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Il settore immobiliare in Italia: andamento, incentivi e credito bancario

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UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE

TESI DI LAUREA

“IL SETTORE IMMOBILIARE IN ITALIA:

ANDAMENTO, INCENTIVI E CREDITO

BANCARIO”

RELATORE

CHIAR.MA PROF.SSA PAOLA FERRETTI

CANDIDATO

GABRIELE ZINNA

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Indice

Introduzione pag. 3

Capitolo 1

Il settore immobiliare italiano durante l’ultimo decennio pag. 5

1.1 Il comparto edile e delle costruzioni pag. 5

1.1.1 L’andamento del settore pag. 6

1.1.2 L’occupazione e la struttura produttiva delle imprese pag. 20

1.1.3 I rapporti con la pubblica amministrazione pag. 33

1.2 Il mercato immobiliare residenziale pag. 44

1.2.1 I volumi delle compravendite e la dimensione delle abitazioni pag. 45 1.2.2 Il valore monetario delle abitazioni e l’andamento del mercato nelle pag. 58

principali città

1.2.3 Le dinamiche che hanno interessato gli operatori del settore: le famiglie e pag. 68 gli intermediari immobiliari

1.3 Il mercato immobiliare non residenziale pag. 73

1.3.1 Gli uffici pag. 75

1.3.2 I negozi e i laboratori pag. 80

1.3.3 I capannoni e i fabbricati industriali pag. 86

Capitolo 2

I provvedimenti legislativi e gli incentivi economici per il rilancio del settore pag. 91 2.1 Le disposizioni riguardanti le famiglie e i privati pag. 91

2.1.1 Le agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia pag. 91 2.1.2 Le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico pag. 94 2.1.3 Il bonus fiscale per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici pag. 96 2.1.4 L’Esenzione dal pagamento dell’ Imu e della Tasi pag. 98 2.1.5 Legge n. 44/2015 - Prestito ipotecario vitalizio pag. 99

2.1.6 Fondo di garanzia prima casa legge n.147/2013 pag. 101

2.1.7 Plafond casa – Convenzione Cdp e Abi pag. 103

2.1.8 Leasing Immobiliare Abitativo pag. 104

2.1.9 La detrazione dell’Iva sugli acquisti di immobili direttamente dal costruttore pag. 106

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2.2.1 Le agevolazioni per la riqualificazione energetica pag. 108

2.2.2 Abi - Accordi per il credito 2015 pag. 109

2.2.3 L’esenzione Imu sugli immobili non venduti delle imprese costruttrici:

il d.l. 102/2013 pag. 112

2.2.4 Le misure adottate per i ritardati pagamenti: il dlgs 192/2012 che recepisce pag. 113 la direttiva europea 2011/07/Ue, il dl n. 35/2013 per il pagamento dei debiti

scaduti e il d.l. 66/2014 per la garanzia dello stato sui crediti

2.2.5 Il Fondo di Garanzia per le Pmi pag. 118

Capitolo 3

Il credito al settore immobiliare: aspetti operativi pag. 120

3.1 Il credito per gli investimenti nel settore delle costruzioni e dell’edilizia pag. 120

3.1.1 L’analisi territoriale pag. 127

3.2 I mutui ipotecari e gli immobili a uso abitativo pag. 130

3.2.1 I volumi e le dimensioni delle abitazioni pag. 130

3.2.2 I capitali erogati pag. 135

3.2.3 Il tasso medio e la durata pag. 139

3.2.4 Le condizioni di accessibilità delle famiglie italiane all’acquisto della casa:

l’affordability index pag. 142

3.3 Il leasing per gli immobili a destinazione terziaria, commerciale e produttiva: pag. 150 le dinamiche e la ripartizione tra le varie tipologie immobiliari

Capitolo 4

Analisi e riflessioni sui dati emersi e osservazioni conclusive pag. 159

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Introduzione

Il settore immobiliare riveste un ruolo rilevante per l’economia italiana, sia riguardo al contributo che direttamente o indirettamente fornisce all’attività produttiva, sia in merito allo stretto rapporto tra il settore creditizio e finanziario e quindi alla stabilità finanziaria del paese. Tale settore rappresenta quasi un quinto del PIL italiano. Inoltre gli immobili oltre a essere beni di consumo (svolgono una funzione abitativa), costituiscono una rilevante forma d’investimento e di ricchezza per le famiglie italiane. Secondo le recenti stime della Banca d’Italia le abitazioni rappresentano oltre l’80% della ricchezza reale complessiva delle famiglie e tale percentuale è elevata anche nel confronto internazionale. Essi costituiscono la maggiore componente delle garanzie reali sui crediti bancari e il loro acquisto è il principale motivo di indebitamento delle famiglie. Ma questo settore riveste anche una grande importanza anche per le imprese che intendono acquisire immobili strumentali per svolgere le loro attività di impresa.

Molte sono le variabili che ruotano attorno ad un settore cosi rilevante e che vanno ad influenzare l’attività economica. Ad esempio la variazione del valore degli immobili si riflette sull’accumulazione di capitale sia nel settore delle costruzioni, in quanto alterano la redditività degli investimenti, sia nel resto dell’economia, laddove si accompagnino a mutamenti nelle condizioni di accesso al credito. Le variazioni dei prezzi delle abitazioni influenzano inoltre i consumi delle famiglie proprietarie. Anche il sistema finanziario è esposto all’evoluzione del mercato immobiliare. La variazione del valore delle garanzie bancarie indotta dalla ciclicità immobiliare, influenza sia il costo, sia la qualità dell’attivo delle banche e di conseguenza la disponibilità di credito. Infatti quest’ultimo rappresenta un elemento centrale perché, considerando le molteplici interazioni che si sviluppano con il mercato immobiliare, influenza sia la politica monetaria ma anche la ciclicità dell’intera economia e le condizioni di stabilità del sistema finanziario. La crisi dei mutui sub prime negli Stati Uniti d’America all’origine della crisi globale del 2008-09, ne è stato un esempio evidente. Infatti, ciò ha portato per le banche un significativo incremento dei prestiti deteriorati condizionando successivamente la capacità di concedere nuovi finanziamenti con forti ripercussioni sulle famiglie e sulle imprese.

Con la presente Tesi si analizzeranno le tendenze nell’ultimo decennio del settore immobiliare, focalizzando l’attenzione sia sull’andamento del settore immobiliare, sia sul credito immobiliare. Nello specifico, l’obbiettivo del lavoro è quello di analizzare le dinamiche e gli aspetti operativi del credito immobiliare nell’ultimo decennio, per capire come esso abbia inciso sull’andamento del settore immobiliare. Per svolgere questa analisi sono stati esaminati i dati di 3 comparti del settore immobiliare, ritenuti come principali data l’importanza che rivestono nel settore.

Verranno inoltre esaminanti i principali provvedimenti legislativi e gli incentivi economici messi in opera per contrastare le conseguenze della crisi e sostenere il settore immobiliare.

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Pur essendo un settore rilevante per il paese l’analisi non è stata facile perché i dati sono frammentari e non sempre puntualmente disponibili.

Il primo capitolo analizzerà l’andamento del settore immobiliare con riferimento al comparto delle costruzioni edili e infrastrutturali, il mercato immobiliare residenziale e quello non residenziale. Verranno studiati i principali dati delle tre aree prese in considerazione valutando l’andamento, le problematiche e i principali risultati.

Il secondo capitolo esamina i principali provvedimenti e disposizioni che sono stati presi a livello legislativo, gli incentivi economici o gli accordi tra gli operatori del settore, con il fine di sostenere e rilanciare lo stesso. Provvedimenti che interessano direttamente le famiglie, i privati e le imprese.

Il terzo capitolo analizzerà gli aspetti operativi del credito al settore immobiliare. Vengono presi in considerazione, in relazione alle tre aree identificate, le principali caratteristiche del credito come volumi, capitali erogati, tassi d’interesse, e principalmente l’andamento e le variazioni nel corso degli anni, per capire come si sia modificato nel corso del tempo questo fattore.

Infine il quarto capitolo esaminerà i principali dati emersi nei capitoli precedenti spiegandone gli aspetti e le problematiche, per capire quanto la crisi abbia modificato le aree oggetto di analisi.

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5 Capitolo 1

Il settore immobiliare italiano durante l’ultimo decennio

1.1 Il comparto edile e delle costruzioni

Il settore delle costruzioni e dell’edilizia ricopre un ruolo centrale e di notevole impatto nell’economia italiana, contribuendo in maniera rilevante all’occupazione e alla produzione del paese. Un settore economico che comprende la costruzione di nuovi immobili o di infrastrutture, ma anche altre attività come ad esempio quella di demolizione e/o recupero del patrimonio abitativo oppure tutti quegli interventi riguardanti la manutenzione e valorizzazione statica ed energetica degli edifici per migliorare la qualità dell’abitare.

È un settore che è radicato nel territorio e intrattiene rapporti sia con privati che con aziende ma altresì opera anche con la pubblica amministrazione svolgendo compiti che soddisfano l’intera comunità. Si pensi al ruolo che tale settore riveste nell’ambito delle infrastrutture del paese, ad esempio la messa in sicurezza di edifici pubblici oppure del territorio, oppure la riqualificazione di centri urbani. Tutte queste attività incidono sul benessere della collettività, sulla sostenibilità sociale, ambientale ed economica ed è pertanto che tale settore svolge un ruolo di primo piano per il sistema paese. Questi elementi rappresentano dei punti di forza a cui però si contrappongono delle criticità che in caso di crisi, come è accaduto negli ultimi anni e visto la particolare struttura del caso italiano, possono accentuarsi.

Criticità che possono essere riassunte in: dimensione limitata degli operatori del settore, problematiche economiche e finanziare, scarsa propensione all’innovazione, riduzione delle risorse per infrastrutture, ritardati pagamenti della PA, razionamento del credito1.

La dimensione ridotta delle imprese italiane e l’ampia frammentazione della struttura produttiva del settore limitano le possibilità di crescita delle stesse e, soprattutto, minano le potenzialità di evolvere il proprio business verso uno a maggiore valore aggiunto e di rispondere in maniera adeguata alle sfide dell’innovazione e del cambiamento. A ciò si aggiungono problemi riguardanti la gestione economica e finanziaria delle imprese che in un certo senso intaccano la competitività sul mercato delle stesse. Gli elementi principali sono la sottocapitalizzazione, la difficoltà di accedere al credito e la complessa gestione dei crediti verso la pubblica amministrazione.

In relazione ai rapporti con la Pubblica Amministrazione possono essere affrontati due aspetti importanti che hanno inciso e tutt’ora incidono sulla crisi del settore. Il primo riguarda le politiche di bilancio che nel corso degli ultimi anni, e soprattutto nel periodo di recessione, hanno diminuito le risorse destinate agli investimenti in infrastrutture. Tali investimenti sono necessari sia per far

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ripartire e sostenere la ripresa del settore in oggetto e quindi la crescita dell’economia in generale, ma soprattutto destinare nuove risorse alle infrastrutture significa eliminare tutte quelle problematiche in tema di sicurezza del territorio che affliggono il nostro paese, e altresì migliorare e rendere più efficiente il sistema urbano delle nostre città.

Il secondo aspetto deve essere inquadrato nell’ambito dei ritardati pagamenti delle somme dovute alle imprese per le commesse regolarmente eseguite da parte della pubblica amministrazione. Questo elemento rappresenta una fonte di estrema criticità e un fattore di indebolimento dell’equilibrio economico e finanziario, che può causare tra l’altro, problemi alla stessa sopravvivenza nel mercato delle imprese che collaborano e hanno commesse con la PA.

Infine l’ultimo punto critico da tenere in considerazione, ma non per ordine di importanza e impatto sul settore in questione, è il razionamento del credito. Il cosidetto “credit crunch” delle banche ha creato una situazione di stallo nel settore, sia aumentando le difficoltà finanziare delle imprese nel reperire capitale, sia rendendo decisamente più difficoltoso l’accesso al credito alle famiglie e quindi l’accesso al bene casa.

Tutti gli elementi sopracitati fanno si che il settore delle costruzioni e dell’edilizia nel suo insieme, nel bene e nel male, sia legato al ciclo o congiuntura economica di un determinato periodo. Infatti, essendo lo stesso collegato direttamente o indirettamente a varie attività e operatori economici, viene colpito da tutte le problematiche che si verificano in altri ambiti economici. La drammatica situazione che negli ultimi anni si è venuta a creare nel settore in oggetto, è conseguenza della crisi americana iniziata nel 2008. Una crisi che ha coinvolto inizialmente il mercato bancario e finanziario ma che poi di riflesso ha colpito altri settori economici del paese causando forti ripercussioni in tutto il tessuto economico italiano.

Secondo i dati Ance dell’ultimo rapporto congiunturale di luglio 2016 e secondo i dati dell’Istat, il settore delle costruzioni e dell’edilizia rappresenta il 12.1% del totale del sistema industriale e dei servizi italiano con quasi 1.4 milioni di addetti. Nel periodo 2007/2008 gli addetti del settore erano poco più di 1.9 milioni e anche il numero di imprese operative era maggiore rispetto alle imprese operanti oggi nello stesso2. Segno che la crisi ha inciso moltissimo sconvolgendo la struttura dello

stesso.

Nei successivi paragrafi verranno analizzati nel dettaglio l’andamento del settore e dell’occupazione negli ultimi anni, illustrando quanto la crisi ha intaccato e modificato i risultati di un settore che prima di essa si poteva considerare in buona salute.

1.1.1 - L’andamento del settore

Considerando come perimetro di questa analisi il periodo che va dal 2006 al 2015, si può affermare che, secondo i dati Istat e Ance, l’ultimo anno nel quale gli investimenti nel settore delle costruzioni

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sono stati positivi è il 2007. Questo ciclo di crescita si è interrotto nel 2008, ed è stato causato inizialmente dalla diminuzione della nuova edilizia residenziale e dal permanere della situazione di difficoltà riguardante gli investimenti in opere pubbliche. A ciò si è aggiunta la crisi economica e finanziaria, originata negli Stati Uniti e acuitasi nell’ultima parte del 2008, che oltre ad ampliare l’intensità della recessione già in atto nella seconda metà del 2008, ha provocato una forte flessione degli investimenti nel settore delle costruzioni che si è protratta negli anni successivi.

Fig. 1 – (*)Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà espressi a prezzi anno 2000. (°)Stima Ance. Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance

Maggio 2008 pag. 5

Entrando nel dettaglio nel 2006 gli investimenti in costruzioni, pari a 145.618 milioni di euro, rappresentavano circa il 9.8% del PIL italiano. Il ciclo di crescita iniziato nel 1999, è proseguito fino al 2007 facendo registrare inizialmente forti incrementi degli investimenti (soprattutto nel 2000 – 6.4% e 2002 – 4.8%), e negli anni successivi (dal 2003 in poi) un aumento continuo ma a ritmi meno sostenuti. Nel 2006 tale crescita si attestava nell’ordine del 1.1% mentre nel 2007, ultimo anno in cui i nuovi programmi di investimento sono stati positivi, si attestava all’ 1%.

In questi due anni (2006 – 2007) la crescita è stata trainata dai risultati positivi del mercato immobiliare residenziale riguardante le nuove abitazioni dato che, grazie al contesto di congiuntura ancora favorevole del mercato immobiliare e alle favorevoli condizioni del credito, molte imprese hanno continuato ad investire nella nuova edilizia abitativa. Ma altresì l’elevato livello di compravendita di immobili ha alimentato il recupero e la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente attraverso interventi di manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto hanno influito sul buon risultato anche le agevolazioni sotto forma di detrazioni fiscali, per l'acquisto da parte delle famiglie di abitazioni realizzate nei fabbricati ristrutturati dalle imprese edili.

Gli investimenti e gli acquisti in edilizia non abitativa per privati hanno fatto registrare buoni risultati sotto l’aspetto di nuove costruzioni ma anche il recupero del patrimonio, promosso da imprese e istituzioni private, è aumentato. Un elemento che può essere preso come esempio per

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apprezzare questo risultato è la crescita del credito sotto forma di mutui erogati alle imprese (finanziamenti medio/lungo termine), che soprattutto nel 2006, hanno avuto un forte incremento.

Fig. 2 - (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà. (°) Stima Ance. Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Maggio 2008 pag. 22 L’edilizia abitativa pubblica appare in questi anni in recessione mentre l’edilizia non abitativa pubblica è rimasta stazionaria per quanto riguarda i valori produttivi, mentre è risultata negativa per la quantità. In via negativa la domanda da parte di enti pubblici per il recupero del proprio patrimonio immobiliare, soprattutto quello abitativo.

Nel 2008 questo ciclo di crescita, che aveva caratterizzato per nove anni consecutivi il settore in oggetto, si interrompe. La fine del trend positivo è inizialmente determinata dal permanere della situazione di difficoltà del comparto pubblico e dalla flessione degli investimenti in nuova edilizia abitativa.

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Su quest’ultima, ha poi influito l’incertezza e il diffondersi di preoccupazioni sulle possibili conseguenze della crisi, iniziata a metà 2008, e ciò ha comportato la revisione dei piani aziendali e di conseguenza il calo degli investimenti.

Crisi che si è originata negli Stati uniti nell’Agosto 2007 in seguito al manifestarsi nel mercato immobiliare dello scoppio della bolla speculativa immobiliare (crisi dei mutui subprime), che ha generato una crisi finanziaria inizialmente solo a carattere statunitense, ma che poi nella seconda metà del 2008 (tradizionalmente l’evento legato allo scoppio della crisi globale è il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers del 15 settembre 2008) ha assunto i connotati di crisi finanziaria, economica e industriale a carattere globale.

Fig. 3 – (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà espressi a prezzi anno 2000 (°) Stime Ance – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance

Gennaio 2009 pag. 18

Nell’anno in oggetto si verifica un diminuzione della nuova edilizia abitativa, una diminuzione degli interventi di riqualificazione abitativa e le prime difficoltà del comparto non residenziale privato. Permane la situazione di flessione degli investimenti in edilizia non residenziale pubblica che registra un calo del 3.7% rispetto all’anno precedente.

Per spiegare meglio l’andamento del settore nel 2008 è utile considerare alcuni indicatori come ad esempio, gli investimenti in costruzioni, l’occupazione, le agevolazioni fiscali, il numero di compravendite di abitazioni.

La tabella seguente mostra alcuni indicatori del settore delle costruzioni e confronta in dati dei primi 9 mesi del 2008 con i primi 9 mesi del 2007. Si nota ad esempio che, secondo i dati dell’Istat, gli investimenti in costruzioni sono calati dello 0,4% rispetto al 2007 mentre vi è una stazionarietà del dato riguardante l’occupazione. I dati dell’Agenzia delle entrate identificano una diminuzione delle richieste presentate dai contribuenti per usufruire di detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia sul patrimonio abitativo (36%), e quindi un calo degli interventi riguardanti la riqualificazione abitativa. La flessione del mercato abitativo è confermata dai dati dell’Agenzia del territorio che riportano un calo del 14.2% rispetto al 2007.

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Fig. 4 – Il settore delle costruzioni - Alcuni indicatori del settore delle costruzioni e confronto con l’anno precedente – dati di Gennaio 2009. Fonte Ance – Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Gennaio 2009 pag.

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La crisi finanziaria, che a fine 2008 ha assunto ormai proporzioni globali, comporta un ulteriore grave problema. Iniziano a verificarsi le prime difficoltà di accesso al credito sia per le imprese operanti nel settore che per le famiglie. La stretta creditizia da parte degli operatori bancari si traduce per le imprese in un rinvio o annullamento dei programmi di investimento, e per le famiglie in un calo di domanda abitativa soprattutto per il clima di incertezza sulle disponibilità finanziare future e per il rialzo dei tassi di interesse avvenuto nei primi dieci mesi del 2008. Tale situazione ha avuto un impatto ancor più rilevante per le imprese che realizzano lavori pubblici perché oltre al problema di accesso al credito, si accentua anche il fenomeno dei ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione per lavori già eseguiti.

Nel 2009 la crisi assume dimensioni maggiori e a causa del grave impatto sul sistema economico, l’Istat definisce la stessa come “il più grave episodio recessivo della storia recente”3.

Sia la domanda privata delle famiglie sia quella delle imprese, sono sempre più influenzate dal clima di incertezza innescato dalla crisi, e di conseguenza vengono rimandati i propri piani di investimento. La domanda pubblica risente della progressiva riduzione delle risorse per nuovi investimenti ed è inoltre costretta dai vincoli di spesa derivanti dal patto di stabilità interno che riducono la capacità di investimento nelle opere pubbliche. A ciò si aggiunge il progressivo peggioramento dei livelli di liquidità a disposizione delle imprese, dovuti sia alla stretta creditizia operata dagli istituti bancari, sia ai forti ritardi nei pagamenti alle imprese da parte delle

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amministrazioni pubbliche per lavori eseguiti. Quest’ultimi incidono negativamente sulla gestione finanziaria delle imprese e costituisce un ostacolo importante alla ripresa del settore.

Secondo l’Istat nel 2009 gli investimenti in costruzioni sono diminuiti del 7,7% in termini reali rispetto all’anno precedente. Dopo nove anni di crescita, i volumi di produzione del settore sono tornati ai livelli osservati alla fine degli anni ’90.

Il comparto degli investimenti in abitazioni si riduce dell’8,9% in termini reali come sintesi della diminuzione del 18,8% degli investimenti in nuove abitazioni e della crescita ormai stabilizzata dell’area riguardante il recupero abitativo. Le agevolazioni fiscali previste per l’esecuzione di interventi di recupero hanno positivamente influito sulla tenuta dei livelli di attività del comparto.

Fig. 5 - (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà – (°) Previsione Ance - Elaborazione Ance su dati Istat - Fonte osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2010 pag.

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Le richieste per gli interventi di recupero delle famiglie (in forma singola o condominiale), nell’intero 2009, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, sono risultate 447.728, evidenziando una maggiore propensione del ricorso allo strumento agevolativo pari al 14,3% rispetto all’anno precedente, in cui si registrò una flessione del 2,8%. Questo andamento positivo, che ha caratterizzato il 2009 (dopo il calo tendenziale del 2,8% registrato nell’anno precedente), è stato probabilmente condizionato positivamente dagli incentivi fiscali collegati alle ristrutturazioni edilizie (contenuti nel decreto legge n.5 del 10 febbraio 2009) che prevedevano, fino al 31 dicembre 2009, per coloro che già usufruivano dell’agevolazione sulle ristrutturazioni edilizie, di cumulare una detrazione fiscale aggiuntiva del 20% per l’acquisto di mobili, elettrodomestici ad alta efficienza energetica, apparecchi televisivi e computer, fino ad una spesa massima di 10.000 euro.

Positivo è risultato anche l’impatto delle agevolazioni fiscali del 55% per interventi finalizzati al risparmio energetico sugli edifici esistenti. Le richieste pervenute all’Enea per usufruire di questi incentivi sono state 106 mila nel 2007, 247.800 nel 2008 e 236.100 nel 2009. Gli investimenti effettuati a livello nazionale per la riqualificazione del patrimonio abitativo sono ammontati nel 2009, secondo l’Ance, a 44.072 milioni di euro. Rispetto al 2008 sono destinati a tale impiego 263

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milioni di euro in più, che equivalgono ad una crescita dello 0,6% in valore e ad una sostanziale stazionarietà in termini reali (-0,6% nel 2008).

Per quanto riguarda il comparto delle abitazioni compravendute, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (ora Agenzia dell’Entrate) il numero delle stesse è risultato nel 2009 pari a circa 613 mila unità, registrando un forte ridimensionamento (-10,9%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il volume delle compravendite si colloca ora su livelli inferiori a quelli che hanno caratterizzato il mercato degli immobili residenziali a partire dall’anno 1999, annullando di fatto i progressi acquisiti fino al 2006.

Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali registrano una riduzione dei livelli produttivi pari al 7,0%. I dati della Banca d’Italia affermano che le imprese dell’industria in senso stretto e le imprese operanti nel settore dei servizi non finanziari, nel 2009, hanno fortemente ridotto la propensione ad investire. Tutto questo è dovuto ad una serie di elementi che contraddistinguono il periodo in oggetto: incertezze del quadro economico generale, debolezza della domanda interna ed estera, elevato livello di capacità produttiva inutilizzata. Pertanto le spese per investimenti privati in costruzioni non residenziali dell’industria in senso stretto sono diminuite del 17,8%, mentre quelle per le imprese operanti nei servizi del 10,6%.

Le ripercussioni sul mercato immobiliare conseguenti alla riduzione dei programmi di investimento da parte dei settori produttivi si sono tradotti in una ulteriore caduta del numero delle compravendite di immobili strumentali: secondo i dati dell’Agenzia del Territorio le unità immobiliari compravendute nel 2009 sono diminuite complessivamente del 15,6%, 10,1% per gli uffici, 16,0% per i negozi, 19,6% per i capannoni.

Fig. 6 - (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà – (°) stime Ance – (°°) Previsioni Ance – Fonte Osservatorio Congiunturale Ance sull’industria delle costruzioni Giugno 2010 pag. 9

La dinamica recessiva della domanda pubblica ha comportato una riduzione delle risorse stanziate per nuove infrastrutture del 5,4% in quantità. Nel 2009 c’è da dire che la domanda pubblica privilegia il finanziamento di grandi opere, ma così facendo, sottrae risorse agli interventi di minori dimensioni creando distonie con il sistema produttivo, formato in prevalenza da piccole e medie imprese e alimentando una esasperata concorrenzialità.

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Il 2010 è stato l’anno nel quale a livello internazionale si è assistito ad una marcata ripresa economica (+5 per cento per il Pil mondiale misurato a parità di potere d’acquisto) dopo la contrazione del 20094.

A livello europeo alcuni paesi hanno avuto una crescita rilevante, ad esempio la Germania con un +3.6%, mentre altri paesi come la Francia e Regno Unito e Italia la crescita è stata più debole (rispettivamente + 1,6%, +1,3% e +1,3%). Pur considerando il contesto generale favorevole, pur mostrando una debole crescita, il settore delle costruzioni registra nel 2010 il permanere di una forte crisi.

Secondo i dati Ance la flessione degli investimenti in costruzioni è del 6,4% in termini reali. Questa diminuzione della domanda di investimenti in costruzioni, ormai attiva dal 2008, ha generato forti contraccolpi alla struttura produttiva del settore. Il numero di imprese iscritte alle casse edili nel 2010 è diminuito del 6,6% (-7.7% nel 2009) mentre il numero di operai iscritti alle casse edili evidenzia un calo dell’8% (-9,8% nel 2009).

Gli investimenti in abitazioni si riducono nel 2010 del 4,9% in termini reali rispetto all’anno precedente, come sintesi del decremento del 12,4% degli investimenti in nuove abitazioni e di un aumento dello 0,5% degli investimenti nel recupero abitativo. Come già avvenuto nell’anno precedente, le richieste di agevolazioni fiscali aumentano dell’ 11% rispetto allo stesso periodo del 2009, compensando la flessione degli investimenti pubblici connessi al recupero urbano. Positivo è anche il risultato, pari a 405000 richieste, riguardante il numero di agevolazioni consistenti in detrazioni Irpef del 55% per interventi di riqualificazione energetica, che mostra un incremento rispetto al 2009 del 71,5%.

Il mercato immobiliare manifesta timidi segnali di ripresa dato che le compravendite, pari a 617 mila unità, registrano, per il periodo in oggetto, un aumento dello 0,5%.

Per quanto riguarda il mercato non residenziale, gli investimenti di privati registrano, secondo i dati di Ance, un decremento degli investimenti pari al 5,4% mentre se si analizzano i dati dell’Agenzia del Territorio si evince che rispetto all’anno precedente, vi è una diminuzione del 5,7% per gli immobili terziari, del 4,0% per gli immobili commerciali e del 3,5% per gli immobili produttivi. Prosegue la flessione degli investimenti pubblici in costruzioni non residenziali con un calo del 11,6% rispetto al dato del 2009, come conseguenza della diminuzione del numero e dell’importo dei bandi di gara. La diminuzione degli investimenti in questo settore da parte della Pubblica Amministrazione si registra altresì, secondo i dati dell’Istat, negli investimenti per l’acquisizione di beni e opere immobiliari che passano da 30477 milioni del 2009 ai 24711 milioni con un decremento del 18,9 % in valore.

A livello macroeconomico la situazione è rimasta favorevole fino ai primi due trimestri del 2011 per poi peggiorare rapidamente in estate, a causa sia della flessione del ciclo economico internazionale

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che della tensione sui mercati finanziari, che a loro volta hanno poi innescato un calo della domanda interna e forti ripercussioni sulle condizioni di finanziamento5.

Fig. 7 – (*) Investimenti in costruzioni a prezzi costanti al netto dei costi per trasferimento di proprietà – (°)Stima Ance – Fonte Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Dicembre 2011 pag. 6

In molti paesi europei il settore delle costruzioni e dell’edilizia, a causa di questo contesto non favorevole, non riesce a riemergere dalla crisi anche se in alcune nazioni come Francia e Germania, tali investimenti hanno ricominciato a crescere (2010 e 2011)6.

Il quadro italiano non fa eccezione e registra nel 2011, secondo i dati Ance, un calo di investimenti nel settore pari al 5,3% in termini reali e una contrazione dei volumi produttivi, secondo i dati Istat, del 2,9%.

Il trend negativo della domanda di investimenti in costruzioni unite al’incertezza e all’assenza di prospettive di miglioramento ha generato nel periodo in oggetto un ulteriore riduzione delle imprese e degli operai iscritti alle casse edili rispettivamente del 6,5% e del 7,4% e un aumento del ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG).

Analizzando le singole aree del settore, si evince che, secondo i dati forniti dall’Agenzia del territorio, il mercato immobiliare residenziale è calato del 2,2% rispetto al 2010 come numero di unità compravendute pari a circa 603 mila, mentre gli investimenti in abitazioni mostrano, secondo i dati Ance, in sintesi una riduzione del 2,9% con riferimento sia alle nuove abitazioni (- 7,5%) che al recupero abitativo (+ 0,5%). Prosegue quindi il calo degli investimenti in nuove abitazioni mentre resistono, considerando anche la riduzione generale delle compravendite, gli investimenti effettuati per la riqualificazione del patrimonio abitativo.

Il comparto delle costruzioni non residenziali continua ad avere difficoltà nel 2011. Quello a carattere privato registra una diminuzione degli investimenti di circa 650 milioni di euro che equivale in termini reali a un – 6,0%. I dati dell’Agenzia del territorio riportano un calo delle

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Banca d’Italia – Relazione annuale 2011 pag.54

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compravendite di uffici (- 5.1%) e di negozi (3,3%) mentre gli immobili a carattere produttivo tornano a crescere (+5,3%). La situazione è ancora più critica per le costruzioni non residenziali pubbliche e per le opere pubbliche, dove la riduzione degli investimenti da parte delle amministrazioni avviene ormai da anni e anche il 2011 non fa eccezione, con una diminuzione rispetto all’anno precedente del 6,4% in valore e del 10,5% in quantità.

Fig. 8 – Produzione nelle costruzioni – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni Giugno 2013 pag. 5

Nel 2012 il Pil italiano torna a contrarsi evidenziando una diminuzione del 2,4% rispetto al 2011. La crisi nel settore in oggetto non si arresta e analizzando la durata della stessa si può sostenere che sia una delle peggiori, se non la peggiore, crisi che ha colpito le costruzioni e l’edilizia dal dopoguerra. Considerando come inizio della flessione degli investimenti il terzo trimestre del 2008, si può rilevare una continua diminuzione degli stessi e di conseguenza un notevole calo della produzione. Il 2012 quindi, rappresenta l’anno in cui la recessione si accentua, con un flessione degli investimenti del 7.6% rispetto all’anno precedente.

A livello produttivo il calo colpisce quasi tutte le aree del settore (residenziale nuove abitazioni, non residenziale privato e non residenziale pubblico) tranne il comparto della riqualificazione degli immobili a uso abitativo. L’edilizia residenziale riguardante nuove abitazioni registra nel 2012, secondo i dati dell’Ance, una flessione del 17%. Tale evento è messo in evidenza dalla continua diminuzione del numero di permessi rilasciati ai fini della costruzione di nuove abitazioni o di ampliamenti di immobili e, prendendo come riferimento i dati dell’Istat per il periodo che va dal 2005, anno del picco di permessi rilasciati, al primo trimestre del 2012, si evince che c’è stato un calo di concessioni pari al 67,4%7.

Il comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo, a differenza delle altre aree, registra una crescita dello 0,8% a livello produttivo. Tale riscontro positivo è anche collegato all’effetto di stimolo derivante dal potenziamento degli incentivi fiscali, art. 11 del D.L 83/2012, che aumenta sia

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la percentuale di detrazione fiscale Irpef dal 36% al 50% sia l’ammontare massimo di spesa a 96000€.

Fig. 9 – Investimenti in abitazioni con confronto tra andamento nuove abitazioni e manutenzione straordinaria – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2013 pag. 9

L’edilizia non residenziale, sia privata che pubblica, continua a registrare grandi difficoltà, rispettivamente, secondo i dati di Ance, un calo del 9,1% e del 10,6%. Sul comparto privato ha avuto un notevole impatto, oltre al peggioramento della situazione economica in atto, anche il significativo e continuo razionamento del credito per far fronte agli investimenti. Il comparto pubblico, essendo legato alla congiuntura, risente ancora delle scarse risorse a disposizione della pubblica amministrazione.

Questa situazione di difficoltà continua senza freni anche nell’anno 2013 con ulteriore diminuzione degli investimenti in costruzioni pari al 6.9% in termini reali. Tutte le principali aree del settore hanno subito flessioni, tranne il comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo che continua, grazie al potenziamento degli incentivi fiscali (D.L. 63/2013), a non subire la crisi registrando un + 2,6% rispetto al 2012.

La nuova edilizia abitativa a differenza di quest’ultimo comparto, continua a perdere investimenti nel medio-lungo termine. Ciò è dovuto soprattutto alla stretta creditizia, che colpisce, sia le imprese che intendono avviare programmi di edilizia residenziale, dove si manifesta un calo di finanziamenti del 30% su base annua, sia le famiglie, ambito nel quale si evidenzia una variazione negativa del 13,1%. La flessione di questo comparto sottende, soprattutto dal punto di vista delle imprese, un ulteriore calo dei permessi di costruire. Attraverso i dati dell’Istat il numero delle abitazioni (nuove e ampliamenti) per le quali è stato concesso il permesso di costruire, dopo il picco del 2005 (305.706 unità), evidenzia una progressiva e intensa caduta a partire dall’anno successivo e nel 2013, viene stimato che il numero di abitazioni concesse sia di circa 58.000 con una flessione complessiva dell’81%.

Si tratta di uno dei livelli più bassi mai raggiunti, paragonabile, se si esclude il periodo del secondo conflitto mondiale, a quello dell’anno 1936.

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Fig. 10 – (*) Abitazioni progettate fino al 1970 e permessi di costruire dal 1995 – (**) Stima Ance – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Luglio 2014 pag. 8

I comparti delle costruzioni non residenziali private e pubbliche anche per il periodo in oggetto registrano forti difficoltà, le prime a causa sia del periodo non favorevole che per la stretta creditizia, le seconde continuano ad essere penalizzate dalla politica di austerity adottata negli ultimi anni, con il fine di aggiustare i conti pubblici e di conseguenza di razionalizzare in maniera decisa le spese per gli investimenti in infrastrutture.

Un indicatore utile per analizzare il grave impatto della crisi nel sistema produttivo è la relazione tra numero di imprese di costruzioni e le procedure fallimentari avviate. Secondo i dati di Cerved Group, le imprese che hanno avviato tali procedure nel 2013 sono state 3.106, in crescita, rispetto all’anno precedente, dell’8,6%, a conferma della tendenza in atto da cinque anni. Le imprese entrate in procedura fallimentare sono passate 2.160 nel 2009 a 3.106 nel 2013, con un aumento del 43,8%8.

Fig. 11 - (*) Comprende le imprese di installazione impianti - (**) Dati Istat 2011, 2012, 2013; elaborazione Ance su dati Istat per il 2008, 2009, 2010 - Elaborazione Ance su dati Istat - Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle

costruzioni Ance Luglio 2015 pag. 6

Per quanto riguarda il settore produttivo e l’occupazione il 2013 non riserva sorprese e determina una riduzione del numero di imprese iscritte alle casse edili, secondo i dati forniti da Ance, del 9,6%, e un calo degli operai del 11,8%. A ciò si associa un aumento del ricorso alla CIG. Se si

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prende come riferimento il periodo che va dal 2008 al 2013, si rileva che il numero di imprese operanti nel settore costruttivo è calato drasticamente, passando dalle quasi 630000 del 2008 alle 549846 del 2013, con una fuoriuscita dal sistema di 79972 imprese pari ad un – 12,7% in soli sei anni

Le difficoltà continuano nel 2014 confermando il permanere della flessione degli investimenti nel comparto produttivo residenziale (- 16,1%), nel comparto non residenziale privato (- 6,1%) e pubblico (- 5,1%), e a ciò si aggiunge le continue problematiche sul sistema produttivo e sull’occupazione. L’unica area che, come negli anni precedenti, continua a mostrare una tenuta dei livelli produttivi è quella della riqualificazione del patrimonio abitativo. Elemento trainante che ha inciso sul risultato positivo è stato il prorogare, attraverso la legge di stabilità (legge 190/2014) il potenziamento dei benefici fiscali per tutto il 2015.

Se per le imprese continua ad essere difficile accedere al credito per investimenti a medio lungo termine a carattere abitativo, si registra nel periodo in oggetto, soprattutto nell’ultimo trimestre del 2014, una crescita pari al 6,7% dei mutui erogati per investimenti a carattere non residenziale. Questo è il primo segnale positivo che viene registrato nell’ambito dei finanziamenti erogati in questo comparto dal 2007.

Due aspetti hanno caratterizzato il mercato immobiliare nel 2014:

il risultato positivo del numero di mutui concessi alle famiglie per l’acquisto della casa, che nel 2014 registrano una variazione di + 13,4% rispetto all’anno precedente invertendo così il trend negativo degli ultimi anni (-65% tra il 2007 e il 2013), e la modifica normativa riguardante i trasferimenti immobiliari con l’entrata in vigore (1° Gennaio 2014) del nuovo regime delle imposte di registro, ipotecaria e catastale che ha reso più conveniente l’acquisto dell’abitazione soprattutto per gli immobili usati9.

Il risultato di quanto appena scritto è che, dopo anni di riduzione del numero di abitazioni compravendute (- 53,6% tra il 2007 e il 2013) nel 2014, si registra un’interruzione del trend negativo con una crescita del 3,5% rispetto al 2013, ed è anche grazie a tutto ciò che , secondo Ance, nel 2014 sono stati mantenuti i livelli produttivi del comparto riguardante la riqualificazione del patrimonio abitativo.

Continua a calare in numero di imprese operanti nel settore che passa da 549846 imprese nel 2013 a 529103 del 2014 che a conti fatti rappresenta un – 16% dal 2008 al 201410.

Anche se il comparto pubblico registra ancora un calo degli investimenti del 5,1%, segnali positivi arrivano dai i bandi di gara per lavori pubblici che dopo anni di rilevanti cali registrano un incremento sia nel numero che nell’importo. Tali aumenti sono da ricercare nella Legge di stabilità

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Agenzia delle Entrate - Circolare 2E del 21/02/2014

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del 2014 che allenta il patto di stabilità interno a favore degli enti locali e in alcune misure governative adottate per Anas e Ferrovie dello Stato.

Timidi segnali di ripresa nell’economia italiana si hanno nel 2015 con un aumento del PIL dello 0,8%. I dati Ance del rapporto congiunturale di Luglio 2016, descrivono un settore nel quale la crisi, dopo anni, non sembra ancora arrestarsi. Gli investimenti in costruzioni subiscono rispetto al 2014 una flessione del 1% e si attestano a circa 125 miliardi di euro (valore espresso con base corrente). Rimangono tendenzialmente negativi gli investimenti in nuova edilizia abitativa e non abitativa da parte di privati.

Con riferimento agli investimenti in opere pubbliche, i dati Istat affermano che la spesa della Pubblica Amministrazione in costruzioni, dopo anni di rilevanti flessioni, è tornata a salire registrando un + 1,8% rispetto al 2014. Su questo risultato hanno inciso sia la crescita come importo e numero dei bandi di gara pubblici, dopo il già rilevante aumento avvenuto nel 2014, sia l’utilizzo da parte degli enti locali dei fondi strutturali europei 2007-2013 che avevano come scadenza il 31/12/2015. Relativamente al mercato immobiliare si consolidano i segnali positivi già avviati nel 2014, in termini di compravendite residenziali che di mutui erogati alle famiglie e ciò ha in parte aiutato l’edilizia abitativa di recupero e riqualificazione tenere livelli di produttività positiva con un aumento dello 0,5% rispetto all’anno precedente.

L’accesso al credito per le imprese, continua, in parte, a rimanere problematico. Secondo i dati della Banca d’Italia, i finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale mostrano nel 2015 un’ulteriore contrazione tendenziale del 10,6% (già -18,5% nel 2014).

Invece nel settore non residenziale è tornata a crescere la disponibilità delle banche a concedere prestiti sia nel 2014 che nel 2015. Si registra, infatti, un aumento nelle erogazioni per investimenti in tale comparto, rispettivamente del +6,7% rispetto al 2013 e +67,3% nel confronto con il 201411.

Fig. 12 – (*) Investimenti in costruzioni a prezzi costanti al netto dei costi per trasferimento di proprietà – (°)Stima Ance – Fonte Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Dicembre 2015 pag. 8

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Complessivamente il comparto delle costruzioni e dell’edilizia, se si analizzano i dati Ance espressi con valore dei prezzi al 2010, si rileva una diminuzione tra il 2007 e il 2015 pari al 35%12. La

flessione degli investimenti riguardanti edilizia abitativa è del 28%, sintesi di un calo pari 62 % per gli investimenti in nuove abitazioni e dell’incremento pari al 19% per la manutenzione di riqualificazione e recupero. Gli investimenti in edilizia non residenziale registrano una diminuzione del 41%, sintesi di un calo del comparto privato pari al 36,5% e di quello pubblico pari al 47%.

1.1.2 – L’occupazione

L’occupazione nel settore delle costruzioni ha vissuto una forte espansione nel periodo precedente alla crisi svolgendo un ruolo di traino del mercato del lavoro di notevole importanza per l’economia italiana. Per capire quanto questo settore sia stato importante per il mercato del lavoro italiano e quanto sia stata rilevante questa espansione, basta analizzare il periodo che va dal 1998 al primo semestre del 2007 dove si assiste, esaminando i dati dell’Istat, ad una forte crescita degli addetti, pari al 32,1% mentre nell’insieme dei settori economici il numero di occupati è cresciuto in media del 13,1%. Da tutto ciò si può dedurre che il tasso di sviluppo degli occupati in questo settore nel periodo sopracitato, è stato più del doppio rispetto all’intero sistema economico.

Fig. 13 – Occupati per settori di attività economica al primo semestre 2007 – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Ottobre 2007 pag.49

Analizzando la tabella è possibile verificare che nel primo semestre 2007 il settore in oggetto ha dato lavoro, in media, a circa 1.950 000 di persone con un tasso di crescita all’epoca del 2,1%, e di queste, il 13,1% (pari a 255000 persone) del totale dell’occupazione nel primo semestre 2007 è rappresentata da stranieri residenti in Italia.

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Secondo i dati espressi con valore dei prezzi al 2010 dall’Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni di Ance di Dicembre 2015 (pag. 28), il dato del 2007 è pari a circa 183 miliardi di euro mentre il dato del 2015 è pari a 119,5 miliardi di euro.

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Fig. 14 - % di occupati stranieri sul totale di occupati per settore di attività economica – Elaborazione Ance su dati Istat - Fonte Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Ottobre 2007 pag. 56

Bisogna anche considerare che il peso totale degli occupati nel settore delle costruzioni rispetto a quelli dell’industria e del totale dei settori economici risultava nel primo semestre 2007, pari al 27,9% dell’occupazione industriale e all’8,4% dell’economia.

La crescita dell’occupazione è proseguita fino al primo trimestre del 2009 per poi arrestarsi come conseguenza della crisi che ha colpito l’intera economia. Inizialmente le imprese operanti nel settore, per fronteggiare la crisi iniziata nel quarto trimestre 2008, hanno adottato misure, quali riorganizzazioni dei turni e degli orari di lavoro (ad esempio, godimento di ferie e permessi, riduzione del lavoro straordinario, il mancato rinnovo dei contratti a termine, l’aumento di posizioni lavorative a tempo parziale piuttosto che a tempo pieno) o il ricorso per quanto possibile alla cassa integrazione, che cercassero quanto più di evitare i licenziamenti veri e propri. Ciò ha probabilmente consentito di spostare gli effetti negativi della crisi sul mercato del lavoro al secondo trimestre 2009 e ai mesi successivi13. Infatti l’impatto della stessa sui livelli occupazionali si è subito

tradotta inizialmente, in una contrazione del volume di lavoro e delle ore effettivamente lavorate, e solo successivamente in un calo degli occupati. I dati Istat segnalano una riduzione delle ore già a partire dal quarto trimestre 2008 (-1,3%) che è poi proseguita nei mesi successivi con un complessivo calo nel 2009 dello 3,7% su base annua. Rispetto al 2008, i dati forniti dall’Inps, riportano una crescita dell’80% del numero di ore autorizzate per il trattamento della Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria). La tabella seguente mostra che inizialmente per tamponare l’impatto della crisi nel settore delle costruzioni, le imprese hanno diminuito le ore lavorate ma tale “espediente” ha avuto una durata limitata visto che nel secondo trimestre del 2009 oltre alle ore effettivamente lavorate è iniziato anche il calo del numero di occupati.

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Fig. 15 – Andamento degli occupati e delle ore lavorate in Italia – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2010 pag.52

Il calo degli occupati nel 2009 è stato complessivamente dell’1,3% rispetto all’anno precedente, con una diminuzione maggiore dei lavoratori dipendenti, mentre vi è stato un aumento contenuto dei lavoratori indipendenti rispetto al 2008.

Con riferimento alla nazionalità degli occupati, i dati Istat confermano che la flessione riguarda la componente dei lavoratori italiani (-3,1% nel 2009 rispetto all’anno precedente) mentre gli occupati stranieri, sebbene i ritmi di sviluppo siano stati minori rispetto al passato, risultano ancora in crescita (+9,3% su base annua), rappresentando il 16,1% dell’occupazione complessiva del settore. Il peso degli occupati nel settore delle costruzioni (1944000 occupati) rispetto all’industria (28,9 %) e all’intero sistema economico (8,4%) nel 2009 appare tendenzialmente invariato rispetto al periodo pre crisi.

Anche nel 2010 la percentuale di diminuzione delle ore lavorate è stata maggiore rispetto alla diminuzione dei posti di lavoro grazie al maggior ricorso alla Cig che ha consentito di limitare il numero di licenziamenti. I dati Istat affermano che la riduzione del numero di posti di lavoro è stata dello 0,7%, con un impatto maggiore sui lavoratori dipendenti e soprattutto sui più giovani (- 9,9% nel biennio 2009/2010, fino a 35 anni). Calano gli occupati a tempo pieno e i dipendenti a tempo indeterminato mentre continua a crescere la componente di lavoratori stranieri che registra un aumento dell’11,4%.

I dati sull’occupazione rivelano una crescita del lavoro irregolare sia nel settore in oggetto che nel sistema economico complessivo con un lieve aumento rispetto al 2009. Quest’ultimo, negli anni precedenti alla crisi, aveva registrato delle diminuzioni grazie all’entrata in vigore del DURC (documento unico di regolarità contributiva) e alle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie, ma la situazione di grave incertezza generata dalla crisi ha sicuramente incoraggiato, come spesso avviene in questi casi, un nuovo aumento del lavoro sommerso.

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Fig. 16 – Il peso del sommerso nell’economia e nelle costruzioni in Italia – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Dicembre 2011 pag. 75

Dal punto di vista della struttura produttiva il settore è caratterizzato dalla forte incidenza delle micro e piccole imprese: nel 2010 le imprese di costruzioni con meno di nove addetti rappresentavano il 95% del totale, ed in particolare le imprese con un solo addetto rappresentavano il 57% del totale.

I cambiamenti intercorsi tra il 2008 ed il 2010 hanno determinato la fuoriuscita dal sistema di circa 27.000 imprese e 218.000 addetti. In particolare, a fronte di un incremento di circa 12 mila imprese di costruzione con un solo addetto, sono scomparse 34 mila imprese che con un range da 2 a 9 addetti (-12,9%), più di 4 mila imprese nella fascia da 10 a 19 addetti, 900 imprese nella fascia da 20 a 49 addetti (-12,2%) e 181 imprese da 50 a 249 addetti (-11,2%). Sono invece aumentate le imprese con più di 250 addetti (+3,8%), a fronte però di una riduzione dello 0,7% degli addetti

L’aumento delle imprese con un solo addetto si può in parte ricollegare al parziale riassorbimento di personale dipendente espulso dalle imprese a causa della crisi e rimasto nel settore con caratteristiche di offerta produttiva scarsamente strutturata.

Fig. 17 – Imprese di costruzione composizione nel 2010 - * Le imprese da 50 a 249 addetti rappresentano lo 0,24%; le imprese oltre 250 addetti rappresentano lo 0,01% - Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) – Fonte Osservatorio

congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2012 pag. 78

Dal seguente istogramma emerge che complessivamente, nel 2010, le imprese con meno di nove addetti rappresentavano il 95,2% del totale e impiegavano circa il 65% degli addetti

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del settore. Le imprese con un numero di addetti compreso tra 10 e 49 corrispondevano al 4,5% del totale (c.a 456 mila imprese) e impiegavano il 25% degli addetti del settore, mentre le imprese con oltre 50 addetti rappresentavano una quota numericamente contenuta (1512 imprese, pari allo 0,3% del totale) e danno lavoro a circa il 10% degli addetti

A partire dal 2011 la contrazione a livello occupazionale si fa più intensa con una flessione su base annua del 5,3% accentuando cosi un trend negativo già in atto nel precedente biennio.

Le casse edili registrano nel triennio 2009/2011 una flessione marcata sia delle ore lavorate che del numero di imprese iscritte (-19,3%) ma soprattutto degli iscritti che subiscono una diminuzione del 23%. La situazione peggiore, riguardo alle ore lavorate e al numero di operai, si registra nelle regioni del sud (-30%) mentre nel centro e nella parte settentrionale le riduzioni risultano leggermente inferiori.

Questi dati fanno emergere che, considerando il periodo che va dall’inizio della crisi al primo trimestre 2012, le perdite occupazionali nel settore delle costruzioni e dell’edilizia sono state più elevate rispetto agli altri settori dell’attività economica.

Se nel biennio precedente il calo degli addetti alle dipendenze era stato in parte compensato dall’aumento di alcune categorie di lavoratori indipendenti, dal 2011 la caduta dei livelli occupazionali risulta generalizzata e colpisce sia i lavori dipendenti che gli indipendenti e analizzando i dati dell’Istat la categoria più colpita tra i lavoratori è quella dei giovani con meno di 35 anni.

Dal punto di vista contrattuale la categoria di lavoratori più danneggiata rimane quella con contratto full time, ma dal 2011 il calo inizia a coinvolgere, anche se debolmente, i lavoratori a tempo parziale.

Fig. 18 – Occupati per settori di attività economica – Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2012 pag. 63

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Fig. 19 – Occupati nelle costruzioni per classe d’età - Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Giugno 2012 pag. 63

Nonostante la maggior l’intensità della crisi a partire dal 2011, il peso degli occupati nelle costruzioni rispetto all’industria e all’economia rimane comunque rilevante (rispettivamente 28,2% e 8%).

Il peggioramento delle condizioni economiche e dei livelli produttivi avvenuto nel 2012 e proseguito in maniera più decisa nel 2013, ha ulteriormente compromesso la struttura occupazionale del settore registrando rilevanti diminuzioni sul monte delle ore lavorate, sul numero degli occupati e sul numero delle imprese.

Se nel 2012 la flessione del numero di occupati, rispetto all’anno precedente, è stata del 5%, è nel 2013 che, secondo i dati dell’Istat, avviene un brusco peggioramento e viene rilevata una marcata riduzione del 9,3%.

Tale andamento ha continuato a coinvolgere con maggiore intensità i lavoratori dipendenti ed in misura più contenuta gli indipendenti, registrando dall’inizio della crisi al primo trimestre del 2013 una flessione del 28,3% per i primi e dell’10,5% per i secondi.

Il massiccio utilizzo della CIG, permette in questi anni di contenere il numero di posti di lavoro persi, che altrimenti avrebbe avuto risultati più rilevanti e drammatici. Si rileva, infatti, che nel quadriennio 2009-2012 le ore autorizzate nel settore sono più che triplicate, passando da circa 40 milioni di ore nel 2008 a 140 milioni con un ulteriore accelerazione nel 2013.

Analizzando i dati Istat riguardanti gli occupati suddivisi per tipologia di orario emerge che nel 2012 la categoria più colpita rimane quella delle posizioni a tempo pieno con un calo del 5,8% mentre gli occupati a tempo parziale registrano un aumento del 7,5% e tale tendenza è continuata nel 2013.

Fig. 20 – Occupati nelle costruzioni in Italia per tipologia di orario - Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Luglio 2014 pag. 45

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Per quanto riguarda le aree geografiche maggiormente colpite dalla crisi sia nel 2012 che nel 2013 si riscontra una maggiore incidenza nelle regioni meridionali con un calo maggiore rispetto alle regioni del centro e del nord.

In totale nel 2013 gli occupati nelle costruzioni sono stati circa 1591000 e rappresentavano il 27,6% degli addetti nell’industria e il 7,7% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica, e pur continuando a essere una realtà rilevante per il sistema economico nazionale, è ancora il settore in oggetto che, rispetto agli altri comparti economici, subisce in maniera più marcata i danni della crisi. Per quanto concerne la struttura delle imprese permane nel sistema una maggioranza di imprese micro e piccole imprese con al massimo 9 addetti. In questa fascia il 60% delle imprese risulta avere un solo addetto mentre nella fascia 2-9 addetti si concentra un’ulteriore quota rilevante del tessuto produttivo settoriale (il 36,2%). Nelle successive due classi dimensionali (10-49 addetti e maggiore o uguale ai 50 addetti) ricade rispettivamente, il 3,6% e lo 0,2% del totale.

Fig. 21 – Imprese di costruzioni composizione 2013 * Comprende le imprese di installazione impianti – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Luglio 2015 pag. 60 Nel 2013 il settore delle costruzioni mostra un’ulteriore riduzione del 3,9% su base annua del numero di imprese, che corrisponde ad una perdita in termini assoluti di circa 22.500 imprese in un solo anno, e a ciò si associa una progressiva riduzione della dimensione media d’impresa che passa da 3 addetti per impresa nel 2008 a 2,6 addetti per impresa nel 2013

L’intensità della flessione è stata più elevata per le imprese con oltre un addetto (-5,9% rispetto al 2012 che corrisponde a quasi 14mila imprese in meno) mentre nelle microimprese (con un addetto) il calo è stato più contenuto e si è attestato al 2,6%. Continua a crescere la percentuale di occupazione sommersa che nel 2013 si attesta al 15,4% sul totale di unità di lavoro collocandosi al di sopra del livello registrato nell’insieme dei settori economici (15%).

I dati del 2014 mostrano ancora una dinamica negativa dell’occupazione. I dati Istat evidenziano una flessione dell’occupazione del 4,4% su base annua, mentre i dati delle casse edili evidenziano una riduzione delle ore lavorate pari all’5,1% rispetto al 2013 (- 13,2%).

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Fig. 22 – Ore integrazione salariale autorizzate dalla CIG per i lavoratori delle costruzioni – (°) Industria e artigianato – Elaborazione Ance su dati Inps – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Luglio 2015 pag.

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Tale andamento, come già accaduto negli anni precedenti, è concentrate sui lavoratori dipendenti che continuano a subire un calo maggiore rispetto ai lavoratori indipendenti.

Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, pur registrando livelli più bassi del 2013, rimane elevato attestandosi su circa 151 milioni di ore.

Le costruzioni evidenziano nel corso del 2014 la peggiore performance tra tutti i settori economici e, nel terzo trimestre dell’anno in oggetto, in particolare, solo l’unico comparto a registrare ancora un segno negativo.

Negli altri settori economici (agricoltura e industria in senso stretto) si confermano i segnali positivi emersi già nel secondo trimestre dell’anno.

Fig. 23 – Occupati per settore di attività economica in Italia – Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Dicembre 2014 pag. 40

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Dal confronto tra il trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2013 si nota che sia l’agricoltura, l’industria e i servizi hanno avuto un aumento del numero degli addetti mentre nel settore delle costruzioni è proseguita la tendenza negativa.

Dal punto di vista strutturale la situazione si attesta sui risultati degli anni precedenti registrando un incidenza maggiore delle imprese con solo un addetto pari al 61,2% (circa 324mila imprese), mentre nella fascia 2-9 addetti si concentra un’ulteriore quota rilevante del tessuto produttivo settoriale (il 35,1%).Continua a ridursi il numero di imprese operanti nel settore registrando una diminuzione del 3,8% rispetto all’anno precedente, che corrisponde all’uscita dal mercato, in un solo anno, di 20.743 imprese.

Per le imprese con oltre un addetto la flessione risulta più elevata e pari al 6,7% (-14.686 imprese) su base annua. In particolare, si registra una flessione del 6,5% per la fascia 2-9 addetti, dell’8,5% per la classe 10-49 addetti e del 7,5% per le imprese con 50 addetti e oltre.

Si riduce rispetto al 2013 anche il numero di imprese con un addetto ma ad un tasso più contenuto (-1,8% e -6.057 unità in meno rispetto al 2013).

La dinamica negativa si è protratta anche nel primo trimestre 2015, sebbene il livello di intensità risulti meno elevato rispetto ai periodi precedenti. I dati delle casse edili registrano una diminuzione, seppur più contenuta, delle ore lavorate. Analizzando il grafico si può verificare che si passa dal dato di Novembre 2014 pari a – 9,4% al – 3% di Marzo e infine un primo segnale positivo ad Aprile 2015.

Questa debole tendenza positiva prosegue nei mesi successivi, mostrando nel secondo trimestre del 2015 una ripresa del numero di occupati (dati Istat) dopo 19 trimestri consecutivi di cali, un aumento del numero di iscritti alle casse edili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e sebbene le ore lavorate e il numero di imprese iscritte risulti ancora in diminuzione, l’intensità del calo appare minore rispetto ai periodi precedenti.

Fig. 24 – Ore lavorare dagli operai iscritti alle casse edili – Elaborazione Ance su dati Ance – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Luglio 2015 pag. 49

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Si tratta del primo segnale positivo in termini tendenziali dopo quello registrato nel secondo trimestre del 2010 ed ha coinvolto sia i lavoratori alle dipendenze (+2,7%) che gli indipendenti (+1,6%). Nel terzo trimestre 2015, tuttavia, si registra una nuova flessione degli occupati nel settore del 2,3% rispetto al terzo trimestre 2014. Tale riduzione è totalmente ascrivibile ai lavoratori indipendenti (-7,3%), mentre il numero degli occupati dipendenti continua ad essere in crescita (+1,3%).

Fig. 25 – Occupati nelle costruzioni (dal 1° trim. 2013 al 3° trim. 2015) - Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Dicembre 2015 pag. 49

Al terzo trimestre del 2015 la riduzione degli occupati, dal momento di inizio della crisi, ammonta a una cifra di poco superiore alle 500 mila unità, pari a circa il 25% rispetto al periodo pre crisi. La flessione dei livelli occupazionali risulta largamente concentrata nei lavoratori alle dipendenze che si sono ridotti di quasi 400 mila unità (-30,9%), mentre per gli indipendenti il calo si attesta a 104.000 occupati (-15%).

Complessivamente il settore delle costruzioni evidenzia nel 2015 un calo dell’occupazione del – 1,1% e una diminuzione delle ore lavorate dello 0,3% rispetto al 2014.

Il peso che il settore in oggetto ha nel nell’insieme dei settori economici rimane comunque rilevante, seppure con una forza dimensionale diversa rispetto al periodo pre crisi, impiegando nel complesso 1.460.000 occupati che costituiscono il 24,6% degli addetti nel industria e complessivamente il 6,5% dell’intero sistema economico. Il dato negativo del 2015 è dovuto alla riduzione del numero di lavoratori indipendenti del 2,9%, mentre i dipendenti rilevano una crescita dello 0,2%, interrompendo così il trend negativo in atto dal 2009. Questi segnali positivi sono ancora modesti e visto la debole intensità, non permettono di recuperare e invertire nel breve termine il segno negativo e la crisi che complessivamente permane nel settore .

A livello territoriale, la flessione degli occupati rilevata nel 2015 coinvolge il nord est (-3,4% rispetto al 2014) e il centro (-4,8%), a fronte di un aumento del nord ovest (+0,8%) e del Mezzogiorno (+1,7%). In particolare la crescita registrata nel nord ovest deriva da dinamiche positive soprattutto degli indipendenti (+1%; +0,6% dei dipendenti su base annua), mentre nell’area meridionale della

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penisola la crescita è esclusivamente dovuta alla componente alle dipendenze (+5%), mentre gli indipendenti risultano in calo (-4%). L’andamento positivo degli occupati al Sud nell’anno considerato può essere in parte collegato all’accelerazione della spesa dei fondi strutturali europei la cui scadenza era fissata per il 31 dicembre 2015.

Fig. 26 – Occupati nelle costruzioni per posizione – Elaborazione Ance su dati Istat – Fonte osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Dicembre 2015 pag. 53

Se escludiamo il 2015, dove sono stati registrati i primi segnali positivi, e analizziamo il periodo 2008 al 2014 si può verificare che a fronte di una diminuzione degli occupati nel settore del 24%, gli indipendenti si sono ridotti del 12,8% mentre i lavoratori dipendenti hanno subito un significativo calo del 30,4%.

Tra quest’ultimi, il numero di operai, che rappresenta circa l’80% dei dipendenti, ha subito un calo del 30,6%. Tra gli indipendenti, invece, i lavoratori in proprio senza dipendenti registrano un lieve calo del 4% (in alcuni degli anni compresi tra il 2008 ed il 2014 i lavoratori in proprio senza dipendenti rilevano incrementi tendenziali annuali; +1,9% nel 2009, +0,3% nel 2010 e +2,3% nel 2014 a fronte di dinamiche sempre negative degli occupati alle dipendenze).

Ciò lascia presumere che parte dei lavoratori dipendenti usciti dal settore hanno cercato una nuova ricollocazione sul mercato svolgendo attività autonoma.

Questi diversi andamenti hanno comportato modifiche nella struttura occupazionale del settore: in particolare tra il 2008 e il 2014 l’incidenza degli operai sul totale degli addetti operanti nel settore delle costruzioni è diminuita, passando dal 50,6% del 2008 al 46,3% di sei anni dopo. Parallelamente, nello stesso periodo il peso dei lavoratori autonomi senza dipendenti è cresciuto progressivamente dal 21% al 26,5%.

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Nel periodo considerato, notevole è stato l’impatto sul tessuto produttivo del settore con una fuoriuscita dal sistema di oltre 100000 imprese che corrisponde ad un calo in termini percentuali del 16%.

La crisi ha colpito più duramente le imprese con più di un addetto, diminuite, tra il 2008 e il 2014, di 81mila unita (-28,3%). Per le imprese con un addetto la flessione si è attestata al 5,7 %, ovvero circa 19.500 unità in meno.

La forte contrazione del tessuto produttivo nel settore delle costruzioni tra il 2008 e il 2014 ha coinvolto tutto il territorio nazionale con tassi di flessione che oscillano tra il -7,3% del Trentino Alto Adige e il -21,7% della Toscana, e in termini assoluti, come numero di imprese, la perdita più elevata si rileva in Lombardia.

Fig. 27 – Andamento imprese nel settore delle costruzioni tra il 2008 e il 2014 - * Sono comprese le imprese di installazione impianti - ** Dati Istat 2011, 2012, 2013, 2014; elaborazione Ance su dati Istat per il 2008,2009,2010 – Fonte

Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni Ance Luglio 2016 pag. 7

Fig. 28 – Andamento imprese e addetti nel settore delle costruzioni - *Sono comprese le imprese di installazione impianti - ** Dati Istat 2011, 2012, 2013 e 2014; elaborazione Ance su dati Istat per il 2008,2009,2010 - *** poiché il numero degli addetti di un'impresa è calcolato come media annua, la classe dimensionale "1" comprende le unità con in media fino a 1,49 addetti; la classe "2-9" comprende quelle con addetti da 1,50 a 9,49 e così via – Fonte Osservatorio congiunturale

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