III. Il caso delle Pro Loco venete: un focus nel veneziano
III.9 Il patrimonio culturale immateriale : il caso di Venezia
Come ho già anticipato sopra, la città capoluogo di provincia non conta sull’attività delle Pro Loco nella promozione turistica del suo territorio, sia per quanto riguarda il patrimonio culturale materiale, sia per quello immateriale; ad occuparsi di questo importante ruolo sono gli IAT con gli uffici disseminati nel centro storico e nelle aree limitrofe.
Nell’opera di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale della città, gli IAT si appoggiano inevitabilmente all’esperienza, alla disponibilità e alla collaborazione della popolazione locale; senza il loro contributo, le loro testimonianze e la loro pazienza e devozione, molte delle tradizioni tramandate di generazione in generazione sarebbero oggi andate perse.
Le Pro Loco del veneziano, apprendono quotidianamente dall’azione di promozione turistica operata dalla città, assorbendone di riflesso usi, costumi e tradizioni che vengono diffusi e trasmessi anche nell’entroterra provinciale. Allo stesso tempo tendono a criticare l’azione svolta dagli IAT del centro storico, accusandoli di sfruttare eccessivamente le tradizioni e le loro radici storico-culturali a favore della creazione di business che negli anni sta privando il patrimonio culturale immateriale delle proprio vere origini.
Tra le principali tradizioni storiche della città di Venezia ricordiamo le feste ufficiali e popolari che hanno contrassegnato i fasti della Repubblica marinara e che ogni anno vengono riproposte, le tradizioni culinarie e le influenze dei popoli che hanno attraversato Venezia nella storia.
94 Le feste, nate secoli fa, ma tutt’ora ricordate e valorizzate sono:
la Festa di San Marco, festeggiata il 25 aprile di ogni anno, giorno che per l’Italia significa la liberazione dal nazifascismo, ma che per Venezia ha un significato storico fondato sul Santo patrono della città: San Marco. Lo stesso giorno prende anche il nome, per i veneziani, di “Festa del Bòcolo” ed è tradizione regalare un “bòcolo”, cioè un bocciolo di rosa, alla donna amata;
la Festa della Sensa, una delle più antiche celebrazioni veneziane, risalente alla Serenissima: si svolge ogni anno a maggio, il giorno della festa dell’Ascensione, data in cui si celebra il simbolico Sposalizio di Venezia con il Mare. Insieme alla rievocazione storica ci sono oggi il corteo dogale in Piazza San Marco, il Mercatino della Sensa presso la chiesa di San Nicolò di Lido, le gare di voga alla veneta e molte altre manifestazioni. Nonostante oggi sia conosciuta a livello internazionale, rimane una manifestazione popolare, espressione del recupero di aspetti autentici del passato;
il Carnevale, festa ludica e molto antica, dalle radici storiche importanti che è stata negli anni rivisitata e riadattata a nuove manifestazioni che vengono organizzate in tale occasione nei vari sestieri di Venezia, nonostante il cuore pulsante del Carnevale nella laguna rimanga Piazza San Marco;
la Festa del Redentore, festa tradizionale che ha luogo ogni terza domenica di
luglio e che attira oltre a moltissimi veneziani anche un numero elevato di turisti ed escursionisti, la laguna si riempie di imbarcazioni di ogni genere, le osterie ed i ristoranti propongono menù di pesce e lo spettacolo pirotecnico è ad oggi il più famoso ed apprezzato del nord Italia. Anche questa festa, dall’apparente significato ludico, ha un’origine storica
Fig. 38 - Dipinto di Canaletto “la Festa della Sensa” (fonte: www.veniceexplorer.net).
Fig. 39 - Il Carnevale, costumi tipici veneziani (fonte: www.veniceexplorer.net).
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importante celebrando, infatti, l’estinzione della peste che dal 1575 al 1577 colpì Venezia, decimando quasi un terzo dei suoi abitanti;
la Regata Storica, è ancor oggi una delle feste tradizionali più coinvolgenti di Venezia, durante la quale un corteo storico di imbarcazioni tipiche del ‘500, guidate dal caratteristico Bucintoro, sfila lungo il Canal Grande,
rievocando l’accoglienza che nel 1489 venne riservata a Caterina Cornaro, che rinunciò al trono a favore di Venezia.
Al termine della rievocazione storica si svolge la competizione, a cui partecipano ogni anno centinaia di spettatori.
Oltre alle manifestazioni storiche con scopo rievocativo, Venezia è ricca di usi e costumi di vario genere: enogastronomici oltre che artigianali.
Una città come Venezia che ha negli anni mantenuto contatti sia con l’entroterra che con paesi lontani, propone una varietà di piatti, frutto della tradizione storica, ottenuti da ingredienti dalle provenienze più disparate. Tra i cibi tipici della città lagunare ricordo: risi e bisi, bigoi in salsa, fegato alla veneziana, baccalà mantecato, sardelle in saor, caparossoli in cassopipa, sepe in tecia,
fritoe, baicoi e molti altri; su queste tradizioni culinarie anche molte Pro Loco veneziane basano
manifestazioni, sagre ed eventi con richiamo alla terra e all’acqua della città di Venezia.
Frutto della tradizione culinaria della città sono anche i Bacari e le Osterie, locali tipici della città lagunare che offrono bibite (ombre) e cibo (cicheti) e che negli anni si sono diffusi nel territorio provinciale e anche in altre zone della regione Veneto.
Nota negativa sulle tradizioni culinarie della città lagunare è legata alla provenienza della maggior parte delle sue materie prime; mi riferisco ai crostacei e al pesce in generale che viene proposto come pesce della laguna, ma che arriva in realtà da container frigoriferi dall’oceano indiano o pacifico o che viene pescato abusivamente nella acque in prossimità di Porto Marghera.
La tipica “Festa del pesce” di Chioggia non potrebbe mai sfamare le migliaia di presenze, che ogni anno raccoglie, con il solo pesce pescato nella cittadina costiera e per questo offre pesce di dubbia provenienza a discapito del cliente in buona fede.
Tra le tradizioni artigianali di cui la città con le sue isole fa vanto rientrano l’arte del vetro di Murano, il merletto di Burano, le Gondole e le Forcole che negli ultimi anni stanno tentando la candidatura per l’inserimento nelle liste rappresentative dei beni culturali immateriali UNESCO.
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Tutte queste tradizioni lagunari che detengono ormai un trascorso storico molto lungo, stanno diventando oggetto di attrazione turistica, perdendo il legame di appartenenza alla comunità locale e divenendo centro nevralgico di sviluppo di un business economico che sta perdendo di vista l’importanza della loro salvaguardia e tutela.
È necessario sottolineare, tuttavia, la difficoltà per le tradizioni veneziane di mantenere la propria origine nel tempo e soprattutto il rischio che corrono nell’essere riadattate alle esigenze ed alle richieste di turisti e visitatori; mi riferisco, ad esempio, alla contraffazione di opere di artigianato locale come il vetro o il merletto, per non parlare delle maschere e degli abiti carnevaleschi, questi vengono infatti riprodotti all’estero (in oriente per la maggior parte) ed importati nella città lagunare ed in tutta Italia per essere venduti come pezzi originali.
Queste problematiche dipendono, a mio avviso, dalla non presenza di una realtà comunitaria, volontaria, appassionata e dedita al territorio e alle sue peculiarità immateriali, che potrebbe svolgere un ruolo di controllo e tutela della trasmissione autentica del patrimonio culturale immateriale, come potrebbe fare una Pro Loco.
Secondo il Prof. Tullio Scovazzi78, le Scuole Grandi di Venezia che operano per promuovere e divulgare la cultura e le tradizioni di Venezia potrebbero figurare nella lista Rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, assicurando a questo patrimonio una migliore visibilità. Egli ipotizza la possibilità per le Scuole veneziane di farsi promotrici di un progetto di salvaguardia e diffusione del patrimonio culturale veneziano, non solo quello delle Scuole, ma anche le manifestazioni e tradizioni che caratterizzano la città e la sua laguna.
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Scovazzi T., Il patrimonio culturale intangibile e le Scuole Grandi, in Il patrimonio culturale immateriale Venezia e il
Veneto come patrimonio europeo, Venezia, Edizioni Ca' Foscari - Digital Publishing, 2014 Fig. 41 - Merletto di Burano
(fonte: www.veniceexplorer.net).
Fig. 42 - Costruzione di una Gondola (fonte: www.veniceexplorer.net).
Fig. 43 - Vetro di Murano (fonte: www.veniceexplorer.net).
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L'inserimento dei beni immateriali veneziani, nelle Liste rappresentative UNESCO è argomento molto dibattuto; il Prof. Zagato79, infatti avanza l'ipotesi di considerare per i “saperi veneziani” il Registro delle migliori pratiche. Il registro delle Best Practices era la versione iniziale di quelle che sono poi diventate le liste rappresentative che hanno delle importanti barriere all'ingresso, al fine di determinare caratteristiche perentorie degli elementi che le costituiscono.
L'iscrizione alle liste Rappresentative richiede procedure tecniche e accorgimenti legislativi di difficile attuazione, prima fra tutte l'inventariazione che risulta rigida e di difficile attuazione soprattutto per elementi di patrimonio immateriale che richiedono la partecipazione attiva delle comunità.
Il registro delle Best Practises, secondo Zagato, è senz'altro una via percorribile dai saperi veneziani, che hanno tutte le carte in regole per essere presentati, sotto forma di progetto, all'UNESCO; in alternativa sarebbe possibile valutare la presentazione di una o più tecniche veneziane, quali elementi da poter iscrivere alle liste rappresentative.
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Zagato L., Il registro delle Best Practices, in Il patrimonio culturale immateriale Venezia e il Veneto come patrimonio
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