L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XIII - Voi. XY1I Domenica 30 Maggio 1886 N. 630
IL PATTO DELLA NAZIONE PIÒ FAVORITA
L ' u o m o è proclive a pascersi di illusioni ; questo si sa. Ma rnenlre non reca m e r a v i g l i a ch'egli v o l o n -taiiamente si faccia vittima di q u e l l e d e l l ' a m o r e o della gloria, più strano è che si lasci sedurre non solo da ((nelle dalla ricchezza in genere (il che anche si ca-pisce) m a persino, in certi dati e singoli negozi, da quelle di un tornaconto che non esiste. — P i ù strano si, g i a c c h é ogni singolo negozio, in materia di eco-nomia vuoi domestica vuoi pubblica, essendo fondato su u n calcolo, s e m b r e r e b b e non dovesse per le i l l u -sioni esservi posto. E p p u r eLa massaia si fa promettere dal f o r n a i o una bella torta p e r Natale o p e r Pasqua, in p r e m i o de'la sua assiduità negli acquisti giornalieri durante tutto l'anno, dal d r o g h i e r e il panforte o le bottiglie di rosolio, e così via via dai diversi suoi fornitori. C r e d e di a v e r e tutto c i ò in r e g a l o e non pensa c h e lo ha già pagato anticipatamente ( e forse esuberantemente) e o a quel tanto che i consumi giornalieri le sono costati in più d e i prezzi che i fornitori a v r e b b e r o potuto praticare coii lei e con g l i altri a v v e n t o r i , quando non fossero stati costretti a calcolare tra le spese della loro azienda il costo di tutte le torte o di lutti i panforti di cui una volta l'anno ( o più se-condo gli u s i ) d e v o n o gratificare la loro numerosa clientela.
Il possidente pattuisce col contadino che questi, a certe ricorrenze dell'anno, gli pagherà in tributo, a parte la divisione dei raccolti a metà, il prosciutto, le f o r m e di cacio, la serqua dell' ova, i capponi, tanti cestini d'uva e d'altre frulla, e via d i s c o r r e n d o . L ' u s o ha forse una o r i g i n e feudale. A mantenerlo in v i g o r e avra forse influsso quel c o m p i a c i m e n t o c h e molti possidenti t r o v a n o nel fornire la propria mensa di prodotti delle proprie terre e di farne dono agli amici. Ma n o n pochi tra i possidenti c r e d o n o di ricattarsi alla m e g l i o delle disuguaglianze tra p a -d r o n e e conta-dino, c h e il sistema -della mezzeria include nella divisione dei prodotti, tutte a f a v o r e del secondo. N o n pensano che di q u e ' capponi, c h e di q u e l l ' o v a il contadino si è g i à più c h e pagato anticipatamente, che n e ha preso c o n tutto il s u o c o m o d o durante l'anno ben più c h e I' equivalente, col c o n s u m o ch'egli e più la sua prole, se n e ha, fanno di ogni cosa mangereccia sul podere e c o n cento piccoli abusi insindacabili. — ( V e r o è c h e a v r e b b e r o luogo in ogni m o d o ) .
Ma l'illusione in cui ogni g e n e r e di persone p i ù ostinatamente si c o m p i a c e , è quella del vantaggio
che si crede c o n s e g u i r e col ribasso che si ottiene dai venditori sul p r i m o prezzo chiesto, a furia di mercanteggiare, n e i luoghi, e sono i più, d o v e non è ancora entrato o abbastanza radicato l ' u s o d e i prezzi fissi.
Si crede c o m u n e m e n t e a v e r fatto u n bel rispar-m i o escendo dalla bottega d o p o a v e r pagato dieci lire u n oggetto di cui il mercante c e n e aveva chieste quindici, m a c h e in realtà non v a l e p i ù di dieci e forse anzi n o v e e magari m e n o . N o n si pensa che il mercante n e ha chieste quindici p e r a v e r n e dieci, sicuro c o m ' e r a c h e nessuno a v r e b b e rinunziato a u n po' di ribasso. G l i è u n gusto c h e si v i e n e a pagar s e m p r e caro, più o m e n o , g i a c c h é non si è mai sicuri di a v e r e sborsato il v e r o prezzo meritato dall' oggetto e a chi ha un po' d i giudizio sorge s e m p r e il dubbio se n o n sarebbe stato p e r a v v e n t u r a tra le cose giuste e possibili u n ribasso ulteriore. Multo m i g l i o r e sarebbe un sistema g e n e rale di prezzi equi e fìssi. M a ai più, di v e d e r ben -chiaro i n quello c h e fanno, sembra gliene prema poco.
E analogamente lo stesso succede agli Stati, i quali v a n n o soggetti alle m e d e s i m e irragionevolpzze degli individui. E così dev'essere, perchè gli Stati sono aggregazioni organizzate di individui, e quali sono i fili, tale risulta la tela. A n c h e gli Stati q u a l -che volta intavolano negoziati, discutono condizioni, stipulano appalti di cui sarebbe arduo dimostrare in m o d o persuadente la convenienza, più a g e v o l e invece porre in rilievo l'inutilità e magari l'effetto dannoso. Q u i oggi v o g l i a m o analizzare u n poco I' origine, l'applicazione e gli effetti della ben nota clausola concernente il trattamento della nazione più
favo-rita, di cui p a r l a m m o alla sfuggila poco tempo
ad-dietro ( V e d i VEconomista d e l 1 6 m a g g i o ) e che i plenipotenziari non mancano m a i di inserire, p e r conto dei rispettivi G o v e r n i , nei trattati di c o m m e r -cio e di navigazione.
338 L ' E C O N O M I S T A 30 maggio 1886 ora, in c a m b i o di c i ò che m i date v o i ; m a se di
più dessi a un terzo, a un quarto ecc., per qualsivoglia ragione, darò subito altrettanto anche a v o i , senza che perciò la nostra c o n v e n z i o n e resti annullata o deva rifarsi. E si capisce c o m e le p r i m e volto c h e siffatta clausola v e n n e adottata e inserita nelle c o n -v e n z i o n i internazionali, do-vesse s e m b r a r e una gran bella trovata.
S e non che, divenuta o r a d i uso generale, c o -mincia a riuscire un vincolo che il contraente pone allo propria libertà d ' azione, prima d ' e s s e r e fonte
effettiva di vantaggi. N o n a caso diciamo effettiva,
dacché fonte virtuale di vantaggi seguita s e m p r e ad e s s e r e ; m a virtuale è troppo poco in cose tutte pratiche c o m e gli interessi economici, ed effettiva lo sarà s e m p r e meno, c o l i ' a n d a r d e l tempo, per la buonissima ragione c h e ogni Stato, sapendosi v i n -colato con tutti o quasi lutti gli altri dalla clausola in discorso, dovrà t e m e r e i danni c h e gli possono d e r i v a r e da una applicazione generale d'una a g e v o -lezza c h e fosse sul punto di c o n c e d e r e a u n altro Stato singolo, epperò si ristarà dal concederla a d i spetto dei molli plausibili m o l i v i elio v e lo s p i n -g e r e b b e r o e perderà anche ( e qui sta il p e -g -g i o ) i vantaggi c h e potrebbe ottenere e che, p e r ipotesi assai v e r o s i m i l e , g l i sarebbero di buon g r a d o dati in contraccambio.
D u n q u e si osservi b e n e : quella che v o r r e b b e es-sere una facilitazione, alcune volte, all'atto pratico, sarà tale, m a parecchie alti e rimarrà, per le ragioni dette p o c ' a n z i , lettera morta e inoltre sarà di osta-colo a tante facilitazioni c h e altrimenti a v r e b b e r o luogo. E allora tutto il pregio del sistema d o v e se ne va ?
C o l o r o che n e fossero molto teneri, ci potrebbero rispondere, mettendo in mostra le utili applicazioni c h ' e s s o ha già avute. M a ciò non distruggerebbe per nulla la nostra argomentazione. C h e si possano r a c -cogliere, e citarli, parecchi casi isolali in cui la clau-sola della nazione più favorita sia stala utile, ò certissimo e non prova nulla. S e non v e n e fossero mai, quella o non sarebbe venuta i n uso, o presto sarebbe caduta in disuso; ed allora non esistereb-bero n é la clausola tiè la questione. Ma qui si tratta piuttosto di sapere se n e sieno m a g g i o r i i pregi o gli inconvenienti, se la sia più spesso u n ajuto o un intoppo, se un incentivo, per gli Stati contraenti, a l a r g h e g g i a r e in f a v o r e della libertà degli scambi, od i n v e c e a f a r tutto il contrario.
A buon cònio, la stessa difficoltà di dare subito una risposta abbastanza precisa, include già un prin-cipio di condanna del sistema; perocché in materie così pratiche non può mai apparir buono quel sistema c h e dà luogo a ragionevoli dubbi sulla u t i -lità della sua applicazione e non lascia facilmente calcolare i risultati complessivi della m e d e s i m a .
P e r essere discreti, a m m e t t i a m o senza discussione che il b e n e e il male, nel senso fin q u i detto, si
equivalgano. All a clausola della nazione più favo-rita r e s t e r à s e m p r e addosso u n d i f e t t o : quello di
essere, c o m p l e s s i v a m e n t e considerate le cose, del tutto aziosa. M a in tal caso l e n e sarà scoperto su-bito u n a l t r o : q u e l l o di complicare le cose. E d in-v e r o , se i suoi risultati complessiin-vi, intendiamoci bene, e q u i v a l g o n o a zero, perchè n o n sopprimerla in o m a g g i o alla semplicità delle c o s e ? P e r c h è sot-toporci, i n occasione di negoziati per qualche n u o v o trattato c o m m e r c i a l e , all' i n c o m o d o e alla difficoltà
l di calcolare se e in qual misura siffatta clausola scritta nel trattato colla nazione A , non sia per riu-scirci dannosa in quello di c u i stiamo distendendo i preliminari colla nazione 11 o C ? P e r c h è insom-m a , q u a n d o il prò e il contro i n ultiinsom-ma analisi si
p a r e g g i n o , non dovrebbesi preferire d ' a v e r e le mani libere volta p e r volta e fare condizioni diversissime ai diversi Slati del m o n d o , a n o r m a della rispettiva situazione economica e c o m m e r c i a l e e proporzionate solo a quelle c h e ciascun d'essi, preso di per sé, può offrirci in contraccambio ? N o n p e r questo v i sarà m e n o cortesia internazionale; solo v i sarà m e n o ipocrisia, tanto più che i trattati di c o m m e r c i o , siamo giusti, sono effetto ed espressione p i ù delle rivalità u m a n e che non della umana fratellanza.
E così o g n u n o , dinanzi a m a g g i o r chiarezza di situazioni e con m a g g i o r libertà d'azione, tutelerà m e g l i o i propri interersi.
E q u i sarebbe finito il nostro dire. Ma v o g l i a m o a v v a l o r a r l o coll'esei.,pio di u n fatto recentissimo, già accennato b r e v e m e n t e n e l citato articolo d e l 16 m a g g i o .
P e r c h è nel trattato di navigazione, testé firmato, tra l ' I t a l i a e la F r a n c i a , è rimasto escluso il r e c i -proco diritto d e l c a b o t à g g i o ? P e r c h è la F r a n c i a , in in contraccambio all' Italia che glie lo a v r e b b e con-cesso su tutte quante l e proprie coste, n o n volle c o n c e d e r l o sulle sue coste atlantiche. E perchè c i ò ? P e r c h è , i n virtù della n o n m a i abbastanza lodata clausola della nazione più favorita, a v r e b b e dovuto i m m e d i a t a m e n t e estendere tale concessione anche all' Inghilterra. M a la Francia teme moltissimo la c o n c o r r e n z a della marina mercantile inglese e non v u o l e aprire i propri porti alla navigazione d i c a -b o t a g g i o delle navi inglesi, m e n t r e a v r e -b -b e fatto ciò senza difficoltà a f a v o r e delle nostre. Tutto questo è stato detto chiaramente e ripetutamente d a l n e -g o z i a t o r e francese del trattato e dalla stampa fran-cese prima e durante il periodo dei negoziati.
A che cosa d u n q u e è valsa la clausola della
na-zione più favorita, scritta a tanto di lettere nel
trattato di navigazione a n g l o - f r a n c e s e ? F o r s e a far si c h e i n occasione del trattato F r a n c o - i t a l i a n o , l ' I n g h i l t e r r a riuscisse finalmente ad ottenere sulle coste atlantiche francesi il libero esercizio d e l c a -b o t a g g i o ? N i e n t e a f f a t t o ; è valsa a n e g a r e cotesto diritto anche all' Italia e, p e r reciprocanza, a farlo p e r d e r e alla marina francese sulle coste italiane ov'essa lo esercitava da lunghi anni c o n grandis-simo profitto.
L a clausola della nazione pia favorita è rimasta per l'Inghilterra lettera, morta, ma iutanlo ha in parte isterilito p e r la marina francese quel vasto c a m p o di operosità che sono le coste italiane.
LE BANCHE DI EMISSIONE
Nel nostro ultimo numero abbiamo accennato a progetti di pseudo fusione tra la Banca Toscana di Credito e la Banca Nazionale Toscana, promettendo di dare in seguito maggiori particolari sui progetti stessi. Premettiamo però alcune considerazioni'che ci paiono d i qualche importanza.
Abbiamo ripetuto che la legge del 1874 che regola le banche di emissione non potrebbe a nostro avviso essere mantenuta più a lungo come base del nostro ordinamento bancario, senza esporre il paese a p e -ricoli interni che non tarderebbero a manifestarsi, e senza tenerci ancora esposti ad una impotenza oil almeno minore potenza di fronte ai mercati esteri. Sappiamo benissimo che alcuni vagheggiano non la consolidazione dello statu quo ma un prolungamento a piccoli periodi fino a che sia possibile una solu-zione migliore; ma noi dichiariamo fin d ' o r a che combatteremo questo sistema, il quale senza assicurare alle Banche attuali una vita abbastanza lunga, le manterrebbe indefinitamente in uno stato di aspetta-zione forzata, il che non può non paralizzare la loro azione. I fautori delle mezze misure avranno certamente e pur troppo la prevalenza, sia perchè il G o -verno è fiacco e manca di idee proprie e di energia per sostenerle, sia perchè con tali medii t e m p e r a -menti non compromettono la loro opinione e si tro-vano sempre in caso di dichiararsi per quel la solu-zione che avesse maggior probabilità di riuscita. Ma noi che non siamo animati da altro scopo che da quello di uscire comunque da uno stato di cose che non è un sistema e che ha tutti gli svantaggi della precarietà, noi crediamo che finalmente la necessità inesorabile sforzerà la mano ai titubanti e richiederà una sistemazione definitiva e durevole. Ora con tale convinzione crediamo che sarebbe molto vantaggioso se, senza danneggiare, anzi con profitto degli Istituti minori, questi determinassero già nel frattempo la • via che dalla logica è indicata.
Nessuno può contestare che, "-iordinando gli Isti-tuti di emissione oggi esistenti e non volendo accet-tare, come non lo vorrà il Parlamento, la Banca Unica, non sarà nemmeno possibile aumentare la potenzialità delle Banche minori, perchè questa non si potrebbe ottenere che mediante un aumento as-soluto della circolazione, del che non si riscontra il bisogno, o mediante una restrizione della circolazione alle Banche maggiori per aumentarla alle Banche minori, il che incontrerebbe seri ostacoli, sarebbe ingiusto e tornerebbe contrario a quella unità del credito che si rende sempre più necessaria. Perciò è molto probabile c h e se un riordinamento deve esser fatto questo non abbia luogo che mediante la soppressione delle Banche minori, affine di lasciare libero il campo ai principali campioni perchè si disputino la prevalenza fino al giorno in cui o la n e -cessità degli eventi o la coraggiosa iniziativa di uo-mini influenti, dimostri al paese quanto danno gli possa avvenire dall'avere, anziché un solido e robu-sto istituto che riassume tutte le forze economiche e finanziarie del paese e lotti davanti all' estero come rappresentante di tutta la potenzialità della nazione, tre o quattro isti ti luti minori che saranno in lotta perenne più o meno cavalleresca tra loro, che avranno interessi singoli e non sempre concordi tra loro, ma
che non potranno, anche se per un momento assen-zienti, avere quella unità, forza e prontezza di azione di cui ci danno esempio le Banche di Francia e di Inghilterra.
Stando così le cose pare a noi che la Banca T o -scana di Credito sia stata ben saggiamente ispirata se non pensando solo all'oggi, abbia allargato la vi-sta ed abbia considerato anche l'avvenire. Por essa un riordinamento può voler dire sparizione forzata e senza compenso come banca di emissione; — an-dando invece incontro agli eventi e quasi prevenendoli, col fondersi di fatto se non di diritto, con un' altra Banco, può oggi cedere, diremo cosi a buone con-dizioni, quel privilegio ili cui può essere spogliata fra qualche anno. D'altra parte la Banca Nazionale Toscana vagheggiando lo stesso concetto e mostrandosi facile ad accoglierlo ha, secondo noi, agito con altret-tanta perspicacia, poiché devo essere suo interesse, oggi che è sorta a nuova vita ed h i così
efficace-mente migliorata la sua posizione, di. presentarsi, il giorno in cui la lotta avverrà ed una conclusione dovrà prendersi, più forte che sia possibile e niente di meglio se sarà la legittima rappresentante degli in-teressi delle Banche minori.
Da questo aspetto adunque che ad un tempo ri-guarda i bisogni generali del paese e quelli anche della regione Toscana noi crediamo di non errare affermando che tutte e due le istituzioni di cui qui è parola ricaverebbero vantaggio e non indifferente stabilendo una intelligenza che valesse a renderne
comuni le sorti. P e r la Banca Toscana di Credito sarebbe senza dubbio un vantaggio economico, come a suo tempo potremo dimostrare; per la Banca Na-zionale Toscana sarebbe un vantaggio morale
altret-tanto apprezzabile del vantaggio economico, I d u e gruppi di azionisti poi non potrebbero, a nostro av-viso che essere contenti, poiché a chi abbia fin qui seguito lo sviluppo preso dalla Banca Nazionale, non può esser dubbio che se molto ancora v i è da fare per rioiediare le conseguenze delle vicissitudini pas-sate, molto si è fatto e l'indirizzo che ha assunto incontra, per la sua prudenza e perspicuità la a p -provazione e la fiducia di tutti ; perciò quella isti-tuzione ha davanti a sè un brillante avvenire. D'al-tra parte tutti conoscono del pari la grande abilità e perspicuità con cui venne diretta la Banca T o -scana di Credito, la quale se per le sue modeste pro-porzioni non potè uè può mirare a grandi mete, ha però percorsa una via, che in qualche periodo fu scabrosa, con sicurezza e con perfetta incolumità. Unendosi le due Banche non potrebbero che c o m -pletarsi, come non potrebbe c h e essere suprema-mente vantaggioso agli azionisti che i due egregi uomini che tengono la direzione delle due istituzioni; unissero la loro dottrina ed il ioro talento ad un solo scopo.
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Ln l e g g e d e l 1 8 7 4 vieta la fusione legale d e l l e b a n c h e ; n o n le obbliga però a l l ' i m p i e g o dei loro biglietti in un m o d o piuttosto c h e in u n altro. D u e progetti sono a d u n q u e possibili : — o la fusione legale mediante una l e g g e e non sappiamo se il P a r lamento, nella speranza p i ù o m e n o speciosa di d i -scutere u n p r o g e t t o di riordinamento g e n e r a l e d e g l i istituti, accetterebbe una proposta che alterasse l e -g a l m e n t e le basi attuali, — o la fusione extra le-gale, cioè di fatto e non di diritto. V e d i a m o c o m e ed a quali condizioni questo secondo metodo sarebbe possibile, e facciamo questo studio a guisa di ipotesi.
S e la Banca di C r e d i t o mettesse a conto c o r r e n t e presso la Banca Nazionale Toscana i suoi 1 3 milioni di biglietti, e quest'ultima si impegnasse di assumere la rappresentanza della Banca in tutte le sue sedi e succursali, di eseguire il baratto dei biglietti, di pas-sare alla Banca di C r e d i t o un interesse sui biglietti depositati a conto corrente ; quali sarebbero l e con-seguenze ?
L a Banca Toscana di C r e d i t o risparmierebbe tutte le spese della sua amministrazione, ed a v r e b b e quindi un capitale di l o milioni impiegato a conto corrente, scevro da rischi di qualsivoglia g e n e r e e senza spese di sorta ; potrebbe quindi accontentarsi di un mite interesse c h e p o n i a m o al 3 1/2 p e r c e n t o ; d ' alira parte la Banca Nazionale T o s c a n a , che i m p i e g h e r e b b e questi quindici milioni, allargando la sua clientela, in tanti sconti, potrebbe senza peso, forse con gua-dagno, p a g a r e I' interesse del 3 1/2 p e r cento. O r a quale sarebbe il v a n t a g g i o che n e risentirebbero gli azionisti della Banca di Credito ? — Essi a v r e b b e r o il 3 1/2 p e r cento sui 1 3 milioni in b i g l i e t t i , il che corrisponde a L . 5 2 5 mila l'anno, e conseguente-m e n t e per i 5 conseguente-milioni d i capitale v e r s a l o un interesse netto, cioè dedotte le diverse imposizioni, circa d e l -l' 8 p e r cento.
Attualmente le azioni hanno u n v a l o r e di L . 2 8 0 c o m p r e n d e n t e circa 6 0 0 , 0 0 0 lire di riserva, e d il d i v i d e n d o degli ultimi anni è stato circa del 5 p e r cento sul capitale versato ; è naturale quindi c h e portando il d i v i d e n d o circa all'8 per cento il v a l o r e delle azioni potrebbe n o t e v o l m e n t e aumentare L'utilità q u i n d i p e r parte degli azionisti della Banca T o -scana di credito ci pare indiscutibile, p e r il solo fatto dell'accordo.
S e non che v e n g o n o altre questioni c h e r i g u a r -dano l ' a v v e n i r e , quando cioè la fusione dovesse farsi legalmente. Ma di questo e di altri particolari ci oc-c u p e r e m o i n altri artioc-coli, bastandooc-ci intanto di a v e r dimostrato c h e il m a r g i n e p e r l'accordo esiste e che se le due amministrazioni lo v a g h e g g i a n o hanno per-fettamente ragione.
LA UNIONE
PER II PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE
i.
Nel N . 6 2 7 dell' Economista a b b i a m o dato u n cenno sui lavori che la Conferenza della Unione per
la protezione della proprietà industriale aveva c o m
-piuti a R o m a . O g g i , g i a c c h é gentilmente ci sono stati forniti i documenti relativi a quella conferenza,
cre-i dcre-iamo cre-interessante dare m a g g cre-i o r cre-i ragguaglcre-i sull'ar-g o m e n t o allo scopo anche di sesull'ar-gnalare 1' altitudine presa dai diversi Stati rappresentati alla Conferenza.
A b b i a m o g i à detto che la prima questione i m p o r -tante discussa dalla conferenza f u la proposta del delegato della Tunisia, sig. Pelletier, la quale era così concepita : « O g n i paese dovrà determinare il signi-ficato da darsi alla parola exploité. » Questa pro-posta era da a g g i u n g e r s i , secondo quanto d o m a n d a v a il sig, Pelletier, all'articolo che c o m m i n a v a la d e c a -denza del brevetto quando non fosse exploité nello Stato nel quale veniva concesso. I l delegato della Tunisia asseriva non potersi dubitare sul senso che la C o n v e n z i o n e del 1 8 8 0 a v e v a dato alla parola
exploiter, ma che. in seguito a d i v e r g e n z e sorte sulla
interpretazione della C o n v e n z i o n e , era utile chiarirlo o che secondo lui non poteva altrimenti intendersi che in q u e l l o di fabriquer. Con ciò si sarebbe sta-bilito, c o m e abbiamo g i à detto, che ogni brevettato dovesse fabbricare il suo prodotto in ciascuno degli Stali d e l l ' U n i o n e nel quale volesse smerciarlo.
I delegati dell'Italia e del Belgio, i sigg. Monzilli e D u Jeux, si opposero a questa proposta della Tunisia, a f f e r m a n d o che nei loro paesi era bensì o b -bligatoria la produzione per g o d e r e del diritto portato dal brevetto ma c h e tale obbligo non importava di fabbricare nello Stato, sibbene i n qualunque Stato
dell' Unione.
A n c h e il delegato della Spagna, il sig. Rascon, c o m b a t t è la proposta a g g i u n g e n d o c h e non era giu-sto i n v o c a r e le l e g g i di ciascun paese, le quali erano per l o più state elaborale in epoca ben diversa dalla attuale e che o g g i lo spirito c h e presiede la vita c o m m e r c i a l e che ha riunita la Conferenza è u n o spirito di fraternità. O s s e r v ò inoltre che se col p r e testo di p r o t e g g e r e la industria si obbligasse il p r o -I duttore a spese che g l i togliessero tutto -I' utile, si
a r r i v e r e b b e ad i m p e d i r e e non ad a g e v o l a r e la p r o -duzione, e concluse dicendo che nessun a r g o m e n t o era stato presentato p e r p r o v a r e che l'interesse g e -nerale esige che la f;>bbricazione abbia luogo n e l paese nel quale è stato concesso il brevetto.
M a l g r a d o queste opposizioni il sig. Pelletier s o stenne la propria proposta e la suffragò con c o n s i derazioni c h e p a r v e r o suggerite da concelti p r o -tezionisti della industria nazionale, il che d o v e v a rite-nersi strano in una Conferenza c h e aveva per iseopo di a g e v o l a r e gli scambi internazionali. F u allora c h e il presidente della Conferenza, f o n . P e r u z z i , profittando c o n molto a c u m e della occasione che g l i v e -v i -v a offerta dal d o -v e r riassumere la discussione prima di passare ai voti, lesse il p r i m o paragrafo dell'art. 5 ! che nessuno proponeva di m o d i f i c a r e e che era così | concepito : « L ' i n t r o d u z i o n e fatta dal brevettalo, nel
paese in c u i il brevetto è stato accordato, di o g -getti fabbricati in uno o d altro dei paesi d e l l ' U n i o n e , non porterà la decadenza. » E d osservò che nes-suno poteva a v e r t i m o r e che la proposta del dele-gato della Tunisia distruggesse il chiaro disposto dall' articolo stesso. Così spiegata dal Presidente la proposta del sig. P e l l e t i e r , v e n n e approvata dai delegati del Belgio, Spagna, F r a n c i a , G r a n Brettagna, Sviz-zera, Tunisia, a v e n d o risposio n e g a t i v a m e n t e l'Italia, la N o r v e g i a e la S v e z i a , e d essendosi astenuti il Brasile, l ' O l a n d a e la S e r b i a .
inter-prelazione non porti conseguenze contrarie allo scopo della Convenzione ». Questo e m e n d a m e n t o v e n n e
appoggialo dal delegato della Spagna ma combat-tuto dai delegati francesi e v e n n e respinto, m a poi p e r c h è tale rejezione non avesse u n significato p i ù esteso di quello che forse si intendeva darle, dietro espressa interrogazione, il Presidente chiarì che dalla discussione era e m e r s o non potersi intendere che le parole exploiter un brevet possano a v e r e un signifi-cato contrario allo scopo della C o n v e n z i o n e , e * che la proposta dei delegati italiani era stata respinta: — per il timore di stabilire un precedente che obbligasse a simile dichiarazione ogni qual volta si m o dificasse un articolo, — p e r la ripugnanza m a n i f e -stata da alcuni oratori di e s p r i m e r e un dubbio sulla buona fede delle A l t e Parti contraenti ; — infine per la certezza che le dichiarazioni non contradette del Presidente, sulla portata della proposta a c c e t -tata, escludono ogni pericolo di abuso da parte dei legislatori e magistrati dei diversi paesi.
A questa esplicita dichiarazione d e l Presidente nessuno fece opposizione, m a nella seduta seguente { la slessa questione ritornò i n c a m p o sotto un' altra forma c o n d u e proposte affatto contrarie una dei delegati italiani, l'altra dei delegati francesi; però la Conferenza si t r o v ò d ' a c c o r d o nell' a g g i o r n a r n e la discussione, .sebbene i delegati francesi e della T u -nisia insistessero nel volerla trattare subito.
Una seconda questione pure importante v e n n e discussa riguardo alle false indicazioni di prove-nienza dei prodotti. I delegati della Gran Brettagna fecero la seguente proposta :
« Ogni prodotto che porti illecitamente una falsa « indicazione di provenienza potrà essere sequestrato « alla importazione in ognuno d e i paesi dell'Unione, « — Il sequestro potrà essere fatto così nello Stato « d o v e venisse apposta la falsa indicazione c o m e i n « quello nel quale il prodotto fosse introdotto. — Il « sequestro avrà luogo dietro richiesta del P u b b l i c o « Ministero, o di una parte interessata, individuo, « o società, c o n f o r m e alla legislazione interna di « ogni Stato. — I tribunali di ogni paese d o v r a n n o « decidere quali sieno le indicazioni che, in causa « del loro carattere generico, s f u g g o n o a queste « disposizioni. — L e autorità n o n sono obbligate « a effettuare il sequestro se trattasi di transito. » Questa proposta di cui sarebbe vano nascondere la gravità, venne combattuta dai delegati italiani a dir v e r o con argomenti n o n troppo solidi, c o m e quello della difficoltà di applicazione e dell' uso di dare a certi prodotti la provenienza d i località ce-lebri p e r la fabbricazione. A l delegato francese f u facile mostrarsi m e r a v i g l i a t o che si sconoscesse c h e il n o m e di una località può essere considerato c o m e oggetto di proprietà industriale. E dal punto di v i -sta suo il delegato francese a v e v a , ci pare, ragione, p e r c h è tutto l'edifìcio della proprietà industriale è basato su falsi concetti e c o n o m i c i e giuridici ; e perciò può a m m e t t e r e qualunque assurdo,- tanto è v e r o che i l sig. Nicolas delegato francese ebbe a d i r e : « C o m e i fabbricanti, le città hanno un n o m e , una reputazione, acquistati con secoli di lavoro, onesto e l a b o r i o s o ; queonesto n o m e appartiene alla c o i e t -ti vita ed ha lo stesso diritto alla protezione di quello dei particolari » . E la discussione andò ancora più avanti, poiché il sig. Bergue, delegato inglese, d o -m a n d ò al delegato italiano se co-mbattendo la pro-posta inglese intendeva difendere « dal punto di
vista della probità commerciale » la falsa indica-zione di provenienza sopra u n cattivo prodotto, ed il delegato italiano disse di « n o n n e g a r e c h e un tale atto sia immorale » ma di considerarlo estraneo alla questione della proprietà industriale.
Ora o noi c i inganniamo o di questo passo si arriverà a regolamentare la concorrenza nel m o d o più str ino e più ridicolo ; gli innocenti cappellai, che lino ad oggi ci hanno venduto i cappelli c o n tanto di Londres sulla fodera, sono uomini senza probità
c o m m e r c i a l e e senza moralità!! Avanti, avanti, di assurdo in assurdo e verrà il g i o r n o in c u i la U n i o n e p e r la difesa della proprietà industriale discuterà se sia permesso fare altrove che i n I n g h i l
-terra delle beefsteahs e dei rostbeefs.
N o n o c c o r r e a g g i u n g e r e che la proposta inglese fu approvata, essendosi dichiarata contraria solo 1' Italia.
I PRODOTTI DELLE STRADE EERRATE DEL MEDITERRANEO
Giacché continuasi fuori d'Italia, e soprattutto in Germania, a parlare con iscarsa conoscenza dei fatti sui prodotti offerti durante il 2 ° semestre 1 8 8 5 dalla Società delle strade ferrate del Mediterraneo; e giac-ché alcuni, dimenticando tutto quanto è stato detto al t e m p o in cui i contratti di esercizio sono stati stipulati, v o r r e b b e a f f e r m a r e che il prodotto lordo annunciato da quella Società nel periodo dal 1 ° luglio al 31 d i c e m -bre 1885, è inferiore alle previsioni e ad ogni m o d o relativamente inferiore a quello ottenuto nello stesso periodo dalla Società per la rete A d r i a t i c a , - v e d i a m o b r e v e m e n t e quanto vi sia di v e r o in simili a f f e r -mazioni.
Noi teniamo troppo, nelle nostre considerazioni fi-nanziarie, ad essere pratici e positivi p e r v o l e r fare dei pronostici sulle condizioni della impresa e sui lucri più o m e n o vistosi che n e r i c a v e r a n n o gli azio-nisti ; in u n p r i m o semestre d i esercizio male assai si può g i u d i c a r e , tanto f a v o r e v o l m e n t e c h e in senso contrario, l'andamento di una impresa colossale c o m e è quella che si è costituita alcuni mesi o r sono per assumere l'esercizio delle strade ferrate del M e d i t e r -raneo. Tuttavia da una parte, le stesse ragioni c h e spingono noi ad essere guardinghi nel dichiarare fino da ora eccellenti i risultati della impresa, ci pare d o v r e b b e r o impedire anche ad altri di v e n i r e ad opposta conclusione; d'altra parte, q u e l l o solo che c r e -d i a m o utile fare o r a , cioè fino a quan-do non si avranno davanti g l i occhi i resoconti completi di un esercizio almeno, è di osservare se quelle parti del contratto, le quali a tutt' oggi hanno dato risultati accertati , rispondano o n o alle previsioni che sono state fatte. E se si trovasse che nelle parti princi-pali i contratti stipulati trovano nei fatti la loro con-ferma , il buon senso d o v r e b b e fornire una ragione di più p e r credere che anche q u e l l e altre parti delle quali fino ad o g g i si ignorano i risultati, li abbiano dati c o n f o r m e alle previsioni, piuttostochè inferirne il contrario.
-6 L ' E C O N O M I S T A 30 maggio 1886 g n a r o n o l e convenzioni, che I' anno 1 8 8 2 aveva dato
alle reti continentali u n traffico di 1 8 0 milioni il quale v e n i v a ridotto a 1 7 8 milioni e mezzo circa, quando alle cifre di q u e l l ' a n n o 1 8 8 2 si fossero a p -plicate tutte l e condizioni portate dai nuovi contratti. Ora la cifra di 1 7 8 I|2 milioni, accresciuta del 3 1 ] 2 p e r cento ogni anno, ( a u m e n t o c h e in base alle statistiche è ritenuto p e r l'Italia n o r m a l e ) a v r e b b e dato p e r il 1 8 8 3 milioni 184.2, p e r il 1 8 8 4 milioni 190.6, p e r il 1 8 8 5 milioni 197.2, p e r il 1886 m i -lioni 208.1, p e r il 1 8 8 7 mi-lioni 2 1 5 . 2 . Era a d u n q u e convenuto, e nelle relazioni presentate alla C a m e r a ciò era espricitamenle significato, c h e il prodotto iniziale di 1 1 2 milioni p e r la Mediterranea e 1 0 0 per l ' A d r i a t i c a non si dovesse r a g g i u n g e r e che circa nel 1 8 8 7 , cioè dopo un anno e mezzo di esercizio. I n v e c e , c o m e abbiamo detto nell' Economista d e l -l ' I 1 apri-le, ne-l 1 ° semestre di esercizio, cioè da-l 1 ° luglio al 31 d e c e m b r e 1 8 8 5 le due Società hanno fornito insieme oltre 1 0 3 . 3 milioni mentre facendo la metà dei 191.4 milioni c h e erano stati previsti, si a v r e b b e d o v u t o a v e r e un traffico non m a g g i o r e di 9 5 . 5 milioni. Y i è adunque un pregresso di circa otto mi-lioni anche senza tener conto che, il secondo semestre d e l l ' a n n o solare essendo p e r solilo p i ù basso d e l p r i m o , è probabile che i prodotti dal 1 ° gennaio al 3 0 g i u g n o 1 8 8 6 superino i 103.3 milioni e perciò il risultato finale del p r i m o anno ili esercizio sia su-p e r i o r e assai ai 1 9 7 . 2 milioni su-previsti. Conte m a i alcuni giornali della G e r m a n i a persistano a mera-vigliarsi c h e non sia stato raggiunto il prodotto ini-ziale di 1 0 6 milioni i n un semestre, non lo sappiamo; certo pare a noi che quei periodici o non abbiano seguite le discussioni intorno allo convenzioni, o d abbiano uno scopo speciale di speculazione p e r ap-parire di uon a v e r l e lette.
E convien notare che la somma del traffico com-plessivo p e r il 1 ° semestre di esercizio che abbiamo v e d u t o superiore alle previsioni, si divide tra le due reti Adriatica c Mediterranea precisamente nella pro-porzione di 1 0 0 a 1 1 2 c o m e era stato previsto dalle c o n v e n z i o n i .
Infatti i prospetti, che abbiamo pubblicati nel num e r o 6 2 3 dell' Econonumista, annunciano p e r la M e -diterranea u n prodotto lordo di L . 5 4 , 5 9 2 , 5 8 1 e per la Adriatica di L i r e 4 8 , 7 2 0 , 0 0 0 ; un totale di L i -r e 1 0 3 , 3 1 2 , 5 8 1 . O-ra d i v i d e n d o il totale del p-rodotto ottenuto p e r 2 1 2 si hanno L . 4 8 7 , 3 1 4 c h e molti-plicate p e r cento danno precisamente l e 4 8 , 7 0 0 mila lire del traffico ottenutosi dalla Adriatica e moltipli-cate p e r 1 1 2 , i 5 4 milioni e mezzo c h e ha avuto la M e d i t e r r a n e a .
Si potrebbe c o n c l u d e r e con molta ragione che s e questa parte delle c o n v e n z i o n i , cioè la divisione del traffico, la quale non era certo facile, f u prevista con tanta precisione, c i ò vuol dire che i calcoli fatti basavano su elementi molto esatti e quindi anche gli altri risultati risponderanno, con altrettanta esaltezza; m a noi non v o g l i a m o fare previsioni sull' ignoto, e , sebbene convinti che alla fine d e l l ' e s e r c i z i o si tro-v e r à che i dati dei contratti corrisponderanno in m o d o m o l t o v i c i n o ai fatti, c i limitiamo a ricavar conclu-sioni solamente da q u e l l o che è noto.
E la conclusione p e r oggi è questa : che i giornali tedeschi errano grossolanamente insistendo c h e il traffico non abbia corrisposto alle previsioni p e r c h è anzi lo ha superalo, e d errano p i ù ancora a f f e r m a n d o che la divisione tra l e due reti n o u c o r r i
-sponde ai prodotti iniziali, poiché anzi le cifre d e l 1 ° semestre di esercizio danno appunto una cifra proporzionale esattamente corrispondente ai due pro-dotti iniziali di 1 0 0 a 112.
Rivista Bibliografica
Robert Scott Moffat. — Mr. Henry George the «.
Or-thodox » — An Examination of Mr. George 's position as a Systemalic Economist ; and a Review
of the Competetive and Sociatistic Schools of Eco-nomy — London, Iieinington and Co 1885 pag. 296.
Il socialismo anglo-sassone, che aspira al rigore scientifico, ha trovato in u n a m e r i c a n o , E n r i c o G e o r g e , il suo p i ù ardito e valente espositore. U n suo libro, il cui titolo, progresso e povertà, rivela già le tendenze dell'autore, ha avuto una diffusione straordinaria in A m e r i c a e in Inghilterra; uomini insigni appartenenti a ogni o r d i n e civile e d e c c l e -siastico hanno approvate le sue idee e fatto eco alle sue accuse contro l ' o d i e r n a struttura e c o n o m i c a . A n z i dai suoi scritti trasse principale e vital n u t r i mento una forte agitazione contro la proprietà p r i -vala della terra e in favore della nazionalizzazione del suolo ; agitazione c h e soltanto la g r a v e e intri-cala questione deli 'home rule irlandese ha potuto far mettere da parte, a l m e n o pel m o m e n t o . S e n o n -chè il G e o r g e non è soltanto un agitatore, è anche u n brillante espositore di dottrine, iiivero fallaci, ma che appunto p e r c i ò non possono essere trascurate dagli economisti; nè questi possono considerare c o m e opera inutile e dannosa r a f f r o n t a r e una discussione sui principii cardinali della scienza economica.
Anzitutto la economia se vuol esistere c o m e scienza positiva ha bisogno di saggiare la precisione, la ve-rità delle proprie dottrine alla prova del dibattito.
N o n è più possibile oggi di rinchiudersi entro i termini d i alcune f o r m u l e p e r isfuggire alla c o n troversia o p e r o p p u g n a r e le risorgenti teorie u t o pistiche o quanto m e n o errate. È necessario s c e n -dere nell'arena dei fatti, esaminarli accuratamente, eliminare c i ò che p u ò presentarli sotto una falsa luce e d e t e r m i n a r e esattamente la legge di causalità loro. L ' e c o n o m i a classica a v e v a iniziato c o n sano criterio le sue ricerche, aveva saputo s c o p r i r e a l cune delle leggi fondamentali c h e regolano il s u c -cedersi d e i f e n o m e n i economici ; m a ai successi dei primi tempi non tennero dietro per cause varie, sforzi proporzionati onde il patrimonio scentitìco fosse accre-sciuto di n u o v e scoperte. L o scisma che nella seconda metà di questo secolo c o m i n c i ò a dividere i cultori della scienza f u causa più di danni che di v a n t a g g i . Molte forze andarono perdute, m o l t e erronee teorie si d i v u l g a r o n o e la scienza dopo u n secolo da c h e fu posta la prima e fondamentale pietra dell'edificio, è ancora ben lungi dall' a v e r conseguito tutto q u e l rigore di principi che pel bene dell'umanità sarebbe stato desiderabile.
andrebbero elaborando sono testimonianze che anche presso menti colte e acute manca la conoscenza chiara, obbiettiva e n o n adulterata da elementi estranei, delle leggi fondamentali dell'ordine e c o n o m i c o . M a bisogna anche a m m e t t e r e che il difetto non è total-m e n t e degli scrittori c o n t e total-m p o r a n e i , bensì della scienza stessa, al punto che è diventato buon g i u o c o per certi autori l'esporre le opinioni contraddittorie dei maestri della scienza economica.
Nulla adunque di p i ù salutare p o r la scienza stessa delle correnti avversarie, correnti c h e v a n n o studiate p e r v i n c e r l e in c i ò c h e hanno di d a n -noso, per dominarle e guidarle in c i ò c h e possono presentare di buono. Già questo studio è stato tentato da alcuni economisti, tra g l i altri dal L e r o y -B e a u l i e u il quale, c o m e è noto, ha preso ad esa-m i n a r e tutto il coesa-mplesso delle dottrine collettiviste. Ora uno scrittore inglese M r . Mollat, già noto anche per altri importanti lavori, c o m e ad es. l'economia del
consumo, ha voluto considerare il lato p u r a m e n t e
dot-trinale del libro del G e o r g e e mostrare il nesso che c o r r e tra le sue dottrine e quelle classiche, in ispe-cie c o n quelle rieardiane. D i c e infatti M r . Molfat che il G e o r g e , considerato c o m e autore di un siste-ma, è il legittimo continuatore di R i c a r d o . « R i c a r d o , a differenza di alcuni suoi successori, non r e l e g ò il problema della popolazione in un r e m o t o futuro. Egli scorgeva nel nostro sistema i mali c h e il G e o r g e deplora, m a siccome li attribuiva alla popolazione, la quale n e era la causa, egli, c o m e i nostri moderni economisti, che p e r la m a g g i o r parte s e m b r a n o con-siderarli puramente accidentali, li considerava c o m e irrimediabili. Tuttavia M r . G e o r g e e R i c a r d o r i f e -rirono a m b e d u e questi inali alla causa prossima, cioè alla natura usurpatrice della rendita ; m a il p r i m o può considerare questo male con qualche speranza, perchè l o considera n o n c o m e una necessità m a c o m e u n difetto della organizzazione industriale. A parte questa differenza, spero di dimostrare c h e il G e o r g e nel suo m o d o di ragionare e di costruire d o g m i è u n legittimo seguace dei maestri inglesi del metodo economico. »
L ' A u t o r e non nutre g r a n d e simpatia p e r i c e l e -brati maestri dell' economia classica, n è p e r il s u o postulato fondamentale : la libertà; ma a parte que-sto, la sua dottrina e la forza degli a r g o m e n t i c h e egli porta contro le accuse del G e o r g e sono v e r a -m e n t e notevoli.
L'economista californiano è avversario della teoria della popolazione di M a l t h u s ; per lui la sproporzione tra la popolazione e i mezzi di sussistenza è p u r a -mente speciosa ; essa risulta da circostanze speciali non da difetto o da esaurimento delle sussistenze stesse ; la verità, dice, è che vi è un errore di
ri-partizione.
Bisogna riconoscere che in c i ò non c ' è nulla di originale ; e i n v e r o le requisitorie del G e o r g e non sono punto nuove, anzi il Moffat ha potuto anche per questo mostrare facilmente la nessuna base che hanno i suoi argomenti tendenti a contestare la teo-ria malthusiana.
Ma il punto fondamentale del sistema d e l G e o r g e è quello relativo alla rendita. S e c o n d o il m a g g i o r n u m e r o degli economisti i prodotti si ripartiscono tra il capitale, il lavoro e la terra ; i primi d u e partecipano legittimamente, secondo il G e o r g e , alla distribuzione sotto forma di salari e interessi o pro-fitti ; la rendita la considera i n v e c e c o m e una
usur-pazione, un' ingiustizia dalla quale derivano tutti i mali sociali. P e r c i ò la proprietà fondiaria sarebbe la nemica c o m u n e del lavoro e del capitale. D ' o n d e la necessità di abolirla s e si v u o l e che scompaia il proletariato. A r a g g i u n g e r e questo scopo la confisca pura e semplice, dice il G e o r g e , sarebbe legittima, ma è m e g l i o evitare le resistenze disperate e le pertur-bazioui perfettamente inutili. S i può invece restring e r e il restringodimento della proprietà fondiaria i m p o -nendo delle forti tasse progressive sulla rendita.
A n c h e in questo il G e o r g e non fa che servirsi, a m o d o suo ben inteso, d'una idea v e c c h i a ; — l'imposta; unica sulla rendita, c o m e è noto, è stata sostenuta dal Q u e s n a y e dalla scuola fisiocratica, nonché in In-ghilterra dal L o c k e e dal Chalmers.
L ' assorbimento della rendila mediante l'imposta, ecco il r i m e d i o del G e o r g e , il quale quasi a compen-sare i proprietari delle accuse c h e loro r i v o l g e , fa un panegirico del capitale, quale forse non è mai stato fatto.
Ora il Moffat, nel s u o libro, considera appunto quali sono le teorie che il G e o r g e pone a fonda-mento dei principi suesposti, qual'è cioè il processo logico mediante il quale ha potuto g i u n g e r e a so-stenere principi errali, quali le origini dei suoi errori. È quindi una analisi di buona parte d e l libro
Pro-gress and Poverty fatta indubbiamente c o n molto
acume. M a lo stesso metodo seguito dal Moffat, quello cioè di analizzare il libro del G e o r g e tolgono che lo studio s u o sia s e m p r e attraente. A d ogni m o d o è un eccellente guida per chi vòglia cono-scere intimamente le idee dello scrittore americano alla luce dei principi economici della scuola classica, e una non m e n o p r e g e v o l e critica del socialismo o g g i più in v o g a .
R . D A L L A V O L T A .
A. Raffalovich. — L'impót sur les alcools et le
mono-pole ere Allemagne. — Paris Guillaumin, 1886
pag. 63.
Dalla Liberty and Property Defence League a b -biamo ricevuto questo opuscolo del R a f f a l o v i c h il quale ha trattato, colla sua solita cura, dello scacco subito dal principe di Bismarck col suo progetto di monopolio sugli alcools. A v e n d o già discorso più volte n e l l ' E c o n o m i s t a d e l l ' a r g o m e n t o più volte ci possiamo dispensare ora dall'insistervi. A g g i u n g e r e m o solo che il Raffalovich ha aggiunto ai suoi articoli già pub-blicati i n alcune riviste, il testo del progetto di l e g g e respinto dal Reichstag, la relazione ministeriale e il riassunto della discussione fatta in Parlamento, n o n -ché una interessante narrazione delle v i c e n d e che il monopolio dell'acquavite ebbe i n Russia dal 1 6 5 0 al 1 8 6 2 , essendo stato abolito c o l 1 ° g e n n a i o 1 8 6 3 . È adniique una pubblicazione c h e si raccomanda da s è all' attenzione degli studiosi.
Notizie. — N u o v e pubblicazioni pervenuteci : Royanme de Belgique. — Chemins de fer, postes
et telégmplies. Marine. — C o m p t e R e n d u des o p é rations pendant l'année 1884. — Bruxelles Fr. G o b -baerts 1885.
344 L ' E C O N O M I S T A 30 maggio 1886 I d . — Statistique medicale d e P A r m é e belge ( P ó
r i o d e d e 1 8 8 0 1 8 8 4 ) . — Bruxelles. F r . G o b -baerts, 1 8 8 6 .
A. Monzilli. — L e Législation italienne e t la
convention internationale pnur la protection d o la propriéié industrielle. M é m o i r e adressé à la eonfé-r e n c e inteeonfé-rnationale. — H o m e , Botta 1 8 8 6 , pag. 107.
Direzione generale dell' t gricoltnra. — N o t i z i e
intorno alle condizioni dell' agricoltura. — V a r i a -zioni del fitto dei terreni. — R o m a , Botta 1 8 8 6 , pag. 2 4 2 .
Albert S . Bolles. — Financial History of the
United States from 1861 to 1 8 8 5 . — N e w - Y o r k , D. Appleton, and Co. 1 8 8 5 , pag. 5 8 5 .
Luigi Gherlni. — L e condizioni finanziarie
d'Ita-lia. A p p u n t i . — Intra, 1 8 8 5 , pag. 2 3 .
Albert S . Bolles. — Praetical Banking. — N e w
Y o r k , A p p l e t o n and C o . 1 8 8 6 , pag. 3 1 6 .
George J . Goschen. — Addresses on Educational
and E c o n o u i i c a l Suhjects. E d i n b u r g h , Eiliot, 1 8 8 5 , pag. 1 5 6 .
Direzione generale dell'Agricoltura. — L a p e l
-lagra in Italia, proposte di p r o v v e d i m e n t i legislativi. R o m a , Botta, 1 8 8 5 , pag. 5 7 8 .
Léon Walras. — T b é o r i e d o la monnaie. Paris,
B u r e a u de la R e v u e Scieniifique, 1 8 8 6 , pag. 2 4 i n 4 . "
RIVISTA ECONOMICA
Oli scioperi e /' arbitrato - La controversia doga-nale tra la Rumenia e l'Austria - Ungheria - Le fallacie bimetalliste secondo il sig. Giffen. Gli scioperi che si sono verificati in questi ultimi tempi hanno rimesso in discussione i modi più adatti a sciogliere i conflitti tra il capitale e il lavoro. A b b i a m o g i à riferito intorno alle proposte fatte dal presidente degli Stati Uniti rispetto all'arbitrato e a g g i u n g i a m o o r a c h e il pronto ristabilimento d e l -l'ordine ha contribuito a f a r metter da parte, a l m e n o per ora, ogni idea di r e n d e r e obbligatoria una m i -sura che non può essere se non frutto di u n libero consenso.
In Francia il p e r d u r a r e dello sciopero di D e c a -zeville v i ha fatto s o r g e r e il desiderio di affidare la soluzione d e l conflitto a u n arbitro, m a d i v e r g e n z e sulla persona dell'arbitro e sulla latitudine d e l s u o mandato, hanno i m p e d i t o c h e l'arbitrato potesse essere accettato dalla c o m p a g n i a . E g i à il p r o l u n g a -mento dello sciopero e l e perdite considerevoli c h e esso trae seco, sia per g l i operai c h e p e r la C o m -pagnia, hanno richiamata l ' a t t e n z i o n e del G o v e r n o sui vantaggi c h e p o t r e b b e r e n d e r e I' istituzione di u n arbitrato destinato a p r e v e n i r e possibilmente queste crisi dolorose d e l lavoro. E i n v e r o il problema, nel caso speciale dello sciopero di D e c a z e -ville, consiste a facilitare u n accordo consigliato da tante ragioni senza tuttavia i m p o r l o , perchè lo Stato non può riè d e v e sostituirsi alla libera volontà delle due parti contendenti. E g l i non può farsi g i u d i c e delle condizioni d e l l a v o r o , fissare i salari, dare re-golamenti alle industrie o i m p o r r e leggi al capitale. S e in tale materia g l i s i attribuisce-una autoruà e
competenza anche ristretta, non solo si v i e n e a sco-noscere la natura dei suoi poteri legittimi e della sua funzione nell'ordine e c o n o m i c o , ma si fa violenza all'ordine sociale, ai rapporti liberi e infinitamente variabili c h e n e d e r i v a n o , alle necessità s u p r e m e della produzione.
Questo c i spiega perchè lo Stalo possa ben poco rispetto allo intento di ricondurre tra gli operai e i capitalisti i buoni rapporti, e c o m e debbano essere le stesse parti, la cui solidarietà d'interessi è il miglior incentivo, quelle c h e possono far ricorso all'arbitrato. E d è quanto si fa i n Inghilterra, d o v e uomini e g r e g i , quali M r . Mundella, l'attuale ministro del c o m m e r c i o , si sono fatti g l i apostoli d e l l ' a r b i -trato e lo hanno saviamente applicato in molte con-tese e c o n o m i c h e .
L e condizioni della Francia sono ben diverse, i v i non vi sono le Trade's Unions, m a le istituzioni sindacali che appena ora c o m i n c i a n o a funzionare in pieno g i o r n o ; più ancora I' operaio francese non ha nè la pratica di tali istituzioni c o m e quello inglese, nè ancora attitudini per valersene. T u t t a v i a l'attuale Ministro d e l c o m m e r c i o francese, il sig. L o c k r o y , c r e d e c h e il G o v e r n o abbia qualche cosa da l'are e dopo un apposito v i a g g i o in Inghilterra a v r e b b e for-mulato u n progetto di' l e g g e relativo all' arbitrato. L e linee generali sarebbero q u e s t e : quando sorge un conflitto fra operai e padroni o g g i non vi è nessun
trait d union che permetta loro un utile discussione;
colla l e g g e nuova una o l'altra delle parti potrebbe r e c l a m a r e , un arbitrato. L a sua domanda sottoposta al sindaco sarebbe da lui i m m e d i a t a m e n t e trasmessa all' altra parte e al G o v e r n o . L a domanda d'arbitrato non porterebbe I' obbligo d' una risposta. Sarà per-fettamente libero agli interessati, padroni o d operai di declinarlo, nel qual caso, I* opinione pubblica, g i u d i c h e r à ; ma avvenuta l'accettazione dell' a r b i -trato si procederà alla nomina degli arbitri.
quan-tità dei prodotti austro-ungheresi. L e esportazioni infatti per la Ruinenia ascesero nel periodo 1 8 8 0 - 8 4 a una media di 5 2 milioni di fiorini e le esporta-zioni dalla Ruinenia per l'Austria a circa 3 8 milioni di fior. Pare che appunto p e r l'importanza delle r e -lazioni che l'Austria aveva colla R u m e n i a , il g o v e r n o austriaco sia stato molto accondiscendente, ma pare anche c h e fosse intenzione del g o v e r n o r u m e n o d i non concludere alcun trattato.
L e principali d i v e r g e n z e sorsero su questi punti. L a R u m e n i a chiedeva le maggiori facilitazioni e i dazi più bassi per il suo bestiame e i suoi cereali. L ' A u -stria era disposta a concederli quanto ai cereali, ed anzi il dazio sui cereali sarebbe stato abolito p e r alcune specie e consiJerabilmenle diminuito p e r a l tre. Ma l'Austria non e r a disposta ad inserire q u e ste riduzioni nel te*to stesso del trattalo di c o m -m e r c i o ; le a v r e b b e concesse corno f a v o r i allo Stato li-m i i r o f o e per sviluppare il traffico alla frontiera; e questo per la ragione c h e se le riduzioni si trovassero nel trattato, ogni altro paese, il cui trattalo c o l l ' A u -slria contenga la clausola del trattamento della na-zione più favorita, a v r e b b e chiesto la loro applica-zione. Rispetto poi al bestiame, essendo il servizio veterinario della Rumenia insufficiente, l'Austria chiedeva che una commissione composta d i esperti a u -striaci e rumeni esaminasse il servizio stesso. Questa domanda fu respinta c o m e incompatibile coll'indipendenza e l'autonomia dello Stato. N o n essendosi p o -tuti accordare n è su questi n è su altri punti, ora le due parti hanno adottato delle misure per una guerra aspra. Già le f e r r o v i e austroungheresi e la c o m p a -pagnia di navigazione sul Danubio hanno dichiarato che tosto cesseranno d'applicare le v e c c h i e tariffe ; ed è probabile c h e il g o v e r n o austriaco userà d e l diritto pel quale i prodotti provenienti da paesi d o v e le importazioni austro-ungheresi sono trattate p i ù g r a v e m e n t e delle altre possono essere lassate, oltre la tariffa, del 3 0 p e r cento e i prodotti c h e sono esenti da dazio del 1 5 per cento del loro valore. Quanto alla R u m e n i a la sua tariffa si p u ò dire c h e non è protezionista ma addirittura proibitiva. L e fer-r o v i e fer-r u m a n e stanno intanto accofer-rdandosi con quelle prussiane e russe onde poter trasportare i prodotti negli altri paesi, senza valersi di quelle dell'Austria. Questa Iona deplorevolissima produrrà certamente g r a v i danni ai due paesi e p i ù alla R u m e n i a c h e all'Austria-Ungeria. Ci guadagneranno l'Inghilterra e la Germania in o m a g g i o al v e c c h i o a d a g i o : duobus
litiganlibus tertius gaudet. M a è facile v e d e r e a quali
risultati si g i u n g e r e b b e se questa lotta trovasse imi-tazione altrove. E p p u r e il protezionismo lavora i n ultima analisi a questo scopo !
— L'agitazione che si è manifestata da qualche t e m p o in Inghilterra a favore del bimetallismo ha dato m o t i v o a l sig. Giffen di esporre dina: z i all' Isti-tuto dei Banchieri di Londra delle giuste considera-zioni su alcune fallacie bimetallistic.be.
E g l i dichiarò di essersi proposto di trattare t r e punti della questione. Anzitutto, prima ancora di v e d e r e se siano p i ù vantaggiosi il m o n o m e t a l l i -s m o o il bimetalli-smo internazionale, va e-saminata la questione preliminare se entri propriamente nella funzione del G o v e r n o il regolare la questione c h e la scuola del bimetallismo iniernazionale intende appunto di risolvere. Il Giffen reputa questo punto fondamentale, perchè crede c h e i G o v e r n i siano affatto disadatti a sciogliere i p r o b l e m i c h e sono
presentati ad essi dai fautori del bimetallismo. U n grande pericolo in tale materia, egli disse, è ap-punto questo che i G o v e r n i siano tentati d i includere tra le loro funzioni il regolamento della c i r c o -lazione, mentre la sola cosa ohe essi possono fare bene è di istituire una circolazione automatica, i n -variabile (an automatic, unchanging currency) c h e una volta stabilita essi d e v o n o ahboudonare a sé onde o g n u n o sia libero di fare contratti c o m e m e -glio c r e d e . La Germania prima, coll'introduzione del monometallismo a u r e o , g l i Stati Uniti poi eoli' allo di Blaud, la slessa Italia eoi prestito per l'abolizione del corso forzalo a v r e b b e r o più o m e n o esercitato una azione perniciosa, creando una situazione mone-taria sopra una base fittizia.
Il secondo punto esaminalo dal Giffen f u se, la stabilità del rapporto tra l ' o r o e l ' a r g e n t o p e r u n lungo periodo prima del 1 8 7 2 , in realtà, sia dovuta interamente all' esistenza i n Francia d e l rapporto bimetallico 1 : 1 5 1/2. P e r una parte d i quel pe-r i o d o non v i può essepe-r alcun dubbio. Dopo il 1 8 5 0 era g e n e r a l m e n t e a m m e s s o ehe la F r a n c i a , posse-d e n posse-d o m o n e t i bianca c h e era scemala posse-di valore, ebbe grande influenza Dell'arrestare il ribasso del valore dell'oro, «die proveniva dalla scoperta delle m i -niere della Galifornia e dell'Australia e c i ò perché il n u o v o oro andava in Francia p e r esservi c a m -biato coll'argenlo.
Ma p e r almeno trent'anni prima del 1 8 5 0 , ( 1 8 2 0 -1 8 5 0 ) il Giffen c r e d e che le circostanze fossero af-fatto diverse e che il rapporto fisso non abbia avuto alcun effetto.
E g l i riunì molli fatti p e r mostrare che se il rap-porto di 1 5 1/2 a 1 f u mantenulo in Francia dal 1 8 2 0 al 1 8 5 0 c i ò non d e r i v ò dall'avere il legislatore d i -chiarato che tale d o v e v a essere il rapporto, m a da altre circostanze; ed egli dimostrò, c o m e terzo punto, c h e dal bimetallismo non si possono r a g i o n e v o l m e n t e 1
attendere i rimedi pei mali o p e r g l ' i n c o n v e n i e n t i derivanti dal ribasso dei prezzi.
Ma n è il resoconto del Times n è VEconomist ci permettono di afferrare completamente le ragioni e i fatti addoiti dal Giffen in proposito; sicché attender e m o di a v e attender e s o l i ' o c c h i o il testo c o m p l e t o d e l l ' i m -portante conferenza.
IL COMMERCIO ITALIANO
nei primi quattro mesi del 1886
Il solito bullettino mensile ci porta le seguenti n o -tizie sul m o v i m e n t o c o m m e r c i a l e dell'Italia dal 1° gen-naio al 3 0 aprile corrente.
Importazione L . 487,231,418 Esportazione » 366,466,555
Totale L 853,697,973 N e l l o stesso periodo dell'anno precedente si a v e v a a v u t o :
Importazione L . 498,814,402 Esportazione » 425,990,776
Totale. . . . L . 924,805,178 P e r c u i si ha una differenza nella
Importazione di — L . 11,582,984 Esportazione di — » 59,524,224
346 L' E C O N O M I S T A 30 maggio 1886 Però i metalli preziosi hanno dato un movimento
alla importazione di L . 21,901,500 ed alla esporta-zione di L . 16,059,380 nel totale di L . 37,980,888 ' ) per cui, tolte queste cifre dal movimento, si ha una importazione di L . 465,329,918 ed una esportazione di L 815,737,093 con una diminuzione per la prima di L . 41,477,614 per la seconda con un aumento di L . 21,515,245 sul 1885.
Rimandando i nostri lettori alle osservazioni c h e abbiamo fatte a proposito del commercio nel t r i m e -stre diamo qui il solito prospetto delle categorie:
C A T E G O R I E seoondo la tariffa doganale
I . Spiriti, bevande od olii I I . Generi colon., droghe e tabacchi. I I I . Prodotti chini, generi medicinali,
resine e profumerie
I V . Colori e generi per tinta e per concia
V . Canapa, lino, j u t a o d nitri vege-tali filamentosi esci, il cotone. V I . Cotone
V I I . Lana, crino e peli V i l i . Seta
I X . Legno e paglia X . Carta e l i b r i X I . Pelli
X I I . Minerali, metalli e loro l a v o r i ! . X l i r . Pietre, terre, v a s e l l a m i , vetri e
cristalli
X I V . Cereali, far., paste e prodotti ve-I get.,non compresi in altrecateg. X V . lAnimali,prodotti e spoglie di
ani-| mali non compresi in altre cat. X V I . Oggetti diversi I M P O R T A Z I O N E Valore delle merci importate nel 1» quadr. 1886 D i f f e r e n z a col 1885 18,032,880 — 16,128,080 20,354,251) — 17,206,244 11,145,185 — 1,286,126 8,821,830 — 812,805 I 12,912,3-13 4 - 797,407 66,409,21)3 — 4,045,911 33,675,065 •+• 330,445 34,550,084 -t- 2,840,306 21.594 288 -+- 5,869,361 5,659,544 + 559,000 21,176,372 -+- 034,003 75,185,420-f 4,466,611 31,007,847 — 1,738,459 72,325,015 -i- 11,952,045 81,137,370^4- 440,277 16,283,423 4 - 1,834,196 TOTALE 487,231,418 — 11,582,984
La esportazione invece ha dato il seguente m o -vimento :
C A T E G O R I E secondo la tariffa doganale
E S P O R T A Z I O N E I. I I . I I I . I V . V . V I . V I I . Vili. I X . X . X I . X I I . xiir. X I V . xv. X V I .
Spiriti bevande ed olii Generi colon, droghe e tabacchi. Prodotti chim., generi medicinali,
resine e profumerie
Colori e generi per tinta e per concia
Canapa, lino, juta ed altri vege-tali filamentosi, esci, il cotone. Cotone L a n a , crino e peli ! ! ! * . ! Seta Eegpo e paglia ! ! ! ! ! ! Carta e libri p e i i i . . . ; ; ; ; ; ; ; ; ; Minerali, metalli e loro lavori.'!
Pietre, t e r r e , vasellami, vetri e oristalli
Cereali, far., paste e prodotti ve-getali, non compr. in altre cat. Animali, prodotti e spoglie di ani-mali, non compr. in altre categ. Oggetti diversi TOTALE. Valore delle merci esportate nel 1» quadr. 1886 Differenza col 1885 78,591,224 4 - 38,470,704 2,307,627 4- 434,439 12,351,971 3,899,755 14,513,570 9,791,650 2,721,435 88,016,428 23,006,548 2,865,895 5,645,792 28,789,924 22,888,031 30,658,809 41,381,932 3,936,464 896,239 404,072
+
911,660 2,098,718 996,660 8,491,408 771,871 248,562 413,071 — 92,009,611 ,335,913 — 8,240,099 291,614 -P 228,578 366,466,555 — 59,521,221) Crediamo bene di notare che queste cifre totali non corrispondono, a quanto ci pare, alle cifre parziali della categoria X I I , probabilmente per errore di ad-dizione incorso nel bullettino.
Ed ecco il prospetto delle entrate doganali per lo stesso periodo di quattro mesi :
Titoli di riscossione 1836 1885 Differenza Dazi d ' I m p o r t a z i o n e 44,081 493 78.046 017 33,964,524 Dazi di Esportazione 2,185 487 1,961 732
+
213, 705 Sopratasse di fabbri-+
cazione 1,381 711 5, 840, 380_
3,958,669 Diritti di bollo . . . 352 221 490 434 — 138.213 Diritti m a r i t t i m i . . 1,971, 686 1,529, 304 + 442,332 Proventi diversi . . 321 560 523 612 - 202, 052 T o t a l e . . . 50, 284, 108 87,891, 479 — 37,607,371COMMERCIO DEGLI AGRUMI ITALIANI
S U I M E R C A T I A M E R I C A N I Neil 'Economista del 2 e del 17 maggio svolta ampia-mente la questione della crisi agrumaria in Italia, tanto che potrebbe considerarsi l'argomento come esaurito. Malgrado questo non possiamo dispensarci dal ripor-tare alcune considerazioni inviate dai nostri agenti consolari agli Stati Uniti, inquantochè essendo state determinate da fatti locali, non possono a meno di avere anch' esse un certo valore.
C o m ' è noto il governo italiano ordinava a questi suoi agenti di procedere ad una inchiesta intorno al commercio degli agrumi italiani negli Stati Uniti, il cui riassunto venne pubblicato l'anno scorso. Suc-cessivamente lo stesso governo provocava dalla stessa fonte altre informazioni e ragguagli che adesso pas-siamo a riassumere.
Cominceremo col riportare uno specchio con dati ufficiali indicante la quantità di aranci e di limoni importati negli ultimi sei anni dall'Italia sul mercato di Nuova Y o r k , e i prezzi ai quali verniero venduti all'asta. A n n i 1S80 ( ISSI 1882 1883 1884 1885 A r a n c i P r e z z i L i m o n i
727,192 da dall. 2,50a5,75 1,016,155 da doli. 3,82 a 5,18 1,087,526 » . 1 , 2 8 a 4,50 1,146,222 » 2,03 a 7,31 1,262,927 » » 2,02 a 5,02 l,34s,594 » 2,63 a 4,88 1,448,057 » • 2,13 a 4,30 1,544,220 » 2,21 a 4,83 1,517,612 . » 1,70 a 6,45 2,133,800 » 1,23 a 3,50 1,368,461 » > 1,20 a 3,10 1,636,672 » 1,35 a 4,53
L'usanza di vendere all'asta gli agrumi forestieri fu stabilita fino da quando cominciò I' importazione degli agrumi italiani negli Stati Uniti, e si mantiene tuttora, inquantochè a volerla cambiare non se ne ri-trarrebbe alcun vantaggio. E ciò è tanto vero ohe lo stesso sistema si va 'adottando anche dai produttori indigeni di agrumi, disgustati dalle gravezze e dagli inconvenienti delle vendite dirette.
Per avere il prezzo medio al minuto, cioè quello a cui si vende il frutto comprato all' asta, bisogna aggiungere 1 0 cents, cioè cinquanta centesimi per cassa al prezzo pagato all'asta. Sembra essere questo il calcolo più giusto fondato sulla esperienza, non essendo possibile stabilire la proporzione fra i d u e prezzi mettendo a confronto il massimo e il minimo.
imporla-zione italiana. Per rilevare rettamente tale effetto bisognerebbe potere eliminare altre influenze c h e agiscono contemporaneamente sullo stesso commercio e ciò è sommamente diffìcile. Si citano per i n -fluenze siffatte la maggiore o minore quantità del frutto importato nel mese, la sua qualità e condi-zione migliore o peggiore, e infine lo stato della temperatura atmosferica di gran caldo, e di gran freddo. Nell'anno 1 8 7 9 - 8 0 l'importazione essendo stata la più piccola al paragone anche degli anni precedenti, si ottennero prezzi più alti ; lo stosso avvenne nel trimestre luglio-settembre del 1884, ove la scarsità del frutto diede e aumento nei prezzi. La influenza della qualità sui medesimi e per sè chiara, ma può soffrire alterazione, per causa del caldo o del freddo. N e l decembre 1880 e g e n -naio 1881 l'eccessivo freddo fece gelare gran porzione degli agrumi arrivati in quei mesi e c i ò fu causa che il prezzo di ogni cassa ribassasse.
L o slesso fenomeno si rinnnovò con le stesse con-seguenze nel dicembre 1884 e nel gennaio e feb-braio 1885. Il gran caldo invece fe' salire il prezzo dei limoni come dalla statistica si riscontra essere avvenuto in luglio, agosto, settembre 1881 e in lu-giio 1885.
Da queste osservazioni appare manifesta la diffi-cpltà di sceverare gli effetti estranei da quelli della concorrenza, e l'unica cosa utile e pratica che viene confermata si è che la sovrabbondanza della merce nuoce al prezzo. L a qua! sovrabbondanza, prodotta dal concorso inevitabile e sempre crescente della produzione indigena nuocerà al prezzo d e l frutto importato, e ne soffocherà a poco a poco il c o m -mercio.
Rimane la questione della qualità dei frutti ita-liani, se cioè sia tale da farsi primeggiare in mezzo alla concorrenza locale. Gli studi fatti in proposito non sono rassicuranti. È costatato che g l i aranci della Florida possono oramai competere con quelli della Sicilia, e che sono almeno altrettanto apprez-zati e gustati dagli americani. Quelli della Califor-nia, e della Luisiana sono attualmente alquanto in-feriori ma tendono a migliorare, inquantocbè nulla vieu trascurato per migliorarne la coltivazione dal punto di vista della qualità.
L'agente consolare di Chicago scrive che gli agrumi della Luisiana cominciano ad abbondare sul mercato al principio di ottobre, e durano fiuo a decembre; quelli della Florida verso la metà di ottobre, e con-tinuano fino all'aprile, e quelli della California in marzo e vanno fino al luglio. Anche nel Messico si coltivano agrumi, e nel 1885 le spedizioni c o n -tinuarono da novembre fino a febbraio. L o smercio che si fa a Chicago di aranci, e di limoni è sor-prendente. Si vendono in barili che ne contengono 450 o 500 ognuno al tenue prezzo di doli. 4 , 5 0 a 5, e con 2 5 soldi si compra una dozzina di scelti aranci. L o stesso agente consolare osserva c h e le importazioni italiane giungono a Chicago in uno stato verdognoso, e di sapore acre per essere il frutto stalo staccato dalla pianta prima del tempo, ed è per questa ragione che non possono far c o n -correnza alla produzione locale nè per la bontà nè per il prezzo, e solo arrivano ad avere un certo, valore allorché la produzione locale è esaurita.
Ma si domanda se almeno i nostri agrumi potranno diffondersi su questi vasti mercati come articoli di lusso, e supposto che come tali non avessero a
ri-sentirsi della concorrenza di quelli della Florida, si domanda .se se ne potrà fare una importazione b a stante ad alimentare un commercio lucroso e r e m u -neralore. L e conclusioni a cui giunge il console italiano di Nuova Y o r k non sono molto confortanti. Secondo esso ogni speranza dovrebbe essere riposta su di una modificazione della tariffa doganale, e a questo intento dovrebbero esser rivolti gli sforzi del Governo italiano. Ma mentre egli crede questa l'unica via par dare maggiore espansione al commorcio dei nostri agrumi negli Stali Uniti, non dissimula che i produttori americani alla loro volta, e specialmente quelli della California, assediano il Congresso affin-chè decreti un aumento del dazio di entrata degli agrumi.
CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Camera di Commercio di Savona. — Nella riunione del 1 5 Maggio approvava i ruoli per la lassa sugli esercenti arti, industrie, commercio e c c ; deliberava rinnovare energiche dimostranze al M i -nistero affinchè, nonostante il conflitto che sembra sorto fra il governo, e la società delle strade ferrate mediterranee per la competenza della spesa occorrente per l'armamento della darsena Vittorio E m a -nuele, venga provvisto di urgenza a detto armamento, onde le gravi spese fatte per la costruzione della nuova darsena non restino infruttuose; e associavasi alle considerazioni e proposte di alcune Camere di Com-mercio consorelle contenute nella sua istanza diretta al Ministero di Agricoltura e Commercio per ottenere alcuni provvedimenti che valgano a diminuire i danni arrecati al commercio, alle industrie, e alle popola-zioni dei luoghi ove sono applicate le misure quaran-tenarie marittime nell'occorrenza del morbo asiatico.
Camera di Commercio di Bologna. — Nella tornata del 2 6 Aprile venuto in discussione il conto consuntivo del 1885 la Camera approvava il seguente ordine del giorno:
« L a Camera avendo riscontrate esatte le singole partite di entrata e d uscita del rendiconto 4885 proposto dalla Commissione Amministrativa, quelle i n L . 44,177,10, queste in L. 32,026.06 con uu resto di cassa di L. 12,151.04, e fermato il reliquato passivo in L . 4,080.52, approva il rendiconto dell'esercizio 1885 con un avanzo netto di L . 8,070.52. »