• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2119, 13 dicembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.41 (1914) n.2119, 13 dicembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA. COMMERCIO, RANCHI. FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

REDAZIONE:

M. J. un J

ohannis

— R. A. M

uukay

—- M. C

antaleoni

Anno XLI - Voi. XLV

Firenze-Roma, 13 Dicembre 1914

F IR E N Z E : 31, V ia d e lla P e rg o la R O M A : 5<ì, V ia G reg o ria n a

N. 2119

S O M M A R IO : Le giuste reticenze finanziarie. — N ec ess itac i direttive nella politica commerciale. — Dazio sul grano, dazi industriali e classi operaie (continuazione e fine). Fil ip p o Ca r l i. — Le entrate dello Stato a tutto it mese di novembre 1914. — Im portazioni ed esportazioni al 31 ottobre 1914. — Di alcuni sintomi statistici della vita e delle condizioni economiche d e ll’ Ita lia (continua). Lankranoo Marci. — La esposizione finanziaria del Ministro Carcano. — Le conquiste economiche dell’ Ingh ilterra. Il regime doganale per la Libia. RIVISTA DELLA PR EVI­ DENZA: Le assicurazioni-vita della Connecticut - Statistica dell’assicurazione contro gli infortuni in Norvegia -

Statistica degli infortuni in Francia - Fondi di garanzia degli infortuni sul lavoro in Francia - La mortalità e morbidità in Inghilterra. — RIVISTA ECONOMICA E FIN A N ZIA R IA : I depositi delle Casse di risparmio ordinarie nel mese di settembre - Produzione delle raffinerie di petrolio in Romania - Prestiti a provincie e comuni - L’industria cotoniera in Inghilterra - Lo stato dei raccolti in Russia - La produzione e il consumo del nikel - Soc. ital. strade ferrate meridionali. — PROSPETTO QUOTAZIONI, CAMBI, SCONTI, VALORI E SITU A ZIO N I BANCARIE.

LE GIUSTE RETICENZE FINANZIARIE.

Il Ministro Carcano ha latto alla Camera una

sintetica esposizione finanziaria, (della quale

diamo resoconto in altra parte del periodico).

Veramente, non per sua colpa, ma percausa delia

critica situazione, il documento oltre ad esser

privo di novità è anche patriotticamente vago

nei punti nei quali più vivo sarebbe stato, in

altri momenti, il desiderio di conoscere.

La esposizione ha però il pregio della modestia

e della sincerità, sia nell’ indicare al paese le con­

dizioni assai difficili della nostra finanza ed il

deficit del bilancio, sia negli accenni a sperate

migliori condizioni pel futuro.

La sostanza delle dichiarazioni del Ministro

del Tesoro sta in questi punti essenziali: nel­

l’attuale esercizio 1914-1915 si è dovuto dedi­

care un miliardo di lire alla preparazione mili­

tare e le maggiori spese dei diversi dicasteri

conducono la somma a cifra più alta; nel con­

tempo sono diminuiti alcuni cespiti di entrata,

il che h i reso necessario di procedere ad un

aggravio delle imposte esistenti, di crearne delle

nuove e renderà necessario di ricorrere al credito.

Il Ministro ha inoltre rilevato il migliora­

mento delle condizioni economiche generali dal­

l’inizio della guerra ed ha apertamente manife­

stato il suo appoggio alla creazione di un con­

sorzio inteso a limitare l’eventuale accentuarsi

dei deprezzamento generale del mercato dei va­

lori, il che renderà più facile la riapertura delle

Borse.

Si domanda da taluno già se il prestito potrà

essere interno o negoziato all’estero. Non v’ è

bisogno di rilevare la inopportunità della do­

manda che involge, anche in tempi normali,

una delle questioni più delicate, intorno alle

quali il tacere, fino alla definitiva concretizza­

zione del piano di emissione, non è mai racco­

mandato a sufficienza.

Ed opportunissimo sarebbe stato il silenzio

di quei parlamentari, che, senza portare un

contributo di nuove idee, hanno voluto parlare

sulle dichiarazioni fatte dal Ministro, unica

mente per parlare.

Non hanno saputo essi trarre buona norma

neppure dalla voluta sobrietà usata dall’on. (3a r­

cano, per comprendere, come prudente e patriot­

tico e prova di vero tatto parlamentare sia in

questo momento di crisi profonda per tutti i

popoli, il mantenere un contegno riserbato, de­

terminato nel risparmiare ogni parola inutile.

E’ perciò che mentre approviamo pienamente

le reticenze politicamente giuste del Ministro

del Tesoro, deploriamo la loquacità di quegli

onorevoli che non sanno ancora adattarsi, per

il bene del paese, alla rinuncia completa di

chiacchiere inconcludenti.

Ciò tanto più quando una maggioranza indub­

biamente compatta non ha esitato ad approvare

il progetto di esercizio provvisorio presentato

dal Governo.

Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio

in aggiunta a quelle fatte dai colleghi delle F i­

nanze e del Tesoro, dovrebbero rassicurare paese

e Camera che almeno per ciò che riguarda i

rispettivi dicasteri la tutela più oculata ed in­

tesa al migliore bene è esercitata strettamente.

(2)

Necessità di direttive

nella politica commerciale.

Non abbiamo mancato nel nostro periodico

di rilevare gli sforzi e la capacità colla quale

il Governo ha cercato di superare ed ha supe­

rato sovente momenti diffìcili, ma non abbiamo

esitato neppure a rilevare alcune deficienze, in­

vocando pronti ripari.

Infatti se nella politica finanziaria abbiamo

potuto riconoscere provvide la maggior parte

delle direttive seguite, nella politica commer­

ciale invece fino dall’ottobre (1) scorso abbiamo

dovuto lamentare una palese deficienza nei di­

casteri preposti a quelle funzioni delicatissime

alle quali spettano ogni cura più attenta in qual­

siasi tempo. E poiché l’eco dei lamenti va esten­

dendosi ed aggravandosi, ci sarebbe colpa il •

tacere ed il non insistere, perchè una buona

volta la funzione della esportazione e della im­

portazione, che è per noi in un momento decisivo

e della massima importanza per l’avvenire delle

attese e legittime conquiste commerciali, venga

finalmente dotata di quella tutela e di quella

vigile premura che essa ha diritto di esigere.

Nella Stampa del 5 corr. è apparso un arti­

colo non firmato dal titolo « Politica economica

senza direttive », che purtroppo abbiamo ri­

scontrato rispondere in modo quasi completo e

veritiero alla realtà dei fatti. Vogliamo ripro­

durne pei nostri lettori una parte, ripetendo

alle gravi denuncie la nostra più viva racco­

mandazione perchè venga a cessare al più pre­

sto la lamentata confusione e si addivenga

senza indugio a dirimere le cause deplorevoli

della lamentevole situazione.

Ecco i giusti rilievi della Stam pa:

« E precisamente di questa competenza e di

questo spirito di organizzazione che il Ministero

e l’alta burocrazia seguitano a dimostrare l’as­

senza più deplorevole, proprio ora in cui sareb­

bero più che mai indispensabili una guida in­

fallibile e un fermo polso per guidare bene il

nostro movimento commerciale, salvandolo® in

pari tempo dalla speculazione. La quale viene

naturalmente esasperata dai prezzi folli che

quasi tutti i prodotti più indispensabili all’esi­

stenza ed alla guerra hanno raggiunto in taluni

paesi esteri. Così, per dare i primi esempi che

ci soccorrono alla mente, il cuoio di vacchetta,

che in Italia attualmente costa dalle L. 7,50-8

al chilogramma, viene pagato dalla Germania

16 marchi. Le calzature militari, che in Italia

costano L. 11,80, sono comperate dalla Francia

a L. 18. Il riso è giunto in Germania a L. 1,50

al chilo. Quanto ai metalli, bastino queste poche

cifre: il rame da 125-128 marchi per quintale

prima della guerra, è oggi a 220 marchi; l’al­

luminio è passato da 160 a 400-500 marchi;

l’antimonio da 45 a 200, il nickel da 550 a

660.

E gli esempi potrebbero continuare molto

largamente. 1

(1) E co n o m ista n. 2111, 18 o tto b re 1914. « E r r o r i d i ap p re z ­

z am en to ed e rro r i d i fa tto n ei rig u a rd i d e g li scam b i com m er- ' c ia ti >.

E’ evidente quindi che; se il Governo no­

stro non sa adottare una linea precisa e non

resiste sufficientemente alle richieste straniere,

appoggiate dalle rispettive ambasciate, la legge

di equilibrio dei prezzi porterà fra breve il no­

stro Paese o ad essere totalmente privo di ma­

terie indispensabili, o a pagarle a prezzi.... da

guerra. Per citare un caso, la vendita dell’an

limonio fatta in Germania ha già portato il

prezzo di questo importantissimo minerale da

70 a 220 lire!

Pili volte è occorso che degli incettatori

stranieri si presentassero ad industriali nostri

per acquistare grosse partite di merci. E alla

obbiezione di quest’ ultimi, che la vendita era

inutile dato il divieto di esportazione, quegli

incettatori rispondevano : Badate voi a vendere,

che ad esportare provvediamo noi. E difatti

poi si veniva a sapere che, in seguito a prati­

che compiute a Roma, i carichi erano realmente

partiti per le loro destinazioni.

Questo sistema di procedere alla cieca, me­

diante accordi alla spicciolata, stretti volta per

volta dall’alta burocrazia in gran mistero, e

sopratutto senza che nulla ne potesse trapelare

agli industriali, ha portato già danni assai gravi.

Ne citiamo per ora i principali:

1° Ila fatto perdere ai Ministeri competenti

la misura esatta degli approvvigionamenti che

esistevano man mano in paese, tanto più che

— come già lamentammo — essi non si erano

presi la briga di accertarne le consistenze con

una rapida indagine statistica. Di qui delle

sorprese, le quali si rinnovano con una frequenza

atta a dimostrare l’ ingenuità ministeriale. Sor­

presa per le lane, per i nitrati — troppo facil­

mente concessi all’Austria in cambio del man­

ganese — sorpresa attuale per le pelli, ecc. ecc.

E tutti i decreti di proibizione, che a mano a

mano vengono succedendosi, altro non sono se

non una traduzione tangibile della reazione

del Governo contro queste sorprese, a cui lo

assoggetta a ripetizione continua la persistente

sua disorganizzazione economica. Disorganizza­

zione la quale « lasf bnt not least », anche in

questo momento sta portando i suoi effetti molto

costosi per gli approvvigionamenti per l’eser­

cito.

2° Ha favorito il 'contrabbando, disorientando

gli uffici doganali di confine, i quali, fra il suc­

cedersi degli ordini e dei contrordini che si av­

vicendano da quattro mesi a questa parte, hanno

finito di ritenere che la consegna sia.... di rus­

sare. E noi siamo a conoscenza che vagoni di

materie prime e di commestibili, dissimulati da

un primo strato di merci di libero transito,

hanno continuato a varcare indisturbati la fron­

tiera ;

(3)

13 dicembre 1914 L’ ECONOMISTA 787

DAZIO SUL GRANO

dazi industriali e classi op eraie.'1*

Questi bisogni sociali nascono, couie si è detto,

nell’ambiente sociale, e quindi aumentano e si

affinano a mano a mano che esso ambiente si

svolge, e cioè a mano a mano che la colletti­

vità sociale-nazionale, che è sopratutto un or­

ganismo produttivo, intensi lira e perfeziona la

sua produzione, attua il suo programma di la­

voro, raggiunge le mete che via via si pone.

Il tenore di vita di una data collettività dipende

dunque dalla sua produttività, e quindi quella

del singolo; e viceversa la produttività del sin­

golo è in gran parte funzione del suo tenore di

vita. Quindi l’altezza dei salari, in

u d ii

collet­

tività nazionale, si, commisura alla potenza pro­

duttiva, e per ciò stesso al tenore di vita.

Il variare dell’altezza dei salari dipende so

pratutlo dal variare di quella che abbiamo chia- j

mato quota sociale, perchè questa corrisponde a

bisogni che hanno una grande variabilità, men­

tre la seconda quota corrisponde ai bisogni pu­

ramente biologici. Cosicché, in ultima analisi, il

variare dell’altezza dei salari dipende da due

condizioni: dall’ altezza dei bisogni sociali e

quindi dal tenore di vita sociale, in relazione

con la produttività del lavoratore e con le con­

dizioni generali di equilibrio del sistema eco- j

nomico nazionale.

La prima quota del salario corrisponde piut­

tosto alla quantità del lavoro, la seconda piut­

tosto alla qualità : cosicché la prima è esposta

alle influenze della obbiettiva legge della do­

manda e dell’offerta. Il lavoratore non qualifi­

cato, il contadino che non sa adempiere se non

lavori ordinari, lo sterratore, lo zappatore, op­

pure l’operaio delle miniere, non qualificato, o

l’operaio delle manifattura al quale sono affi­

dati lavori manuali, non rappresentano effetti­

vamente al quale sono affidati lavori manuali,

non rappresentano effettivamente altro che una

certa quantità di forza di lavoro. Essi sono pro­

prietari di una merce assolut-amenle fungibile,

cosicché l’imprenditore, l’Arbeitgeber dei tede­

schi, è del tutto indifferente all’uno piuttosto che

all’altro lavoratore. « Non c’è distinzione fra la­

voratore e lavoratore, scrive il Lorenzoni dei

giornalieri ordinari di Sicilia; e i salari sono

uniformi variando solo in ragione della forza

di lavoro grossolanamente giudicata secondo

l’età e l’aspetto esterno ed in ragione del mag­

giore o minore bisogno di mano d’opera » (2).

In queste condizioni tutto il salario tende a ri­

dursi alla prima quota, cioè a commisurarsi ai

bisogni puramente biologici ; e se il mercato è

chiuso, se non c’è qualche caso che alteri il rap­

porto tra domanda e offerta di forza di lavoro

(emigrazione) il salario vi si ridurrà effettiva­

mente, e rimarrà costante. Una produzione che

non potesse adoperare altro che lavoratori non

qualificati cioè, semplice forza di lavoro, e fosse

un sistema chiuso, non progredirebbe mai.

I contadini, salariati si trovano in gran parte

(1) C o n tin u azio n e v ed i E conom ista, n. 9117 e 9118. (2) Lo r e n z o h i, O p. cit. p a g . 19.

in queste condizioni, e più i salariati dell'Italia

meridionale che non quelli del centro e del nord.

Sopratutto pei primi i salari tendono a commi­

surarsi ai bisogni puramente biologici : cosicché

tutto ciò che tende a far aumentare i prezzi dei

generi di prima necessità, e quindi i dazi do­

ganali, massime i dazi sul grano, costituisce un

peso enorme sulle classi lavoratrici inferiori, un

peso che esso non potrebbero assolutamente sop­

portare. E’ probabile pertanto che una parte di

essa sia trasferito su sè stesso dal proprietario,

vale a dire che il proprietario corrisponda loro un

salario (in danaro o in natura non importa) di

qualche cosa maggiore di quello che sarebbe

dovuto alla loro forza di lavoro, e ciò in vista

anche del prezzo effettivo del grano. Ciò almeno

avverrebbe se i salari non venissero logorati

attraverso all’ opera degli intermediari, gabel-

lotti, campieri, ecc. Da questo punto di vista

ancora una volta si trovano meglio i contadini

salariati dell’Italia settentrionale che non quelli

dell’Italia dei sud; come si trovano meglio gli

altri lavoratori non qualificati delle industrie.

Ma è sopratutto la qualità del lavoro la con­

dizionante della seconda quota del salario e

quindi della varia altezza delle retribuzioni : e

lo possiamo constatare chiaramente nelle produ­

zioni seriali, in quelle cioè in cui il prodotto si

.eleva amano a mano attraverso successive pro­

duzioni industriali, come la filatura, la tessitura,

la siderurgia, la metallurgia, la meccanica, ecc.

E’ il plus salario, corrispondente alla quota so­

ciale, che fa sorgere il salario differenziale: è

qui e per questa causa che vediamo lo spuntare

dei salari differenziali, tra le varie categorie

dei lavoratori non solo, ma dei salari differen­

ziali tra lavoratore e lavoratore di uno stesso

ramo d’industria in ragione delle abilità speciali.

I socialisti sono eminentemente logici quando,

volendo che il salario sia commisurato alla forza

di lavoro, e quindi alla sua quantità, vogliono

sopprimere i salari differenziali : ma allora essi

espongono l’operaio al sistema del cronometrag­

gio, a quel sistema cioè mediante il quale Taylor

sorveglia di minuto in minuto tutti gli ¡itti di

un operaio mediante 1’ ago di un cronometro,

cosichè la forza di lavoro viene misurata con

quella precisione con cui un wattmetro misura la

corrente elettrica. 11 sistema del cronometraggio

è l'estrema vendetta presasi dalla tecnica contro

Carlo Marx il quale mentre non vide neH’ope-

raio, altro che un conglomerato di forza e di

materia, volle fare della tecnica la condizionante

di tutti i movimenti e i rivolgimenti sociali.

Suprema vendetta di cui nessuno che abbia

senso di umanità può aver desiderato di appro­

fittare, nessuno senta le supreme ragioni dello

spirito.

E’ dunque la qualità del lavoro la condizio­

nante dell’altezza dei salari : onde — lasciando

in disparte il fenomeno dei salari differenziali

individuali — si ha che la media dei salari si

eleva a mano a mano che si elevano le lavorazioni

industriali. Per ciò qualunque causa che tenda a

far elevare i prezzi dei generi di prima neces­

sità, e quindi il dazio doganale sul grano co­

stituisce un peso il quale si avverte in misura

(4)

proporzionatamente decrescente. Di qui la con­

seguenza: che là dove s’impiega lavoro non qua­

lificato là dove cioè il salario tende a coincidere

con la quota individuale di esso, e quindi pre­

senta la media più bassa, ivi il lavoratore cer­

cherà di trasferire sull’imprenditore la maggior

parte possibile di questo peso; là dove invece

la produzione si eleva, e s’impiega un lavoro

superiore e la quota sociale del salario si am­

plia ivi sarà trasferita sull’ imprenditore una

parte sempre minore del peso dato dai dazi do­

ganali. Facendo una media ancora piu generale

si può dire che nel campo dei salariati agricoli

la parte di dazio effettivamente sopportata dal

lavoratore tende ad essere minore di quella sop­

portata dai salariati delle industrie. Se non che

questi ultimi l’avvertono meno perchè tutto il

salario è mólto più elevato: è maggiore \a> pres­

sione, ma minore l’impressionabilità, minore la

sensazione dolorosa degli incisi.

Questo spiega il fatto che il consumo del

grano da parte della popolazione operaia indu­

striale resta costante qualunque sia il raccolto

e l’altezza del prezzo : essa si mantiene intorno

ai 30-32 milioni di quintali, mentre quella che

varia è la quantità consumata dalla popolazione

rurale (1). In realtà la popolazione rurale con­

suma la quantità di grano che le abbandona la

popolazione urbana: ed è naturale, poiché gli-

operai dell’industria hanno un maggior margine

di salario da dedicare ai consumi superiori, e

quindi basta che, in caso di elevato prezzo dei

cereali, restringano di qualche poco i consumi vo­

luttuari o comunque di carattere superiore per po­

tere conservare immutati quelli di prima necessità.

Pertanto, da qualunque punto si consideri la

questione del dazio sul grano, se si volesse trarre

qualche conseguenza rispetto al jus condendum,

si potrebbe dire che la sua abolizione è misura

che s’impone quale atto di perequazione sociale

e nazionale, poiché servirebbe ad attenuare

quelle differenze di sensazione dolorosa che esi­

stono a tutto svantaggio del sud di fronte al

nord d’Italia, e a tutto svantaggio delle cate­

gorie più basse di operai di fronte alle catego­

rie superiori, di quella sensazione dolorosa che,

portata sino all’ esasperazione conduce alla ri­

nuncia a far parte della collettività nazionale

e cioè all’emigrazione.

(l)-C fr. i d a ti d e lla p u b b lic a zio n e c ita ta d a ll’tJfflcio d i s ta - tis tic a a g ra ria , « I l fru m en to in I t a lia * . 1

Per quanto riguarda i dazi industriali, il prin­

cipio sembra essere questo: avendo i medesimi

la loro più intensa applicazione sui prodotti i

quali costituiscono materia di consumi superiori,

e riferendosi questi principalmente alla quota

sociale del salario, essi saranno tanto meno tra­

sferiti quanto più i salari saranno elevati quando

più cioè la produttività dell’operaio sarà grande.

Ciò vuol dire che a mano a mano che i salari

si elevano, il peso sopportato dagli operai a ca­

gione dei dazi doganali sarà maggiore; se non

che la sensibilità, V impressionabilità, diventa

a mano a mano minore appunto in ragione del­

l’alto saggio dei salari, e i consumi anche di

questi prodotti superiori non ne soffrono.

E allora qui spunta, [’obbiezione tipica dei

liberisti; ma dunque gli operai dànno con una

mano quello che ricevono con l’altra, ma dun­

que si tratta di una partita di giro. Ed effet­

tivamente la partita di giro c’è; ma non è per­

fetta, non risponde alle leggi dell’equilibrio asso­

luto, dà luogo ad un piccolo residuo. Produttività

maggiore dell’operaio corrisponde al più alto

tenore di vita dell’operaio: più alto tenore di

vita si traduce in maggiore produttività. Ma

tra questi due fattori che sono funzione uno

dell’altro c’è un equilibrio mobile, per citi ten

dono a superarsi a vicenda: cosicché una pro­

duttività maggiore e quindi un più alto salario

eleva pio proporzionatamente il tenore di vita,

ma siccome ciò sarebbe uno squilibrio, cosi l’au­

mento più che proporzionale del tenore di vita

provoca un ulteriore aumento di produttività e

quindi di salario. Attraverso questo processo di

mutuo superamento l’operaio si eleva, si perfe­

ziona e vede elevarsi il suo tenore di vita fruendo

di una somma di godimenti dai quali prima era

escluso. Il protezionismo doganale ha servito a

far sorgere e serve ad assicurare al nostro paese

tutte quelle industrie che, per ragioni obbiet­

tive e soggettive non rientravano fra le cosi­

dette naturali, e che sono quelle da cui dipende

tale vivace dinamismo, tale maggior somma di

residui utili. E, in fondo, tutto ciò rispónde alla

legge della vita, che è tutta quanta una par­

tita di giro, macón un qualche residuo: la storia

va avanti appunto in funzione di quei residui

che sono i plus-salari, i plus-pro fi tti, i pl us­

valori economici ed ideali.

Fi l ip p o Ca r l i.

Le entrate dello Stato a tutto II mese di novembre 1914

Tasse sugli affari:

S u c c e ssio n i...

Manimorte...

R e g is tr o ...

B o l l o ...

Surrogaz. registro e bollo . . .

Ipoteche ...

Concessioni governative . . . .

Velocipedi, motocicli, automobili.

(5)

13 dicem bre 1914 L’ ECONOMISTA 789

Tasse di consumo:

Tassa fabbricazione sp iriti...

Tassa fabbricazione zucchero...

Altre tasse di fab b ricazio n e...

Dogane e diritti marittimi (escluso da?

grano e zucchero)...

Dazio sullo zucchero... • .

. .

Dazi interni di consumo (esclusi Napoli

R o m a ) ...

Dazio consumo di N a p o l i ...

Dazio consumo di R o m a ...

Privative :

Tabacchi . .

Sali . . . .

Lotto

. . .

Imposte dirette :

Fondi rustici. . .

Fabbricati. . . .

Ricchezza mobile

» »

per ruoli. .

per ritenuta

Servizi pubblici :

Poste

Telegrafi

Telefoni

TOTALE (escluso dazio sul grano) .

Grano-Dazio d’importazione . . .

Addizionale te r r e m o to ...

43.061

12.470

17.111

4.641

50.000

42.956

53.123

— 10.167

139.000

47.599

15.852

16.339

____

487

47.480

io

71.897

99.080

27.183

259.000

182

609

427

1.000

20.221

20.352

.

131

48.500

14.112

5.444

5.737

293

13.500

21.257

7.963

8.194

231

21.124

573.086

176.985

220.545

— 43.560

579.604

.

349.802

156.011

144.075

+ 11.936

365.000

90.191

36.960

37.355

395

90.000

.

107.127

45.306

45.297

+

9

107.000

547.120

238.277

226.727

+ 11.550

562.000

81.639

27.211

27.243

32

81.840

112.833

39.456

37.773

+

1.683

113.500

.

260.737

95.153

89.566

+

5.587

258.000

85.479

23.001

21.836

— 1.165

84.000

540.688

184.821

176.418

+

8.403

537.340

126.586

47.672

52.120

4.448

126.000

26.983

13.348

11.639

+

1.709

27.000

16.877

7.002

6.842

+

160

17.000

170.446

68.022

70.601

— 2.579

170.000

. 2.125.271

777.151

811.637

— 34.486

2.141.444

83.593

13.388

30.487

— 17.099

84.000

18.516

6.625

7.199

_

574

Esclusi il dazio sul grano e l’addizionale, le

entrate ammontarono dal 1° luglio al 30 novem­

bre a L. 777.151.000 contro 811.637.000 nello

stesso periodo dell’esercizio passato, con una

quota di diminuzione di 34 milioni e mezzo.

11 dazio sul grano rese 13 milioni e mezzo

contro 30 milioni del periodo corrispondente 1913,

con una diminuzione di oltre 17 milioni, conse­

guènza della minore importazione e della ridu­

zione del dazio doganale a L. 3.

L’addizionale rese in meno mezzo milione, to­

tale quindi 52 milioni di meno di quanto lo Stato

incasso nello stesso periodo dell’anno scorso.

Secondo i vari cespiti di entrata, abbiamo che

le tasse sugli affari resero 109 milioni in cifra

tonda con una diminuzione di 8 milioni 300 mila

lire ; le tasse di consumo 43 milioni e mezzo in

meno essendo in perdita tutte le relative voci,

ma tale perdita fu in parte compensata dal pro­

dotto delle imposte dirette le quali resero 8 mi­

lioni e mezzo di più.

Infatti furono in aumento, cosi le imposte sui

fabbricati, come la ricchezza mobile.

Anche i tabacchi produssero quasi 12 mi­

lioni in più, il che dimostra che, l’aumento del

prezzo dei tabacchi finì per dare, come doveva

dare, i buoni risultati.

Nei servizi pubblici crebbe il prodotto dei tele­

grafi per un milione e 700 mila lire, e 165 mila

lire in più diedero i telefoni, mentre diminuirono

di 4 milioni e mezzo i proventi postali in con­

seguenza della parziale interruzione e sospen­

sione dei servizi da e per i paesi in guerra.

La previsione ultima per l’esercizio 1914-915

(esclusi sempre grano ed addizionale) ascende a

2.141.444.000 corrispondente alla proporzione di

892.270 milioni in cifra tonda per i 5 mesi tra ­

scorsi, mentre si introitarono 777.151 milioni, ossia

oltre 115 milioni in meno del previsto. Aggiun­

gendo a questi 115 milioni la differenza in meno

sul grano e l’addizionale, si ha la somma di qua­

si 133 milioni introitai in meno della previsione.

(6)

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI AL 31 OTTOBRE 1914

Ecco le cifre relative agli scambi dell’Italia con l’estero dal 1° gennaio al 31 ottobre 1914

C

ategorie secondo la riomendatura

per la statistica

I M P O R T A Z I O N E

Valore delle merci importate

E S P O R T A Z I O N E

1. Spiriti bevande. . . L. 2. Generi coloniali, dro­

g he e tabacchi . . . » 3. Prodotti chimici, g e ­

neri medicinali, resine e profumerie. . . . » 4. Colori e generi per

tinta e per concia. . » 5. Canapa, lino, jo ta ed

altri vegetali lilament. » 6. Cotone . . . . 1 . » .7. Tana, crine e peli. . » 8. S e t a ...» . 9. Legno e paglia . . . .»

10. Carta e libri . . . . » 11. P e l l i ... » 12. Minerali, metalli e lo­

ro l a v o r i ... » 13. Veicoli. . . » 14- Pietre, terre, vasella­

mi, vetri e cristalli . » 15. Gomma elastica, gutta

perca e loro lavori . » 16. Cereali, farine, paste

e prodotti vegetali non compresi in altre cate­ gorie ... » 17. Animali, prodotti e

spoglie di animali non compresi in altre c a ­ tegorie ... » ¡8. Oggetti diversi . . . » Totale delle prime 18

categorie . . . . L. 19. Meialli preziosi . . . » Totale generale L,

Valore delle merci esportate

1914 provvisorio 1913 definitivo DIFFERENZA 1914 provvisorio 1913 definitivo D ir F tn tlM Z A 107.668.305 9 1 .6 5 8 .5 8 6 + 1 6 .009.719*i 135.823.118 126.327.639 + 9 .4 9 5 .4 8 2 8 2 .7 5 5 .2 3 0 9 1 .5 5 9 .1 3 8 - 8 .8 0 3 .9 0 8 17.522.701 15.911.534 + 1.611.167 100.860.934 124.457.164 — 2 3 .5 9 6 .2 3 0 6 9 .4 3 4 .7 0 3 6 4 .1 0 8 .8 8 0 + 5 .3 2 5 .8 2 3 27.0 0 5 .0 1 6 2 8 .5 9 1 .9 9 3 — 1.586.977 6 .0 1 4 .1 4 8 6 .3 1 0 .7 2 6 — 2 9 6 .5 7 8 .48.607.880. 316.9 5 1 .0 7 6 129.753.030 122.893.606 1 19.242.353 36.3 2 3 .8 6 3 194.698.137 » 5 3 .4 2 8 .9 7 2 31 2 .0 2 1 .2 2 3 169.436.131 167.822.187 142.672.698 3 8 .9 4 5 .8 5 8 121.693.072 — 4 .8 2 1 .0 9 3 + 4 .9 2 9 .8 5 3 — 39.683.101 — 44.928.491 — 2 3 .4 3 0 .3 4 5 — 2 .6 2 1 .9 9 5 — 16.994.935 7 7 .5 9 7 .7 4 0 167.156.571 4 2 .4 2 9 .6 1 0 •381.878.851 4 6 .3 1 5 .9 9 8 14.355.233 6 1 .1 3 3 .9 4 2 78.054.131 2 0 4 .7 2 9 .3 1 2 4 4 .0 3 1 .2 4 5 4 4 0 .3 1 8 .0 9 8 5 5 .5 1 4 .8 3 5 18.886.537 7 0.515.271 - 4 5 6 .3 3 1 - 37.572.741 1.601.635 - 58 439.247 - 9 .198.837 — . 4 .5 3 1 .3 0 4 - 9 .3 8 1 .3 2 9 412.3 1 6 .4 9 3 26.4 6 8 .9 3 3 466.2 2 3 .3 3 7 3 1 .6 4 3 175 — 53.9 0 6 .8 4 4 — 5 .1 7 4 .2 4 3 68.224.391 4 1 .6 1 1 .5 7 5 8 7 .0 7 9 .6 2 6 3 2 .9 5 9 .1 1 8 - 18.855.235 + 8 .6 5 2 .4 5 7 355.545.481 3 8 3 .9 2 8 .6 7 0 — 2 8 .3 8 8 .1 8 9 7 6 .6 1 1 .4 0 2 8 9 .2 6 5 .5 8 9 — 12.654.187 5 0 631.544 4 7 .8 1 0 .7 4 2 + 2 .8 2 0 .8 0 2 5 5 .5 2 3 .5 8 5 4 0 .7 2 0 .4 9 5 + 14.812.090 3 0 0 6 2 6 261 4 8 3 .1 3 1 .9 8 4 — 182.505.723 3 4 4 .3 2 4 .6 7 8 3 7 2 .4 2 8 .0 0 3 — 2 8 .1 0 3 .3 2 5 T29.266.192 37.6 5 9 .6 2 5 139.984.615 4 6 .1 5 1 .4 4 6 — 10.718.423 — 8.491.821 186.621.718 5 6 .1 4 7 .4 1 8 204.237.721 7 2 .6 9 6 .6 5 4 — 17.616.003 — 16.549.236 3.5 0 9 .2 7 5 .0 4 8 26.563.201 2.941.160.991 15.583.800 - 4 3 1 .8 8 6 .9 4 3 + 11.024.400 1.848.736.382 18.663.600 2 .0 24.095.411 7 2 .2 6 2 .3 0 0 - 1 7 5 .3 5 9 .0 2 9 - 5 3 .5 9 8 .7 0 0 2.5 3 5 .8 3 7 .2 4 8 2 .956.699.791 ! - 4 2 0 .8 6 2 .5 4 3 1.867.399.982 2 .096.357.711 - 2 2 8 .9 5 7 .7 2 9

Di alcuni sintomi statistici della vita

e delle condizioni economiche dell’Italia.

L'Annuario Statistico Italiano, testé pubbli­

catosi, ci dà occasione di esaminare brevemente

alcuni sintomi statistici più significativi del no­

stro sviluppo nazionale in questo momento che

sta per essere il decisivo della nostra condotta

nei rapporti coll’Europa belligerante.

Già sappiamo quanto sia difficile la constata­

zione del progresso economico di nna nazione a

causa specialmente della incertezza dei metodi

di accertamento della ricchezza pubblica e pri­

vata ad un dato momento. Neanche questo ac­

certamento, però, ci darebbe la misura esatta

del benessere di un popolo (1). 1

(1) G iu stam en te n o ta N. Co l a ja n n i, ( L ’ Ita lia Ai o ggi: il

progresso econom ico, K o ntem pelli, 1913) che n e lla d e te rm in a

-E’ necessario, per stabilire il progresso od il

regresso di nna nazione, ricorrere alle indagini

di semiologia' economica che vanno costituendo

ogni giorno più un capitolo interessante del

metodo statistico. Stabilire gli indici più impor­

tanti del movimento economico e seguirne l’an­

damento attraverso un determinato periodo di

tempo, può portare a risultati abbastanza pre­

cisi e concreti specialmente poi quando possa

tale studio seguirsi insieme ad nna serie di con­

fronti internazionali che permettano una valu

tazione completa di quei risultati.

Sarà facile comprendere come sia illusorio il

sistema cui son ricorsi parecchi statisti di un

indice unico o semplice, anche quando sia tratto

'/ione d e lla ric c h e zz a a ss o lu ta d i un p aese sfuggono p a re fa tto r i che sono in g ra d o d i d i m i n u i r n e j ’e ffettiv o v a lo re , c

(7)

13 dicembre 1914 L'ECONOMISTA 791

da un fenomeno esteso ed importante. Così il

crescere o il diminuire della popolazione se può

essere in generale sintomo della situazione eco­

nomica di un paese, non può esserlo in casi

particolari, (1) come assai scarso valore semio-

logico potrebbe avere la situazione bancaria,

indicata come indice dallo Juglar, non solo per­

chè, p. es., l’organizzazione del credito in Italia

non poggia su salde basi, ma ancora per effetto

della crescente attività di grandi banche pri­

vate (2).

Anche altri indici unici trovati da economisti

e finanzieri per giudicare dello stato economico

di un paese, come il movimento commerciale

proposto dal Giffen, ed il commercio di impor­

tazione e di esportazione in rapporto con la na­

vigazione mercantile proposto dal Rawson, il

rapporto fra la popolazione improduttiva ed il

totale della popolazione studiato dal Ferraris (3),

i rilievi statistici sul consumo indicati dall’En­

gel (4), sono tutti unilaterali in quanto rappre­

sentano uua sola faccia del complesso poliedro

della vita di una nazione (5).

Tutti gli economisti convengono ormai nella

necessità che solo da un complesso di fattori e

di fenomeni possa dedursi il progresso od il re­

gresso economico: lo ha riconosciuto per il pri­

mo il Neumann Spallart che ha distinto tre

classi di sintomi o indici : prim ari (fenomeni di

produzione), secondari (sconti, prezzi, salari),

riflessi (scioperi, emigrazioni, nuzialità); ne han­

no dimostrata l’utilità il Benini (6), il Panta-

leoni (7), il Coletti per l’Italia, lo Julin per il

Belgio (8).

11 Colajanni ha recentemente presi a base del

suo studio sul progresso economico d’ Italia i

seguenti indici : 1° produzione: a) agricola, b) in­

dustriale; 2° commercio con l’estero; 3° movi­

mento: a) della navigazione, b) delle ferrovie,

c) delle poste, d) dei telegrafi; 4° risparmi vi­

sibili; 5° a) consumi, b) salari, c) prezzi; 6° con­

dizioni delle banche di emissione e delle princi­

pali banche private; 7° finanza dello Stato, pres­

sione tributaria e vari fenomeni finanziari (va­

lore dei titoli di Stato, situazione del Tesoro,

aggio sull’oro, cambi sull’estero); 8° ricchezza

privata (9). 1

2

3

4

5

6

7

8

9

(1) Benini., P r in c ip i d i sta tistica m etodologica, p. 202. (2) G. Mortara, S in to m i s ta tis tic i delle c o n d izio n i econo­

m iche d ’ Ita lia in « G io rn ale d e g li E c o n o m isti » fe b b ra io , 1914.

(3) N ota il Be n in i (op. cit, p. 253) g li in c o n v e n ie n ti che de­ riv e re b b e ro d a ll’a ss u m e re ta le in d ic e : p re sso i p o p o li ric c h i il ra p p o rto è a lto p e rc h è m in o r b iso g n o v i è d i a sso g g e tta re p reco cem en te i fa n c iu lli al la v o ro o d i r it a r d a r e il rip o so ai v e cc h i o d i s fru tta re il la v o ro d e lla d o n n a ; il c o n tra rio d icasi p e r le n azio n i povere.

(4) L a difficoltà d i conoscere le v a ria z io n i d i t u tti i g e n eri d i c o n su m o si acco p p ia a lla diffico ltà d i a v e r n o tiz ie s ta tistic h e s u lla p a r te che p ren d o n o al co n su m o le d iv e rs e c la ss i d ella popolazione.

(5) C ritic a c o m p leta de\V in d ic e unico è q u e lla f a tta d al B o sc o n e lla S ta tistica .

(6) Giornale degli E co n o m isti, fe b b ra io 1892.

(7) O sseì'vazioni su lla sem iologia econom ica in s c r itti v a ri

d i econom ia.

(8) J o u rn a l Roy. Stat. Soc., fe b b ra io 1911. (9) N. Co l a ja n n i, op. cit. p. 15.

A nche Giorgio Mo r t a r a, in o ccasio n e d i d u e re c e n tissim i s tu d i su i sin to m i s ta tis tic i d elle co n d izio n i eco n o m ich e d ’ Ita lia e d e lla F r a n c ia (« G io rn ale deg li e c o n o m isti », fe b b ra io e a p rile tu l i ) , rig u a rd a il m o v im en to d i p a re cc h i fenom eni econom ici s ig n ific a tiv i ed e le m en ti d i im p o rta n z a g en erale. E g li, però, si lim ita a co n sid e ra re q u e lli c h e m o s tra n o c o n co rd an za d i v a

-L'Annuario Statistico italiano riesce que­

st’anno specialmente prezioso per il prospetto

sinottico comparativo che lo chiude, in cui sono

passati in rassegna, anno per anno, per l’intiero

periodo dal 1881 in poi, i principali fatti che

possono considerarsi come indici del movimento

economico, e cioè:

il movimento della popolazione; l’emigrazione

per l’estero; le principali produzioni agrarie; i

prezzi del frumento; lo sviluppo delle caldaie a

vapore ; talune principali produzioni industriali;

il commercio internazionale; la potenzialità del

naviglio mercantile; il movimento della naviga­

zione; il movimento ferroviario; il movimento

postale, telegrafico e telefonico; Tammontare dei

risparmi, delle scorte metalliche dello Stato e

degli istituti di emissione; della circolazione fi­

duciaria; i corsi del consolidato e del cambio;

rammontare delle operazioni delle stanze di com­

pensazione, e degli sconti e delle anticipazioni

fatti dagli Istituti di emissione; il saggio dello

sconto; l’entità delle emissioni di azioni e di

obbligazioni di Società; il numero e l’attivo ere­

ditario delle successioni; il numero delle vendite

giudiziarie di immobili per mancato pagamento

di imposte e per espropriazione forzata; dei pro­

testi cambiari, dei fallimenti, degli scioperi; e

finalmente l’ammontare delle principali entrate

e spese dello Stato, dei Comuni e delle provineie.

Portiamo di sfuggita la nostra attenzione su

alcuni degli indici più importanti.

# # #

Innanzi tutto su quello della popolazione. Che

tra i fenomeni demografici ed economici corra

un nesso di causa ad effetto non vi è dubbio.

Si parla, per l’Italia, di un’ eccessiva densità,

di un continuo aumento di popolazione, della

meravigliosa prolificità naturale della razza.

Guardiamo un po’ di cifre. La densità del nostro

paese è oggi, con 35.238.997 abitanti, di 122,9

abitanti per eh. q., ma tenendo conto che quasi

un terzo della superficie del Regno è composto

di terreno incoltivabile ed inabitabile, bisogna

rettificare la cifra suddetta e portarla a 178 abi­

tanti per eh. q., cifra così elevata da non essere

sorpassata che da quelle del Belgio (227 abitanti

per eh. q.), dell’ Inghilterra (215) e dell’Olanda

(257). Ogni anno l’Italia cresce quasi di */4 di

milione di uomini. Nel trentennio precedente al

censimento del 1901 la densità della popolazione

italiana è cresciuta del 15 °/0. Anche nel decennio

dal 1901 al 1911 troviamo un aumento sensibi­

lissimo del 7 %.

Questi dati che ci autorizzano a considerare

rìa z io n i o c o in cid en za d i d irezio n e, allo scopo d i fo rm are un

in dice sin tetico dello s ta to econom ico d elle n a z io n i co n sid e ra te .

(8)

l’Italia un paese ricco di abitanti, potrebbero

anche farci vivere tranquilli sulla fecondità di

nostra gente, se due rilevazioni non ci portas­

sero a diversa conclusione. La prima è data dalle

cifre in genere della nostra natalità la quale va

lentamente ma sicuramente discendendo. Dal 37,8

per mille nel 1881-85 è discesa a 32,8 nel 1908-911

e 32,4 nel 1912, superata quindi dai 32,99 della

Germania, dai 34,79 dell’Austria, dai 37,07 del-

1’ Ungheria, dai 34,12 della Spagna, per non ri­

cordare i 45,97 della Russia. La seconda consiste

nella diminuita natalità caratteristica del Pie­

monte e della Liguria. Mentre nelle altre regioni

italiane la natalità va ribassando, ma ancora nel

1908-911 superava dapertutto il 30 per mille, in

’Piemonte, tra il 1872-75 ed il 1908-911, la nata­

lità scemava dal 34,9 al 25,2 ed in Liguria dal

33,6 al 25,5 per mille abitanti. Sono saggi assai

bassi che vengono in Europa subito dopo i bas­

sissimi della Francia (20,56 per mille) e dell' Ir­

landa (23,27). Decrebbe, è vero, la mortalità dal

26,8 al 18,6 in Piemonte e dal 27,6 al 18,4 in

Liguria; ma poiché decrebbe meno o all’incirca

come la natalità, accadde che, mentre nel Regno

l’eccedenza dei nati sui morti quasi raddoppiava,

passando da 6,3 ad 11,4 per mille, in Liguria

progrediva appena da 6,3 a 6,6 ed in Piemonte

addirittura ribassava da 8,1 a 7,1 (1).

Pervenuti a tali risultati, conviene domandarsi

se non vi sia pericolo che il fenomeno della bassa

natalità dal Piemonte e dalla Liguria si estenda

alle altre regioni. Certo che un nuovo problema

per l’ Italia ci indicano le statistiche: l’incubo

dello spopolamento. In un momento in cui il

fattore antropologico è riguardato come uno dei

più importanti da tutte le nazioni, non è stato

inopportuno aver richiamato su di esso la pub­

blica attenzione (2).

Malgrado la tendenza ad una più bassa na­

talità, il noslro bilancio demografico si chiude

però ancora, come si è visto, con una eccedenza

di nascite. Questa eccedenza, poi, illude ancor

più ove si ponga mente al fatto che essa è rag­

giunta malgrado l’emigrazione continua che anno

per anno sottrae un numero assai considerevole

di abitanti al contingente della popolazione ita­

liana (3).

Consideriamo l’emigrazione come uno degli in­

dici piii importanti della vita e dell’economia

italiana e fermiamoci anche qui un po’ alle

ci tre.

Il movimento generale dell’emigrazione del

1913 si riassume nel modo seguente: espatrio

totale: 872.598 persone (24,6 per 1000 abitanti);

per l’ Europa e per altri paesi del bacino del

Mediterraneo: 313.032 (8,9 per mille); per i paesi

transoceanici; 559.566 (15,7 per mille). Il movi­

mento migratorio dell’annata è stato superiore

per intensità a quello di tutti gli altri anni pre- 1

2

3

(1) O fr. p e r il fenom eno d e lla d im in u ita n a ta lità in Ita lia a n c h e : « R ifo rm a S o c ia le » , g iu g n o -lu g lio 1913: I I problem a

della popolazione in Ita lia d i A. Ne c c o; « C orriere d e lla Sera », 28 a g o sto 1913 : E siste in Ita lia u n p roblem a della popolazione ? d i L. Ein a u d i; S ta tistiq u e in te rn a tio n a le d u m ouvem ent de

I g . population - S ta tistiq u e gènèrale de la. F rance (1901-1910),

P a r is , 1913 e 1’ u ltim o A n n u a r io S ta tistic o d el C om une d i M i­ la n o , p. 96.

(2) « R iv ista p o p o lare », 30 n o v em b re 1914, Statistiche m ilita r i d i N. COLAJANNI.

(3) R. Mic h e l s, / / Im p e ria lism o italiaìio, M ilano, 1914, p. 61.

cedenti. Finora il primato era tenuto dall’emi­

grazione del 1906, che ammontò alla cifra asso

luta di 787.977 (23,5 per mille), inferiore quindi

a quella del 1913 di ben 84.621 individui.

Per non risalire troppo lungi nei confronti, e

prendendo in esame soltanto il movimento veri­

ficatosi negli ultimi dieci anni, è interessante

stabilire il rapporto a mille abitanti, secondo le

citre di popolazione del Regno calcolate alla

metà di ciascun anno:

T o ta le e m ig ra n ti R ap p o rto a m ille

Anno 1904

471.191

16,8

»

1905

726.331

19,8

»

1906

787.977

23,5

»

1907

704.674

20,9

»

1908

486.674

14,3

»

1909

625.637

18,3

»

1910

651.475

18,9

»

1911

533.844

15,3

1912

711.446

20,3

»

1913

872.598

24,6

(9)

13 dicem bre 1914 L’ ECONOMISTA 793

Ma vi è ancora un pericolo nella nostra emi­

grazione, un pericolo al quale pochi hanno ba­

dato Ano ad ora: la ripercussione demografica.

Già il Colajanni, che conchiudeva doversi rite­

nere l'Italia finora ben soddisfatta delle conse­

guenze molteplici di un tale fenomeno, avver­

tiva, però, che se a lungo andare l’emigrazione

assorbisse tutta l’eccedenza dei nati sui morti e

sottraesse solo gli uomini adulti e validi, essa

sarebbe un male grave, perchè ci metterebbe,

in quanto a popolazione, in condizioni di infe­

riorità economica di fronte agli altri Stati. Sono

questi, ampiamente e statisticamente documen­

tati, anche i timori del Gini, che giustamente

paragona uno Stato esuberante di popolazione,

il quale riversa a fiotti all’estero i componenti

delle sue classi basse, non ad un generoso che

regali il suo superfluo ma ad un imprevidente

che intacchi le fonti di produzione.

(Continua

) La n f r a n c o Ma r o y.

La

esposizione finanziaria del ministro

ta n a

( Camera dei D eputati. T ornata delT8 dicem bre 19 1 4 )

Comincia col Consuntivo 1913-14 notando che il conto dell’entrata e della spesa effettiva presenta nella parte ordinaria un sopravanzo di milioni 287; nella parte staordinaria una defioenza di milioni 451, onde nell’assieme vi ha uno sbilancio di milioni 164, che è coperto con entrate derivanti, per la massima parte, da accensioni di debiti o da anticipazioni di cassa o da diminuzioni di patrimonio, comprese nella catego­ ria movimento di capitali, la quale infatti presenta una differenza attiva di milioni 195.

Tutte le tre categorie in complesso danno u n 'e n ­ tr ata di milioni 3,089 e una spesa di milioni 3,058 e quindi l'avanzo reale di milioni 31.

Rende poi conto della gestione e della epurazione dei residui, donde deriva un peggioramento totale di milioni 12; cosicché, in definitiva, risulta l’avanzo fi­ nanziario di 19 milioni al netto della somma di mi­ lioni 9,9 prelevata, a termine di legge, prima della chiusura dei conti e assegnata al demanio forestale ed a talune spese per la Libia.

Avverte infine che il conto del patrimonio delio Stato si chiude il 30 giugno 1914, anche per effetto della gestione del bilancio con miglioramento di 100 milioni e mezzo.

E l’onorevole ministro è lieto di poter soggiungere che le risultanze del consuntivo 1913-14 non si disco­ stan o gu ari da quelle presagite dai suoi illustri pre­ decessori, onorevole Tedesco e onorevole Rubini.

Di gran lunga maggiori e davvero eccezionali sono le difficoltà nelle quali si svolge l ’esercizio 1914-15.

L'onorevole ministro nota che in questi mesi dalla situazione politica ed economica mondiale dovettero necessariamente derivare, come conseguenze inevita­ bili. nuovi oneri per lo Stato, urgenti quanto gravi. Ricorda che è stata sempre assidua cura sua, e degli uomini insigni che lo precedettero e gli succedettero al Tesoro, quella di accrescere la solidità della finanza italiana, di rinvigorire l’erario e raccogliere scorte; ma, nell’ora attuale, è necessariamente diversa da quella del passato la direttiva segnata a chi governa il Tesoro, come diversi sono oggi i bisogni e i doveri dello Stato.

Oggi, al disopra del pareggio del bilancio, appare sovrana la necessità di provvedere energicamente e rapidamente, pure affrontando spese straordinarie in­ genti, a tutto quanto occorre per il bene del paese. Tornata la bonaccia bisognerà riprendere le abitu­

dini del tempo antico e lavorare con tenacia a rin­ saldare finanza e bilancio; occorrerà allora raccogliere nuovi mezzi dalle economie, segnatamente da sempli­ ficazioni nei servizi pubblici e negli organi ammini­ strativi, e da una più equa ripartizione di tributi.

Ma negli attuali frangenti, per fronteggiare le defi- cenze del bilancio in corso, non è possibile astenersi dal ricorrere a maggiori entrate nel movimento di capitali.

Le deficenze in questo bilancio derivano da nuove e maggiori spese e dal minor rendimento delle entrate.

Le maggiori spese concernono quasi totalmente i due Ministeri militari, ai quali si assegnò circa un miliardo, sia per le nuove autorizzazioni, sia per il trasferimento a questo esercizio di stanziamenti per spese straordinarie, che erano stati stabiliti per eser­ cizi successivi.

Le entrate nei cinque mesi trascorsi, presentano diminuzioni di milioni 8.3 nelle tasse sugli, affari e di 60 milioni e mezzo nelle imposte sui consumi, specie nei diritti di confine: e altra non lieve dimi­ nuzione si riscontra nell’azienda ferroviaria; mentre sono in aumento i tabacchi per 12 milioni e le impo­ ste dirette per milioni 8.4.

Coi provvedimenti tributari di recente emamanati si sono procurati all'Erario nuovi proventi annuali per circa 51 milioni e altri 50 milioni all'anno si presume di ricavare dall’aggiunta,pro posta col disegno di legge in discussione, di un decimo ad alcune delle tasse sggli affari, e alle imposte dirette, esonerandosi però alcune specie di redditi mobiliari e i contribuenti di quote minori pel dovuto riguardo alla piccola pro ­ prietà.

Si avrebbe così un maggior reddito di un centinaio di milioni, che se è assai lungi dal bastare a coprire il fabbisogno, è tuttavia opportuno e necessario a raf­ forzare la finanza e il tesoro ed a fronteggiare nuovi oneri patrimoniali.

Attesa la necessità di ricorre al credito, in quanto non valgano gli ordinari mezzi di tesoreria, l’onore­ vole ministro chiede di esservi autorizzato, con quella ampiezza di facoltà che le circostanze del caso esi­ gono.

Passando al bilancio del 1915-16, l ’onorevole mini­ stro avverte che esso e stato compilato secondo le prudenti norme consuete, nella ipotesi che allora la crisi sia superata e l’economia pubblica e la finanza riprendano il loro assetto normale.

Le spese pre sunte sono calcolate in base agli ac­ certamenti nell'esercizio 1913-14, tenuto conto delle modificazioni recate da disposizioni di legge o da oc­ correnze inevitabili.

Si hanno aumenti specialmente notevoli nei bilanci del tesoro (milioni 53), dei lavori pubblici (milioni 22), dell'istruzione (milioni 15) e delle finanze milioni 11); mentre fra le diminuzioni sono da segnalare quella di 22 milioni e mezzo nei bilancio della gnerra, per­ ii già accomiato passaggio di stanziamenti al 1914-15.

Riguardo al bilancio delle Colonie il ministro di­ chiara che il Governo h a fiducia di poter conseguire la pacificazione della Libia entro termini non troppo lontani, e ad ogni modo intende, anche prima di ciò, contenere le spese nei limiti dell’indispensabile, così per i servizi civili, semplificandoli, come . per quelli militari.

(10)

L ’onorevole ministro ritiene si possa e si debba con­ seguire un saldo pareggio, usando anzitutto, senza compromettere il buon andamento dei servizi, nè le­ sinare nelle spese necessarie, la maggior parsimonia nelle spese facoltative o dilazionabili o di lusso, poiché, anche per lo Stato può dirsi che, più delle spese grosse e straordinarie, sono le piccole spese che vanno generando guai, con la loro molteplicità e frequenza e per la facilità con cui vengono appro­ vate.

Aggiunge che è venuto, davvero, il momento di dare energica e sollecita applicazione ai propositi piu volte affermati e alle reiterate autorevoli esortazioni di procedere alle semplificazioni dei congegni e degli organi amministrativi'.

In tale ordine di idee è l'attuale Gabinetto, e ne dà le prove ricordando recenti disposizioni emanate dal Governo.

Tutti i ministri, osserva l’onorevole Carcano, sono solidali nell’impegno di cooperare acchè abbia piena e leale esecuzione la sovrana legge del bilancio, tal­ volta insidiata da disegni di legge di storni e di mag­ giori assegnazioni

11 conto consuntivo 1913-14 della azienda ferroviaria dello Stato si è chiuso con un avanzo netto a favore del tesoro di 28 milioni, che sarebbesi elevato a oltre 31 milioni e più, se non fosse occorsa una falcidia di oltre 3 milioni per residui di esercizi precorsi.

Tenendo poi conto del sopraprezzo del carbone- nella somma di oltre 13 milioni rispetto al costo an­ teriore al 1912, l'azienda ferroviaria avrebbe raggiunto un avanzo di competenza di 44 milioni, invece di quello previsto in 38 milioni. Risultato questo soddisfacente, ove si Consideri che in meno di quattro anni dalla legge 3 ottobre 1911 l’Amministrazione ha incontrato un onere di 48 milioni per miglior trattamento del personale.

Le migliorie conseguite in questi ultimi anni ven­ gono purtroppo a mancare nel periodo tempestoso dell'esercizio 1914-15. 1 prodotti dei trasporti che da oltre un decennio andavano continuamente aumen­ tando declinarono invéce rapidamente nei primi mesi del corrente esercizio, e dal 1° agosto al 30 novem­ bre le entrate subirono una diminuzione di oltre 30 militili, E’ però da ritenere cori sutìicente probabilità che al giugno 1915 si ripristineranno le condizioni di traffico del primo trimestre 1914.

Nello stato di previsione dell’esercizio 1915-16 si è inscritto un avanzo ili 24 milioni, senza alcun pre­ lievo della riserva, nella ipotesi che il costo del car­ bone si ragguagli a quello del 1913-14; il che costi­ tuirebbe un risultato abbastanza soddisfacente ove si tengano presenti gli oneri accumulantisi annualmente sul bilancio dell’azienda ferroviaria per migliorie al trattamento del personale e per interessi ed ammor­ tamenti dei capitali somministrati dal Tesoro per aumenti patrimoniali.

Quanto alle spese per lavori pubblici,, l’onorevole ministro ricorda che la ripercussione degli avveni­ menti internazionali sulle condizioni economiche del paese e il repentino quasi tumultuoso ritorno di gran numero di emigrati aggravarono il fenomeno della disoccupazione operaia, e il Governo non tardò a fron­ teggiarlo con straordinari provvedimenti, anche in questo campo.

A tal fine provvidero i decreti di quesii ultimi mesi che assegnarono ai lavori pubblici nuovi fondi per un complesso di 52 milioni.

Inoltre con decreto del 23 novembre furono auto­ rizzate anticipazioni per un complessivo ammontare di 50 milioni sui certificati dì avanzamento dei lavori a favore degli imprenditori di ferrovie concesse al­ l ’industria privata, con che venne assicurato il pro ­ seguimento della Costruzione delle linee già concesse. Si è pure provveduto a rendere più semplice e sol­ lecita la procedura per l’approvazione dei progetti e per gli appalti ed a fornire ai comuni e alle provincie

i mezzi finanziari — fino a 190 milioni — per ese­ guire le opere a loro carico.

Nè il Governo omise di procacciare lavoro con l'ac­ celeramento di altre opere, di pubblico interesse a servizio dell'igiene e dell’educazione popolare; e me­ rita particolare segnalazione il Regio decreto dell’11 ottobre, col-quale venne 'anticipata nell’anno corrente la quota di 20 milioni, già assegnata all’anno 1922 per gli edifici scolastici.

Passando a parlare della Cassa depositi e prestiti, l’onorevole ministro nota che la crisi economica di quest’anno tempestoso h a appena sfiorato la forte fibra del poderoso Istituto.

Dall’inizio della conflagrazione europea sopra sei milioni di depositanti di risparmi postali ben piccola parte si presentò a chiedere rimborsi ; e l’ammontare delle prenotazioni segna ormai una parabola discen­ dente, mentre i depositi riprendono una confortante ascensione.

Nei trascorsi 11 mesi di quest’anno Tammontare dei mutui concessi a Provincie, Comuni e Consorzi, è stato superiore, con una differenza di 101 prestiti per 4 milioni, a quello del corrispondente peiiodo del 1913. Ed è specialmenie da notare che nel periodo così dif­ ficile dell’ultimo quadrimestre agosto-novembre, quan­ do ogni sorgente di credito sembrava inaridita, sono stati concessi prestiti per oltre 25 milioni di lire di fronte a 24 nel corrispondente periodo felice del 1913.

Non meno benefica è poi l'azione degli Istituti di previdenza annessi alla Cassa depositi e prestiti.

Gl’inscritti ai rispettivi Istituti superano i 160 mila e sono in continuo aumento: il patrimonio degli I s ti­ tuti supera già i 300 milioni. Un largo numero d ’in­ scritti — più di 17 mila — hanno già risentito i be­ nefici della previdenza; le indennità liquidate sommano a 3 milioni di lire e le pensioni ad an nue lire 8 mi­ lioni e mezzo.

Per ciò che riguarda la situazione economica del paese, non v ’ha dubbio ohe il naturale progresso del­ l’economia nazionale fu momentaneamente turbato allo scoppio dell’immane conflitto; ma presto il tradi­ zionale buon senso italico e la tenace energia del Paese trionfarono delle prime preoccupazioni.

Quantunque le condizioni delle economia nazionale si trovassero tutto ad un tratto depresse dalla grave crisi sopraggiunta, tuttavìa oggi è lecito affermare che va ripigliando l’attività e la fiducia; e la econo­ mia nazionale si avvia a sensibile miglioramento.

A questo graduale risorgimento delle forze econo­ miche nazionali ha pure cooperato il Governo, con una serie di provvedimenti adottati nel periodo più grave della crisi ed ora presentati al Parlamento per la conversione in legge.

Si tratta di un insieme di disposizioni che effica­ cemente contribuirono al conseguimento dì un fine unico: il ristabilimento, nei limiti del possibile, delle migliori condizioni economiche nella presente crisi che travaglia 1' Europa.

Per un argomento di primaria importanza — il grano — il Governo ha adottato provvedimenti di pronta e sicura efficacia, per assicurare e agevolare le importazioni, dai grandi mercati d ’oltremare, del grano occorrente ai consumi dell’esercito e del paese.

A fronteggiare la difficile situazione nei mesi dal luglio in poi fu utilissima per il paese l'opera della Banca d ’Italia, del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia.

La decretazione della moratoria per i depositi e per le cambiali non si poteva evitare il 4 agosto, senza affrettare il pericolo di una crisi gravemente p e r tu r ­ batrice dell’economia nazionale. I provvedimenti po­ steriori che attenuarono le moratorie e permisero il* riassetto graduale del credito, hanno trovato nei fatti e nel tempo la loro giustificazione.

Riferimenti

Documenti correlati

Questa esportazione si dirige principalmente nella Turchia europea ed asiatica, nell’Africa mediterranea, nel Marocco, nel Golfo Persico, nell’Argentina, Pa­ raguay,

Or bene gli Istituti di Credito mobiliare hanno un no­ tevole interesse a ciò che le loro azioni vengano definitivamente assorbite dal pubblico, e salva una

Orbene, nelle condizioni delle nostre finanze, e solamente per queste condizioni, ci pare che le due spese avrebbero potuto benissimo essere r i­ sparm iate. Il

E questa la parte pili im portante e suggestiva del libro perchè è principalm ente la dim ostra­ zione viva che la questione sociale è in gran parte questione

Speciale potere assorbente ebbe la nuova Co­ lonia della Libia, ove circolano attualm ente le monete e i big lietti della m adrepatria, special- m ente in seguito

La Commissione ha chiesto al Ministro se non ri­ tenesse opportuno includere nel disegno di legge u na disposizione che consentisse alle donne l'insegnamento nelle

Questa condotta per lungaggini insite alle opera­ zioni delle aziende pubbliche, per le difficoltà finan­ ziarie della Cassa Depositi e P restiti, verrebbe a

le famose tariffe speciali sono, in maggioranza grandissima, tariffe stabilite con la clausola ben nota della nazione più favorita (e basta dare un’occhiata al