Anno X X X IX - Voi. XLIII
Firenze, 14 Luglio 1912
N. 1993
SOMMARIO ; Ha chiesa socialista — E. Z., Corrispondenza da Napoli, Nuovi sventramenti e risana
menti — C. R., Un libro e un autore — Gl. Carano Donvito, Del regime finanziario e del regime doganale in ispecie delle colonie — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Prof. A. Asturaro, Sociologia po litica - H. T. Easton, Tate’s modera cambist ; a manual o f foering exchanges and bullion, with the monetary systems of the World and foreing Weights and mesaures with chapiter on exchange and bullion operations — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : La statistica dei lavori parla mentari italiani - La legge per l’assicurazione contro le malattie e contro le disoccupazioni in Inghilterra
RASSEGNA 1)EL COMMERCIO INTERNAZIONALE: L1 commercio del Brasile — La marina mercantile
italiana al 81 dicembre 1911 — Banche popolari e cooperative — Cronaca delle Camere di com mercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.
La chiesa socialista
Dunque il Congresso nazionale socialista di R eggio Emilia ha proclamato, con una notevolis sima maggioranza, la scomunica maggiore a quei membri del partito che credono possibile di par tecipare al Governo del loro paese, o che vanno a rallegrarsi col Sovrano per lo scampato pericolo di un attentato, o che dichiarano di non essere contrari alla conquista della Libia.Su questo atteggiamento che viene chiamato « intransigente » ma che si può meglio qualifi care « incoerente » non vi è però nulla di strano, poiché 1 dirigenti dei partito per mantenersi alla direzione devono seguire le fluttuazioni delle mol titudini e queste, si sa per esperienza, non si la sciano guidare dalla ragione o dalla riflessione, ma dal sentimento che nasce molto spesso dal non illuminato apprezzamento dei fatti.
Così il socialismo, che pretende di essere un partito moderno e che mira al « sole dell’ avve nire », approva ed adotta sistemi che sanno di inquisizione e che dalla civiltà attuale sono già superati. Ma ciò che è invero stupefacente e la scia supporre che tutta la questione sollevata ab bia origine nelle rivalità personali, l’on. Turati che ebbe per tanto tempo come caposaldo del suo trasformismo la « collaborazione di classe », oggi, tra una reticenza e l’altra, non vuole nemmeno la collaborazione di quei suoi compagni che in questioni transitorie e secondarie non seguono il pensiero di lui. L ’ on. Turati non vorrebbe
espellere i vecchi amici, ma comprende che non stanno più bene nel partito, e sacrifica il suo sentimento alla pretesa suprema purezza dell’idea lità socialista.
Di fronte a questi paradossali concetti, molta parte di coloro che esaminano spassionatamente la situazione, intuiscono le rivalità personali che fanno capolino, e credono che l’ on. Turati non abbia ancora perdonato all’on. Bissolati di esser stato chiamato al Quirinale prima di lui.
Miserie dolorose delle quali ci rammarichiamo profondamente e sinceramente perchè, sebbene siamo molto lontani dall’ idea socialista, abbiamo sempre sostenuto che il partito socialista e nel paese e alla Camera elettiva, poteva fare molto bene per spingere lo Stato verso più moderno e più vigoroso indirizzo.
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vita di una nazione perchè di esse si possa faro il caposaldo di un programma generale di partito.
Bisognerebbe ritenere che i capi del partito mancassero di quella intelligenza di cui pure hanno dato splendide prove, per' ritenere che fossero con vinti veramente della bontà e giustezza del loro atteggiamento e per credere che in tali que stioni più che alla loro personale posizione, pen sassero agli interessi del proletariato
Da una parte la chiesa cattolica perseguita i modernisti, dall’ altra la chiesa socialista pei se guita una analoga specie di modernisti, quelli che sentono di vivere nella società attuale e vogliono collaborare a che proceda il meno male possibile.
Diciamo francamente che i discorsi dei de stri non ci appassionarono troppo; a noi sembrò, che cercassero di giustificare i loro atti, invece che di professare a testa alta i loro principi: ma i discorsi degli accusatori ci piacquero meno an cora e non sappiamo perchè ci richiamarono alla mente la famosa frase del Ferravilla : « ha detto male di Garibaldi ».
L ’ on. Bissolati ci è sembrato sempre incerto tra il frack e la giacca; non sicuro del proprio atteggiamento; quasi spaventato degli atti com piuti; tutto preoccupato a toglier loro importanza davanti ai compagni.
L ’ on. Turati (il duello in fondo era tra loro due) ci parve dimentico di tutto il suo passato, maravigliato di diventare il vessillo dei rivolu zionari, e quasi conscio che, mancando ora il Ferri, era costretto a prenderne il posto di quand’ era rivoluzionario.
Si è lamentato nel Congresso che i veri in scritti sieno ridotti a 28 mila; è da prevedersi che scenderà ancora di più tale numero, poiché le situazioni insolute, incerte, rimescolate e le c i nematografie nelle quali gli uomini più in vista mutano frequentemente di costume, non sono fatte per accrescere fiducia nè negli uomini nè nel partito.
Intanto chi si avvantaggerà del disfacimento della Chiesa socialista, sarà l’ altra Chiesa, la cat tolica, molto più abile e pertinace.
E si perde il tempo in tali miserie mentre premono con grande urgenza problemi concreti sui quali con assidua propaganda converrebbe apparecchiare la pubblica opinione. La posizione giuridica delle donne, le pensioni agli operai, i miglioramenti ai contadini, le condizioni dei la voratori del Mezzogiorno, le riforme tributarie, ecc. dovrebbero fornire argomento di studio, di discus sioni, di deliberazioni del partito; altro che le rivalità tra i Turati ed i Bissolati. Pare che la storia passata e recente non abbia nulla inse gnato al partito; mentre tutto prova che le ri
form e a van taggio degli um ili non si ottengono che con la pertinace propaganda e con 1’ azione continuata e perseverante.
Qual m eraviglia se il num ero deg li inscritti al partito va d im in u en d o?
Corrispondenza da Napoli
Nuovi sventramenti e risanamenti.
7 lu g lio .
Negli ultimi giorni che precedettero le va canze, il lavoro parlamentare fu c o i rapido e frettoloso, che sul suo contenuto devono aver capito poco anche i più assidui e attenti lettori dei rendiconti ammanniti dai giornali quotidiani. Per esempio, io sono intimamente persuaso, pur senz’ aver modo di provarlo, che più d ’ uno, ve dendo essere stata votata una nuova legge per Napoli, non avrà saputo astenersi dall’ esclamare o dal brontolare: Ma che storia è questa? Sem pre a favore d’ una stessa città, per quanto no bile e importante, si continua a profonder milioni? Dove si anderà a finire?
Ma l’ esclamazione o il brontolio saranno stati fuori di luogo. Questa volta non spende un soldo nè lo Stato, nè il Comune, nè i contribuenti, nè nessuno. La recente legge era necessaria per le galizzare una situazione di fatto; è poi opportuna perchè dispone l’ esecuzione di utili lavori pu b blici. Ma i mezzi pecuniari già c’ erauo, sicché non occorre cercarne altri. Tutto ciò richiede un pò di spiegazione. Diamola brevemente.
*
* *
In seguito alle note peripezie, a cui andò soggetta la Società edilizia pel Risanamento di Napoli, anni sono, con provvedimenti legislativo- finanziari essa fu posta in grado di compiere 1’ opera grandiosa di cui già aveva eseguito molta parte, ma per la quale a un certo punto le forze le erano venute mancando. E per compierla le vennero assegnati quattro bienni, corrispondenti ad altrettante porzioni dell’ opera residua; -in altri termini un periodo di otto anni, che doveva chiudersi col 30 giugno ultimo scorso.
Frattanto il primitivo piano ili risanamento, benché vasto, era stato riconosciuto insufficiente per la città di Napoli. I l Comune aveva fatto compilate e apparecchiato di tutto punto un pro getto concreto di trasformazione e risanamento del centralissimo quartiere della Carità, col du plice scopo di migliorarlo nei rispetti igienici e edilizi e di prolungare una ampia arteria di cir colazione, congiungendo in modo diretto e razio nale la principalissima via Toledo e la città alta con la ferrovia e col porto e con la zona indu striale. Ma ad eseguire siffatto progetto non v ’era da pensare, mentre anche il primitivo piano di risanamento pativa di forzose sospensioni. Basti dire che si sarebbero dovuti sloggiare dalle loro case circa 12 mila abitanti.
Se non che le opere deliberate non possono poi sottostare a. indugi indefiniti ; la Società as suntrice dei lavori non ha mancato di avanzare proteste e forse sarebbe giunta a chiedere la risoluzione del contralto; d’ altronde dalle case destinate alla demolizione alcuni sgombri sono già avvenuti ed altri iu ogni modo sarebbero prossimi per urgenti ragioni igieniche, sicché ora gli inquilini da spostare si calcolano non piu a dodici ma a otto mila; e iu pari tempo v1 è un certo risveglio nell’ industria edilizia di Napoli e anche l’ Istituto autonomo per le case popolari sta fabbricando. Adesso dunque è necessario ma forse sufficiente che alle espropriazioni e agli sfratti si proceda in modo graduale, nè troppo lento nè troppo accelerato.
La nuova legge pertanto è venuta in tempo utile a dare una sanatoria ai passati indugi, col- l’ autorizzare il Governo a prorogare i termini stabiliti per compiere l’ opera residua del risa namento di Napoli; e nella Relazione ministe riale che accompagnava il disegno di legge è detto eh’ essa dovrà essere compiuta entro il ter mine iraprorogabile di quattro anni, decorrenti dal giorno in cui saranno rese esecutive le nuove convenzioni da stipularsi tra il Comune e la So cietà pel Risanamento. Fra parentesi, si potrebbe chiedere come mai una imperiosa condizione re lativa al tempo si veda indicata nella Relazione e non nel testo stesso della legge. Da parte mia rilevo che nell'una e nell’ altre spicca un fare disadorno e abborracciato che tradisce la fretta. Lo stesso carattere si riscontra nella Relazione della Commissione parlamentare, che non è quasi altro' che una parafrasi della prima. L chiudo la parentesi.
La legge poi dichiara di pubblica utilità le opere necessarie al bonificamento del rione Ca rità, da eseguirsi in otto anni, e autorizza il Comune a concederne l’ esecuzione a trattativa
privata alla Società pel Risanamento per otto milioni di lire a forfait. La Società dal canto suo dovrà rinunziare ad ogni pretesa d ’ indennizzi per l ’ avvenuta sospensione dei lavori dell’ antico ri- samau^ento. e inoltre destinare un adeguato con tributo, da fissarsi nel contratto d ’ appalto, a favore dell’ Istituto autonomo per le case popo lari. Anche qui si vede la fretta. Un contributo adeguato (!) da fissarsi.... eco. Perchè non averlo già fissato? 0 che forse, iu previsione della legge, non sono già corse trattative fra Comune e Società ?
Ho detto poc’ anzi che il danaro c’ è. Asse gnato da un pezzo, finora non era stato speso perchè i lavori non si facevano. Di fatti la legge 5 luglio 1908 stabilì insieme L. 8,500,000 por nuove opere di risanamento edilizio e L. 8,000,000 pel bonificamento del rione Carità, il tutto a ca rico dello Stato e del Comune in parti eguali ; e dispose che il primo anticipasse al secondo la metà a suo carico, con interesse del 4 per cento e con rimborso differito d’ alquanti anni. Adesso, coi termini per le varie spese prolungati come si è detto, lo Stato ha il vantaggio di protrarre e di diluire sopra più lontani esercizi (fino al 1918) il pagamento dei propri contributi. D ’ altra parte sono prorogate, coinè era logico, anche le age volezze fiscali consentite da leggi precedenti.
* * *
E ora speriamo che le cose camminino senza inciampi. Qualche inconveniente non mancherà. Certo, i miglioramenti igienico-edilizi sono da desiderare e da incoraggiare; ma gli inquilini che saranno espulsi dalle case espropriate, per quanto gradualmente, non troveranno alloggio con facilità. La popolazione aumenta. Le case che l’ Istituto autonomo sta costruendo non sa ranno molte. Scarse forse più di tutte sono quelle che occorrono per la piccola borghesia, la quale se trovasse senza soverchia spesa da alloggiar meglio, lascerebbe alquanto spazio disponibile per il popolo più povero, che in tal modo — poiché tutto è relativo — salirebbe cosi anch’ esso un | gradino.
Dai privati alla spicciolata oggi si costruisce I abbastanza, non c ’ è che dire; ma più che altro 1 case di lusso, che non son quelle di cui si sente
j
maggior bisogno. Secondo me, potrebbe dar luogo | a ottimi affari la costituzione di nuove Società : edilizie, meglio se p'ù d’ una. dotate di mezzi ! sufficienti, ma nessuna stragrande, di cui ciascuna ' , 1 operasse in una parte diversa della città. E unargomento da trattare a parte, e così forse farò un giorno o 1’ altro.
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Un libro e un autore
Non ci accingiamo all’ esame critico del libro, nè l’ Autore ha bisogno di presentazione.^,Giorgio Renard, professore di Storia del la voro al Collège de France (insegnamento istituito sai principio del secolo dalla Municipalità di P a rigi d’ accordo col Ministro Millerand) è uno scrittore in cui la serietà delle indagini si uni sce alla genialità nell’ esposizione, e il senso pra tico tempera sempre le conclusioni che nessuno spirito di partito può fargli alterare in danno della verità, o almeno di quella che logicamente a lui risulta essere la verità dopo l’ analisi coscien ziosa e minuta dei fatti.
Quale sia il metodo del Renard, i lettori italiani possono apprenderlo, e molti l'hanno già appreso, dagli studi ch’ egli ha pubblicato sulle Corporazioni d’ arte fiorentine, sopra i B an chieri fiorentini del X I I I secolo in Francia, sopra la Condizione sociale degli artigiani di F i renze ; e da altri scritti accolti nelle più pregiate riviste storiche ed economiche francesi degli ul timi anni. Amante più che amico dell’ Italia, che spesso ha visitato, e dove si è trattenuto per molti mesi, ha voluto che il suo amore fosse fon dato sulla ragione. Non è infatti un passeggero e superficiale capriccio da touriste, ma invece il desiderio di conoscere a fondo la nostra stòria, che può indurre un forestiero a rinchiudersi nei nostri archivi per lo studio di un periodo glo rioso di essa. E chi scrive ha potuto vedere Giorgio Renard per molti giorni a consultare i documenti archivistici di una città secondaria della Toscana, il pregio dei quali era forse igno rato dagli stessi dotti del luogo, e che a lui servivano per completare il quadro delle sue pre dilette ricerche intorno alle corporazioni di la voro, già studiate da esso nel loro principale campo di azione, cioè in Firenze e in altri grandi Comuni d’ Italia.
Tale è l’ uomo che si è ora accinto ad un compito di grandi proporzioni, com’ è il dirigere una Histoire universelle du travati.
Dopo un volume sul Lavoro nel mondo ro mano, già pubblicato e dovuto ad altro autore, Giorgio Renard non ha potuto stare alle mosse, come vero corridore .di razza ; e dalla parte di dirigente è passato subito a quella di trattatista. L ’ evolution industrielle et agricole depuis cent cinquante ans (1) è un libro a cui hanno sepa ratamente collaborato il Renard — per la parte dell’ industria — e Alberto Dulac per l’ agricol- 1
(1) Felix Aloan edit. Paris, I9i2, fr. 5.
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tura — la quale divisione della materia fra i due scrittori nello stesso volume, basterebbe a dimostrare la non superficialità della mente di rettiva e del piano intero della pubblicazione, essendosi il Renard (che non è un improvvisa tore nè un eclettico) riserbato il campo per il quale aveva preparazione maggiore.
Dopo avere così fatto, in un certo modo, la storia esterna di un libro, ripetiamo che non è
nostra intenzione, e sarebbe oltre le nostre com petenze, il fare la critica del lavoro di G. Renard. E soltanto esprimiamo la convinzione che dalla sua lettura resta pienamente giustificato, oltre il prognostico favorevole alla vasta impresa a cui si è accinto il Renard, anche il pregio spe
ciale e il valore della diretta cooperazioné di lui, rappresentata da questo studio economico-storico sull’ industria moderna. Valore che è riassunto nelle parole, a pag. 254, che sarebbe un peccato non riportare testualmente:
« Faut-il une dernière preuve de l’ intérêt qui s’attache à ces spéculations économiques qui étaient jadis l’ apanage de quelques initiés? Elles ont envahi l’ histoire, elles l’ ont trasformée, re nouvelée. Sans adopter dans sa rigidité la théo rie dite du matérialisme historique, sans croire que la constitutions économique d’une société determine, à elle seule, ses conceptions politiques, religieuses, artistiques, on est en droit de dé clarer que l ’étude des conditions matérielles où a vécu l’humanité, a mis en relief quantité de vérités inaperçues jusqu ici. E t nous mêmes que faisons-nons si non chercher, en nous plaçant sous un point de vue qui n’est plus celui des anciens historiens, une connaissance plus juste et plus profonde de l’évolution des peuples? ».
C. R.
Del regime finanziario
E DEL REGIME DOGANALE IN (SPECIE DELLE COLONIE
( Co n t i n u a z i o n e).
III.
I l regime doganale delle colonie.
§. 1 — Le v a r ie fa si
DEL REGIME DOGANALE COLONIALE.
Sommario : 48) Im portanza finanziaria ed econ om ica dei dazi d i dogana nelle colon ie — 49) Il « sistema colon ia le » e i l m o n o p o lio del traffico colon ia le — 50) Il passaggio a regim e più libera le (F rancia-Inghilterra) e la evolu zione d el regim e do ganale.
rile-vanti ed anche più facili e più comodi della finanza coloniale. Ma, se importante è la fun
zione fiscale delle dogane, più importante an
cora è quella economica.
Abbiamo detto già a principio di questo nostro studio che cosa rappresenti, secondo noi, questo fenomeno economico-demografico della colonizzazione; tutta la ragion di essere di questo fenomeno si basa sulla politica com merciale tra madre patria, colonia ed estero, e quindi sull’ ordinamento doganale cui vien sottoposta la colonia.
49. —' Quando il così detto sistema co
loniale fu iniziato dalla Spagna*, e dal Por
togallo nel secolo XVI, esso si fondò sulla restrizione più assoluta e più audace di ogni libertà per le colonie conquistate. Per assicu rarsi il monopolio del traffico, le metropoli obbligavano le colonie a comperare esclusiva- mente dai loro dominatori i prodotti d’ Europa e a vendere ad essi soltanto le derrate del loro suolo. Il diritto di conquista e la bolla di Alessandro VI avevano dato ai monarchi castigliani la proprietà di quelle contrade; e l’ idea di godere senza concorrenti e ad esclusione d’ ogni straniero delle ricchezze che vi si producevano derivava naturalmente da questa proprietà, nel tempo stesso che era nello spirito e nelle tendenze dell’ epoca. E non diversa da quella degli Spagnuoli e dei Portoghesi fu la condotta degli Olandesi, dei Francesi e degl’ inglesi (1).
50. — Ma, certo, non poteva durare questo stato di sfruttamento semibarbarico e coi nuovi tempi il regime doganale delle colonie ebbe altro fondamento morale e giuridico.
Spetta alla Francia il merito di avere , — dopo i rigori del colbertismo — inaugurato 1 un regime coloniale più umanitario e liberale, durato per oltre un secolo e mezzo, con atti
successivi dal 1717 al 1884. j
!
§ 2. — La po litic a doganale in g le se.
So m m a r io: 51) Il regim e liberista e le sue ca u se; Illu sioni e delusion i d ella p o litica doganale colon ia le in g le s e ; il ricorso e l ’ adattamento al redime preferenziale — 52) La politica doganale del Dominion o f Canada e d elle colonie in g lesi a re sponsive governement ; I tentativi d ella Federazione commerciale australiana e la en ergica opposizion e del Governo britannico; Le Unioni doganali delle colon ie in g lesi e la cla u sola della
na-(1) Cfr. T ottima trattazione : La Politica commer ciale fra metropoli e colonie, nel Trattato di Politica commerciale di L . Fontana Ru ss o, Cap. VIII, pagg. 820 j
a 389, cfr. pure : G. Cara n o- Do n v it o. Il Protezionismo j e la dinamica economico sociale, nella Biaiata Inter- j nazionale di Scienze Sociali. Roma, fase, del 31 gen- \
naio 1912, pagg. 34 e segg.
zione più fa v orita ; L ’ industrialism o canadese a lle prese con la concorrenza inglese e con quella degli Stati Uniti d ’ A m e rica — 53) I propositi, le speranze, g li osta coli, le delusion i della Federazione commerciale dell’ Impero inglese ; La tendenza inglese al protezionism o e al sistema delle Tariffe anche nei rapporti della p olitica doganale coloniale.
51. — Solo più tardi V Inghilterra — che pur col primo atto di navigazione del Cromwell nel 1651, integrato con quelli del 1660 e 1664, aveva seguito rispetto alle sue colonie il si stema del più rigoroso monopolio a favore della madre patria — venne attenuando la cru deità, la rigidezza di questo sistema, ma più che per virtù propria, per l’ ammaestramento che essa con saviezza e prudenza tempestiva seppe ricavare dalla perdita delle colonie nord- americane. E a grado a grado, con gli atti del 1788, del 1821, 1822, 1825 e 1833 giunse, dal rigore della politica proibizionista, al ri conoscimento del principio della reciprocità. Noi abbiamo impiegate lunghe pagine per studiare i rapporti fra il Protezionismo e la
dinamica economico-sociale (1). Le teoriche
ivi sviluppate ci chiariscono completamente questo passaggio delle nazioni colonizzatrici dal sistema del monopolio a quello di una maggiore libertà. Questo passaggio è più tipico nella politica commerciale e doganale inglese in rapporto al regime delle sue colonie.
Non per perseguire, infatti, ideali astratti di giustizia e sentimentalismi umanitari l’ In ghilterra, dopo circa due secoli del più duro protezionismo, mutò, con felice prudenza, a poco a poco questo ed applicò alle sue colonie il regime liberista. « Le colonie, strette e le gate tenacemente alla madre patria, condan nate a ricevere per forza i suoi prodotti in dustriali e a riservare per essa i loro prodotti agricoli, avevano adempiuta l’ alta missione loro affidata. Esse avevano efficacemente con tribuito ad accelerare, facilitare, completare la trasformazione dell’ Inghilterra da paese agricolo a paese industriale. L ’ Industria in glese, sicura di sè stessa, progredisce ora spontaneamente senza bisogno di codesti aiuti artificiali; sa d’ essere fino ad ora insuperata; sa che sul mercato coloniale può ora riuscire trionfante, anche senza bisogno di dazi dif ferenziali. Cessata la necessità di questi, la madre patria li sopprime, e ad una ad una, apre le sue colonie al libero scambio. L ’ abo lizione di quei dazi trae dietro di sè l’ aboli zione dei dazi differenziali che essa aveva istituito quale compenso a favore dei prodotti coloniali. Così il libero scambio, trionfante in 1
(1) Nella citata Biv. Intern. di Scienze Sociali,
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Inghilterra, trionfa su tutto l’ Impero britan nico, che si schiude improvvisamente al com mercio mondiale. Allentati i vincoli suoi con la madre patria, esso non cessa però dal re carle gli stessi benefici di prima. Continua esso a fedelmente acquistare i suoi manufatti ¡ e a provvederla delle materie prime e dei ; viveri di cui abbisogna. Ciò che prima esso j riusciva a fare col mezzo dell’ artificiale con gegno del sistema restrittivo, ora, che l’ indù- , stria britannica ha raggiunto un elevato grado ; di sviluppo esso compie spontaneamente senza bisogno diquelle restrizioni » (1).
Ma non tardò troppo a manifestarsi il con trasto d’ interessi fra colonie e madre patria. Il territorio, il marcato delle colonie, non può considerarsi unico con quello della madre patria; in ogni tempo, anche nella stessa In ghilterra, dalla politica, dalla direttiva pratica e positivista — si sono formate illusioni a questo riguardo, fino a quella grandiosa della concezione imperialistica del Chamberlain, della formazione, cioè, tra nazione e colonie di un unico vasto mercato, sul quale placido stendesse le sue ali, incontrastato, vittorioso, il libero scambio. Vero sogno destinato a fran gersi sempre di contro alla realta d interessi antagonistici! Poiché se anche in un primo o in alcuni momenti, gl’ interessi fra madre patria e colonia, o colonie, riescano ad armo nizzarsi, non tarda mai a manifestarsi il con trasto tra l’ economia della madre patria e quella delle colonie; contrasto che determina quella lotta incessante, nella quale la madre patria, a furia di espedienti, ora a base di astuzia, ora di prepotenza, ora di sentimen talismi patriottici, cerca di far prevalere gl’ interessi suoi su quelli delle colonie.
La lotta in parola è condotta con tanto più fino accorgimento, quanto meno si cerchi di parer prepotenti e quanto più si studi di evitare che lo sfruttamento metropolitano, mentre da una parte inaridisca l’ economia co loniale, dall’ altra susciti troppo energicamente reazioni dannose alla stessa metropoli.
Credettero i produttori inglesi che la po litica liberista adottata con loro convenienza dalla Gran Brettagna, dovesse tosto, per sen timentalismo liberale, essere senz’ altro seguita da tutti i paesi, con immenso vantaggio, na turalmente, dalla esportazione dei manufatti inglesi, che già avevano raggiunto una fase di sviluppo tale da non temere alcuna con correnza. 1
52. — Non poteva seguire che una delu sione, perchè non solo l’ Europa non abbattè le sue dogane, sebbene per un certo tempo le mitigasse; ma le stesse colonie inglesi, conscie d .dia differenza di condizioni economiche tra esse e la madre patria, si resero conto eziandio del contrasto d’ interessi e della differenza di sistemi necessari a tutelare quel contrasto d’ interessi. La Nuova Zelanda e la Colonia di Vittoria (1) nel 1878, il Canada nel 1879, nonostante le proteste dell’ industria britannica, e in pieno antagonismo con gli esempi e le speranze della madre patria, riparano decisa mente sotto quella politica protezionista che già si era vittoriosamente affermata su tutta 1’ Europa continentale e negli Stati Uniti d’ America. E quando nel 1887 il governo ca nadese inasprisce ancora più i suoi dazi pro tettivi, alle proteste inglesi si risponde che « il Canada ora non faceva che adottare quella politica doganale che aveva seguita la stessa Inghilterra quando le sue condizioni erano simili a quelle che in questo momento attra versava l’ economia coloniale.
E così l’ Inghilterra, liberista in patria, ispirandosi alla sua abituale prudenza e pra ticità, dovette cedere di fronte al protezionismo coloniale ed accontentarsi di quel regime pre
ferenziale, più o meno largo, che le riusciva
di strappare alle sue colonie. Denunziò i patti coi quali nel 1862 e 1865 si era obbligata con la Germania e col Belgio a non profittare di alcuna preferenza nei rapporti commerciali e doganali con le colonie, e con la Tariffa ca nadese, che entrò in vigore al 1° agosto 1898, godè una preferenza del 25 per cento sui dazi pagati sulle merci similari importate dagli altri Stati; preferenza che si accrebbe fino al 83 lj2 per cento dal 1° luglio 1900 e che tu dal Canadà accordata oltre che all’ Inghilterra, anche a favore delle merci provenienti dalle colonie inglesi che avessero adottato, all im portazione delle merci canadesi, un uguale ; regime preferenziale.
Nel 1870 il protezionismo delle colonie inglesi d’ Australia minaccia nuove jatture alle industrie inglesi, quando la Tasmania sul mo dello del Dominion o f Canadà tenta una fc derazione commerciale australiana, che, più che per il contrasto della Nuova Sud Wales, interessata, per le sue speciali condizioni, ad
(1) Quest’ ultima anzi cominciò fino dal 1866 ad in camminarsi verso il protezionismo, seguita poi dall Au stralia occidentale e meridionale, dalla Nuova Zelanda e dalla Tasmania.
una politica quasi liberista, non approdò per la recisa, insistente opposizione del go verno inglese, che, in nome del patrio libe rismo, negò alle colonie australiane quel regime che aveva già concesso alle colonie canadesi, j Ma la spiegazione di questa diversità di trat- ; tamento è a trovarsi nel fatto che, mentre il regime preferenziale intercolonialeattuato nel Canadá non poteva danneggiare le industrie inglesi, in quanto riguardava solo merci che l’ Inghilterra non esportava, quelloinvece va gheggiato dalle colonie australiane riguardava tutte le merci, non escluse le manifatture, allo scopo di agevolare le nascenti manifat ture della Vittoria, che solo in tal modo avrebbero potuto competere con le inglesi.
Vediamo così chiaramente il destreggiarsi continuo, diremmo quasi il continuo duello tra madre patria e colonie in rapporto alla reciproca politica commerciale e doganale, per strapparsi i migliori e maggiori vantaggi; e F Inghilterra, di cui qui particolarmente di ciamo, vi si sforza servendosi, senz attaccarsi ad alcun preconcetto dottrinario, or al libe rismo, or al protezionismo, come meglio le conviene. Ricorre al liberismo, quando non .j teme sul mercato coloniale alcuna concorrenza di manifatture straniere, ma si preoccupa in- vece delle mene protezioniste, dei conati in dustriali delle colonie, come avvenne, specie nelle Indie, contro il sorgere della industria cotoniera indiana. Ricorre al regime preferen- ; ziale e quindi al protezionismo, quando pa venta le manifatture estere e la loro concorrenza j sui mercati delle sue colonie, e non trova mi glior modo per assicurarsi il mercato coloniale, in sostituzione dei mercati esteri perduti a causa del protezionismo da questi ultimi ge neralmente adottato.
Le colonie inglesi godenti del responsive
g overn em en t e quindi della libera scelta del regime daziario, continuando ad insistere sulla via della loro sempre più completa emanci pazione, si diedero a richiedere alla madre patria il riconoscimento del diritto di stipulare liberamente i propri trattati internazionali di commercio. Si fini per ciò con l’ addivenire al seguente sistema che, i trattati di commeicio tra le colonie libere e l’ estero devono essere negoziati dall’ Inghilterra, ma spetta ai Pai- lamenti delle colonie il diritto di ratificare o no i trattati stessi. Cosi, per esempio, la madre patria può negoziare patti che non riguardino solo colonie libere, ma anche le colonie regie, ossia tutte le colonie dell’ Impero. In tal caso però i patti obbligano solo le colonie regie,
in qxranto le colonie libere, cioè col responsible governement, possono, per mezzo dei loro Parlamenti, negare l’ adesione e quindi 1 ese cuzione dei patti stessi.
Inoltre l’ Inghilterra, quando più colonie — come nel luglio 1889 lo Stato del Capo e l’ Orange — formarono Unione doganale col vincolo della clausola della nazione più favo rita, per evitare i perniciosi eflfetti che tale clausola avrebbe avuto contro i prodotti in glesi, fece pure valere il principio che la clau sola della nazione più favorita, nel caso di Unioni doganali, riguarda, ed abbatte quindi solo le barriere daziarie continentali e non quelle marittime (1).
Nel 1879 intanto il Canada, vedendo mi nacciato il suo nascente industrialismo dalla concorrenza delle industrie degli Stati Uniti d’ America, agevolata dalla vicinanza col Ca nada, accordò il regime preferenziale alle merci inglesi, più per nuocere agli Stati Uniti e quindi giovare a sè stessi, che per agevo lare la madre patria, nella speranza cioè che le merci americane colpite dalla tariffa gene rale, e quelle inglesi dalle spese di trasporto, per quanto godenti il regime preferenziale, sarebbero state le une e le altre ugualmente lontane dalla concorrenza alle nascenti indu strie canadesi. Ma queste speranze rimasero frustrate in quanto l’ importazione americana continuò ugualmente.
È notevole la discussione svoltasi di re cente (gennaio e febbraio 1911) nella Camera dei Comuni. Nella seduta del 10 gennaio 1911 il Littolton deplorava il protocollo tra il Ca nadá e gli Stati Uniti, che aveva fatto per dere all’ Impero una buona occasione per stabilire reciproci privilegi doganali fra il Canadá e la Metropoli. L ’ Asquith rispose che il Canada non chiedeva affatto che si stabi lissero privilegi reciproci con la Gran Bret tagna. Il nostro sistema di privilegi doganali, disse il primo ministro, contribuirebbe ad aumentare il prezzo del pane in Inghilterra e a creare dissidi fra le varie parti dell’ Im
pero. L ’ Africa australe non ritrarrebbe alcun
profitto da tale sistema doganale imperialistico, poiché essa non c’ invia derrate alimentari. Concluse quindi l’ Asquith che, l’ impedire il protocollo fra il Canadá e gli Stati Uniti, non avrebbe giovato nè all’ Inghilterra, nè al Ca
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naclà, nè all’ Impero. Balfour replicò che il Governo rifiutava di conformarsi agl’ interessi dell’ Impero e di accordare alle colonie un trattamento migliore di quello accordato agli stranieri.
L ’ emendamento quindi proposto dall’ op posizione all’ indirizzo di risposta al discorso della corona, a favore della Riforma doganale, fu respinto con 324 voti contro 222.
Nella seduta del 9 febbraio successivo, riprendendosi la discussione sull’ indirizzo di risposta al discorso della corona, Austin
Ghamberlain svolse un emendamento relativo
alla riforma doganale. L ’ oratore disse che non desiderava di criticare il Canada, nè di dare consigli ai Canadesi. D’ altra parte il Canada ha accordato alla Metropoli dei pri vilegi doganali. L’ accordo fra il Canada e gli Stati Uniti dimostrerebbe, aggiunse il Chamberlain, l’ utilità della Tariffa doganale per negoziare; e si avrà, sempre, secondo il Chamberlain, una ripercussione profonda nelle relazioni del Cauadà con la Metropoli, perchè quell’ accordo fa uscire il Cauadà dall’ orbita britannica e lo trascina verso l’ estero. Gli Stati Uniti sfrutteranno le risorse alimentari del Canadà e tutto in questo paese rincarirà; gli Stati Uniti svilupperanno nel loro paese l’ allevamento del bestiame e la loro potenza produttiva manifatturiera.
Chamberlain disse pure che la riforma doganale è ora più che mai necessaria per ristabilire l’ equilibrio ed impedire alle altre colonie d’ imitare il Canadà; bisogna fare of ferte al Canadà per contrabilanciare la sua tendenza verso gli Stati Uniti.
Il ministro del Commercio, Buxton, ri spose che la riforma doganale sarebbe dannosa per l’ Impero; se fosse esistita, il Canadà sa rebbe stato obbligato, prima di negoziare il protocollo con gli Stati Uniti, a consultare la Gran Brettagna, e i suoi interessi lesi avreb bero potuto provocare tendenze separatisti- che (1).
Continua. Prof. G. Ca r an o Do n v i t o.
(1) Cfr. il nostro citato studio sul Protezionismo e dinamica economico-sociale. Estratto dalla Rivista Internazionale di Scienze sociali. Roma, Tip. dell’ Un. Ed., 1912, pagg. 48 e 44,
«
R
ivista
BiPLioqRAHCA
Prof. A. Asturaro, Sociologia politica (Lezioni
alle Università P opolari). — Genova, Casa Editrice Stenografica, 1912, pp. 214 (L . 3.50). L ’ Autore considera la Sociologia politica come un capitolo della Sociologia generale, ed esamina appunto i fenomeni politici e le loro cause divi dendoli in fatti economici, genetici, giuridici e guerreschi ; la quale divisione ci sembra incom pleta in quanto, ad esempio, mancano i fatti reli giosi ed i fatti scientifici, che, dato il concetto dell’ Autore non possono, per molti aspetti, essere esclusi dai fatti politici.
La prefazione e le due prime lezioni, che ci sono sembrate le più originali, anche tenendo conto che si tratta d i . un corso necessariamente elementare, sono seguite da altre lezioni-le quali però in sostanza riassumouo i principi di diritto costituzionale o, come le ultime, sono soltanto un accenno tra le diverse relazioni dei vari fe nomeni sociali con quelli politici.
H. T. Easton, Tate’s m odem cambisi ; a ma-
nual o f fo rcin g exchanges and bullion, with thè monetari) systems o f thè World and fo - reing Weights and mesaures with chapiter on exchange and bullion operations. — London, E. W ilson, 1912, pag. 375. (25a Edizione). Si tratta di un’ opera ormai nota dovunque, come è noto l’A utore che ha dettato altri lavori importantissimi sulle Banche e sulle Monete.
Raccogliere con precisione e con ordine tutti i dati di fatto e tutti gli elementi che possono occorrere a chi deve compiere operazioni ed affari di denaro, non è cosa facile non solo per la grande estensione che nei tempi moderni ha presa la materia, ma anche per la sua comples sità nelle varie forme che essa assume. Se questo lavoro del Sig. H. T. Eastou è arrivato alla 25a edizione vuol dire che il pubblico ha larga mente dimostrato che l’opera rispondeva ad un sentito bisogno.
In questa edizione l’ Autore ha portato nuove aggiunte e spiegazioni per cui il volume va spe cialmente raccomandato.
J.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
— La Segreteria della Camera pubblica la consueta Statistica di lavori parlamentari italiani compiuti dalla Camera fino ad oggi.
interpellanze delle quali solo 189 sono state esau rite; altre 748 sono decadute o ritirate e 52 ri mangono all’ ordine del giorno, fi numero delle interrogazioni è assai più notevole: 4189; ne sono state svolte 2376; 1770 sono decadute o ri tirate e 43 restano all'ordine del giorno. Le do mande di autorizzazione a procedere furono 98 delle quali 30 accordate e 41 rifiutate. Le altre o sono decadute o attendono ancora il loro svol gimento. 167 furono le petizioni e 65 le mozioni. G li ordini del giorno approvati furono 63, le vo tazioni nominali 41. Le sedute pubbliche furono 479 delle quali solo 85 antimeridiane, le altre pomeridiane. I Comitati segreti quattro. Gli U f fici furono sorteggiati dieci volte e tennero 62 adunanze.
— Il 15 luglio prossimo la L e g g e per la assicurazione contro le malattie e contro le disoccupazioni in Inghilterra, entra in j
attività.
Nessun dipartimento del Governo inglese ha | in questo momento maggior lavoro di quello cui spetta 1’ organizzazione _del funzionamento del nuovo istituto. Basti dire che tale ufficio riceve da ora circa tremila lettere al giorno, da persone che domandano informazioni circa il modo nel qxxale si debbono regolare in casi di dubbi, e non meno di altre 3 o 4 mila persone si recano tutti i giorni a chiedere personalmente schiari menti agli uffici appositi situati in varie parti della Metropoli. Alla sua volta 1’ ufficio ha pre parato milioni di circolari che saranno distribuite al principio di luglio a tutte le persone interes sate. Le circolari che sono di vario genere e te nore serviranno a spiegare a tutte le categorie dei lavoratori, come a tutte le persone che ne tengono altre impiegate, in qual modo essi deb bono operare per ottemperare alle norme della legge.
Tutti i capi di famiglia riceveranno per posta up piccolo opuscolo nel quale la legge è esattamente riassunta in breve, di tali opuscoli se ne dovranno almeno spedire otto milioni.
Un altro milione di circolari riguardanti il caso loro, sarà distribuito fra gli operai appar- j tenenti alla « Trade Union », un milione di fogli volanti sara distribuito fra i membri delle so- | cietà di previdenza, un altro milione fra i membri ; di società di previdenza più importanti, un mi lione fra le donne lavoratrici; cinque milioni di ; circolari saranno distribuite fra g li operai non j unionisti, indicando i benefici e gli obblighi che j la legge apporta.
Infine un altro milione di circolari sarà d i stribuito fra il personale di servizio domestico, che anche esso gode i vantaggi della nuova legge. I
Inoltre l’ ufficio sta preparando la emissione di 11 milioni di polizze di assicurazioni, che gli inte ressati potranno ritirare agli uffici postali, alla sede della loro « Trade Union » od alle sedi delle società di previdepza.
Questa enorme quantità di stampati pro durrà naturalmente un aumento nel numero delle richieste di informazioni e di spiegazioni, e l’ uf ficio ha già disposto che duecento cinquanta im piegati non debbano d ’ora in poi Occuparsi d’ altro che di chiarire i dubbi dei cittadini assicurati od assicuratori.
Il commercio del Brasile. — Da un rias
sunto che troviamo pubblicato ricaviamo il mo vimento commerciale del Brasile negli ultimi tre anni.
Ecco quali furono i valori dell’ importazione e della esportazione insieme cumulati :
1909: 1,609,446 contos e 197 milreis ossia 100,863,794 sterline;
1910: 1,653,276 contos e 592 milreis ossia 110,963,651 sterline,
1911 : 1,799,488 contos e 186 -milreis ossia 119,783,702 sterline ;
in queste ne furono computate le importazioni e le esportazioni di oro. Ad eccezione del 1908, tutti gli anni nell’ ultimo decennio accusano un sempre crescente aumento del valore del no stro commercio estero.
Prendendo i due termini estremi del decennio si verifica che il commercio estero del 1911 x-ap- presenta su quello del 1912 un aumento del
100.6 per cento.
Pel movimento del nostro commercio estero, che si sviluppa così promettenti^ può essere | anche appiezzata la situazione dei nostri avanzi internazionali, fattore potente della stabilità del tesoro della nostra moneta.
L e esportazioni toccarono la cifra di 1,003,924 contos e 737 milreis pari a 66,838,892 sterline nel 1911, contro 939,412 contos e 449 milreis ossia 63,091,546 sterline nel 1910 con una d if ferenza in più di C4,511 contos e 287 milreis, pari a 4,300,752 steidine.
Studiando le cause di questo aumento nella quantità e valori dei pi’odotti nazionali di espor tazione si riconosce che il caffè ne fu il maggior fattore.
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con una differenza in più di 221,035 contos e 389 milreis equivalente al 60,4 per cento del valore dell’esportazione.
Quantunque con cifre inferiori a quelle del 1910, entrano poi come elementi principali di esportazione la gomma che rappresenta il 22.5 per cento l’ erba matta col 3 per cento, i cuoi col 2.7 per cento, il cacao col 2.5 per cento, ecc.
Dopo il caffè concorsero all’ aumento della esportazione del 1911, il cotone con 14,466,909 kg. del valore di 17,704 contos e 146 milreis contro 11,160,072 kg. del valore di 13,445 contos e 674 milreis nel 1910, il cacao con 29,157,579 kg. del valore di 20,679 contos e 209 milreis nel 1910, contro 34,994,087 kg. del valore di 24,678 contos e 17 i nilreis nel 1911, l’ erba matta con 61,834,446 kg. del valore di 29,785 contos e 20 milreis, j contro 59,360,210 kg. del valore di 29,016 contos e 819 milreis nel 1910.
Le pelli, pure accusando la maggior espor tazione di 2,797,909 kg. nel 1911, contro 2,695,983 kg. nel 1910 resero però la minor somma di 9,729 contos e 956 milreis nel 1911, contro 10,495 contos e 633 milreis nel 1910.
Diminuì in quantità e soprattutto nel valore dell’ esportazione la gomma, il cui commercio estero accusò una differenza di meno di 150,576 contos e 441 milreis, equivalente alla differenza fra l’ esportàzione di 38,546,970 kg. nel 1910, contro 35,349,147 kg. nel 1911.
Accusarono anche diminuzione: lo zucchero con 58,823,682 kg. del valore di 10,605 contos e 248 milreis nel 1910, contro 36,208,301 kg. del valore di 6,132 contos e 210 milreis nel 1911; e il tabacco con 34,148,779 kg. del valore di 24,390 contos e 882 milreis nel 1910, contro' 18,489,121 kg. del valore di 14,535 contos e 17 milreis nel 1911.
Per i cuoi si diede il contrario di ciò che fu verificato per le pelli : mentre l’ esportazione come quantità diminuiva da 34,058,825 kg. nel 1910 ha 31,931,698 kg. nel 1911, il prezzo della esportazione complessiva aumentava da 26,142 contos e 321 milreis nel 1910 da 27,014 contos e 675 milreis nel 1911.
L ’ importazione fu nel 1909 del valore di 592,875 contos e 917 milreis, ossia 37,139,354 sterline; nel 1910 di 513,862 contos e 143 milreis, ossia 47,871,974 sterline; nel 1911 di 793 conto3 e 564 milreis, ossia 52,796,016 sterline.
Da questi dati risulta che l’ascensione delle importazioni, il cni aumento fu verificato dal 1906 in poi, continua senza sosta, spiegandosi collo sviluppo naturale del consumo dovuto all’ aumento della popolazione.
L ’ esportazione non presenta certo la stessa
stabilità in questo movimento ascensionale, ma questo non indica debolezza economica del paese il cui progresso è un fatto indiscutibile. Ciò di pende dal fatto che i due principali articoli di esportazione nazionale sono il caffè e la gomma, e l’ instabilità delle loro quotazioni si riflette accentuatamente negli scambi internazionali.
Nel commercio esterno dell’ oro l’esercizio 1911 presentò una minore esportazione di 28,018 contos e 566 milreis ed una maggiore esportazione di 3,919 contos e 872 milreis in confronto dell’ eser cizio anteriore.
Lo m erino m ercantile italiano
a l 31 d ic e m b re 1910
Ecco alcuni dati sulle condizioni della marina mercantile italiana al 31 dicembre 1910, quali ri sulta da una relazione del Direttore generale Comm. G. Bruno diretta all’ on. Ministro della
Marina-Ai 31. dicembre 1910,- esistevano 385 uffici per la amministrazione locale della Marina Mercantile, e. cioè: di porto 30 Capitanerie 36 Uffici circondariali 42 Uffici locali 277 Delegazioni
aventi ciascuno le attribuzioni rispettivamente sta bilite dal Codice per la marina mercantile e dal relativo regolamento, suddivisi per compartimenti marittimi. La Relazione pubblica in un quadro, al quale, anche per il 1910, si aggiunge la tabella riguardante la suddivisione del « territorio ma rittimo ».
Risulta pure che nelle matricole e nei registri della gente di mare trovavansi iscritte, al 31 dicem bre 1909, n. 330.045 persone, di cui 160.224 apparte nenti alla 1 categoria (personale navigante) e 169.821 alla 2 categoria (personale addetto alle arti ed alle industrie marittime).
e n. 177.954 nella 2; in complesso n. 339.756. con un aumento di 1578 persone nella prima e 8183 nella 2 categoria, ed in totale, con un aumento di 9711 persone.
Nello stesso anno cambiarono di mestiere, re stando nella stessa categoria, 272 persone della 1 e 7 della 2 ; ottennero gradi e qualifiche diverse per promozione 1170 individui di 1 categoria e 261 di 2.
Gli aspiranti che si presentarono agli esami per gradi nella marina mercantile lurono 338 di cui riuscirono idonei 184 e le patenti di grado, cer tificati di abilitazioni e autorizzazioni lurono 708 nel 1910.
Le persone imputate di reati marittimi o co muni furono 1565.
Nel 1910 furono costruite nei cantieri nazionali 227 navi, della complessiva stazza lor a di tonnel late 28,392 e netta di tonnellate 12,939, per l’ ap prossimativo valore di L. 22,964,190, compreso quello degli attrezzi e delle macchine.
Per il servizio interno dei porti e per la pesca . furono, inoltre, costruiti n. 1.952 galleggianti, (piatte, pontoni, gozzi da carico, barche da riporto, da pesca, da traffico, rimorchiatori eco.), non muniti di atto di nazionalità, per un valore complessivo, in ap prossimazione, di L. 2.846,175.
Dal confronto col precedente anno l’isulta, per le costruzioni di navi, un aumento di 27 nel nu mero, una diminuzione di 6.183 tonnellate nella stazza lorda e di 7839 tonnellate in quella netta ed un aumento di L. 4,035,410 nel valore.
Nella costruzione dei galleggianti si verificò un aumento nel numero di 44. e nel valore di L . 462,826.
Nel 1910 lurono costruiti 9 piroscafi a scafo metallico ,e 2 in legno per tonnellate lorde 21.335 e nette 7.856, del valore complessivo, in approssi mazione, di L. 19,964,000; cinque barche a vapore delle quali 3 a scafo metallico e 2 in legno, per tonnellate lorde 15 e nette 6 del valore comples sivo, in approssimazione, di L. 36,000 ed infine, 22 motobarche in legno per tonnellate lorde 96 e nette 31. del valore approssimativo di L. 10,640.
Furono costruiti puro 22 rimorchiatori, dei quali 4 a scafo metallico, per tonnellate lorde 149 nette 17 e del valore approssimativo di L. 131,000, e 18 a scafo in legno per tonnellate lorde 485, nette 77 e del valore approssimativo di L. 837,500.
Si ha ancora che la situazione delle navi iscritte in matricola al 31 dicembre 19.10 tu la se guente :
Velieri N. 4.741 per tonn. nette 432.690
Piroscafi » 718 » » 674.497
Totale N. 5.459 per tonn. nette 1.107.187 La stazza lorda dei piroscafi sali a 1.121.683 tonnellate.
In confronto al precedente anno si ebbe per tanto, nei velieri un aumento di n. 18 ed una di minuzione di 7. 251 tonnellate nette e, nei piroscafi,
l’ aumento di 38 nel numero, con tonnellate nette 43.245 e lorde 77.459 in più.
Calcolando come tripla della potenzialità dei velieri quella dei piroscafi, se ne deduce che, nella | forza del naviglio ai commercio a vela ed a vapore, si è verificato, nel 1910, un aumento corrispondente | a tonnellate nette 122.484 di bastimenti a vela.
Circa le navi a vapore risulta dalla Relazione che nelle matricole dei compartimenti marittimi del Regno figurano inscritti, al 31 dicembre 1910, n. 718 piroscafi, aventi in complesso 1.121.683 ton- j neilate di stazza lorda, 674.497 tonnellate di stazza ! netta ed una potenza di macchina di 119.692 ca- ! valli nominali e 747.702 cavalli indicati. Di tali j piroscafi n. 169 sono in legno e 549 a scalo metallico.
In confronto alla situazione del precedente anno
j si rilevano gli aumenti di 38 piroscafi ; 77.459 ton nellate lorde e 43.245 nette; 9531 cavalli nominali ; e 73.381 cavalli indicati.
La Relazione porta anche notizie sulla pam- ! pagna di pesca per l’ anno 1910, e ci narra che ai 31 dicembre 1909 erano inscritti nei registri tenuti dalle Autorità Marittime 26.682 barche e battelli da pesca, della stazza complessiva di tonnellate 74.070 nette. Durante l’ anno 1910 gli aumenti su- \ pararono le diminuzioni nella misura di 740 barche ! e di 1.801,88 tonnellate; di modo che la situazione I al 31 dicembre 1910 era di 27.422 barche e battelli, | della stazza complessiva di tonnellate 75.872.
Ed eccoci agli stabilimenti metallurgici : Nell’ anno 1910, i cantieri per costruzioni navali in ferro, gli stabilimenti metallurgici e le officine . adatte per costruzioni o riparazioni marittime, lungo il litorale dello Stato, sommavano a 79, con un per sonale di 1324 impiegati amministrativi e tecnici, e di circa 29.418 operai.
Tali stabilimenti erano cosi distinti per regione: N. 38 in Liguria; » 5 in Toscana; » 3 nel Lazio; » 5 nella Campania; » 7 nelle Puglie; » 1 nelle Marche; » 4 nelle Romagne ; » 7 nel Veneto; » 3 nella Sardegna; » 6 in Sicilia;
I principali lavori eseguiti, durante il 1910, | dagli stabilimenti stessi per uso della navigazione. I e, cioè, le costruzioni e riparazioni di scafi, di mac- i chine, di caldaie marine, di apparecchi vari di bordo, i di fari, di boe, ecc., sono specificati nel seguente \ elenco.
Non vi è compreso lo stabilimento « Alti Forni | ed Acciaierie di Terni », che pure eseguì lavori ! per la Marina.
Circa il Pilotaggio, la Relazione narra che du- ! rante l’ anno 1910, nei 35 porti del Regno, in cui I si esplica un regolare servizio di pilotaggio, pre
autoriz-444 1 / ECONOMISTA 14 luglio 1912
zati a norma delle leggi marittime, valendosi di 52 imbarcazioni, delle quali 6 a vapore.
Furono pilotate in detto anno n. 9230 navi, di complessive tonnellate 13.797.000 di stazza, e cioè 665 velieri di tonnellate 117.525 e 8565 piro scafi di tonnellate 13.679.477.
La bandiera italiana vi è compresa per 585 ve lieri (di cui 240 nel solo porto di Fiumicino) di tonn. 96.270 e per 1585 piroscafi di tonn. 1.360.316. 11 totale delle mercedi di pilotaggio riscosse, nell’ anno, ascese a L. 1,048,045.57.
Tralasciamo per brevità di occuparci delle altre notizie di minore importanza delle quali neanche una è stata omessa dal relatore che ha scritto al riguardo un volume di circa 700 pagine corredato di ampi prospetti e quadri statistici.
BANCHE POPOLARIE COOPERATIVE
Banca popolare di Conegliano.
Riassumiamo la Relazione del Consiglio d’Àra minìstrazione di questa importante Banca popolare. Secondo la medesima l’ utile netto fu di lire 112,316.23, e cioè inferiore a quello del 1910 di sole L. 6054.02, ma quando si tien conto, oltre che alle cause sopraccennate, anche al maggior aggravio di spese e tasse sostenute nel 1911 in confronto del 1910 (inquantochè daL. 86,382.28 salirono a L. 99,147,89), la Relazione crede poter concludere che non era assolutamente possibile ottenere risultati migliori.
Il movimento generale che sintetizza il lavoro compiuto ammontò a L. 131.013,086.11. superiore di ben L. 8,148,411.04 a quello del 1910, mentre quello di cassa fu di L. 84,906.148.82, con un aumento di L. 862,727.63 sullo scorso esercizio.
Il capitale sociale , di L. 105,925.00 (azioni N. 4237) era posseduto al 31 dicembre 1911 da N. 680 Soci, contro N. 723, quali erano alla fine del precedente esercizio.
Il movimento durante l’esercizio fu il seguente: Soci entrati N. 32; Soci usciti N. 75; Azioni volturate N. 584 e cioè N. 413 per cessione volon taria e N. 171 per successione ereditaria.
Le diverse Riserve salivano al 31 Dicembre p. p. alla complessiva cifra di L. 421,547.81, pari a quattro volte circa il Capitale Sociale, e il loro aumento in confronto, all’ estremo del precedente esercizio in L 35,159.91 fu così determinato:
Per erogazione utili 1910 L. 50,253.27; per di videndo 1906 prescritto L. 935; per tasse di ammis sione e di trapasso L. 119.25 : in totale L. 51,307.54 meno L. 16,147.63 per minor prezzo attribuito ai nostri valori alla fine del 1911 risultando cosi un totale di L. 35,159.91.
Il Portafoglio da L. 5,684 775.87 è disceso a L. 5,429,458.23. E fu nostra cura ridurlo (come pure i Conti Correnti Garantiti) senza per altro creare difficoltà alla nostra clientela, per poter con cludere una assunzione di Obbligazioni ipotecarie, come Vi diremo piu sotto.
Durante il 1911 entrarono in portafoglio Nu mero 12,770 effetti per complessive L. 14,577,762.14, con una media di L. 1141.56 per effetto, mentre gli effètti entrati noi 1910 furono N. 12,505 per com plessive L. 14,705,740.87 con una media di L. 1175.98. Le cambiali iscritte ammontavano al 31 di cembre 1911 a L 1,546,819.30, in confronto a lire 1,583,388.50 quali erano nel 1910.
Durante l ’ esercizio vennero stipulati N. 17 contratti nuovi e ne vennero estinti N. 26, per mo- doche rimangono ancora N. 258 contratti.
Com’ era naturale, anche durante il 1911 fummo costretti ad approfittare del risconto e mentre al 31 dicembre 1910 la rimanenza riscontata era di L. 1,783,350.52, al 31 dicembre 1911 saliva a L. 2,142,314.71.
Durante 1’ esercizio furono riscontrate N. 3434 effètti per complessive lire 8,741,142.72 con una differenza in più rispetto al 1910 di L. 408,465.89.
Lo stok dei valori di proprietà della Banca risultava al 31 dicembre p. p. in L. 1,800,632.50, superando l’ estremo del 1910 di L. 840,153.35. Tale aumento è dovuto esclusivamente all’ assunzione di una partita di Obbligazioni ipotecarie del valore nominale di L. 500 ciascuna, emesse dalle Spett. Cartiere Nodari di Lugo di Vicenza e da noi rile v a i a condizioni vantaggiose.
E stata cura della Banca di ridurre sensibil mente anche l’ investimento, in conti correnti ga rantiti e difatti da L. 2,281,007.07, quali erano al 31 dicembre 1910, i Conti Correnti garantiti diminui rono al 31 dicembre p. p. a L. 2,082,499.05.
Durante 1’ esercizio furono aperti N. 19 conti nuovi e ne furono chiusi N. 14, restando aperte alla fine dell’ anno N. 82 partite.
Il loro movimento durante il 1911 è rappre sentato da N. 2385 operazioni per una somma di L. 7,738.217.26, mentre nel precedente esercizio eb- bimo N. 3243 operazioni per L. 6.985,139.85.
Detti conti sono garantiti o da effètti o da ti toli o da prime iscrizioni ipotecarie.
I depositi fiduciari, lasciati al 31 dicembre 1910 a L. 5,956,706.51, li troviamo alla corrispondente epoca 1911 a L. 6,020.008.77.
« E qui ei è sommamente gradito, dice la R e lazione, mettere in evidenza la costante e sicura fiducia accordata dai Clienti alla nostra Banca, poiché se vi fu un esercizio nel quale i depositi avrebbero dovuto diminuire, anziché aumentare, sarebbe stato precisamente quello testé decorso ».
II movimento delle operazioni è stato il se guente :
Depositi N. 4856 per L. 12,272.755.58 Rimborsi» 6111 » » 12,209,453.32 Totale N. 10967 per L. 24,482,208.90 I depositi a cauzione aumentarono durante l’ esercizio di L. 134,855.00 ed il loro totale alia fine dello stesso in L. 6,519,199.98.
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Camera di Commercio di Palermo. — Nella
seduta 4 giugno 1912 (Presidenza Graziano) dopo amplissima discussione sul n. 3 dell’ ordine del giorno recante la determinazione della Camera in seguito alla approvazione della legge sulle Conven zioni marittime, fu posto ai voti quest’ ordine del giorno:
« L a Camera, per non rendersi responsabile delle conseguenze cbe la città di Palermo verrà a subire dalle Convenzioni Marittime
Delibera
di dimettersi in massa, lasciando il Governo re sponsabile delle conseguenze dannose delle stesse Convenzioni ai legittimi interessi di una Città che ha nobili tradizioni marinare e commerciali ».
Il Presidente dichiara che votandosi l ’ ordine del giorno proposto non si gioverà a suo giudizio agli interessi locali: una simile determinazione sarebbe se mai più giustificata ed opportuna, e di maggiore efficacia, se ed allorquando si dovessero più tardi cogliere nuove delusioni nell’ ulteriore nostra opera prò interessi marittimi.
Posto ai voti per alzata e seduta, l’ ordine del ! giorno è approvato da tutti i presenti (numero ! diciotto) meno il Presidente che dichiara astenersi pur seguendo la volontà del consiglio se dovessero ! approvarsi le dimissioni, come ebbe a dire in prin cipio di seduta. Savona dichiara aver votato favo revolmente solo per solidarietà e per non nuocere 1 all’ efficacia di una votazione unanime. .
Mercato monetario e Rivista delle Borse
13 luglio 1912 I La settimana oggi chiusa non può dirsi che ; abbia segnato pei mercati un notevole progresso verso quella maggior facilità monetaria che si è abituati a considerare come inseparabile dall’ inizio I di un nuovo semestre: a Londra lo sconto libero da 2 3j4 è progredito a 2 15]16 per cento, e se esso | è declinato di 1[2 a 3 Ij4 a Berlino e di 1 j8 a 2 5{8 a Parigi si può dire che ciò dipenda più dal ritardo del capitale a riaffluire dai mercati verso i rispet tivi istituti centrali che non da un effettivo aumento dell’ offerta del denaro.
Invero a Londra il mercato ha ridotto il suo debito verso la Banca d’ Inghilterra, a giovedì scorso, di Ls. 411 4p5 milioni, ma ciò solo mercè la importanza dei pagamenti governativi, ascesi a 31[2 milioni, e una riduzione dei depositi privati presso l’ isti tuto, i quali risultano di 7 1(2 milioni minori di un anno fa. Giova notare, però, che il minor margine di cui dispone la piazza dipende in gran parte dal fatto che rimangono immobilizzate presso la Banca
a credito del Tesoro, Ls. 8 3[5 milioni in più che un anno fa. D’ altra parte a Bei-lino, per la maggior lentezza del ritorno dei capitali già versati al mer cato, la lieichsbank. pur avendo ridotto di M. 258 2[5 milioni gli impieghi, trovasi a possedere una cir colazione che eccede il limite legale di 55 milioni più che non un anno fa.
In sostanza le somme che colla scadenza degli interessi e dividendi semestrali vengono ad accre scere le disponibilità dei vari centri tardano ad esercitare i loro effetti normali sulla fìsonomia del mercato monetario e si limitano ad accrescere la massa fluttuante e, quindi, l’ offerta dei prestiti a breve. Parallelamente si nota una sosta nello svi luppo dell’ attività finanziaria, che la consueta ten denza della speculazione a ridurre i prosperi im pegni nel periodo estivo non vale da sola a spiegare. Egli è che il capitale è indotto al riserbo, da un lato, dagli elementi di indecisione che, con tutto l’apparente ottimismo, presenta la situazione poli tico internazionale; dall’altro dal fatto che, dopo i parziali eccessi al rialzo verificatisi negli ultimi tempi, si attende che i. prezzi dei valori divengano più allettanti o i nuovi affari di cui è prossima l’offerta, dieno modo a proficui impieghi. Belativa- mente al mercato dello sconto, il capitale mostra di ritenere che i bisogni relativi allo sviluppo del l’attività economica e quelli dipendenti dai raccolti non possano a meno di determinare, di qui a non molto, saggi più rimunerativi.
In ogni caso il ribasso notevole verificatosi nel l’ottava nei prezzi del rame e la intensa ripercus* sione da esso avuta sui valori cupriferi, ha creato un malessere assai sensibile, incoraggiando la li quidazione delle posizioni speculative, specialmente a Parigi. Ne è derivata ovunque una tendenza fiacca che dai valori della speculazione si è estesa a quelli d’ impiego e ai fondi di Stato, nonostante la resistenza di cui hanno dato prova le varie Borse.
È cosi che il bilancio settimanale dei prezzi, sebbene non troppo sfavorevole, lascia desiderare, e se, a cominciare dai cupriferi, la chiusura pei valori, è avvenuta intorno ai minimi segnati negli ultimi otto giorni, le Rendite di Stato terminano quasi tutte con la perdita di una frazione.