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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.2006, 13 ottobre

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SOI ENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, RANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anuo XXXIX Vol. XLIII Firenze,

13 Ottobre 1912

N.

SOMMARIO : L’ Italia e la Pace - L ’ Impazienza rappresenta 1’ Interesse — La Politica commerciale italiana — Lo sviluppo del Porto di Trieste in rapporto cogli altri Porti continentali — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Prof. Mario Alberti, Il movimento dei prezzi e dei salari nell’anno 1911 a Trieste - J. L. Breton, Les maledies professionelles - Dr. Luigi Rizzi, Le privilège de l’émission des bil­ lets de banque en Italie - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : La M istica delle industrie inglesi - Il movimento di navigazione nei porti del Regno Unito - Il censimento tedesco pel 1910 RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: Il commercio del Belgio - Il commercio del- i: Eritrea — Industrie commerci e Porti della Provincia di Pesaro — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società Commerciali ed Industriali — Notizie comm rciali.

L’ ITALIA E LA PACE

I dispacci annunciano da qualche giorno che i delegati italiani e turchi avrebbero già rag­ giunto l’accordo sulle più importanti questioni implicate nella pace, o che si stanno redigendo gli articoli relativi che dovranno concretare l’ ac­ cordo stesso.

Tali notizie sono estremamente consolanti tanto più se, come tutto lascia credere, il prin­ cipio fondamentale del decreto che dichiarava la piena ed intera sovranità dell’ Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica, non è stato vu l­ nerato. Tutto il rimanente, compresa la questione del riconoscimento dell’ autorità religiosa, anche mediante un rappresentante del Califfo, non ha che secondaria importanza.

Più volte abbiamo avuto occasione di affer­ mare nelle colonne dell’ Economista essere inte­ resse supremo dell’ Italia di concludere la pace al più presto possibile, poiché le condizioni del­ l’ Europa erano tali da non consigliare che la nazione si trovasse implicata colle sue forze mi­ litari in una guerra relativamente lontana, men­ tre poteva avvenire che gli avvenimenti ne ri­ chiedessero la completa disponibilità in patria. D ’ altra parte era troppo evidente che sia per ragioni di interessi, sia per ragioni di ge losia non avevamo amiche le Potenze europee, nemmeno le alleate. E poiché non era stato pos­ sibile, per motivi che ancora si ignorano, con­ quistare la Libia con un rapido colpo di mano,

ma invece la guerra, per quanto non possa essere dubbio l’esito finale, minaccia di prolungarsi lun­ gamente, e bene che si sieno intavolate tratta­ tive per la pace ed è consolante che abbiano condotto a risultati concreti.

La desolante incertezza che hanno dimo­ strato le Potenze europee per intervenire nelle agitazioni dei popoli balcanici o le grandi d if­ ficoltà riscontrate per venire ad un accordo per un passo, invero languido e cauteloso, verso gli Stati balcanici e verso la Turchia, sono la prova che i rapporti tra le grandi Potenze procedono su un filo di rasoio e che esse non sanno trovare altre soluzioni che quelle negative. Il quale stato di cose non può che consigliare la estrema pru­ denza e non può permettere all’ Italia, che non è certamente tra le Potenze più forti, di distrarsi troppo lungamente in imprese lontane.

Conclusa la pace, si potrà procedere alla con­ quista effettiva delle due regioni se sarà possi­ bile con metodi pacifici, ed altrimenti, ove la violenza sia necessaria, si potrà applicarla con tutta la calma ed a dosi secondo la opportunità.

Se non che in questo momento in cui più o meno esatti si conoscono i termini della pace i nazionalisti accennano ad insorgere ed a consi­ derare i patti annunciati come lesivi agli inte­ ressi ed alla dignità dell’ Italia. E sopratutto sopra tre punti l’opposizione pare concretarsi : il riconoscimento del Califfato religioso, la resti­ tuzione delle isole dell’ Egeo occupate dall’ Italia; la qualsivoglia indennità in denaro.

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con maggiore imparzialità e con più larga visione dei veri interessi del paese.

Non parliamo della rappresentanza religiosa che, a nostro avviso non può costituire per noi una difficoltà. L ’ Italia, che pure ha nel suo seno il Pontefice, il quale non lascia passare occasione per mostrarsi nemico dell’ Italia, perfino scen­ dendo in documenti ufficiali ad espressioni vol­ gari, ha tuttavia seguita sempre una condotta di grande tolleranza religiosa ; forse è lo scetti­ cismo della popolazione in fatto di religione quello che determina tale tolleranza, ma il fatto è che le questioni religiose non appassionano affatto la popolazione italiana, la quale ha mo­ strato già in più occasioni di non volere nessuna persecuzione religiosa, ma nello stesso tempo di non volere nessuna sopraffazione da parte della Chiesa. Nulla quindi può agli italiani importare se il Sultano avrà un suo rappresentante in Libia per le cose religiose ; che se il rappresentante as­ sumesse un aspetto od una azione politica non sarà difficile metterlo a posto.

In quanto all' isole dell’ Egeo, si comprende che debba dolere di abbandonarle, e si comprende il vivo desiderio di annetterle, ma il dolore ed il desiderio non bastano.

Prima di tutto le popolazioni di quelle isole non sono di nazionalità italiana e se è vero che la loro storia è legata alla storia di vecchi Stati italiani, ciò non legittima affatto la conquista, come non legittimerebbe un tentativo di conqui­ starle, la Gallia o l’ Iberia, col pretesto che ap­ partenevano ai Romani.

Ma, prescindendo da ciò, basta tener pre sente lo stato della politica internazionale e di quel complesso di fatti che si chiama « l’ equi­ librio del Mediterraneo » per comprendere, anche senza essere addentro alle segrete cose ohe l’Italia prima di far sbarcare nelle isole dell’ Egeo le sue truppe, ha dovuto dichiarare alle Potenze amiche ed alleate, che si trattava di una occupazione temporanea la quale avrebbe cessato col cessare dello stato di guerra; e senza tale esplicita di­ chiarazione, che per essere accettata ebbe bisogno di non brevi discussioni, le navi da guerra in­ glesi e francesi non avrebbero permesso lo sbarco. Il parlare quindi di abbandono di dignità offesa, di pusillanimità ecc. è, non solo una esa­ gerazione di linguaggio, ma è una spavalderia quale si sogliono permettere gli irresponsabili. L ’ Italia certo ha raggiunto uno sviluppo più ra­ pido di quello che non si credesse, certo, in que­ sta guerra, per quanto a proporzioni modeste, il suo esercito e la sua flotta hanno dato prova di una organizzazione migliore di quella che non si credesse, ma è ridicolo montare per questo sul

cavallo d’ Orlando e pensare di tener testa a tutto il mondo.

Ora abbiamo da digerire la Libia, che è già un boccone molto grosso per il nostro stomaco ancora giovane e gracile; accontentiamoci di far questo nel miglior modo che sarà possibile e non imitiamo g li inesperti che per aver vinta una partita arrischiano al giuoco tutti i loro averi.

In quanto poi alla indennità, la questione sta più che altro nella m isura; pagare alla T u r­ chia la quota del debito che spetta alla Libia, pagare anche i beni demaniali, sta ormai nelle consuetudini internazionali. Il di più, può giu­ stamente dar luogo a commenti anche''vivaci se la differenza fosse tale da giustificare un biasimo al Governo. Ora la somma che si dovrà pagare è ignota, quindi ogni discussione allo stato delle cose è proprio superflua, ed è più prudente at­ tendere gli elementi necessari per giudicare.

Intanto salutiamo la pace e rallegriamoci.

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« Mora, astinenza, attesa, aggio » erano alcuni dei termini coi quali dagli economisti si cercava finora di rappresentare l’ idea e la rispondenza del fenomeno economico dell’ interesse. Im p a ­ zienza è 1’ ultimo termine col quale I. Fischer, il noto professore americano di Economia sociale battezza o meglio qualifica 1’ interesse che egli definisce appunto come impazienza cristallizzata in un tasso avente corso su l mercato. .

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13 ottobre 1912 L ’ E C O N O M IST A 643

Questa parola del linguaggio comune, e cer­ tamente espressiva, si cerca di sostituire alle altre che abbiamo precedentemente accennate, e costi­ tuisce una modificazione della teoria dell’ aggio di Bohm-Bawerk, sia per distinguersi da quelle, sia per creare un termine migliore di quello di aggio.

La parola mora era impiegata da qualche autore del Medio Evo che cercava di scusare quasi coloro che esigevano un interesse, allegando che il rimborso di un prestito allorché differito, implicava per tale differimento una penalità ; ma la giustificazione dell’ interesse risiede meno nel ritardo al rimborso che non nel fatto che il creditore non vuole il ritardo, è impaziente di avere il suo denaro alla scadenza.

Il termine « astinenza » è stato pure lar­ gamente in voga, ma non è l’ astinenza che co­ stituisce il fattore reale, bensì il disagio che risulta dall’astinenza.

Il Marshall aveva suggerito il termine <s a t­ tesa », ma apparisce che l’attesa è meno decisiva che non sia la ripugnanza alla attesa.

La parola aggio di BOhm-Bawerk che ebbe grande favore non è di per sè stessa abbastanza evidente senza spiegarla con una frase più lunga : « un premio che 1’ uomo accorda nella sua stima ai beni presenti sui beni futuri ».

Senza discutere le altre terminologie tentate come «la v o ro di risparmio », ed altre, il Fischer afferma che !’ idea è assai semplice e assai fa­ migliare e che si esprime nell’ esperienza giorna­ liera colla parola impazienza. E perchè 1 uomo è impaziente che egli pensa che la mora deve essere penalizzata ; è perchè l ’ uomo è impaziente che egli considera con sfavore 1 astensione dalla soddisfazione immediata, o Yàttesa della soddi­ sfazione futura ; è perchè egli è impaziente che egli accorda un premio o aggio ai beni presenti pa­ ragonati coi beni futuri.

L ’ impazienza è un attributo fondamentale della natura umana. Fino a che gli uomini ame­ ranno meglio di avere delle cose oggi piuttosto che domani, vi sarà un tasso di interesse.

Trovato il vocabolo che più gli pare appro­ priato a rendere l’ idea dell’ interesse e che essendo veramente una questione di parola potrebbe sotto certi aspetti equivalere a quelle già in uso nella terminologia economica, il geniale americano si addentra in un laberinto scabroso quando attac­ candosi alía idea d’ impazienza vuole distinguere le cause dalle quali dipende il danno d’ impazienza o di interesse, che egli raggruppa in due: il ca­ rattere dell’ individuo e il carattere della sostanza di cui si trova ad essere proprietario.

La differenza di tasso dovuti ai primo gruppo, ammette cinque sottoraggruppamenti dei tratti

personali dell’ individuo e cioè : 1° previdenza ; 2° impero su sè stesso; 3° temperamento ; 4° spe­ ranza relativa nella durata della vita ; 5° amore per la posterità.

A riguardo del primo tratto, previdenza, si può dire in maniera generale che più la previ­ denza è grande e più il tasso d’ impazienza è basso e viceversa.

Le razze primitive e le classi istruite della società considerano raramente l’avvenire nelle sue vere proporzioni.

Si racconta l’aneddoto di un negro del sud degli Stati Uniti che non voleva riparare il tetto bucato della sua capanna, nè quando pioveva per paura di bagnarsi di più, nè quando non pioveva perchè allora non abbisognava di riparo. In que­ sta categoria di persone, asserisce il s:g. Fischer il tasso d’ impazienza per il benessere presente è enorme, perchè la loro comprensione dell’ av­ venire è debole.

Il paragone fra gli Scozzesi e gli Irlandesi mostrerà un contrasto sotto questo rapporto. L ’ Irlandese in generale, manca di sagacità ed è imprevidente, mentre lo Scozzese è previdente.

Ecco perchè il tasso dell’ interesse è elevato in Irlanda e basso in Scozia.

Queste differenze circa al grado di previ­ denza producono delle differenze corrispondenti circa alla dipendenza nella quale 1’ impazienza si trova in rapporto al carattere della sostanza. Così è che per una entrata di 1000 lire per anno, per esempio un individuo noncurante avrà un tasso d’ impazienza del 10 per cento, mentre che il previdente non proverà che un tasso di impazienza del 5 per cento. È per ciò che il tasso d’ impazienza sarà, in un modo generale, più elevato in una collettività composta di individui noncuranti piuttosto che in una collettività dove i membri rappresentano il tipo opposto.

(Continua).

Lo politica commerciale italiana

V II.

Date le cifre delle importazioni e delle espor­ tazioni durante il periodo 1891-1904, ed osser­ vato lo sviluppo che ebbero cosi le une come le altre; l’ importazione essendo passata da 1126 a 1877 milioni, l’esportazione da 877 a 1572 mi­ lioni, lo Stringher così giudica tale movimento:

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tile, come noi stesai dimostrammo in uno studio che rimonta al 1894. E, di certo, non fu senza influsso — rimpetto alle attenuazioni dei diritti di entrata risultanti dai recenti trattati — l’ap­ plicazione dei dazi in oro decretata e applicata nell’autunno del 1893, dopo più anni di errata condiscendenza, per cui i diritti di confine si pagavano in carta deprezzata, con danno del­ l’erario e con minor sicurezza del lavoro italiano. Come non fu senza influsso il rimpatrio accele­ rato di molti titoli già collocati all’ estero, i quali nel movimento generale dei valori sostituirono le merci, stringendone l’ importazione, come nel periodo precedente la negoziazione di essi fuori d’Italia aveva influito ai danni del commercio di uscita delle merci.

« Infatti lo sbilancio fra i valori di entrata e quelli d ’ uscita delle merci si ferma a non più di 231 milioni di lire all’anno nel triennio 1891- 1893, quando le importazioni si erano già messe su di un valore inferiore a quello degli anni precedenti; si riduce nel 1894 alla cifra mode­ sta di 68 milioni perchè, ad un tempo, l’impor­ tazione scende improvvisamente da 1,191 a 1,095 milioni di lire, e l’esportazione sale da 964 a 1,027 milioni. L o sbilancio si contiene fra 100 e 150 milioni nei tre anni dal 1895, al 1897, quando le importazioni riprendono, leggermente supe­ randolo, il livello degli anni antecedenti al 1894; ma le esportazioni, alla loro volta, continuano a tenersi al disopra di 1,000 milioni di lire al­ l’ anno; finché nel triennio 1898-900, a causa del successivo incremento delle importazioni, contro- bilanciato solo in parte e in modo irregolare da qùello delle esportazioni, il disavanzo passa, da 210 milioni nel 1898, a 362 nel 1900 ».

E l’autore tien conto anche dei prezzi do­ ganali così per le m erci di importazione come per quelli di esportazione e nota che il 1897 segna il punto più basso della scala dei valori doganali, e da quell’anno sale rapidamente senza però ritoccare l’antico livello.

« Erano ancor quelli gli anni, scrive il nostro Autore, nei quali il fenomeno del ribasso dei prezzi all’ ingrosso, dovunque accertati, destava le maggiori preoccupazioni e determinava un mo­ vimento, dimostratosi di poi inefficace, com’ era scientificamente per ogni verso condannabile, per ridare all’argento una più larga funzione nel­ l’ uso monetario. Ed erano anche gli anni, prima di grave depressione nell’ economia e nelle finanze d’ Italia, poi del severo nostro raccoglimento ini­ ziato nel 1894 e di poi intensificato sino a can­ cellare le conseguenze dei gravi disavanzi del pubblico bilancio, e del movimento al rialzo dei corsi dei cambi coll’ estero, che, appunto nel

1894, toccarono mète così alte da imporre da ogni lato efficaci provvidenze, intese a rimettere anche l’ economia monetaria in un assetto meno sfavorevole. Si rammenti fra l’altro, l’ applica­ zione dell’ affidavit per il pagamento delle cedole dei nostri consolidati all’ estero, reso necessario dalla speculazione dell’ invio dei tagliandi fuori d’Italia per lucrare sul cambio, all’ inasprimento dei quali contribuiva il movimento inverso dei titoli italiani che, come si è detto, l’ estero ci ri­ mandava ».

Ed aggiunge, lo scrittore, che la tariffa del 1897, sebbene mitigata dalle tariffe convenzio­ nali, esercitò un certo freno alle importazioni di alcune merci, segnatamente di quella che ave­ vano ottenuto maggior protezione ; l’esempio ti­ pico di tale azione delle tariffe protettive è for­ nito dai manufatti tessili e specialmente da quelli di cotone e di lana, le cui rispettive in­ dustrie ebbero non lieve incremento e perfezio­ namento dopo l’applicazione della tariffa, seb­ bene questa fosse una via attenuata nella misura dei dazi, dai trattati che si conclusero dal 1888 in poi.

Dopo questo giudizio sommario, l’ Autore esamina la ripartizione del commercio per pro­ venienze a destinazione negli anni 1891-1900 e 1904 e dalla relativa tabella ricaviamo le varia­ zioni avvenute nei paesi di principale prove­ nienza e destinazione dei prodotti.

Le importazioni dai quattro principali Stati che nel 1891 si vendevano oltre il 50 per cento di tutti i nostri acquisti hanno avuto le seguenti modificazioni percentuali nel periodo anzidetto :

1891 1900 1904

Gran Brettagua 23.27 °/lo 21.15 °/lo 16.70 °/lo

Francia 12.84 » 9.90 » 10.45 »

Germania 11.87 » 11.65 » 13.27 »

Austria-Ungheria 10.80 » 11.30 » 9.90 » 58.78 » 54.00 » 50.32 » Bisogna tener presente che le importazioni nei tre anni anzidetti aumentarono da 1.126 a 1,700 ed a 1,913 milioni, cioè tra il 1891 ed il 1904 un aumento del 75 per cento, perciò anche dove la percentuale sembra molto diminuita, le cifre assolute, lungi dall’essere inferiori sono aumen­ tate. Così per la Gran Brettagna mentre la im­ portazione in Italia nelle cifre proporzionali scende da 23.27 a 16.70 per cento, nelle cifre assolute invece aumenta da 262 a 319 milioni.

Egli è che acquisti da nuova provenienza ha fatto l’ Italia, dalla Rumenia, dalla Turchia Europea, dagli Stati Uniti d’America.

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assorbivano nel 1891 il 73 °/0 della intera espor­ tazione, e la loro percentuale è andata modifican­ dosi nel periodo secondo le seguenti cifre :

189 f 1900 1901 Francia 17.09 °//() 12.61 °/0 12.72 °/( Svizzera 17.08 » 15.46 » 14.82 » Germania 14.99 » 16.55 » 17.20 » Gran Brettagna 13.17 » 11.50 » 11.02 » Austria-Ungheria 10.58 » 10.79 » 9.53 » 72.91 » 66.91 » 65.29 Anche qui bisogna tener presente che la nostra esportazione è aumentata colle cifre 876, 1,338, 1,374 milioni.

Altri sbocchi ha trovato nel secondo pe­ riodo l’Italia e principalmente, nella Turchia Europea, nell’ Egitto, nell’ india britannica, e negli Stati Uniti d’ America, per cui vi fa non solamente compenso con la diminuita esporta­ zione nei cinque Stati anzidetti, ma anche un aumento assoluto nel complesso della esporta­ zione per mezzo miliardo circa.

Riportando quindi la tabella per gli anni 1892-1904 delle quattro grandi ripartizioni delle merci l’ Autore osserva :

« Dall’instituito raffronto, reso più efficace­ mente evidente dai rapporti percentuali, si trae: che cospicuo fu l’aumento dell’importazione in Italia delle materie necessarie all’ industria no­ strana, sia greggio, sia lavorate, un aumento più che doppio di quello corrispondente delle materie dello stesso genere esportate all’estero; che, su per giù, l’aumento dei valori dei prodotti ali­ mentari importati si pareggia con quello degli esportati; che, invece, fra l’aumento dell’ impor­ tazione dei prodotti fabbricati e quello dell’ espor­ tazione dei prodotti del medesimo genere, vi è uno sbilancio considerevolissimo, nella ragione di uno a quattro & tre quarti, a favore dell’ espor­ tazione ».

Quindi l’Autore esamina con la usata dili­ genza partitamente le principali voci e le loro vicende cosi alla importazione come alla espor­ tazione riguardo alla provenienza ed alla desti­ nazione, e viene rpoi a giudicare degli effetti del movimento commerciale sullo sviluppo economico del paese, e di questo sviluppo sul commercio, dà giucìig, troppo importanti perche possiamo omet tere di riportarli testualmente.

Accenna prima alla aumentata importazione del carbone fossile da 4 milioni di tonnellate nel 1892 a 6 milioni nel 1904 ; all’ aumento pure dei prodotti chimici importati sul quale propo­ sito osserva testualmente:

« . . . . nel campo dei prodotti chimici, notiamo che la porta fu lasciata aperta del tutto

alle fabbriche della Germania, che hanno costan­ temente approfittato delle nostre miti gabelle per far larghi e buoni affari in Italia, divenuta consumatrice ognor più forte di cotesti prodotti, anche per lo sviluppo generale della sua attività economica ».

Venuto quindi a parlare dei singoli rami di industria comincia con le industrie tessili e il comm. Stringher espone testualmente:

« V ita specialmente rigogliosa, nel dodicen­ nio 1893-904, ebbero le industrie tessili. Creb­ bero infatti le importazioni delle principali ma­ terie prime di esse, sia greggio sia lavorate, a cominqiare dal cotone in bioccoli — assoggettato a dazio di entrata di lire 3 dal dicembre 1894 — , dalle lane non pettinate e dai cascami di lana, venendo ai bozzoli, ai cascami di seta greggi e alla seta tratta greggia, per passare alla juta greggia e finire poi alla canapa e al lino greggi. A ll’ incontro, andarono via via restringendosi le importazioni di filati dei cotone e dei filati di lana, e iu molto maggior misura quelle dei tessuti tanto di cotone quanto di lana; e andarono cre­ scendo, insieme colle cospicue esportazioni della seta tratta, dei cascami di seta greggi e lavorati e dei tessuti di seta, quelle pur notevolissime dei tessuti di cotone e dei tessuti di lana. I n ­ gomma, dalle statistiche del commercio si trae che le indùstrie tessili italiane, allargando, in generale, la produzione rispettiva, si sono poste in condizioni di provvedere da sè stesse ai cre­ scenti consumi del paese e di affermarsi, per talune qualità di prodotti, anche sui mercati fo­ restieri. Ma forse, il credito agevolando le spe­ culazioni industriali favorite dalla protezione, si è camminato troppo negli anni più favorevoli, e si è preparato, con l’esuberanza degli impianti, un periodo di sovra-produzione, che si dovrà più tardi smaltire con gravi sacrifizi di capitale, e con un contraccolpo non indifferente sulla massa delle mercedi.

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Ed a queste considerazioni segue una ta­ bella nella quale dimostra il movimento delle importazioni ed esportazioni delle principali voci che riguardano i prodotti tessili. Tabella che riassumiamo divisa in importazioni ed esporta­ zioni :

Importazioni

1892 Diff. nel 1904 Cotone in bioccoli qnint. 974,766 + 572,730 Filati di cotone » 16,870 — 7,498 Tessuti di cotone » 59,733 — 41,067 Lana greggia e borra » 97,828 + 57.000 Tessuti di lana » 37,516 — 10,602 Seta tratta greggia » 15,517 + 9,833 Seta tratta tinta e

cucirini kg. 205,988 -f- 370,266 Tessuti di seta e

fi-lusella Lire 22,523,000 + 2,658,000 Esportazioni Filati di cotone » 1892 5,977 Difi', nel 1994 + 88,139 Tessuti di cotone » 21,408 -H 204,453 Lana greg. e borra » 22,751 + 12,223

Tessuti di lana » 2,027 + 6,778

Seta tratta greggia » 54,020 + 25,741 Seta tratta tinta e

cucirini kg- 8,360 + 24,219

Tessuti di seta e

iìlusella Lire 17,870,000 ~P 57,516,000 {contìnua).

Lo sviluppo nel Porto di Trieste

in rapporto agli altri Porti continentali

La Camera di commercio di Trieste ha te­ sté pubblicato una dotta ed interessante relazione sulle condizioni economiche di Trieste pel 1911, pubblicazione compilata del dott. Alberto Mo- scheni.

Uno dei capitoli più notevoli della rela­ zione è quello che passa in rassegna i progressi conseguiti da Trieste in rapporto a quelli degli altri grandi porti continentali.

Il seguente raffronto dello sviluppo marit­ timo e commerciale dei principali porti continen­ tali permette intanto di precisare la posizione di Trieste nel traffico mondiale:

Tonnellaggio in arrivo in mille Porti 1900 1905 1909 1910 Amburgo 8,038 10,381 12,184 12,656 Anversa 6,720 9,900 11,942 12,654 Rotterdam 6,327 8,339 9,974 10,877 Marsiglia 4,631 7,441 9.144 9,441 Genova 4,117 6,445 7,731 7,446 Havre 2.136 3,866 4,636 4,769 Trieste 2,159 3,002 4.008 4,199 Brema 2,494 3,350 3,958 4,130 Amsterdam 1,813 2,066 2,486 2,589 Fiume 1,681 2,107 2,326 2,371 Venezia 1,295 1,722 2,192 2,198

Espresso in percentuale, l’aumento del tonnel-laggio in arrivo risulta per i singoli porti il se-guente : Aumento in percentuali Porti 1900-1910 1905-1910 1909-1910 Amburgo 57.7 21.9 3.9 Anversa 88.5 27.8 5.9 Rotterdam 71.2 30.4 9.1 Marsiglia 103.9 26.9 3.2 Genova 81.1 15.5 3.7 Havre 123.6 23.4 2.9 Trieste 94.9 37.8 4.7 Brema 64.4 23.3 4.4 Amsterdam 48.4 23.4 4.1 Fiume 41.0 12.5 1.9 Venezia 69.9 27,6 0.2

Degli 11 porti esaminati, Trieste sta al set­ timo posto, dopo Am burgo, Anversa, Rotterdam, Marsiglia, Genova, Ilavre ed è seguita da Brema, Amsterdam, Fiume e Venezia.

Specialmente notevole è il forte regresso di Anversa e Rotterdam che si avvicinarono con­ siderevolmente ad Amburgo. Nella lotta fra Genova e Marsiglia, riscontrasi un regresso di Genova che allontana maggiormente il porto ligure dal porto francese.

Lo sviluppo dal 1900 al 1910 porta uno spo- | stamento riguardo ai porti di Brema e Havre poi­

ché quest’ ultimo dall’ottavo posto passa al sestoj { e Brema dal sesto all’ottavo, sicché Trioste che | nel 1900 occupava pure il settimo posto è stata

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13 ottobre 1912 L ’ E C O N O M IST A 647 Venezia Brema Amburgo Amsterdam 69 9 65.4 57.7 48.4

E per il periodo 1905-1910 la graduatoria diventa : Fiume 41.0 Trieste 37.8 Rotterdam 30.4 Anversa 27.8 Venezia 27.6 Marsiglia 26.9 Havre 23.4 Brema 23.3 Amsterdam 23.3 Amburgo 21.9 Genova 15.5 Fiume 12.5

Unendo poi in una sola somma le

\

movimento marittimo di questi undici porti, no­ tiamo che ne spetta, prendendo per base il 1910 :

17,266 °/0 a(l Amburgo 17,263 » ad Anversa 14,839 » a Rotterdam 12,879 » a Marsiglia 10,156 » a Genova 6,506 » a Havre 5,727 » a Trieste 5,652 » a Brema 3,577 » ad Amsterdam 3,234 » a Fiume 2,901 » a Venezia

Da altra tabella contenuta nella interes­ sante relazione della Camera di commercio trie­ stina risulta ancora che non sempre 1’ im­ portanza del movimento commerciale corri­ sponde a quello della navigazione, inquantochè parecchi porti con forte tonnellaggio hanno un traffico marittimo molto meno importante. No­ tiamo dunque che, riguardo a movimento merci

via mare, fra gli 11 porti in esame Trieste sta al nono posto dopo Amburgo, Rotterdam, A n ­ versa, Marsiglia, Genova, Brema, Amsterdam, Havre e viene seguita da Venezia e Fiume, mal­ grado che superi, quanto a tonnellaggio in arrivo, Brema ed Amsterdam.

Lo sviluppo da un anno all’ altro che dà per Trieste dal 1909 al 1910 una piccola perdita e accusa pure un regresso per Fiume, Genova V e ­ nezia e Havre, segna invece aumenti considere­ voli specialmente per Anversa, Amburgo e Mar- siglia.

L o sviluppo percentuale negli ultimi 5 anni indica invece per i singoli porti:

Porto 1910 contro il 1905 numero Venezia 33.9 °/o Amsterdam 30.2 » Amburgo 25.3 » Genova 24.9 » Rotterdam 24.8 » Trieste 23.6 » Anversa 23.1 » Marsiglia 22.5 » Havre 17.1 » Brema 15.0 » Fiume 8.6 »

Anche riguardo al traffico marittimo è, infine, utile d’ indicare con una cifra sola il traffico marittimo complessivo di questi 11 porti esaminando quale quota ne spetti ai singoli porti onde accertare la loro posizione nel traffico con-tinentale ; questo esame dà, prendendo per base il 1910, la seguente percentuale: Amburgo 24.70 °/0 Rotterdam 19.95 » Anversa 18,12 » Marsiglia 8.53 » Genova 7,84 » Brema 6.18 » Amsterdam 3.49 » Havre 3.32 » Trieste 3.19 » Venezia 2.98 » Fiume 1.70 »

Dalle cifre precedenti può rilevarsi 1’ emi­ nente importanza dei porti germanici, olandesi e belgi, nonché la concorrenza fra Amburgo, Anversa e Rotterdam e rispettivamente fra l’ Elba e il Reno.

V i si rispecchia pure la rivalità fra i porti mediterranei e specialmente fra Genova e Marsiglia e fra i porti adriatici. L a lotta fra Marsiglia e Genova accenna negli ultimi tempi a risolversi a favore del porto francese favorito da un miglior rapporto fra arrivi e partenze rag­ giungendo l’ esportazione marittima a Marsiglia il 33.6 per cento del movimento complessivo via mare mentre a Genova essa non raggiunge che il 12.3 per cento.

La Relazione dà molte altre importanti no­ tizie, che lo spazio ci vieta di pubblicare per disteso.

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648 L ’ E C O N O M IST A 13 ottobre 1912

R

ivista

B

iblioqrafica

Dp. Luigi Rizzi, Le privilege de Vémission des billete de banque en Italie. — Louvain, Charles Peeters, 1911, pag. 216 (4 fr.). L ’ Autore, esaminando la storia delle leggi che regolarono in Italia la emissione dei biglietti di banca, crede di poter provare, il che del resto non può essere contestato, la tendenza verso la unità della emissione, e sebbene questa unità non sia di diritto raggiunta, esiste però di fatto, in quanto i due banchi meridionali che hanno la facoltà di emissione, si muovono di accordo colla Banca d’ Italia la quale è di gran lunga prepon­ derante.

L ’Autore viene a queste conclusioni attra­ verso l’analisi delle diverse leggi che dal 1860 governarono la emissione, ed attraverso i fatti che si maturarono nella penisola. Il tema è stato dall’Autore bene scelto, ed anche svolto con co­ noscenza dei lavori ai quali attinge piuttosto lar­ gamente, ed il volume sarebbe riuscito anche più utile se non si dovesse notare qualche divaga­ zione non necessaria, ed una esposizione un po’ con­ fusa degli avvenimenti per loro natura già com­ plessi e difficili a colpirsi nella loro vera essenza.

Prof. Mario Alberti, Il movimento dei prezzi e dei salari nell’ anno IH 11 a Trieste (con cenni introduttivi circa un programma di futuri lavori statistici, conlronti internazio­ nali delle condizioni di vita e di lavoro degli operai ed una append. bibliografica). — T rie­ ste, Ettore W ram, 1912, pag. 115 (Cor. 5). I nostri lettori conoscono già il prof. A l­ berti per altro suo lavoro <sc il costo della vita, i salari e le paghe in Trieste nell’ultimo quarto di secolo » del quale abbiamo fatto cenno a suo tempo. In questo nuovo scritto riscontriamo la già osservata diligenza e l’ acume col quale l’A u­ tore sa approfittare dei fatti raccolti per ravvi­ cinarli.

Questo lavoro consta di sei capitoli, una in­ troduzione, con esposizione generale del tema, uno studio sul movimento dei prezzi e sui sa­ lari nel 1911, un primo tentativo, con promessa di maggiore svolgimento, di confronti interna­ zionali. ed una larga ed ordinata bibliografia.

Nel 1911 i prezzi praticati per l’ Istituto dei poveri di Trieste sarebbero aumentati sen­ sibilmente, ed anche i salari ebbero aumenti e per alcune categorie di lavoratori anche cospicui.

J. L. Breton, Les maladies professionelles. — Paris, H. Dunod et E. Pinat, 1911, pag. 356 (3 fr. 50).

Premesso un breve cenno storico sulle di­ verse fasi che in Francia subirono i disegni di legge e le leggi sugli infortuni del lavoro e su alcune malattie professionali, in un secondo ca­ pitolo l’Autore ne esamina alcune come l’ arse- nicismo, il sulfocarbonismo, il septicismo ecc. per fermarsi più specialmente sul saturnismo.

Esamina quindi l’Autore succintamente le legislazioni straniere e rileva la crescente ten­ denza a comprendere nella legge sugli infortuni del lavoro anche le malattie professionali ; tratta per ultimi dei progetti pendenti presso il Par­ lamento francese e degli emendamenti che sono stati proposti.

Il lavoro del sig. Breton è molto chiaro ed ordinato e la dimostrazione della necessità di provvedimenti legislativi sulle malattie profes­ sionali ci è sembrata esauriente.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Circa i Mutui accordati dalla Cassa Depositi e Prestiti rileviamo che nel periodo dal 1 gennaio al 30 settembre 1912 il consiglio d’amministrazione della Cassa dei depositi e pre­ stiti deliberò 744 mutui a favori di provincia, comuni e consorzi per l’ ammontare di lire 77,387,000 con un aumento di 399 nel numero e di circa 9 milioni nella somma rispetto ai mutui deliberati nei corrispondenti nove mesi del 1911.

— Il Board o f Trade ha pubblicato un in ­ teressante statistica delle industrie inglesi, durante gli ultimi quindici anni.

L e importazioni nel 1887 sommavano a ster­ line 451,000,000 e le esportazioni a sterline 294.000. 008. A l 31 dicembre del 1911 i due rami del commercio estero erano invece rappresentati dalle seguenti cifre : im portozioni'680,000,000 sterline ; esportazioni sterline 557,000,000 con un aumento di 229,000,000 alle importazioni e 263.000. 000 alle esportazioni.

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13 ottobre 1912 L ’ E C O N O M IS T A 649

tempo da 24 milioni di sterline a 37 milioni. Le esportazioni di prodotti chimici sono salite da 13 a 20 milioni e quella delle vetture da sterline 3.000. 000 a otto milioni.

Perfino l’ industria della seta, che era con­ siderata come quasi spenta in Inghilterra, ha dato nel 1911 una esportazione per sterline 8 milioni mentre nel 1897 si aggirava appena in ­ torno al milione.

Lo sviluppo del commercio all’estero ha avuto la sua influenza sulla ricchezza ali’ interno, e mentre neh 1897 i redditi che potevano essere sottoposti alla « income tax » (ricchezza mobile) ammontavano a sterline 704,00(1,000, nel 1911 erano saliti a sterline 1,044,800.000. Pure nel 1897 il lavoro della stanza di compensazione in Londra era rappresentato dalla cifra di sterline 7.491.000. 000 mentre nel 1911 era rappresentato dalla cifra di st. 14,614,000,000. I depositi presso la cassa di risparmio postale ammontavano nel 1897 a sterline 115,896,000 ed erano saliti nel 1911 a sterline 176,500,000.

— L ’ ufficio statistico pubblica i risultati speciali del censimento tedesco pel 1910.

Delle 64,925,983 persone presenti nell’ Im ­ pero il giorno del censimento gli stranieri erano 1,259,873, dei quali 716,904 uomini e 542,879 donne, Di 1779 persone non fu possibile stabi­ lire, a quale Stato appartenessero.

Oltre la rnefà degli stranieri, cioè 634,883 erano Austriaci, 144,175 olandesi, 137,597 russi, 68,257 svizzeri. Gli italiani erano 104,204.

Gli appartenenti a questi cinque Stati com­ prendono 1’ 87 per cento degli stranieri in Ger­ mania.

Ecco la divisione dei tedeschi secondo la re­ ligione :

Evangelici Cattolici Altri Cristiani Israeliti

Altri non Cristiani

39,991,421 23,821,453 283,946 615,021 208,014 — Un rapporto annuale sul movimento di navigazione nei porti del Regno Unito durante il 1911 registra l’entrata di tante navi per un tonnellaggio complessivo di tonnellate 69,164,000, il che rappresenta un aumento di tonn. 2,504,000 sull’ anno precedente. In questo totale le navi battenti bandiera inglese rappre­ sentavano un complesso di tonnellate 40,770,000. Togliendo però dal movimento di naviga­ zione le navi entrate od uscite dai porti inglesi senza carico, cioè la zavorra, si rileva che du­ rante il 1911 entrarono navi per un ammontare

di tonn. 41,940,000 di cui tonnellate 29,450,000 con bandiera inglese.

L e navi uscite con carico rappresentavano un tonnellaggio di 59,253,000 di cui tonnellate 37,100,000 protette da bandiera inglese. Nel porto di Londra entrarono nello stesso periodo di tempo 10,648 navi con una portata di 13,163,000 ton­ nellate. A Liverpool entrarono 4389 navi con un tonnellaggio di 11,389.000: a Newcaste le navi entrate furono 6534 con un tonnellaggio di 7.460.000, a Carditi 4421 con un tonnellaggio di 6.250.000. Infine a Southampton entrarono 2872 navi con un tonnellaggio di 5,358,000.

Tutti gli altri porti principali d’ Inghilterra, e cioè Hull, Pliymouth, Glasgow, Swansea, Man­ chester e cosi via ebbero un movimento di navi variante fra i due e i quattro milioni di ton­ nellate.

R A f f lf l DEL [ O H I O H D M L E

Il commercio del Belgio. — Durante gli otto mesi del 1912 la importazioni del Belgio si sono elevate a 3,091,714,000 franchi contro 2.894.043.000 franchi per il periodo corrispon­ dente del 1911, cioè un aumento di 197,671,000 franchi.

Le esportazioni hanno dato durante gli stessi mesi di quest’anno 2,447,480,000 franchi contro 2.239.420.000 nel 1911, cioè un aumento di 208.054.000 franchi.

I diritti di dogana percetti durante 1 primi 8 mesi del 1912 si sono elevati a 47,533,966 franchi contro 42,921,582 franchi nel 1911, cioè un aumento di 4,612,384 franchi.

II commercio dell’ Eritrea. — Durante il primo semestre 1912 il movimento commer­ ciale dell’ Eritrea, comprese le monete, raggiunse un valore totale di L. 18,636,457 per importa­ zione, esportazione e transito, in confronto di lire

16,267,927 raggiunte nel primo semestre 1911. Si ebbe, quindi, un aumento di lire 2,368,520.

Escludendo le monete, il movimento com­ merciale complessivo fu di L . 15,611,509 nel primo semestre 1912 e di L. 12,899,658 nel primo semestre 1911, con un aumento nel primo di L . 2,711,851.

Per ben comprendere il valore di queste c i­ fre occorre tenere presente che nell’ intero anno 1907 il movimento commerciale complessivo (esclu­ se le monete) raggiunse la cifra di L . 14,916,466, cifra superata di L . 695,043 dal solo primo se­ mestre 1912.

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650 L ’ E CO N O M ISTA 13 ottobre 1912

le monete) nel primo semestre 1912 ammontò ad un valore di L . 8,204,667, di cui L. 5,055.621 di merci nazionali e lire 3,148.946 di merci estere in confronto di lire 7,042,476 in totale, di lire 4,264,196 di merci nazionali e di L. 2,778,280 di merci estere nel primo semestre 1911. Yi fu, quindi, un aumento nell’ importazione di lire 1,162,091, di cui L. 791,425 nelle merci nazio­ nali e lire 370,666 nelle merci estere. Furono importate cotonate per L. 3,765,034, di cui lire 3.133,626 dall’ Italia e L. 631,408 dall’estero, in confronto rispettivamente di L. 3,420,619; di lire 2,844,073 e di L. 576,446 nel primo seme­ stre 1911.

11 commercio speciale di esportazione del primo semestre 1912 (escluse le monete) raggiunse il valore di L . 4,729,964 in confronto di lire 3,884,483 nel primo semestre 1911 con un au­ menta di L. 845,481 ; dovuto essenzialmente, al seme di lino, alla madreperla, al burro, al caffè, alla gomma, al sale marino, al cotone, alla fa­ rina, ecc.

Il commercio di transito (escluse le monete) del primo semestre 1912 fu di lire 2,676,978, in confronto di L. 1,972,699 nel primo semestre 1911. Esso presenta quindi un aumento di L. 704,279, dovuto ai tessuti di cotone, al tabacco, alle spezie, allo zucchero, al riso, ai datteri, alle pelli greggio, alla dura, ecc. che da Massaua si rispediscono fuori dazio, per la costa araba e per l’Europa.

Industrie, Commerci e Porti

della Provincia di Pesaro

Da una relazione pubblicata dalla locale Ca­ mera di Commercio, ricavasi che il movimento commerciale e industriale, durante il primo seme­ stre 1912 nella Provincia di Pesaro, se non ebbe perturbazioni di sorta, fu però di calma e di rac­ coglimento.

Le ripercussioni della guerra Italo-turca furono indirette perchè, come si potè stabilire in una in­ chiesta fatta, non vi erano correnti dirette di traf­ fico con quel paese.

Un contraccolpo indiretto si senti nella scar­ sità della circolazione della moneta, e in un lieve panico da parte dei depositanti dei paesi sparsi e lontani dal Capoluogo presso gli Istituti di Credito; ma fu un momento, perchè il perfetto contegno e la florida situazione dei locali Istituti di Credito ricondussero la calma e la fiducia nel pubblico.

Riguardo al credito in genere si può dire che la tendenza manifestatasi fin dall’anno scorso è di investire i capitali nell’edilizia che ha preso un forte sviluppo specialmente a Pesaro.

Il credito non risultò così abbondante come per il passato, e fin dal 1911 i locali Istituti di Credito

. . _____________________________________________________________________________________

alzarono di un mezzo punto il saggio dell’ inte­ resse.

Presso la locale Cassa di Risparmio diminui­ rono i Mutui Ipotecari e i Mutui Uhirografari agli Enti.

Durante la campagna dei bozzoli si deplorò un fatto di diversa natura e lieve per sè, ma tale da ingenerare vivo malcontento nei commercianti, vo­ gliala dire la deficienza assoluta di biglietti di pic­ colo taglio, che malgrado la buona volontà dei funzionari della Banca d’ Italia perturbò sensibil­ mente i Mercati. Alle sollecitazioni della Camera la Direzione Generale del Tesoro rispose con prov­ vedimento efficace, che sarebbe però stato deside­ rabile qualche tempo prima. Infatti vi sono dei pei-iodi dell'anno contrassegnati da un più rapido svolgersi dello scambio di merci, e durante i quali si rende assolutamente necessario un più abbon­ dante rifornimento di biglietti di piccolo taglio presso la locale Sezione di Tesoreria. Tali periodi culminano appunto nella campagna d e i. bozzoli e nella campagna dell’uva.

Nel primo semestre 1912 vi fu una agitazione agraria riflettente le condizioni del contratto di la­ voro fra proprietari e contadini. Vi fu altresi uno sciopero di marinai, e la causa fu eguale. Entrambi questi conflitti sono ormai composti da tempo: ad ogni modo non andiamo oltre l’accenno generico, perchè la sostanza di tali fatti per quanto econo­ mici esula dall’ indole di questo studio.

Nel periodo di tempo in esame sorse in Pesaro 1’ industria della carrozzeria per automobili, che fa bene sperare del suo sviluppo.

Non vi fu un movimento notevole di Ditte e Società commerciali che per cospicuo capitale, per il genere del commercio esercitato, per l’ importanza degli stabilimenti possa essere segnalato.

La Banca Popolare di Fossombrone soltanto portò alcune modificazioni al suo Statuto. Del resto le Camere, per recente disposizione ministeriale, devono trasmettere ogni mese al Ministero di A, I. C. un Elenco delle Ditte o Società indu­ striali e commerciali costituite, modificate o ces­ sate. Perciò ai fini di questo lavoro è sufficiente l’accenno generale.

Pervennero alla Camera 18 sentenze dichiara­ tive quasi tutte di piccolo fallimento dai Tribunali di Pesaro e di Urbino.

L’agricoltura ha parte rilevantissima nell’eco­ nomia della Provincia, e non si può parlare del movimento economico di questa senza fermare l ’at­ tenzione sulla campagna Agraria.

Il periodo di tempo esaminato in questo lavoro con offre il modo di parlare diffusamente del rac­ colto e del mercato del grano che sarà oggetto di studio nel prossimo rapporto insieme a quello del-

l’ uva. ♦

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L ’ ECO N O M ISTA 651 13 ottobre 1912

_____________ !__

Il raccolto del grano poi può calcolarsi di al­ meno lj4 inferiore a quello dello scorso anno nella parte piana della Provincia, mentre nella collina e in montagna fu più abbondante e di qualche cosa superiore a quello'del 1911 che s’aggirò intorno ai 660,000 quintali.

L ’allevamento dei bachi è esteso in Provincia e i bozzoli sono contrattati in diversi mercati : Pano, Fermignano, Fossombrone, Pergola, Pesaro, S. Angelo in Lizzola, Urbino.

Nei suddelti mercati furono venduti quest’anno chilogrammi 228,549,116 di bozzoli per un valore complessivo di Lire 695,295,193.

È certo che nella Provincia quest’anno la prò- j duzione dei bozzoli è riuscita inferiore di almeno l-[2 | in confronto della produzione normale a cagione | specialmente di un vento freddissimo che spirò il | 18 aprile e che distrusse buona parte della tenera j foglia dei gelsi. Tuttavia la non grande quantità dei bachi allevata diede un’abbondante produzione di bozzoli, e in seguito a ciò molti bachicoltori si j pentirono di aver gettato via parte dei bachi per j mancanza di foglia, la quale a stagione inoltrata i si sviluppò poi abbondantemente.

L ’ industria del seme bachi è pure esercitata in ] Provincia a Fossombrone, Pesaro, S. Angelo in Liz- j zola. Il seme bachi viene confezionato a sistema j cellulare con selezione fisiologica e microscopica.

Circa 1’ industria molitoria abbiamo i seguenti | dati :

Funzionarono N. 275 molini con una produ­ zione di quintali 380,000 per un valore di Lire 7,600,000.

Una considerazione generale che si presenta j osservando l’andamento di questa industria in Pro- , vincia, è che i piccoli moiini tendono ad essere as- j sorbiti presto o tardi dai molini a sistema moderno fra i quali se ne annoverano due importanti. Il j molino Albani di Pesaro macina in media circa 10,000 Q.li al mese di grano.

Nel Porto di Pesaro nel semestre entrarono complessivamente Kg. 991,564 di frumento per un valore di L. 208,227.44 e si calcola che tutto questo frumento sia servito al lavoro del molino suddetto. . Le farine vengono poi esportate in molta parte di Italia. Il prezzo del frumento sulla Piazza di Pe- ! saro da un minimo di L. 28 è andato a un mas­ simo di L. 33.50.

Importante industria, ma che è sottoposta a gravi oneri per ìa distanza che la separa dal luogo d’acquisto della materia prima è la segheria di le­ gnami esercitata in Pesaro da due Ditte delle quali una più importante importa legname di quercia dalla Slavonia per una quantità di circa 500 vagoni all’anno che caricano 100 trabaccoli circa all’anno in arrive al porto di Pesaro. Questa Ditta conclude aflari con le principali fabbriche di costruzioni fer­ roviarie in Italia, e durante il semestre ha prodotto per 100 vagoni circa di merce.

L ’ industria dei laterizi è importantissima in Pro­ vincia di Pesaro. Essa ha un largo sviluppo acqui­

stato specialmente dalla vantaggiosa condizione in cui si trovò questa industria alcuni anni or sono.

La produzione ora tende a diminuire special- mente a cagione della inasprita tariffa doganale austriaca che impedisce ai laterizi di entrare a Fiume, Pola, Trieste. Questi erano i principali sbocchi della rilevante produzione nostrana la quale però ora trova sfogo nel risveglio edilizio di Pe­ saro.

Ed eccoci ai porti di Pesaro e di Fano. Nel primo semestre 1912 sono entrate nel Porto di Pesaro N, 250 navi e ne sono uscite N. 278. Entrarono nel Porto di Fano N. 133 navi e ne usci­ rono N. 146

Il movimento complessivo degli scambi com­ merciali dei due Porti della Provincia nel primo semestre 1912 è rappresentato da un valore di lire 1,229,989.80 con una diminuzione in confronto del primo semestre 1911 di L. 514,844.77. Infatti in qtiel periodo di tempo si ebbe un movimento com­ merciale complessivo per un valore di L. 744,834.64. Tale notevole differenza è rappresentata per la maggior parte dal fatto che nel primo semestre 1911 entrò nel Porto di Pesaro una quantità di frumento superiore di L. 474,083.82 a quella entrata nel primo semestre 1912.

Le cause di questo fatto sono da ricercarsi nella soarsa produzione del frumento in Provincia nel 1910 per cui si rese necessaria una forte im­ portazione ; e in secondo luogo nella condotta degli speculatori che nella previsione — non mancata di un rialzo dei prezzi prepararono grossi acquisti.

Le ulteriori differenze risultanti fra il movi­ mento commerciale dei due semestri le esamine­ remo più innanzi.

La cifra di L. 1,229,989.87 indicante il movi­ mento commerciale complessivo dei due Porti va divisa così :

Merci entrate L. 834,246.77 » uscite » 395,743.10

dove risulta che la cifra delle importazioni supera quella delle esportazioni pej un valore di Lire 438,503.77.

Le merci entrate nel semestre furono le seguenti: spirito dolcificato in botti, olio di cotone, olii mine­ rali compreso il petrolio, caffè naturale, thè, nitrato di soda greggio, catrame vegetale, legno comune, rozzo, squadrato, segato per il lungo, legna da ar­ dere, carbone di legna, utensili e lavori di legno comuni, ferro di seconda fabbricazione, velocipedi a motore, cementi, zolfo raffinato, carbon fossile e coke, frumento, avena, farina di frumento, crusca, concimi non nominati, solfato di rame, vernici con­ tenenti oli minerali, canapa greggia, pietre per co­ struzione, pietre e terre non nominati, bitumi solidi.

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or-652 L ’ E C O N O M IST A 13 ottobre 1912

dinari, forati, tegoli comuni), riso lavorato, gra- I naglie non nominate paste di frumento, pane e biscotti di mare, legumi e ortaggi freschi, lardo, formaggio, vernici senza spirito contenenti olii mi­ nerali, terrò seconda fabbricazione, bitumi solidi, terre cotte d’ uso comune, terraglie variamente co­ lorate, patate, prodotti vegetali non nominati.

Veniamo alla importazione.

Nel Porto di Pesaro entrarono merci per un valore di L. 089,845.27 con una diminuzione in con­ fronto al primo semestre 1911 di L. 586,843.31 ; infatti nel Porto stesso e nel corrispondente pe- i riodo 1911 entrarono merci per un valore comples­ sivo di L. 276,713.58.

Nel Porto di Fano entrarono merci per un va­ lore di L, 144,376.50 con un aumento in confronto al prime semestre 1911 (lire 127,869.99; di lire 16,506.69.

Già accennammo che la notevolissima differenza in più della importaz. sulla esportaz. nel Porto di Pesaro la si dovette per molta parte alla fortissima importazione di trumento avvenuta nel primo se­ mestre 1911 Intatti nel primo semestre 1812 la importazione di trumento nel Porto di Pesaro è in­ dicata da un valore di L. 208,227.44, mentre nel periodo corrispondente 1911 la stessa importazione di frumento è indicata da un valore di L. 582.312.26 con un aumento quindi di L. 474,084.82. Le cause di ciò furono già dette.

Esaminando ora le merci che hanno un più no­ tevole movimento commerciale possiamo accennare j che nel Porto di Pesaro è entrato olio di cotone per

j

un valore di L. 5625 con un lieve aumento in con­ fronto al 1911 nel quale entrò olio di cotone per un valore di L. 4639.50.

Ohe vi entrarono pure oli minerali compreso il petrolio per un valore di L. 50,779.80 con una di­

minuzione in confronto al 1911 (L. 57,829.38) di L. 7049,58.

Il carbon fossile entra in grande quantità nel Porto di Pesaro; esso alimenta le industrie locali, e in parte serve al riscaldamento privato. Entra­ rono nel Porto di Pesaro Q.ìi 25,300 per un valore di L . 57,854.59 circa con una diminuzione di lire 11,759,51 e di Q.li 1126 in confronto al corrispon­ dente periodo 1911 nel quale entrarono quintali 24,426 per un valore di L. 69,614,10.

Eccoci all’ esportazione.

Nel primo semestre 1912 dal Porto di Pesaro uscirono merci per un valore complessivo di lire 283,999.05 con un aumento in confronto del corri­ spondente periodo 1911 di L. 40,636.73.

Nel Porto di Fano uscirono merci per un va­ lore di L. 111,744.05 con un aumento in confronto al corrispondente periodo 1911 di L. 14,855.30.

L’aumento non è molto considerevole, ma se si pensa che l’ incremento della cifra delle espor­ tazioni dei Porti della Provincia è sempre crescente, e che il periodo di tempo che ora si osserva è ri­ stretto, si può concludere con senso di conforto e di soddisfazione che il lavoro ferve in questa terra e cresce la potenza d’acquisto dei suoi abitanti.

Anche per l’esportazione esaminiamo il movi­ mento delle merci ohe danno luogo a rilievi più interessanti per la vita economica della Provincia.

Le merci classiche che Pesaro e Fano espor­ tano sono sempre : laterizi,. cavoli fiori, pomidori, , asparagi, pere, ciliegie, susine, mandorle, pollame, i uova, zolfo raffinato, ceramiche artistiche, terre cotte \ cornimi, vasi di creta, sabbia, ed ora s’aggiungono

le trecce per cappelli da signora, vino, pietre lito­ grafiche, saponi, seme di bachi cellulari, specialità medicinali, coccole di ginepro.

Quanto al Porto di Fano che nel primo seme­ stre 1912 si ebbe una esportazione superiore alla importazione.

Fano ha prodotti suoi di esportazione veri e propri ; in quella città fervo un lavoro non co­ mune, e le correnti di scambi sono forti e sempre j crescenti.

Gli sbocchi della produzione sono: Trieste, Fiume, Pola, e poi la Svizzera, la Germania, Lon­ dra. Dal suo Porto le specie dei prodotti che at­ tualmente vengono esportate sono le seguenti : ca,- volifiori, uova, pollame, pomidori, frutta fresche e secche. Tutti questi prodotti vanno anche a Trieste.

( i l l U I DELLE [DIEDE D! ED

1

IS O O

Camera di Commercio di Pesaro. —- Nella Adu­ nanza Consigliare 12 settembre 1912, (Teodoro Spon- gia Presidente).

In merito al quesito posto dal Municipio di Urbino con lettera N. 3401 del 10 giugno 1912 il Consiglio Camerale delibera che gli affittuari di fondi rustici hanno diritto all’ elettorato commer­ ciale perchè possono considerarsi come veri indu­ striali che investono i propri capitali nella industria agricola ; infatti il loro utile viene colpito dal fisco coll’ imposta sul reddito di natura industriale anzi­ ché coll’ imposta sulla proprietà.

Il presidente dice che l ’ufficio di Segreteria ha compiuto la revisione delle liste elettorali com- | merciali 1912 e che nessun reclamo pervenne alla

Camera.

Quindi il Consiglio decreta la definitiva appro­ vazione della lista elettorale commerciale 1912 nei N. di 931 elettori dei quali nuovi inscritti N. 150. cancellati N. 67.

il Presidente, presenta al Consiglio il rapporto del primo semestre 1912, predisposto dal Segretario sull’andamento del commercio e dell’industria nel Distretto.

Il Segretario ne dà lettura.

Il Consiglio approva, lodandolo, il rapporto del quale ordina la diffusione a stampa come per la relazione annuale 1911.

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13 ottobre 1912 L ’ E C O N O M IST A 653

all’Unione delle Camere in occasione dell’ultima assemblea una proposta di equiparamento del dazio doganale del granoturco bianco a quello del grano- turco giallo.

Ora il Consorzio Agrario di Pesaro invita la nostra Camera a occuparsi della questione procu­ rando nel limite delle sue facoltà di impedire che le proposte del vice Presidente della Camera di Udine trovino ascolto presso il Governo.

La questione è semplice : fino al Decreto 29 giu­ gno 1896 tanto il granturco giallo quanto il bianco pagavano un dazio di importazione di L. 1,15 al quintale per la qual cosa la cifra di importazione del granturco bianco era altissima e avveniva che la farina del granturco bianco opportunatamente macinata e mescolata con la farina di frumento era impiegata nella industria delle paste alimentari j con grave danno dell’igiene e dell’agricoltura in ! genere.

Mercato monetario e Rivista delle Borse

12 ottobre 1912. L ’ inquietudini prodotte nel mondo degli affari dallo scoppio delle ostilità nei Balcani non hanno esercitato finora una troppo intensa azione sul mercato monetario generale: nondimeno così a Londra come a Berlino si nota una maggior fer­ mezza nello sconto, cui fa riscontro la facilità del mercato Parigino. Il saggio libero è variato, infatti, da 8 7q8 a 4 per cento sulle prime due piazze, e da 8 a 2 7j8 per cento a Parigi.

Certo, come sempre avviene nei periodi d’ in­ certezza, il capitale si mostra poco disposto agli impieghi a termine, con vantaggio del mercato dei prestiti a breve, su cui il denaro è assai offerto ; ma non si può dire che si sia ancora verificata al­ cuna tensione sensibile dei saggi.

A Londra continuano i ritiri per conto del­ l’ E gitto; non si ritiene però prossima una ripresa dei prelevamenti di metallo da parte degli Stati Uniti. A New York il prezzo del denaro è più fa­ cile a 4 3[4 per cento e le Banche Associate con­ servano un bilancio soddisfacente, per quanto la eccedenza della loro riserva sul limite di legge si sia ridotta ulteriormente, e risulti assai minore che un anno fa: la prospettiva dell’assistenza che il Tesoro presterà, in caso di bisogno, alle Banche, rassicura sullo svolgimento della situazione mone­ taria. Intanto la Banca d’ Inghilterra, sebbene ab­ bia potuto assicurarsi in proporzioni notevoli l’oro affluente e Londra dal Sud-Africa, accusa, nella settimana a giovedì scorso, una perdita di oltre Ls. un milione nel fondo metallico e di 3[5 di mi­ lione nella riserva: rispetto a un anno fa questi due capitoli rimangono invariati, mentre la pro­ porzione della riserva agli impegni, rimasta nel­ l’ ottava a quasi 40 per cento, risulta di circa tre punti inferiore al 1911. Per la Reichsbank non si hanno da un anno all’altro, variazioni notevoli, pur

registrandosi una diminuzione della circolazione tas­ sata. L ’andamento del mercato monetario non a- vrebbe, quindi, potuto in tempi normali, che con­ ferire alla fisonomia dei circoli finanziari ; in realtà questi essendosi lasciati guidare principalmente dallo svolgersi degli avvenimenti politici, hanno subito una nuova grave depressione. Lo scoppio delle ostilità nei Balcani quando la intesa fra le grandi Potenze appariva assicurata e ogni com­ plicazione resa difficile, ba impressionato profon­ damente la speculazione. Cosi a Londra come sul continente la reazione dei corsi è stata viva, ma essa ha assunto proporzioni maggiori a Parigi che altrove. Nella mancanza quasi assoluta di contro- partita, i realizzi hanno gravato intensamente sui titoli più’ interessati nel conflitto balcanico, quali le rèndite Turca e Serba, la Banque de Paris, ecc. e su quelli che la speculazione aveva spinto mag­ giormente negli ultimi tempi.

Di fronte al fatto compiuto e alla speranza che la uniformità di vedute delle Potenze non venga meno per gli avvenimenti, una maggior calma ha finito col prevalere ; ma la situazione di piazza, un poco ovunque, non è tale da potersi ¡ ritenere che il terreno sia sgombro di posizioni al ¡ rialzo e la reazione volga al suo termine, tanto i più che la situazione generale rimane indecisa.

A somiglianza di quelli esteri, e sopratutto della Borsa Parigina, dalla quale si è lasciato gui­ dare, il nostro mercato, dopo aver iniziato la set­ timana in condizioni soddisfacenti, si è orientato al ribasso e i corsi han subito sensibili perdite» per poi riprendere verso la chiusura. In ultimo, però, la voce della rottura delle trattative italo- turche, quando la pace si dava come conclusa, ha determinato una nuova fiacchezza nei prezzi dei valori più trattati, rendendo la tendenza generale assai depressa. <0 © •2 © T» u © .©oi 3 g© X .*4 © riT O L l 1)1 STATO 3 *3H d ■** ¿ § - g 3 ? § 2 S S 2 S I S w tO 2 °CO 3 » R en d ita it.al. 8 3(4 Ojq 97.57 97.60 97.60 97 21 97 25 » » B1 0(0 97.72 97 7'2 97 70 97 85 97.82 » . 8 0(0 67 - - 67 — 67 — 67 - 67 — R en d ita ita l. 8 8(4 0|0 a P arigi . . . 96 75 96.70 96 60 96 — 96 25 — a L on d ra ... — 90.07 96.— — — a B erlin o . . — - —•— —

Rend ita francese . . .

a m m ortiz za b ile . . ---

-

---•--- . ---• » B 0(0 90.25 90.10 8995 89 60 89.42 — -C on solid a to inglese28[4 — ■— 74.12 74 — — » p ru ssia n o 8 0(o 88.80 88.90 8890 88.80 88.50 R en d ita a u stria c. in o ro 10925 109.50 109.45 108.75 108.60 » » i n a rg »6.45 85 85 85 46 85.25 84.80 — — » » in ca rta 85 46 85 35 85.45 85.25 84 80 R en d. spagli, esteriore a P a r ig i... 92.2. 92.20 92 36 91.65 91.15 — a L o n d ia . . . . — — 90 6» 90.25 —

R en d ita tu rca a P arigi 86 50 85.75 86.12 82 — 32.70 — — » * a L on d ra 86.— 88 — — —. -R end. ru ssa n u o v a a Par 105.40 105.-- 105 12 103.95 108 75

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654 1 / E C O N O M IST A 18 ottobre 1912

VALORI BANCARI ottobre6 ottobre13 Banca d’ Italia . . . . 1912 1447.50 1912 1421. — Banca Commerciale . 875.— 8 4 3 .-Credito Italiano . . . 5 5 7 .- 551.— Banco di Roma . . . 104.— 104—

Istituto di Credito fondiario. . 5 7 7 .- .572—

Banca Generale . . . 28.— 26—

Credito Immobiliare . . 2 8 9 .- 289— Bancaria Italiana . . 104.— 103,50

PRESTITI M UNICI PALI ottobre6 ottobre18 Prestito di Milano . . • 4»/0 1912 100 35 1912 100 60 » Firenze . . • B0/« 67.50 67.50 * Napoli. . . • 5 °/« 97 — 96.50 » Il orna • fi”/. 4 8 8 - 4 8 8 --CARTELLE FONDIARIE ottobre6 ottobre13 Istituto Italiano . d V / o 1912 5 Iv i.-1912. 5 1 0 .-» » . . . 4 °/o 495— 495.— » » . . . 3 7 ,°/„ 466. - 463— Banca Nazionale . . . 4 7» 186— 485— Cassa di Risp. di Milano 5 7» 514— 514—

» » » 4 7« --.--- 505 —

» » » 3 7 ,7 « 481 — 479.50

Monte Paschi di Siena 4 7 ,7 «

» » » 5 7« --.---

--Op. Pie di S. Paolo Torino 5 7« —.--

--» » » 4 7 ,7 « --.--

--.---Banco di Napoli . . . 3 7 ,7 « 498— 488.25 VALORI FERROVIARI ottobre6 oottbre18 g [ Meridionali . . . 1912 614.— 1912 614.— O ) Mediterranee . . 408— 407— j S i c u i e ... l Secondarie Sarde . 675— 672— 286— 286.— I Meridionali . . . 3 7» • 335 50 335— te Mediterranee . . 4 7« • 499— 499 — O i Sicuie (oro) . . . 4 7« • 406— 505— N \ Sarde O... 3 7 , ■ 538- 337— "^(Ferrovie nuove. . 3 7, • 835.- 337— K J Vittorio Emanuele 3 7, • 363— 368— ^ [ Tirrene... pq Lombarde. . . . 5 7« • 502— 502.50 3 7« . — .--O \ Marmi f. Carrara . 254.— 254 — VALORI INDUSTRIAI.1 ottobre6 ottobre18 Navigazione Generale 1912 430.— 1912 412.50 Fondiaria Vita. . . 301— 301— » Incendi . 188— 188— Acciaierie Terni . . . 1617— 1548.— Raffineria Ligure-Lombarda 344 - 341 -Lanificio Rossi. . . . 1480— 1480— Cotonificio Cantoni . . 360— 360 — » Veneziano . 74.50 74— Condotte d’ acqua. . . 317— 616.— Acqua P i a ... 2020— 2000— Linificio e Oanapiiicio iiaziomtle 138.50 142— Metallurgiche italiane . 126,— 124— Piombino... 1 5 1 - 136 — Elettrie. Edison . . . 608.-- 597,50 Costruzioni Venete . 157.50 1 5 6 ,-G a s... 1254 — 1228.—

Molini Alba Italia. . 226— 222.—

Ceramica Richard . 245. - 245—

Ferriere ... 145— 140— Officina Mecc. Miaui {Silvestri . 107— 106— Montecatini... 147— 124— Carburo romano . . . 753. - 723— Zuccheri R om ani. . . 8 1 .- 81 — E l b a... 216.— 208.50 Banca di Francia... 4500.— Banca Ottomana . . . . . 675.— Canale di Suez. . . . 5800.— Crédit Foncier... 855.—

PROSPETTO DEI CAMBI

sn F ra n cia su Londra su B erlino ■

7 Lunedì. . 8 Martedì . 9 Mercoledì 10 Giovedì . 11 Venerdì . 12 Sabato . . 100.97 100.97 100 97 100.97 100.97 J.00.97 25.52 25.52 25 51 25.51 25.51 25.51 124.60 124.67 124.57 124.55 12450 124.50 641.- 5600- 835-A ustria 105.70 105.70 105.70 105.70 105.70 105.70

Situazione degli Istituti di emissione italiani

attivo g passivo CQ .2 ATTIVO ca •d PASSIVO 20 settem b re Differenza ( r~ ( A rg è n to *. ! ^ 1 022 664 000 00 174r >00 118916 000 00 2 00) j P o r ta fo g lio ...» 505 022 000 00- h 6 701 000 [ A n tic ip a z io n i . . . 107 858000 00 860 000 ) C ircola zion e . . . . » 1 651590 000 00 + 13861000 ) C onti c. e deb iti a vista 184 590 000 00 + 11 934 000 20 settem bre Differenza L l n c a s s o ...L. 61212000

_

79b 000 (P o rta fo g lio in tern o . » 58 107 000 + 919 000 /A n t ic ip a z io n i . . 5 811000 - f 714 000

) C irco la zio n e . . . . » 94 228 000 + 18O4O00 J C on ti c. e deb iti a vista 34 787 000 + 877 000 20 s ettem b re D ifferenza g . Tnnooon ( O r o ... L . 2 14 767 000 00 £ ATTIVO r cas 0 (A rg e n to . . . » 15 952 000 00 « /P o r t a fo g lio . 166374 000 00 £3 [ A n t ic ip a z io n i ...» 29 624 000 00 '2000 2983 0C0 548 000 g PASSIVO CQ (C ir co la z io n e , »

) C on ti c. e deb iti a vista

409 279 000 00 55 864 000 00

2095 000 4 274 000

Situazione degli Istituti di emissione esteti

¿3^4 c3 feQ PASSIVO •ri c-j ra m r*.

i Ine. m e ta llic o Steri.

a t t i v o j ; ; :

C ircola zion e. . . » C on ti c o rr, d . S tato »

C onti co rr. p r iv a t i »

R ap. tra la n s . e la prop 30 In ca ssi |9ro \ * ^ r ' I A r g e n to » j Po r i a f o g l i o . . . » \ A n tic ip a z io n i. . » ( C ircola zion e . . » PASSIVO ( C onti co r r e n t i . » ATTIVO g i tth'i i '*'nca9 so(argento* A © ATTh0 |Portafoglio . . . . o / A n tic ip a z io n e . . g -f! ' P restiti ip oteca ri M <j ¿3 PASSIVO (C ircolazion e. . . . (C on ti c o r re n ti . . 8 o tto b re 88 987 000 34 202 000 27 802 000 29 585 000 13 946 000 43 075 000 . 4870 ° / 0 settem bre 3 260 934 000 » 816 609 000 » 1 025 889 000 » 680 489 OOu » 5 124 854 00O » 898427 000 30 settem b re » 1305 687 000 » 271 253 000 » 901826 000 » 149 421000 » 299 492 000 » 2 361081 000 293 798 000 C artelle fon d ia rie.» 295 840 000 —

differenza — 2 756 000 368 000 — 3 513 000 4- 757 000 — 2 923 000 — 965 000 2 70 d ifferen za — 11.71.9 000 — 882 000 -b 200 487 00«) 10 000 — 46 675 000 + 114 584 000 differenza + 2 670000 — 92 139000 — 17 518000 — 17000 — 99 927 000 8 745 000 156 000 28 s ettem b re A4 i In ca sso D oli. 264 310 000 S -S o ATTIVO < P orta i, e a n ticip . » 1 338 460 000 o .S i5* ( V a lo r i le g a li .

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^ g ^ p ie c i,,/ C ircola zion e. . M ra © C o n ti corr. e de <! Ì5 m 8 Ü „ n ïj (4 O S

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In ca sso. M a rch i P orta fog lio. . * A n t ic ip a z io n i. » PASSIVO / C ircola zion e (rj p< PASSIVO /

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