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Democrazia ambientale e finitezza delle risorse »

È ineluttabile la circostanza per la quale «la crescita della ricchezza e del benessere è possibile solo se sostenibile dal punto di vista ambientale. Il debito

ecologico che stiamo accumulando è ancora peggiore del debito pubblico»(112).

Appaiono all’orizzonte istanze di giustizia sociale ed ambientale, il termine democrazia conosce una nuova declinazione (democrazia ambientale appunto). Secondo Susan George «Il XX secolo è stato un secolo geologico, basato sul combustibile fossile; il XXI sarà un secolo biologico. Le fonti di cibo e di

medicine del futuro stanno scomparendo ad una velocità allarmante»(113). In

(112) A. Volpi, Sommersi dal debito, Altra Economia Soc. Copp., Milano, 2011, p. 7. (113) S. George, Editoriale: Dove va l’Africa?, Politica Internazionale n. 1-2, 1996, p. 15.

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pieno eco waltziano: «chiunque ne avrà il controllo sarà la superpotenza del futuro»(114)

2.8.1 Meglio un terreno agricolo che un negozio in centro

I terreni agricoli sono al top nelle scelte di investimento di fondi immobiliari e previdenziali. «Altro che uffici in centro a Milano od a Londra, negozi dai prezzi esorbitanti nelle vie della moda o centri commerciali appesi all'altalena dei consumi: l'eden degli investimenti immobiliari, quelli di grandi dimensioni naturalmente, è nei terreni. Non quelli edificabili, ma le terre produttive di cereali, frutta, verdure, leguminose, oltre ai terreni per allevare bestiame.

Insomma, per sfamare un mondo sempre più a caccia di cibo»(115). Intanto il

governo italiano vara un disegno di legge mirato alla valorizzazione delle aree

agricole ed al contenimento del consumo del suolo(116). Scopertamente Mario

Monti plaude alla riscoperta di georgiche vocazioni dei giovani nostrani. La Coldiretti registra che «in dieci anni sono raddoppiati i laureati alla guida delle

aziende agricole»(117). È emblematico quanto emerge dal rapporto 2012 di

Greenitaly presentato dalla fondazione Symbola in concomitanza ai dati Istat

sulle Prospettive per l'economia italiana nel 2012-2013: «la maggioranza dei giovani italiani, a differenza delle generazioni che li hanno preceduti, non sogna più un lavoro nell’ufficio di una banca, magari in una grande metropoli, ma vorrebbe invece gestire un agriturismo in piena campagna. La metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe infatti gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) od anche lavorare in una multinazionale (19%). Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni, sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco

(114) Ibidem. «Chi possiede ciò di cui gli altri hanno seriamente bisogno è sempre in una posizione privilegiata». K.N. Waltz, Teoria della politica internazionale, , Il Mulino, Bologna, 1979, p. 275. (115)http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mondo-immobiliare/2012-10-18/terreni-agricoli-scelte- investimento-094152.php?uuid=Abg9nKuG. Per una disamina più accurata del tema si veda: http://www.gatewaytosouthamerica.com/archivo/savills_international-farmland-focus.pdf.

(116) http://www.repubblica.it/ambiente/2012/09/14/news/ddl_contro_cementificazione-42565898/. (117) http://www2.coldiretti.it/News/Pagine/551---12-Luglio-2012.aspx.

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gratificanti rispetto al lavoro in campagna»(118). Tutto questo in un contesto nel

quale l’agricoltura registra nel secondo trimestre 2012 il più elevato aumento del

numero dei lavoratori dipendenti segnando un incremento del 10,1%(119).

L’interesse che si registra intorno al premio Oscar green rappresenta un’ulteriore testimonianza. Rispetto a questa iniziativa si tratta di nuovo di coniugare la valorizzazione delle caratteristiche del proprio territorio con un pronunciato favor

verso l’innovazione e le nuove tecnologie(120

). Banca Etruria, sensibile al tema, lancia la campagna promozionale Verdetruria: Il risultato di una conoscenza

diversa.

Intanto il commissario all’Ambiente Janez Potocnik ammonisce l’Italia circa «la palese violazione dei suoi obblighi legali in materia di politica sia ambientale

che agricola»(121). La vicenda verte sulle concentrazioni di nitrati nel terreno (a

seguito dello smaltimento dei reflui zootecnici). La Commissione ventila la sospensione dei contributi Pac (Politica agricola comune, quasi la metà del bilancio europeo) sovente decisivi per la sostenibilità economica e finanziaria di talune colture (olio, arance). Di nuovo si ravvede una dicotomia tra tutela ambientale (falde acquifere) e oneri aggiuntivi alle aziende (molte volte piccole

ed a carattere familiare). Una globalizzazione azzoppata (merci sì, capitali sì,

lavoratori nì, diritti no) genera sperequazioni e (si direbbe in economia) dumping (sociale). interessante il dibattito intorno ad una maggiore caratterizzazione green dei sussidi comunitari. «Un’agricoltura meno orientata al produttivismo e più rispettosa dei territori, delle risorse naturali, di molti agricoltori e dei

cittadini»(122). Secondo Carlo Petrini i sussidi comunitari (finora) hanno premiato

(di fatto) pratiche pregiudizievoli dell’equilibrio di sistema ed in termini di tutela della biodiversità e dell’equità generazionale e con i Paesi poveri.

(118) http://www2.coldiretti.it/News/Pagine/863-%E2%80%93-5-Novembre-2012.aspx. (119) http://www2.coldiretti.it/News/Pagine/853-%E2%80%93-31-Ottobre-2012.aspx. (120) http://www.oscargreen.it/dotnetnuke/it-it/oscargreen.aspx.

(121) E. Diffidenti, Bruxelles bacchetta l’Italia per la moratoria sui nitrati, IlSole24Ore, 19 gennaio 2013, p. 16.

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«Non l’industria, non i trasporti, ma l’agricoltura e l’allevamento sono i principali responsabili dei cambiamenti climatici: il 30% delle emissioni globali di gas ad effetto serra ed il 70% della deforestazione derivano da queste due attività umane»(123).

2.8.2 Slow Food ed il progetto ¡Tierra!

Altro profilo da registrare è la propensione quasi coloniale all’accaparramento delle risorse per i commerci (in economia si direbbe potere contrattuale con i fornitori). Carlo Petrini, presidente di Slow food riferisce che «trent'anni fa il grano era venduto a 25mila lire il quintale, oggi è pagato ai contadini 12 euro, praticamente lo stesso prezzo. Il latte è venduto a 32 centesimi, per un chilo di

carote l’agricoltore riceve 9 centesimi»(124). Chiaramente il meccanismo genera

segmentazioni di reddito non parametrate (neanche lontanamente) al valore aggiunto apportato (proprio una delle condizioni infauste per un armonico

sviluppo del capitalismo). L’economia di mercato (tendenzialmente

concorrenziale) palesa forti criticità e qualcuno auspica di informare le produzioni a considerazioni di ordine politico e sociale, caratterizzando eticamente percorsi ed esiti della combinazione aziendale. Buono, pulito e giusto il nuovo paradigma secondo Petrini. Nelle prime due parole è chiara l’impostazione di marca scopertamente ambientalista. La terza (giusto) pur imbevuta delle stesse sensibilità allarga la visione a tutto il processo: dall’acquisizione dei fattori produttivi alla vendita (scambio con terze economie), passando per la trasformazione. Impregnare di valori etici e morali questi passaggi, una maturata consapevolezza della finitezza delle risorse ed una distribuzione equa del reddito garantiscono la sostenibilità sociale (nel medio-

lungo periodo) di siffatte produzioni.

(123) L’agricoltura copre il 40% della superficie terrestre ed utilizza il 70% dell’acqua dolce. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-24/lagricoltura-verde-salva-pianeta-

200245.shtml?uuid=AbBdaVwG.

(124)http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-24/apertura-cibo-crisi- 193829.shtml?uuid=AbZINVwG.

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Interessante il progetto ¡Tierra! nato dalla partnership tra Lavazza e Rainforest Alliance. Si tratta della trasposizione concreta dei dettami partoriti in tema di Csr (responsabilità sociale d’impresa). Le comunità di coltivatori di caffè di Perù, Honduras e Colombia sono apripiste dell’iniziativa e si ravvedono concrete possibilità di estenderla alle coltivazioni di Tanzania, Brasile ed India. Questi i capisaldi: «miglioramento delle condizioni di vita, sviluppo sociale e crescita economica delle comunità agricole, miglioramento della vivibilità del territorio, sviluppo di produzioni di qualità sempre più ecologiche e redditizie grazie a nuove tecniche agricole e strumenti produttivi, con il fine ultimo di una maggiore

competitività ed autonomia»(125). Chiara l’aderenza al vincolo di economicità:

competitività, innovazione, qualità, efficienza ne tradiscono la consistenza in termini economici e finanziari. La costruzione e (soprattutto) la ristrutturazione di abitazioni, scuole, infermerie impregnano l’iniziativa di sensibilità ulteriori. A rinforzare la caratura del progetto un’attività di microcredito rispettosa dell’autonomia dei produttori. Quindi anche il ciclo finanziario e l’autonomia

decisionale del soggetto economico (espressione cara all’economia aziendale)

sono declinati in termini di socialità ed in armonia con comunità e territorio (nelle espressioni più genuine del modus vivendi).

2.9 Diatribe sul caso Fiat: ripensamento delle relazioni industriali

Un’interpretazione parossistica, pedissequa dei dettami economici, finanziari e talora normativi (la contrattazione di secondo livello, l’efficacia del contratto collettivo al di fuori del vincolo associativo datoriale) pone Ad Fiat Sergio Marchionne in aperto conflitto con talune organizzazioni sindacali, segnatamente

la Fiom di Maurizio Landini(126). Lo stesso Landini riferisce che il gruppo Fiat è

(125) http://www.lavazza.it/corporate/opencms/it/mondo_lavazza/csr/fondazione-lavazza/tierra/.

(126) «La Fiat per assicurarsi una gestione del lavoro meno costosa di quella risultante dall’applicazione del contratto nazionale, ha costituito una nuova società, che non si è affiliata all’associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro del settore (Federmeccanica), ottenendo mano libera nella sottoscrizione di