SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI. FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
REDAZIONE: M . J . d k Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y — M. Pa n t a l e o n i
Anno XLI - Voi. XLV Firenze-Roma, 20 Dicembre 1914 i F IR E N Z E : 31, V ia d e lla P e rg o la ROMA : 56, V ia G reg o ria n a N. 2120
S O M M A R IO : Il censimento del grano, Roberto A. Murray. — A proposito della moratoria del prestito e della Banca dell’ Impero in Germania, Vincenzo Porri. - - Crisi finanziaria e suoi rimedi, Dino Sacerdoti. - Di alcuni sintomi statistici della vita e delle condizioni economiche dell'Italia, Lanfranco Marci. — L ’aumento dell’ imposta di R. NI. e delle imposte fondiarie. — Il bilancio 1915 del Comune di Milano. — I numeri indici dell’ « Economist ». — I voti del commercio sulle moratorie ecc. — RIVISTA ECONOMICA. Depositi nelle Casse di risparmio nel mese di ottobre. — Operazioni delle Casse di risparmio postali a tutto ottobre. — Pagamento dei cuponi del debito ottomano. — La situazione finanziaria dell’Inghilterra. — I risultati definitivi della produzione dei cereali negli Stati Uniti. — Borsa di Parigi. — Cambi a ll’ Estero. — MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE. — Soc.
‘tal. strade ferrate meridionali. — PROSPETTO QUOTAZIONI, CAMBI, SCONTI, VALORI E SITUAZIONI BANCARIE.
IL CENSIMENTO DEL GRANO.
La questione degli approvvigionamenti cerea licoli, e specialmente di quello del grano, nel nostro mercato nazionale, sorta fin dall’inizio dell’attuale guerra semi-mondiale, si va acu tizzando per cause dirette e indirette. F ra le prime principale il rialzo sensibile dei prezzi del pane, dei farinacei e dei cereali; fra le se conde di spiccata importanza l’aumento della disoccupazione e le maggiori difficoltà di vita delle classi povere all’iniziarsi della cattiva sta gione.
Di fronte a queste maggiori difficoltà il Go verno nostro abbassò il dazio di importazione sul grano alla misura di L. 3 per quintale fino al 31 marzo 1915; e — come è oggi risaputo — fece trattare per forti acquisti nell’America, dato che, per la guerra, i nostri maggiori mercati fornitori — la Russia e la Rumenia — non pos sono più inviarci l ’ordinario rifornimento in se guito alla chiusura dei Dardanelli.
Nonostante però queste savie misure precau zionali, come sopra dicevamo, i prezzi dei generi di prima necessità come il pane, le paste ecc., sono aumentati, specialmente nelle campagne, ove il controllo della pubblica opinione è meno vivo e pronto.
E ’ da domandarsi se il problema del prezzo del grano e del pane quindi, possa esser facili tato nella sua soluzione da successive misure governative, (1°) sia nel senso di facilitazione degli approvvigionamenti, (2°) sia nel senso di porre freni alla speculazione — nel caso questa oltrepassi i limiti onesti, ovverosia quelli della necessità delie circostanze —; ovvero (3°) se le sue condizioni attuali sono lo specchio e la resul tante fedele di irriducibili condizioni dei mercati.
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(1°) La disposizione di abbassare il dazio sul 'grano da L. 1,50 a L. 3 al quintale ha susci
tato molte critiche. Anche dei protezionisti irri ducibili come l’on. Colajanni, (1) hanno detto e scritto ch’era ben preferibile una sospensione totale del dazio alla riduzione adottata, portando a sostegno della loro tesi il fatto secondo loro ben noto « che le riduzioni dei dazi, se non Sono molto considerevoli vanno a benefizio dei com mercianti e degli industriali che trasformano la materia prima », e perchè « lasciando il dazio di L. 3 a quintale mancherà l’effetto psicologico e politicò: socialisti e liberisti potranno conti nuare a sobillare le masse affermando che se si avrà un ulteriore aumento nel prezzo del grano o se non si avrà alcuna diminuzione.... il feno meno verrà (a ciò) attribuito ».
Noi siamo d’accordo col Colajanni che per avere qualche effetto concreto considerevole al riguardo del prezzo del pane, occorreva abolire completamente il dazio sul grano. E ciò sarebbe valso quale favorevole ausilio psicologico di pace. Ma crede l’on. Colajanni che quegli effetti sa rebbero stati duraturi, o, sia pure, almeno più durevoli di quelli — minori è vero — ottenuti con la semplice riduzione del dazio a L. 3?
Lasciando di considerare la portata psicolo gica del provvedimento, eh’è arduo di troppo il volerla in qualche modo determ inare; conten tiamoci di riferirci semplicemente alle variazioni dei prezzi del pane.
L ovvio — nonostante tutti i comunicati in contrario e le dolenti parole con le quali si in fiorano — che se tanto i grandi commercianti quanto i piccoli esercenti, possono trovar pre testi appena appena plausibili per aumentare i prezzi delle loro merci, essi son sempre pron tissimi ad avvalersene senza il minimo scrupolo. Il patriottismo, l’altruismo e simili idealità, il commerciante e l’ industriale le lasciano a casa quando vanno al negozio, all’ufficio,,allo studio, all officina. Come fanno del resto tutti gli altri ceti di persone, che vivono nella quotidiana lotta
economica. Pel che non c’è poi da metterli al l’indice. Idealisti son qualche volta gli studenti, gli impiegati, i professori: tutti i rentier s di rebbe il Pareto.
Orbene — nelle attuali condizioni di panico ~ un beneficio di 8 lire al quintale presto spa risce. Il fenomeno del « panico » infatti da una parte affretta e aumenta le domande, dall’altra permette delle restrizioni nell’offerta.
Il Governo nostro in un momento come l’a t tuale di diminuzione dei vari cespiti di entrata non ha Voluto far inutile getto di quanto gli proviene dal dazio ridotto (non si tra tta di una decina di milioni come dice il Colajanni, ma, valutato il nostro fabbisogno in 10 milioni di quintali, come fu calcolato, sarebbe di 30 mi lioni); e ha cercato piuttosto di intervenire di rettamente ,e indirettemente nell'approvvigiona mento del nostro mercato ricorrendo all’America. Ha ben fa tto i In via assoluta v’è poco da dissentire su tale operato. V’è solamente da do mandarsi se si otterranno i fini sperati : e qui nasce il dubbio, per quanto sopra si è detto. La massa poco sa dell’opera del Governo e sapen done qualcosa può anche immaginarsi che se si prendono dei pubblici provvedimenti al propo sito, ciò sia indice di allarmante situazione.
La cosa più importante che occorrerebbe, si è di far conoscere pubblicamente questa situa zione, di compiere cioè un censimento del grano attualmente esistente in Italia.
L’idea non è nuova: la Germania ci ha pre ceduti in questo senso, e com’essa ha saputo su perarne le difficoltà, altrettanto può succedere a noi. Basterebbe ricorrere alle denunce private, sotto pena di completa confisca e di qualche mese di detenzione per quelle false, per riuscire a co noscere le quantità esistenti di grano. S’intende che il censimento in parola dovrebbe essere pe
riodico-, quindicinale o mensile, e compiuto co
mune per comune. »
Sarebbe certamente la via migliore questa — ci sembra — per ovviare ai panici. E ciò è già di per sè gran cosa.
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L’attuazione di un censimento periodico del grano pel tempo dell’ attuale guerra, sarebbe l’arma migliore della pubblica autorità contro la speculazione privata, sia rivolta al semplice rialzo dei prezzi, sia alle clandestine esporta zioni all’estero.
La stessa istituzione dei calmieri potrebbe — per tal via — essere meno pericolosa e ilio gica di quello che generalmente riesce.
L’opinione pubblica che non sa esser controllo della speculazione per mancanza di conoscenza dei dati, verrebbe ad acquistare così quella equa nimità, che sola può rendere dei veri servizi e in parte rendere inùtile la difficile e lenta e in appropriata opera governativa.
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Noi non sapremmo oggi dire invero, con co scienza, se, l’attuale rincaro del pane sia dovuto a necessità di mercato, ovvero a manovre spe culative, ovvero ancora — come è forse più probabile — alle une e alle altre, perchè ab
biamo sulla produzione agraria dati troppo ge nerici.
Sappiamo solamente che il raccolto è stato favorevolissimo negli Stati Uniti dell’America del Nord che hanno avuto un raccolto di 896 mi lioni di bnshels contro 763 dell’anno scorso, con una possibilità di esportazione di 286 milioni, e in Inghilterra che però è paese emintemente im portatore.
Favorevole in Germania, in Argentina, in India. Raccolti medi si sono ottenuti in Belgio, Olanda, Austria e Romania: scadenti nel Ca nada, in Russia, in Francia, in Ungheria, nei Paesi Balcanici e in Australia.
Nel complesso forse la produzione mondiale è media. Condizioni oggettive di gran rialzi non vi sono. Per noi italiani l’unica è la maggiore distanza dei paesi di rifornimento. :
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Per le ragioni sopra brevemente esposte ci sembra il caso di tornare ad insistere nell’a t tuazione di un censimento del grano; operazione statistica che questa volta non avrà solo una ragione e un interesse scientifici, ma un grande, alto interesse patriottico.
Roberto A. Murray.
A proposito della moratoria, del
prestito, e della Banca dell’ Im
pero in Germania,
Ringrazio il dottor K. Helfferich dell'attenzione prestata all’articoletto Bei provvedim enti eco
nomici e fin a n zia rii in G erm ania perchè l'alta
autorità del direttore di uno dei più grandi isti tuti bancarii del mondo, con le rettifiche che pubblicò nel numero passato del nostro Econo
mista, dimostra che non ero caduto in errori di
qualche conto in m ateria come questa che egli ammette difficile per gli stranieri, e più ardua ancora quando i mezzi d’informazione sono limi tati a quelli che offre una bibliotechina privata e di recentissima formazione. Le divergenze infatti si limitano quasi esclusivamente al modo di giu dicare il carattere e la portata di alcuni prov vedimenti.
queste alcune erano state espressamente studiate j quale surrogato alla dilazione dei pagamenti, e i non si può che ammirare quella preparazione immediata che permise di evitare la norma più rozza perchè generale e non discrimante caso da caso. Il dott. Helfferich enumera i casi in cui è prevista una dilazione di pagamento o qualcosa di simile (e sostanzialmente concordano con quelli esposti da me), ma giudica siano ec cezioni insignificanti, mentre forse non debbono essere di tanto ristretta sfera d’azione se l’Inghil terra, che per la sua posizione internazionale credette di non potersi sottrarre alia moratoria, quando il 4 ottobre ne restrinse l’applicazione che doveva cessare del tutto il 4 novembre, adottò precisamente alcune delle norme che la Germania aveva insegnato valere quali sostituto della dilazione generale dei pagamenti.
Non vorrei nemmeno seguire l’eminentissimo contradditore nel campo dei giudizii rispetto all operato della Francia e dell’Inghilterra, solo mi permetto un’aggiunta alla notizia riguardo alla moratoria per,le banche ed agli istituti di credito in Francia. È esatto che si ridusse a 50 fr. per ogni quindicina l’obbligo delle Casse di R i sparmio di fronte ai depositanti, ed a 250 fr. oltre al 5 % per le altre banche ed istituti di credito: ma il 19 d’agosto già era stato annun ziato ufficialmente che le banche effettuerebbero un versamento supplementare del 10%'» poi si obbligarono ad un altro 5 %, e il 29 d’agosto ne In aggiunto un terzo 5 0/0 ; inoltre su giustifica zione dovevano dare tutto quanto occorreva per pagare .salarii e stipendi, materie prime indu striali e agricole. Alla fine dell’agosto le banche erano tenute a pagare oltre ai 250 fr. il 2 5 % ; verso la fine di novembre l ’obbligo fu esteso fino a 1000 fr. e 40 % del resto, e pel dicembre al 50 %• Sono notizie che si raccolgono dalla semplice lettura Ae\VEconomiste Français e le ricordo al dott. Helfferich nel dubbio che la cen sura le abbia sottratte alla Germania.
Ad un eminente banchiere non può sfuggire che la garanzia del Governo alla Banca d’ In ghilterra per l ’acquisto delle cambiali anteriori alla moratoria, e la garanzia del Governo pei prestiti alle Case d’accettazione costituiscono ga ranzia per un’unica cosa, nel primo caso per le cambiali che le Case di sconto hanno scontate e che non possono o temono di non potere far pagare dai traenti, nel secondo caso per le cam biali che le Case d’accettazione accettarono e poi scontarono alle ditte predette. E ’ evidente che è un’obbligazione unica, che grava prima di tutto sul traente, poi sugli accettanti se il traente non paga, poi sullo scontatore, se nè traente nè accettante eseguiscono la loro obbli gazione. Il dottor Helfferich, che nei momenti di pace aveva contatto con i mercati finanziarii di tutto il mondo, sa certamente che di queste obbligazioni cambiarie tratte su Londra ve ne passarono nel 1912 per più di 45 miliardi di franchi. Se la moratoria in Inghilterra fu procla mata queste ne furono causa non secondaria.
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Non vi è nessuno che misconosca l’enorine au mento della ricchezza, il gigantesco moltiplicarsi della produzione, l ’industrializzarsi rapido e mi- I
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racoloso della Germania, il gonfiare incessante del suo commercio estero. Però appunto per que sto il successo del prestito germanico non ci sor prese per l’entità — allora non confrontabile con nessun altro prestito precedente — ma perchè la stessa situazione industriale della Germania in progresso enorme, non permetteva di credere che vi fossero disponibili liquidi 5 miliardi di marchi.
La ricchezza enorme della Germania non con siste di risparmi accumulati sotto forma di me dio circolante nelle casse forti o nelle cantine, ma di risparmi investiti in officine sonanti, in macchine, in miglioramenti del suolo: la Ger mania attirò capitali da varii paesi e li tr a sformò in istrufnenti di produzione: i depositi che i piccoli risparmiatori portarono alle banche, queste li investirono nelle industrie a cui sono direttamente connesse e nei commerci e nella agricoltura, ed ogni marco è reso cosi-capace di guadagnare e pagare un interesse. Ma la guerra sospese i traffici, impedi le esportazioni dei pro dotti fabbricati, e T importazióne delle materie prime: i mercati esteri compratori non potendo rivendere non possono nemmeno comprare: di qui tutto l’organismo produttivo che compera e vende e guadagna e risparmia si trovò nella posizione di non poter risparmiare che molto meno e di dover comprare — a prezzi più alti — dai paesi contrabbandieri. Meno meraviglioso ci sarebbe apparso il successo di un prestito in un paese eminentemente agricolo (e l’agricoltura in questa crisi non soffre quanto le industrie ed i commerci) come la Francia, dove tutti gli anni vi sono parecchi miliardi che non trovano collo camento, e debbono impiegarsi in titoli esteri : oppure in un paese eminentemente tesoreggiatore come l’ India dove milioni di sterline ogni anno scompaiono nei recessi delle case degli abitanti meno fiduciosi nelle banche. In ogni altro paese dove l’attività industriale e commerciale sia viva occorre rendere liquidi gli impieghi, e perciò bi sogna ricorrere a degli espedienti. E’ vero che dal 1912,ad oggi la liquidità delle banche è molto aumentata, e le obbligazioni coll’estero — specie con la Francia — si sono molto ridotte (1), ma occorreva altro, e la Germania attraverso alle « Darlehnskassen » ebbe facilitate le sottoscri zioni al prestito per 800 milioni di marchi, cioè un quarto dell’entità totale, ci dice il dottor Helfferich. Mi pare giustificata appunto per que sto l’affermazione che « l ’opera delle Darlehns kassen » alla sottoscrizione « non fu di poco momento ». (Non dissi « principale » come mi attribuisce il direttore della « Deutsche Bank »). Ed altri dati importanti ci offre pure: 800 mi lioni furono dati dalle Casse di risparmio, 1700 circa da sottoscrizioni superiori a mezzo milione
e che quindi si potrebbero grossolanamente attribuire alle banche stesse - e 1200 milioni circa da sottoscrizioni a 2000 marchi, e che de rivano da piccoli risparmiatori. Di questi spe cialmente si compiace il dottor Helfferich, ed in
base ad esse dimostra che il successo del prestito fu reale: tuttavia mi tormenta il dubbio, di dove i risparmiatori possono aver attinto queste somme se non dai depositi presso le banche? Ma per questo appunto il Governo inglese escluse que ste piccole domande e pose come minimo non 100 marchi ma 100 lire sterline nell’emettere il suo prestitto di circa 9 miliardi, per evitare quel giro di scrittura che non sottraeva alle banche la necessità di trovare loro stesse i fondi liquidi. Del resto l’espediente delle « Darlehns- kassen non va troppo svalutato, ed il suo non piccolo merito fu esposto dal prof. Einaudi (1), mostrando come il debito contratto con queste per avere i mezzi per la sottoscrizione del De bito Pubblico serva da spinta a risparmiare, da assillo utile ed incessante.
L ’importanza della burocrazia in Germania e la forza che le dà l ’onestà indiscussa le permette di giungere a risultati insperati in altri paesi: il Seligman (2) ed il Geisser (3) riferiscono casi di domande inquisitorie che l’Amministrazione fiscale rivolge ai contribuenti, ma che sarebbero intollerabili all’indipendenza, diciamo pure alla mancanza di rigida disciplina, propria del carat tere latino. Questa influenza predominante del l’autorità va ricordata per capire che cosa possa « significare un invito in Prussia »: ed era cre dibile la notizia che il Tesoro avesse cercato di usare questa influenza potente per collocare una parte del prestito, invitando le banche a sotto scrivere largamente: notizie inglesi parlavano d’obbligo per le Casse di risparmio di collocarvi '/ 4 dei depositi (4). Lo nega il dott. Helfferich e non ho che a prenderne atto. Non avevo riferito l ’altra notizia che i creditori « n eu trali» della Germania seppero dai loro debitori che le somme loro dovute le avevano collocate nel prestito di guerra, perchè non era possibile spedire rimesse, e non era giusto far perdere gl’interessi. Modo di procedere questo ben più arbitrario del pre cedente, e sarebbe interessante averne una smen tita autentica.
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Giustamente il dott. Helfferich rileva l’aumento della massa aurea tenuta a garanzia dei biglietti dalla Reichsbank; nell’ultima settimana di luglio perdette 104 milioni di M. in oro ma poi ne ricevette 205 dai tesòri di guerra ed altri 407 dalla circolazione Ano al 7 novembre ed al 7 di cembre ancora altri 134 milioni. Siccome con temporaneamente l’aumento dei. biglietti che era avvenuto per un miliardo per ciascuna delle due settimane, l ’ultima del luglio e la prima di agosto, grazie al prestito di guerra — che alla obbligazione del Governo di fronte alla Reichs bank sostituì quella del Governo verso i porta tori di titoli del debito pubblico — venne inter rotto, la copertura aurea che era il 71,8% e discese Ano al 36,7 alla fine d’agosto, risalì al 46,2 il 7 novembre. La situazione è certamente
(1) Corriere della Sera, o tto b re 1914. (2) The Incoine tax, L o n d o n , 1913.
(3) L ’im p o sta pru ssia n a s u ll’en tra ta , « R ifo rm a Sociale », g iu g n o -a g o s to 1914, p ag . 626 e seg.
(4) P e r u n e rro re d i s ta m p a a v ev o sc ritto n e ll’a rtic o lo in q u e stio n e ch e sono 30 i m ilia rd i collocati a ris p a rm io p re s so le C asse d i R isp a rm io : si d o v e v a le g g e re 20.
molto migliorata. Ed è degna conseguenza di tutta l’opera dell’Havenstein, che già benemerito per aver aumentata la liquidità delle banche, ed
alla quale accennavo in un numero à.et\VEcono
mista nel gennaio di quest’anno.
Tuttavia, permetta il dottor Helfferich che ri levi la frase da lui usata rispetto alla Francia e a ll’Inghilterra, « i due paesi che si credono finanziariamente superiori alla Germania ». Ho già detto che non desideravo fare confronti con altri paesi, tuttavia non posso fare a meno dal ritenere che T Inghilterra sia di fatto finanzia riamente superiore: per una sola ragione, che non abolì la convertibilità dei biglietti di banca. E’ vero che la massa aurea in Germania dal principio della guerra aumentò di ben 766 mi lioni di M., ma non sono ancora convinto della opportunità di una riserva bancaria e della bel lezza deH’aumento di questa in un momento di panico, quando precisamente la si sottrae alla prova del fuoco per cui viene creata. E si è vista la Banca d’ Inghilterra perdere più di 312 milioni di franchi in oro cioè circa '/4 della sua massa, e la si è pure vista risalire e rad doppiare da quella che era nei momenti normali, da un miliardo a più di due miliardi. Non si è vista la massa aurea della Germania discendere tanto, ma la si è vista staccarsi da quella non lieve obbligazione che è la conversione in oro « subito e senza questione ». E le conseguenze non sono di poco momento per la Germania : i giornali parlano dell’obbligazione patriottica di portare oro alla Reichsbank, ed offrono a chi cambia oro contro biglietti qualche marco di più: siamo alVaggio, e la valuta germanica perde già ora più del 10% di fronte all’oro sulle piazze sviz zere ed olandesi. L’immediata preparazione finan ziaria della Germania fu mirabile, ma la per durante posizione del biglietto della Banca d’ In ghilterra in tutto il mondo ci fa ritenere che l’Inghilterra almeno abbia qualche ragione per credere nella sua superiorità finanziaria.
Avremmo meglio compreso l’arditezza e la preparazione economica della Germania se essa avesse conservata l’orgogliosa dichiarazione che il nome della Banca Imperiale scritto su’ suoi biglietti valeva come oro. Diciamo di più; è vero che la Germania non può importare oro, ma avremo creduto che il magnifico esercito ban cario non avrebbe, senza combattere, cedute le armi. Tuttavia non diciamo « hat V ersa g t» per usare la frase cara alla F ra n kfu rter Zeitung, quando parla della Francia o dell’ Inghilterra. Vi debbono essere stati dei motivi ragionevoli, e vorremmo come il dottor Helfferich conoscere profondamente, intimamente l’organismo credi tizio della Germania per spiegarci le ragioni di questa insufficienza di preparazione reale.
le maggiori forze pronti sempre ai più grandi sacrifici.... ». Sono belle e forti parole che empiono l’animo di commozione; ma secondo me questo non giustifica tuttavia quello che poche righe avanti il direttore della « Deutsche Bank » aveva scritto quando contrapponeva « l’immenso svi luppo nel nostro popolo di una volontà di far sacrifici non raggiunta dai francesi e non cono sciuta dagli inglesi » (1).
Giustamente potevasi esaltare il prestito di guerra germanico come il più grande mai sotto- scritto in tutto il mondo in una sola operazione, ancora nella prima metà di novembre: ora i nove miliardi circa sottoscritti in tre giorni dal popolo inglese non oscurano l’immenso sa crificio della Germania, ma attestano che nella gara degli eroismi nessun popolo vuol rimanere secondo. Ma più significativa che l’altezza sot toscritta è un altro fatto. « Di tutti i metodi di condurre le finanze della guerra,... quelli solo possono essere riconosciuti adatti alle guerre, che i secoli venturi glorificheranno come tappe nel cammino radioso della civiltà, i quali siano stati scrupolosamente voluti dai popoli combat tenti »,.... « Ora se i popoli hanno davanti agli occhi questa visione sicura dello sforzo e del sacrificio meritorio, in che consiste la guerra santa, sceglieranno altresì i metodi finanziarli per cui quello sforzo vien sostenuto e quel sa crificio si affronta.... Tra i metodi, due saranno scelti: le economie e le imposte » scrisse Luigi Einaudi (2). La Germania seppe fortemente osare quando impose l’imposta straordinaria di guerra, T Inghilterra lo sa ora, e per bocca del suo can celliere dello scacchiere contemporaneamente al l’emissione del prestito, raddoppia le imposte sul reddito e quella globale, aumenta più del triplo l’imposta sulla birra e di due terzi quella sul tè, due consumi popolari, affinchè tutto il popolo senta la pressione della guerra : e si propone di riscattare l’immane debito di otto miliardi e mezzo entro il 31 marzo 1928 e forse entro il 1925. Colle imposte; e gl’ Inglesi, secondo i bollettini che la Camera di commercio di Pots dam diffonde (3), sopportavano in momento di pace un peso d’imposte superiore a quello della Germania del 70 °/0. E nell’Inghilterra il popolo corre ad arruolarsi e si presenta volontaria mente a dare oltre che il denaro anche la vita.
Come il popolo germanico così anche il popolo inglese, lo creda l’egregio dott. Helfferich, ha una volontà di far sacrifìzii che rende i due av- versarii uno pari all’altro, l’uno degno dell'al tro ed è male rimpicciolire la contesa veramente epica con diatribe dall’una e dall’altra non degne di quel rispetto a ll’avversario che l’uno e l’altro popolo ben possono reciprocamente attribuirsi.
Vincenzo Porri.
(1) I I p restito d i gu erra della G e rm a n ia « N uova A ntologia ». R om a, 16 n o v e m b re 1914, pag. 308-14.
(2) P refazio n e a l l ’a rt. d el Fl o r a. L e fin a n z e della guerra. « R ifo rm a Sociale ». T o rin o , o tto b re 1912, p a g . 642.
(3) C fr. Le fin a n z e delle n a z io n i b elligeranti. (B o llettin o n. 6) B erlin o , 1914. N on h o il m odo d i v e rifica re l ’e sa tte z z a d el m a g g io r g ra v a m e d ’im p o ste q u i ric o rd a to . O sserv o solo che n el calcolo v a p o sto p u re il peso che il popolo g e rm a n ic o su b isce p e r d a z i p ro te ttiv i, a l d i là d el g e ttito loro fiscale.
CRISI FINANZIARIA E SUOI RIMEDI
Pregiatissimo signor Direttore,
Ilo letto con molta attenzione tu tti gli a rti coli e le lettere comparse nei diversi giornali da quando la crisi sovrasta su noi come su tutti gli Stati del mondo, belligeranti o neutri o non in causa; articoli e lettere scritti da per sone competentissime in materia finanziaria ed ho trovato che moltissime cose ottime furono dette, ma che la verità vera sulla situazione non è apparsa, come non è stata fatta quella unione delle diverse proposte che potrebbe e dovrebbe condurre ad una pratica soluzione.
Ritengo che le illusioni siano finite; la guerra fatale durerà molto tempo ancora; gli Stati belligeranti ne resteranno esauriti, quelli neutri comunque rovinati, senza dimenticare che per forza di cose questi finiranno per diventare bel ligeranti, l’ Italia compresa.
Le spese in dipendenza dei bisogni pazzi sono immense; si stampano miliardi e miliardi di carta la quale ha ancora oggi un valore; ma può darsi che a conti fatti e per effetto di al trettanti miliardi di cose e valori distrutti, quelli si riducano un non valore. Ed i conti si faranno a pace conclusa.
P urtuttavia può l ’Italia, nelle attuali condi zioni e con un prossimo avvenire non roseo di nanzi a sè, mantenere l’attuale circolazione pel desiderio che il Paese non sia allagato da tanta carta moneta, come succede ora in Inghilterra, in Germania, in Francia ecc.? Io credo di no; ritengo anzi che base fondamentale di ogni r a gionamento e di ogni progetto debba essere l’allargamento della circolazione.
Ammesso l ’aumento di circolazione, bisogna pensare contemporaneamente a due cose prin cipali :
1° — Legge che facoltizzi gli Istituti di Emissione per un determinato numero di anni (onere contro i vantaggi) fare a date condizioni e con tutte le migliori cautele le indispensabili anticipazioni per Titoli immobiliari ed indu striali, fissando la somma massima da impiegare e distribuendola fra gli Istituti nelle solite pro porzioni.
Senonchè sento dire che meglio sarebbe creare
ex novo un Istituto col compito di fare i così
detti smobilizzi. Ritengo che sarebbe un errore. Dimostrarlo qui non credo sia il caso; potrò farlo un’altra volta; basta soltanto pel momento accennare alle enormi spese di impianto, alle altrettante enormi spese generali cui si an drebbe incontro, per comprendere come dagli Istituti di Emissione si pretenderebbe l’ ingente capitale occorrente a tassi minimi, perchè poi le operazioni di anticipo venissero a costare un tasso di interesse altissimo, togliendo al pub blico ogni e qualunque beneficio che dal nuovo Istituto si dovrebbe ottenere.
Agli Istituti di Emissione invece, con pochis sime spese, riuscirà facile e vantaggioso aprire nuovi sportelli per accontentare quella parte di pubblico che vi affluirebbe. Ed in tal modo il tasso di interesse sarà pagato in ben più mo deste proporzioni.
Tutte le tesi così validamente ed efficace mente sostenute dai nostri massimi finanzieri che da lunghi anni si sono mostrati contrari alla riapertura del óran Libro del Debito Pub blico, sono cadute non da oggi, ma dal giorno in cui si ammise il concetto della emissione di Buoni del Tesoro ad un tasso superiore a quello della Rendita.
Quando un commerciante che ha impellenti bisogni per il giro finanziario della propria Azienda, si ' accinge a firmare cambiali e di queste aumenta costantemente la quantità, nella speranza di estinguerle con utili preventivati per l ’avvenire, esso è destinato a fermarsi un brutto giorno perchè il credito gli viene a man care. Ed in quel giorno le conseguenze sono gravi. Avendo delle proprietà immobiliari, me glio avrebbe fatto quel commerciante provve dersi del danaro con una ipoteca a lunga sca denza.
Cosi purtroppo, non per colpa propria ma per fatalità di eventi, sta succedendo al Governo Italiano.
1 Buoni del Tesoro non sono che le cambiali a breve e determinata scadenza; il Governo ha ritenuto poterle firmare calcolando sui redditi crescenti del Bilancio dello Stato e questi red diti sono venuti improvvisamente a mancare, anche pel fatto della guerra. Questa però è l’ ul tima ragione, mentre ve n’ erano delle prece denti che avrebbero condotto a quasi identici risultati. Difatti la crisi industriale e commer ciale e conseguentemente bancaria e borsistica che il nostro Paese attraversa non è d’oggi, ma da un quinquennio ed ora eravamo coi sassi alle porte, tantoché le Banche di Credito ordi nario (delle quali parlerò dopo) erano ormai chiuse in una cerchia di ferro, dalla quale non potevano più uscire.
Data questa situazione, Che rappresenta un disagio generale anche a causa del maggior costo della vita, poteva e può il Governo pen sare subito ad inasprimenti di tasse o ad im porne delle nuove? In verità non lo credo. Nè credo che di tali intendimenti possa essere im putato l’attuale Ministero.
Che cosa rimane a fare dunque oggi meglio che un Prestito interno?
L’ illustre mio maestro ed amico sig. professor Maffeo Pantaleoni non vorrà più dire, spero, che l’ idea è balorda, se io l’accompagno con quella dell’ aumento della circolazione e dello smobilizzo dei valori mobiliari.
E non v’ ha dubbio che il Prestito sortirebbe esito brillante.
E’ nota la passione speciale che il risparmio italiano ha per il maggior nostro Titolo.
Nè ci si spaventi con il corso a cui eventual mente si potrebbe scendere nel primo periodo di assestamento.
I corsi attuali del Consolidato inglese, della Rendita francese - tedesca - austriaca stanno a dimostrare il credito della nostra Rendita.
Essa potrà subire una momentanea svaluta zione per poi riprendere i suoi corsi normali.
Pensi il Govèrno che il nostro Paese per quanto lo si voglia dire industriale, rimane e rim arrà per lungo tempo un Paese eminente mente agricolo.
Tranquillizzato il mondo, basteranno a noi tre o quattro raccolti buoni e la solita immigra zione dei Forestieri per rimettere le cose nel primitivo stato, per veder rientrare la circola zione allo stato normale, per risedere i corsi della Rendita al punto che essa merita.
L’ Italia odierna non è quella del 1870; essa è oggi una grande Nazione, ha aggiunto nuove Colonie, come nuove conquiste territoriali certo le spettano a breve scadenza; il suo avvenire brillante è sicurissimo per la maggior gloria del suo nome, e perciò se i nostri posteri tro veranno che in tale momento avremo accresciuto di due o tre miliardi il nostro Debito Pubblico non avranno che plaudire.
Tutto questo però non basta se non si pen- sai’à a sistemare la posizione degli Istituti di Credito Mobiliare (1) i quali (senza far torto a nessuno e salvo qualche eccezione) sono malati di una m alattia epidemica che ha colpito tutti.
Come già più sopra accennai essi si trovavano nelle strettoie ben prima della famosa nota Au striaca alla Serbia, molti erano i chiamati agli sportelli e pochi gli eletti perchè i dannò, face vano difetto.
La maggior parte di queste Banche (parlo naturalmente delle principali) hanno seminato vento ed hanno raccolto tempesta. Hanno aiu tato la speculazione a spingere a prezzi pazze scamente alti tutti i valori industriali che rappre sentavano Industrie da esse create e sovvenute, ottenendo nel primo periodo benefici lautissimi che permisero di distribuire grassi dividendi ai relativi azionisti. E per tal modo divenivano pazzesche anche le quotazioni dei Titoli ban cari; questo era però voluto e desiderato dalie singole Direzioni perchè era il mezzo per otte nere il fido — cioè che aumentassero a vista d’occhio i Conti Correnti.
Non si accorgevano che in tempi normali i Conti Correnti sono una cosa buonissima ed ef ficace, ma in tempi anormali essi rappresentano la corda al collo delle Banche. E la. riprova, se ve n’era bisogno, l’abbiamo avuta ora.
Ad ogni modo nel periodo della abbondanza (Rendita a 106 - Comit 980 - Credito 650 - Ter ni 2.900 - Eridania 1.500 - Ramifera 1300!!!
(1) L ’A. dice: « Istituti di Credito ordi
nario ». E ’ evidente l'equivoco. P er Istitu ti 0 Banche di Credito ordinario si sono sem p re intese le banche di deposito e sconto
commerciale. Se e finché operano conform e
e tasso del danaro 3 a 3 °/0) le cose andarono bene ed allora vista l’abbondanza di danaro di sponibile, queste Banche, che facilissimo avevano il credito all’ interno come all’estero, pensarono al nuovo programma di espansione cioè abbrac ciare l’Italia in tutta la sua estensione, aprendo Sedi e Succursali non soltanto nelle principali Città, ma in ogni piccolo centro dove fuma un camino od esiste una Ditta Commerciale col du plice seopo di accaparrarsi il modesto lavoro Bancario ivi esistente e continuare la raccolta del danaro da inscrivere nei Conti Correnti.
Quasi non bastasse che si aprissero, così, trenta, quaranta e più Succursali per ogni singolo Isti tuto (con quali e quante spese ognuno lo può comprendere) si pensò persino ad aprire i famosi Banchi di Cambio nelle singole principali Città.
Tutto questo senza pensare che dopo i sette anni grassi vengono gli altrettanti magri, senza pensare che mentre si ingrossava il Passivo del Bilancio sociale, quel tal Passivo che bisogna pagare al cento per cento, si ingrossava anche l’Attivo, ma di Titoli a riporto, di portafoglio, di fabbricati sontuosi e costosi, tu tta roba che oggi non si sa più che cosa valga, ma certo molto meno di quanto figura in Bilancio.
L’apparente abbondanza però, principiata nel 1902 era completamente finita nel 1907 dopo gli ultimi sprazzi del 1906, e dal 1907 al 1914 an cora corrente, siamo in piena e continuata crisi tantoché, guerra o non guerra, stavamo fin dai primi del corrente anno, traversando un periodo che avrebbe certo e comunque portato a tristi conseguenze. Io non dico che si sarebbe ripetuto il malefico 1893, ma avendo ormai raggiunto il ventennio fatale alle crisi finanziarie, stavamo, non v’ ha dubbio, per sentirne delle brutte.
Venne invece in aiuto l’Austria. Solo per colpa d’essa il pubblico si affollò agli sportelli delle Banche per ritirare i propri conti correnti, men tre se si osservano attentamente le posizioni an tecedenti al luglio si troverà che avveniva da tempo un ritiro di danaro lento e graduale che sfibrava le Banche e che le avrebbe condotte forse là dove penso io.
Il precipitare degli eventi indusse il Governo a provvedere di urgenza col primo Decreto 4 ago sto ,e le Banche furono salve e sono ancora salve per effetto dei Decreti successivi e della mora toria ancora vigente.
Si può o si deve togliere la moratoria dei de positi ! In credo di no, perchè è inutile anche da questo lato farsi delle illusioni. Le princi pali Banche hanno perduto la fiducia di cui go devano così all’ estero come all’interno ed il giorno in cui dovesse essere tolta la moratoria assisteremmo all’invasione del pubblico, il quale si affretterebbe a ritirare i depositi per in parte nascondere il danaro sotto i materassi del pro prio letto, e parte per depositarlo nelle Casse degli Istituti di Emissione.
Del resto tutto quel danaro che fu prelevato dalle Banche dall’agosto ad .oggi, tutto quello proveniente da vendite di derrate e merci fatte in questo periodo dove è affluito1? Proprio in quelle Casse dove prevedo andranno le future percentuali che saranno pagate dalle Banche di cui sto parlando.
Se tutto questo è vero, possono gli attuali Isti tuti bancari proseguire nei loro programmi? P a gando tutto il passivo e riducendo al vero l’a t tivo con un apprezzamento esatto e realmente smobilizzabile io ritengo di no (salvo ripeto po che eccezioni) perchè le riserve non possono ba stare e rim arrà perciò intaccato il capitale in misura più o meno importante a seconda che si svolgeranno i prossimi avvenimenti.
Del resto ammesso che pur si potesse in qual che modo salvare la situazione, con quali capi tali si manterrebbero aperte le famose Sedi e Succursali di cui parlai più sopra? La passata dannosa espansione, dovrebbe essere seguita da un totale raccoglimento ed allora manca la r a gione del vivere, nel modo come oggi si spera di proseguire.
Si avrebbero infine degli Istituti infiacchiti di molto dalla odierna crisi, i quali non potrebbero più compiere quella larga funzione del credito che sarà necessaria allo sviluppo dei nostri com merci, delle nostre industrie e dell’agricoltura per il beneficio del nostro Paese e per la sua ognor crescente grandezza.
Che fare in tale frangente? Si deve lasciare andare tutto alla deriva ?
10 credo che con un po’ di buona volontà un ottimo scopo si potrebbe raggiungere.
11 Governo, primieramemente dovrebbe ema nare una legge che regoli le funzioni del Credito
Mobiliare (1), così come sonvi quelle che regolano
il funzionamento degli Istituti di emissione. Ciò facendo esso compirà un’opera di alta moralità. Non è conveniente che il pubblico in piena buona fede porti i propri risparmi nelle Casse delle Ban che per correre dei rischi provenienti, sia pure da fatti che non dipendono dalla volontà delle Ban che stesse. Non va dimenticato che è cosa umana commettere degli errori, come vi sono fatti che sovrastano qualunque pessimistica previsione.
E prima d’ogni altra cosa nella legge dovrebbe figurare una equa proporzione dei Depositi col Capitale sociale, dimodoché non avvenga mai che i primi superino la somma del secondo è il divieto di emettere vaglia perchè la facoltà oggi
(1) L 'A qui, di nuovo, dice: Credilo ordi
nano. Beve leggersi « Credito Mobiliare ». Il credito ordinario è bello e regolato dal Codice di commercio - e non ha presentato inconvenienti. Una legge sul « Credito Mobiliare » che VA. reclama, a sim ilitudine, mutatis mutandis, con. la legge sugli Istituti di Emissione, più oppor tunam ente verrebbe reclam ata a sim ilitudine degli Istitu ti di Credito Fondiario. L a classi ficazione delle Banche ha qui per criterio la
durata del credito che accordano : brevissimo
nelle B anche ordinarie, cioè al massimo di 90 giorni, più lungo, almeno da 9 mesi, allorché le cambiali rappresentano operazioni agricole,
più lungo ancora, almeno da 2 o 3 anni, al
lorché i crediti corrispondono a operazioni in dustriali, lunghissimo, da IO a n n i almeno, allorché corrispondono a migliorìe fondiarie. L ’A. va letto e inteso con generosità, tra tta n dosi di un uomo pratico, che spesso non ha l’espressione esatta di u n pensiero esatto. M. P
esistente non rappresenta che la continuata stam pa di carta monetata.
Dopo di che il compito più difficile resta quello di regolarizzare la posizione delle Banche attuali.
Per far questo occorre che ognuna d’esse di mentichi il grande passato, sieno tolti di mezzo dissidi e velleità personali; si pensi soltanto al l’interesse del Paese tutelando nello stesso tempo quello degli Azionisti così atrocemente provati.
Proporrei quanto segue (1):
Unire possibilmente in un solo grande fascio i principali Istituti oggi esistenti; se sarà im possibile farne uno, farne due, come ninnerò mas simo.
Tutti sieno obbligati depositare in tempo da stabilirsi i rispettivi Bilanci veri e reali con tutti gli allegati di dettaglio, nelle mani di una Commissione nominata dal Governo e che otrechè essere composta di elementi governativi dovrà avere nel proprio seno un rappresentante degli Istituti stessi e persone appartenenti all’alta in dustria ed all’alto commercio. Tutte persone que ste che dovrebbero essere atte a dare il proprio giudizio sui singoli Bilanci e stabilire con va lutazioni esatte allo stato odierno delle cose, la entità del Passivo e dell’Attivo di ciascuna Banca, fissando in cifre approssimative se non reali e realizzabili subito, quale è la parie di capitale rim asta à ciascuno Istituto.
Creare, quindi, sotto gli auspici del Governo, ma senza sua responsabilità, uno o due Istituti di credito i quali assumeranno le Attività e le Passività del fascio o dei due formatisi come sopra è detto.
Gli Istituti di Emissione concorreranno con somma da stabilirsi nella formazione del capi tale del nuovo o dei nuovi Enti, dando così quella garanzia morale che è tanto necessaria oggi se si vuole che il capitalista concorra a nuove sottoscrizioni.
I correntisti delle singole Banche attuali, con tro la sicurezza del pronto incasso dei rispettivi depositi saranno obbligati a sottoscrivere il nuovo capitale, con una percentuale di quelle somme che vanno ad incassare.
Non v’ha dubbio che ben volentieri essi ac cetteranno la proposta perchè è per essi vantag
giosa da ambo i Iati.
II resto del capitale sarà offerto in pubblica sottoscrizione ed il nuovo Ente od i nuovi Enti non potranno funzionare lino a che tutto il ca pitale non sia sottoscritto. Sarà questo un argo mento efficace perchè molti sieno interessati a sollecitare.
Agli attuali azionisti dei singoli Istituti sa ranno date tante azioni del nuovo Ente al loro prezzo nominale fino a raggiungere il capitale attivo risultato dalla compilazione dei bilanci fatti per opera della Commissione menzionata.
Saranno così creati uno o due Istituti di cre dito mobiliare di grandissima importanza, i quali funzioneranno sotto la guida indiretta del Go verno, non baseranno la loro vita sulla specu-(1) Facciamo, naturalm ente, ogni riserva;
circa te proposte dell'A. V’è dei buono e del l'assurdo. In altra occasione vi torneremo sopra. M. P.
lazione di Borsa e mentre si renderanno real mente utili al Paese non mancheranno di poter dare un ben ragionevole interesse al capitale impiegato. Questi Istituti avendo a fianco le Banche minori troveranno in queste una base di buon lavoro, oltreché trovarlo negli affari di retti.
Riassumendo.
Allargamento della circolazione. - Prestito in terno. - Smobilizzi. - Legge per il eredito mobi liare. - Creazione di uno o due grandi Istituti e conseguente liquidazione degli attuali. Ecco il modo come risanare e rinvigorire la compagine finanziaria del nostro Paese.
Roma F' dicembre 1914.
Dino Sacerdoti.
Di alcuni sintomi statistici della vita
e delle condizioni economiche dell’I ta lia /1)
Esaminiamo alcuni degli altri indici del nostro stato economico.
L’agricoltura ha fatto certamente progressi in negabili e notevolissimi. Ce lo indica la produ zione del frumento che è passata da q.li 40.100.000 nel 1900 a q.li 52.362.000 nel 1911 e nel 1913 a q.li 58.452.000, raggiungendo la cifra massima registrata dalle nostre statistiche. La superficie coltivata nel 1913 è stata di Ea. 4.792.200, no tevolmente superiore a quella degli anni prece denti ed anche alla media del quinquennio 1909- 1913: 4.763.300 q.li. Anche le altre produzioni agrarie sono indici di risveglio agricolo: quella del granturco da q.li 22.320.000 nel 1900 a q.li 27.533.000 nel 1913; del vino da ettolitri 34.810.000 nel'1900 ad ettolitri 52,240.000 nel 1913. Il raccolto dell’uva ha raggiunto, nel 1913, 79.992.000 q.li, cifra non solo superiore a quella del 1912 (q.li 66.836.000), che fu annata di scarsa produzione, ma anche alla media del triennio 1910-912, che è rappresentata da q.li 59.571.000.
L’agricoltura, per quanto, come nota il Bachi, ancora insufficientemente curata dal capilale pri vato e, nei riguardi del progresso tecnico, dallo Stato, è molto più redditizia che in, passato, ha visto in molte zone elevarsi il valore del terreno, ed in complesso può vantare un reale migliora mento anche per il diffondersi di pratiche più perfezionate, per la rinnovazione di colture, per la più estesa prevenzione dei danni e sopratutto per il più vasto sviluppo dato all’allevamento del bestiame.
Sono ben noti gli ostacoli contro cui debbono ancora combattere le nostre industrie: scarsezza di capitali, elevatezza degli interessi, difficoltà varie di impianto, insufficiente specializzazione del lavoro, sistema tributario ancor troppo g ra voso, prezzi elevati di trasporto e principalmente insufficienza della forza motrice e di alcune im portanti materie prime. L’Italia si trova, riguar do alla produzione di carbone, di ferro, ecc., uno dei più poveri paesi del mondo, e bisogna notare
ancora che le trasformazioni del minerale di ferro in ghisa, acciaio, eco., sono tutte in dipendenza del carbon fossile. Tuttavia, tenendo conto di tali ostacoli, si può affermare che in nessun paese, come in Italia, in un tempo relativamente breve, sono stati rapidi i progressi dell’industria. Non potendo dedurli, per riuscir breve, dagli indici diletti dello sviluppo delle nostre principali industrie, accenno ad alcuni degli indici in diretti :
a) importazione di combustibili fossili: da tonn. 7.681.330 nel 1908 a tonn. 9.242.021 nel
1912. 1 numeri indici assegnati dal Mortara
all’importazione del carbon fossile sono per gli anni 1900, 1905, 1910, 1911, 1912 rispettiva mente: 88, 114, 166, 171, 179;
b) numero delle caldaie a vapore sottoposte
alla vigilanza del Ministero di agricoltura, in dustria e commercio.: da 17.365 nel 1894 a 36.111 nel 1913 e superfìcie di riscaldamento da mq. 357.709 nel 1894 a 989.430 nel 1913;
c) importazione di materie per le industrie :
in milioni di lire, da 1036 nel 1900 a 2060 nel 1912 ed esportazione di materie semilavorate per le industrie e di prodotti fabbricati: in milioni di lire, da 753 nel 1900 a 1323 nel 1912.
Il progresso del commercio, che può conside rarsi come l’esponente insieme della produzione agricola ed industriale di un paese, è stato, chec ché ne dicano i pessimisti, veramente grande. Le importazioni da lire 1.700.235.665 nel 1900 son salite a lire 3.637.770.589 nel 1913; le espor tazioni da lire 1.338.246.253 a lire 2.503.913.622, con un’eccedenza delle importazioni sulle espor tazioni da lire 361.989.412 a lire 1.133.856.967. 1 numeri indici del commercio internazionale
calcolati dal Mortara per gli anni 1885, 1890,
1900,1905, 1910,1911,1912 sono rispettivamente: 72, 66, 91, 111, 159, 167, 179. Constatiamo il lumi noso cammino percorso senza fermarci a consi derare quanta influenza vi abbia avuto il re gime doganale, essendo troppo agevole attribuire ad un solo fattore uno dei fenomeni più im portanti della nostra vita economica.
Il risparmio, come nota opportunamente il Co- lajanni (1), è un indice da essere giustamente interpretato, in quanto, oltre ad una forma visi
bile di risparmio, ve n’è una invisibile, che non
si traduce in cifre rese note al pubblico dagli Istituti che lo raccolgono, ma che si investe in ampliamenti, miglioramenti della proprietà fon diaria, industriale, nei commerci, ecc. ; potendo quindi accadere, come per la Gran Bretagna, che una nazione, quantunque ricca, presenti poco ri sparmio visibile. Tuttavia per 1’ Italia è ancora un indice di notevole importanza.
I depositi a risparmio presentano questi no tevoli progressi: nelle Casse ordinarie da lire 714.805.451 nel 1881 a 1.466.716.741 nel 1900 e 2.492.046.838 nel 1912; nelle Casse postali da lire 66.996.865 nel 1881 a 662.136.037 nel 1900 e 1.948.179.802 nel 1912.
Al 30 giugno 1912 il risparmio italiano era rappresentato da queste cifre :
(1) Op. cit. p. 243-252.
Depositi in conto corrente Istituti di emissione . . .
Depositi ordinari e buoni fruttiferi e a risparmio pres so Istituti ordinari di credito Idem. idem, presso Banche p o p o la r i...
Idem. idem, presso Casse di risparmio ordinarie . .
Idem. idem, presso Casse di risparmio postali divisi in 5.927.823 libretti . . . Idem. idem, presso Monti di pietà ... Idem. idem, presso Casse r u r a l i ...
Totale .
fruttiferi presso gli
L. 91.701.013,72 » 999.577.786,18 » 509.859.987,61 » 2.575.930.683,60 » 1.874.428.892,42 » 199.336.168,84 » 99.234.040,91 L. 7.051.546.439,28 I numeri indici assegnati al risparmio dal Mortara per gli anni 1885, 1890, 1905, 1910, 1911, 1912 sono rispettivamente: 47, 59, 83, 115, 180, 187, 192. Veramente prodigioso è stato l’au mento ove si consideri che da 250 milioni nel 1862 si è passati ad oltre 7 miliardi!
Di altre numerose manifestazioni, specialmente di indole finanziaria, tra tta in riassunto l’An nuario statistico. E potrebbe, per es., parlarsi a lungo del risanamento degli Istituti di emissione quale si desume in principal misura dalla me ravigliosa costituzione della riserva metallica « che pone i nostri Istituti di emissione tra i primi del mondo nel rapporto percentuale coi bi glietti in circolazione» (Colajanni); delle finanze di Stato studiate nei bilanci annuali ; del eorso della nostra rendita che ha conservato sempre un’ottima posizione anche in tempo di depres sione, se i limiti della presente nota non ce lo impedissero (1).
# # #
Lo stato di guerra che ha fatto seguito ad una notevole depressione economica, prodotta dagli avvenimenti internazionali degli ultimi due anni, segnerà certamente, dopo un periodo di malessere, una stasi nel progresso della no stra economia, come per tutti gli Stati che sono in lotta.
Ma è nei momenti critici che rifulge la po tenza dei popoli, quando cioè essi si trovano nella necessità di fidare nelle sole proprie r i sorse e di attingere la forza di resistenza alle energie accumulate durante un periodo di pace e di attività.
Lanfranco Maroi.
L’aumento dell’ imposta di R. M.
e delle imposte fondiarie.
Col 1° gennaio 1914 andrà in vigore il R. D. 4 dicembre col quale si aumentano di un decimo le imposte erariali. Questo aumento unitamente aH’arrotondamento dal 2 al 5 °/0 delle addizionali del terremoto 1908, porta ad un effettivo aumento 1
(1) S u g li I s titu ti d i E m iss io n e in I t a l i a im p o rta n ti sono i p a ra g o n i in te rn a z io n a li ch e si tro v a n o n el lib ro d i Tit o Ca
complessivo di 13 centesimi per ogni lira di imposta.
Gioverà ricordare quali sono i redditi passibili di imposta di R. M. nelle diverse categorie e dedurne, dalla aliquota ora in vigore, la futura da pagarsi.
I redditi di R. M. sono ripartiti in quattro categorie distinte così:
A -1, A 2, B, C, B.
Fanno parte della categoria A -1 gli interessi ed i premi dei prestiti emessi dalle Provincie e dai Comuni, i titoli al portatore ad interesse definito (obbligazioni) di Società che hanno per base garanzie e sovvenzioni dello Stato; infine i premi delle lotterie di ogni specie ; nonché le annualità a carico dello Stato.
Questa categoria di redditi è soggetta all’ali quota del 20 % e continuerà ad essere gravata della stessa aliquota, perchè esente dagli au menti sopra ricordati.
Appartengono alla categoria A-2 i redditi perpetui, ossia quelli costituiti da prestazioni fondiarie, non derivanti da dominio diretto o da condominio, ed i redditi-dei capitali dati a mutuo o altrimenti redimibili. La aliquota finora ap plicata a questa categoria è del 15 °/0, e dal 1° gennaio la aliquota da applicare sarà del 17,25 %.
Sono compresi nella categoria B i redditi tem poranei misti, nei quali concorrono, sia il capi tale, sia l’opera dell’uomo, ossia i redditi indu striali e commerciali. L’aliquota quale è oggi dovuta su questi redditi ammonta al 10,20% e col nuovo anno raggiungerà la rata dell’ 11,50 %.
La categoria C comprende i redditi tempo ranei dipendenti dall’opera dell’uomo, senza il concorso di capitali, ossia i redditi che proven gono dall’esercizio di professioni e costituiti da stipendi o rimunerazioni di ogni genere. Per questi redditi l’attuale aliquota del 9,18 %, viene portata per effetto del decreto ricordato al 10,35%.
Infine i redditi di categoria D, i quali riflet tono gli stipendi, le pensioni e gli assegni pa gati dallo Stato, dalle Provincie e dai Comuni, ossia la categoria chiamata tassa di ritenuta, saranno passibili della aliquota dell’8.625 % in luogo di quella di 7,65% oggi pagata.
Per effetto degli stessi decretati aumenti, ap provati dalla Camera e dal Senato, anche le imposte fabbricati e terreni subiscono un corri spondente aumento.
L’aliquota della imposta fabbricati, origina riamente nella relativa legge del 12,50% su- biva un primo aumento di 3 decimi di guerra, inoltre veniva aumentata di due centesimi per il terremoto e quindi ammontava attualmente a L. 16,50 per ogni 100 lire di reddito imponi bile. P er effetto dell’attuazione dei nuovi prov vedimenti la aliquota subirà Paumento di L. 0,375 a causa deH’arrotondamento dell’addizionale ter remoto da 2 a 5 % e di L. 1,25 per il nuovo decimo, quindi la aliquota salirà dal 16,50% al 18,125.
Così per la imposta terreni la aliquota attuale di L. 8,96 per ogni 100 lire imponibile, nelle provincie dove è già in vigore il nuovo catasto subirà un aumento di L. 1,04 e quindi raggiun gerà le L. 10.
Il decreto 4 dicembre che abbiamo sopra r i cordato e da noi già pubblicato (1) indica però gli esoneri delle quote minori di redditi e quelle regionali dovute a precedenti leggi.
Il bilancio 1915 del Comune di Milano
La nuova amministrazione del più importante comune italiano, ha compilato il bilancio preven tivo per l’anno 1915. È’ meritevole di un rapido sguardo il documento, il quale differisce al quanto dai precedenti, perchè riflette necessa riamente le nuove direttive della recente am ministrazione, la quale per intanto si propone di raggiungere un disavanzo notevole, che non risulta per ora giustificato da eccezionali con dizioni.
Le entrate ordinarie sono previste in L. 50 mi lioni 383.200 - le straordinarie in L. 980.000 - le entrate effettive si calcolano dunque, com plessivamente, in L. 51.363.200.
Le spese ordinarie si prevedono in L. 51.222.100 - le straordinarie in L. 25.945.500 - le spese ef fettive si calcolano dunque in L. 77.167.600.
Confrontando il complesso delle entrate ef fettive con quello delle.spese effettive è previ sto un disavanzo di L. 25.804.400.
Potrà tornare utile un confronto col preven tivo dell’esercizio in corso (1914) e con le r i sultanze dell’esercizio 1913, confronto che risulta dallo specchietto seguente:
1 9 1 3 1 9 1 4 1 9 1 5 Entrate ordinarie.
L. 52.239.615 L. 5l.453.800 L. 50.383.200
Entrate straordinarie.
L. 835.444 L. 863.500 L. 980.000
Totale entrate effettive.
L. 54.075.059 L. 52.317.300 L. 51.363.200
Spese ordinarie.
L. 43.262.037 L. 47.407.200 L. 51.222.100
Spese straordinarie.
L. 13.579.500 L. 16.090.600 L. 25.945.500
Totale spese effettive.
L. 56.841.538 L. 63.497.800 L. 79.167.600
Disavanzo. rendite e spese.
L. 2.766.478 L. 11.180.500 L. 25.804.400
Gli stanziamenti particolari relativi alle sin gole categorie di spesa sono, per le spese or dinarie, i seguenti : oneri patrimoniali L. 11 mi lioni 175.000 con un aumento di L. 1.027.000 sulle previsioni del 1914 - spese generali L. 11 milioni 959.700 con un aumento di L. 397.300 - polizia locale ed igiene L. 9.855.000 con un a u mento di L. 684.500 - sicurezza pubblica e giu stizia L. 1.105.500 con un aumento di L. 59.500 - opere pubbliche L. 4.342.500 con un aumento di L. 58.000 - istruzione L. 8.663.300 con un au mento di L. 674.600 - culto L. 3600 - beneficen za L. 4.117.500 con un aumento di L. 014.000.
Per le spese straordinarie gli stanziamenti sono i seguenti: Oneri patrimoniali L. 415.000 con mia diminuzione di L. 31.000 - spese gene rali L. 2.504.800 con un aumento di L. 861.800 e polizia locale ed idiene L. 7.398.200 con un aumento di L, 2.379.700 - sicurezza pubblica li re 133.000 con un aumento di L. 51.500- opere pubbliche L. 6.308.000 con un aumento di lire 1.665.000 - istruzione L. 8.155.000 con un au mento di L. 4.702.700 - beneficenza L. 1.031.500 con un aumento di L. 240.000.
Per le entrate odinarie, le previsioni dei vari capitoli sono le seguenti: Rendite patrimoniali L. 5.928.100 con un aumento di L. 160.300 sulle previsioni del 1914 - proventi diversi (redditi di servizi pubblici municipalizzati, eco.) L. 10 mi lioni 696.100 con una diminuzione di L. 129.900 -im poste e tasse (dazio consumo L. 16.247.000, tasse diverse L. 8.712.000, sovrimposta L. 8 mi lioni 800.000) L. 33.759.000 con una diminuzione di L. 1.101.000.
Il fabbisogno di 51 milioni, da coprire con un prestito, risulta così costituito: Disavanzi di am ministrazione a tutto il 1914 L. 25.000.000 - per opere ed acquisti diversi L. 20.600.300 - per am pliamento impianti elettrici L. 1.400.000 - mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per la sede de gli Istituti di alta coltura (2a rata) L. 2.500.0U0 - simile per la sistemazione dell’Olona,- all’in teresse di favore del 2 % > L 1.650.000. Totale L. 51.150.300.
E’ scomparso il sussidio alla Camera del la voro, ma rimangono nel bilancio le L. 15.000 pagate alla Umanitaria per spese di affìtto pei locali goduti dalla Camera del lavoro, e figura una voce nuova : Presidi in difesa della classe
lavoratrice L. 95.000. Nelle spese per T istruzione pubblica figurano L. 15.000 sotto il titolo: Fondo per la riforma dell’ordinamento delle scuole ele mentari del Comune, mentre nelle spese facol tative ordinarie si trova una spesa di L. 57.000 quale: asseguo per le spese di rappresentanza al sindaco ed agli assessori.
Infine, nelle Fondazioni speciali amministrate dal Comune, emerge, all’uscita, uno stanziamento di L. 6.000.000 per acquisti grano di riserva per attenuare le ripercussioni dannose della guerra, mentre al l’entra si trova la stessa cifra come ricavo per la cessione dello stesso grano.
I numeri indici dell’ “ Economist,,
Nel fascicolo 2115, 15 novembre abbiamo ac cennato che secondo i numeri indici deli’ Economista, si era avuto nel mese di ottobre una
sostanziale discesa dei prezzi, ma alla fine dì novembre invece i prezzi dei generi contem plati nel prospetto che qui uniamo, indicano il movimento inverso, il quale porta gli indici in alto a mezza via fra i risultati del settembre e quelli dell’ottobre.
Il movimento nei primi due gruppi mostra un acuto rialzo nei prodotti alimentari, che ge neralmente negli ultimi anni scorsi denota vano una discesa. Le quo'azioni del grano in glese e canadese sono ambedue notevolmente più alte che un mese fa, mentre l’orzo, l’avena, la, farina e le patate sono pure in rialzo. Al con trario il bue ed il montone sono leggermente
D A T E 1 C ereali e carne A ltri p ro d o tti a lim e n ta ri th è z u cch ero , ecc.
M aterie te s s ili M in erali
812 L’ ECONOMISTA 20 dicembre 1914
più bassi, ma il porco, il thè ed il burro sono più sostenuti nei prezzi.
Il risultato definitivo è che i prezzi a ll’ in grosso per generi alimentari sono in novembre saliti in maniera non dubbia.
Ma sia nel caso di questi come di altri ge neri di prima necessità va ricordato che le pre senti anormali condizioni risentono di momen tanee influenze e che quindi i rialzi possono es sere soltanto temporanei.
Negli altri tre gruppi inclusi nella tabella, i minerali e la miscellanea hanno fatto un no tevole aumento, mentre il totale dei tessili è ca duto ad un livello assai più basso di ogni altro mese degli ultimi due o tre anni.
I voti lei «moitié sulle molatone eu.
Dopo il Convegno nazionale per favorire il credito e la produzione, tenutosi verso la fine del mese scorso a Milano, e dopo il voto del l’Assemblea generale dei delegati della Confe derazione italiana delle industrie, che ebbe luogo a poca distanza a Torino, si ha oggi il pronun ciato della Unione delle Camere di Commercio sulla questione delle moratorie. Le prime due riunioni non fecero pronuncie alcuna per il pro lungamento della doppia moratoria sugli effetti e sui depositi, mentre la Unione delle Camere di Commercio conclude per una proroga al 31 marzo con graduale diminuzione degli oneri, come per il passato.
Vi sarebbe quindi divergenza di vedute fra la grande industria ed il piccolo commercio.
Ancora non abbiamo avuto il pronunciato del l’Associazione fra le Società per Azioni che per dura in un silenzio del quale non troviamo giustificazione. Invece la Unione delle Camere di Commercio si è manifestata anche favorevole, come dall’ordine del giorno approvato, e che qui sotto riportiamo, alla creazione di un istituto di anticipazioni su titoli :
L’Assemblea generale dell’Unione delle Camere di Commercio:
ritenuto che l'abolizione d’ogni moratoria relati vamente agli effetti emessi avanti il 4 agosto ver rebbe a cumulare nel mese di gennaio una sómma di scadenze superiore al normale, in quanto che agli impegni propri de! mese corrente e dei successivi si aggiungerebbero quelli dipendenti dai residui degli effetti già prorogati;
fa voti perchè con definitivo provvedimento si predisponga una graduale liquidazione degli effetti in questione con decurtazioni mensili possibilmente uguali in modo ohe vengano estinti non oltre il 31 marzo 1915, stabilendo gli interessi di mora nella misura dell’uno per cento superiore al saggio uffi ciale di sconto.
Circa i depositi :
pur constatando un generale ritorno alla fiducia ritiene tuttavia opportune ulteriori cautele, e per ciò fa voti che con provvedimento parimente definitivo vengano consentiti rimborsi graduali mensili, si da addivenire entro il 31 marzo 1915 al totale esauri mento dello stato di moratoria.
Per quanto attiene alle operazioni su titoli a va lori:
non ritenendo consigliabile la riapertura delle
borse, fa voti perchè esse vengano prorogate ugual mente al 31 marzo;
■ nel frattempo nell’intento di restituire al valore e alla circolazione della ricchezza mobiliare la loro piena efficienza, fa voli che venga provveduto alla costituzione di speciale istituto, il quale abbia per mandato di compiere operazioni di credito mobiliare e specialmente:
anticipazioni su titoli pubblici e privati, sopra materie prime e lavorate viaggianti o depositate, so pra prodotti in lavorazione per conto dello Stato.
RI Y I S T A ECONOMI CA
D e p o s iti d e lle C a s s e di R is p a rm io nel m e s e di o tto b re . — Il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio comunica le seguenti notizie sul movi mento dei depositi delle Casse di Risparmio ordinarie durante il mese di ottobre:
Situazione al 10 ottobre.
Depositi a risparmio L. 2:545.633.995
» in conto corrente » 77.246.778
» su buoni fruttiferi » 68.691.433
Rimborsi durante il mese di ottobre
Depositi a risparmio L. 78.157.220
» in conto corrente » 21.164.227
» su buoni fruttiferi » 6.454.690
Versamenti durante il mese di ottobre.
Depositi a risparmio L. 74.409.990 » iu conto corrente » 27.120.445 » su buoni fruttiferi » 4.984.737 Situazione al 3 i ottobre. Depositi a risparmio L. 2.541.886.765 » in conto corrente » 83.202.996 » su buoni fruttiferi » 67.221.480
Differenza in meno o in più fra la situazione al Io ottobre e quella al 31 ottobre.
Depositi a risparmio — 3.747.230
» in conto corrente + 5.956.218
» in buoni fruttiferi — 1.469.953
Durante il mese di ottobre si verificò una leggera eccedenza di rimborsi nei depositi a risparmio e su buoni fruttiferi più ohe compensata dalla eccedenza dei versamenti in conto corrente: sì che la massa complessiva dei depositi- presenta alla fine del mese in confronto della fine del precedente settembre un aumento di L. 739.035 essendo salita da L. 2.691.572.206 a L. 2.692.311.241.
O p e ra z io n i d e lle C asse d i ris p a rm io p o s ta li a
tutto o tto b re . — Credito dei depositanti al 31 di cembre 1913...L. 2.108.270.143,49
Depositi dell’anno in corso . . » 642.231.210,81
L. 2.750.501.354,30
Rimborsi id. id. . . . » 727.715.836,15
Rimunenza a credito L. 2.022.785.518,15
D e p o s iti a co n to c o rre n te . — Con determinazione del Ministro del Tesoro in data del 14 corr. fino a nuova disposizione il saggio dell’interesse per depo siti in conto corrente fruttifero presso gli istituti di emissione non può superare la misura annua del 2 %•
N u o v i b ig lie tti d e l B a n c o di N a p o li. — Con de creto ministeriale in data 13 corr. è autorizzata la fabbricazione dei biglietti del Banco di Napoli nei tagli e nelle quantità appresso indicati: