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Il difficile connubio tra industria e ambiente L’Ilva

«In questi anni di crisi economica il risanamento ambientale è stato visto come un costo. In realtà il vero costo è invece quello di una produzione industriale che scarica sulla comunità gli oneri rappresentanti dalle conseguenze per la

salute»(100). La vicenda dell’Ilva di Taranto appare emblematica dell’apparente

inconciliabilità tra industria (pesante) ed ambiente (lato sensu). Il devastante impatto ambientale del complesso siderurgico (che qualifica la città come la più inquinata d’Europa) è all’attenzione della magistratura vincolata ai sensi dell’art. 112 Cost. (come recepito dall’art. 50 c.p.p.) all’esercizio obbligatorio dell’azione penale (qui per perseguire reati ambientali). Il capoluogo ionico è ultimo nella

classifica annuale del Sole24Ore sulla qualità della vita in 107 città italiane(101).

L’ecosistema è avvelenato dalle emissioni dei quattro poli industriali (Ilva, Eni, Cementir e quel che rimane dell'Arsenale). Nel mar Piccolo si registrano quantità così imponenti di metalli pesanti e mercurio da costringere le autorità sanitarie a vietare tassativamente la coltura delle cozze. Le pecore allevate nelle immediate vicinanze del polo siderurgico sono sistematicamente abbattute perché cariche di diossine e 1000 tra allevatori ed agricoltori sono allo stremo. La politica cerca il giusto raccordo tra la tematica occupazionale (art. 4 Cost.) e la tutela della salute

(art. 32 Cost.); da una parte 12000 posti di lavoro, nella sola Taranto(102)

dall’altra il Progetto Sentieri(103) che evidenzia un’incidenza tumorale

decisamente sopra la media (soprattutto nel rione Tamburi che registra un crollo delle quotazioni immobiliari). Nelle more l’immagine aziendale si deprime, si

(100) http://scenari.blog.rainews24.it/.

(101)http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-26/taranto-storia-declino-annunciato-063610.shtml. (102) Per la precisione 11611 (di gran lunga la componente più nutrita del gruppo Ilva). Nel resto d’Italia sono 5683 (Genova, Novi Ligure, Racconigi, Salerno) e 4683 all’estero (Pratica e Senas in Francia, Salonicco in Grecia e Biserta in Tunisia). L’indotto che ruota intorno allo stabilimento tarantino genera occupazione per 70000 unità (20000 indiretti e 50000 interdipendenze). Il valore prodotto (dati 2011) è di 5,3 miliardi di euro, il 75% del Pil della provincia di Taranto, il 7-8% della regione Puglia e l’1% nazionale.

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riaffacciano ombre sulle privatizzazioni all’italiana, si genera discredito intorno ai capitani d’industria nostrani (i Riva) per l’atavica penuria di investimenti e si

palesano corruttele a vari livelli, anche universitario e ecclesiastico(104).

Dipendenti Ilva

(104) «Emilio Riva, nel 1975, finì in carcere con l'accusa di omicidio colposo per un incidente sul lavoro». http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-08-09/ragiunatt-nato-boom-economico-

064348.shtml?uuid=AbjIliLG.

Il 7 dicembre 2001, il Tribunale di Taranto, in composizione monocratica, lo condanna per violenza privata (tentata e consumata) per la vicenda della palazzina Laf.

http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/21/Professione_nullafacente_pagati_per_non_cl_0_000121 628.shtml.

Con sentenza n. 408 del 20/4/2007 sempre del tribunale monocratico di Taranto è di nuovo condannato per: omessa predisposizione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e per reati in materia di inquinamento. Ad oggi (15 gennaio 2013): Emilio Riva e il figlio Nicola sono agli arresti domiciliari. Fabio, un altro figlio, è gravato da un mandato d’arresto europeo. Dalle risultanze dell’inchiesta della procura tarantina Enviroment sold out sembra emergere la responsabilità di Lorenzo Liberti, docente all’Università di Bari, reo, secondo l’accusa, di aver ammorbidito una perizia che stava elaborando per conto della magistratura ionica. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-26/nuova-bufera- suliilva-arresti-081440.shtml?uuid=AbB0SS6G.

Risulta indagato per false dichiarazioni Don Marco Gerando (segretario dell'ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Luigi Papa).

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2012/27-novembre-2012/ilva-spuntano- altri-cinque-indagatic-sindaco-taranto-sacerdote-2112905996643.shtml.

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2.7.1 La magistratura: questo matrimonio non s’adda fare

«L’intero groviglio giudiziario e politico ha abbattuto qualunque valore possa

essere attribuito all’Ilva»(105). Le procedure per dirimere il conflitto di

attribuzione tra poteri dello stato ed il dilatarsi dei tempi della giustizia mal si conciliano con gli stringenti vincoli di un ciclo industriale. L’Ilva perde sistematicamente commesse (ultima quella relativa alla costruzione di un gasdotto in Oklahoma) e versa in condizioni di scarsa liquidità. Un’ipotetica liquidazione rappresenta un’incognita per il sistema creditizio che ha foraggiato abbondantemente il gruppo. Il 25% dell’esposizione finanziaria, pari a circa 3 miliardi di euro (il 130% del capitale netto) è verso le banche, il restante 75% è riferibile a debiti infra-gruppo. Analogamente al caso Thyssenkrupp il danno conseguente è decisamente superiore al risparmio di costo. «Una stima dell'associazione ambientalista Peacelink, quantifica infatti il danno complessivo alla città ed al suo ecosistema in sei miliardi di euro, che si andrebbero a

sommare ai 700 milioni già chiesti dal Comune»(106). Il decreto legge licenziato

dal governo Monti ha stimato in 3,5 miliardi gli investimenti (tardivi e quindi ragionevolmente maggiori) per la tutela ambientale. Il settore si caratterizza per una competizione esacerbata ed il paventato fermo degli altiforni comporterebbe, realisticamente, la perdita del polo siderurgico, secondo per capacità produttiva

in Europa(107). La chiusura (eventuale): «fa la gioia di una concorrenza europea

(105) P. Bricco, Garbugli giudiziari e balene spiaggiate, IlSole24Ore, 15 gennaio 2013, p. 35. (106) http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/12/03/news/ilva_cause_civili-47962432/?ref=HREC2-7. (107) «Un piano da tre miliardi (l’investimento per sanare il sito) non ha sostenibilità: l’azienda impegnata nel risanamento, rischia di non avere più risorse dalla gestione, e senza flussi di cassa non può finanziare il debito». M. Meneghello, Si incrina il business dell’acciaio, IlSole24Ore, 26 ottobre 2012, p. 51. Gruppo Riva (in milioni di euro): fatturato netto 10015.1 (2011), 7788.5 (2010) e 5822.6 (2009);

risultato dell’esercizio di gruppo 327.3 (2011), -66.3 (2010) e -547.7 (2009); patrimonio netto di gruppo

4216.7 (2011), 3895.3 (2010) e 3962.2 (2009); cash flow operativo 998.3 (2011), 636.5 (2010) e 26.7 (2009); ammortamenti 562.4 (2011), 552.2 (2010) e 520.1 (2009). D. Palmirotti, Tensione Ilva-procura

su coils e lamiere, IlSole24Ore, 10 gennaio 2013, p. 33. Produzione di acciaio (milioni di tonnellate) e

quota percentuale sul mercato europeo (dati 2011): Germania 44,3 pari al 24,99%, Italia 28,7 (16,19%), Francia 15,8 (8,91%), Regno Unito 9,5 (5,36%). D. Palmirotti, Ancora fermi i beni dell’Ilva, IlSole24Ore, 16 gennaio 2013, p. 35. «I costi di sostituzione sulla bilancia commerciale e gli extra costi di

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che vede soccombente, per ragioni non di mercato, uno dei principali competitor continentali. Una manna per i gruppi tedeschi e francesi. In Francia, tra l'altro, lo Stato è così consapevole del valore strategico della siderurgia da non esitare ad invocare la nazionalizzazione di due impianti che non trovano compratori perché

poco competitivi (ed inquinanti)»(108).

Per Gianfranco Tosini, responsabile del centro studi Siderweb «servono due anni di sacrifici, ma anche di prodotti nuovi per migliorare e soprattutto

internazionalizzare il posizionamento delle aziende italiane sul mercato»(109). Per

Emanuele Morandi, presidente di Siderweb: «la vera sfida è raggiungere, nei

prossimi anni, la sostenibilità economica-finanziaria, sociale ed ambientale»(110).

Ad aggravare il quadro della siderurgia italiana la crisi che interessa la

Lucchini (stabilimenti a Trieste, Piombino, Lecco e Condove). La vicenda Thyssenkrupp aveva già minato la fragile armonia che caratterizza la coesistenza

tra siffatti impianti e la comunità ed il territorio di riferimento. L’incidente del 6 dicembre 2007 e la morte di 7 operai inevitabilmente deprimono l’immagine aziendale, la discreditano, la sviliscono, generano attriti difficili da sanare. Il fardello così apposto (e la condanna in primo grado) genera evidentemente ripercussioni in termini reddituali ben più apprezzabili del risparmio di costo di

800mila euro relativo alla mancata istallazione del dispositivo antincendio(111).

approvvigionamento sono stimabili tra i 4,5 e i 7 miliardi di euro per anno. I costi per la collettività (cig,

imposte e oneri sociali) a quasi un miliardo di euro, la perdita di acquisto sul territorio di Taranto e

provincia è stimabile in circa 25 milioni l’anno». M. Morino, «Sull’Ilva accanimento giudiziario», IlSole24Ore, 18 gennaio 2013, p. 33.

(108) Emblematica la vicenda del polo siderurgico di Florange, in Mosella di proprietà del gruppo ArcelorMittal (con Ceo Lakshmi Mittal). Si tratta della riflessione di Alberto Orioli da reperirsi in: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-27/diritti-negati-industria-gioco-

063613.shtml?uuid=AbtCGj6G.

(109) M. Meneghello, Si incrina il business dell’acciaio, cit. (110) Ibidem.

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