,
modi di essere e di sentire verso l’utile del più forte (Trasimaco), sovrapposizioni generate da interessi particolari (falsi bisogni) si risolve in un appiattimento dei contrasti e dei conflitti (la dimensione unidimensionale). La tecnologia palesa
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una alta capacità di condizionare la volontà e indirizzare il processo decisionale, svilendo per ciò stesso la scelta. Per Weber «il progresso tecnico si risolve in una
perdita per l’uomo»(22), nella progressiva alienazione rispetto al risultato
dell’agire, nell’incapacità di processare con sufficiente maturità tutte le fasi operazionali ed i risultati conseguenti. Luciano Gallino auspica un supplemento di istruttoria in merito al potere della tecnologia scientificizzata che parrebbe incamminarsi verso mete insostenibili dai sistemi che garantiscono la vita della
specie (Tecnologia e democrazia, 2007). Un articolo de The New York Times
sintetizza il pensiero dello scienziato Peter G. Neumann del laboratorio di informatica della Sri international in California: Killing the computer to save
it(23). Quanto basta affinché Giovanni Scipioni lo paragoni «più un filosofo
dell'antica Grecia che uno scienziato alle prese con bit e silicio»(24). Proprio la
filosofia di cui si dibatteva dianzi. Al fine di non suggerire percorsi ortodossi e
settari pare comunque opportuno riportare ora le considerazioni più pragmatiche di Piero Angela (che si collocano agli antipodi): «anche un libro di filosofia è un prodotto industriale, quando non esistevano macchine ed energia i libri si scrivevano a mano (lentamente). Ma non aveva importanza, poiché quasi tutti erano analfabeti. […] Per tutta la sua vita il filosofo non produce cibo, oggetti, servizi, ma beneficia della produttività consentita dalla tecno-energia, senza la
quale zapperebbe la terra e sarebbe anche lui analfabeta»(25). La tesi si propone
di illustrare approcci differenti (talora inconciliabili) al fine di illuminare i termini delle problematiche trattate (sovente labili e qualche volta indefiniti) e la parzialità dei risultati ottenuti dalla ricerca.
La fisica quantistica riflette sul principio di indeterminazione di Heisenberg (1927): «nell’ambito della realtà […] le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo;
(22) M.A. Toscano (a cura di), Introduzione alla sociologia, FrancoAngeli, Milano. 2000, p. 163. (23)http://www.nytimes.com/2012/10/30/science/rethinking-the-computer-at-80.html?pagewanted=all. (24 )http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/24/il-computer-sbaglia-gli-scienziati-spiegano-come.html.
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l’accadere […] è piuttosto rimesso al gioco del caso»(26
). Intorno al 1970 Edward Lorenz è stato promotore della teoria del caos (branca della matematica): «una piccola variazione delle condizioni iniziali può portare a divergenze inaspettate
nei risultati»(27). «In un’epoca in cui la gente spara previsioni su qualsiasi cosa,
dalla politica all’economia agli eventi naturali, l’incertezza è una merce difficile
da vendere»(28). La tecnoeconomia è l’emblematico titolo di un’inchiesta di
Scenari, in onda su rai news(29). Per Roberto Reale le aziende Apple, Microsoft, Google, Amazon, Samsung sembrano capaci di condizionare fortemente l’organizzazione economica, sociale e politica. Occupano stabilmente le prime
posizioni in termini di capitalizzazione di borsa(30). «L’innovazione legata al web
e ai servizi in mobilità è oggi l’attività più redditizia»(31).
La tecnologia non è sempre neutrale, talora appare ostaggio di interessi occulti(32). È compito della collettività porre degli argini (culturali ancor prima che tecnici) a presidio di pericolose deviazioni. Di segno concorde l’analisi di Colin Crouch ne Il potere dei giganti (2012). L’autore denuncia il forte condizionamento delle corporations sui processi democratici a detrimento della concorrenza nei mercati (il processo prende il nome di involuzione post
democratica). Di nuovo la collettività è gravata dell’onere del contenimento.
Luciano Gallino individua nel fondo pensione (ispirato da logiche socialmente responsabili) l’attore deputato a limitare la speculazione finanziaria ordita da
mega macchine sociali che riducono l’uomo a servo-unità (Finanzcapitalismo
2011). Interessante la distinzione proposta nel libro tra creazione di valore e
estrazione di valore. Secondo Gallino al secondo vengono asserviti
(26) W. Heisenberg, Indeterminazione e realtà, Guida Editori, Napoli, 2002, p. 134. (27) Si tratta dell’attrattore di Lorenz.
(28) N. Silver, Il temporale non era previsto, Internazionale, 14-20 dicembre 2012, n. 979, p. 52. (29) La puntata è reperibile su: http://scenari.blog.rainews24.it/?paged=2.
(30) In miliardi di dollari: Apple (1° davanti a Exxon Mobil Corporation e PetroChina Company) 559.20, Microsoft (5°) 247.44, Ibm (9°) 225.30, Google (10°) 224.86, Oracle (23°) 153.70, Amazon (44°) 104,94.
Ibidem.
(31) Ibidem.
(32) Nel senso di non definiti compiutamente. L’autore si propone di non cedere a tesi artatamente dietrologiche.
20
sistematicamente uomini ed ecosistemi, una tensione che pervade l’intera esistenza: dalla nascita alla morte, fino all’estinzione (probabile). Gli attori istituzionali (per Gallino cardine del capitalismo per procura) detengono a livello mondiale, circa la metà del capitale delle imprese quotate. È irragionevole sollevarle dall’onere di ponderare gli investimenti secondo logiche sociali ed ambientali per rispondere solo a parametri di massimizzazione del rendimento finanziario (oltretutto nel breve termine). La riflessione è contenuta in un lavoro del 2010: Con i soldi degli altri. Tempi storici (politica, organizzazione, tecnologia) e tempi biologici (acqua, temperatura, energia) di Enzo Tiezzi. Ancora più stridente il contrasto con l’orizzonte dell’economia (almeno nella sua versione patologica): ciclo industriale, programmazione a 3-5 anni (francamente
pochi), addirittura bilancio d’esercizio (amministrativo). È la lancetta delle ore di
Piero Angela il parametro cui riferirsi, non certo quella dei minuti e dei secondi. La raccolta di dati in celle di memoria (byte) solleva l’uomo dal ricordo, dalla memoria, manifestazione sintomatica dell’intelligenza di specie. L’asserzione è empiricamente confermata dall’università di Stanford: l’uso smodato di tecnologie digitali cagiona un affievolimento delle capacità mnemoniche (usiamo
internet come una memoria esterna), una strutturale difficoltà nella scrittura (a mano), un significativo deterioramento dei processi deputati a filtrare le
distrazioni, uno scadimento emotivo della vita di coppia (che cede il passo ad
approcci logico-opportunistici) e una patologica incapacità di interpretare la
mimica facciale (livelli modesti di empatia). «Leggere testi digitali coinvolge le aree del cervello legate all’attenzione, leggere testi cartacei coinvolge anche le
aree legate al movimento ed al tatto»(33). Per Rousseau è solo con la scrittura che
l’umanità si emancipa dalla perdurante fanciullezza che ne aveva connotato le
fasi precedenti(34). Secondo Paolo Ferri nei Nativi digitali «la memoria e
(33) P. G. Brera, “Così le macchine cambiano i cervelli” la scoperta scomoda degli scienziati Usa,
Repubblica, 5 gennaio 2013, p. 21.
(34) M. Ferraris, Ma non sempre il progresso significa imbarbarimento, Repubblica, 5 gennaio 2013, p. 21.
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l’apprendimento riflessivo sono sotto stress»(35
), Nicholas Carr si interroga se
Internet ci rende stupidi e per Jaron Lanier l’uomo (Tu) non è un gadget(36). Nel 2008 Chris Anderson (direttore della rivista Wired) tesseva le lodi dei big data a tutto detrimento della teoria. Tuttavia «a novembre del 2007 gli economisti del
Survey of professional forecasters, dopo aver esaminato circa 45mila serie di dati
economici, avevano previsto che le possibilità di una grave crisi economica come
quella che si è verificata un mese dopo erano meno di 1 su 500»(37).
«Lo sviluppo di sofisticate metodologie di indagine delle funzioni celebrali
dell’uomo»(38) registra la nascita alla fondazione Stella Maris di Calambrone del
Centro di Ricerca Imago 7. Pisa capofila in Italia della tecnologia ad alta risoluzione e poco invasiva legata alla risonanza magnetica a campo ultra alto (Tesla 7). Le implicazioni legate allo studio del genoma hanno ricadute apprezzabili anche in economia. Non solo il ramo assicurativo o la giustizia penale ma anche «un mercato aperto che si rivolge direttamente ai consumatori: […] i kit per l’analisi genetica, la cosiddetta genomica personale direct to
consumer (Dtc)»(39) per personalizzare il menù, stabilire l’attitudine sportiva, l’affinità di coppia e la propensione all’infedeltà. Un determinismo ancora di matrice positivista mediato magari dalle tecnologie informatiche.
Una nuova declinazione del rapporto tra fede positivista e ordine sociale di Auguste Comte: «fintanto che i fenomeni politici non saranno collegati ad invariabili leggi naturali […] l’arbitrio non potrebbe essere in verità escluso dai
diversi regolamenti sociali»(40) sembra del tutto assimilabile a «la mente è
soltanto un fenomeno prodotto dal funzionamento del sistema nervoso»(41).
(35) L. Tremolada, Nella mente del nativo (digitale), IlSole24Ore, Nòva, 10 marzo 2011, p. 11.
(36) P. Ferri, Nativi digitali, Mondadori Bruno, Milano, 2011. N. Carr, Internet ci rende stupidi? Come la
rete sta cambiando il nostro cervello, Cortina Raffaello, Milano, 2011. J. Lanier, Tu non sei un gadget,
Mondadori, Milano, 2010.
(37) N. Silver, Il temporale non era previsto, cit., p. 49.
(38) N. Lattanzi (a cura di), Elementi di management e dinamica aziendale, cit., p. 46. (39) F. Cerati, Genoma per noi, Nòva, IlSole24Ore, 10 marzo 2011 n. 263, p. 1. (40) M.A. Toscano (a cura di), Introduzione alla sociologia, cit., p. 59.
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Lungo il corso della storia si è avuto modo di apprezzare i ritrovati di tali impostazioni della ricerca, che seppur genuine, prestavano il fianco a interpretazioni distorte. Forse sarebbe opportuno riabilitare la riflessione filosofica in luogo di un appiattimento fideistico a verità ultime (le leggi) quandanche avvalorate dall’evidenza scientifica. Per Friedrich Nietzsche «la verità è inerzia, l'ipotesi che ci rende soddisfatti; il minimo dispendio di forza intellettuale». Bruno de Finetti definisce casi di invenzione della verità: «l’inutile imprudenza di farsi garanti di una certa concezione per tutta l’eternità, quando il
domani può smentirla»(42). Per Karl Raimund Popper «l’evoluzione della scienza
ha creato problemi pressanti ma imprevedibili. Uno di questi è la crescente fiducia riposta in autorità illegittime, quali quella dei computer e quella che la gente incompetente attribuisce alla fisica. Il dogmatismo e l’autoritarismo sono i più grandi pericoli dell’umanità, perché la semplice verità è che noi conosciamo
molto poco, e nulla in modo certo»(43). Religione, stato, ideologia, famiglia
regolano la convivenza di specie determinando sympatheia (patire insieme). Internet appare una nuova piattaforma di aggregazione capace di spersonalizzare l’individuo (sovente identificato con un acronimo), di destrutturare gerarchie e privilegi di sorta e creare dal nulla [in Italia] addirittura un partito [M5S]. Questo in prima approssimazione.
1.4.1 Una lettura sociologica: Durkheim e Spencer
Le tecnologie informatiche aprono nuovi scenari: «si va forse delineando un futuro nel quale il singolo sarà sollevato dall’onere della scelta, nel quale il coordinamento dei comportamenti sociali sarà trasferito nell’infrastruttura
informatica»(44). Non più una scelta tendenzialmente libera a valle di un processo
cognitivo consapevole ed autonomo ma solo ciò che è virtualmente possibile a seguito di restrizioni software. «Saremmo oggetto di input cognitivi non richiesti,
(42) B. De Finetti, L’invenzione della verità, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006, p. 72.
(43) K.R. Popper, Perché siamo liberi? Computer, mente, razionalità, in Biblioteca della libertà, n. 132, Centro Einaudi, Torino, novembre-dicembre 1995, p. 6.
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più o meno occulti, tali da incidere sull’utilizzo delle nostre risorse mentali (finite
e altamente vulnerabili) ed in alcuni casi sulla nostra personalità»(45) magari creando nuove e subdole dipendenze. Gli strumenti sono i più disparati: cookie, procedure biometriche di identificazione, data mining. Non più l’ideologia sovrastruttura delle condizioni economiche di produzione, la riflessione di
Marx(46), ma la tecnologia a presidio della devianza, a canalizzare/condizionare la fantasia ed il pensiero (forse i più lontani dal concetto di finito). Si intravedono nel concreto stridenti contrasti rispetto alla tutela della privacy e del consumatore. È richiesto pertanto un approccio più composito dove trovano cittadinanza discipline convergenti. Cambridge è capofila di questa esperienza: «filosofia, astronomia, biologia, robotica, economia e neurologia» a difendere autonomia di pensiero, capacità di processare eventi complessi e dipanare subdoli
tentativi di etero direzione(47). Sintomatica è la partecipazione di filosofi, teologi,
sociologi, medici a consessi prima appannaggio esclusivo di economisti e sovente percepiti dai più come quasi settari. Una scienza intesa come filosofia è la sintesi di Piero Angela. «Il passaggio è dalla competenza tecnica alla
competenza intellettuale e richiede riflessione e approfondimento»(48). Se «ogni
abitudine rende la nostra mano più ingegnosa altrettanto rende meno abile il
nostro ingegno»(49). Un nuovo paradigma dovrebbe affacciarsi: nego dunque
sono (evoluzione di cogito ergo sum). «Nel vortice del cambiamento l’urgenza è
disapprendere. Liberarsi dalle certezze dell’abitudine per aprirsi a nuove strategie
cognitive»(50). Più che esasperare la contraddizione tra monismo e dualismo
(45) Ivi, p. 23. Emblematico il caso di RealPlayer «che trasmetteva al produttore l’indicazione di ogni pezzo scaricato dall’utente». Ivi, p. 18.
(46) Le contraddizioni insite nel regime di proprietà che determinerebbero plusvalore e rendite parassitarie.
(47)http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/12/02/news/un_terminator_eliminer_la_razza_umana_a_ca mbridge_il_centro_studi_anti-estinzione-47503340/?ref=HRERO-1.
(48) Senso della misura e atteggiamento inclusivo. N. Lattanzi (a cura di), Elementi di management e
dinamica aziendale, cit., p. 45.
(49) Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882.
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(mente-cervello) del medico francese Cabanis si tratta di superare l’artefatta separazione della conoscenza. A partire dalla madre delle separazioni (materie umanistiche e scientifiche) non discipline chiuse, impenetrabili, logiche perché consequenziali a postulati inevitabilmente parziali ma «metodologie diverse e complementari che consentono di caratterizzare [l’intero spettro] degli aspetti
cognitivi»(51). Non più la divisione del lavoro di Émile Durkheim piuttosto
l’organicismo di Herbert Spencer.
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2.1 La sicurezza in azienda: tra oneri e opportunità
La maturata consapevolezza di stringenti vincoli all’azione umana alimenta nuove sensibilità: «I consumatori oggi sono attenti non più solo alla qualità del prodotto ed al suo prezzo ma anche alle condizioni in cui il prodotto viene
realizzato, riferendosi a fattori sociali, ambientali, di salute e sicurezza»(52).
Appare fondamentale porsi «nei confronti della collettività come un agente che
svolge un’azione positiva»(53). Si tratta di una modifica sostanziale della
prospettiva: gli oneri, le esternalità di ieri saranno i fattori competitivi di domani. Per Elsa Fornero: «La sicurezza non è più un onere per l'impresa, ma un incentivo. […] Non è più vista come un mero onere, una mera incombenza, un gravame burocratico, ma è percepita ormai come un incentivo al lavoro e, dunque, un fattore essenziale di crescita»(54). Ancora: «la sicurezza valorizza il
capitale umano traducendosi in un incentivo alla produzione»(55). L’Inail
esplicitamente si riferisce alla sicurezza come fattore competitivo del sistema
impresa56. Si calcola che in Italia gli adempimenti richiesti alle aziende
producano un aggravio di 4,6 miliardi di euro. Sulla scorta delle indicazioni dell’Ue (taglio del 25% degli oneri alle imprese per adempimenti e procedure burocratiche) i governi della Repubblica hanno a più riprese sposato lo slogan:
meno carta più sicurezza. È opportuno che la sensibilità al tema sia interiorizzata
dal management, pervada e alimenti l’orientamento strategico nella considerazione che ogni regolazione imposta da autorità sovraordinate (magari
(52) Azienda Facile, gestione, organizzazione e consulenza, Certificazione e qualità, cit., p. 51.
(53) R. Ferraris Franceschi, L’azienda: caratteri discriminanti, criteri di gestione, strutture e problemi di
governo economico, in E. Cavalieri (a cura di), Economia aziendale, cit., p. 51.
(54) Elsa Fornero, intervento alla sala della Lupa in Montecitorio, in occasione della presentazione del
Rapporto annuale Inail 2011 il 12 luglio 2012. In:
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMP A&nextPage=Prodotti/News/2012/INAIL/info1891774841.jsp.
(55) http://roma.repubblica.it/multimedia/home/32056128/30.
(56)http://www.inail.it/repository/ContentManagement/information/N965537556/Osservatorio_Accredia_ Salute_e_sicurezza_sul_lavoro_2012.pdf.
26 per legge) genera costi economici aggiuntivi e apre pericolosi margini di
discrezionalità (considerazioni politiche possono alterare la genuinità dell’approccio, peggio: fenomeni di corruttela possono indirizzarne gli esiti). Sembra confermare le indicazioni sovresposte il rapporto Hampton (2005). Concordemente le analisi del prof. Luca Spataro dell’Università di Pisa.
2.2 Alcune considerazioni sulla compagnia Ryanair
La compagnia aerea low cost Ryanair intuisce a pieno la portata delle considerazioni sovraesposte. È evidenziata in un’apposita sezione del sito internet la produzione di CO₂ (per passeggero-miglio) degli aeromobili
dell’azienda rispetto ai competitor(57
). Il primato, figlio di una ricerca indipendente, viene quindi speso in termini di marketing: «people who care fly
Ryanair»(58). Nel biglietto di Trenitalia si stima il risparmio di emissioni (in termini di kg di Co₂) del singolo viaggio interpolando i dati eletti a parametro di
riferimento (relativi alle tratte Milano-Napoli e Roma-Venezia).
Comparativamente si evidenziano le emissioni di aeromobili e autovetture. I dati, che discendono da un’elaborazione Enea relativa all’annualità 2008, sono proposti in una cornice dall’evocativo colore verde e riferiscono del primato del treno rispetto ai competitor. La carta stessa reca il marchio Fsc (proveniente da fonti gestite in maniera responsabile). Per necessità di completezza tuttavia è opportuno citare l’inchiesta di Giovanna Antonelli sulla compagnia low cost battente bandiera irlandese. La giornalista riferisce di una spasmodica tensione verso il contenimento dei costi della produzione: pulizie dell’aereo deficitarie, cibo e bevande a pagamento, angusto spazio vitale per i passeggeri. Si aggiunga
(57) http://www.ryanair.com/it/about/ryanair-and-the-environment. I dati si riferiscono alla ricerca di
Brighter Planet sulle 20 maggiori compagnie aeree al mondo reperibile in: http://www.ryanair.com/doc/about/ryanair_brighter_planet_2011.pdf.
(58 )http://www.ryanair.com/it/novita/ryanair-la-compagnia-aerea-piu-pulita-ed-ecologica-al-mondo-festeggia-il-world-environment-day.
27
anche sfruttamento del personale e leggiadra gestione delle emergenze. Su tutti il volo Londra-Riga: in seguito al decollo il pilota era stato costretto a rientrare a Stansted per un oblò riparato con lo scotch. La procura di Bergamo indaga per una presunta evasione contributiva (a fini previdenziali) di 220 dipendenti di Orio al Serio assunti seguendo il diritto irlandese, che sconta un’aliquota del 12%
a fronte del 37% italiano(59). Più delicato il profilo tributario. La compagnia
opera in Italia mediante una rappresentanza fiscale, ma in difetto di una stabile organizzazione(60). Gli utili relativi alle tratte interne (in Italia evidentemente) scontano l’aliquota irlandese (decisamente più vantaggiosa). Un esempio lampante di profit shifting (gli utili conseguiti in un contesto operativo transnazionale vengono imputati alla sede amministrativa, solitamente sita in paesi a fiscalità ridotta). «Nel luglio del 2010 una verifica della Fiamme Gialle ha contestato il mancato pagamento delle imposte sui 350 milioni di ricavi
conseguiti tra il 2005 e il 2009 per i voli nazionali»(61). Stante la convenzione tra
Italia e Irlanda contro le doppie imposizioni nulla quaestio per gli utili imputabili alle tratte internazionali, tassate in Irlanda(62). A colmare la lacuna interviene nuovamente il decreto sviluppo bis (cit. in nota) che allarga il perimetro della
(59) Il decreto sviluppo licenziato dal governo pare porvi argine (si tratta del comma 1 art. 38 del decreto sviluppo bis n. 179/12, convertito nella legge 221/12). La compagnia sconta l’imposizione del paese in cui esercita (in modo stabile e continuativo) la propria attività. La norma è stata ribattezzata anti Ryanair. http://www.corriere.it/economia/12_novembre_21/ryanair-fisco-decreto_18b7c88c-33d7-11e2-a480-b74fe153b15c.shtml.
(60) «La consistenza giuridica della rappresentanza fiscale è molto incerta. […] Si tratta di un mero domiciliatario, che il contribuente non residente deve nominare perché vi sia un soggetto abilitato a ricevere la notificazione di atti dell’amministrazione». Per stabile organizzazione si intende un centro di
imputazione di situazioni giuridiche, si tratta di una fattispecie autonoma (con contabilità specifica)
distinta dalla compagine cui farebbe riferimento (art. 162 Tuir). F. Tesauro, Istituzioni di diritto tributario
(vol.2), Utet giuridica, Torino, 2008, pp. 191-194.
(61) M. Belinazzo, Ryanair ora paga, IlSole24Ore, 10 gennaio 2013, p. 17.
(62) Si tratta di accordi bilaterali internazionali incentrati sulle norme di distribuzione. I presupposti d’imposta sono ripartiti tra i due Stati contraenti (prediligendo generalmente l’imposizione nel Paese di residenza). Gli schemi di riferimento sono: Modello Ocse (utilizzato dall’Italia), Modello Onu, Modello Andino e Modello Usa. La convenzione in parola è stata firmata a Dublino l’11 giugno 1971, ratificata con l. 9 ottobre 1974 n. 583 (in vigore dal 14 febbraio 1975).
28 sede fissa di affari. L’operatività di Ryanair in Italia è pertanto ricondotta a
quella di una stabile organizzazione. Questa impostazione informa le rivendicazioni tributarie che l’amministrazione finanziaria avanza presso talune multinazionali high tech (cui si farà riferimento più avanti).
2.2.1 Alitalia e Carpatair
Il comparto del trasporto aereo registra partnership approssimative tra la moribonda Alitalia e la rumena Carpatair. La compagnia di bandiera, già destinataria di normative di favore (su tutti il d.l. 134/2008), sarà presumibilmente assorbita a breve da Airfrance a condizioni deteriori rispetto a quelle ante salvifica cordata. Un’esasperata flessibilità organizzativa, pratiche commerciali apparentemente elusive informate al contenimento dei costi e alla diversificazione del rischio generano legittima diffidenza presso gli utenti sempre più angosciati dal pericolo incidenti. La cancellazione del logo Alitalia dall’Atr 72 interessato dall’increscioso accadimento del 3 febbraio appare un tentativo dilettantistico di evitare il capo di imputazione di frode in commercio (puntualmente ipotizzato dalla procura di Civitavecchia). È comunque la rappresentazione di un approccio vetusto foriero di ricadute negative anche (e
soprattutto) in termini reddituali. Sconcertanti le dichiarazioni di Giancarlo
Schisano (direttore operativo di Alitalia): «per un normale motivo di decoro aziendale è prassi cancellare la livrea, a maggior ragione in questo caso per un aereo non di Alitalia»(63).
2.3 Wal-Mart, Lipton, gruppo Cva e A2A
Intanto Wal-Mart, leader della grande distribuzione, implementa politiche sinergiche con la comunità e il territorio di riferimento (la percezione era offuscata in conseguenza delle diatriba sul tema dei bassi salari). L’azienda
(63) http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_febbraio_3/fiumicino-aereo-carpatair-alitalia-cancella-logo-2113827313244.shtml.
29
acquisterà nel prossimo decennio 50 miliardi di prodotti made in Usa. In aggiunta nel prossimo quinquennio recluterà 100mila veterani (pressoché tutti)
ragionevolmente a rischio disoccupazione(64).
L’azienda Lipton nel packaging del Tè Verde (classico), in tutta evidenza, riporta il seguente inciso: «la tua semplice tazza di tè può fare una grande differenza. Ogni volta che bevi una tazza di Tè Verde Lipton stai facendo qualcosa di importante per sostenere i coltivatori di tè e l’ambiente». A corredo sono apposti il certificato Pefc e Rainforest alliance entrambi inerenti a vario
titolo alla tematica ambientale(65).
Il gruppo CVA (Compagnia Valdostana delle Acque): «La Valle d’Aosta è il territorio dal quale proviene questa energia pulita che evita l’immissione in atmosfera di 2 miliardi di kg di CO₂. L’attenzione all’ambiente è una caratteristica distintiva del gruppo CVA, testimoniata dalla cura con la quale le aziende che ne fanno parte operano sugli impianti di produzione garantendo i
massimi standard di competenza, qualità e sicurezza sul lavoro»(66). Nel
promuovere gli impianti sciistici la regione riferisce di uno spiccato senso
dell’innovazione in assoluta consonanza con l’ambiente. «Strutture e
infrastrutture, tecnologia e sicurezza sono elementi necessari allo sviluppo delle attività»(67).
Risulta oltremodo emblematico l’advertising di A2A sul Sole24Ore: «Vogliamo coinvolgere clienti, fornitori, dipendenti, investitori e istituzioni con un questionario sulla sostenibilità del gruppo […]. A2A devolverà 1 euro alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia Romagna per ogni questionario
(64) M. Valsania, Wal-Mart compra più americano e assume i veterani, IlSole24Ore, 16 gennaio 2013, p. 14.
(65) Queste le parole di Daniel Katz, fondatore di Rainforest Alliance: «i nostri standard includono la protezione delle foreste, degli habitat naturali, delle acque, degli ecosistemi e della biodiversità, così come la protezione dei lavoratori e delle comunità rurali, la loro salute, sicurezza e qualità della vita».
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-24/lagricoltura-verde-salva-pianeta-200245.shtml?uuid=AbBdaVwG. (66) http://www.beauregard.cvaspa.it. (67) IlSole24Ore, 30 ottobre 2012, p. 23.
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compilato». L’azienda si propone di strutturarsi intorno ad alcuni capisaldi: attenzione al cliente, qualità dei servizi, ricchezza del territorio, lavoro e sviluppo, educazione ambientale, calore pulito, sicurezza sul lavoro, meno CO₂ e più fonti rinnovabili(68).
2.4 Prove sinergiche di interazione tra istanze private e fini istituzionali
È interessante lo studio Sustainability sentiment 2012, Società quotate, parte integrante di Sustainability Sentiment 2012, «il più ampio progetto di monitoraggio dell’importanza percepita della sostenibilità nella società, nell’economia e nella finanza italiana dal punto di vista delle diverse categorie di stakeholder e il cui obiettivo è di misurare la relazione tra la percezione della sostenibilità e la sua capacità di creare valore sociale, ambientale,
economico»(69). Si aggiunga che il Premio Impresa Ambiente è giunto alla sesta
edizione, ha il patrocinio dell’UNIDO (United Nations Industrial Development
Organization) e consente alle organizzazioni vincitrici di partecipare all’edizione a cadenza biennale dell’European Business Awards for the Environment (E.B.A.E.) promosso dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione
Europea si comprende appieno l’attenzione crescente rivolta al tema dello
sviluppo sostenibile(70). Da registrare è il Premio Innovazione Amica
dell'Ambiente il cui scopo principe «è creare un contesto favorevole alla ricerca e
contribuire alla diffusione di buone pratiche (best practices) orientate alla sostenibilità ambientale, valorizzando quelle realtà che sappiano raccogliere le
(68) IlSole24Ore, 29 ottobre 2012, p. 11. Per maggiori dettagli: http://www.a2a.eu. (69) http://www.b2axioma.com/news.php?l=ita&s=none.
(70) «Le categorie di partecipazione sono quattro: Miglior Gestione, Miglior Prodotto, Miglior
Processo/Tecnologia, Miglior Cooperazione Internazionale; vi è inoltre un Premio Speciale Giovane Imprenditore, riconoscimento riservato a titolari o dirigenti d’impresa under 40 in concorso per una delle
altre categorie che si siano particolarmente distinti per capacità imprenditoriali, innovazione ed attività di ricerca nell’ambito dello sviluppo ecosostenibile». http://www.premioimpresambiente.it/.
31
sfide dell'ambiente come valore ed opportunità irrinunciabile di sviluppo anche
economico e sociale»(71).
2.4.1 Alcune delle iniziative promosse in Toscana
La regione Toscana in tema di Corporate social responsibility (Csr), in italiano Responsabilità sociale delle imprese (Rsi), promuove i progetti Fabrica
ethica e Responsible Med Regional policies for responsible development: evaluation of Csr and economic performance in Med area(72). Il primo è di gestazione regionale (assessorato Attività produttive, lavoro e formazione) il secondo di matrice comunitaria e cofinanziato dal Programma europeo Med 2007-2013. Lo schema di riferimento è Agenda 21, Rio de Janerio nel 1992 poi Johannesburg nel
2002(73), il Trattato di Lisbona (2000) ed il programma Europa 2020(74):
«crescita intelligente, attraverso lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; crescita sostenibile, attraverso la promozione di un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo dell’impiego delle risorse e competitiva; crescita inclusiva, attraverso la promozione di un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale»(75). La regione incentiva le aziende del territorio ad acquisire la certificazione di responsabilità sociale SA8000 ed a licenziare un bilancio di sostenibilità (altrimenti socio-ambientale) in ottemperanza alle linee guida ISO26000. Scopo primario di Responsible Med è indagare la relazione tra Csr e posizionamento nel mercato quindi promuovere politiche che opportunamente sfruttino la leva della competitività. Secondo Mauro Albrizio di
Legambiente la spinta verso l’innovazione «ha permesso a tutti i paesi
dell'Unione europea (inclusa l'Italia) di vedere un aumento del Pil, tra il 1990 e il
(71) http://www.symbola.net/html/article/Innovazioni-intelligenti.
(72) http://www.regione.toscana.it/economiaefinanza/qualitaeconomica/index.html. Si veda anche la legge regionale n. 17 dell’8 maggio 2006: Disposizioni in materia di responsabilità sociale delle imprese. (73) http://www.un.org/esa/dsd/agenda21/.
(74) http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm.
32
2001, del 48% a fronte di una diminuzione del 17,5% delle emissioni di anidride carbonica»(76).
2.5 Corporate social responsibility e bilancio di missione
Il discrimine rispetto al passato sembrerebbe la necessità, l’ineluttabilità «di
un rapporto organico con la disponibilità di risorse naturali»(77). Si palesa
l’esigenza di riformulare i dettami aziendalistici, nella maturata consapevolezza che «economicità e consonanza con l’ambiente risultano due aspetti interrelati ed inscindibili, dal momento che la sopravvivenza e lo sviluppo vengono condizionati in larga misura dal modo in cui la combinazione di fattori si pone
nei confronti dell’ambiente esterno»(78). Si impone non solo l’aderenza alle
previsioni codice civile (artt. 2423-2435bis) ma la necessità di riflessioni più articolate, non sempre misurabili col parametro monetario. «Oggi sempre più si sente l’esigenza di chiedere alle aziende di dimostrare il loro grado di responsabilità sociale anche attraverso la comunicazione della loro filosofia di
gestione79 mediante documenti espliciti che attestino la presenza di orientamenti
condivisibili dagli stakeholders […]. Tali documenti rappresentano atti di comunicazione volontaria […] e possono essere: il bilancio sociale, il bilancio
ambientale, il bilancio di sostenibilità, il bilancio di missione»(80). La
primigenia funzione di economicità assorbe, ricomprende l’esternalità(81),
(76)http://www.repubblica.it/ambiente/2012/12/03/news/paesi_inquinamento-47982789/?ref=HREC1-11. (77) Ivi, p. 4. Si veda anche E. Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici, Donzelli Editore, Roma, 2005. (78) N. Lattanzi (a cura di), Introduzione a Elementi di management e dinamica aziendale, cit., p. 40. (79) L’orientamento strategico di fondo.
(80)R. Ferraris Franceschi, L’azienda: caratteri discriminanti, criteri di gestione, strutture e problemi di
governo economico, in E. Cavalieri (a cura di), Economia aziendale, cit., p. 70.
(81) «Effetto secondario o conseguenza di un’attività industriale o commerciale che colpisce dei terzi senza che ciò si rifletta nel costo dei beni o dei servizi coinvolti. Un costo o beneficio sociale». J.E. Stiglitz, A. Charlton, Commercio equo per tutti, Garzanti, Milano, 2007, p. 24. «Uragani, frane, inondazioni hanno provocato nel mondo in 3 anni oltre 70 miliardi di danni». R. Reale, Allerta meteo, Scenari (in onda su rainews). http://scenari.blog.rainews24.it/?paged=2.