G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno Y - Yol. IX
Domenica 6 gennaio 1878
N. 192
Un nuovo libro sulla pestìone sociale in Italia
Noi abbiamo detto più volte come a parer nostro abbiano torto coloro, i quali vorrebbero che certi argomenti non si toccassero mai per paura di susci tare paurose questioni sociali, quasiché un libro potesse avere cotesta potenza e quasiché fosse lecito dimenticare che « ... saetta previsa vien più lenta. » Quando una ragione di umanità non ci consigliasse a studiare attentamente e amorosamente i mali che travagliano tanta parte della società civile, ce lo con- | siglierebbe l’ interesse generale. Poiché non vi ha dùbbio che tutti i nodi vengono al pettine e che vi 1 sono dei pericoli che crescono quanto meno si fa per evitarli. A près moi le deluge, è massima nè umana, nè accorta.
Con questi convincimenti nell’animo, non è a dire se abbiamo accolto con sodisfazione il libro (L a miseria
in Napoli) recentemente pubblicato dalla egregia si
gnora Jessie White Mario. Noi dobbiamo esser grati a questa donna straniera, che dopo aver dato non dubbie prove di affetto all’ Italia, si è rivolta a studiare le condizioni de’ poveri della nostra più popolosa città- E le sue parole hanno un’ autorità tanto maggiore , in quanto essa ha voluto veder tutto coi propri oc chi e non starsene semplicemente ad informazioni più o meno esatte, più o meno interessate.
È forse un veder le cose troppo in nero il dire che creata la patria e raccolte e divise le messi, al popolo non toccarono che nuove tasse e prezzi ac cresciuti dei prodotti di prima necessità della vita, e qualche scuola per chi ha scarpe decenti per fre quentarla, e nieni’ altro.
Il progresso economico del nostro paese va, seb bene lentamente, svolgendosi, e dalla costituzione del regno ri’ Italia in poi, le molte opere pubbliche hanno aumentata la domanda di lavoro e fatte inalzare in media le mercedi. Che se la gravezza delle imposte, maggiore di quello che avrebbe potuto essere se si fossero seguili più razionali sistemi, e il caro de’ vi veri paralizzano in gran parte que’ benefizi, non è a dire che anco le altre classi sociali non siano molto gravate, testimoni le deplorevoli condizioni della piccola possidenza. Nè potrebbe negarsi che numerose istituzioni siano state promosse nell’ intento di miglio rare le condizioni materiali e morali delle classi lavoratrici. Vero è però che tutti questi migliora menti riguardano più particolarmente gli operai delle j industrie, mentre in molte parti d’ Italia, la sorte dei contadini perdura miserissima, e mentre in tutte le j nostre città, massime nelle maggiori, vive una plebe in condizioni pur troppo spaventose. Ed è pur vero che 1’ Inghilterra ha sempre scongiurato i più gravi pericoli sociali, perchè la sua vigile aristocrazia ha
saputo prevedere a tempo e a tempo cedere e provve dere, e lo stesso colà fa la borghesia alta e bassa, mentre da noi le classi più elevate nè hanno in ge nerale il sentimento dei propri doveri, nè la co scienza del pericolo. Dure cose, che oggi ci ripele una donna straniera, ma vere.
La lettura di questo libro conferma che in nes suna parte d’Italia la miseria umana giunge al grado assoluto di quella di Napoli. L’autrice narra delle visite fatte nei quartieri poveri della città, e certo coteste descrizioni che hanno l’impronta della sin cerità più schietta sono tali da sollevare un senso profondo di disgusto e di compassione. Del resto di simili miserie pur troppo ne abbiamo vedute anche noi in altre città italiane; e non avevamo mai po tuto supporre che esistessero creature umane con dannate a vivere in mezzo a tanta abiezione e a tanto squallore. È una classe di gente a cui spesso è ignota ogni nozione di bene e di male. Quando persone di' età e di sesso diverso vivono e dormono insieme come le bestie e peggio delle bestie, quale potenza può avere il senso morale? Non c’è quindi da maravigliarsi, se quivi è il semenzaio del delitto e della prostituzione. Riguardo alla quale la signora Mario dopo aver con sentite parole accennato alla completa inazione, alle ipocrisie, alla colpa indiretta delle donne più fortunate che nulla fanno per venire in soccorso delle cadute o per prevenirne l’ignominia, osserva, che prendendo il mesto registro di qualun que ufficio di Sanità si trovano tre categorie di casi. Seduzione ed abbandono — Miseria — Istigazione dei mariti e dei genitori. E qui l’autrice esamina i regolamenti che governano la prostituzione e mostra quante ingiustizie, quante immoralità essi contengano e come sia molto difficile il distinguere fra il lolle- vare, il sancire, il premiare e promuovere il vizio.
La questione è troppo grave per potersi discutere per incidenza; questo solo diciamo che i regolamenti quali sono attualmente, mentre non raggiungono lo scopo, sono per altri Iati deplorabili. È indegno di popolo civile che all’ombra dello Stato si faccia questo turpe mercato di carne umana e che si presti man forte per ritenere le sue vittime a chi meriterebbe esser punito col codice penale. Non è in tal modo che si dovrebbero tutelare le ragioni dell’ordine pubblico, della igiene e della morale, specialmente quando si vuole lo Stato etico. Qui veramente può dirsi: Sunt lacrymae rerum !
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istituzioni di carità hanno in sè stesse un grave in conveniente, come quelle che essendo in fin de’ conti una elemosina, provocano bene spesso la dissipazione e il vagabondaggio. Onde apparisce desiderabile che tali istituzioni, o almeno tutte quelle che per la loro stessa natura sono suscettibili di riforma, vengano mano a mano ad assumere un carattere più con forme ai tempi mutati e diventino dispensatrici di educazione intei lettale e morale e ispiratrici di pre videnza. Noi non crediamo che lo Stato abbia il diritto di confiscare a suo prò il patrimonio dei po veri, ma crediamo che possa intervenire sia per ri chiamare le opere pie ai loro fini, sia per mutare questi fini quando siano troppo lontani dalle esigenze della Società moderna, rispettando il più che è pos sibile gl’intendimenti dei pii fondatori. Ma questo rispetto non può andar fino al punto di tollerare che disposizioni ispirate ai pregiudizi d’ altri tempi pesino sulle generazioni presenti e vengano ad ac crescere il male che volevano combattere.
A Napoli si trovano 349 Opere pie con una ren dita annuale di 7,154,839. Ed alcune, come osserva 1’ Autrice, sono degne di essere visitate. Ma se dalle apparenze si va alla sgstanza e ’ si guarda al modo onde sono amministrate, conviene concludere che malgrado la buona volontà di taluni direttori, le cose vanno tutt’ altro che bene. Onde la signora Mario consente con un giornale di cui cita le pa role, che a penetrare certi misteri, il Parlamento or ganizzi seriamente una inchiesta su tutte le istitu zioni di beneficenza « per poi studiare e votare una legge con cui questo patrimonio che ora si disperde acqua sterile o miasmatica, divenga forza motrice e fattrice feconda di redenzione delle nostre classi diseredate. » Noi non abbiamo una gran fede nel modo col quale le inchieste parlamentari si fanno fra noi ; nondimeno ripetiamo che severe indagini ci sembrerebbero giuste e opportune, senza che tutto questo abbia che fare col solito ritornello, che ci si ripete a ogni momento, del lasciale fare e passare.
L’A. accenna a varie proposte fatte per miglio rare la condizione di Napoli; indi venendo a parlare dei rimedi tocca delle leggi di vari paesi di Europa, dopo avere affermato che « l’ Italia finora non rico nosce la necessità che o Stato o Provincia o Comune abbia il dovere di tutelare i poveri, e oggi si può dire che lo stato del povero in Italia è miserando al pari di qualunque altro al mondo, e che in alcuna parte della Penisola è pessimo. » L’Inghilterra e sul- ì esempio di lei la Russia, la Svezia e la Danimarca accolsero l’ idea che l’individuo abbia diritto di es sere sostenuto dalla nazione, e dappertutto ne ven nero gravi danni e il pauperismo si accrebbe. Il si stema francese, pel quale il Comune, lo Stato e la carità privata raccolgono somme enormi con cui man tenere i bisognosi in case di ricovero o con soccorsi esterni non ha dato frutti migliori. Il Reicbstag della Confederazione, della Germania del Nord nel 1870-71 stabilì alcuni principii fondamentali per sindacare il pauperismo, lasciando I’ applicazione di essi al Par lamento di ogni Stato. Noi non entreremo qui nella descrizione di questo sistema nè dei tentativi inglesi che menarono alla istituzione del locai government
board, alla diffusione della istruzione primaria e ad
altre misure; noteremo piuttosto le conclusioni a cui viene la Signora Mario.
Il Governo, a parer suo, dovrebbe fare un in ventario dell’avere e dei bisogni dei sudditi, fu;
-marsi un concetto complessivo dei provvedimenti necessari e porvi mano analiticamente, stabilendo una direzione centrale di tutti i bisogni locali e dei rimedi. Così si getterebbero le basi della pro sperità futura. Spera anche nel progresso della coo perazione, sebbene fino a qui non si sia saputo in Italia trarne grande profitto, e parla dei bastimenti scuola e di scuole varie che potrebbero opportuna mente crearsi. Noi vorremmo conoscere più parti colarmente come l’ egregia autrice intenderebbe quella direzione di cui parla, poiché a vero dire la proposta ci sembra alquanto vaga, tanto più che si aggiunge : « Ben sappiamo che agli affaristi tale idea dispiacerà; che il ricchissimo sarà costretto a lavorare alquanto se il povero ha da lavorar meno e goder di più. Ma questo lavoro beneficherà il ricco quanto il povero e nella salute e nella mo ralità. »
Abbiamo fatta quella domanda pprchè a noi pare necessario che anzitutto si escluda tuttociò che potesse ricordare la tassa dei poveri, e perchè crediamo che sé lo Stato o il Comune debbano intervenire per ragioni di igiene e di moralità e possono intervenire per ragioni di umanità se gli sforzi dei privati non bastino a sollevare certe miserie, bisogna però guar darsi dal fomentare l’ idea che l’ individuo abbia il diritto di essere mantenuto dalla nazione, perchè in tal modo si distruggerebbe il senso della responsa bilità, prima sorgente di ogni miglioramento umano, Del resto, checché si faccia, a raggiungere lo scopo occorre il buonvolere delle classi agiate, specialmente per quanto riguarda i lavoranti agricoli.
Pubblicazioni estere sopra materie economiche
Col principio del nuovo anno noi abbiamo preso la determinazione di far conoscere più davvicino ai nostri lettori i progressi e i risultati delle altre na zioni nei rapporti economici ed intellettuali. Diamo principio oggi stesso facendo una rassegna critica delle pubblicazioni periodiche dell’Impero Germanico che possano interessare i nostri lettori:
I
Viertel-Jahrsschrift fiir Volkswirthscliaft, Politile und Kulturgeschichte. Herausgegeben von D .r E duard W iss XIV. Jahrgaitg. Bd. 1-4. Rivista trimestrale
di Economia pubblica, di politica e storia della cui • tura. Edita da Edoardo Wiss. Anno XIV. Voi. 1-4.
I volumi che ci stanno dinanzi hanno per noi una specialissima importanza; perchè noi vediano da essi che al nostro paese si presta ora un’attenzione che fin qui era richiamata solamente dall’arte italiana.
Notiamo anzitutto che da poco tempo nel posto di direttore della Rivista invece del rinomato econo mista D.r Julius Faucher è subentrato il D.r Edoardo Wiss, il quale era però da gran tempo uno dei più eminenti scrittori della Rivista.
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Capponi e giunge poi alla conclusione che Firenze coi suoi varii governi e ordinamenti è stata la pietra d" paragone delle presenti Costituzioni. Il compito di far conoscere in poche pagine ai tedeschi la r e pubblica fiorentina fu da lui abilmente raggiunto di modo che i suoi articoli furono già stampati a parte in forma di libro.
Le corrispondenze di anonimo autore da Napoli e da Homa che trovansi nei varii fascicoli, svelano un personaggio che conosce a ¡ondo le condizioni dei- fi Italia come quelle della Germania Troviamo qui un’ osservazione che si riferisce al motto sluggito al Reuleaux, il noto relatore dell’ industria tedesca per fi esposizione mondiale di Filadelfia. « Roba cattiva e a buon mercato » disse Reuleaux e qui si aggiunge che la roba « che va nel napoletano può essere spesso cattiva ma deve essere sempre a buon mer cato. » Con parole molto dure il corrispondente dice che il popolo dell’ Italia meridionale si accontenta a questo riguardo di qualunque cosa. In Germania si fabbricano infatti prodotti che nel paese non possono avere nessuno smercio e che ne l’ Italia meridio nale trovano facilmente compratori. L’ industria te desca come fi inglese profittano di questa circo stanza senza pensare che ciò deve nuocere e nuoce di fatto al vero credito dei prodotti esteri.
Gli altri articoli di questa rivista e dell’ ultimo volume sono i seguenti :
Dell' approvimi une delle spese dello Stato e della distribuzione di esse. L’ anonimo autore svolge a
gran.li tratti questo argomento in ordine alle condi zioni dell’ Impero germanico e della Prussia. Colle leggi alla mano egli ci dimostra come le spese e le entrate di questo impero non siano che in pic colissima parte sottoposte ad una seria revisione, e come a'tresì sia minima fi influenza della Corte dei Conti nell’ assetto e nell’ equilibrio dei bilanci ap provati xdalle Camere.
Questa mancanza di un controllo superiore dipende dalla Costituzione dei due Stati (Germania e Prussia) e dal non dare abbastanza peso al Parlamento ger manico, il quale sia per la sua natura sia per le sue competenze non può essere in verun modo pa ragonato al Parlamento italiano. Lo stesso dicasi della Corte dei Conti prussiana la quale si occupa altresi degli affari dell’ Impero germanico. Questa Corte dei Conti non gode punto l’indipendenza del l’italiana; dipende più o meno d.rettamente dal ministero ed è pure sottoposta in materie discipli nari all’autorità di questo. Queste poche cose pro vano abbastanza che in tal modo non può esservi un controllo che garantisca completamente gli inte ressi dello Stato; e noi ci troviamo adunque d’ ac cordo coll’ autore del succitato articolo circa al sistema tenuto dal governo dell’ impero germanico ed a quello di Prussia nell’ assetto dei conti, ed espri miamo la speranza che nell’ interesse della Costitu zione e del Parlamentarismo le sue parole non siano state scritte indarno.
Di interesse più locale è l’articolo di Pruschindskij che parla dell’ acquisto di terreni per le ferrovie e della competenza degli agrimensori di fronte a que sto acquisto Egli ha perfettamente ragione quando dice che gli agrimensori tedeschi per essere impie gati governativi mancano della necessaria indipen denza, che i loro lavori tecnici e topografici sono troppo poco apprezzati; che, come naturalissima conseguenza di tutto ciò si ha perdita di tempo e
nnumerevoli differenze, le quali non arrecano nessun profitto alle ferrovie tedesche, ma originano invece tanti piccoli processi coi proprietari limitrofi alle medesime.
Di.mollo più grande importanza è l’articolo dello stesso direttore D1' W iss sulla « questiono della fu tura politica commerciale fra la Germania e l’Austro- Ungheria » Dopo aver censurato le trattative corse fra "la Germania e 1’ Austro-Ungheria per la con clusione del trattato commerciale, egli spiega fran camente le sue idee e dichiara poi alla fine del suo articolo, di militare sotto la bandiera del libero scambio. Noi, dal canto nostro, siamo tanto più lieti di questa franca dichiarazione in quanto che appunto in Germania i giornali di Economia politica appar tengono in gran maggioranza ai protezionisti.
Il Wiss scrive queste precise parole : Importa molto presontemeute alla Germania di ritorcere contro fi Austria il danno arrecato da questa alla sua in dustria, e ciò seguendo unicamente una politica, commerciale di grandi vedute e di grandi mezzi, cosicché 1’ Àustro—Ungheria resti affatto isolata dal mercato mondiale delle più influenti nazioni di Oc cidente. La nostra industria tedesca deve avere per mira dei suoi più fervidi desideri-! di rialzare il va lore della produzione col lavoro buono e a buon mercato, coll’ intelligenza dei direttori e l’ abilità degli uomini tecnici. È necessario eh’ essa abbia sempre dinnanzi agli occhi il grande esempio dei- fi Inghilterra, la quale, allorché per effetto del blocco continentale si vide chiuso il mercato europeo, s’im padronì di tutto il resto del commercio mondiale e portò la sua produzione a tal grado di potenza da diventare la prima nazione industriale d’ Europa dopo la levata del blocco. Urge ora più che mai che il governo germanico si metta d’ accordo col Parla mento per seguire una costante ed immediata politica commerciale secondo i principii del libero scambio. I fautori del libero scambio iu Francia, Inghilterra, Italia, Belgio e Olanda sono forti abbastanza per ottenere tutti, coll’ aiuto della Germania la vittoria nel loro paese. Perfino agli Stati Uniti d’ America il partito dei liberi scambisti guadagna terreno, e negli uffici del Congresso sono già state presentate alcune proposte per diminuzione di dazii. Se le na zioni che fanno il grande commercio mondiale si uniscono per accordare quelle franchigie commer ciali i cui vantaggi sono già stati provati dal mondo industriale, fi influenza e la preponderanza di tutte le nazioni occidentali, compresa la Germania, sul commercio mondiale, saliranno ad altissimo grado ; esse si assicureranno scambievolmente la loro pro sperità é querto fatto indegnerà agli Stati d’ Oriente che hanno corte vedute economiche, come tutta la estensione di territorio, tutte le cosiddette « ric chezze naturali » a nulla giovino nella moderna gara internazionale e ingenerino solamente fiacchezza e povertà, se una insana politica commerciale esclude con una muraglia chinese i vantaggi che derivano alle popolazioni dalla partecipazione al lavoro di tutte
' le grandi famiglie umane, dal libero scambio dei beni. E l’Austro-Ungheria sentirebbe profondamente l’effetto di questo isolamento dal commercio mondiale.
Rade volte abbiamo trovato nei giornali tedeschi una così libera manifestazione delle idee libero-scam- biste e però noi ci congratuliamo coll’ egregio di rettore della Rivista per il suo retto e franco modo
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senz’eco nella lotta contro i protezionisti; tanto più ce lo auguriamo in quanto la maggior parte delie cattedre di economia politica in Germania sono coperte da professori i quali trovano molto strani i principii del libero scambio. Oltre a ciò anche i grandi, industriali in ferro -della Germania si appi gliano a tutti i possibili mezzi per opporsi agli sforzi dei partigiani del libero scambio, ma, come speria mo, senza alcun frutto.
Il doti. W iss scrive in questo fascicolo altre cose sull’ « Igiene e sull’economia pubblica » e sulla « Questione dell’Amministrazione delle Casse dello Stato. Per quanto riguarda il primo articolo esso è fatto con molta diligenza e leggendolo si scorge che l’autore deve essersi occupato molto a lungo degli studii relativi all’argomento. Seguendo il corso delle sue osservazioni e dei suoi raffronti egli viene anche a parlare della fognatura di Berlino e la chiama: « il primo esperimento di pulizia urbana per il mondo intiero » Egli crede altresì che questo esperimento debba fruttare molto ed è perfino d’avviso che con una retta amministrazione tutta la grande opera che costa circa 24 milioni di lire potrebbe esser presto pagata, cioè che il capitale potrebbe essere ammor tizzalo in pochi anni.
Alla questione dell’ amministrazione delle Casse dello stato, il Wiss, riferendosi all’articolo sulla ri- partizione dei fondi dello stato, del quale abbiamo parlato più sopra, risponde raccomandando all’am ministrazione del Tesoro, la scrittura a partita doppia secondo il sistema italiano.
Per quanto questa riforma possa essere opportuna, essa presenta nondimeno gravi difficoltà, poiché per introdurla occorrerebbero spese che lo stato tedesco non è in grado di sopportare. V’hanno specialmente gli impiegati educati alla vecchia scuola i quali non si abituerebbero che a gran stento ad un sistema complicato di scritturazioni e perciò dovrebbesi ag gregare un esercito di giovani impiegati i quali fa rebbero cattiva prova m altri rami dell’amministra zione del Tesoro, non essendo ancora provata la loro onestà e mancando loro la lunga pratica.
Sulle corrispondenze del Block da Parigi, dell’Her- tzka da Vienna, dello Studnitz dall’ Inghilterra, le quali tutte riguardano argomenti di economia poli— tiva, possiamo sorvolare perchè esse non hanno im portanza che per i lettori tedeschi. Lo stesso diciamo dell articolo di B. Bauer sul decadimento economico e finanziario delle città libere tedesche.
RIVISTA ECONOMICA
A n co ra d ella d is p u ta f r a p a tro n i e o p e ra i in g lesi p e r le in d u s trie te ssili. — I l rap p o rto su lle fin a n ze d ella R u ssia n el 1876. — P ro v v e d im e n ti c o n tro la c a re s tia n elle In d ie . —• L a C am era di Com m ercio d i L iono lib ero S cam b ista.
Le riflessioni che noi accennavamo nell’ ultima Rivista a proposito della coalizione dei proprietari di miniere di carbone nello Stato di Nuova York le troviamo svolte insieme con molte altre nelTUco-
nomist del 29 dicembre in un notevole articolo
sopra gli errori economici che han credito fra gli artigiani e gli operai a proposito di un altra qua- stione che verte attualmente in Inghilterra fra il capitale e il lavoro.
È la disputa che vive tuttora in Inghilterra spe cialmente nelle industrie tessili per cui gli operai
continuano in molti luoghi a scioperare pretendendo che debba trovarsi un rimedio alla presente stagna zione industriale piuttosto nella diminuzione del pro dotto che nella riduzione dei salari e quindi del prezzo di produzione Q. Il pericolo dell’erroneo as sunto, impreso a difendere dagli operai, dice il giornale di Londra, si nasconde appunto ne! sem brare apparentemente plausibile, ma il rimedio del rallentamento della produzione, tranne in casi ecce zionali derivanti da cause del tutto locali e transi torie, è costoso, illogico ed anti sociale. È costoso per l’operaio perchè indipendentemente da ciò che gii costa lo sciopero in cui persiste per conseguirlo, nel lasciare è vero intatto il suo salario nominale, riduce il suo salario effettivo tre volte più che non vorrebbero ridurlo i padroni; è costoso per questi ultimi perchè una gran parte delle spese di produ zione sono spese generali macchine, magazzini, di rezione e non possono ridursi onde la fabbricazione ne diverrebbe più cara. È ¡.logico perchè il solo rimedio naturale e stabile contro gl’inconvenienti di un mercato troppo limitato è di estendere il m er cato stesso diminuendo il prezzo degli articoli e non di rendere più caro il costo di fabbricazione e di assottigliare i profitti, ciò che equivarrebbe al sui cidio dell’industria stessa. Esso pone infatti osta colo alla condizione fondamentale del progresso e della supremazia industriale cioè la tendenza a ren dere con continui perfezionamenti più abbondante e quindi più economica la produzione, in modo da vincere ogni concorrenza.
Finalmente è antisociale ed anti-economico per chè la ricchezza di un paese dipende dalla quantità di prodotti scambiabili e consumabili ed ogni rid u zione di questa quantità è un attacco contro la pubblica prosperità. Ogni giorno inoperoso, ogni macchina inattiva, ogni capitale senza impiego sot trae elementi vistosi di ricchezza e di benessere e se i cotonifici producono meno calicò che non po trebbero farne e le miniere con ugual diritto meno carbone, gli agricoltori meno grano e così via di cendo, ciascuno venderà a maggior prezzo la sola sua merce, ma in cambio pagherà di più le mol tissime cose di cui avrà bisogno e la sola conse guenza sarà che vi sarà meno calicò, meno car bone e meno grano alla portata delle persone che ne hanno bisogno. Niuno può diminuire la propria produzione senza farlo a spese di altri produttori i quali tosto o tardi saranno condotti a pagarlo della stessa moneta.
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terati per una lunga serie di anni, mentre risulta dall’ impiego fatto dei capitali che la Russia ha preso in prestito in questi ultimi anni e dal suo sviluppo economico che le asserzioni del controllore delle fi nanze sono in sostanza andate sempre d’ accordo con la realtà. Le previsioni pel 1876 che presentavano una entrata di 1,922 milioni di franchi ed una spesa di 1,920 milioni con un’ eccedenza di poco più che 2 milioni, sono stati modificati mercè un leggero aumento nell’ attivo, assorbito da un’ altro molto più considerevole nel passivo che hanno portato nel bi lancio definitivo un disavanzo di 46,800,000 franchi. Ma in aumento alle spese incluse nel bilancio devono computarsi altri 275 milioni di franchi spesi in ap prestamenti di guerra e tolti ad imprestito ; per cui tutto compreso il disavanzo del 1876 raggiunge i 222 milioni, cifra che avrebbe dovuto essere anco maggiore, se non fosse stata una circostanza ecce zionale che avesse aumentato di 29 milioni e mezzo di fronte al 1875 gl’ introiti dei dazi di confine. Tale aumento infatti, secondo l’ opinione espressa dallo stesso controllore russo, dovette realizzarsi in conseguenza della premura presa dai negozianti di introdurre le merci nell’ impero prima che andasse in vigore, nel I o gennaio 1877 la legge che stabi liva il pagamento dei dazi in oro. Prima che fosse promulgata questa nuova disposizione, prima cioè dell’ 11 novembre 1876, gl’ incassi totali delle do gane erano inferiori di più che 25 milioni a quello del periodo corrispondente del 1875, onde furono le ultime settimane del 1876 che riguadagnarono circa 50 milioni di franchi ; e questo aumento degli in troiti doganali non è in realtà che una antecipa- zione degli incassi che avrebbero dovuto ottenersi nel 1877, nel quale anno non si è mancato natu ralmente di risentirne lo scapito.
Il disavanzo con cui si chiudeva 1’ esercizio del 1876 fu coperto coll’ imprestilo di 100 milioni di rubli emesso verso la fine dello stesso anno e che portò il debito totale della Russsia a 5,858 mi lioni di franchi di cui 656 milioni infruttiferi. Uno dei caratteri del debito russo è la sua poca unifor mità poiché gl’ imprestiti dell’ impero, specialmente se emessi all’ estero, sono contratti in valute diverse; ve ne sono dei pagabili in fiorini olandesi, iu lire sterline, in rubli metallici ed in rubli di carta, onde è assai difficile calcolare 1’ aggravio esatto che gl’in teressi e l’ ammortamento del debito fanno pesare sopra il bilancio, varianda questi non poco a seconda delle variazioni del cambio.
La somma occorsa pel servizio del debito nel 1876 fu di 110,215,000 rubli o 575,875,000 franchi nella quale figurano circa 22 1¡¡ milioni per garanzie fer roviarie che il governo dovette pagare di più del 1875, perchè i movimenti militari impedirono alle società di effettuare regolarmente il trasporto delle merci e di ricavarne l’ abituale prodotto; oltre di che il deprezzamento della carta-m oneta accrebbe il corso di quelle provviste che le società erano costrette a pagare in oro.
Constatando come il bilancio della Russia avrebbe presentato un disavanzo nei 1876, anco indipenden- dentemente dalle spese di guerra, si può concludere che la potenza finanziaria di questo Stato è ancora assai malsicura e che la sua inettitudine a frenare la corrente dello spese ordinarie, gli insegnerà me diante una penosa esperienza, la necessità d;
eserci-tare un severo controllo sopra queste spése affine di conseguire un regime finanziario soddisfacente.
Per sopperire ai bisogni della guerra, come altra volta dicemmo, ha già emesso, oltre l’ imprestito sopra accennato di 100 milioni di rubli, un altro imprestito esterno di 120 milioni o -150 milioni di franchi ed un terzo imprestito interno di 200 milioni di rubli, del cui pagamento sebbene fatto a rate, l’ul tima delle quali scadente alla fine del prossimo feb braio, trova assai difficile l’ incasso. Ha inoltre creato un debito con la Banca di 250 milioni di rubli spin gendone a 520 milioni l’ emissione della carta. 11 costo di questa emissione per il deprezzamento su bito dalla moneta che serve a pagare le imposte, e gli interessi degli imprestiti contratti fino ad oggi do vranno aggravare il bilancio della Russia annual mente di una somma superiore a 100 milioni di franchi somma che non è tale da non dare qualche serio pensiero ai finanzieri dell’ impero moscovita anco contando sopra il suo rapido sviluppo econo mico avvenuto nell’ ultimo decennio.
Le spese e i danni derivanti dalla guerra orien tale richiamano la mente a un altro dei più fieri flagelli che durante l’anno adesso trascorso ha deva stato una delle più splendide contrade del mondo ed ha cagionato perdite non lievi a un’altra nazione d’Europa, lTnghil'terra. La terribile carestia che si è abbattuta sulle Indie comincia a dileguarsi, le po- I polazioni cominciano a ritrovare i mezzi di sussistenza; la necessità dei soccorsi arrecati dal Governo e dai privati è assai meno stringente ed il loro numero diminuisce ogni giorno. Stando alle notizie giunte da Madras, in quella presidenza 72 mila persone fra quelle a cui l’età, il sesso o la malattia davano titolo a un sussidio hanno ripreso la strada dei loro vil laggi e 40 mila fra coloro a cui il lavoro salariato dallo stato procacciava sussistenza, hanno lascialo i cantieri, organizziti per venire in loro aiuto. Appena le pioggie sono venute e la speranza ha potuto ria nimarsi nei cuori di tanti infelici il desiderio del luogo nativo gli ha indotti a rinunziare al soccorso loro accordato per ritornare alle umili loro capanne e riprendere il duro e spesso ingrato lavoro dei campi. La zecca di Madras è testimone fedele del miglio ramento ottenuto essendosi ridotta a piccole propor zioni la somma dei metalli preziosi che venivano a farvisi fondere in grande abbondanza (2 milioni di sterline nel solo settembre) nei mesi in cui più cru delmente imperversava la crise e quando incalzata dal bisogno la popolazione si disfaceva di ogni og getto di valore.
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mente ferroviarie che esistono adesso fra i grandi centri commerciali, ma non raggiungono le vaste campagne dell’ interno la maggior parte delle quali mancano di ogni mezzo di trasporto e di comoda comunicazione. Lord Salisbury propone un altro espediente più immediato e più energico, egli con siglia l'emigrazione come correttivo all’ aumento di popolazione straordinario, specialmente nelle parti meridionali dell’ India nè potrebbero esservi di diffi coltà per le popolazioni di queste contrade del sud, i pregiudizi di casta e di religione che esse cambiano con facilità a differenza quelle del Bengala. La Bir mania, paese alle porte dell’India potrebbe fornire un campo favorevole a questa emigrazione, ivi il terreno è fertile, irrigato da una folta venatura di corsi d’acqua naturali che spesso tengono con vantaggio il luogo di strade; le braccia vi scarseggiano e gli abitanti, in generale troppo alteri per abbassarsi ai lavori servili, sono disposti ad accogliere il lavoro di braccia straniere per supplire alla propria indolenza.
Qualunque sia il rimedio elle la prudenza dei go vernami e la corrente degli avvenimenti mostreranno più opportuno, certo è frattanto che il governo della grande colonia inglese, e in parte anco quello della metropoli si preoccupa de la necessità di premunirsi contro questa terribile minaccia che pende periodi camente sopra le sorti di quella popolazione. Già, dopo la carestia del 1874 nel Bengala del Nord, lord Northbrook dichiarò che non potevano più a lungo questi flagelli esser considerati e trattati come feno meni anormali e che ai gravi pesi che ne derivano al bilancio dello Stato dovesse provvedersi con stan ziamenti nei vari esercizi che figurassero fra le spese ordinarie annuali. Adesso che il pericolo è passato e che si contemp’a con fiducia l’ avvenire, si tratta dal Ministro delle finanze della colonia, sir John Straohey, di applicare appunto questo concetto nel bilancio da esso presentato in questi giorni per l’anno venturo, e si propongono a tal uopo i mezzi per aumentare di due milioni di sterline le entrate or dinarie dei quali 400,000 sterline si otterrebbero fa cendo passare a carico del governo inglese alcune spese latte adesso dal governo locale ed il rimanente cercando di uguagliare i pesi sopportati dalle classi commerciali a quelli delle classi agricole con l’intro duzione di una imposta sulle patenti perequando, ag gravandola un poco, l’imposta sul sale e aumentando la tassa fondiaria nell’India settentrionale.
Le tendenze protezioniste che più volte abbiamo dovuto costatare in Francia non mancano d’ esser spesso combattute oltreché dagli economisti più emi nenti anco da sodalizi autorevoli ed illuminati.
Non è sola la Camera di commercio di Bordeaux a tenere alta la bandiera del libero scambio, anco quella di Lione ha avuto il 21 dello scorso mese oc casione di professarsi solennemente favorevole alla po litica liberale in una lettera indirizzatasi Ministro di Agricoltura e Commercio a proposito della recente inchiesta istituita dal Senato. Dopo avere espresso quali sono a suo avviso le cagioni della crisi attuale specialmente in relazione all’industria della seta, ac cordando una manifesta preponderanza sopra tutte le altre all’eccesso di produzione accompagnato da un pronunziato rallentamento del consumo e facendo anche la debita parte alle passate inquietudini per le vicende politiche interne, si sorprende che da molti chiamati a deporre davanti alla commissione, si cer
chi, sono sue parole, di trasformare l’ inchiesta in una manifestazione contro il regime di liberalismo, tuttoché assai moderato, inaugurato dai trattati di commercio, come se potessero esser cancellati i be nefici frutti dei trattati dopo il 1860. Il governo ed il parlamento, essa aggiunge, lungi dal voler tornare indietro comprenderanno che è giunto il momento di fare qualche altro passo innanzi; raccomanda per altro che le condizioni che si giudicassero opportune siano consolidate mediante trattati, la stabilità econo mica al pari della politica essendo necessaria alla sicurezza ed ai progresso delle industrie.
CRONACA DELLE CAMERE Di COMMERCIO
Camera di Commercio di B dogma. — Nella se duta deil’8 dicembre Uopo alcune deliberazioni di piccola importanza la Camera udì la lettura di una rimostranza fatta dal suo presidente ai Ministero in torno la migliore interpretazione del N . 27 deil’ar- ticolo 20 della legge 18 settembre 1 8 /4 , per la quale si .pretende d ie tutte le ricevute, senza ec cezione, da rilasciarsi dalle società anonime si fac ciano in carta bollata da 60 centesimi. La quale interpretazione estesa a tutte le ricevute di intuirne somme riesco incomportabile per sé stessa; e non risponde poi al line della legge che fu quello ni lucrare sulle società, non già quello di gravare i privati i quali ricorrano ad esse per giornalieri ser vigi o per minute eompere, essendo pur costoro, e non le società, die per legge debbono sostenere le spese del bollo se richiedono le ricevute. Essere ad ogni modo stranissima e perniciosa tale interpreta zione, che ne inette Je società in una durissima con dizione, e cioè o di prendere sopra di sé quei gra vame del bollo del quale non hanno obbligo, o di perdere la clientela. Tale comunicazione è argomento di più gravi considerazioni: e poiché già le Società si dolgono di quell’interpretazione ed è cosa per sé medesima importante, la Camera si riserva di farne oggetto di più ampie considerazioni.
Camera di Commercio di Genova. — Nella riunione del 24 novembre la camera si occupa principalmente del modo di provvedere all’ iuza- vorramento dei bastimenti nel porto di Genova. Si constata che la zavorra va sempre più rincarando, stante la grande quantità dei detriti di cui ha bisogno l’ impresa dei lavori del porto e si ammette la ne cessità di avere un deposito di zavorra, succedaneo dell’inzavorramento libero. La Camera essendo in nu mero assai ristretto non le sembra conveniente di d e cidere, ma taluno propone di scrivere al Ministero facendogli sentire la necessità di provvedere al ser vizio della zavorra, perchè lo stato attuale delle cose, il quale sarà aggravato per i lavori di ingrandimento del porto fa si che a Genova essa sia assai dispen diosa e molto più a caro prezzo che a Marsiglia, rendendosi per conseguenza indispensabile di avere il mezzo di provvedere comodamente all’ inzavorra mento dei bastimenti.
6 gennaio 1878 L’ E C O N O M I S T A Camera di Commercio di Napoli. — La Camera
di Commercio ed Arti di Napoli ha pubblicato una importante raccolta di dati statistici sul movimento economico della provincia nell’ anno 1876.
Ci limitiamo per ora a riferire g'i elementi rac colti intorno al commercio speciale della città di Napoli.
Il valore totale di questo movimento fu di li re 223,937,351 ; una diminuizione cioè a fronte del 1875 di ben L. 7,567,451.
Esaminando partitamente i due movimenti ab biamo:
Importazione... L. 169,816,739 Cioè in m e n o ...» 16,126,207 Esportazione...» 54,090,C12 Cioè in p i ù ... » 8 858,753 Come si vede, l’ importazione segue il suo cam mino discendente, mentre il contrario succede per la esportazione.
Il valore del transito nelle dogane di Napoli e Castellamare superò poi di L. 13,920 quello dei- rannata antecedente: essendo stato nel 1875 li re 61,791 e nel 1876 L. 7.3,721.
E i diversi Stali concorsero nelle seguenti propor zioni a questo movimento:
E ntrata Uscita America . . . . L. .. — L. 10,812 Austria . . . . » 2,546 — » » E gitto... » » — » 39,506 Francia . . . . » 56,157 — » 9,950 Inghilterra . . . » 16,338 — » Olanda . . . . » 1,680 — » » Turchia . . . . » » —- » 16,363
PRODOTTI DELLE STRADE FERRATE
a tu tto S ettem bre 1877.
Dal Ministero dei lavori pubblici (Direzione spe ciale delle strade ferrate) è stato pubblicato il se guente prospetto dei prodotti de.le ferrovie nel mese .li settembre 1877 in confronto con quelli dello stesso mese 1876.
Ferrovie dello Stato L. 1877
8,183,835 L.
1876 8,429,521 F err. di diverse Soc.
esercitate dalla Soc.
del Sud dell’ Austria » 1,331,811 » 1,424,836
Romane . . . . » 2,214,306 » 2,412,814 Meridionali . . . » 1,857,738 )» 2,093,188 S a r d e ...» 88,800 )> 85,001 Torino-Lanzo . . » 46,761 » 50,105 Torino-Rivoli . . » 14,883 » 13,853 Vicenza-Thiene-Schio » 19,607 )) 16,772 V icenza-T reviso e Padova-Bassano . » 17,708 » )) Totale L. 13,775,449 L. 14,556,090
Si ebbe dunque, nel settembre 1877 una diminu zione di L. 780,641.
Diminuirono le ferrovie di proprietà dello Stato di L. 215,686; le ferrovie di diverse società eser citate dalla Società del Sud dell’Austria di L. 93,025; le Romane di L. 228,508; le Meridionali, di Lire 235,450; Torino-Lanzo, di L. 3,344.
Aumentarono: le Sarde di L. 3,799; Torino-Ri- voli di L. 1,030; Vicenza-Thiene-Schio, di L. 2,835;
e si ebbero inoltre L. 17,708 dalle linee Vicenza- Treviso e Padova-Bassano che nel settembre 1876 non erano in esercizio.
Ecco ora i prodotti delle ferrovie dal 1° gennaio a tutto settembre 1877, in confronto con quelli dello stesso periodo 1876:
1877 1876
Ferrovie dello Stato L. 63,985,774 F err. di diverse Soc.
esercitate dalla Soc.
del Sud dell’Austria » 10,382,736
Romane . . . . » 20,695,722 Meridionali . . . » 16,505,462 S a r d e ...» 752,477 Torino-Lanzo . . » 335,254 Torino-Rivoli . . » 106,819 Yicenza-Thiene-Schio » 153,906 Y icenza-Treviso e Padova-Bassano . » 27,271 L. 63,139,044 » 10,319,962 » 19,513,634 » 15,446,628 » 773,518 » 303,878 » 94,958 » 16,722 Totale L. 112,945,418 L. 109,608,394 Si ebbe pertanto nel 1877 un aumento di lire 3,337,024. Aumentarono tutte le linee, salvo le Sarde che ebbero una diminuzione di L. 21,041.
Segue il prodotto chilometrico dal 1° gennaio a tutto settembre 1877, in confronto con quello dello stesso periodo 1876:
Ferrovie dello Stato. . . Ferrovie di diverse Società esercitate dalla Società del Sud dell’Austria Romane. . . Meridionali. . Sarde . . . T orino-L anzo. T orino-R ivoli. V icenza-Thiene-Schio . Vicenza-Treviso e Padova B a s s a n o ... L. 1877 17,695 11,104 12,565 11,383 3,781 10,476 8,901 5,130 2,479 L. 1876 18,526 11,144 11,847 10,652 3,887 12,661 7,913 5,590 Media complessiva L. 14,239 L. 14,292
Si ha dunque una diminuzione nel 1877 di L. 53. Diminuirono le Ferrovie di proprietà dello Stato di L. 831 ; le Ferrovie di diverse Società esercitate dalla Società del Sud dell’Austria di L. 40, le Sarde di L. 1 0 6 ; Torino-Lanzo di L. 2185; Vicenza-Thie ne-Schio, di L. 460.
Aumentarono le Romane di L. 7 1 8 ; le Meridio nali di L, 731; Torino-Rivoli, di L. 988.
Dal 1° gennaio al 30 settembre 1877 vennero aperti i seguenti nuovi tronchi di linee :
Ferrovie dello S tato:
B a d ia -L e g n a g o ... chilom. 18 C a rn ia -R e siu tta ... » 8 Legnago-Dossobuono . . . . » 44 Spezzano-Albanese-Majolungo . » 11 Romagnano-Ba Ivano . . . . » 7 F rassia-G osenza... » 33 G rassan o -C alcian o ... » 3
Linea V icen za - Treviso :
Treviso-Gastelfranco . . . . » 25
Castelfranco-Cittadella. . . . » 12
■
SITUAZIONE PATRIMONI!
d e l l e C o m p a g n i e cT A s s i c u r a z i o n i p
0) .9 'du p 'b o t-V a p » T I T O L O D E L L E P A R T I T E Compagnia di Assicurazione di MILANO (1) Società Reale d'A ssicuraz. Mutuadi TORINO
! Compagnia
(l’A ssicur. G enerali ; VENEZIA e TRIESTE
(2)
Comici AnoiJ di tofI
FONDAZIONE Anno 1826 centoPer Anno 1829 centoPer Anno 1831 centoPer Anno 183, .
! A T T I V O
A . — A t t i v i t à , r e a l i .
i Obbligazioni degli Azionisti per capitale non
ver-s a i o ... 3,785,600 — 32. 43 — — — 7,259,259 26 12. 73 375,000 \
2 Azioni non emesse... » 468,000 — 4. 01 _ _ _
3 P ro p rie tà immobiliare . » 1,561,855 95 13. 38 108,850 - 3. 46 ¡6,352,507 73 28. 68 400,000
4 Crediti i p o t e c a r i ... » 219,560 03 1.8« -- _ _ 8,212,174 62 14.41 367,781
o Anticipazioni a) sopra deposito di valori. » -- -- — _ -- — 793,962 74 1.39
» b) » polizze d ’assicur vita. » -- _ — -- -- _ 3,610,424 74 6. 33
6 Portafoglio a) Valori pubblici ed in du striali. » 3,747,684 49 32. 11 4,459,702 91 91.34 7,044,369 41 12. 55 1,122,933
» b) Cambiali bancarie . » 111,905 62 0. 96 _ _ _ 3,922,027 48 6. 88
7 Cassa contanti presso le Direzioni e succursali 0
presso B a n c h e... » 1,464,078 80 12. 54 45,429 18 0. 93 1,625,772 01 2. 85 574,156'
8 Conti c o r r e n t i... » 294,061 90 2.52 147,720 59 3. 02 4,167,826 45 7. 30
9 M obiliare, provviste e placche. » 19,893 20 0. 17 30,038 90 0. 62 273,131 70 0. 48
25,397 1
10 D ebitori d i v e r s i... » -- -- — 19,642 64 0.40 3,764,486 08 6. 00 186'ò47
B . — A t t i v i t à , d i r e g i s t r a z i o n e
i P e rd ita dell’esercizio corrente ed anteriori . L. _ _
2 P rovvigioni e spese . . . . » ““ -- — 11,257 22 0. 23 —
--— —
11,672,399 99 100. 00 4,882,641 44 100. 00 57,026,541 22 100. 00 3,051,816 Î
P A S S I V O
1 C apitale s o c i a l e... 5,200,000 — 44. 55 10,370,370 37 18. 19 1,500,000
-2 R iserve di utili capitalizzati • » 2,450,800 — 21.00, -- -- —
4,109,591 75 7.21 375,801
-o » per danni pendenti . » 6,179 40 0. 05 -- -- —
1,749,302 67 3. 07
» per le assicurazioni in corso . » 2,019,895 83 17.31 3,878,866 40 79. 45 36,188,809 62 63. 46 747,243 5
5 » per u tili da distribuirsi agli assicurati » -- -- —
_
_
_ 1,042,862 20 1.836 » per crediti dubbi . » -- — — _ _ _
197,530 87 0.35
7 » diverse . . . . » 778,229 54 -6 . 67
_
_
___8 Cassa pensione degli impiegati. . . . . » -- -- — _ _ _
337,934 10 0. 59 9
!?
C reditori d i v e r s i ... » ipotecari... » >1 506,767 22 4. 34 805,178 89 16.49 2,364,998 61 4. 14 98,771 ? n Effetti da p a g a r e ... » _ __ _ __
12 Dividendi arretrati » __ __
Ì3 U tile dell’Esercizio 1876. » 710,528 — 6. 08; 198,596 15 L 0 6 665,142 03 1. 16 330,000 -11,672,399 99 100. 00 4,882,641 44ìoo. oo;
57,026,542 22 100. 00 3,051,816 S(1) La Compagnia di Milano esercita anche le assicurazioni sulla vita.
10 L’ E C O N O M IS T A 6 gennaio 1878
BOLLETTINO DI NOTIZIE COMMERCIALI
lì regio Console a Bombay porge le seguenti notizie sul commercio degli oggetti che più si consumano nelle Indie; il Ministero d’agricoltura e commercio stima opportuno di pubblicarle per norma dei com mercianti nazionali.
« Nel mio rapporto n. 5, serie commerciale, in data del ti giugno corrente anno, faceva osservare a Y. E . come la carta austriaca abbia preso un grande smercio nell’ India, specialmente sul mercato di Bombay ; oltre ad altre merci, si ebbero n. 762 casse e balle di carta destinate a diversi negozianti. Le cartiere italiane potrebbero con prolitto prendere parto a questo commercio ognor crescente.
« Per bene incominciare però è necessario inviare qui un incaricato, il quale fosse pratico della fab bricazione e prendesse tutte le inlormazionj neces sarie intorno al colore, alla pasta della carta, alle dimensioni, al! imballaggio, ecc, Il commercio è ora immenso, sebbene circoscritto all'Austria, Inghilterra e Francia.
« Le farine a macchina di Trieste si importano grandemente in barili di 250 libbre inglesi. »
« Le candele steariche del Belgio e dell’Austria trovano un attivo e continuato smercio. Se le lab - briohe di Milano e Torino tentassero una prova, riu scirebbero senza difficoltà ad introdurre la loro merce, quando i prezzi non fossero superiori a quelli delle candele steariche del Belgio e dell’ Austria.
È vero che l’ industriale italiano trova un’ immensa difficoltà ad esportare i suoi prodotti nelle Indie, non sapendo a chi appoggiarsi, perchè non esistono qui case di commercio italiane, mentre le numerose case inglesi, tedesche, svizzere e le poche frangesi e greche naturalmente non sono disposte a sviluppare un com mercio, che può danneggiare quello del loro paese. Se i commercianti italiani rivolgessero la loro atti vità alle Indie, dovrebbero stabilire una casa com merciale conforme alle straniere, cioè addebitare a questa casa il capitale somministrato col pagamento di un annuo interesse sui prodotti del commercio fatto durante l’anno; inviare un direttore capace ed onesto, due commessi che conoscano i cotoni, semi oleosi, grani, ecc. per l’ esportazione, e due altri commessi per occuparsi dell' importazione ; il rima nente degli impiegati devono essere indigeni, i quali sono intelligenti e laboriosi. Questa casa non do vrebbe limitarsi agli affari di Napoli e Genova so lamente, ma lavorare su tutti i mercati dèi mondo avere agenti a Londra, Liverpool, Amburgo Hàvre, Marsiglia, Dunkerque, Trieste, Amsterdam, Anversa, Odessa, New York, ecc., ed incominciati gli affari, fare offerte all’estero, e, quando essa fosse ben di retta vi è ragione di credere che troverebbe i gua dagni delle case straniere. Genova e Napoli impor tano da Bombay in media 55 mila balle di cotone annualmente; esse sono spedite dalle case Knoop C., Spimer e G., Gaddum e C., Graham e C., Blan- sceck e C., ecc., ed ora è facile a comprendere che esistendo una casa italiana, essa farebbe offerte ai fabbricatori di Napoli, Piemonte, Liguria e Lombar dia, per avere commissioni.
« Questa casa darebbe vita ad altre molte. « Da tempo giunse a Bombay un distinto perso naggio austriaco, signor Scala, direttore al Ministero
del commercio a Vienna ; dicesi che la sua missione sia di studiare quali sieno i prodotti austriaci che si potrebbero importare nelle Indie, e quali prodotti indiani troverebbero smercio nell’impero Austro- Ungarico. 11 commercio austriaco si anima, si dà moto e lavoro per spandersi in queste contrade, e l’Italia, colle linee di vapori sovvenzionate dal Go verno, dovrebbe prendere un dignitoso posto com merciale nelITndostan.
« Genova e Napoli, nonché tutte le altre città marittime d’ Italia, comperano a caro prezzo dall’In ghilterra i cordami di erba di Cochin, mentre che commettendoli direttamente otterrebbero un notevole risparmio.
« Da qualche tempo due case francesi di Parigi Il Bon Marche ed il Magàxin chi Louvre, inviano qui degli agenti i quali si recano nel Punjab, Ca- hemere ed incettano tappeti che inviano poi a Mar siglia per mezzo dei vapori Rubatiino e C., essi comperano pure i tappeti di cotone fabbricati nella galera di Agra e vi ricavano discreti benefizi! »
Un rapporto del R. Console a Yokohama porge le seguenti notizie sul mercato di seme serico, nel Giappone.
« I cartoni vuoti distribuiti in quest’ anno dai Go verno giapponese agli spacciatori nelle varie provinole sericole dell’Impero eccedono in complesso i 4,500,000. Si dubitò che tale quantità, superiore molto a quella deoli anni precedenti, potesse essere tutta comperata daf confezionatori di seme. Infatti da ragguagli at tendibili risulterebbe che i cartoni vuoti effettivamente venduti ammonterebbero a 2,929,651. Di questi poi i cartoni che furono realmente coperti di seme non sarebbero più di 2,600,000 all’ incirca.
« Nessuna limitazione è stata posta in quest’ anno all’ esportazione dei cartoni ; vi è però luogo a cre dere che il numero di quelli che verranno recati sul mercato di Yokohama si aggirerà tra 1,500,000 e 1,600,000 contro 1.200,000 dello scorso anno ed oltre 800,000 del 1875. Gli arrivi però dei cartoni su questa piazza, cominciati il 9 corrente, non giun gono finora che a 250,000 circa. I semai italiani attualmente in Yokohama sono 26, e pare che nes suno o pochi altri debbano arrivare dall’ Italia. Di Francia non consta che sia finora giunto alcun se maio.
< Il mercato non si può ancora dire aperto, non essendosi fallo che qualche acquisto di poco rilievo in questi ultimi giorni, per quantità non eccedenti in complesso 10,000 cartoni e a prezzi tra i 60 ed 80 centesimi di dollaro (da 5 a 4 franchi) per buone provenienze. Come è noto, poiché i primi prezzi sono sempre piuttosto alti, è lecito presagire che si ab biano a verificare in seguito delle medie da 50 a 40 centesimi di dollaro per cartone. »
Con altro rapporto di data più recente il suddetto R. Console ha dato le seguenti notizie sul mercato di seme serico al Giappone.
« Sul battello postale delle messaggerie marittime che lasciò questo porto il 9 corrente sono stati im barcati i primi cartoni di semente dei quali
a destinazione d’ Italia casse 166
» di Francia » 36
6 gennaio 1878 L’ E C O N O M IS T A 11
« Gli avvisi sulla piazza dalle varie provincie som mano tino ad ora a circa 1,200,000 cartoni. I con tratti conchiusi non raggiungono per anco, a quanto sembra, la cifra di 200,000 cartoni, così che vi è oggidì sul mercato una massa di un milione di car toni, la quale unita alle forti quantità (da 300 a 300 mila cartoni) che ancora si attendono dall’interno, è causa che i prezzi non sieusi potuti e non pos sano sostenersi.
« Ad eccezione di alcune provenienze che godono di uno speciale favore, come i cartoni di Aclnta (il cui numero è assai limitato) pei quali si è pagato 1 dollaro e mezzo, e quelli di Scunamura e di po chi altri luoghi, il cui valore è da centesimi 80 di dol laro ad 1 dollaro o poco più, io generale i prezzi fatti dopo il 28 settembre, furono per le migliori qualità da dollari 0,10 a 0 80 e per le seconde da 0,13 a 0,30.
« iNessuu altro semaio è giunto nè dall’Italia nè dalla Francia.
« Dei 20 semai italiani che qui sì trovavano tre ripartirono già a.la volta del Piemonte per cui ne rimangono 23, alcuni dei quali partiranno il 23 cor rente, ed i più, a quanto pare, col successivo po stale francese del 0 p. v. novembre.
« Si è parlato di qualche combinazione che si ten terebbe di recare ad elleno ira i detentori giappo nesi sul genere della coalizione tentata ed in parte effettuata nello scorso anno dai signori Scibussava Hara e Matsuda allo scopo di sostenere possibilmente i prezzi dei cartoni, ma poco sì crede alla probabi lità di riuscita di qualunque consimile impresa. »
« Il Congresso dell’ Argentina ha votata recente mente la seguente legge doganale che andrà in vi- gore col 1 gennaio prossimo.
« I diritti di entrata sugli oggetti compresi nella prima categoria furono portati dal 33 al 50 per 100, ed aumentati proporzionalmente quelli delle altre categorie, con legge speciale chiamata legge d i sello fu anche stabilito un diritto deli’ uno per mille sul valore che rappresentano tutte le merci tanto all’im portazione che all’esportazione:
« Art. 1. Qualunque merce di provenienza stra niera pagherà alla sua introduzione pel consumo, il diritto unico del 23 per 100 sulla sua valutazione. « Si eccettuano gli articoli seguenti, che paghe ranno :
« a) Il diritto del 30 per 100.
« Le armi da fuoco applicabili ad usi di guerra, e la polvere e munizioni destinate alle medesime.
« b) Il diritto de! 40 per 100.
« Gli spiriti in generale, birra, liquori, qualunque siano i loro recipienti, carte da giuoco, calzature, abiti fatti e confezioni, attrezzi per cavalli e vetture, arnesi id., vetture, profumerie, tabacchi, sigari d'ogni sorta, rapè, vino in generale.
« c) It diritto del 33 per 100.
« Amido, armi e loro attrezzi, polveri non com prese nelle eccettuate, bauli, maschere, e larve, fuo chi di bengala, Cjnserve e carni conservate, zolfa nelli in eera, gallette, paste di ogni sorta di farine, prosciutti, burro, mobili, oggetti d’ arte, formaggi, cappelli di ogni qualità yerba.
« d) Il diritto del 15 per 100.
< Tela da tappezziere, ferro non galvanizzato, in lastre, lingotti, sbarre e filo, motori a vapore della forza di meno di 10 cavalli, pino bianco e pioppo greggio, sai grosso comune.
« e) Il diritto del 10 per 100.
« Carbone di pietra meno quello per gas, gioie d’ oro e argento lavorato, seta per ricamare e cucire, qualunque strumento, od utensile con manico o adorno di oro o di argento, quando questi aum en tino d’ un terzo il loro valore.
« f ) Il diritto del 5 per 100.
« Aratri, motori a vapore della forza di oltre 10 cavalli.
« Fil di ferro per cinte a telegrafo, mercurio, doghe e fusti composti per liquidi, di legno o ferro, guide, curve, succhielli e polvere speciale per mine, libri impressi alla rustica, attrezzi e materie che servono esclusivamente per stamperia, eccettuati i caratteri, carta bianca speciale da stampare, taglia trici e segatrici, articoli manufatti che debbano ri cevere nella Repubblica qualche manipolazione in dustriale.
« g) Il diritto del 3 per cento. « Le pietre preziose sciolte.
« h) Il diritto di un pezzo e sessanta centesimi forti; per ogni cento chilogrammi di grano, quello di quattro centesimi di pezzo forte per ogni cliilo- gramma di farina, ed il medesimo diritto per il gran turco e farina di gran turao.
« Art. 2. Sarà libera di diritti l’introduzione dei seguenti articoli:
« Macchine per stabilimenti industriali e basti menti a vapore, animali di razza e bestiame vivo frutta fresca, mobili e ferramenta d’immigranti, di poco valore, oro ed argento in moneta, e in grano, in polvere o pasta, piante vive, rotaie di ferro, cunei traversine di ferro e viti, cambi di via, tavole gi ratorie e locomotive, ruotaggi per ferrovie e tramway, sementi che a giudizio del potere esecutivo non ab biano altra applicazione che l’agricoltura, oggetti per il culto domandati dai prelati ecclesiastici.
« Art. 3. Sono liberi da diritti di esportazione tutti i prodotti o manifatture, meno i seguenti che pagheranno l’unico diritto del 6 per cento sul loro valore.
« Olio animale, stinchi e pezzi di stinco, carne secca e salata, cenere d’ossa, crine, ritagli di cuoia grassa, ossa, lana sporca, pelli in generale, meno le lanari lavate, penne di struzzo e sevo.
« Art. 4. È proibita qualunque esonerazione di diritti per importazione ed esportazione che non sia espressamente determinata nella presente legge, ec cetto i casi di concessioni per leggi speciali e per leggi speciali e per contratti procedenti da leggi det tate dal Congresso.
« Art. 5. I diritti si liquideranno con una tariffa di valutazione formata in base al prezzo reale degli articoli in deposito, per quanto riguarda quelli d’ im portazione, e coi prezzi ùi piazza al tempo dell’ im barco per quelli di esportazione.
« I diritti di importazione delle merci non com prese nella tariffa, si liquideranno sul valore che presentano in deposito, dichiarato dagli introduttori o sdoganatolo.
« Art. 6. Le dogane potranno ritenere nel te r mine di 48 ore, a contare dall’ ispezione del reviso re doganale, per conto del tesoro pubblico, tutte le merci il cui valore così dichiarato, credano in feriore al vero, pagando immediatamente in mandati della ricevitoria, gli interessi, l’ importo del valore da essi dichiarato, più il 10 per 100.
L’ EC O N O M IS T A
6 gennaio 1878
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la valutazione delle merci e prodotti che debbano inchiudersi nella tariffa di cui all’ articolo 5.
« Fra le merci d’ importazione valutati al peso nella tariffa, sì comprenderanno le tele in cotone, lenzuola di cotone, tessuti di seta in pezze.
« Art. 8. Si concede ai vini olii, spiriti, birre e liquori in fusti un calo del IO per 100 se proven gono da porti al di qua dell’equatore e del 6 per 100 se da porti al di là dell’equatore, non concedendosi calo alle provenienze interne.
« Si accorda pure il 5 per 100 di rottura, ai medesimi articoli quando vengono imbottigliati.
« La tara, calo e rottura per gli altri articoli verrà fissata nella tarilfa di valutazione.
Art. 9. La tolleranza per gli eccessi negli articoli di peso, come pure la differenza in qualità, verrà regolata secondo il disposto dell’articolo 128 delle ordinanze vigenti.
« Art. 10. I diritti di esportazione si pagheranno al primo punto d’imbarco, essendo gli effetti spac-
j
ciati direttamente per l’ estero, non potendo transitare j per acqua da un punto all’altro della Repubblica se non dopo aver pagati o garantiti i diritti.« Art. 11. Il pagamento dei diritti di importazio ne, quando oltrepassano i duecento pezzi forti si potrà tare con lettere di cambio a favore degli amministratori di dogana rispettivi, estese in carta bollata a novanta giorni di scadenza.
« I diritti di esportazione si pagano a contanti prima della partenza del bastimento esportatore.
« Art. 12 11 pagamento dei diritti che si debbano a qualunque dogana potrà effettuarsi con qualunque sorta di moneta che sia dichiarata di corso legale per la nazione.
« Art. 13. I manifesti per sdoganamento saranno fatti, usando del sistema metrico decimale in quanto a pesi e misure.
« Art. 11. È proibito il transito di merci che non avessero pagati i diritti di importazione in una delle dogane della repubblica.
« Si eccettuano :
« 1° Quelle che passano in transito per i porti di Concordia, Federacion e Paso de los libres, per quelli del Brasile nel Rio Uruguay.
2° Quelli che vengano dal Chili per la provincia di Salta alla dogana di Jujuy.
« 5° Quelle che dalle dogane di Buenos Aires e
Rosario passino in transito a quelle di Mendoza, San Juan, Salta e Jujuy e da queste ultime a quelle I di Bolivia. ■
« Art. lo . Per qualunque merce che uscisse diret tamente dalle dogane della Repubblica dovrà pagarsi ! il valore dei diritti in contanti o in pagherò a favore J degli amministratori doganali.
« Nel primo caso il denaro rimarrà depositato nella tesoreria dell’ amministrazione rispettiva, e si restituirà al depositante all’ atto della presentazione della bolletta di sbarco nel porto di destino con le ' formalità che prescrive il potere esecutivo, nel ter mine di tempo determinato dalle ordinanze o fissato j
dagli amministratori doganali.
« Nel secondo caso si estenderanno su carta bol lata corrispondente pel termine assegnato per la p re sentazione della bolletta di ritorno, e se questa non fosse presentata alla data della scadenza si procederà esecutivamente all’ esazione del pagherò.
« Art. 16. La presente legge andrà in vigore col 1° gennaio prossimo fatta eccezione per quegli
articoli e prodotti pei quali si stabilisse diminuzione o soppressione di diritti per i quali si applicherà dalla data della sua promulgazione.
« Art. 17. Si comunichi al potere esecutivo.” « Data nella sala delle sezioni del Congresso Ar gentino in Buenos Aires il 13 ottobre del m illeo t tocento settantasette.
ATTI E DOCUMENTI UFFICIALI
La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato i seguenti
A tti Ufficiali :
24 novembre. — 1. Disposizioni nel personale di pendente dal ministero della guerra.
26 novembre — 1. R. decreto 30 ottobreche ap prova alcune variazioni nel ruolo organicodel perso nale della Direziouo generale del fondo per il culto. 2. li. decreto 24 ottobre che concede agli indivi dui od enti, nominati nell’ annesso elenco, la facoltà di occupare le aree e der.vare le acque indicate nel l’annesso elenco.
3. R. decreto 10 novembre che autorizza una 28’ pi-elevazione di L. 60,0c0 dal fondo per le spese im previste, le quali si portano in aumento al cap. 5 del bilancio pel ministero dei lavori pubblici.
4. R. decreto 24 ottobre che alla somma di L i re 2,855,173, autorizzata coll’art. 3 della legge 15 giu gno 1877, aggiunge quella di L. 6.7,338, che rappre senta la spesa occorrente, per l'anno in corso, pei ser vizi postali e commerciali marittimi tra Palermo e Tunisi e tra Ancona e Zara.
5. K. decreto 3 novembre, che autorizza la Ban ca Pratese, sedente in Prato, e ne approva lo Sta tuto.
6. Le seguenti disposizioni nel personale del mini stero delle finanze :
Con decreti Reali del 22 novembre corrente, il comm. dott. Giacomo Calvi, ispettore generale nella Direzione generale delle gabelle, fu nominato reg gente direttore generale delle imposte dirette, del ca tasto e del macinato, e il cav. iugegnere Giovanni Battista Jonni, direttore capo di divisione di prima classe nella Direzione generale delle imposte dirette, venne promosso ad ispettore generale nella Direzione medesima.
7. Disposizioni nel personale dell’ Amministrazione dei telegrafi.
27 novembre — 1. Nomine nell’Ordine della Corona d’Italia.
2. Regio decreto 13 ottobre che regola la compi lazione d’ufficio dei ruoli dei tre cespiti a, b e c del fondo speciale da impiegarsi per la costruzione e si stemazione delle strade comunali obbligatorie.
3. Regio decreto 22 novembre che del comune di Solerò forma una sezione distinta del collegio di Oviglio.
4. Regio decreto 22 novembre che del comune di Roccabianca forma una sezione distinta del collegio di Borgo San Donnino.
5. Regio decreto 22 novembre che del comune di San Marzano sul Sarno forma una sezione distinta del collegio di Angri.
6. Regio decreto 19 ottobre che approva le modi ficazioni introdotte nello statuto della Cassa di ri sparmio di Rieti.
7. Regio decreto 27 ottobre che erige in corpo mo rale il legato fatto dal canonico Nicolao Sottile in Rossa (provincia di Novara).