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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.2001, 8 settembre

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA. COMMERCIO. BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXIX

Voi. XLIII

Firenze, 8 Settembre 1912

N. 2001

SOMMARIO; Sulla situazione del Tesoro — Il Porto di Genova — E ’ approvvigionamento di Parigi

nel 1911 — La situazione agrario-economica della'provincia di P is a — RIVISTA BIBLIOGRAFICA:

Prof. Giulio Morpurgo, L ’ importanza economica della sintesi chimica - Prof. Franco Savorgnan,

La distribuzione dei redditi nelle provinole e nelle grandi città dell’Austria - Prof. N. Pinsero, Introduzione alla Scienza economica - Gio. Batta Cappelletto, Saggio di statistica comparativa sui bilanci dei maggiori comuni veneti — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il Congresso delle

Trade Unions - Una nuova statistica delle finanze dei Comuni - La situazione economica dell’ Egitto

— RASSEGNA 1>EL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio della Costa Rica - Il commercio

della China — Sul Canale di Suez — Cronaca delle Camere di commercio — Rivista delle Borse

— Notizie commerciali.

Sulla situazione del Tesoro

La buona situazione del Tesoro è già stata in questi ultimi tempi replicatamenté illustrata e da discorsi del ministro e da vari comunicati ufficiali ed ufficiosi. In tempi normali sarebbero bastate le cifre che sono contenute nel bullettino mensile, ma poiché da molte parti si sollevano dubbi sulla consistenza finanziaria della Gassa dello Stato e si vuol prevedere la necessità di un uon lontano appello al credito, immaginando che le spese della guerra abbiano esaurite le ri­ sorse d e l s Tesoro e sia necessario rinnovarle con qualche prestito, era naturale che il Governo e la stampa sentissero la convenienza di insi­ stere per dimostrare il vero stato delle cose.

A chi abbia seguito le risultanze dei ren­ diconti consuntivi dello Stato negli ultimi anni, non può recar meraviglia la fortunata situazione del Tesoro. Ogni anno si ebbero avanzi, qualche volta cospicui, che accumulandosi andarono prima j a saldare i debiti che il Tesoro aveva o colle Ranche di emissione o col pubblico, portatore dei j Ruoni; poi a costituire una specie di fondo di ri- i serva a credito del Tesoro stesso, mantenuto co- I sitante anche per render possibile l’ operazione della conversione della rendita. E poiché Go- | verno e Parlamento usarono con una certa parsi­ monia di questi avanzi accumulati, è evidente che, venuta la guerra, essi costituirono la fonte principale colla quale se ne sostennero le spepe.

Come abbiamo avuto occasione di rilevare altra volta, non bisogna credere che il Tesoro j possa effettivamente far fronte a tutte le spese j

che sono e saranno conseguenza della guerra ; ma le spese stesse vanno considerate in due ca­ tegorie : quelle, si direbbe, giornaliere, a cui oc­ corre provvedere immediatamente; e quelle che risulteranno più tardi come riparazione o come « colmata » di tutti i guasti e di tutti i consumi che la guerra ha causato.

A lle prime ha provveduto, provvede e può ancora provvedere il Tesoro colle proprie risorse; infatti al 31 luglio non aveva in circolazione che 207 milioni di Buoni, il che vuol dire un margine normale di 93 milioni, senza tener conto che si può portare senza pregiudizio, anzi si direbbe con logico provvedimento, data la maggiore impor­ tanza assunta dalle entrate del bilancio, da 300 a 500 milioni la somma normale dei Buoni stessi ; il quale provvedimento aumenterebbe di 200 mi­ lioni il margine attuale. E ancora, il Tesoro non ha avuto bisogno di ricorrere alle anticipazioni

statutarie delle Banche di emissione, R cui

parla l’articolo 25 della legge sulle Banche stesse ; tali anticipazioni possono salire a 115 milioni per la Banca d’Italia, ed a IO milioni per il Banco di Sicilia, in totale 125 milioni.

D ’ altra parte il Tesoro tra Cassa e Crediti al 30 luglio u. s. accusava un ammontare di 1,362 milioni, da cui detraendo gli 898 milioni di debiti di Tesoreria, rimane un avanzo di 464 milioni, dei quali 219 circa di contanti in cassa o iu via.

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662 L ’ E C O N O M ISTA 8 settembre 1912

quali previsioni sono state diminuite di 70 mi­ lioni circa ; per cui se nei due mesi si hanno 26 milioni di riscossioni in più dell' esercizio passato, a questi 26 milioni bisognerebbero ag­ giungere i 70 milioni di minore stanziamento. E chiaro quindi che la situazione del Tesoro continua ad avere quella floridezza e quella ela­ sticità che rendono possibile di sostenere le spese immediate della guerra, senza preoccupazioni di sorta; in quanto, ai bisogni futuri determinati dalla guerra stessa, vi sarà tempo di pensare in seguito.

Taluno però, che appunto per le circostanze attuali, esamina i conti del Tesoro con pi i me­ ticolosa diligenza, ci domanda come mai liguri nei conti stessi còme attività, il fondo di riserva a garanzia dei biglietti di Stato in circolazione e non figuri come corrispondente passività l’ am- montare dei biglietti stessi, che pure costitui­ scono un debito del Tesoro. Apparentemente tale osservazione sembrerebbe fondata sopra un esatto apprezzamento della situazione, ma esaminando bene le cose e la loro natura ci sembra che non abbia la importanza che le .viene attribuita.

Prima di tutto è bene mettere in sodo che il sistema col quale nella situazione del Tesoro vengono iscritti il fondo di garanzia e l’ ammon­ tare dei biglietti, non è un stato recentemente adottato, ma da molti anni è stato seguito e quindi nei confronti tra le diverse situazioni, non ha alcuna influenza. Male sarebbe che, per rendere apparentemente migliore la situazione del Tesoro si fosse, proprio ora, sia pure giustificatamente, mutato il sistema.

Ma, prescindendo da ciò, conviene esaminare con quali criteri il sistema stesso sia stato fissato.

Si noti che nel couto riassuntivo del Tesoro alla voce « crediti di Tesoreria », i quali al 31 luglio ammontavano come si è detto sopra a 1,143 milioni, è inclusa una nota la quale dice: « in questa somma è compreso l’ammontare della valuta d’oro depositata nella Cassa depositi e prestiti in L. 233,692.726 » la quale valuta forma la parziale garanzia dei biglietti di Stato in circolazione.

Pertanto tale valuta aurea figura nel conto come « credito » del Tesoro, e non potrebbe figu­ rare diversamente subitochè è il Tesoro che, per obbedienza alle diverse leggi, colle proprie risorse ha fatto presso la Cassa deposili e prestiti tale

versameli to.

D ’ altra parte nel « conto di Cassa » tale fondo di garanzia non è compreso; infatti sem­

pre nella situazione del 31 luglio u. s., si trova un fondo di Cassa di L. 218,989,111.08 con la annotazione « sono escluse dal fondo di Cassa

L. 233,692,726 depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato ».

Non avrebbe quindi potuto essere più chia­ ramente e più « visibilmente » iscritto il fondo di garanzia sulla situazione del Tesoro ; costi­ tuisce cioè un « credito » di Tesoreria, ina poi­ ché tale somma a credito ha una funzione speciale, quella di coprire altrettanti biglietti di Stato in circolazione, non figura nel fondo di Cassa.

Ma, ci si domanda, se il fondo di garanzia dei biglietti è iscritto come un credito, come mai i biglietti non sono iscritti a debito ? E la do­ manda è giusta : se non che bisogna considerare che i biglietti di Stato iu circolazione p e r ora, non costituiscono un debito d; Tesoreria, in quanto tale passività non diverrà fattiva di effetti se non nel giorno che sarà tolta ai biglietti stessi la « inconvertibilità » ; infatti, come è noto, una legge. 22 luglio 1894 sospende la convertibilità dei biglietti di Stato.

Si tratta quindi di un debito dello Stato « ohe non ha scadenza » per ora, e quindi non può nè deve figurare tra i debiti del Tesoro, ma costituisce una passività a parte che figura tra i debiti dello Stato.

Premesse queste constatazioni di fatto, non neghiamo ohe l’argomento meriterebbe qualche studio, inquàntochè ci sembra ohe i 233 milioni di fondo di garanzia, subitochè esso ha già questa particolare destinazione, dovrebbe cessare di es­ sere un credito del T esoro; il quale Tesoro, ha iu certo modo, alienata quella somma destiuan- ! dola a pagare — quando verrà il tempo — un debito. Sarebbe quindi logico che fosse eliminata dai crediti di Tesoreria come è esclusa dal fondo di Gassa del Tesoro.

Tuttavia, il fatto stesso che nel « conto rias­ suntivo » le due note di cui si è parlato sopra chiariscono con tutta evidenza le cose, riduce il dubbio sollevato ad una semplice questione di form a; lo studioso del riassunto vede e sa. che tra i crediti di Tesoreria sono compresi i 233 milioni e quindi può, se lo crede utile, sottrarre tale cifra per avere la somma dei « crediti puri ». .

Oi siamo fermati sopra questo punto perchè siamo in un periodo nel quale pare che il pub­ blico sia sorpreso delle buone condizioni del Tesoro, e cerchi con una certa meticolosità se e ! dove sieno gli immaginari segreti di questa re­

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8 settembre 1912 L ’ E C O N O M IST A 563

Il Porto di Genova

Finalmente un uomo autorevole, il Senatore Rolandi R icci, ha creduto di dire una parola chiara e precisa sulle questioni che riguardano il Porto di Genova.

Le frequenti inquietudini del personale ad­ detto al Porto, talvolta anche per motivi di se­ condaria importanza, e le eccessive pretese per le operazioni di carico e scarico, hanno, fra le altre cause, dato ragione a molti lamenti del com­ mercio interno ed estero, e si notava, non senza una certa preoccupazione, che cominciava una tendenza a cercare qualche altro scalo dove le condizioni fossero migliori.

Il movimento del Porto di Genova è troppo colossale perchè queste manifestazioni di malcon­ tento abbiano ad influire sulla sua entità, e la felice posizione del porto, d’altra parte non rende possibile di evitarlo; ma il fatto va considerato come sin­ tomo. che, se non sia curato a tempo, può dar luogo a un rallentamento in quella espansione a cui giustamente si può aspirare.

Il Senatore R olan di-R icci, con incisiva frase ha affermato che il Porto di Genova non è uno strumento locale, ma è un interesse nazionale, anzi, avrebbe potuto dire, internazionale; e che nei rapporti colla classe lavoratrice non può es­ sere considerato come « un’ Opera Pia » a dispo­ sizione piuttosto di. questa che di quella classe. Ed ha perfettamente ragione l’ illustre a vvo­ cato genovese giudicando cosi la questione e dichiarando quindi di non voler difendere nè l’ una nò l’altra delle due parti ora contendenti, in quanto la questione del Porto di Genova va rite­ nuta come un fatto che oltrepassa le competizioni dei singoli, perchè appunto rappresenta gli inte- j ressi della intera nazione in rapporto al commer­ cio mondiale.

Però, affinchè queste giuste considerazioni i diventino pratiche, cioè abbiano una vera effi­ cacia sulla vita reale del Porto stesso, bisogna I risalire alle cause che hanno determinato l’ at­ tuale stato di cose. E qui vediamo che il torto : è un po’ di tutti, perchè fino ad ora non si è |

bene considerata la funzione del Porto nella economia generale, me si è quasi teutato di farne ! una istituzione a sè stante, la quale dovesse prov­ vedere agli interessi dei singoli gruppi, quasi in- j dipendentemente dall’ interesse generale. Con tale | concettosi cercò troppo di sfruttare il Porto, mentre tutti dovevano cooperare a farlo fruttare, renden­ done come appunto osserva il Senatore Rolandi- R icci. più facile e meno costoso l’ uso.

Ma hanno avuto torto evidentemente coloro che, ignari delle leggi economiche, hanno pen­

sato di poter consigliare ai lavoratori del Porto | di esigere il maggior salario possibile, di essere nel maggior numero possibile, e di lavorare il minor numero di ore possibile; — ed hanno avuto torto le Autorità che hanno, in forma diretta od , indiretta, incoraggiati i lavoratori ad accarezzare ' simili aspirazioni; — come pure hanno avuto torto i capitalisti a chiedere alle diverse opere del Porto, nelle quali più o meno stabilmente hanno impiegato il loro danaro, un rendimento superiore al normale approfittando delle speciali I condizioni che presentava il movimento del Porto | stesso.

Un atteggiamento dei Preposti all’ esercizio | del Porto che sia o soverchiamente favorevole j alle pretese dei lavoratori, od eccessivamente benevolo verso il capitale, è un atteggiamento | erroneo, e l’errore viene poi piùo meno rapidamente, | a ripercuotersi su tutti. La linea di condotta che

deve essere adottata da chi presiede all’esercizio del nostro massimo Porto non può essere che una | .sola: — far sì che tutti gli interessi locali co­

spirino all’ incremento del traffico.

Ma tale concetto è cosi bene delineato nella i lettera che il Senatore R ola n d i-R icci dirige alla

Iribuna, crediamo utile riportarla integralmente :

Roma, 31 agosto 1912.

Caro Dott. Malagodi,

Leggo l’articolo del Lavoro di ieri. A me non fu affidato il patrocinio di alcuna delle parti ora in conflitto nel porto di Genova, nè tr.tnsitari nè operai. Nè avrei accettato di patrocinarne alcuna perchè a giudicare dagli atteggiamenti di esse, al­ meno secondo le polemiche dei giornali, io non vorrei sposare la causa nè dell’ una nè dell altra. D’altronde il conflitto odierno cade sopra un det­ taglio. e se non può definirsi shakespearianamente « molto rumore per nulla », fa certo troppo rumore per poco.

La questione vera è un’altra e maggiore e sta nel modo di considerare il porto di Genova nelle sue finalità.

Io considero il porto di Genova non come di interesse locale ma come di interesse nazionale : per convinzione mia esso non deve essere riguar­ dato come un cespite di profitto massimo nè per gli operai nè pei transitar! di Genova ; ma come la via che deve servire alla importazione delle ma­ terie prime e del combustibile occorrenti a gran­ dissima parte dell’ industiia ed a molta parte del consumo di tutta la Nazione, ed all’esportazione di notevole porzione dei prodotti industriali italiani e di una non trascurabile porzione anche di prodotti agricoli del nord ovest d’ Italia.

Bocca d’ Italia ben a ragione lo chiama Arturo

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564 L! E C O N O M IST A 8 settembre 1912

Ora la merce che entra od esce da questa Bocca, che s’ importa o s’esporta deve passare attraverso il porto di Genova il più celeremente possibile e con

la minore spesa possibile.

Questa, e questa sola, deve essere la finalità al cui raggiungimento deve intendere la qualsiasi autorità che sia preposta alla disciplina del porto di Genova.

Questa finalità è evidentemente antagonistica con quelle, apparentemente conflittanti, sostanzial­ mente concordi, che pel loro particolare vantaggio possono proporsi oggi gli operai, e domani i tran­ sitan che lavorano ed esercitano nel porto di Genova I

Gli operai hanno interesse a che il lavoro sia molto per la mano d’opera che essi forniscono, I perchè cosi vi trovano occupazione in numero mag- ] giore e possono pretendere di essere sempre più ; largamente pagati: i transitari, proprietari delle \ chiatte ove la merce, se non può essere diretta- mente sbarcata, deve aleggiarsi, e dei copertoni con cui la si ripara dalle intemperie durante le soste I forzose, ed incaricati di provvederne in queste la sorveglianza e custodia, hanno interesse che la | merce non passi celeremente ma appunto subisca ; una sosta, quanto più lunga tanto più remunera- | tiva per essi.

I destinatari invece della merce in arrivo d’oltre ! mare ed i produttori di quella in partenza, hanno interesse che le macchine sostituiscano quanto più \ generalmente sia possibile l’operaio manuale, per­ chè esse costano meno, producono di più e lavo­ rano meglio; hanno interesse che soste non s’ av- : verino, o sieno le più brevi possibili.

I guadagni degli operai e dei transitarii costi­ tuiscono un aggravio al costo delle merci impor­ tate, ed una diminuzione del ricavo di quelle esportate.

Ora nella lotta internazionale della concorrenza j e pel vero vantaggio dell’economia nazionale, non ci dobbiamo preoccupare di quello che sia l’ utile soltanto di 1000 operai del Porto di . »¡nova o di 100 suoi transitari ; ma dobbiamo sforzarci a mettere ¡ le nostre industrie in grado di avere il combusti- ! bile e le materie greggie al minimo costo, e di

j

esportare i loro prodotti al più alto prezzo : men- j tre se il compratore sa di dover sopportare un j eccesso di spesa per la merce transitante nel Porto | di Genova egli di altrettanto ribassa il prezzo della ! merce che acquista. Parlo principalmente delle in- | dustrie perchè il movimento del Porto di Genova ■ serve sopratutto all’ industria.

Qualsiasi ordinamento di lavoro non può essere scopo a sè stesso ; ma semplicemente mezzo ad un j

fine, e, nel caso del Porto di Genova, il fine deve \ essere quello di rendervi necessaria l ’opera del mi- j nore numero possibile d’operai e l’ uso del minore j numero possibile di chiatte, copertoni ed accessori, | e di farvi transitare rapidamente la merce con la spesa minima. Quindi l’ordinamento del lavoro nel ! Porto di Genova, per corrispondere al vero van- ì

taggio economico della Nazione, deve essere diretto a raggiungere al più presto possibile l’eliminazione j

di tutti gli operai che possono essere sostituiti dal lavoro meccanico delle macchine, e di tutte le soste che possono essere evitate coll’aumento dei mezzi di sbarco diretto sui vagoni od almeno a terra.

Se le macchine possono scaricare, a mo’ d’e­ sempio, 2000 tonnellate di carbone al giorno è an­ tieconomico ridurne la effettiva lavorazione gior­ naliera a scaricarne 500: se 4 operai bastano non bisogna tenerne 6, ciascuno dei quali lavori solo 4 giorni della settimana; perchè essi dovendo sosten­ tarsi per tutta la settimana devono necessariamente pretendere una mercede superiore di un terzo a quella che basterebbe giustamente ai 4 operai ai quali fosse assicurato il lavoro per tutta la setti­ mana lavorativa.

Il Porto non è un’opera pia, nè un luogo ove si' debba permettere la costituzione di un diritto d’arricchimento per chicchessia mediante l’ imposi­ zione di un pedaggio sulla merce transitantevi : ogni spesa che gravi su questa, oltre lo strettamente

necessario, al di sopra dell’ inevitàbile, è parassitarla.

Nessuno ha il diritto di fare liberalità col denaro altrui ; e non si può voler largheggiare cogli operai alle spese dei consumatori delle importazioni o dei produttori delle esportazioni. Così pure non si può col costoro ingiusto danno fare guadagnare coloro che esercitano l’ industria di provvedere ai mezzi del ricollegamento fra il viaggio marittimo ed il terrestre delle merci in arrivo o in partenza.

Dare al Porto di Genova questo indirizzo e mantenervelo con inflessibilità verso tutti è il com­ pito d’ una Amministrazione che ascolti soltanto la voce dell’ interesse nazionale, e non se ne distragga nè per considerazioni di piccola politica locale, nè per intimidazioni spavalde nè per resistenze riottose.

Sfruttare a pieno profitto del suo hinterland, nazionale tutta la massima potenzialità attuale del Porto per agevolare quanto è più possibile le con­ dizioni dello svolgimento industriale Ligure<Pie- montese-Lombardo, ed accrescerla per estendere il raggio di competenza dei Porto ad un maggiore

hinterland straniero, deve essere il protagonista ita­ liano pel Porto di Genova Non della concorrenza

di Savona o Spezia o Venezia dobbiamo preoccu­ parci : quelle sono città italiane come Genova, e se un po’ di lavoro da Genova si devia a Savona, non c’è proprio nessun male; ma la lotta vera di con­ correnza Genova deve muoverla a Marsiglia ed ai porti del nord Europa.

Ora, questa certo è la concezione che il Go­ verno ha delle funzioni del porto di Genova, giac­ ché esso sa di essere e vuole essere tutore vigile dell’ interesse generale del Paese. Ed a conseguire questo fine non potranno non essere diretti i suoi provvedimenti savi e sereni.

I lavoratori non più necessari in Porto, po­ tranno a grado a grado occuparsi nelle officine ond’è fervida 1’ Italia nord-occidentale che tanti « all’opre fumanti camini ostenta » o tornare alle campagne che nelle nostre regioni esigono abbon­ dante e rimunerano soddisfacentemente la mano

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8 settembre 1912 L ’ E C O N O M IST A 565

datamente trasportar l’ industria delle loro chiatte ai lidi della nuova Colonia, ove per molti anni si j avranno porti che necessiteranno di tali aleggi, po­ tendo così utilizzarvi ed ammortizzarvi l’ ingente capitale (di qualche diecina di milioni) investito nei galleggianti : e potranno dare in Genova 1’ alacre loro opera personale al vero commercio, che con- | siste nel vendere e comperare, per conto proprio, \ nel manipolare e ripartire le merci, anziché, come I adesso accade, nell’ accontentarsi di riceverle e spe­ dirle, per conto altrui, da o per V hinterland Pa­ dano e Svizzero, e da o per l'Oltremare. Diminui­ ranno i transitavi, aumenteranno i commercianti. Ed avranno ragione di chiedere allora che le Casse e Banche, raccoglitrici del risparmio, diano l’ inco­ raggiante concorso di una prudente larghezza di fido a quelle iniziative che sieno riconosciute seria­ mente intese all’ampliamento della nostra sfera mercantile. Anche il modesto capitale privato ri­ prenderà poco a poco l’avviamento agli investimenti nelle aziende commerciali individualizzate, dalle quali l’allettamento di una sfrenata speculazione bor­ sistica potè sviarlo in epoche non remote, ma or­ mai fortunatamente superate e fruttuose di una ammaestratriceesperienza. Le anonime valgono por le grandi imprese, ma le collettive e sopratutto le accomandite e le associazioni in partecipazione, pos­ sono ancora esercitare una utile funzione nelle in­ traprese medie e nuove.

Nè io penso che gli Italiani, e sopratutto i Ge­ novesi, vorranno lasciare che la Libia militarmente conquistata dal valore italiano sia commercialmente sfrattata dal capitale francese od inglese o tedesco.

Genuensis ergo mercator — è la più bella e giu­

sta definizione che fra le italiche genti consorelle, illustri il carattere specifico differenziativo di no­ stra gente ligure ; cosicché pur progredendo, ed anzi perchè vogliamo progredire, possiamo in ciò, come diceva il Verdi, tornare all’antico e ripercor­ rere le vie dei padri dei quali in tutti gli scali del Mediterraneo centrale o del Levante ritrove­ remo Forme gloriose.

Cordiali saluti.

Vittorio Rolandi- Ricci.

L 'approvvigionam en to di P arigi

N E L 1 9 1 1

La Direzione degli affari municipali della Prefettura della Senna ha pubblicato un rapporto interessante sui servizi di approvvigionamento di Parigi nel 1911, che vogliamo riassumere, data la importanza tutta particolare della città. I l vo­ lume contiene pure come ogni anno dei preziosi ragguagli e delle statistiche complete sul con­ sumo annuale della popolazione parigina.

Ecco la quantità delle principali derrate in­ trodotte in Parigi nel 1911, tenuto conto che la popolazione ascende ad abitanti 2,816,286 :

Kilog. Per ogni abitante Kilog. Burro 26,104,264 9,169 Pizzicheria 3,837,100 1,348 Formaggio 9,005,713 3,162 Ostriche 12,265,596 4,308 Uova 39,338,841 13,818 Pesci 51,927,379 18,240 Sale 22,680,681 7,967

Carne in coni plesso 2,572,162 71,153

Pollame 29,617,387 10,403

Bevande Ettol. Litri

A lcol 121,584 4.27

Birra 1,097,576 38.55

Cedro 191,575 6.73

Vino 5,500,745 193.21

Per ciò che concerne le derrate diverse sono arrivate inoltre nella capitale per ferrovia o per acqua 1,041,900 quintali di grano, 2,731,300 quin­ tali di farina, 30,740 quintali di segale, 1,718,160 quintali di zucchero, 1,283,610 quintali di pa­ tate, 3,407,130 quintali di latte.

Inoltre, sono entrati pel consumo di ogni abi­ tante, diversi altri prodotti dei quali non si può apprezzare l’ importanza, come biscotti, cacao, cioccolato, confetture ecc.

Per quanto coucerne il pane, il prezzo ha variato nel 1911, tra 0.74 e 0.83 per 2 ohilogr. mentre aveva oscillato tra fr. 0.72 e 0.84 nel 1910.

Quanto alla carne, furono introdotti in Pa­ rigi 190,979,012 chilogr. di carne, nel 1911, in di­ minuzione di 19,689,990 chilogr. nel 1910. In rap­ porto alle cifre del 1910, i corsi si sono quasi costantemente mantenuti nel 1911 a un livello sensibilmente più elevato. I prezzi medi annuali sono per il bove 2 franchi invece di 1.91, per il montone 2.28 invece di 2.04, vacca 1.95 contro 1.81; porco 1.78 contro 1.43.

Quanto ai volatili se ne introdussero nel 1911 per 22,255,453 chi log. in diminuzione di 1,350,191 chi log. nel 1910. Le. coedizioni meteorologiche sfavorevoli ali’allevamento dei volatili nel 1910, hanno avuto la loro ripercussione sul principio del 1911. In seguito le cifre si sono elevate.

Per quello che concerne il pesce ne sono en­ trati in totale 51,927,432 chilogr. in aumento di 821,386 chilogr. su quello del 1910. Questo au­ mento è dovuto alle spedizioni di pesce di mare straniero.

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trate 22,101,420 chilogr. di frutta 26,474,715 di legumi, 3,866,564 chilogr. di funghi ecc.

Del burro se ne è introdotto 13,921,018 chi- iogr. in luogo di 17,775,029 nel 1910, con una diminuzione di 561,369 chilogr.

La quantità di formaggio introdotta nella capitale ha raggiunto nell’ ultimo anno 13,015,300 chilogr. in luogo di 14,789,184 nel 1910, cod una diminuzione di 1,771,884 chilogr.

Come i vini se ne introdussero 2,480,079 ettolitri, in diminuzione di 546,854 sulle cifre del 1910. Parigi ne ha consumato da 5,580,745 ettolitri.

P arigi ha inoltre consumato 1,097,576 etto­ litri di birra, 191,575 ettolitri di cedro, e 121,584 ettolitri di alcool.

Infine il rapporto segnala che si sono iutro dotte 474,856 staia di legname da bruciare, 1,202,100 chilog, di carbone di legna e 1,807,082 tonnellate di carbone di coke.

E chiuderemo qui il riassunto delle interes­ santi notizie sull’approvvigionamento della grande metropoli francese.

La situazioni! agrario-economica

della Provincia di Pisa

Rileviamo da una interessante pubblicazione della Càmera di commercio pisana i resultati se­ guenti :

L ’annata agraria 1910-1911 nella provincia pisana è caratterizzata dal seguente andamento meteorico : buona stagione al tempo delle semine autunnali; inverno rigido ; primavera con pioggie abbondanti e persistenti e con forti venti di li­ beccio ; estate molto calda e siccitosa ; pioggie abbondanti ed impetuose nel settembre-ottobre.

In relazione a queste vicende climatologiche, il prodotto del grano fu soddisfacente e si cal­ cola nella proporzione di 1[4 superiore ,a quello del 1910.

Nelle diverse aziende i risultati di tale col­ tura si presentarono .però alquanto disformi : al­ cuni proprietari ebbero un raccolto medio ; altri deficiente ; la maggior parte superiore di circa un quarto a quello dell’ annata media.

La produzione del granturco non raggiunse la media, ma fu tuttavia superiore diquelladel- l’ anno precedente.

La vite, stante il tempo umido dei mesi di maggio e di giugno, fu assai violentemente at­ taccata dalla peronospera e dall’oidio, ma potè essere ben difesa mediante i ripetuti trattamenti con il solfato di rame e con lo zolfo.

La produzione di vino (ettolitri 600,000) sorpassò un poco quella normale e si valuta che abbia superato di circa 2[5 quella dell'anno 1910. La qualità si presentò però alquanto scadente e di grado alcoolico inferiore a quello dell’an­ nata 1910.

Tale produzione, ir. alcuni luoghi delle col­ line pisane e specialmente nei Comuni di Pec- cioli e di Palaia, venne danneggiata fortemente da una grandinata avvenuta nei primi del mese di agosto.

Circa l'olivo, non si possono purtroppo fare felici constatazioni.

La mignolatura avvenne, secondo la località, dall’aprile al giugno ; dove fu precoce, allegò bene, ma fu scarsa ; dove fu tardiva risultò ab­ bondantissima, ma non allegò in causa della sic­ cità ; in alcuni luoghi gli olivi non mignolarono affatto.

Il relativo raccolto, a causa in parte degli impetuosi e salsi venti di libeccio ed ancor più per la fumaggine e l’ occhio di pavone (cycloco- nium oleaginum) fu in generale deficientissimo e :e olive dettero anche una scarsa resa alla fran­ gitura. Ma il poco olio (ettolitri 7,600) che se ne ottenne fu veramente ottimo, essendo stata quasi nulla l’ infezione della mosca olearia.

Le fru tta diedero un raccolto abbastanza soddisfacente, ma non ugualmente distribuito es­ sendosi avuti buoni prodotti in alcune località ; scarsi nella maggior parte. L ’ annata fu cattiva segnatamente per le pesche e per alcune varietà di pere ; buona invece per le ciliege, le mele ed i fichi. Il castagno dette un raccolto piuttosto scarso.

Gli ortaggi in genere (carciofi, cavoli, eco.) __diedero una produzione normale. Le patate in ­ vece furono raccolte in quantità minore a quella dell’anno 1910.

Il gelso, non contrariato dalla stagione, pro­ dusse foglia in quantità soddisfacente

Le leguminose da seme produssero piuttosto scarsamente.

Le piogge fecero conseguire un abbondante

foraggio nei primi tagli, ma ostacolarono però

spesso la fienagione ed influirono sulla qualità del prodotto.

La coltivazione del tabacco diede risultati alquanto inferiori di quelli dell’ annata prece­ dente.

Il bestiame, essendo stato attaccato in qual­ che parte della Provincia dall’afta epzootica, non si può dire che si sia generalmente mantenuto in buone condizioni sanitarie.

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8 settembre 1912 L ’ E C O N O M IST A 567

perciò rimangono invariate le notizie ed i dati riportati nella relazione per l’ anno 1910.

Fiorenti si mantennero le scuole agrarie ambulanti di Valtriano, Vada. Perignano e Pec- cioli nelle quali furono promossi rispettivamente 15, 17, 22 o 17 alunni.

I Comizi agrari di Pisa e di Volterra, la ¡ Cattedra Ambulante di Pisa, i Consorzi agrari j di, Pisa, Cecina, Pontedera, Collesalvetti, la Coo- j

perativa pisana tabacchicoltori, e il Consorzio ! antifilosserico pisano, continuarono ad intensifi- . care la loro azione per progresso dell’agricoltura j provinciale.

Circa le industrie nel 1911 vi fu, in con­ fronto degli anni 1909 e 1910, una forte dimi- j nuzione nella domanda dei tessuti a mano ed in j quelli di fabbricazione meccanica. Conseguente­ mente i profitti degli industriali, quando pur vi furono, si presentarono scarsissimi e non di rado si verificarono perdite, e ciò in relazione presso a poco a quello che avvenne per questo riguardo nell’ Alta Italia, dove si determinarono molte ro­ vine di un gran numero di Società anonime che furono costrette di effettuare enormi svalutazioni ! dei loro capitali.

L e cause di quasto stato di cose sono da attribuirsi principalmente :

a) all’ epidemia colerica che arrestò gli af­ fari in alcune zone di maggior consumo dei tessuti della provincia pisana ;

b) al diminuito sfogo dei nostri tessuti

in Oriente e nella .Repubblica Argentina ; c) all’ aumentodel prezzo delle materie prime e del combustibile ;

d) al rincaro generale dei noli.

L ’andamento delle industrie metallurgiche fu buono, come lo attesta il sempre maggiore sviluppo dei due maggiori stabilimenti del g e ­ nere: quello della Società Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie e l’ altro della Società La Magona ! d’ Italia, ambedue di Piombino.

La produzione mineraria della Provincia di Pisa è ridotta quasi soltanto all’ acido borico proveniente dai soffioni di Pomarancf_e di Ca- stelnuovo Val di Cecina ; al sale prodotto dalle ! Saline Demaniali di Volterra ed a\Yalabastro che per la maggior parte è fornito alle cave sot­ terranee dei Comuni di Santa Luce e di Castel-, j lina Marittima, salvo la varietà detta alabastro \ agata, che proviene unicamente dal Comune di Volterra.

Nel 1911 si ottenne anche una piccola

quantità di minerale di stagno, in seguito a ri­ cerche effettuate nel Comune di Campigl'a Ma­ rittima.

Restarono nel predetto anno inattive, come

ormai da parecchi anni precedenti, le miniere di

rame e di piombo già esercitate nel Comune

stesso dalla Etruscan Mines Limited.

L ’ industria delle terraglie bianche ordinarie traversò durante l’ anno 1911 una crisi fortissima nelle vendite, a causa specialmente dell’epidemia colerica che impedì nelle campagne, per divieto delle Autorità (particolarmente nell' Italia meri­ dionale), le consuete fiere ed i soliti mercati.

N ell’ industria dei laterizi, l’andamento 1911 fu presso a poco uguale a quello dell’ anno pre­ cedente.

La richiesta di laterizi, assai limitati nel- 1’ interno, mantenne piuttosto bassi i relativi prezzi.

La produzione fu superiore alla richiesta, dato anche il sensibile arresto dei lavori edilizi nella Provincia, dimodoché in alcune fabbriche rimasero invenduti i prodotti del precedente anno 1910.

L ’esplicazione di questo ramo di attività industriale fu altresì alquanto ostacolata dalla mancanza di velieri nel porto di Livorno durante i mesi di luglio, agosto e settembre e dalle cat­ tive condizioni del fosso Emissario di Bientina (per le fabbriche di Pontedera).

La fabbricazione delle vetrerie e delle cri­

stallerie ebbe durante il 1911 un procedimento

abbastanza regolare, con vendita quasi totale degli articoli prodotti.

L ’ industria delle paste alim entari ebbe in­ vece durante l’ anno 1911 un andamento sfavore­ volissimo.

Il prezzo della semola da L. 39 scese nel primo quadrimestre a L. 38 ; risalì nel secondo a L. 40 per arrivare nell’ ultimo sino a L . 43.50.

Infine l’ andamento commerciale della Pro­ vincia si mostrò in qualche depressione, in con­ fronto del 1910, specialmente per quanto riguarda alcuni prodotti manufatti (tessuti, laterizi, paste alimentari, mobili). Regolarmente, invece, e per alcune industrie con accenno al progresso, si svolse il commercio dei prodotti siderurgici, ve­ trari, chimici, oggetti in alabastro, acque mi­ nerali.

A ttivo, come sempre, fu il commercio di esportazione dei seguenti prodotti dell’agricoltura e delle industrie attinenti dell’agricoltura.

Tralasciamo le minori notizie dateci dalla Camera di Commercio pisana che fa seguire alla sua pubblicazione prospetti e ragguagli stati­ stici.

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Si-568 L ’ E C O N O M IST A 8 settembre 1912

R

ivista

B

iplioqrafica

Prof. Giulio Morpurgo, L ’ importanza econo­ mica della sintesi chimica. — Trieste, Fond.

•Revoltela, 1912, op., pag. 31.

In questa breve prolusione, letta al Museo commerciale di Trieste, dove l’ Autore è Diret­ tore tecnico ed insegnante di merciologia e tec­ nologia, è descritto minutamente il progresso della sintesi chimica, e in termini però troppo vaghi, 1’ utilità che da tale progresso deriva alla pubblica economia.

Prof. Franco Savorgnan, La distribuzione dei redditi nelle provincie e nelle grandi città dell’ A ustria. — Trieste, Museo com­

merciale, 1912, op., pag. 52.

L ’Autore, seguendo specialmente i metodi insegnati dal Prof. Corrado Cini per l’ uso degli indici numerici, studia la distribuzione dei red­ diti nelle provincie e nelle grandi città dell’ Au­ stria e ne trae alcune importanti deduzioni, non ostante che egli stesso riconosca le inesat­ tezze che contengono le fonti da cui ha ricavato la materia grezza da lui studiata. Da una parte lo studio compiuto dall’ Autore può giovare a modificare in senso più razionale le leggi fiscali e la loro applicazione; dall’ altra la diffusione di tali constatazioni, può servire ai contribuenti per resistere alle ingiustizie del fisco.

Prof. N. Pinsero, Introduzione alla Scienza economica. — Livorno, R . Giusti, 1913,

pag. 77.

Nell'ottim a biblioteca degli studenti, edita dalla solerte Casa R . Giusti di Livorno, è com­ preso al N. 238 questo volumetto del profes­ sore N. Pinsero nel quale l’ Autore intende trac­ ciare le prime linee della scienza.

Non è il caso di far critiche ad un lavoro che ha intendimenti scolastici, ma ci limitiamo ad esprimere il convincimento che non sia utile iniziare i giovani allo studio dell’ Economia oc­ cupandone la mente di questioni minuziose e quasi astruse sulle definizioni o sul metodo. Nel capitolo sul valore ad esempio si insegna che per determi­ narlo non occorre che lo scambio sia avvenuto ed a stretto rigore nemmeno che esistano le ricchezze che potrebbero essere oggetto del valore. Astruserie inutili per chi voglia cominciare a conoscere la scienza.

Perciò questa introduzione del prof. Pinsero, che potrebbe forse trovar posto come prefazione ad un trattato, ampio e completo, perde molte delle sue qualità considerate in sè.

Università di Gagliari. Istituto economieo- giuridico, Studi economico-giuridici pu b­ blicati p er cura della Facoltà di G iurispru ­ denza, Anno IY , parte I e II , — Cagliari

G. Dessi, 1912, pag. 115-243.

L ’ Istituto economico-giuridico della U niver­ sità di Cagliari fondato dai proff. Jannacone, Cammeo, Solmi e Graziadei ed ora diretto dal prof. Roberti, continua con perseverante inten­ sità la sua opera lodevole. Ed anche quest’ anno nei due volumi ci dà lavori veramente inte­ ressanti.

Il dott. Giovanni Dottori pubblica uno stu­ dio accurato che modestamente intitola : « Con­ tributo allo studio della variabilità dei prezzi », il quale, per il metodo rigoroso seguito dall’Autore merita di essere segnalato.

Segue poi una diligente monografia del dot­ tore E. Porru sulla « concentrazione della ric­ chezza nelle diverse regioni d’ Italia ».

I proff. V. Arangio-Ruiz ed M. Roberti pub­ blicano due dotte monografie, il primo sulle « formule con demostratio e la loro origine », il secondo « ricorche e documenti intorno al ju s

naufragi nel diritto sardo ».

Infine il sig. G. Dottori, pure allievo del- l’ Istituto, scrive una notevole memoria « sui rap­ porti tra la I V e V sezione del Consiglio di Stato ».

Prof. Charles Brouilhet, P récis d’Economie

Politique. — Paris, P . Roger et C.ie. 1912,

pag. 820 (10 fr.).

Quest’opera, non ostante il suo titolo, non somiglia affatto ai soliti trattati di Economia Politica che si sogliono mettere in mano agli stu­ denti ; l’ Autore insegna l’ Economia Politica nella Facoltà di Diritto di Lyon, e legislazione colo­ niale presso la Camera di Commercio della stessa città, ed ha voluto dare al suo trattato un or­ dine nuovo, abbandonando le lunghe disserta­ zioni economiche per dedicarsi ad esporre e di­ scutere i problemi economici della vita reale; Comincia quindi dalla « popolazione » distin­ guendo tre stadi demografici, e soffermandosi, sui particolari caratteri della demografia fran­ cese, e terminando con un paragrafo interessante che porta per titolo « viricultura e selezione so­ ciale ». Tratta quindi delle forze economiche, i bisogni, lo Stato, le società anonime, le coope­ rative, i sindacati, e prosegue parlando delle spese, e del risparmio, dove è discussa la que­ stione del lusso, degli investimenti del risparmio e delle spese pubbliche.

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8 settembre 1912 IV E C O N O M ISTA 569

toli ulteriori sono poi : 1’ agricoltura, le miniere j e le forze motrici, le città, l’ industria, il com­ mercio, i trasporti, la moneta ed i prezzi, il credito, il capitale ed il lavoro, il parassitismo sociale e le dottrine economiche, l’Economia po­ litica comparata.

Come appare evidente 1 ordine dato dall’ A u ­ tore al suo trattato darebbe motivo a discussione e non si può dire che la vecchia difficoltà di una partizione organica e logica sia stata da lui superata; alcuni paragrafi stanno a forza nel ti­ tolo del capitolo; tuttavia a parte tale punto, che però trattandosi di un libro scolastico, ha notevole importanza, sono ammirabili la chia­ rezza della esposizione e la robusta tessitura del libro.

Gio. Batta Cappelletto, Saggio eli statistica comparativa sui bilanci dei maggiori co­ muni veneti. — Padova, L. Penada, 1912,

pag. 75.

L ’Autore, che è Direttore del Dazio nel Comune di Padova, ha raccolto le cifre dei bi­ lanci preventivi dei Comuni veneti capoluoghi di provincia e ne ha fatto un esame compara­ tivo sommario che sarebbe interessante se non contenesse due punti deboli ; il primo che si tratta di preventivi, i quali sono, quasi sempre,

j

molto diversi dai consuntivi, cioè dalla realtà ; ! il secondo che gli elementi sono troppo poco ; omogenei per farne studi comparativi. Fra Ve- . nezia che ha quasi 200,000 abitatiti e R ovigo che ne ha 12,000 o Belluno che ne ha 24,000, la differenza degli elementi necessari dei bilanci è troppo grande perchè possa riuscire utile il confronto.

Tuttavia il lavoro è diligente ed in qualche parte interessante.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

—• A l Congresso delle Trade Unions, che

comincierà a Newport il 2 settembre partecipe­ ranno 502 delegati, i quali rappresentano 197 associazioni diverse con un totale di 1,967,109 soci. Dieci anni fa i delegati partecipanti al Con­ gresso erano soltanto 453 ; le associazioni 204, con un numero di soci ad èsse iscritti di 1,504,000. A l primo congresso tenuto a Manchester nel 1868 presero parte soltanto 34 delegazioni, che rap­ presentavano 118,267 lavoratori, cifra che ap­ parve enorme per quei tempi. Il movimento di solidarietà fra gli operai si è specialmente sv i­ luppato in questi ultimi venti anni, ma in nes­ sun periodo della storia delle Trade Unions si

ebbe un aumento nel numero dei soci come quello verificatosi negli ultimi dodici mesi. Infatti, mentre, al Congresso dell’anno scorso i delegati convenuti rappresentavano soltanto 1,662,123 soci, quest’anno essi ne rappresentavano 304,976 in più. Il maggiore aumento è dovuto alla co­ stituzione di nuove sezioni di Trade Unions fra i lavoratori dei Docks, fra i minatori e fra i ferrovieri. La città di Newport ha preparato fe­ stose accoglienze ai congressisti ed il Municipio v i parteciperà ufficialmente. Sono state organiz­ zate feste e ricevimenti su larga scala, ed anche una gita in mare sul piroscafo « L ady Ism ay » se le condizioni climatiche lo permetteranno.

— In questi giorni la Direzione Generale della Statistica e del Lavoro, sta facendo la distri­ buzione a tutti i comuni del regno di speciali mo­ delli per la compilazione di una nuova stati­ stica delle finanze dei Comuni, che metterà

in rilievo non solo la parte riguardante i bilanci di previsione, ma più specialmente i debiti per mutui da essi contratti a tutto il 31 dicem­

bre 1911.

Questo importante lavoro verrà così a col­ mare una lacuna più volte lamentata dagli stu­ diosi, perchè l’ ultima statistica dei debiti si ri­ ferisce al 31 dicembre 1900 e l’ ultima dei bilanci comunali al 1889.

Saranno distribuiti circa 17,000 moduli di bilancio preventivo pel 1912 ed oltre 50 mila cartoline per i mutui. Quelli esistenti al 31 d i­ cembre 1911 verranno pure distinti a seconda dei rispettivi mutuanti ; si raccoglieranno inoltre le notizie anche per i mutui estinti dal 1901 ad oggi, in modo da poter riallacciare la statistica attuale con quelle precedenti.

U no speciale modello è destinato a racco­ gliere : dati per una indagine sommaria sul pa­ trimonio dei singoli Comuni.

La Direzione Generale della Statistica con­ fida che le autorità comunali vorranno efficace­ mente coadiuvare come per il passato in questa importante indagine; dalla quale il Governo potrà trarre utili ammaestramenti per i suoi fini di vigilanza e di tutela sui pubblici servizi.

— Il Direttore della « Banca orientale tede­ sca » dott. Erich Alexander ha raccolto interes­

santi notizie sulla situazione economica del­

l’Egitto.

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prepa-570 L ’ E C O N O M ISTA 8 settembre 1912

razione e pressatura del cotone, raffinerie di zuc­ chero) soltanto l’industria delle sigarette ha una certa importanza. (L ’ Egitto non può produrre ta­ bacco). Nel 1904 ci fu in Egitto un forte mo­ vimento speculativo, fu venti anni i prezzi dei terreni coltivabili decuplicarono, gli ubertosi rac­ colti, l’ aumento graduale dei prezzi del cotone, fecero affluire grosse somme nel paese. Eaeilifa­ zioni nel credito mobiliare ed ipotecario hanno notevolmente aumentato i mezzi liquidi e dispo­ nibili. Il famoso argine di Assuan terminato nel 1902 doveva ancor maggiormente aumentare la ricchezza agricola del paese. Tutto ciò condusse ad un forte ottimismo che spinse la popolazione a grossi affari speculativi, che poi giunsero ad un « boom » selvaggio. In mancanza di vaimi industriali si speculava noi terreni delle città, specialmente de! Cairo, centro del movimento dei forestieri in Egitto. Nella città e nei din­ torni sorsero numerose società fondiarie.

Questo movimento si addimostrò poco serio e poco solido; inoltre esso era finanziato quasi

esclusivamente dal credito europeo. Allorché

l’Europa volle ridurre il suo credito (1907) si ebbe il tracollo.

In Egitto la crisi,si trascinò per parecchi anni. Certi circoli finanziari, conosciuti in Eu­ ropa da decenni, poterono per virtù del loro credito, dalla loro antica rinomanza, sostenersi con anticipazioni sopra effetti e con crediti di sconto di tratte. Frattanto i corsi e i prezzi di terreni di città continuavano a ribassare per al­ tre molteplici cause.

Non si può dire, che il processo di epura­ zione sia totalmente finito. I cosidetti circoli finanziari, che furono maggiormente colpiti da questa « crisi dei ricchi » appartengono a quel mondo commerciale dell’ Egitto, che passa sol­ tanto i mesi invernali in quel paese. Il loro be­ nessere e le loro disgrazie non sono di grande importanza per il paese.

La base economica dell’Egitto è costituita dai « fellah » (i contadini arabi). Questi non hanno sofferto, anzi lo loro sostanze, calcolate dal 1882, cioè negli ultimi trent’anni si sono moltiplicate. Segue una tabella dimostrativa (in lire egiziane) :

Anno Valore per teddan

di buon terreno coltivato 1882 15 1883 20 1884 25 1885 30 1890 50 1901 90 1902 100 19 >3 110 1904 120 1905 140 1906 180[2u0 1907 160 1908 140 1909 140 1910 150 1911 150 1912 150

Nei primi mesi del 1912 le grandi ammi­ nistrazioni di sostanze arabe hanno acquistato per circa 500 mila lire egiziane di terreni, che al prezzo di 150 fino 160 lire egiziane per « feddan » rappresentano ottimi terreni di cultura. Ne viene di conseguenza che i prezzi per buoni terreni, astrazione fatta dai prezzi febbrili del 1906, non sono ribassati, ma poterono mantenere il loro alto livello, e ciò malgrado le continue scosse alle quali il paese è stato sottoposto dalla crisi. Caratteristiche sono anche le cifre sul reddito del cotone. Il valore della espotazirone cotoniera egiziana che nel 1884-85 era di 7,565,230 lire egiziane, fu di 15,500,596 lire nel 1904-5 e di di lire egiz. 20,894,830 nel 1909-10.

La stagione 1910-11 ha dato un raccolto « rècord » il maggiore finora ottenuto. La sta­ gione 1911-12 ha parimenti dato un raccolto di oltre 7 milioni di cantar1, tuttavia a prezzi al­ quanto ridotti, in seguito al grande raccolto ame­ ricano. Il suo valore per l’esportazione dovrebbe essere inferiore a quello del 1906-7. Nel 1910 sulla base di un’esportazione media di circa 24 e un quarto milioni di lire egiziane si ebbe in­ vece una esportazione complessiva di 28 e mezzo milioni di lire e cosi pure l’ importazione rimase negli anni 1900-1909 complessivamente di circa 1 e tre quarti milioni di lire egiziane interiore all’esportazione.

Il commercio della Costa Rica. — Se­

condo i ragguagli ultimamente pubblicati, ecco il quadro del commercio di questo paese negli ultimi tre anni :

Importaz. Esportaz. (franchi) 1909 31,535,168 42,200,035 1910 40,762,507 43,222,524 1911 45,791,800 46,000,335

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8 settembre 1912 L ’E C O N O M IST A 571

l’ importazione è stata in aumento di 5,029,292 fr., l’esportazione di 2,837,805 nei 1910.

Alle importazioni si trovano, tra i princi­ pali prodotti, i tessuti, il ferro, ia farina, le macelline, il carbone; alle esportazioni le banane, il caffè, i metalli preziosi, i legnami.

Ecco i valori per paesi nel 1911 :

Importazione. (migliaia di franchi) Germania 8,705.0 Belgio 384.2 Centro America 513.0 Stati Uniti 21,207.5 Spagna 993.0 Francia 2,267.2 Esportazione. Germania 1,552.9 Francia 309.9 Stati Uniti 25,396.4 Inghilterra 18,316.2

Il commercio della Cina. — Le ¡mpor-

razioni in Cina durante il 1911 non subirono diminuzione contrariamente a ciò che si sarebbe potuto prevedere stante i gravi avvenimenti che condussero all’ imprevedibile mutamento della forma politica dell’ impero celeste.

Ecco il numero delle balle di cotonate im­ portatevi nella Cina durante il 1911 in confronto dei tre anni precedenti:

Gran Bretagna : 8,993,500 ; 10,691,400 ;

6,511,100; 11,317,600 rispettivamente per gli anni 1908, 1909, 1910, 1911. Stati U n iti: 1,586,900; 3,856,200; 1,835,800; 1,988,000, idem. Giappone: 986,900; 1,396,200; 2,839,600; 2,832,600, idem. Indie britanniche: 14,300; 133,800; 147,900; 21,935, idem.

Il commercio britannico estero totale della Cina nel 1911 ascese a 848,842,000 tael di Haik- wan (circa L. 3.50).

Questa cifra supera quella dell’ anno 1910 dì 5 milioni di tael e supera tutti i precedenti anni.

Resta a sapere se il movimento del 1912 non si risentirà degli effetti della glande per­ turbazione ohe accompagnò la rivoluzione.

A ll’ esportazione notasi che la seta inviata dalla Cina nel 1911 fu in quantità maggiore del

1910 ma di qualità inferiore.

Il commercio dell’Argentina. — La Di

rezione generale di statistica pubblica i dati sommari relativi al commercio d’ importazione ed esportazione della R epubblica Argentina nel primo trimestre 1912, comparati con quelli del l’ eguale periodo di tempo del 1911. Secondo tali dati, il totale degli scambi commerciali con l’

Ar-gentina nei primi tre mesi del 1912 è stato di pezzi oro 189,284,143, di cui pezzi oro 96,419,490 dovuti alle esportazioni e pezzi oro 92,864,653 alle importazioni. La bilancia commerciale ar­ gentina segna quindi in questo periodo di tempo un saldo a suo favore di pezzi oro 3,554,837.

Questi risultati, confrontati con quelli del primo trimestre del 1911, segnano una diminu- ! zione nel totale generale degli scambi di pezzi oro 11,805,997 ; imputabili per pezzi oro 2,979,147 alle importazioni e per pezzi oro 8,826,849 alle esportazioni. Quindi, rispetto al 1911, il saldo effettivo della bilancia commerciale argentina ha subito una depressione di pezzi oro 5,272,612.

La cifra di 92,864,653 pezzi oro data dal | totale delle importazioni va suddivisa fra quelle ! che sono gravate da diritti doganali di entrata rappresentati da pezzi oro 72,697,959, e da quelle esenti da dazi, iti pezzi oro 20,166,694. Rispetto alle importazioni del primo trimestre del 1911 si è avuto nel 1912 un aumento di pezzi oro 3,508,456 per le merci gravate da diritti doga­ nali ed una diminuzione di pezzi oro 6,487,651 p r quelle esenti.

Riguardo alle esportazioni, esse sono rap­ presentate per pezzi oro 96,419,453 da merci li­ bere da diritti di uscita e da soli pezzi oro 40 ! da merci (ferro vecchio) soggette a diritti do­

ganali.

Confrontate queste cifre con quelle del primo trimestre del 1911 si ha che nel 1912 le merci libere da diritti di uscita subirono una diminu­ zione di pezzi oro 8,824,137 e quelle soggette a diritti pure una diminuzione di pezzi oro 2712.

U n’ idea dello sviluppo delle importazioni ed i esportazioni argentine durante il primo trime- ! stre degli ultimi dieci anni è data dalle seguenti i ci fre. :

1° trim, del ' Importazioni Esportazioni 1903 33,539,498 60,531,199 1904 43,300,622 73,234,446 1905 47,823,727 89,137,327 1906 51,379,376 86,143,099 1907 64,660,885 96,946,217 1908 70,840,220 llg,627,832 1909 73,028,538 140,231,310 1910 88,842,465 115,266,121 1911 95,843,798 135,240,302 1912 92,864,653 96,419,493

Sul Canale di Suez

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572 L ’ E C O N O M ISTA 8 settembre 1912

Dopo alcuni cenni storici sulla sua costruzione, il Cav. Tritoni ci informa che il costo del Canale superò i duecento milioni previsti sicché la Com­ pagnia dovette emettere, nel 1867-68 un prestito mediante 333,333 obbligazioni di 30Ò franchi cia­ scuna, per un valore complessivo di cento milioni. Per sopperire poi al costo di altri lavori di miglio­ ramento furono emesse, nel 1871, altre obbligazioni sotto il nome di « buoni trentennali » per dodici milioni (ammortizzati completamente nel 1901). Nel 1880 fu emesso un altro prestito per franchi 26.999.962. nel 1887 uno per franchi 99,999,537 e nel 1890 uno per franchi 5,935,136.

Siccome dal 1870 al 1873 la Compagnia si trovò in condizioni da non poter pagare regolarmente i cuponi che erano rimasti arretrati, così allo scopo di agevolare la situazione finanziaria dell’ impresa e permetterle di cominciare una distribuzione di dividendo (che non potevasi operare sinché eravi da regolare un interesse arretrato) l’assemblea ge­ nerale degli azionisti decise, il 2 giugno 1874, di consolidare i sette cuponi arretrati (dal n. 25 al 31) scaduti dal 1° luglio 1871 al 1° luglio 1874. Questa consolidazione fu realizzata creando 400 mila titoli rappresentativi di essa, i quali furono scambiati contro i suddetti cuponi arretrati. Questi titoli sono quotati, nella borsa di Parigi, sotto il nome di « bons de cupons arriérés ». Sicché si ebbe in tal guisa la creazione di altri trentaquattro milioni di titoli.

In totale, le azioni ed obbligazioni emesse dalla Compagnia ammontavano a tutto il 1909 a franchi 478,934,535, ma il costo del Canale, sino al 1909, fu superiore a questa cifra essendovisi erogata parte delle entrate e cioè esso ammontava a franchi 646,025,099.

Il Governo egiziano poi ha speso quasi oltre 120 milioni per la costruzione di opere portuali re­ lative al Canale.

Il Consiglio di amministrazione della Compa­ gnia fu composto, in maggioranza, di francesi e fu istituito inoltre un consiglio superiore dei lavori di carattere internazionale.

Nel novembre 1875 il viceré Ismail, per fron­ teggiare urgenti necessità finanziarie dello stato, vendette per lire sterline 4,076,622, ossia per circa cento milioni di franchi, al Governo inglese le azioni che costituivano la parte riservata al Go­ verno egiziano al tempo del prestito della Compa­ gnia del Canale e che, da più esatto conteggio, si, riscontrò essere 176,602. Il prezzo di ogni azione lu di circa 566 franchi. Poiché, in seguito all’alie­ nazione dei tagliandi, dette azioni non dovevano produrre alcun interesse fino 1894, il Governo egi­ ziano si assunse di corrispondere all’ Inghilterra un interesse annuo del 5 per cento sul prezzo di acquisto. Queste azioni che, nel 1875, costarono al­ l’ Inghilterra cento milioni di franchi circa, val­ gono oggi, in borsa, oltre 970 milioni e producono un reddito superiore a venticinque milioni di fran­ chi all’anno.

Ma l’ Inghilterra non acquistò soltanto dei

sem-pliei valori di borsa bensì anche un diritto d in­ gerenza nell’amministrazione del Canale poiché ot­ tenne che tre delegati inglesi partecipassero al consiglio di amministrazione e, più tardi, sette. Sicché l’aspetto prevalente dell’ impresa che, in ori­ gine, presentavasi franco-egiziano, si cambiò in franco-inglese per trasformarsi poi definitivamente in una grande istituzione internazionale cui parte­ cipano attualmente rappresentanti dei principali stati marittimi d’ Europa, essendo poscia entrati nel consiglio di amministrazione e rappresentanti della Germania e dell’Olanda, stati la cui naviga­ zione nel Canale segue per importanza a quella inglese.

Il Governo inglese ottenne altresì che un’ a­ genzia della Compagnia fosse stabilita in Londra (1883).

A l Governo egiziano inoltre, a termini del- l’art. 63 degli statuti, erasi attribuita, durante la durata della concessione una parte di 15 per cento sui benefici netti. Nel marzo 1880. questo diritto al 15 per cento fu ceduto dal Governo stesso al Crédit Foncier de France e, da questo, trasferito, per la somma di ventidue milioni di franchi ad una società detta « Société Civile ».

Fu appresso regolata tra gli Stati d’Europa la situazione internazionale del Canale di Suez e, con la convenzione di Costantinopoli del 29 ottobre 1888, Austria-Ungheria, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda, Spagna, Russia e Turchia stipula­ rono il « trattato per lo stabilimento di un regime definitivo destinato a garantire il libero uso del Canale di Suez ».

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-8 settembre 1912 L ’ EC O N O M ISTA 573

tenze firmatarie (art. 9): malgrado gli articoli 4, 7, 8, sono permesse le misure necessarie da pren­ dersi dal Sultano e dal Redi ve per assicurare la difesa dell’ Egitto e per mantenervi 1’.ordine pub­ blico, sempre previo avviso delle Potenze firmatarie, come pure le misure necessarie che la Turchia cre­ derà prendere per assicurare la difesa dei suoi altri possessi sulla costa orientale del Mar Rosso (art. 10): ma tali misure non dovranno ostacolare il libero uso del Canale, e, pure in questi casi eccezionali, resta interdetta l’erezione di fortificazioni perma­ nenti (art 11): per il principio di eguaglianza tra le Potenze circa il libero uso del Canale, nessuna di esse cercherà dei vantaggi territoriali o com­ merciali, nè privilegi negli accordi internazionali futuri riguardo il Canale (art. 12) : le Potenze sta­ biliscono che gli obblighi del presente trattato non saranno limitati alla durata degli atti di conces­ sione della Compagnia del Canale di Suez (art. 14): s’ inviteranno gli altri Stati non segnatari ad ade­ rire a questa Convenzione (art 16).

Il Relatore osserva minutamente il Canale e annessi, poi dice che la durata effettiva della tra­ versata è di circa quindici ore per i piroscafi p o­ stali e di sedici ore circa per i mercantili. Dal 1871 al 1880 la media della durata del soggiorno delle navi transitanti il Canale fu di 40 ore; ma poi unc sensibile diminuzione del loro soggiorno nel Canale si verificò nel 1887 a causa dell’ autorizzazione, data in quell’anno, del transito notturno per il quale ogni nave si provvede, nei porti d’accesso, di una speciale riflettore elettrico. Agevolarono inoltre il percorso i continui lavori di miglioramento come

pure le numerose stazioni d’incrocio. io .

Il massimo di velocità di cammino autori è di dieci chilometri all’ora, salvo nel grande Amaro dove è permessa la massima velocità e '163. -

è consentito alle navi di sorpassarsi. 1252 —

Il presente specchietto presenta la media d<^-50 durata del transito nel Canale dal 1870 in p o i:’ - /

Anno Cammino effettivo

Media soggiorno totale 1870 ore 17,08 nel canale ore 48,05 1880 » 18 » 38,46 1887 » 17.45 » 34,03 1890 » 17,52 » 24,06 1900 » 16,39 » 18,32 1907 » 15,18 » 17,58 1909 » — » 17,12 1910 » — » 16,54

Negli ultimi anni la riduzione media del tempo dei passaggi è stata di venti minuti all’anno.

(continua)

1 1 1 DELLE [1ERE DI (O D D IO

Camera di Commercio di Venezia. — Nella seduta del giorno 17 luglio 1912, Presidente Me- neghelli, circa la riforma del regolamento per la formazione del ruolo dei curatol i di fallimenti il Presidente fa leggere la relazione, e propone poi di passare alla discussione dei singoli articoli del Regolamento quale è stato preparato dalla speciale Commissione.

Da Ponte a proposito dell’ art. 3, che è del seguente tenore : « Potranno formar parte del ruolo avvocati, procuratori legali, notai, ragionieri », opina che la designazione delle professioni costi­ tuisca unà ingiusta limitazione contraria alla legge. Sostiene che la Camera non può incorrere in un tale errore e propone 1’ aggiunta di una frase che lasci adito alla iscrizione nel ruc ) anche a persone non appartenenti ad una delle categorie fissate dall’ articolo in discussione.

Genuario rileva che della speciale competenza di qualche persona tiene debito conto il tribunale, il quale può nominare caraterò di fallimento an­ che chi non è compreso nel m olo compilato dalla Camera di Commercio.

Vitalba propone l'aggiunta della seguente frase: « e quelle altre persone che la Camera riterrà più idonee ».

Pries a concigliare le due tendenze propone in cambio l’ aggiunta della seguente frase : * ed ec­ cezionalmente altre persone specialmente idonee », la quale non tocca certamente la sostanza del Re­ golamento.

Ìa I] ¡Presidente pone ai voti per appello nominale M w tó ^ " '"giunta del Consigliere Fries, che

, , „rubidi all’ approvazione

■jj / Inoasso(oro E io. 11

a »iT|V0| (a r g e n to » > iu n ta p r o p o s t a d e lla

S ( Ambine "ioni- /C om m issione e questo

n^ifa^appròvafo.

Gli art. 4-5-6-7-8-9 sono approvati dal Consiglio salvo le eventuali modificazioni che saranno ne­ cessarie per metterli in relazione col nuovo art. 3. Busetto P. a proposito dell’ art. 10 rileva che son troppo onerosi gli obblighi imposti ai curatori. De Paoli vorrebbe che l’ art. 10 contenesse anche una sanzione contro i trasgressori delle prescrizioni.

Usigli rileva che la disposizione dell’art. 10 ha puramente carattere morale cioè impegna moral­ mente i curatori a fornire alla Camera tutte le notizie che potranno trovar utili. Stabilendo una comminatoria si correrebbe il rischio di compro­ mettere la disposizione stessa perchè contraria alla legge.

Del resto una sanzione è già implicita perchè il Consiglio può non rinominare alla fine del triennio i curatori che no:i avessero ottemperato alle disposizioni dell’ art. 10.

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