• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.2015, 15 dicembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.2015, 15 dicembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X X X IX - Voi. X LIII

Firenze-Roma, 15 Dicembre 1912

N. 2015

SOMMARIO : Sulla esposizione finanziaria, A. J. db Jo h a n n is — Una ricognizione commerciale nelle nostre

colonie, E. Z. — il Comune di Milano — R I V I S T A B IBL IO G R A FIC A: Prof. Riccardo Dalla Volta, Saggi economici e finanziari nellTnghilterra - Prof. Costantino Ottolenghi, La determinazione dei valori di Importazione e di Esportazione nelle statistiche italiane - Dr. Wilhelm Kahler, Die^Bildung von Indu- striebezirken und ihre Probleme - A. Castelnovo Tedesco, Qualche criterio per l investimento di capitali in Azioni di Società - Prof. A. Graziarti, Principi di economia commerciale — ES P OS IZIONE F IN A N ­

Z IA R I A — R I V I S T A ECONOMICA E F I N A N Z IA R I A : Il traffico del Porto di Venezia - L’emigrazione ita lia n a - Il commercio francese all’estero — M ERC A TO M ONETA RIO E R I V I S T A D E L L E RSE.

e discussi. Sopra tre punti pare che si ar­

restino le critiche: I o che il Ministro fa

troppo assegnamento sugli avanzi futuri ;

2° che mantiene la situazione del Tesoro in

una condizione pericolosa od almeno pre­

caria; 3° che non pensa a rinforzare il bi­

lancio con nuove entrate. E su questi tre

punti principalmente vogliamo manifestare

il nostro convincimento.

Il tono della esposizione finanziaria è cer­

tamente così roseo che in verità contrasta

colla situazione, quale potrebbe essere, di un

paese che esce da una impresa coloniale du­

rata, sotto l’aspetto di guerra, per più di un

anno, e, quale potrebbe essere, data la situa­

zione presente del mercato internazionale.

Ma d’altra parte il Ministro non ha saputo

sottrarsi alla influenza che esercitava an­

che in lui il chiaro linguaggio delle cifre e

le risultanze veramente ammirevoli delle

entrate di bilancio in paragone alle spese.

11 tono quindi della esposizione finanzaria è

in certo qual modo giustificato dalla realtà

delle cose.

Però non si può negare che, per quanto

dobbiamo rallegrarci dell’incremento sponta­

neo delle entrate, la situazione del Tesoro

rimane alquanto scossa. Durante l’anno di

guerra il Ministro ha dovuto usare di quasi

tutte quelle risorse che il Tesoro aveva di­

sponibili, e quindi la situazione del Tesoro

stesso, che prima della guerra era florida, è

ora diventata sparuta e forse anche difficile,

Sulla esposizione finanziaria

Nel complesso la esposizione finanziaria

letta dall’on. Tedesco ha fatto buona im­

pressione ed è stata favorevolmente giudi­

cata. Tanto più che il Ministro ebbe la abi­

lità incontestata di lasciar parlare le cifre,

le quali hanno dimostrato una volta di più

le buone condizioni del bilancio, sia nel­

l’esercizio chiuso il 30 giugno, sia nell’as­

sestamento di quello in corso, sia nelle pre­

visioni dell’esercizio prossimo 1913-14.

E infatti l’ esercizio 1911-12 lascia un

avanzo di oltre 100 milioni che vennero as­

segnati a pareggiare altrettante spese per

la guerra libica; l’esercizio in corso pro­

mette un avanzo di 53 milioni in gran parte

già conseguito ; e finalmente sull’esercizio

futuro si prevede un avanzo di oltre 60 mi­

lioni. Tutto questo emerge con molta chia­

rezza della esposizione fatta dal Ministro,

della quale diamo più innanzi l’ampio rias­

sunto ufficiale.

Intorno alle cifre ed alle risultanze espo­

ste dal Ministro sui rendiconti consuntivi e

sulle previsioni non vi è contestazione di

sorta, per cui sono da tutti pacificamente

accettate ; ed intorno a ciò non può certo

dubitarsi sulla verità di quanto nella espo­

sizione viene dichiarato.

(2)

786

L’ ECONOMISTA

15 dicembre 1912

incapace certo di sostenere eccezionali av­

venimenti.

Ciò è bene spiegabile d'altronde, poiché,

se la guerra ha costato oltre 500 milioni, il

Tesoro non poteva fornirli, che diminuendo

le proprie risorse.

Ed a questo proposito sorgono appunto

diverse opinioni.

Il Ministro, pieno di fiducia che le entrate

continueranno a superare le spese, ritiene

che non sia il caso di colmare le attuali

deficienze del Tesoro con provvedimenti

straordinarii, ma si possa lasciare che anno

per anno, gli avanzi del bilanzio concorrano

a ripristinare la primitiva situazione, rite­

nuta florida.

Altri invece credono pericoloso lasciare

per molti anni il Tesoro in una situazione

di disavanzo e credono urgente provvedere

al miglioramento della situazione stessa ; ta­

luni propongono che tale miglioramento si

ottenga mediante una operazione finanzia­

ria, cioè un prestito che versi al Tesoro le

somme che esso ha dovuto anticipar} per

la guerra libica; altri per contrario riten­

gono che si debba ottenere il miglioramento

della situazione del Tesoro, rinforzando il

bilancio, cioè aumentando i tributi, così che

si possa contare sopra avanzi più cospicui,

che rendano più sicuro e più spedito il mi­

glioramento del Tesoro.

Gli on Rubini, Sonnino e Luzzatti, a ta­

cere di altri competenti, hanno manifestato

già in un modo o nell’altro la loro opinione

in proposito.

E’ però bene osservare non essere questo

certamente il momento di parlare di un pre­

stito a buone condizioni e nemmeno di la­

sciar credere che si avrà bisogno di ricor­

rere prossimamente ad un prestito. Ha fatto

anzi benissimo, a nostro avviso, il Ministro

ad affermare e dimostrare che T Italia può su­

perare le difficoltà finanziarie derivanti dalla

impresa libica, contando sulle sole proprie

forze. Così, in modo autorevole, si troncano

le aspirazioni interne ed estere a partecipare

ad una prossima grande operazione finan

ziaria, e si rendono inutili quegli artifici, coi

quali, precisamente in vista di una tale ope­

razione, si cercava di influire sul mercato e

sul corso dei titoli di Stato italiani.

Ma allora, dicono alcuni, il Tesoro ita­

liano dovrà stare per sei altri anni in una

condizione di debolezza; — bisogna innanzi

tutto considerare che si tratterà di una 'de­

bolezza decrescente, e poi che l’attendere non

esclude, quando si voglia accelerale il mi­

glioramento del Tesoro, o quando avvenga

che gli avanzi del bilancio si palesino troppo

scarsi, di rivolgersi anche al credito con una

o più operazioni successive, bene ponderate

e tali che possano essere compiute all’ in­

terno, senza per questo gravare troppo sul

mercato.

Con tutte le nostre forze però, finché durino

le cose come sono, respingiamo T idea di

nuovi balzelli o di inasprimenti di aliquote,

in quelli esistenti.

Quando non si tratti di una radicale ri­

forma tributaria, alla quale però crediamo

che il Governo non pensi, i ritocchi non fanno

che aggravare il sistema attuale, che, per

molte ragioni replicatamente esposte ed uni­

versalmente riconosciute giuste, è forse il

peggiore dei sistemi tributari in vigore nei

paesi civili. Quel pochissimo che si è fatto

sgravando in parte alcuni consumi popolari,

non ha cancellato dal nostro sistema tribu­

tario quel carattere di progressivo a rovescio

rilevato dall’on. Giolitti in un suo non di­

menticato discorso alla Camera dei deputati.

Ma un altro convincimento ci consiglia a

respingere vivamente ogni aumento di gra­

vezze; ed il motivo è che se i contribuenti

da più anni pagano molte diecine di milioni

in più di quello che vien loro domandato,

ci pare che sarebbe non solo ingiusto, ma

anche imprudente domandare loro di più.

Alcuni dicono che i contribuenti italiani

si sono già adattati al sistema tributario vi­

gente, per quanto esso sia ingiusto e vessa­

torio, e ne traggono la prova dal fatto del­

l’aumento notevole delle entrate, anche al di

là delle previsioni. Osserviamo però che se

si riconosce essere l’attuale sistema tributario

ingiusto e vessatorio, si ha il dovere di mi­

gliorarlo, non già di aggravarne l’ingiustizia

e la rigidezza, mediante un’inasprimento di

aliquote.

Le quali considerazioni ci conducono a

concludere che in questo momento ha fatto

bene il Ministro, non solo a non accennare

a bisogni di operazioni finanziarie, ma anzi

a dimostrare che tale bisogno non esiste.

(3)

15 dicembre 1912

L ’ECONOMISTA

787

ricorrere al credito. Ha fatto benissimo poi

il Governo a non parlare di nuovi balzelli,

e ciò, non solo perchè non è argomento di

cui si abbia a discorrere poco prima delle

nuove elezioni, ma perchè è nostro convin­

cimento, e vorremmo lo fosse di tutti, che

per ora almeno il contribuente italiano va

lasciato tranquillo, tanto più che esso mostra

durevoli disposizioni a tassarsi da sè.

L ’esposizione dell’on. Tedesco parla anche

degli istituti di emissione ed accenna alla

importantissima questione della circolazione

bancaria, promettendo provvedimenti transi­

tori che domandano qualche considerazione.

E’ questo però argomento che richiede

un esame speciale, quale faremo nel prossimo

numero.

Intanto rileviamo che non sembra dubbia

la proroga del decreto dell’agosto u. s. abro­

gante la penalità del 7 y2 per cento sulla

circolazione eccedente il terzo limite e che la

riduce alla sola ragione dello sconto.

Riferendoci a quanto abbiamo scritto nel­

l’ultimo fascicolo, ci compiacciamo che tale

sia l’intendimento del Governo, e giacché si

mostra disposto ad allargare la misura delle

tre eccedenze della circolazione, ci sembra

che tale disposizione, che, a quanto pare,

non incontra opposizione, potrebbe essere

emanata nell’occasione del rinnovo del De­

creto dell’agosto u. s.

A. J.

DB JOHANNIS.

CORRISPONDENZA DA NAPOLI

l a ricognizione n in n ale nelle nostre colonie

Napoli, 4 dicembre.

Comincio còll’avvertire che qui non si

tratta della Libia. Essa è, delle tre colonie

di dominio diretto dell’Italia, l’ultima nata

e ne va diventando la beniamina, la predi­

letta. Quello che sto per dirvi concerne in­

vece le sue due sorelle più anziane e un

po’ dimenticate: l’Eritrea e la Somalia. V’è

chi cerca, appunto ora, di rendere più atti­

ve le loro relazioni, oggi scarse e languide,

con la madre patria. A questo intento, un

viaggio di ricognizione commerciale verrà

eseguito quanto prima, ed è bene diffonderne

larga notizia in tutto il paese, a vantaggio

specialmente dei possibili interessati.

Ne è promotrice la nostra Società Africana

d’Italia. Dico nostra, perchè ha sede qui in

Napoli. A conforto di chi credesse doveroso

arrossire perchè la sente nominare per la

prima volta, aggiungo subito che è assai

poco conosciuta. Benché esista già da qual­

che decennio, non ha finora saputo o po­

tuto esercitare una azione che possa dirsi

molto visibile.

Intorno ad essa così si esprimeva pochi

anni fa uno scrittore soverchiamente batta­

gliero, secondo me, talvolta anche non a

tempo e luogo, ma colto e perspicace. « La

Società Africana d’Italia in Napoli, pove­

retta, è lastricata di buone intenzioni e di

buone persone che vorrebbero fare, che han­

no sempre avuto e dimostrato amore e com­

petenza per le nostre colonie africane; ma

oramai non si sa se detta Società è viva o

morta, e certo la sua vita è una vita di ri­

verbero, di mancipia. Anch’essa è tra color

che son sospesi.... ad una ragnatela invisi­

bile, meschina, anche in-consulta, che mi­

naccia ad ogni momento di spezzarsi. Pub­

blica un bollettino all’acqua di rose, che si

regge sulle stampelle, più che non la stessa

Società » (1).

Le pennellate vorrebbero essere almeno in

parte carezzevoli, ma le tinte sono stempe­

rate nell’aceto. Eppure, a voler essere schietti

il ritratto non manca di somiglianza.

(4)

788

L’ECONOMISTA

15 dicembre 1912

zione delle pubblicazioni italiane o straniere

che giungono in dono o in cambio, imba­

stiscono talvolta qualche progetto bene ispi­

rato, ma inceppato dalla indifferenza del

pubblico e dalla scarsezza dei mezzi. Fanno

insomma lodevolmente la parte loro, ma

senz’eco al di fuori e senza influenza sulla

città e sul paese.

Adesso la Società è riuscita a mettere as­

sieme quanto occorre (e Dio sa quello che

è costato di pratiche insistenti e laboriose !)

per 'attuare un piano tracciato, se non erro,

da un paio d’anni : quello di mandare un

suo delegato ad eseguire una ricognizione

commerciale nei predetti due possedimenti

italiani. Contribuiscono alle spese in primo

luogo la Società stessa e poi anche, sul ri­

spettivo bilancio, i due governi dell’Eritrea

e del Benadir, nonché il Comune e la Pro­

vincia di Napoli. Una modesta ma sempre

utile e bene accetta offerta proviene dalla

Camera di Commercio di Chieti, che va men­

zionata a titolo d’onore, giacché è la sola

tra tutte le sue consorelle del Regno, a suo

tempo sollecitate, che abbia favorevolmente

risposto all’appello.

La storia e lo scopo del progetto, eccoli.

Da molti anni si reclamava una comuni­

cazione diretta fra l’Italia e la Colonia del

Benadir, e la richiesta era più che giusti­

ficata, se per poco si ricordino gl’inadeguati

mezzi di comunicazione fra quella Colonia

e la madre patria. Non era possibile nessuna

vita economica nella Colonia, che per mesi,

durante la così detta costa chiusa, rimaneva

tagliata fuori da ogni comunicazione, e nella

rimanente parte dell’anno era saltuariamente

toccata da traballanti e piccoli piroscafi, che

facevano capo ad Aden. Alla unanime r i­

chiesta pel prolungamento della linea fra

l’Italia e l’Eritrea fino al Benadir, fu prov­

veduto con la legge del giugno 1910, isti­

tuendosi la linea III, che intende far parte

del riordinamento dei servizi marittimi. Per

effetto di tale linea, ogni quattro settimane

un vapore parte da Genova e toccando Li­

vorno, Napoli, Catania, Alessandria, Porto

Said, Suez, Port Sudan, Massaua, Aden,

Obbia, Mogadiscio, Merca, Brava, Chisimajo,

e Mombasa, raggiunge Zanzibar. Ad eguale

intervallo di quattro settimane si compie il

viaggio di ritorno toccando i medesimi a p ­

prodi.

V’era motivo di sperare che della detta

linea marittima il commercio italiano appro

fittasse immediatamente e in modo intensivo.

Ma non fu così : recenti statistiche provano

che nel Benadir su un movimento comples­

sivo di 4 milioni e mezzo, l’Italia non figura

per nulla nell’esportazione ed entra appena

per L. 52,718 nell’importazione. Si aggiunga

che il Benadir ha antichi rapporti commer

ciali con Aden e Zanzibar e che gli scambi

sono in continuo aumento; ma ciò pure va

a vantaggio del commercio straniero. D’altra

parte la linea Ili, oggi servita da tre piro

scafi piccoli e poco veloci — ma sono già in

costruzione altri migliori che devono sosti

tuirli — ha un itinerario bene scelto, per l’im­

portanza che già hanno alcuni approdi e

per quella che altri sono destinati a acqui­

stare in un avvenire non lontano. Infatti,

senza dire di Alessandria, Massaua e Aden,

che hanno scambi abbastanza attivi coll’Italia

i piroscafi toccano Port Sudan, Gibuti (even­

tualmente) Mombasa e Zanzibar quattro porti

di per sé tanto importanti da giustificare

l’intenzione d’una linea marittima, anche

facendo astrazione dal Benadir. I primi tre

sono appena all’inizio della rigogliosa vita

economica a cui son destinati. A Port Sudan

ha ragione la Ferrovia che, internandosi a

Berber, si allaccia con la ferrovia del Sudan

che fra pochi anni sarà la gran dorsale fer­

roviaria Cairo, Capo. Da Gibuti parte la fer­

rovia francese, che arriva nell’Harra e dovrà

protrarsi lino nel cuore dell’Etiopia; ed infine

da Mombasa parte la ferrovia che raggiunge

il lago Vittoria e l’Uganda.

Visto dunque che non manca l’organismo

per attuare scambi discreti fra l’Italia, l’E­

ritrea, la Somalia ed i maggiori porti della

Africa Orientale, ciò che ora più occorre è

il diffondere circa gli approdi della linea

Genova-Zanzibar, cognizioni di pratica com­

merciale. E si vuole che vengano diffuse da

chi possa attingerle in modo diretto sui

luoghi, reputandosi che a ciò non possa equi­

valere un lavoro di compilazione.

A tal fine il delegato della Società A fri­

cana avrà il compito di visitare i porti toc­

cati dalla linea Genova-Massaua-Mogadiscio-

Zanzibar ed illustrarli dal punto di vista

commerciale. Di ogni porto dovrà

dire

(5)

15 dicembre 1912

L ’ECONOMISTA

789

qualità, provenienza e prezzi, indicare le

merci italiane di possibile importazione ed

i prodotti locali da importare in Italia, te­

nendo conto dei noli, dazi ; riferire sui di­

versi sistemi monetari in uso, sulle unità

di misura. Esaminare l’imballaggio richiesto

per le speciali condizioni di scarico delle

merci; dire sulle dimensioni da dare ai colli

perchè sia possibile internarli con i mezzi

di trasporto in uso; ed infine per ogni porto

indicare le principali Ditte commerciali e

gli articoli di cui fanno commercio.

Oltre a visitare gli approdi della linea III,

il delegato dovrà percorrere le quattro fer­

rovie di penetrazione, che partono da Port

Sudan, Massaua, Gibuti e Mombasa e rife­

rire sulle tariffe in uso su quelle ferrovie

e sui principali centri commerciali lungo le

dette ferrovie, e studiare la possibilità del­

l’introduzione di prodotti italiani.

Se vogliamo, sono tutte nozioni e dati di

fatto che si potrebbero, volendo, attingere

anche in altro modo; ma allora separati,

slegati. Invece è parso più utile dar loro

una certa unità e concatenazione, in modo

che possano far capo anche a conclusioni

sintetiche. Il Governo poi, da parte sua, si

è indotto a contribuire alla spesa, benché la

faccia gravare sui bilanci delle due Colonie,

perchè dallo studio che

verrà intrapreso

vuol trarre lume specialmente (così mi vien

detto) per una eventuale modificazione ai

servizi marittimi che interessano quelle pla­

ghe, e in particolare per la possibile con­

venienza d’istituire in Eritrea e Somalia

linee locali di cabotaggio, raccordate, s’in­

tende, alla linea principale.

La Società ha scelto per suo delegato il

Dott. Luigi Cufino, giovane studioso e ope­

roso, già noto per alcune pubblicazioni. Egli

partirà verso la fine di gennaio e la sua

missione durerà circa quattro mesi. Per mezzo

di giornali (ora il vostro sarà uno di più)

egli ne ha già dato e ne va ripetendo l’a v ­

viso al pubblico. Se qualche negoziante o

qualche Ente economico italiano desiderasse

approfittare dell’occasione, non per un dato

affare concreto, ma per attingere notizie o

avere schiarimenti su questioni o fatti spe­

ciali a cui maggiormente s’interessi, può

rivolgersi a lui presso la Società Africana

d’Italia in Napoli.

La quale, nel promuovere e allestire il suo

viaggio, non ha altro scopo che quello di

riuscire utile al traffico italiano, senza lim i'

tazione di speciali gruppi o piazze commer­

ciali.

E. Z.

Il Comune di CVìllano

E’ sempre interessante l’esame del movi­

mento generale del nostro grande comune

italiano e specialmente meritevoli di osserva­

zione sono i dati demografici che rispecchiano

in buona parte quelli Nord della Penisola. Il

volume testé uscito coi dati statistici del

1911 porta in parte anche i risultati del cen­

simento generale dallo Stato compiuto al 10

giugno 1911.

La popolazione di Milano al 31 die. 1911

era da calcolarsi in abitanti 609.050 per

quella legale (oltre la guarnigione di 9085

uomini) e in abitanti 600.014 per quella di

fatto, oltre la guarnigione. Come è noto, si

ritiene che costituiscano la popolazione le­

gale gli abitanti con dimora abituale, siano

essi presenti oppure temporaneamente as­

senti : costituiscono quella di fatto (o sem­

plicemente presente) gli abitanti presenti nel

Comune in un dato momento, tanto se vi

hanno dimora abituale che occasionale.

Il computo degli abitanti assenti tempo­

raneamente e di quelli presenti occasional­

mente non si può fare che nella circostanza

del Censimento generale perciò le cifre rilevate

col Censimento si tengono poi sempre immu­

tate fino ad un altro successivo rilevamento.

Viene invece modificato anno per anno il

numero dei componenti la popolazione pre­

sente abituale coll’ aggiungere alia cifra

data dal Censimento quella dei nati e degli

immigranti e col dedurre quella dei morti e

degli emigrati secondo risultano dagli atti di

stato civile e da quella dell’Ufficio Anagra­

fico ; però il movimento emigratorio non può

risultare da dati sicuri, perchè mentre si pos­

sono seguire abbastanza facilmente le immi­

grazioni, le emigrazioni sono di difficile con­

trollo, non notificando le famiglie il trasporto

del domicilio in altro Comune.

(6)

790

L ’ ECONOMISTA

15 dicembre 1912

gradatamente aumentando in seguito; nel

1898- 99, ad esempio, erano stati 4440 ; nel

1899- 900, 440)8; nel 1900-901, 2866 ; nel

1901-2, 360; nel 1902-3, 478; nel 1909-10,

1542 ; nel 1910, 1684.

Basandosi lo studio dei fenomeni demo­

grafici sui dati delle proporzionali al numero

degli abitanti, ha non lieve importanza

il conoscere il numero esatto di questi e sa­

pere se i fenomeni si riferiscono piuttosto

alla popolazione legale che a quella di fatto.

Per maggiore valore di raffronto l’Ufficio

Statistica del Comune di Milano ha quindi

creduto opportuno di rettificare il numero

degli abitanti dal 1911 al 1911 dato annual­

mente dai rilievi statistici stabiliti negli atti

di stato civile ed anagrafici, in base alle ri­

sultanze del Censimento 1911, che diede

18,554 abitanti in meno ; ha valutato che

l’errore tra la realtà e la teoria abbia potuto

essere minimo appena dopo la constatazione

fatta col Censimento del 1911 e aumentasse

gradatamente fino a raggiungere le cifre sue­

sposte. Però alla differenza può avere in ­

fluito l’epoca in cui il Censimento venne

fatto, (nel 1911 9 giugno mentre nel 1901

era stato fatto il 9 febbraio, epoca in cui

l’esodo del ceto benestante per la campagna

non era ancora incominciato); infatti gli as­

senti temporaneamente al 9 febbraio 1901

erano 21,612 e al 10 giugno 1911, 19,744

edi presenti occasionalmente nel 1901 erano

22,988 e nel 1911 16,708.

Avverte pure l’Ufficio di Statistica del Co­

mune di Milano che nel 1881 e nel 1901 le

notizie riguardanti la composizione della po­

polazione per età, per sesso, per stato civile

si poterono dare distinguendo la popolazione

presente abituale da quella occasionale, come

pure si ebbero quelle della popolazione as­

sente temporaneamente, mentre nel 1911 le

modalità usate per i rilievi del Censimento

non hanno fornito che le notizie della po­

polazione presente o di fatto.

Si segnalano qui i dati dei Censimenti per

la popolazione di fatto, la quale per Censi­

menti prima del 1881 si riteneva corrispon­

dere a quella legale.

C en sim en ti al 31 die. al 31 dio. al 31 die. al 9feb . 1861 1871 1881 1901

allOgiug. 1911

A b ita n ti 245.058 261.085 321.839 491.410 599.200 A m m on t. m ed io an n u ale da u n o a ll’altro c en sim en to 1.693 5.985 8.927 10.774

R

ivis ta

BtBUOQRdFicrt

Prof. Ric c a r d o Da l l a Vo l t a. — Saggi econo­ mici e finanziari sull’Inghilterra. — Palermo, R. Sandron, 1912, pag. 435 (L 5).

Se vi è un caso nel quale sia giustificata la raccolta in volume di articoli pubblicati in varie epoche ed occasioni, le quali raccolte molto spesso non hanno alcun legame tra le varie parti di che si compongono, è questo del prof. R. Dalla Volta, ben noto al modo studioso. Infatti i sedici articoli che sono riprodotti nel volume, hanno un nesso logico tra loro, non solo perchè trattan o tu tti dell’Inghilterra, ma anche perchè sono inform ati ad un unico intento di analisi e di critica, acuta e larga, dei fatti contempo­ ranei che in m ateria di economia e di finanza si sono m aturati.

Si direbbe quasi che l ’Autore, coll’acume che lo distingue e colla vasta do ttrin a che tu tti gli riconoscono, fin dal principio di questi studi avesse afferrati in sintesi i primi germi di quegli avvenimenti im portantissim i che caratterizzano l ’epoca attuale in Inghilterra, per le radicali ri­ forme che in fatto di legislazioue sociale e di provvedimenti finanziari sono stati attu ati. E veramente pochissimi studiosi italiani avrebbero potuto, al pari del prof. Dalla Volta, esporre con altrettan ta chiarezza e competenza le ardue questioni che in q u est’ultimo tempo si sono di­ battute in In g h ilterra e delle quali egli rende conto con un articolo dettato espressam ente per il volume e che precede gli altri.

Gli argom enti principali trattati sono i se­ guenti : sulla politica commerciale, nel 2°, 3° e 6Q articolo ; sulla riform a finanziaria inaugurata dal Ministro Lloyd-George negli articoli 4° e 9°; sul conflitto tra la Camera dei Comuni e quella dei Lordi negli articoli 5° e 7°; sulla lotta ope­ raia nel 10°, 1 f° e 12°; gli altri articoli trattano di argomenti diversi, come la commemorazione di John Brighi, il discorso per il centenario di R. Cobden, le grandi compagnie coloniali in ­ glesi ecc. ecc., e va segnalato in modo speciale l ’im portante stu d io : « per la tulela degli emi­ granti ».

(7)

15 dicembre 1912

L ’ECONOMISTA

791

manchevolezze, e dim ostrando come le cifre che mensilmente vengono pubblicate abbiano un valore statistico molto relativo.

D .n Wil h e l m Ka h l e r. — Die Bildung von Industriebezirken und ihre Problema - Leipzig. B. G. Teubner, 1912 op. pag. 17.

In questa relazione l'A utore si propone di rilevare il m ercato industriale di D resda (In- dustriebezirken) nei term ini della sua produzione interna, nei rap p o rti con la cam pagna circostante e nei rap p o rti con i m ercati vicini.

L ’esposizione chiara e le indagini accurate re n ­ dono interessante questa breve monografìa . A. Ca stelno vo Te d e s c o. — Qualche criterio

per l’investimento di capitali in A zioni di So­ cietà - Firenze, R. B em porad e figlio, 1912 op. pag. 11.

In poche righe l’A utore adensa opportunam en­ te i criteri che deve seguire il capitalista, per im ­ piegare in azioni il proprio capitale. N ulla di nuovo ha inteso di dire l’A utore, m a con ordine e con chiarezza h a saputo raccogliere le norme più im p o rtan ti e più saggie che devono consi­ gliare la scelta dei tito li.

Prof. Au g u s t o Or a z i a n i. — Principi di econo­ m ia commerciale. — Napoli, L Alvaro, 1913, pag. 203 (L. 5).

Era veramente sentito il bisogno che anche in Italia venisse esposta con criteri scientifici la materia che riguarda il commercio, ed ha fatto bene l ’operoso prof. Graziani, già in buona fama presso gli studiosi, ad occuparsi dell’argom into.

Il libro che presentiam o ai lettori è impor­ tantissim o perchè disciplina la m ateria del com­ mercio con molta chiarezza e con metodo rigo­ roso. Le nozioni generali, che sono esposte nel primo capitolo, precisano il concetto economico del commercio e le sue distinzioni ; segue un breve cenno (forse troppo breve) sugli inizi e sullo sviluppo del commercio. Quindi l ’Autore entra a precisare prim a i fattori d ell’ industria commerciale, le forme della relativa industria e gli interm ediari.

Interessantissim i i capitoli sesto e settimo specie nella parte che tra tta della formazione del prezzo al dettaglio e che è una analisi acuta dei diversi atteggiamenti del mercato, e nella parte delia speculazione sui titoli, dove l ’Autore tratteggia le operazioni di B orsa ed i loro effetti.

Gli ultimi quattro capitoli sono conservati al commercio, mercantilismo e protezionismo, dei quali fa l ’esame critico. Richiamiamo in modo speciale l ’attenzione dei lettori sulle ultim e p a ­ gine del volume che contengono una acuta cri­ tica del protezionismo.

Esposizione finanziaria

Ecco u n largo sunto dell’esposizione finanziaria, le tta alla Cam era dal m inistro del Tesoro.

Il Ministro del Tesoro, Tedesco, inizia l’E sposi­ zione finanziaria accennando alla m è ta rag g iu n ta, dopo lungo e arduo cam m ino d alla finanza ita lia n a presso la fine del secolo scorso, m ercè le pazienti cure e gli sforzi tenaci del Governo e del P arlam ento, la virile abnegazione dei co n trib u en ti e le sane ope­ rose energie d ’un popolo che ascende e si rinnova nella fervida ansia di progredire.

Osserva che anche q uest’anno, com e più volte fu consentito ai suoi predecessori, può recare buone novelle nel semplice linguaggio dei num eri p iù espres­ sivi, i quali hanno, nell’ora che volge, u n a significa­ zione p articolarm ente suggestiva. P a ssa quindi all’esame del consuntivo e dei bilanci.

Il progetto di bilancio p resen tato nel novem bre 1910 prevedeva u n avanzo di 51 m ilioni e mezzo fissato poi in 55 milioni con la legge di a p p ro v a­ zione del bilancio, ed elevato successivam ente a 59 milioni p er effetto delle rettifiche in tro d o tte con l’assestam ento.

In teg rato il bilancio degli oneri d eriv an ti da p ro v ­ vedim enti legislativi, si ebbe u n a maggiore spesa di 78 milioni e mezzo, alla quale però si contrapposero aum enti di e n tra ta p er circa 95 m ilioni e mezzo ed economie per oltre 22 milioni.

Nel complesso le spese effettive ordinarie e stra o r­ dinarie del 1911-12 hanno superato di 67 milioni quelle del 1910-11, il che d im ostra come lo sta to di guerra non abbia im pedito o rita rd a to lo svolgim en­ to dei pubblici servizi e l ’attuazione delle riform e deliberate dal P arlam ento ; e dell’aum ento si giovarono a m o’ d ’esempio, la pubblica istruzione p er 16 milioni, i servizi postali, telegrafici e telefo­ nici per 10 m ilioni e i servizi dipendenti dal Mini­ stero d ’agricoltura p er circa 3 milioni.

E specialm ente nel cam po dei lavori pubblici, a quelle che furon chiam ate le lentezze del tem po tecnico seguì u n a rap id a m obilitazione di residui, p er cui i pag am en ti che nell’esercizio 1908-909 vanno da 118 a 143 m ilioni e nel successivo biennio p rim a a 183 a poi a 202 m ilioni, ascendono nell’an­ no che per nove mesi fu di guerra a 222 milioni. Il risu ltato definitivo della gestione del bilancio 1911-12 si riassum e in u n avanzo di 98 milioni e 285 m ila lire, il quale, al n e tto delle spese, cui fu p ro v ­ veduto con prelevam enti d a esso f a tti nel corso del- l’esercizi o con anticipazioni di cassa, d eriva esclu­ sivam ente dalla eccedenza di 105 milioni e 455 m ila lire delle e n tra te sulle spese effettive, aum entato della differenza a ttiv a di 405 m ila lire della catego­ ria « costruzione di strad e ferrate» e dim inuito del disavanzo di 7 milioni e 575 m ila lire del m ovim ento di capitali.

(8)

792

L ’ECONOMISTA

15 dicembre 1912

prelevam enti da esso f a tti nel corso dell’esercizio 1911-12, dim inuito di 3 milioni prelevati per il d e­ m anio forestale, e depurato di oltre 10 milioni e mezzo di residui a ttiv i di dubbia esazione, ne con­ segue che l’avanzo definitivo al 30 giugno 1912 r i­ m ane accertato nella som m a di 100 m ilioni e 734 m ila lire, la quale, in conform ità della legge 26 marzo 1912, è s ta ta assegnata al Ministero della guerra per rim borsare il Tesoro di p a rte delle somme a n ­ tic ip a te p er la spedizione nella Libia.

L ’onorevole Ministro pone in evidenza il valore intrinseco dell’avanzo, che è il più elevato di quelli finora conseguiti dal bilancio italiano, supe­ rando di 11 milioni l ’avanzo massimo ottenuto nell’esercizio 1906-907. Osserva che il bilancio 1911 12, in confronto del 1910-11 ebbe non solo la dim i­ nuzione di 7 m ilioni di provento n etto nelle ferrovie dello S tato p er maggior costo dei carboni in conse­ guenza degli scioperi inglesi, m a anche la dim inu­ zione di 37 m iboni di red d iti doganali, segnatam ente p er m inor g e ttito del dazio sul grano, causa il buon raccolto nazionale ; m entre sostenne l ’onere di 10 milioni e 600 m ila lire p er opere pubbliche e servizi civili nella L ibia, nonché per l’im pianto di cavi t e ­ legrafici da Siracusa a Bengasi e Tripoli am m ortizzò debiti per 54 milioni e mezzo, cioè 24 milioni in più del 1906-907, che, prim a dello scorso anno, aveva fru tta to il massimo avanzo, e fornì 24 m iboni per la attu azio n e graduale della legge del 1911 suba r i­ form a della scuola elem entare e popolare.

« U n bilancio, n o ta l’on. Ministro, che per nove mesi si esercita d u ra n te la guerra, e m algrado una dim inuzione di 44 milioni nei redditi doganali e fer­ roviari dà il più lauto benefizio di cui abbia fin oggi goduto il Tesoro italiano, un bilancio che, pu r con­ tin u an d o l’agile ritm o delle spese, giunge a saldare con gli avanzi ben 158 m ilioni di spese di guerra, h a ta le robustezza organica da p oter ispirare la più tran q u illa confidenza nell’avvenire. »

L a legge del bilancio per l’esercizio 1912-1913 prevedeva u n avanzo di 15 milioni e 822 mila lire.

Col p rogetto di assestam ento si introducono in bilancio gli oneri d erivanti d a leggi e decreti non com presi negli s ta ti di previsione, si accrescono le dotazioni di alcune spese obbligatorie e d ’ordine, e si rettifica la stim a debe e n tra te in relazione agli accertam enti dell’esercizio 1911-12 ed all’a n d a ­ m ento delle riscossioni del quadrim estre luglio-ot­ to b re dell’esercizio in corso.

Gli aum enti di spese riflettono segnatam ente la m arina m ilitare p er 21 milioni e mezzo; l’am m ini­ strazione della guerra per 9 milioni ; l ’in d u stria se­ rica, la produzione zootecnica e l’insegnam ento professionale per 2 milioni e u n terzo ; le spese del M inistero delle finanze, in rapporto all’aum ento delle en tra te , p e r circa 7 milioni ; i servizi postali, telegrafici e telefonici per o ltre 1 milione e mezzo.

N otevoli aum enti vengono proposti alle p rev i­ sioni delle e n tra te principali, le quali si accrescono di 84 milioni, a p a rte il dazio sul grano. Vi concor­ rono le tasse sugh affari p er 13 milioni e 460 m ila ; le im poste in d ire tte sui consumi per oltre 16 m i­

lioni, segnatam ente in grazia delFincrem ento delle im poste sulla fabbricazione degli spiriti e dello zuc­ chero; i monipoli del tabacco del sale e del lotto per oltre 27 milioni e mezzo; le im poste sui fabbricati e sui redditi di ricchezza mobile per 16 milioni e mezzo e per 10 milioni circa i pro v en ti dei servizi postali, telegrafici e telefonici.

Va n o ta to che, m algrado ta li aum enti, la p re v i­ sione delle e n tra te principali supera di soli 25 m i­ lioni l’accertam ento del 1911-12, sebbene nel q u a ­ drimestre-luglio o tto b re dell’esercizio in corso siansi già sorpassate di o ltre 41 milioni le e n tra te del corrispondente periodo del precedente esercizio. Quindi non solo non si fa assegnam ento sopra gli in ­ crem enti avvenire delle en tra te, m a non si sconta nem m eno tu tto l’increm ento già conseguito, la quale cosa dim ostra come alla valutazione delle en tra te abbiano presieduto criteri della più rigorosa prudenza.

Nell’insiem e le proposte per l’assestam ento ele­ vano la previsione dell’avanzo alla cospicua somm a di 83 m ilioni e mezzo che si riduce a 53 milioni e mezzo per effetto di ta lu n e spese, delle quali si p ro ­ pone il trasp o rto dal 1913-14 a carico del 1912-13. L e ulteriori risorse, d erivanti così dagli incre­ m enti delle en tra te come dalle economie nella g e­ stione delle spese e sulle quali l’esperienza di un lungo ciclo di esercizi consente di confidare, offri­ ranno il mezzo di fronteggiare i maggiori oneri che m ai non m ancano, costituendo in ta l modo un buon presidio dell’avanzo.

Le e n tra te vengono com m isurate, in generale, sulla stim a 4 a tta coll’assestam ento 1912-13; salvo per qualche cespite e p er u n a m aggiore valutazione di sob 5 milioni, più che giustificata, del resto, d a l­ l'increm ento già segnalato dall’e n tra te principali per u n a som m a che rim ane tu tta v ia -su p e rio re di 11 milioni a quella prevista.

Nella spesa si inscrivono tu t t i gli effetti di leggi e si accrescono molte dotazioni per meglio p ro p o r­ zionarle alle esigenze dei servizi, Si au m en ta , fra l’altro, di oltre 4 m iboni la spesa del Ministero del­ l ’interno, segnatam ente per i servizi della pubblica sicurezza e p er gli ac quedotti e i provvedim enti di igiene ; si assegnano in più 4 m ilioni o mozzo al d e­ manio forestale, all’insegnam ento professionale e alla tu te la ed increm ento delle in d u strie serica e zootecnica ; oltre 11 milioni si aggiungono alle d o ­ tazioni del Ministero dello finanze, p er i maggiori bisogni conseguenti dal meraviglioso progredire d el­ le e n tra te e 6 milioni alle dotazioni p er i servizi postali, telegrafici e telefonici.

(9)

15 dicembre 1912

L ’ ECONOMISTA

793

conscio della propria responsabilità, si riserva di presentare le opportune proposte dopo che sa­ ranno definitivam ente com piuti gli studi di ordine tecnico e finanziario.

Si accrescono di 5 milioni, principalm ente per la scuola elem entare e popolare, le assegnazioni per la pubblica istruzione, la cui spesa com plessiva dal 1905-906 si è più che rad d o p p ia ta, essendosi ele­ v a ta d a 68 a 144 milioni.

Non minore increm ento si è palesato nella spesa per i lavori pubblici, la cui dotazione complessiva, cresciuta dal 1898-99 all’esercizio in corso di 108 milioni, au m en ta nel prossimo esercizio di altri 6 milioni, a ttrib u iti in non piccola p a rte alle sov­ venzioni per concessioni di ferrovie, le quali, quando le 28 linee concesse dal 1908 siano tu tt e aperte all’esercizio, produrranno al bilancio un onere annuo di 20 milioni. E ciò a prescindere d a ­ gli ulteriori mezzi che il Governo intende ap p re­ stare per altre linee riconosciute degne del sussidio dello S tato e ansiosam ente reclam ate dalle popo­ lazioni di ogni p a rte d ’Italia.

Riassum endo, il progetto di bilancio 1913-14, ten u to conto della eccedenza passiva di 22 milioni per estinzione di debiti, si chiude con 36 milioni di avanzo, che si eleva a 66 milioni per l’indicato t r a ­ sporto di spese a carico dell’esercizio 1912-13.

Agli ulteriori oneri, che graveranno il bilancio 1913-14, p o trà provvedersi con le,risorse d erivanti dall’increm ento delle e n tra te e dalle economie con­ seguibili nella gestione della spesa e che, segnata- m ente negli ultim i esercizi, hanno determ inato, fra la previsione e il consuntivo, ragguardevolissim i miglioramenti. A m o’ di esempio, l’avanzo di 10 milioni e mezzo previsto per il 1911-12 è sta to otto volite maggiore perchè fu sorpassato di 83 milioni.

È n o ta la tendenza sempre crescente della spesa del debito vitalizio, au m e n ta ta d a 82 a 92 milioni nel decennio Io luglio 1900-30 giugno 1910 e salita 103 milioni nel 1911-12. U na legge del marzo u l­ tim o circoscrive la spesa stessa fino al 30 giugnol914 entro il lim ite di 100 milioni ; m a poiché in a tto p r a ­ tico ciò non si è dim ostrato possibile senza danno dei servizi, verrà provveduto ad elevare lo sta n zia­ mento di bilancio della som m a occorrente. In ta n to si p o trà procedere agli studi per u n a riform a che, per il nuovo personale da assum ere in servizio dello S tato, p e rm e tta di sostituire al sistem a della p e n ­ sione quello dell’assicurazione presso l’Istitu to Nazionale.

Le vicende generali che in questi ultim i anni agitarono a più riprese l’E u ro p a e quelle speciali all’Italia, valsero a dim ostrare la conseguita ro ­ bustezza dell’economia nazionale.

D al 1898, inizio dell’èra felice della finanza, al 1911 il valore degli scam bi internazionali sa le d a d n e m iliardi e u n quarto a cinque miliardi e mezzo, con u n rap p o rto , cioè come da 41 a 100.

E nel 1912 il m ovim ento ascensionale non si a r ­ resta, essendosi in fa tti verificato nei p iim i dieci mesi u n nuovo progresso di 236 miioni, che per ol­ tr e 121 milioni è dovuto alle e s o rta z io n i.

Nello stesso periodo 1908-1911 il traffico dei p i­ roscafi e dei velieri nei n ostri p o rti h a segnato u n a u ­ m ento nei passeggeri d a u n milione a due milioni e 900 mila e nelle merci da 16 a 29 milioni e mezzo di tonnellate. Gli sconti e le anticipazioni dei tr e i- s titu ti di emissione triplicarono di valore, rag g iu n ­ gendo al 31 dicem bre 1911 la som m a di 912 milioni. Il prodotto del traffico ferroviario è salito da 2731 a 574 milioni, sebbene la lunghezza delle linee sia cresciuta da 15,638 a 17,349 chilom etri soltanto.

In sette anni, dal 1905 al 1911, il valore della produzione del m inerale di ferro, della ghisa, del ferro e dell’acciaio è au m entato da 99 a 256 milioni.

E se è vero che le e n tra te dello S tato sono la sintesi della v ita economica del paese, abbiam o m o­ tivo di com piacersi che da quelle; che meglio espri­ mono il m ovim ento degli affari, la ricchezza, i m ag­ giori bisogni, il cresciuto benessere, siasi avuto nel­ l ’esercizio 1911-12 un increm ento di 642 milioni sui 939 o tte n u ti nel 1897-98, ossia un increm ento del 68 per cento.

Il progresso dell’economia nazionale si rivela a n ­ che nei consumi. D al 1897 il consumo medio per ab i­ ta n te del sale progredisce di un quinto, e quello del caffè quasi si raddoppia. Lo zucchero a disposi­ zione dei consum atori, da quin tali 780 m ila, quasi tu t t i di provenienza estera, nel 1897-98 sale nel 1910- 11 a 1 milione e 560 m ila quintali, tu tti, meno una q u a n tità trascurabile, fab bricati nel Regno, con beneficio notevole dell’in d ù stria e dell’agricoltura nazionali.

Dopo aver superato, tenendosi sopra la pari, lo scoglio dell’autom atico passaggio dal 3.75 al 3,50 per cento, ilnostro consolidato e b b e a su b ire u n a discesa, la quale, violentem ente provocata, p ersistette per circa tre mesi, arrestandosi al corso minimo di 94.10 che si ebbe il 30 aprile. Il favore e la fiducia del pubblico, però, non apparvero m ai scossi; non venne meno nè si in te rru p p e la dom anda del risparm io, si intensificò anzi, assorbendo i tito li che possessori esteri o nazionali offrivano al m ercato interno.

D al maggio la re n d ita riprese a salire sensibil­ m ente e costantem ente sino a toccare il corso di 99.24 alla fine di giugno ed o ra rase n ta la p ari, a s­ sistendo im perturbabile da due mesi alle agitazioni che travagliano le maggiori borse d ’E uropa.

L a facile e progressiva diffusione della ren d ita anche fra i nazionali possessori di m inori capitali è d im o stra ta dalla som m a dei risparm i postali in essa investiti p er richiesta dei depositanti, aum en­ t a t a nel biennio 1910-11 da 26 a 32 milioni e salita fino a 53 milioni e mezzo nei prim i undici mesi del 1912.

L a fiducia nell’intrinseco valore del nostro con­ solidato è d im o stra ta anche dal continuo aum ento delle iscrizioni di ren d ita n o m in a tiv a e m ista, le quali dal 1° luglio 1907 al 30 novem bre 1912 sono cresciute da 564.296 a 611-745 p u r rim anendo p res­ soché eguale il valore.

(10)

794

L’ECONOMISTA

15 dicembre 1912

al 31 o tto b re scorso au m en tate di 33 milioni, dei quali 30 di v a lu ta aurea, la cui consistenza si rag g u a­ gliava a un m iliardo e 289 milioni.

Alla stessa d a ta la circolazione b ancaria era di due m iliardi e 259 milioni, superiore a quella al 31 o ttobre e al 31 dicem bre 1911, avendo dovuto gli istitu ti, per non restringere il credito al commercio e alle industrie eccedere il lim ite norm ale per somme che nei prim i dieci mesi dell’anno volgente to c ca­ rono il massimo di 282 milioni, di 50 e di 17 risp et­ tiv a m e n te p er la B anca d ’Italia e per i B anchi di Napoli e di Sicilia.

T u tta v ia le percentuali dei biglietti interam ente coperti dalle riserve metalliche ascendevano il 31 o ttobre ultim o a 67,55 per la Banca d ’Italia, a 64,53 per il Banco di Napoli e a 63.62 per il Banco di Si­ cilia. Come è noto, le eccedenze di circolazione sono soggette a ta ssa graduale, ohe va, in tr e gradi, da un terzo alla in te ra ragione dello sconto.

Ora, le contingenze speciali nelle quali si sono t r o ­ vati gli is titu ti di emissione hanno di nuovo solle­ vato la questione della oppo rtu n ità o meno di allar­ gare i lim iti .fissati alla circolazione norm ale e a l­ l’uopo non m ancarono voti di rappresentanze com ­ merciali.

Anche l’on. Carcano, per m andato della G iunta del bilancio, in una relazione del 12 marzo ultim o, dopo aver n o ta to che gli istitu ti di emissione hanno com piuto il loro risanam ento, che un m oto rigoglioso si m aaifesta nella v ita economica del Paese, che P agricoltura, le industrie m anuf attu riere e i com m er­ ci sentono più vivo il bisogno di un nuovo soffio di credito che li accom pagni nelloro m irabile progresso, concludeva col m anifestare la fiducia che av a n ti la fine del 1912 si sareb b e presentato, discusso e approvato u n nuovo ritocco alla n o stra legisla­ zione bancaria, inteso a stabilire una circolazione più rispondente alle esigenze delle contingenti n e ­ cessità, seguitando il buon m etodo sperim entato dei lim iti graduali o a scaglioni, m a con equi tem p e­ ram enti, in modo da meglio soddisfare ai m olte­ plici interessi dello S tato e del Paese.

Il Governo non intende derogare al principio di au sterità cui è inform ato il nostro ordinam ento sulla circolazione ban caria ed è perciò fermo nel proposito di non consentire aum enti ai lim iti della circolazione normale. T u tta v ia , poiché l ’esperienza di questi u ltim i anni h a messo in chiara luce quanto sia oppo rtu n a al m ovim ento degli affari una m ag­ giore elasticità nella circolazione, h a deliberato di proporre che siano elevati i lim iti dei tr e gradi delle eccedenze fissati dalla legge bancaria, stabilito un quarto grado e m itigata la ragione delle tasse nel , senso che corrispondano nel prim o grado ad un quarto, nel secondo alla m età, nel terzo ai tre q u arti e ne l’ultim o grado alla in te ra ragione dello scon­ to. Codesto provvedim ento avrebbe la d u ra ta di un anno soltanto.

C ontinua nel suo m irabile progresso questo im ­ p o rta n te .istitu to di S tato, come continuo è l’incre­ m ento delle fonti dalle quali esso tr a e gli ingenti capitali che im piega a scopo di pubblico bene.

Secondo la legge, le più cospicue disponibilità della Cassa, per non meno di una m età, sono im pie­ gati in tito li di S tato o g ara n titi dallo S tato, il che le h a consentito, nel solo decennio 1903-1912, di assorbire con p ru d en ti e graduali acquisti, m odera­ tori del m ercato, effetti pubblici di varia specie per un miliardo e 624 milioni, di cui mezzo m iliardo appartiene alle diverse gestioni annesse alla Cassa.

Agli enti locali, dal 1° gennaio 1903 al 31 otto b re 1912, h a concesso m u tu i in c o n tan ti per 681 m i­ lioni, dei quali 366 m ilioni servirono per strade, ac­ quedotti, edifici scolastici ed opere di beneficenza e di irrigazione ; 282 m ilioni per dimissione dei debiti e 33 milioni per riparazioni di danni cagionati da terrem oti, alluvioni e nubifragi. E se ai m u tu i in con tan ti si aggiungano quelli consentiti nello stesso periodo, per quasi 399 milioni, contro emissione di cartelle si h a u n complesso di p restiti per un m iliardo e 79 milioni.

P er acquedotti ed edifici scolastici, per i quali lo S tato , g iu sta recenti disposizioni legislative, so­ stiene tu tto l’onere degli interessi, furono accordati in undici mesi del 1912 m utui per 39 milioni, m entre quelli concessi in tu tto il 1911 non superarono i

17 milioni.

Nel decennio 1913-1922 si prevede che le dispo­ nibilità della Cassa ascenderanno a q u attro m iliardi e 400 milioni, da attrib u ire per u n miliardo e 654 milioni in anticipazioni di fondi ed im pieghi diversi previsti da leggi o regolam enti, p er un m iliardo e 400 milioni in p re stiti ed enti locali, e per un m i­ liardo e 344 milioni in acquisti di tito li di S tato ed in a ltri im pieghi dipendenti da nuove leggi.

Gli Is titu ti di previdenza am m in istrati dalla Cassa hanno un patrim onio di 259 milioni e più di 152 m ila inscritti e 14,600 fra pensionati e sussi­ diati, e si calcola che nel decennio 1913 -1922 potranno offrire alla Cassa u n a disponibilità di 261 milioni.

L a legge del 28 marzo ultim o, nel sistem are le anticipazioni fa tte dal Tesoro ai Ministeri della guerra e della m arina, che alla fine di febbraio ascen­ devano a 170 milioni, autorizzò u n fondo di 35 m i­ lioni d a iscrivere nel bilancio della guerra ; ed a fronteggiare la com plessiva spesa di 20o milioni de­ stinò in p a rte l ’avanzo accertato a tu tto l ’esercizio 1910-11 e quello da accertarsi al 30 giugno 1912, disponendo che per la somm a residua sia da stanziare uno speciale assegno negli esercizi del 1912-13 al

1917-18.

Successivam ente e fino al 30 novem bre scorso furono anticip ati dal Tesoro altri 342 milioni, a rim ­ borsare i quali il Governo p roporrà di devolvere l’avanzo dell’esercizio in corso e di iscrivere la ri­ m anente somm a nei bilanci dal 1913 al 1918-19. V errà poi chiesta una som m a a calcolo di 200 milioni p er le ulteriori spese m ilitari in L ibia e per continuare le riparazioni alle navi e l ’opera di rifor­ nim ento dei m agazzini in Italia.

(11)

15 dicembre 1912

L ’ ECONOMISTA

795

guerra e di eseguire inoltre, nello stesso periodo e in tem po anteriore, diverse anticipazioni p er altri 148 milioni d estin a ti a scopi vari e segnatam ente per pagam enti di spese m ilitari e navali e per l'a c ­ quedotto Pugliese. Della considerevole som m a an ­ tic ip a ta di 660 milioni, la Cassa, a p a rte il benefìcio d erivante dagli avanzi n e tti e dalla più le n ta m a­ turazione dei residui passivi, non fu rein teg rata che dell’im porto dei buoni ordinari del Tesoro, la cui circolazione al 30 novem bre ascendeva a 234 m i­ lioni, dovendo il ricavato dei buoni quinquennali provvedere a spese ferroviarie e a riscatto di debiti.

A m igliorare le condizioni della Cassa, due soli mezzi erano consentiti, cioè, l’alienazione di buoni ordinari del Tesoro o le anticipazioni s ta tu ta rie delle banche di emissione. T anto l’uno che l’altro mezzo si sarebbero risolti nella sottrazione di notevoli disponibilità dal m ercato, proprio nei m om enti in cui esso richiedeva come tu tta v ia richiede, i m ag­ giori riguardi. Di fronte ai suprem i interessi d ell’eco­ nom ia nazionale che sconsigliavano un restrin g i­ m ento dei mezzi necessari ai com m erci,alle in d u strie e all’agricoltura, avuto riguardo al c a ra tte re di precarietà che è insito nelle anticipazioni sta tu ta rie, è considerata la convenienza di atten d e re m om enti più favorevoli del m ercato m onetario p er a ttu a r e e per contenere in più stre tti lim iti il p rovvedim ento di cui si dirà innanzi ; il Governo stim ò preferibile di rendere, all’evenienza, disponibile u n a som m a non superiore a 125 milioni, prelevando, g rad a tam e n te e secondo i bisogni, u n a corrispondente v a lu ta dai 225 milioni di oro, che costituiscono u n a parziale rappresentanza dei biglietti di S tato ora in circola­ zione per 499 milioni. E n tro o tto anni al massimo l’intero accantonam ento d ovrà essere ricostituito.

Contro il tem peram ento, che h a c a ra tte re p ro v ­ visorio, non parvero sollevarsi ostacoli nei riguardi della circolazione di S tato. N ei paesi a circolazione cartacea inconvertibile il prezzo del biglietto non deriva ta n to dalla maggiore o m inor riserva aurea, m a anche dalla maggiore o m inor fiducia che l’isti­ tu to em itten te inspira per la saldezza della sua com ­ pagine e il senso della m isura nella circolazione e per le condizioni dell’am biente economico in cui esso opera. Ciò è ben più vero quando l’e m itte n te è lo S tato,dalla cui maggiore o m inor solidità finanziaria esclusivam ente dipende il pregio della sua ca rta m oneta allorché dell’emissione non si faccia uso m o­ netario.

Giova altresì av vertire che l’am m ontare dei b i­ g lietti di S tato em essi per conto del Banco di Napoli è disceso d a 45 m ilioni a poco più di 16 m ilioni e mezzo e continua a degradare ; e che per 32 milioni e mezzo la circolazione di S tato è rap p re se n ta ta da biglietti, i quali, a te rm in i della legge 29 dicem ­ bre 1910, furono emessi in sostituzione di m onete divisionali d ’argento e saranno an nullati appena la Zecca av rà provveduto a coniarle, nel lim ite del contingente autorizzato d alla convenzione m one­ ta ria di P arigi del 4 novem bre 1908.

E d è ancora da considerare che per effetto di leggi in vigore e del decreto da sottoporsi al voto

del P arlam ento, la riserva attu a le di 225 milioni sarà non solo rip ristin a ta fra cinque anni, m a ac­ cresciuta di 8 milioni e alla fine del successivo trie n ­ nio, se non prim a, sarà p o rta ta a 282 milioni.

D el resto, anche quando i 125 milioni fossero p re ­ lev ati per intero, rim arrebbe p u r sem pre u n a r a p ­ presentanza di circa 100 milioni in oro,che aggiunta ad 11 milioni di buoni del Tesoro esteri e ad 1 m i­ lione di utile già conseguito dalla coniazione di spezzati di argento, costituirebbe il 22.44 per cento dei biglietti in circolazione, una percentuale, cioè di alcun poco superiore a quella che avevasi nel 1907 e che non dim inuiva allora in alcun modo, come non p o trà m ai dim inuire il pregio del biglietto dello S tato italiano, Il quale, per la robustezza dell’organismo economico nazionale, p er l’invi­ diato progresso delle en tra te , per l’ascensione del credito pubblico, per la v irtù del lavoro e del r i ­ sparmio di n o stra gente, p er la tra n q u illità sociale per il nuovo prestigio acquistato nel mondo, non può che ispirare,com e inspira all’interno e all’estero, la massima fiducia.

P rovveduto così alle a ttu a li esigenze, bisognerà avvisare ai mezzi per fronteggiare gli oneri stra o r­ dinari che al Tesoro verranno dall’estinzione dell’ob- bligo verso il D ebito pubblico ottom ano in conse­ guenza del tr a tta to di L osanna e delle nuove spese m ilitari p er 200 milioni. I fondi a ciò occorrenti saranno da attingersi al credito, nell’ora che si r i­ conosca più propizia e, ove occorra, in modo g ra ­ duale; e si attingeranno m ediante buoni quinquen­ nali, non essendo m igliorate le condizioni m oneta­ rie che, nella scorsa prim avera, consigliarono di sostituire u n titolo di breve d u ra ta ad uno a lunga scadenza. L ’on. Ministro conclude :

L a pubblica economia e la finanza dello S tato ri­ m arranno fra le caratteristich e espressioni dei p ro ­ positi gagliardi e delle vigorose energie del popolo italiano, il quale, risorto a libertà, e infervorato dal ricordo delle antiche glorie, ebbe la sacra im pazien­ za di m ettersi a p a ri delle nazioni più progredite.

(12)

796

L ’ECONOMISTA

15 dicembre 1912

N ell’anno di guerra, a p a rte il disagio di alcune industrie p er n o te cause, non sono meno vive ed efficaci le fonti della produzione : non v ’h a regresso nè sosta, ma increm ento nei traffici in tern i : il volum e degli scam bi internazionali continua a crescere : non si interrom pe l ’aum ento dei consumi: nè si modifica il m igliorato tenore di v ita delle classi sociali : non si rallen ta il progresso delle en­ tra te , nè il cammino delle riforme. E il m ercato nazionale, in m om enti non facili, tro v a esclusiva- m ente nelle sue forze la capacità di assorbire t i ­ toli di S tato p e r u n a som m a di 500 milioni, desti­ n a ta in m assim a p a rte a spese ferrovarie.

È u n popolo elio innanzi al mondo a tte s ta la serena calm a dei forti, la coscienza della sua rinno­ v a ta vigoria, la m a tu rità della sua disciplina ci­ vile.

Quali siano le prove a cui la finanza andò sog­ g e tta , e quali i risu ltati, non v ’è chi non ricordi. I n meno di tr e lustri le energie del bilancio sep­ pero :

Tollerare il carico costituito dall’aum ento di 950 milioni di spese effettive ;

Saldare un debito di 400 milioni che il Tesoro aveva al 30 giugno 1900.

Consentire a sgravi d ’im poste e di dazi, e a m i­ tigazione di tariffe per i tra sp o rti sulle ferrovie e p er le com unicazioni postali e telegrafiche ;

Alleviare, con sgravi di spese e m ercè vantaggiosi contrib u ti per opere pubbliche, per l’istruzione e p er l’igiene, le meno prospere sorti delle pro- vincie e dei com uni ;

Accordare fondi straordinarii per prom uovere lo sviluppo dell’E ritrea e della Somalia ;

P erm ettere provvedim enti intesi ad agevolare la perequazione economica delle P rovince m eridio­ nali, della Sicilia e della Sardega ;

Provvedere al riordinam ento e all’estensione dei pubblici servizi ;

A ffrontare coraggiosam ente in pochi anni la spesa strao rd in a ria di u n miliardo per ordinare il servizio delle strad e ferrate, il quale per la conform a­ zione della penisola è forse in Italia più che altrove u n valide* strum ento di progresso economico ;

P re p arare un fondo speciale, che ora ascende a 10 milioni, p e r favorire la tu te la e l’increm ento delle foreste ;

Sostenere u n onere di circa 340 milioni per m i­ gliorare l’economia e accrescere il num ero dei fun­ zionari dello S tato ;

Concorrere a ll’assetto delle finanze della capi­ ta le e aiu tare il risorgim ento della c ittà di Napoli ; P re stare larghi concorsi al risacim ento dei danni di pubbliche calam ità ;

Fornire ingenti somme, le quali raggiungono finora 236 milioni allo scopo di assicurare la resur­ rezione di nobili città, che dagli italiani fu invocata ed è a tte sa con sentim ento di fratellanza nazionale;

Venire in aiuto ad alcune industrie, concedere nel­ l’interesse dell’economia generale e delle classi lavoratrici u n a giusta protezione al regime in d u ­ striale italiano, e integrare con equi sussidi le private

iniziative dedicate allo svolgim ento del commercio m arittim o ;

Provvedere alle opere pie e agli stru m en ti della difesa nazionale e rafforzare l ’ordinam ento dell’e ­ sercito e dell’arm ata, i quali hanno degnam ente corrisposto alla fiducia e alle aspettazioni del Paese;

D are un a tte s ta to di g ratitu d in e nazionale verso i benem eriti che cim entarono la v ita per u n ’Italia libera e grande ;

Costituire ta li disponibilità di Tesoro da poter fronteggiare, senza alcun mezzo straordinario, la spesa di oltre 500 milioni per la guerra ;

E stinguere con gli avanzi, esempio forse unico, 158 milioni di spese di guerra.

A pprestare copiosi mezzi per organizzare una forte politica di lavoro, d ’istruzione e di pubblica igiene, che sarà titolo di gloria di questa e delle due p re ­ cedenti legislature.

L ’opera m ultiform e e vigorosa io volli chiudere in breve epilogo per elevare un pensiero di am m ira­ zione, di rionoscenza e di plauso al grande artefice, che è il popolo italiano ; p er esprim ere il voto che la pubblica opinione, forza suprem a d ’ogni paese civile, voglia essere stre tta m e n te solidale coi poteri dello S tato nel proposito tenace di sottoporre l’iniziativa delle spese ad u n a saggia moderazione, che è im posta, più che consigliata dalla gravezza delle fatiche d u rate e dalla necessità di risolvere già m aturi problem i ; e, infine, per tra rre l’auspicio che la robusta finanza saprà dare un poderoso con­ trib u to al com pimento degù alti destini, i quali presiedono alla nuova rinascenza della patria.

Li’ E c o n o m i s t a , per porsi in grado di

meglio sodisfare ai desideri dei suoi lettori

ha aperto un ufficio proprio di rappresentanza

in Roma 11, Piazza Venezia.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

U n’idea dello sviluppo ognor crescente del

traffico del Porto di Venezia

si ha dalle s ta ­ tistiche di tonnellaggio delle merci sbarcate ed imbarcate nel Porto.

1876 . . . Tonn. 384.500 1880 . . . 1890 . . . 1900 . . . 1910 . . . Nel 1912 si prevede milioni di tonnellate. » 404.400 » 986.100 » 1.484.515 » 2.669.542 di raggiungere circa 3

Riferimenti

Documenti correlati

I l Presidente argomenta che se il trattato di Hay-Pauncefote nulla contiene che impedisca alla Gran Brettagna ed alle altre nazioni di pro­ curare favori alle

Leggendo questa proposta per quanto for­ m ulata in forma interrogativa, non abbiamo potuto fare a meno di immaginarne noi pure cogli occhi della mente gli

« Nelle cessioni dei magazzini adibiti a stagio­ natura, depositi e vendite in generale di formaggi non si fa luogo, per consuetudine su questa piazza, a valutazione

« In merito al valore del titolo rilasciato dalle regie Scuole medie di commercio, l’Unione delle Camere, veduta la discussione che s ’è svolta nell’XI assemblea

Aggiun­ geremo che quei riguardi da usarsi a favore dei redditi del capitale anche più sono da usarsi pei redditi industriali, in quanto che se, come abbiamo

Sindaco alle domande verbali esposte da una commissione di commercianti fiorentini per una proroga alla restituzione di dazio pei generi riesportati, informò i

zione delle quote minime si presenta più dif­ ficile nelle condizioni finanziarie ed economiche delle colonie; infatti colà, come nelle orga­ nizzazioni economiche più

2) Di fatti gli vengono inosse. due accuse, e la prima è di accrescere eccessivamente il pro­ prio capitale. Invero esso è oggi molto cospicuo. Se la scarsità di