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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.05 (1878) n.195, 27 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SET TI M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERR O V IE. IN TER ESSI PRIV ATI

Anno V - Yol. IX

D om enica 27 g en n a io 1878

N. 195

IL SUSSIDIO DELLO STATO

AL COMUNE DI FIRENZE

(Continuazione e fine, vedi N . 194)

Riepilogando gli studii esposti nella relazione pre­ sentata dalla Commissione d’inchiesta presieduta dal- l’on.Magliani abbiamo veduto come, secondo i conteggi fatti per conto del Governo dal Comm. Petitbon, risultasse che lo spese cagionate a Firenze dall’avere ospitata nelle sue mura la sede del Governo am­ montarono a circa 66 milioni di lire, la qual cifra | venne concordata pure dalla prelodata Commissione anche rifacendo il conto su base diversa. Essendo stati pagati nel 1871, soltanto 22 milioni all’ in­ circa, resterebbero a darsi 44 milioni, più gli in­ teressi dal 1871 al 1878, e cosi nel totale 64 mi­ lioni a cifra rotonda. Ma la on. Commissione ha rilevato che neppure Torino venne compensata to­ talmente delle spese incontrate pel fatto di esser stata capitale del regno italiano, ma solo nella mi­ sura del 74 per 100, od è per cotesto che ha creduto di dovere ridurre alla stessa misura il compenso dovuto a Firenze.

La ragione di cotesto defalco è questa, che lo Stato lascia a coteste città la proprietà ed il godimento dei miglioramenti fatti in dependenza della loro qualità di capitale, e che di conseguenza è giusto che anche esse concorrano nelle spese relative. L’ argomento, considerata astrattamente la cosa, è perfettamente conforme ai principii di giustizia, però, considerala la natura di cotesti mig ioramenti e le condizioni speciali della finanza del Comune fiorentino, non ci pare bastante cotesto per diminuire la cifra del compenso che oggi dovrebbe spettare a Firenze. Noi riflettiamo, che l’acquisto di cotesta pro­ prietà è un’ acquisto coatto, e che Firenze, come Torino, non sarebbe facoltizzata a renunziarvi per risparmiarsi il concorso nelle spese relative; 2.° che cotesti miglioramenti ed abbellimenti sono, nella massima parte, di tal natura che non solo non danno nessun vantaggio alla finanza del Comune ma rie­ scono realmente a carico esigendo spese vistose di mantenimento quali non potrebbero sopprimersi senza scandalo e senza danno di molti abitanti.

Ma v’è un altra ragione potentissima che, nella fattispecie, invalida il ragionamento della on. Com­ missione, e questa scaturisce dalla situazione eco­ nomica del Comune di Firenze. Difatti abbiamo veduto come anche la Commissione nel proporre quel compenso ne subordini la concessione alla con­ dizione essenziale del grado di bisogno della città da sussidiarsi. Se ora scendiamo in questo ordine 1

di considerazioni può dirsi con ragione che se per Torino poteva ammettersi quel defalco del 74 per cento senza vistoso danno delle sue finanze, cotesto non potrebbe oggi farsi per Firenze senza infirmare lo scopo che si vorrebbe raggiungere col progettato compenso.

Ammesso adunque, come ammette la on. Com­ missione, che nel calcolo del compenso da conce­ dersi debba entrare principalmente la considerazione delle condizioni economiche del Comune da com­ pensarsi allora è fuor di luogo la massima di mi­ surare il compenso di cui oggi si tratta alla stregua di quello che fu nel 4864 concesso al Comune di Torino.

È innegabile che lo scopo principale che oggi spinge Io Stato a sussidiare il Comune di Firenze è quello di porre un termine definitivo allo stato anormale della sua finanza, la ragione che lo muove è dunque piuttosto di convenienza che di equità assoluta. Si trotta insomma dì togliere ad ogni modo questo disavanzo dal bilancio del Comune fiorentino, e conseguentemente d.i fare intervenire lo Stato per quella somma che sarebbe assolutamente impossibile ottenere dalle risorse locali della città, e che pure è indispensabile per ottenere lo scopo delle proget­ tate misure. — E interessantissimo adunque il ri­ cercare se veramente i compensi proposti raggiun­ gano lo scopo voluto, e cotesto vedremo esaminando accuratamente le cifre stesse segnate dalla Commis­ sione.

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50 L’ E C O N O M IS T A A bbiam o d u n q u e ragione di d u b itare che il c o n s u n ­

tivo del 1878 corrisponda al preventivo.

Ma, ammettendo pure cotesta ipotesi e stando alle cifre stesse esposte dalla Commissione d'inchiesta noi troviamo alcune somme, e rilevanti, per le quali non vediamo come possa provvedersi. Abbiamo veduto come nel determinare il disavanzo del bilancio di Firenze al quale dovrebbe provvedersi dallo Stato la Commissione non abbia tenuto conto neppure del bilancio rettificato per l’anno 1878, ma bensì di quel bilancio normale che potrebbe deliberarsi quando fossero pagate certe spese di carattere transitorio e che di sopra abbiamo indicate.

Il disavanzo di cotesto bilancio normale sarebbe per 700,000 lire minore di 'quello resultante dal bilancio attuale; ora, dato che cotesto maggior di­ savanzo debba verificarsi, sia pure per pochi anni, dimandiamo con quali mezzi vi si provvedere? La Commissione non lo dice, per cui è da ritenersi che in mancanza assoluta di altri mezzi vi si provvedere aumentando il debito fluttuante, ed allora anche i resultati di quel bilancio normale verranno a cam­ biare ed i calcoli della Commissione resulteranno sbagliati. • - Lasciandoci pure trascinare da esagerato spirito di ottimismo ammettiamo anche che all’àccen- nato maggior disavanzo si faccia fronte con tali mezzi da non sgominare il bilancio normale ideato dalla on. Commissione; ebbene anche in cotesta sognata ipotesi non si otterrebbe mai il pareggio con i mezzi proposti dacché, come abbian veduto, in cotesto bi­ lancio normale si verificherebbe sempre un disavanzo di L. 2,570,000, calcolata la contabilità speciale del- l’ occupazione austriaca, mentre i compensi escogitati non provvederebbero al miglioramento del bilancio che per L. 2,500,000. Resterebbero dunque sempre allo scoperto 270,000 lire annue, alle quali davvero non si saprebbe come far fronte die con nuovi de­ biti i quali in breve tempo ridurrebbero il Comune fiorentino alle stesse condizioni oggi lamentate.

Quando adunque lo Stato sia veramente deciso per regioni e di equità e di convenienza a rimettere in stato normale le condizioni del bilancio del Comune di Firenze bisogna che questo si faccia in modo as­ solutamente efficace togliendo cioè ad ogni modo ogni spareggio fra le entrate e le spese. E giusto che prima di tutto si costringa il Comune a ricavare dalle ri­ sorse deila sua città quanto è possibile di fronte alle condizioni economiche dei suoi abitanti ed allo stato attuale della legislazione tributaria; ma dopo di ciò è conveniente, se vuol salvarsi da un disastro la finanza del Comune fiorentino, che il compenso o sussidio governativo sia tale da toglier di mezzo tutta -la parte rimanente dell’attuale disavanzo. — Am­

mettiamo la giustizia della osservazione fatta dalia od. Commissiono che cioè il compenso da darsi non debba essere totalmente di carattere perpetuo, e die una parte di osso debba avere carattere precario da durare cioè finché se ne verificherà l'assoluto bi­ sogno. Conseguentemente noi non insistiamo perchè fi compenso con effetto perpetuo si aumenti oltre la cifra proposta dalla Commissione, ma chiediamo che quella parte di compenso che vuol darsi con effetto transitorio si aumenti dalle 500,000 lire proposte fino alla cifra che può resultare assolutamente ne­ cessaria per equilibrare non tanto il bilancio nor­

male ideato dalla Commissione quanto quello effet­ tivo attuale, da diminuirsi o togliersi cotesto com­

penso quando resulti che sieno migliorate le condizioni

27 gennaio 1878 finanziarie del Comune e quelle economiche della città di Firenze.

Ormai adunque l’ assestamento delle finanze dei Comune fiorentino è divenuta questione d’ interesse piuttosto nazionale che d’interesse locale, e crederem­ mo inutile ripetere le cagioni die inducono a cotesta conclusione già ormai dibattuta dall’ opinione pub­ blica. A coleste ci sla però permesso aggiungerne una che è per lo stato medesimo di molto rilievo, e che consiste nella necessità di remuovere il pe­ ricolo^ di rendere scoraggiati affatto gli amministra­ tori di cotesto Comune e di vederli un giorno o l’ altro costretti a scaricarsi di un mandato impos­ sibile rigettando così sulle braccia del Governo fi peso dell’ amministrazione comunale. Ammettiamo che questo pericolo sia remoto considerato il patriot­ tismo di cotesti onorevoli amministratori, ma sarebbe esagerata pretesa richiedere poi da loro un sagrifizio superiore alle loro forze. La condizione di cotesti amministratori non è certo la più lusinghiera, e la sciarpa tricolore che ricinge i fianchi dell’onor. Pe- ruzzi deve al certo riuscirgli più dolorosa che fi ci- lizio di un’ anacoreta; talché noi, non troppo caldi ammiratori del sistema di amministrazione da Ini seguito quando pure tanti e tanti gli battevano le mani, siamo ora compresi per lui da aita stima nel vederlo impavido al suo posto pronto a sagrificare il suo tempo, la sua quiete e la sua popolarità al dovere che si è imposto di non abbandonare la sua città alle conseguenze di un sistema da lui piuttosto subito die voluto.

Noi confidiamo che anche cotesta ultima conside­ razione abbia il suo peso dinanzi al Governo ed al Parlamento quando si tratterà di compensare Firenze dei danni e delle spese cagionatele dalla sosta fatta eutrofie sue mura dalla sede del Governo nei suo viaggio da Torino a Roma.

L’EMIGRAZIONE ALL’ESTERO NEL 1876

Nella seduta del 26 marzo 1877 l’egregio Bodio comunicava alla Giunta Centrale i risultati della in­ chiesta statistica sulla emigrazione del 1876. Fino ad ora le notizie sulla emigrazione non venivano pubblicate direttamente dal Governo, ma esso aiutava piuttosto i privati nelle loro utili ricerche. Ma pel -1876 il Ministero di agricoltura d’accordo con quello dei- l’ interno, imprese a compilare la statistica delia emi­ grazione, proponendo i suoi quesiti alle prefetture, che dovevano alia fior volta richiedere le notizie ele­ mentari ai snidaci, ed erano appunto i risultati di questa inchiesta ciie 1 on. Rodio si faceva ad esporre allo Giunta, non senza avvertire che il programma approvato nel 1871 non venne completamente '"attuato, ma lo fu solo nelle sue parti più essenziali.

Vuoisi poi osservare che il Ministero di agricoltura nell’invitare le autorità municipali e di pubblica sicurezza a riunire gli elementi per la statistica della emigrazione del 1876, raccomandava di distinguere coloro che partono colla intenzione dichiarata di far ritorno a casa nel corso dell’ anno dagli altri d ie si propongono o suppongono di rimanere fuori d’ Italia per oltre un anno. È dietro questa distinzione die nei riepiloghi l’emigrazione è ora distinta in tempo­

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27 gennaio 1878 L’ E C O N O M IS T A 51 Premessa questa avvertenza, l’emigrazione propria

si riassume nel 1876 in 19,783 individui, la tempo­

ranea in 89,021; totale 108,807 individui. Nella

prima categoria erano compresi 1426 franciulii o gio­ vinetti di ambo i sessi in età inferiore ai l i anni; i rimanenti 15,357 si dividevano in 10,759 uomini e 4598 donne. Nella emigrazione temporanea si no­ tano soltanto 3360 franciulii d’ambo i sessi al disotto di 14 anni su 89,024 individui, e le donne al disopra di 14 anni erano soltanto 6194.

Considerando la emigrazione propria, le provinole che danno il maggior contingente sono quelle di Cremona, Belluno, Mantova, Genova, Bergamo, To­ rino, Bologna, a ragione dì cifre assolute, contri­ buendo ciascuna per un migliaio o due ili emigranti. Di fronte alla popolazione emergono la provinci di Belluno, che dà un contingente di oltre 11 per mille, e quelle di Cremona e di Mantova con circa 7 su mille. Seguono Lucca e Bergamo. Quanto poi alla emigrazione temporanea, nel 1876, dichiarando di voler far ritorno entro l’anno, partivano dalla pro­ vincia di Milano 3409 persone, 5213 da Bergamo, 3844 da Como, 9738 da Belluno, 17,732 da Udine, 12,897 da Torino, 6594 da Cuneo, 8735 da Novara, 2303 da Lucca, 2115 da Massa e in minor numero dalle altre provinole.

Da queste cifre apparisce che alcune delle pro- vincie delle quali è maggiore la emigrazione propria, danno anche un maggior contingente a quella tem­ poranea. Ma l’ onorevole Bodio giustamente osser­ vava che se ciò è in parte l’ espressione della realtà, dipende in parte dalle dichiarazioni incerte o meno esatte degli emigranti, dichiarazioni provocate da domande forse mal comprese o sospette. E qui sog­ giungeva, a senso nostro molto opportunamente: « Io sarei d’ avviso che l’ amministrazione dovesse limi­ tarsi a distinguere fra le varie correnti di emigra­ zione, cioè fra i vari paesi a cui questa si dirige, salvo cercare di determinarne i caratteri di preca­ rietà o permanenza, secondo la lunghezza e le dif­ ficoltà del viaggio, e secondo altre circostanze che forse agevolmente si possono riconoscere e descri­ vere senza che si lascino del pari esprimere in cifre. Così vedendo segnati 5318 individui nella tavola dell’ emigrazione temporanea diretti per l’America, io non posso persuadermi che questo gruppo diffe­ risca essenzialmente rispetto alle intenzioni di ri- patriare da quegli altri 14,300 pure emigrati per l’America, che la statistica colloca sotto la rubrica dell’ emigrazione propria. Viceversa quando mi si dice che dalle provincie del Veneto, della Lombar­ dia, del Piemonte sono passati in Austria, in Sviz­ zera, in Francia tante migliaia di contadini, di ter­ raiuoli, di muratori ecc., io facilmente mi faccio l’ idea che costoro sono andati a lavorare nelle co­ struzioni di ferrovie o in scavi di canali ecc., per far ritorno con ogni probabilità nella stagione in cui si rallentano o si interrompono le grandi opere murarie o di sterro nella Europa centrale. »

Del resto, tornando alle cifre che ci si offrono, giova notare che in quelle del 1876 si contiene anche l’ emigrazione clandestina, per la quale s’ intende quella che si effettua senza passaporto. Dato che questa per lo più si abbia a riguardare come emigrazione a lungo termine, ne verrebbe la conseguenza che l’emigrazione totale sarebbe stata maggiore negli anni precedenti, il che starebbe in armonia con ciò che

avviene negli altri stati d’ Europa circa all’ emigra­ zione verso i paesi oltreoceanici.

L’on. Bodio, passando a considerare l’importanza della emigrazione italiana transoceanica in confronto a quella di altri paesi europei, conferma che dap pertutto il movimento della emigrazione ha declinato, in questi due o tre anni, a precipizio, e che in tutti i paesi di immigrazione si osserva un vero rigur­ gito, una restituzione cioè di gran parte degli emi­ grati, massime dall’ America meridionale. Le condi­ zioni degli emigranti ai paesi transatlantici si vanno facendo sempre più diffìcili. E il relatore osservava che a reprimere questi danni é le inoneste specula­ zioni degli agenti di emigrazione, il ministro Lanza e poi il^ministro Nicotera emanavano le note circo­ lari, di cui noi più volte tenemmo parola, biasimando quella dell’on. Lanza e delle due dell’ on. Nicotera lo­ dando la prima e facendo le nostre riserve sulla se­ conda, la quale riproduceva in parte gli inconvenienti della circolare Lanza.

L’ on. Correnti presidente diceva non risultare chiaro dalla relazione del Prof. Bodio se nella sta­ tistica dell’emigrazione del 1876 fosse contemplata anche quella clandestina. Il Bodio ripeteva che le cifre non danno garanzie di certezza perchè nel for­ mulare i quesiti non si fece parola della emigrazione clandestina, mentre d’ altra parte non si poneva l’ antitesi fra questa e la legale, inquantochè non si poteva parlare di emigrazione legale, cioè control­ lata mediante passaporto per tutti coloro che si re­ cano in quegli Stati che non lo domandano. Il mi­ nistero chiedendo ai prefetti ed ai sindaci di compilare mensilmente la statìstica dell’ emigrazione, non indi­ cava i mezzi, e molto meno un unico mezzo, per accertarla, rimettendosi alle autorità locali. E pro­ babile pertanto che si siano seguiti criteri diversi; però l’ emigrazione si effettua principalmente dalle campagne e quivi gli emigranti non tralasciano quasi mai di richiedere un passaporto, anche se si diri­ gono verso gli Stati che non lo impongono. Per lo meno si muniscono di un passaporto per l’interno o del nulla osta. Interpellati i prefetti se l’ emigra­ zione clandestina fosse stata compresa nelle cifre raccolte dai Sindaci, risposero in vario senso.

La polizia potrebbe dar qualche lume sulla emi­ grazione propriamente clandestina dalle città. Il con­ cetto della emigrazione clandestina si presta dunque a interpretazioni diverse e nel numero dei passa­ porti non si distingue poi fra quelli rilasciati a sem­ plici viaggiatori e quelli rilasciati a persone che hanno l’intendimento di fissare all’estero la loro di­ mora. In conseguenza la nostra statistica è ancora incerta e i confronti colle statistiche straniere rie­ scono assai malagevoli. Certo per fare il bilancio della emigrazione gioverebbe conoscere anche il numero dei rimpatriati, ma è ben diffìcile trovarli e numerarli. Dovrebbe essere più facile nei comuni rurali, ma c’ è da fidarsi poco della esattezza nello stato presente delle cose e troppo è invalso già il mal vezzo di dare cifre cervellotiche. Col tempo gio­ verà rivolgere l’attenzione al ritorno in patria e alla immigrazione degli stranieri.

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52__________________ L' E C O N O M IS T A 27 gennaio 1878 cifre della statistica francese riguardo al porto di

Marsiglia, per esempio, differiscono da quelle della nostra ; se non che giova osservare che spesso av­ vengono cambiamenti nelle correnti migratorie. Così su circa 51 mila persone che nel 1876 passarono in Francia per emigrazione temporanea, potrebbero in un anno due o tremila, non trovando colà da occuparsi utilmente o cessati i lavori, essersi imbar­ cati a Marsiglia per i paesi transatlantici.

È ora comparsa la statistica della emigrazione del 1876. Essa si divide in sei parti rappresentate da altrettante tavole, nella prima delle quali i dati sono esposti per ogni circondario o distretto e nelle altre sono riassunti per provincia. La prima tavola con­ tiene il numero degli emigranti delle due categorie distinte in base alle dichiarazioni degli emig'ranti medesimi, maschi e femmine, comparativamente alla popolazione di ogni circondario. Nella seconda gli emigranti sono distinti per età inferiore o superiore a 14 anni. Nella terza si nota se partirono soli o con famiglia. Nella quarta si distinguono secoudo la professione o mestiere che esercitavano in patria. Nella quinta, senza distinguere le due categorie di emigranti, si ripartiscono secondo i porti d’imbarco, Nella sesta, rinnovando la distinzione, si aggruppano in ordine ai paesi ai quali si dirigono.

Nella relazione presentata alla Giunta centrale di statistica alcune cifre furono date per approssima­ zione, il che spiega le leggere differenze fra quei totali e le cifre corrispondenti contenute in queste tavole.

Noi riferiam o pertanto i totali di questa, che giova c re d e re p iù vicini al vero, tenuto s e m p re conto delle incertezze accennate. Q uanto agli apprezza­ m e n ti e qaanto all’o rdine in cui le provincie figu­ ra n o nella statistica delle em ig ra z io n e , rim an g o n o intatte le notizie indicate in principio.

L’emigrazione propria fu di 19,756, di cui 15,268 maschi e 6,188 femmine. Primeggiano la Lombardia che su una popolazione di 5,5)3,914 conta 6,753 emigranti in cui 3,894 masehi e 2,8)1 femmine, e la Liguria che su una popolazione di 865,251 conta 1,855 emigranti, di cui 1,596 maschi e 484 fem­ mine. Vengono poi il Veneto, il Piemonte, la To­ scana. Nell’Emilia, nelle altre provincie del centro e nelle provincie meridionali l’ emigrazione in ge­ nerale è scarsa. Fra le ultime si distinguono la Cam­ pania, la Basilicata e le Calabrie. Quanto alla emi grazione temporanea il totale è di 89,015, di cui 81,919 maschi e 7,096 femmine.

Quanto all’età, per l’emigrazione propria si hanno 15,350 individui sopra i 14 anni e 4,126 sotto i 14 anni, e per l’emigrazione temporanea 85,663 sopra i 14 anni e 3,357 sotto i 14. I maschi eccedono sempre di gran lunga le femmine.

Partirono soli nella emigrazione propria 8,708. e in quella temporanea 79,006. Il resto partì per gruppi distinti di 2, 3, 4 o più persone. Nella quarta tavola dove gli emigranti sono classificati per professione, ci piace notare che emigrarono dalla Lombardia 2,052 agricoltori, dal Veneto 1,325, dal Piemonte 825, dalla Liguria 627, dalla Basilicata 592, dalla To­ scana 333, cifre queste degne di osservazione e di studio.

Dalla tavola quinta si rileva che fra i porti d’ im­ barco nella emigrazione propria Genova dà una cifra di 19,582, Napoli di 4.195, altri porti italiani in complesso 7,667, Marsiglia 2,247, FHàvre 898, altri

porti francesi 286, Trieste e altri porti austriaci 495. Quanto infine al luogo di destinazione e per l’ emi­ grazione propria, notiamo che le repubbliche della Piata danno una cifra di 2,134, altri Stati dell’Ame­ rica meridionale, centrale e Messico di 11,320, Stati Uniti e Canadà 811, Grecia, Turchia e Levante 259, Egitto 309. Quanto poi all’ Europa, la Francia dà una cifra di 2538, la Svizzera di 631, l’Austria-Ungheria di 442, Spagna e Portogallo di 301, la Germania di 230. Nella emigrazione temporanea primeggia pure la Francia, e seguono poi l’Austria-Ungheria, la Svizzera, la Germania, poi gli altri paesi a gran distanza.

Società Sici iana di Economia politica

Presidenza del prof. Gio v a n n i Bru n o (Sedata del 6 gennaio 1878)

Il Presidente dà lettura del seguente indirizzo votato ad unanimità.

« La Società siciliana di economia politica, lieta di vedere affidato il Ministero dei Lavori pubblici all’on. comm. Francesco Perez, senatore del Regno, che fu socio fondatore perpetuo e presidente ono­ rario di questo sodalizio, dà incarico alla Presidenza di far giungere a S. E. il Ministro le più sincere congratulazioni della odierna adunanza. E di ma­ nifestargli al tempo stesso che la Società confida nel provato patriottismo e nei principii scientifici professati dall'illustre uomo, che Je opere pubbliche riceverranno in quest’isola un nuovo impulso per metterla a livello delle altre provincie di terra- ferma. »

Indi si partecipano due lettere: l'una del profes­ sore Pinna Ferrà, e l’altra del professore De Gioannis Gianquinto, i quali rendono grazie alla Società della loro elezione a soci corrispondenti.

Si passa poscia alla discussione dell’ argomento messo all’ordine del giorno. Sulle cagioni che han potuto influire sullo stato attuale della marina mer­ cantile italiana.

L’Avvocato Correo ha la parola ed espone come da qualche anno la marineria non presenti i passati aumenti, e vi sia invece decadimento, provandolo con le statistiche nazionali e straniere ; ed il fatto è sorretto dallo allarme sparso fra gli armatori, dalle petizioni dì talune marinerie, dal trovare i cantieri senza legni a costruire. I capitali fuggono dal mare. Egli è ve­ ro che le crisi, il ribasso dei noli, la guerra d’Oriente hanno impedito il progredire delle marinerie eu­ ropee; ma il fenomeno in Sicilia si presenta con maggiore imponenza, sicché è da credere che oltre codeste cause generali, ve ne sieno delle speciali in Italia.

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27 gennaio 1878 L’ E C O N O M IS T A 53 Il prof. Cavallari non trova esatto che la m a r i ­

neria sia in decadim ento, p e rc h è rispetto ad altro periodo presenta m in o ri legni; bisogna te n e r p r e ­ sente la trasform azione dei legni da vela a v a p o re , le volanti e i m ovim enti dei legni. T ro v a c h e le tasse possono influire sul decadim ento, e che è utile rio rd in a rle dopo serio studio.

Anche il comm. Oliveri non crede al decadimento j della marina mercantile, l’attuale sosta la Mova nel ribasso dei noli: nè crede che assolutamente le tasse vi abbiano influenza; egli trova spesso uno ì sviluppo maggiore sotto l’azione della tassa che sotto j la sua mancanza.

L’ avv. Maggiore Perni osserva come il Cavallari si trovi in equivoco in riguardo alle statistiche; non si presume un’epoca con un altra, ma un anno con un altro, il 1876 col 1875, e in un anno non può farsi sentire l’azione della maggior celerità dei legni, dei progressi nella nautica, dello sviluppo nella va­ poriera. Il fatto si è che mentre dal 1865 al 1875 la marina si trova in progresso costante e aumentata, al 1876 fa una brusca fermata, che diviene più spic­ cata nel 1877. Si può discutere se sia una fermata naturale dopo uno slancio ; ma non si può mettere in dubbio. Ma qualora si considerino le circostanze di fatto che accompagnano questo fenomeno, la poca influenza che le cause generali hanno esercitato sulle altre marinerie, le quali non presentano questo sim­ bolo, è a dedurne che vi sono cause speciali.

Egli non può essere di accordo coll’ onor. Oliveri che le tasse non esercitino influenza; le tasse, che sono una delibazione del capitale, esercitano influenza sull’ industria, arrestandola quando sono pesanti, come in Italia, e molto meno crede che vi possa essere progresso con le tasse e regresso con la assenza di esse. Egli trova in Italia le imposte alte e gravose, quelle della marina pesantissime; non parla di quelle di servizio, ma si ferma alla ricchezza mobile; e mostra come alle riforme del 1874 succede il 1876 e il 1877, che presentano una seria diminuzione nel numero e nel tonnellaggio dei legni di fronte al pro­ gresso degli anni precedenti.

Il duca di Ilrolo in sostegno aggiunge, che è tale la minaccia del decadimento delle costruzioni della marina mercantile, che all’Istituto nautico di Palermo si chiuse in quest’anno per manco di giovani, il corso di costruzione navale.

Il consigliere Di Menza non trova le cifre presunte dal Corrao abbastanza eloquenti per mostrare se la sosta sia un decadimento; ed amerebbe accertato questo estremo. Alla di lui opinione si associano il deputato Di Pisa e il comm. Balsano, il quale non amerebbe costituire la marina mercantile in una specie di privilegio di fronte all’ imposta quando tutte le in­ dustrie ne sono gravate.

Il P re s id e n te dopo di avere riassunto la discussione fa n o ta re c h e il fatto della sosta nell’ a u m en to del navilio è orm ai incontrastabile; c h e però non puossi pel m o m e n to afferm are che le cause di questo r a l ­ lentam ento sieno di u n cara tte re tutto speciale e per­ m a n e n te da r e c la m a r e una im m ediata i¡form a.

L ’ arg o m e n to è molto serio e c o m p le sso ; implica questioni di ordine economico e di ordine tecnico che d o v re b b e ro essere p o n d e ra ta m e n te studiate. E gli è v e ro che il ribasso dei noli significando dim inuzione di reddito fa tro v are le tasse, precedenti il ribasso, esorbitanti; ma è necessario stu d ia re se il fenom eno è transitorio o p e rm a n e n te . In ogni modo per l’ im­

portanza dell’ argomento parrebbe necessario uno stu­ dio più esteso il quale o si rimette ad un congresso da convocarsi dal governo, o si fa dalla Società nò­ stra. E quindi domanda.all’adunanza se volesse votare un ordine del giorno nel primo senso, ovvero no­ minare una commissione di soci onde studiare la materia, e in altra seduta proporre ciò che meglio conviene. Essendo l’ora assai tarda per lunga di­ scussione la Società preferisce lo studio della com­ missione, e deferisce al Presidente la nomina dei componenti della medesima.

LE RISCOSSIONI E I PAGAMENTI

nell’ anno 1877

Dal Ministero del Tesoro è stata pubblicata la dimostrazione dei risultamenti del conto del Tesoro al 31 dicembre 1877, ed il prospetto comparativo delle riscossioni e dei pagamenti verificatisi presso le Tesorerie del Regno durante gli anni 1877 e 1876. Nel prospetto medesimo sono indicate altresì le pre­ visioni del bilancio definitivo per il 1877 con l’ ag­ giunta di entrate e spese approvate successivamente per leggi e decreti speciali.

Ecco gl’incassi fatti durante l’ anno 1877 per cia­ scun cespite d’ entrata, confrontati con quelli effet­ tuati nel precedente anno 1876 e con le previsioni del bilancio definitivo per il 1877 :

Cespiti Riscossioni

7877 ~ ~1876

Fomlia-ies.cor. L . ISO,745,902 179,983,036

ria (arretrati 1,434,621 2,452,935

Iticeli, teser. cori-, 184 664,331 If 0,440,115

mobile (arretrati 670.274 2,964,824

T assa di maein. 83,138,532 82,521,093 Tassa (deman. 139,182,764 129,282,543 sugli alt (ferrov. 13,076,039 12,790,224 T assa sulla fabb. 3 992,636 3,025,012 Dazii di coni. 102,176,355 100,881,029 D aziiin t. dicons. 70,083,815 69,764,818 P rivative 167,835,782 165,201,914 L otto 68,(17,947 71,263,595 Servizii pubblici 86 339,453 65,398,112 P a tr. dello Stato 68,797,417 65,180,469 E n tra te event. 28,815,631 7,738,472 Rim borsi 84,583,603 86,165,107 E n tra te straord. 16 L,958,696 101,990,997 Asse ecclesiast. 41,729.389 42,664,284 Incassi prev. 1877 181,540,727 1,100,000 182 963,327 1,800,000 80,654,698 131,500,000 13,668,600 3,199,837 106,009,539 69,386,800 171,493,307 75,355,003 90,393,152 90 237,946 29,784,413 85,330,099 167,154,991 40,389,556 T otale L. 1,487,243,189 1,369,708,579 1,521,961,495

(6)

eserci-L’ E C O N O M IS T A 27 gennaio 1878 zio 1877, in confronto sempre agli incassi effettuati

nel 1876.

Oltre a questi aumenti principali merita altresì di esser notato quello di un milione e 500 mila lire circa che presentano i dazi di confine. Inoltre ab­ binino nelle privative un aumento di 2 milioni e 600 mila lire, e nelle rendite del patrimonio dello Stato gl’incassi del 1877 superarono quelli del 1876 di 5 milioni e 600 mila lire. Nei proventi del lotto abbiamo invece una diminuzione nel 1877 di 5 mi­ lioni e 200 mila lire.

Confrontando le previsioni complessive dell’ anno 1877 con le somme riscosse in detto anno, abbiamo una differenza in meno nelle riscossioni di lire 51,718,306. Lo rendite del patrimonio dello Stato presentano una diminuzione di 21 milioni e 400 mila lire, e nei proventi del lotto la differenza in meno è di 7 milioni e 300 mila lire. Anche nei dazi di confine le riscossioni furono minori delle previsioni di 5 milioni e 800 mila lire, e nelle pri­ vative abbiamo pure una differenza in meno nelle riscossioni di 5 milioni e 600 mila lire. All incontro l’ imposta sul trapasso di proprietà e sugli affari pre­ senta nel 1877 un maggiore incasso sulle previsioni di 7 milioni e 700 mila lire. La tassa sulla maci­ nazione dei cereali ha prodotto all’ erario 2 milioni e mezzo in più delle previsioni, come pure nell’ im­ posta sui redditi di ricchezza mobile le riscossioni superarono le previsioni di un milione e 700 mila lire.

Nell’ anno 1877 i pagamenti fatti per ciascun mi­ nistero resultano dalle cifre seguenti che poniamo in confronto coi pagamenti eseguiti durante I’ anno 1876 e con la spesa prevista nel bilancio definitivo del 1877.

Min is t e m Pagamenti Spese previste

F inanze L Graz, e Grinst.» E steri » Istruz. pub. » Interno » I.avori pub. » Guerra » M arina » A gr. e comm.» 1877 977,696,232 27,633,979 6,081,349 21,549,245 ■ 53,478,203 125,093,877 202,632,337 49,597,620 10,066,861 1876 935,693,367 27,422,294 5,041,190 . 20,666,096 55,273,938 115,649,438 192,134,255 36,244,203 9,822 091 ' 1877 1,049,031,057 29,370,641 6,372,931 24 047,308 60,797,274 182,181,234 216,832.995 55,252,595 12,078926 T otale L . 1,474,129,703 1,398,851,872 1,635,964,964

Nell’ anno 4877 furono pagate lire 75,277,851 in più che nel 1876. Il Ministero delle finanze concorre per quasi 42 milioni di lire in questo aumento, quello della Marina per 15 milioni e 500 mila lire, quello della Guerra per 10 milioni e mezzo, e il Ministero dei Lavori Pubblici per 9 milioni e 700 mila lire.

Dal confronto delle spese previste per l’anno 1877 con 1 pagamenti fatti in detto anno abbiamo una differenza in meno nei pagamenti di lire 161,855,261. Tutti i Ministeri concorrono in questa differenza: il ministero delle finanze per oltre 71 milioni di lire, quello dei lavori pubblici per 56 milioni, e quello della guerra per 14 milioni.

Confrontando poi le riscossioni del 1877 coi pa­ gamenti effettuati nell’anno stesso, abbiamo una diffe­ renza in più di lire 15,115,486 lire, a favore delle riscossioni.

La situazione del conto del Tesoro al 51 dicem­ bre 1877 si riassume nelle seguenti cifre:

A T T I V O .

Fonilo ili Gassa fine 76 I.. 134,570,043 54

Crediti di T esoreria id. » 140,502,251 40

Riscossioni fine dicem bre. 77 » 1,487,243,188 93

Debiti di T esoreria id. » 438,587,639 08

T otale L. 2,200,903,123 45

PASSIVO.

Debiti di T eso reria fine 76 L P agam enti a tu tto dicem bre 77 »

D iscarico di T esorieri »

Fondo di Cassa fine dicem bre 77 »

C rediti di T esoreria id. »

T otale L. 2,200,903,123 45

La situazione del Tesoro al 51 dicembre 1877 presenta un aumento di oltre 30 milioni nel fondo di Cassa, una diminuzione di 19 milioni di lire nei crediti di Tesoreria, e un aumento di 2 milioni nei debiti di Tesoreria, che col discarico a favore del Tesoriere di Roma e del ricevitore di Lanciano, si viene a costituire la somma di 15 milioni e 100 mila fire che rappresenta le maggiori riscossioni fatte nel 1877 in confronto dei pagamenti eseguiti nell'anno stesso.

I boni del Tesoro che alla fine del 1876 erano indicati per 170 milioni di lire, alla fine del 1877 ammontavano invece a 217 milioni e mezzo, e cosi con un aumento di 47 milioni.

Le anticipazioni statutarie delle Banche che al 51 di­ cembre 1876 ammontavano a 49 milioni e mezzo al 51 dicembre 1877 erano ridotte a 18 milioni e mezzo.

Anche nei vaglia del Tesoro abbiamo una diminu­ zione di 5 milioni; ed alla fine di dicembre 1877 ascendevano a 17 milioni e 700 mila lire.

440,699,073 03 1,474,129,703 17 47,641 49 164,889,306 54 121,137,399 22

Società di Economia Politica di Parigi

(Adunanza del 5 gennaio 1878)

La Società di Economia politica di Parigi ha già incominciata la serie delle sue Conferenze pel 1878 tenendo il 5 del corrente mese una prima adunanza sotto la presidenza del sig. Federigo Passy membro dell’Istituto.

Essendo presente alla riunione in seguito a spe­ ciale invito il sig. Bayley-Potter, membro del Par­ lamento inglese e fondatore del Cobden-Club, il Presidente, premesse poche parole di circostanza, si rivolge all’illustre ospite ed augurandogli il ben ve­ nuto a nome della Società, lo ringraziò per tatto quanto egli ha fatto e fa tuttora, in onore alla me­ moria di Cobden e pel trionfo dei principi-! di cui quel grande uomo è stato la personificazione vi­ vente.

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27 gennaio 1878 L’ E C O N O M IS T A 55 politica di restrizione, di egoismo nazionale e di in­

terventi a mano armala, per fare prevalere invece, una politica di giustizia, di solidarietà, di pace; la politica di Cobden che, mercè la propaganda fat- . tane dai suoi discepoli, è ormai la politica della parte più illuminata del mondo civile.

Il sig. Bayley Potter, rispose in lingua inglese ringra­ ziando calorosamente la riunione della simpatica acco­ glienza ricevuta, e che riguardava come fatta alla So­ cietà, da lui rappresentata.— Soggiunse, che Io scopo pel quale il Cobden Club veniva fondato, era appunto quello di onorare la memoria di un grande uomo dabbene, la cui gloria è patrimonio comune deli’ uma­ nità, e di onorarla nel modo che solo può dirsi serio e proficuo, cioè col propagarne le idee. — Infatti come tutti sanno, il Cobden-Club non ha altro scopo tranne quello di divulgare le massime sane, e di far cono­ scere a tutti, la verità dei fatti. A tale oggetto, nel corso della sua vita, che è tuttora assai breve fece già distribuire nelle varie parti del globo non meno | di 250,000 esemplari di diverse pubblicazioni. Fra j queste tengono una larga parte gli scritti di Fed Ba- stiat, chiamato a giusto titolo il Cobden francese, dei quali, l’oratore fu lieto constatarlo, si è dovunque ri­ conosciuta la grande e benefica influenza nel dissi- pare gli errori più inveterati. Il discorso ascoltato colla più viva attenzione dalla maggior parte degli intervenuti e fedelmente riassunto in lingua francese dal presidente, terminava co.i voti più lusinghieri por la prosperità della Francia; la quale essendosi ora fran- I cernente messa nella via delia libertà politica, non potrà che sempre più sviluppare il principio della libertà nelle sue istituzioni economiche, dacché tutte le li­ bertà sono collegato fra loro, e la libertà economica, ; non è altro senonchè un lato della libertà morale. I

Dopo di ciò il Presidente, ha fatto varie comuni­ cazioni alla Società fra le quali la più importante riguarda il conferimento del premio Bas/iat, fondato dalla Camera di Commercio di Bordeaux pel miglior lavoro, sulla vita e sug i scritti del grande economista, premio, che In ordine a un rapporto dal signor Marco Maurel armatore, e membro della Camera di Commercio di Bordeaux fu conferito al sig. Augusto Bouchió de Belle avvocato alla Corte di Parigi.

Il rapporto del signor Maurel, che forma un fa- | scinolo di ben 45 pagine è esso pure uno studio economico degno di nota. Altre comunicazioni fece | pure il Segretario, annunziando anche la morte del signor Emilia Bere* vecchio cultore delle di­ scipline economiche, ed uno dei principali collabo­ ratori del Journal des Economistes di cui tessè bre­ vemente l’elogio. Il signor Beres infatti era noto i nel campo scientifico■ per alcune pregiato pubblica­ zioni, e la morte lo ha colpito appunto mentre era j intento a preparare una nuova opera, il Segretario ricordava in pari tempo la perdita del Marchese di Franclféu acerrimo avversarlo delle dottrine del li­ bero scambio, per combattere le quali scrisse un apposito volume intitolandolo:

J

liberi scambisti non sono economisti.

Il Segretario avendo quindi segnalato all’ assem­ blea, una energica perorazione in favore del libero scambio diretta dal signor Notte!le alle Camere sin­ dacali di Parigi, l’autore, presente alla riunione, ha J

creduto di dover fornire qualche spiegazione in proposito. Egli lui detto infatti, che il suo scritto alle Camere sindacali, altro non era in sostanza se nonché l’ attuazione di quelle idee che aveva svolle j

la seno alla Società di Economia politica, nella adu­ nanza dei 5 settembre ; esercitare cioè una pro­ paganda libero scambista sulle masse industriali che sono le più ostili, facendo appello appunto al loro interesse di produttori col dimostrare, che il prote­ zionismo mentre crea un privilegio a favore delle grandi industrie, che imprimono alle materie le prime trasformazioni, spoglia e sagrifica tutte le altre, chè debbono ulteriormente trasformarle. Il signor Not- telle era lieto di constatare che questa sua idea prometteva di essere feconda di larghi resultati pra­ tici, dacché aveva luogo di sperare che l’ Union na-

tionale, il gruppo sindacale più numeroso delle in­

dustrie parigine, si farà centro di tutti i reclami in­ dustriali, che sorgeranno in Francia contro il prote­ zionismo, i quali acquisterebbero per tal guisa una forza collettiva capace di esercitare un’ influenza prevalente nella rinnovazione dei trattati di com­ mercio.

Finalmente s: passò alla scelta del tema da discu­ tersi nella riunione. Nell’ adunanza precedente si era stabilito di méttere all’ ordine del giorno una que­ stione di economia rurale, per esempio quella rela­ tiva all’ indennità da concedersi, spirato I’ affitto, ai- fi affittuario che Ita aumentato il valore del fondo; ma essendo assente il signor Richard (del Cantal) che I’ aveva proposta, si dovette lasciare da parte. Si rinunziò pure a discutere ( quistione anche questa che era stata messa all’ ordine del giorno) se in vista del forte deprezzamento dell’ argento, fosso una necessità per la Francia e per l’ Italia di abo­ lire il corso forzoso. E ciò perchè il corso forzoso essendo abolito in Francia fino dal 1° gennaio cor­ rente, 1’ argomento non presentava più quell’ inte­ resse che avrebbe avuto per 1’ addietro. Per 1’ as­ senza di altro membro .della Società, si rinunziò pure a trattare della marina mercantilo, e così fu messa in discussione una proposta del signor L i-

mousin tendente a sopprimere i dazi di consumo (octrois) sostituendo ai medesimi una nuova imposta

sopra le pigioni delle case.

il signor Lhnousi'n si fece quindi a svolgere in sua proposta. Egli osservò che l’ imposta del dazio consumo è una di quelle che sono più uni­ versalmente e più unanimemente riprovate, dacché, come giustamente fu qualificata, è una vera impo­ sta progressiva in senso inverso. Essa però viene conservata per la ragione che non è tanto facile trovare una imposta egualmente produttiva, la quale possa impiantarsi e percipersi con eguale facilità. A questo inconveniente 1’ oratore pensa avere tro­ vato un rimedio, sostituendo al .dazio consumo una imposta sulle case, o pei meglio dire sul valore

locativo. Questa imposta, il cui ammontare do­

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5G L’ E C O N O M I S T A 27 gennaio 1878 ili sopprimere. Ora ilato ciò, la nuova imposta rap- ,

presenterebbe in confronto dell’antica una notevole j diminuzione di aggravi per tutte quelle famiglie le I quali, appartenendo alle classi più modeste, pagano j delle pigioni miti. Sopporterebbero invece un' au­ mento di imposta le famiglie che pagano un’ allitto di 3000 lire o più; cioè quelle che hanno un red­ dito presunto non inferiore alle 15 mila lire; cosi la progressione dell’ imposta rimarrebbe, è vero, ma sarebbe più logica.

La proposta del signor Limousin dette occasione ad un’altro membro della Società, il signor Menier, di avanzarne una anche più radicale ; la spppresr- sione cioè di tutte le contribuzioni indirette e prima di ogni altra dei dazi di confine, che dovrebbero es­ sere compensate con una nuova imposta del 4 per cento sul capitale fisso.

Il signor Vourtois, mentre si dichiarava esso pure favorevole all’ abolizione dei dazi municipali, li vor­ rebbe rimpiazzati con una imposta sulla rendita, ma non sul capitale o sulla proprietà. Ad eliminare poi gii inconvenienti che presenterebbe una imposta di tal natura, cioè la difficoltà di percepirla e di ripartirla equamente, egli propone di suddividere anche i contribuenti di una stessa città in circoscri­ zioni ristrette, nelle quali il sindacato reciproco dei contribuenti sarebbe assai facile, e farebbe si che tutti pagherebbero quanto per giustizia dovrebbero pagare.

Rispondendo ai precedenti oratori, il signor L i­

mousin si sforzava di mostrare che in sostanza Ira

lui e il signor Menier non esiste divergenza seria, perchè l’ imposta che questi vorrebbe imporre sulla proprietà, verrebbe in ultima analisi a sopportarsi dagli inquilini, in conseguenza di un proporzionale aumento di tutti gli affitti,. e così assumerebbe la natura di imposta sulla rendita presunta delle sin­ gole famiglie.

Sembra però che le considerazioni svolte dai pre­ cedenti oratori non incontrassero completamente il favore della riunione, dacché due altri oratori, il signor Clemente Juglar e il signor Nottelle sorsero a sostenere invece 1’ opportunità di mantenere i dazi municipali, e in generale tutte le imposte indi­ rette, come quelle che danno grossi prodotti, senza suscitare malumori nei contribuenti. — Anche l’il- fustre Garnier credè di muovere qualche obbiezione in merito alla tesi propugnata dal signor Limousin. Ma a questo punto la discussione viene ad allar­ garsi tanto facendosi per peggio anche assai confusa, che la società delibera di riprenderla in a.tra adu­ nanza, e a noi riesce impossibile il tenervi metro in questo nostro succinto resoconto, al quale p er­ tanto poniamo fine, riserbandoci tornare sull’ argo­ mento quando una nuova e più ordinata discus­ sione per parte della società di economia politica ce ne offra il modo.

NOSTRA CORRISPONDENZA

L e C o m p ag n ie f e r r o v ia r ie d i seco n d ’ o rd in e — L o ro d ep lo rev o li co n d izio n i — U n a c irc o la re d e l M in istro d e i la v o ri p u b b lic i — L a r e n d i ta 5 p e r 100 e il ria lz o d e lla r e n d i ta ita lia n a a lla m o rte d i V itto rio E m a n u e le — S ta n le y a P a r ig i.

Parigi, 23 gennaio. La questione ferroviaria continua ad essere mo­ tivo di seria preoccupazione per molti, giacché il modo col quale molto probabilmente verrà risoluta

risulterà a grave danno di molti che nella fallace speculazione delle linee, così dette indipendenti, ave­ vano investito i loro capitali.

Queste Compagnie, che davvero si possono chia­ mare disgraziate soccombono è vero in gran parte per colpa loro, ma questa loro colpa non è poi così grave da giustificare che lo Stato si mostri estremamente rigoroso quando si tratterà di stabi­ lire il prezzo di riscatto. Fondatesi, quando molti credevano che esse potessero vivere di vita pro­ pria, queste linee indipendenti dovettero ben presto accorgersi come fosse loro impossibile di creare un traffico che solo le avrebbe potute indennizzare dei loro sacrifici, ed inoltre la concessione fatta dallo Stato a dipartimenti e comuni di creare linee di terzo ordine o così dette d’interesse locale, peg­ giorò ancora le già tristi condizioni di quelle linee ludipendenti le quali non videro più altro scampo se nqn che nella fusione loro nelle grande com­ pagnie.

La fusione sarebbe stato il mezzo più acconcio ed idoneo a salvare queste compagnie e siccome aveva fatto buona prova venti anni or sono così, megliorato a seconda lo esige il progresso del tempo, poteva anche oggi sortire buon effetto.

Ma no ! La maggioranza della Camera ha pre­ ferito che lo Stato riscattasse queste linee, che ne formasse una settima rete e che poi o la eserci­ tasse esso stesso o l’appaltasse stipulando il con­ tratto in modo da stabilire il più basso tasso possibile riguardo alla circolazione e un termine breve per la durata del contratto.

A dare in appalto questa settima rete ad una delie grandi Compagnie, non v’ è da pensarci nem­ meno giacché lo Stato secondo l’emendamento Allain Farge che promosse una lunga e complicata di­ scussione nello scorso anno, della quale anche qualche giornale dei vostro paese s’è occupato, lo Stato si riserberebbe il diritto di esercitare la sua

autorità sulle tariffe e sul traffico e inoltre — e qui

sta la condizione più inaccettabile — che esso Stato potrebbe quando gli paresse ordinare il compimento

e l’estensione della rete senza occuparsi della sua condizione finanziaria.

Resta pertanto come evento inevitabile che lo Stalo eserciterà da se questa settima rete e le sgra­ ziate Compagnie secondarie che si trovavano di già nel più serio imbarazzo perdettero ad un tempo e • la loro esistenza autonoma che era la loro illusione e i benefici di una liquidazione — nel caso della fusione, che ho menzionato di sopra, la quale poteva alleviare la loro miseria.

Comecché fossero già molto deprezzate le obbliga­ zioni della Charentes, della Vandea, di Orleans Cbà- lons, d’Orleans-Rouen-Sud e di Lilla Valenciennes valevano insieme 4370 fr., in settembre del 4876 quando il governo presentava il progetto di fusione. Nel settembre ultimo scorso non valevano più che 600 franchi.

Così una grande quantità di famiglie stanno per perdere la massima parte e molte anche tutto quel poco che possedevano.

Se mai lo Stato si trovò nel caso di dovere ap­ plicare il noto aforisma favores ampliando, odia re­

stringendo, è certo questo. Esso neve rammentarsi

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ma-27 gennaio 1878 L’ E C O N O M I S T A 57 feriale deve usare di una certa liberalità che oltre

ad alleviare il danno che è toccato agli azionisti di quelle linee, servirà a non scoraggiare i capitalisti in un momento in cui appunto lo Stato può avere bisogno di capitali per il compimento del progetto relativo alla ricostituzione del nostro sistema ferro­ viario.

Il ministro dei lavori pubblici signor de Freyeinet ha indirizzato ai prefetti una circolare nella quale li invita a fargli avere sollecitamente le deliberazioni che i rispettivi consigli generali de’ dipartimenti avessero preso nelle ultime sessioni di deoembre circa i fiumi, ì canali e i porti di mare e li esorta pure a provocare il parere delle Camere di Com­ mercio e dei comitati consultivi dei dipartimenti.

La circolare ministeriale comunica pure in pari tempo ai prefetti la nomina di speciali commissioni tecniche amministrative incaricate di compilare il programma dei lavori necessarii per migliorare tanto i porti commerciali quanto la rete delle vie navigabili e pel completamento di questa rete.

Nel mondo boursiste — passatemi la frase — nella settimana scorsa si sono verificati due fatti notevoli. Il primo di questi fatti si è che il 5 per cento per la prima volta si è elevato a 109 franchi, il che lu accolto senza troppa maraviglia. L’altro fatto si è che la morte del vostro re Vittorio Emanuele fu salutata con l’ aumento di un franco nella rendita italiana. Passato il primo momento di sorpresa si è spiegato questo fenomeno col fatto che le vendite di rendita italiana erano già state fatte quando il re era caduto malato e che esse avevano lasciato soltanto delle ricompre da effettuare nel momento in cui tutti ave­ vano cognizione del ribasso. Anche la voce di un armistizio fra la Russia e la Turchia, che era corsa al momento della morte del Re d’Italia può avere contribuito al rialzo suaccennato il quale sdegnò al­ cuni della colonia italiana che ho udito co’ miei orec­ chi biasimare acerbamente quella manovra che parve un insulto ad una sventura italiana.

In questi giorni abbiamo avuto Ira noi il celebre esploratore americano Stanley che è stalo veramente il lyon della settimana e <;he ha ricevuto qui, non meno che a Marsiglia accoglienze le più cordiali e simpatiche. Il circolo dei giornalisti gli offri una colazione nella quale il signor Stanley, in risposta ad un toast che fu portato in suo onore, rispose con un discorso che non mancava certo di oppor­ tunità dacché fu una specie di apologia del giorna­ lismo. Con molta arte e con argomentazioni abba­ stanza convincenti, ii celebre esploratore ha dimo­ strato come tutto ciò che egli ha operato, lo deve all’ essere egli dapprincipio stato giornalista. Disse che quando in Africa si sentiva spossato, affranto dalla fatica e presso a soccombere, la sua coscienza gli rammentava che egli era un giornalista , glie lo rammentava quando gl’ indigeni sulle rive del Lua-

tabula gl’ impedivano di giungere al mare.; glie lo

rammentava quando sulle rive dell’Atlantico, stanco ed affamato, il suo corpo avrebbe avuto bisogno di riposo e di cibo, quando a llyangwe creduli popo­ lani cercavano impaurirlo con terribili racconti, sem­ pre insomma la coscienza di essere stato giornalista diceva al signor Stanley come il leggendario Ebreo di Sue: Marche! Marche! Perchè dall’epoca in cui aveva militato nelle file del giornalismo, aveva con­ tratto l’ abitudine di non fermarsi alle difficoltà ; sentiva quel desiderio ardente di sapere, di scoprire,

di avere notizie particolareggiate coni’ è proprio l’ istinto del giornalismo.

Fa di uopo sperare che il signor Stanley il quale si è sempre ricordato di essere giornalista nei suoi viaggi e nelle sue esplorazioni, non abbia però se­ guito l’abitudine deplorevole di certi nostri confra­ telli i quali pongono bene spesso in pratica il famoso motto detto da Voltaire riguardo a Dio : s i i rìexi•

stait pas il faudrait l'inventer !... ed adoperano in

conseguenza: quando qualcosa i\on esiste per comodo loro... comprendete il resto.

Insomma il discorso del signor Stanley che era pieno di lusinghe e di cortesie riguardo alla Società in mezzo a cui si trovava, fu molto applaudito. Il celebre viaggiatore ha assicurato che serberà sempre grata memoria delle cortesi accoglienze ricevute dai membri del Circolo della stampa.

La società formatasi per gli studii del tunnel irs la Francia e l’ Inghilterra prosegue attivamente i suoi lavori e tutto teude a dimostrare che questa opera gigantesca possa avere compimento.

Non ha guari l’Accademia delle scienze ha rice­ vuto comunicazione dei resultati avuti dagli studii preliminari che confermano l’ esistenza di uno strato di creta compatta e continua sotto lo stretto, e tale da permettere che il tunnel progettato possa venire aperto con sicurezza.

I progetti comprendono pure 1’ esecuzione di una galleria di esperimento sottomarina, che sarà prose­ guita oltre fino a 1300 metri tanto dalla parte d’In­ ghilterra quanto da quella di Francia. Se in questo lavoro non s’ incontrerà verun accidente geologico, si sarà in grado di dar mano immediatamente ai

lavori. !•

RIVISTA ECONOMICA

E f f e tti econom ici d e g li a v v e n im e n ti p o litic i. — G li scio p e ri in I n g h il te r r a n e l 1 8 /7 . — I C h in e si in A m erica. — L a fie ra d i N is h n i JNovgorod. — L a so v v en zio n e S v iz z e r a p e i la v o r i d el G o tta rd o — I l p rem io C ossa.

Il luttuoso avvenimento che ha gettato tutta Italia nella più profonda costernazione ha trovato per altro un conforto nella concordia di sentimenti che si è manifestata all’interno e di attestati di simpatia che ci sono pervenuti dall'estero; esso ha servito a mo­ strare una volta di più che l’ Italia è superiore agli attacchi dei suoi nemici i quali si sono trovati di­ sarmati di fronte all’improvvisa sventura che la col­ piva, e questa lungi dal gettare, come da alcuni si temeva e poteva temerti un nuovo elemento di an­ sietà e d’inquietudine in mezzo alle perturbazioni ! attuali degli affari d’ Europa ha giovato a stringere i vincoli che legano le varie parti della penisola ed a rafforzare la fede nel suo avvenire. Il suo prestigio ed il suo credito dovranno naturalmente averne ri- I sentito un vantaggio, il quale, per la stretta connes- I sione che esiste fra le condizioni morali e le materiali di un popolo, non potrà sfuggire alle apprezzazioni del finanziere e dell’ economista.

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58 L’ E C O N O M IS T A della politica europea, sempre coperto da foltissime

nubi. I discorso con cui la Regina d’ Inghilterra apriva il Parlamento il 17 corrente non ha punto •rischiarata l’attitudine che il governo britt^nico dovrà prendere di fronte alle emergenze della lotta in Oriente la quale non presenta più agli eserciti vitto­ riosi della Russia ostacoli molto gravi ad una marcia verso il Bosforo od i Dardanelli. Quel discorso h stato giudicato come uno specchio sincero dello stato di perplessità e d’irresolutezza in cui si dibatte il gabinetto della Regina, diviso nel suo seno stesso da due opposte correnti di opinione. E frattanto in questo ondeggiare di eventi di carattere ora pacifico ed ora bellicoso, le forze vitali del paese si disperdono, l’ener­ gia di chi dirige le imprese commerciali e industriali si affievolisce, si rendono impossibili le operazioni che devono basarsi sopra calcoli di lunga durata, i capitali stagnano, le braccia rimangono inoperose aggravando nei ceti più bassi della popolazione quelle crude soffe­ renze di cui facemmo cenno in una delle nostre ultime Riviste,

Di questi mali alcuni attribuiscono la causa prin­ cipale alPindole indocile e riottosa che l’ organizza­ zione delle trades imions ha creato alle classi in­ dustriali, e di tale avviso si mostra il sig. Edmondo Beckett in una lunga lettera diretta al Times ove rimprovera agli operai lo stato di soggezione in cui si mantengono di fronte alle loro corporazioni di mestieri, e raggiunge con la sua sferza aneo i cospiratori, così egli le chiama « politici e letterari, laici ed eccle­ siastici, che da anni lusingano gli operai e gli assi­ curano che hanno ragione di fare il minimo lavoro possibile per la maggior remunerazione che possono ottenere, mediante combinazioni ed intimidazioni di ogni sorta. » Se il sig. Beckett si limitasse a cen­ surare la pratica degli scioperi mostrando, com’ egli fa, che uno sciopero, anco con esito favorevole per coloro che lo hanno iniziato, si riduce sempre ad una perdita che ricade sopra la classe stessa degli operai perchè arresta la produzione di un capitale che in ultima analisi avrebbe dovuto esser repartito fra essi, egli avrebbe perfettamente ragione; ma tra­ scorrendo più oltre la ragione gli sfugge di mano, e specialmente quando condanna . il principio del- l’ arbitrato, che egli dice, costituisce, anche se giusto nei vari casi speciali, una pretesa di ¡issare inalte­ rabilmente per un certo spazio di tempo, generalmente non minore di sei mesi, il saggio dei salari, il quale, come il prezzo di ogni merce, è per sua natura va­ riabile. Se questo potesse essere uu motivo legittimo di condanna, varrebbe nella stessa guisa contro tutti quei contratti che fissano per un determinato spazio di tempo il prezzo a cui una cosa od un servizio debbono essere prestati ; eppure è noto in qual mi­ sura le industrie ed i commerci si valgano di questi contratti, che hanno il vantaggio di assicurar loro una certa stabilità di condizioni di cui vanno pre­ murosamente in traccia. Sebbene- contro la pratica degli scioperi sorga adesso unanime un senso di reprovazione anco per parte dei più autorevoli rap­ presentanti del movimento unionista, devesi per altro riconoscere che gli operai inglesi vi ricorrono assai lrequentemente, specialmente in questi tempi in cui si lusingano d i‘potere con questo mezzo contrastare contro l’ ineluttabile necessità che impone ad essi delle riduzioni di salario, a cui a mala pena possono adattarsi.

27 gennaio 1878 In un altra lettera inserita nello stesso numero del giornale della city il sig. Bevan asserisce di aver cal­ colato con cura il numero degli scioperi scoppiati in Inghilterra nell’anno decorso eolie dalla loro cifra ap­ parisce la disastrosa influenza che queste dispute de­ vono aver avuto nel l’aggravare inutilmente le condi­ zioni già abbastanza spi:.ose del lavoro nazionale. Sono stati 191 in 65 diversi mestieri e fra essi sono com­ presi scioperi di ogni durata da una settimana, o anco meno, fino a 9 mesi : ma ciò che colpisce di più, è ii nessun resultato ottenuto, tranne in alcuni pochissimi casi, la maggior parte di piccolissima importanza lo­ cale, da coloro che si s d ii posti in ¡sciopero. I mi­

natori di Saundersfoot (Galles-meridionale) e quelle di Dodswoorlh che vi perdurarono per setto mesi, quelli di Droufìeld per sette e mezzo, quelli di Fife e di Clackmanuan per tre; i falegnami di Wolver- hampton e ili Manchester per otto, i calafati della Clyde, i tessitori di Bolton e di Blackburn, tutti dovettero riprendere il lavoro alle condizioni che non volevano dapprima accettare, quando pure non avvenne come agli sprangai di Darlaston che dopo 16 settimane dovettero accontentarsi di una ridu­ zione anco maggiore di quella all’annunzio della quale avevano lasciato i lavori; e il costo di queste battaglie che può valutarsi a parecchi milioni sol­ tanto in salari è veramente enorme se vi si aggiun­ gono le perdite gravissime risentite dai padroni, il pericolo dell’emigrazione dell’industria, e le soffe­ renze sopportate dalle famiglie dei lavoranti. La causa delle trades unions ha trovato numerosi cam­ pioni sulle colonne stesse del Times ed invero i fatti di sopra allegati servono solo a dimostrare che gli operai sono entra ti in lotte superiori alle loro forze con una cognizione imperfetta delle circo­ stanze su cui dovea contare la loro impresa e delle vero condizioni dell’industria, ma è nello spirito e nelle tendenze delle unioni di allargare la cerchia del'e loro informazioni e di procedere sempre con maggiore cautela. Il trovarsi organizzati in potenti associazione che hanno a loro disposizione largo sussidio di mezzi materiali e di appoggi, facilita agli operai il modo di ricorrere a deplorevoli estremità ed è questo certo uno degli inconvenienti che trae seco il movimento unionista, ma esso è . contrabbi­ lanciato d;r numerosi vantaggi, che ci dispensiamo di ripetere avendone parlato anco di recente nel render conto dell’ultimo Congresso dell’Associazione par lo studio della scienza sociale tenuto ad Aber­ deen 1). Dove gli operai non sono associati la ri­ duzione dei salari incontra indubbiamente minori contrasti; in una riunione di proprietari di cotonifici di Wigan e del distretto, tenuto il Li corrente fu stabilito che i salari di .tutti gii operai sarebbero ridotti del a per cento .con quindici giorni di preav­ viso, la riduzione colpisce circa 12,000 persone il cui salario medio settimanale importa un 5,000 ster­ line e si_ nota che per ora nessun disturbo si è pro­ dotto, tanto i padroni, quanto gli operai non, appar­ tenendo a nessuna stabile associazione. Ma coll’ uso di modi convenienti e col rispetto dei dovuti ri­ guardi anco le associazioni divengono facilmente trattabili, come lo mostrarono i muratori della Scozia occidentale che riuniti a Glasgow nella prima set­ timana di gennaio accettarono, grazie aH’effieace in­ tromissione del sig. Macdonald membro del

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