LE B A S I E C O N O M I C H E
w uQ u a r t a edizione r i v e d u t a e r i n n o v a t a
Il rit'fo «Iutninn i jn-v^ri « »1 dobitorr i lo •»•Itit» »• «1*1 rroditor».
Iti itili A, PiiHKrN, X X I I . T L'on ({«-ali' I ni perii «» l'I» Il ri» IKUSU*'
PAST». Infermo, V I I ! , «*.
1 0 0 8
M I L A N O T O R I N O R O M A
F R A T E L L I B O C C A K D I T O I t i
DVJKMÌUHO V*r strilks : OSAUO FIABIVI» - P»T««»o.
D'yurU'» per Xapolt e i*r>-*rin£M : SOCIA? A COUMKIU IAI.B 1.11111« RIA - NAPOLI ITA UÀ* BOY* COVPA»! • XKW YORK,
1 9 I H
A M I A S O R E L L A
PREFAZIONE A L L A III EDIZIONE
Il presenti- In rum. cu i tirile orinine il (/¡»conto imtiigurtilc ilo inr Irmilo urlio l'iiiverxità di Sima ori uomnbrr tiri IHHCi, fu pubblirato per hi /n inni rotta uri ISSIi. sotto il titolo meno coni /irciisiro ili Teoria economica della contituzioilfi polii ir», e dappoi, in edizione amplini ti e rol titolo rhr agni potiti, mine tradotto in francette fi SUSI, ledesti» (INOÒJ ed i in/lem /IK'HIJ. Singoiar for-tumi darrero per nn'o/terii srinilifirti ! h'ppure io sono ben tmigr diiiriiftribtiirr rosi lusinghimi accoglienza iti pregi ini ri usai tiri laroro, pregi assai tenni, in isprrir ore si abbia riguardo n/ln prilliti edizione, lo Iti attribuito rsrliisiriinirnle alta ¡temiti fra neh resa, rolla i/titile il prrsenlr libro denuncia le enormreze dello inorale r tirila pulii ira rollimi politure, contrapponendo allo falsificazione sistemai ictt delle cose, troppo coii.iaeta alta »orto-logia moderna, ht sincera affermazione della verità. Questo libro bri ri retato il segreto di Ili/ti : ha francamente affermalo rio rhr ninno ostira dire, che la cupidigia, il gretto e meschino egoismo, lo spirilo di chiesuola e di casta gommino le nostre sedici-liti democrazie: ha .tniascherate t/urlle deità politiche, rhr soglia tu derorare dei nomi più alt isoliti itti e pomposi, e. sol/eruttilo il reto rhr le ricopre, ha mostralo che Iti dorè ereticasi tforare la mistica /si. non ri ha che mi arido e spietato coccodrillo La rivelazione porre coraggiosa a taluni, ad altri insolente, a tutti interessante: e cosi (inerme che la fragile navicella, destinata unicamente ti scirolare sull'onde placide de riri toscani, poh compiere il giro del mondo e solcare, senza orarie troppo gran, gli oceani più perigliosi e remoti.
con-narrarmi così tosln come avrei desiderato. trovandomi impegnato in itilii nule battaglia sovra ramili meno frequentati e più scabri ilrl/n filosofia sortale 1 . Ma non appena ila i/nella porle il mio n'impilo renne, pel momento almeno, esilarilo, io mi accinsi con ferrare all' i ni presa da sì i/ran tempo vagheggiata ; ed il risultato de' /irnienti miei sforzi è i/nesta edizione corretta, riesaminata e voglio sperarlo per quanto mi concerne, definitila delle
mie vedale sulla teoria economica della costi! azione sociale. ¡.a imparzialità coscienziosa mi costringe a riconoscere che, anche nella presente sua forma, questo libro ribocco <liinper-fezioni e lacune, che In critica saprà facilmente additare. Xon ostanti i numerosi perfezionamenti che vi ho introdotti, debbo sinceramente ripetere, a proposito dì questa edizione, quanto ¡/in ebbi a dir della prima: Xon si Irati a che di una sommaria e fuggitiva rassegna de' principali aspetti ti un tema, che richie-derebbe più approfondite investii/azioni e //iii ragguardevoli svol-gimenti. E un primo assaggio, compililo sovra una di quelle
zone intermedie fra parecchi ordini di discipline, nelle quuli (san parole del chimico Friede/J rome al contatto di due ter-reni diversi si trovano soventi accumulate ricchezze eccezionali. Tuttavia mi sia convesso sperare che il mio libro varrà almeno a far presentire lutili In dovizia, che sta racchiusa in codesto territorio />er tanta parìe ines/doralo, ed a sollecitare più auto-revoli pensatori ad apportare a questi nobili studi quella com-petenza tecnica, quella nozione approfondita della filosofia, del diritto e della politicii, che un viandante intellettuale attraverso rampi a lui non famigliari è naturalmente ben lungi da! pos-sedere. Mi sia lecito sperare che a questo libro, nella sua forma odierna e più ambiziosa, non abbia a mancare Finteresse, che iha accompagnato nella precedente e più dimessa sua forma; e ehe dopo tanto pellet/ri niiffff io attravevso popoli ed idiomi stra-nieri, abbia alfine a riaccoglierlo con indulgenza materna la dolcissima patria.
1902.
ArmLi.K LORIA.
Ili Cl'r. La Coutiluiìunr eronomien editata. Torino. 1899. — Il en/tìlahitmo r la »cìeaza, Torino, 1901.
PREFAZIONE A L L A IN EDIZIONE
t,c circostanze, più possenti ilei lìieilitnti propositi, non per-misero che si imperasse il presagio ila tue arreni unito nella precedente prefazione. I.a terza edizione delle BUM non dorerà essere definitiva. Infatti la straordinaria e miracolosamente inal-terata benevolenza del publico verso questo libro tanto discusso e perseguitato fin Russia, a' tempi della maggior reazione, si vietò perfino alle biblioteche circolanti ili dame in lettura l'edi-zione francese/, facea si che se ne rendesse bentosto necessaria una nuova edizione: mentre gli studi e gli eventi toglievano che questa potesse ridursi ad una mera ristampa, turerò le in-dagini economiche ulteriori, ch'io ero renato compiendo e che esposi nella Sintesi economie«, non min più. rome le precedenti, contenute nella cerchia dei rapporti capitalisti, ma protende-va usi alle stesse forni- economiche non capitaliste, del pari, benché a diverso riguardo, degnissime della più scrupolosa atten-zione. tira, lenendo per tal guisa a dilatarsi la mia veduta deli assetto economico, doveva correlativamente ampliarsi anche la mia nozione delle istituzioni sociali; le quali non mi appa-rivano più (come in passato) esclusivamente connesse alla con-figurazione capitalista dei rapporti economici, ma bensì alla sostanza immanente di questi rapporti, indipendentemente dalla forma, differenziata od egualitaria, ch'essi potessero assumere
X P R K I A Z I O M A L I . » IV KIMXTOSIC
che per lo innanzi rumorosamente occuparono la »cena tirila storia, impedendo di scorgere il reto protagonista del dramma
campeggiti ornai solitario nell'arena il fattore economico ed afferma per la prima rolla in farcia alle genti tu propria so-r so-rumiti vittoso-riosa. E desso infatti, l'esoso fattoso-re economico. come direbbero i moralisti schifiltosi, che ornai compone r sposta le maggioranze, anima i dibattiti parlamentàri e l'opera legisla-trice, crea ed abbatte i ministeri, orienta la politica interna ed internazionale, mani pota infine l'intero assetto delle istituzioni giuridiche, politiche e sociali del nostro tempo. E la conduzione di un tal fatto è ornai profondamente penetrata nella coscienza Il II irrisale, senza che più valgano a scoterla i crucciali anatemi di pochi cattedranti impietrati nel pregiudizio secolare cri ni-parubili troppo alle maestose mummie dot menti fra i cibi fossili ed i simboli untedi.ladani, mentre il governo britannico va bruscamente ammodernando l'antica terra dei Faraoni. Orti codesto immenso rumalo di pensieri e di fatti, che sopraggi an-nera a documentare, ¡/lustrare, dilatare le dottrine dell'eco-nomismo storico, richiederà perentoriamente un nnoro studio ed una completa rielaborazione. E rosi accadde ch'io mi tro-rassi, contro ogni mia previsione e mia raglia, forzalo a ritor-nare anche una volta snlFopera tanto accarezzata in altri tempi : così gli eventi mi inchiodarono novellamente sul tavolo di Incoro, innanzi a lineile pagine ingiallite dagli anni, e mi costrinsero ad una trattazione ulteriore de! tema affascinante e inesausto. Italia coscienziosa fatica è liscila la presente edizione, rh'io soni' metto air attenzione degli studiosi : nella lusinga che la loro sim-patia. la liliale ha sorretto questo libro agli esordi, vorrà accom-pagnarlo nella nuora e più matura espressione, e rhe i figli di
coloro,
che arrisero, or fa un quarto di secolo, al giovane autore, non negheranno all'untore ornai giare d'anni il loro benerolo assenso. E questa la sola ricompensa ch'io ambisca, od a me la più carri ; e s'io la consegua, scenderò con animo sereno e quasi giocondo nei tenebrosi regni del mistero.I T S T D I C E
D n w t . . . ¡'<>'i- »
P u t r i l M » ALLA 111 E n n i o » « . '
l'wtCAIlloMK ALLA t v ICttlKtOXK • INTKODrX.il )NF.
Le IIHHÌ economiche del fenomeni »orlali.
§ 1. — La costituzione economica , . . . . . 1
§ 2. _ Inttui'iiie della costiti»!««' •^ottonile* mi fenomeni -•»eiaU • li V V UT E PRIMA
Lo basi eronomlche «Iella inorale.
Capitolo t. La inorali' nella anciaxioae 'li lami" spontanea /'"'/. . I L — La luoral'' nella »audizione -li lavoro coattiva •
• III Contrasti f i » le d n e o e fonile <lella morule 72
• IV. — I-e c r i « 'Iella i n o n l e . » 8 8 , V. — Ori tira dei sistemi <11 morale 10B
l'.VKTE SKO>Nl'\ Le basi reaiiomichr ilei diritto.
CAMioto I. — Ha»' economica 'Wle sanzioni giurididie P"'J- 1:17 • II. — Hate economie» delle trasfonnaitiom ifitlridiclie . • U"> • III. — Ita.-e economica delle «indole istituzioni irinridiehe :
1" Diritto ili famiglia » 1 5 8
2* Diritto di proprietà 1 I®"
» ' Diritto ereditari» » I T O 4 • Diritto regolante i rapporti fra proprietari • 17«
5* Diritto regolanti- i rapporti fra proprietari e n"ii
proprietari « U f i « » Diritto penale • l«H
7* Diritto internazionale » 2 0 1
I l i
J'Alì'I'E T E R Z A
Le basi economiche «lellu costituzione p o l i t i c a .
CM'ITOLO I. — Heddito economico e potere politico . li Bipartizioni' del reddito e del potere:
,,) Conflitti politici fra le specie c i gradi del reddito b) Conseguenze politiche
e) Conseguenze sociali
HI. — Esplicazioni del reddito e del potere: « ) Politica finanziaria . i>) Politica interna A Politica estera
, IV. — Rivoluzioni del reddito e del |Wtere .
, V. — Politica ed economia
CONCLUSIONE
La t e o r i a economica della costiinzione sociale.
S 1. _ Storia della teoria j 2. — Esame di alcune obbiezioni § 3. — La sociologia a ha*- economica
A p p e l l i l e . - Della precedenza delle entrate sulle spese pubbliche
Pag. 221 272 299 322 349 405 422 409 517 Pai/. 543 505 • 605 > 618 F . U K A T A - C O H R R T K
Pagina Linea Krrori Correzioni
121 uote, 3 ijuenot Cuenot
353 . 20 84 51
302 20 4 7 % 47°'oo
302 21 7 " o 7
43K 31-2 prodotti prodotti agrari
•li'. --.!•- ->!•- -"!•- >'.-. ih il-- ->i-- At He .il«. -'it JÌ-. Jk ->'••: --Jc Ale
INTRODUZIONE
Le basi economiche dei fenomeni sociali.
¡5 1. — L a costituzione economica.
Un lungo pellegrinaggio intellettuale attraverso i campi della sociologia mi ha convinto che le forme fin qui assunte dalla co-stituzione economica non son già il prodotto di cagioni congenite alla natura umana, ma di fattori intimamente connessi al grado storico di produttività ed occupazione del territorio. — I risultati delle mie ricerche in argomento possono riassumersi nei brevi tratti che seguono e ch'io trascrivo in questa Introduzione, perchè indispensabili ad intendere i fenomeni più avviluppati e di ben di-versa natura, che verranno esposti nel corso del presente volume.
Non appena l'umanità è uscita dalle condizioni primitive, in cui la terra è dotata di fertilità esuberante, il lavoro dell'uomo iso-lato, impiegato in connessione con un capitale tecnico unitario, dà un prodotto appena sufficiente alla sussistenza del lavoratore. Se dunque, in tali condizioni, vuole ottenersi un esubero qualsiasi sulla sussistenza, è d'uopo istituire una associazione di lavoro fra due o più produttori. E ben vero che il lavoratore isolato, il quale dal suo lavoro ottiene la sussistenza, non si induce spontanea-mente ad istituire la associazione del lavoro, la quale importa una restrizione più o meno sensibile della sua libertà. Ma appunto
perchè il lavoratore isolato ottiene appena la sussistenza, egli teo vasi posto in condizioni di debolezza, le qual, consentono di co-stringerlo alla associazione di lavoro; onde è p o s s a l e ed effett,-T S e forma la associazione di lavoro coattiva. E questa crea vamente si toima » s u s 9i8tenze del lavoratore,
per se medesima un eccedenza sulle suss.sien«,
ossia dà vita al reddito vero e proprio. . . , Ma il reddito, per tal guisa emanante dalla a s s o c i n o n e di 1.-v e r o c o a t t i 1.-v a può assumere a sua 1.-volta due forme fondarne«tal-m nte an - o n f s t e , secondo che e o fondarne«tal-meno libero a tutti , lavoratori mente anta on , in v e ro . finche la popolaz.one
^ ' a c a r s a e pertanto fl^oamente impossibile l'occupazione totale del territorio, l'accessibilità della terra al lavoratore e spontanea
q u a n t e che c ascun uomo giuridicamente libero pu occupare a
prò rio conto Vnmtò fondiaria, ossia la estensione d, erra colti-v a S dal suo lacolti-voro. Ma anche in condizioni di popolaz.one ad- d n ata può crearsi la libertà dell'accesso all'unita fondiaria, merce la istituzione del diritto alla terra, ossia assicurando a ciascun
produttore il diritto di stanziarsi a proprio conto sopra una un ta fondiaria, o almeno sul tratte di terreno eguale al r e -tale diviso pel numero dei produttori. Ora. finche 1 accesso a la
terra è libero ai lavoratori, questi non si acconciano ma. a
pro-d u r r e per conto altrui, ma producono esclusivamente a proprio c o l Dunque in tali c o n d i z i o n i essi non hanno a lasciare ad altri
una parie qualsiasi del prodotto, ma lo percepiscono nella sua in-tegrità ossia, in tali condizioni il reddito è percepito dalle persone stesse che percepiscono la sussistenza, od è reddito M u t o . E 1 associazione di lavoro coattiva si istituisce, in tali condizioni, o fra due o p S lavoratori-capitalisti, che lavorano collettivamente sopra due io Pib) unità fondiarie contigue, dividendo .1 prodotto in pari, eguali (associazione propria) o fra uno (o più) produttore, d. capi-r l e ed uno (o più) lavocapi-ratocapi-re semplice, che lavocapi-rano colletta a-mente suD unità fondiaria occupata dal primo e dividono ,1 prodotto in parti eguali (associazione mista).
E per verità le diverse forme, che ha assunto ,1 redd.to nd -stinto nelle fasi storiche successive, rispondono con mirabile esat-tezza all'una od all'altra di queste due configurazioni fondamentale Cosi l forma antichissima del reddito indistinto .l comunismo primitivo non è che una associazione propria coatt.va fra i
I.K UASl •OOSOMtOHE M I KKNOMENI SOCIALI 8 che si istituisco nel medio evo d'Europa o nelle colonie
ameri-cano nel secolo X V I I I , non è che una associazione mista coattiva
fra i produttori di capitale (i maestri) ed i lavoratori semplici (i
f/nrioni) dividenti in parti eguali o di poco diverse il prodotto;
infine la società cooperativa di produzione, quando eccezionalmente
può assumere la sua forma adeguata di mezzo alla società
capi-talista clic l'accerchia, non ò in sostanza che una associazione
propria più o meno coattiva, fra parecchi lavoratori proprietari
della terra e degli stromenti della produzione.
Ma al tutto opposta è la condiziono di cose, che si manifesta,
appena venga soppressa la lihertà di accesso alla terra da parto del lavoratore. In tali condizioni infatti quest'ultimo non ha piii
libera scelta fra il lavoro por proprio conto ed il lavoro pel pro-duttore di capitale od è costretto, per vivere, ad offrire l'opera sua al proprietario della ricchezza accumulata, il quale
natural-mente non s'induce ad impiegarlo produttivanatural-mente, se non a patto
di serbare per sè una parte del prodotto. Perciò a questo punto
il lavoratore non può più conservare per sè la totalità del
pro-dotto, ma è costretto ad appagarsi della sola sussistenza, lasciando il reddito al possessore dei mezzi produttivi. In altre parole, a questo punto, si forma necessariamente il reddito i/istinto, perce-pito da persona diversa ed estranea al lavoratore produttivo.
* r » .i . . U . » negando all'operaio »
* - - T T i t T S - t S . * lavoratore spicuo e superiore a. suo, m » f a s e, i n c u i la
stìtuita por sempre mercè la ^ , ' S
del suo valore ad un saggio s t o
s^^sssss
deste deleterie influenze e r i p r o d u c e s t i con sempre pi P
associazione di lavoro a questo punto d'iegua ossia p istituirsi la associazione libera d, l a ™ « P° mente consolidata mercè l'istituzione del d.ntto alla - * U
u
-
r
^
.
—
-
r
a
s
r
.
duzione naturale e necessaria aena „ ¡ „ „ o s a m e n t e rispon-„ Qiia terra conseguita con metodi rigorosamente y
1 accesso alla tei ra. tonstg induttività del territorio. denti al grado storico di occupazione e produttività
C2&SS.
S f t «
•SZSZXZVZ
l.H l l \ s l KCONOMICHK P E I F E N O M K N I S O C I A L I G
La t o n a libera spontanea (in condizioni di occupabilità parziale del territorio) o sistematica (in condizioni di occupabilità totalo del territorio) dà luogo alle tre formo successive del reddito in-distinto: collettivismo, corporazione e cooperazione. La soppres-sione della terra libera a sua volta si ottiene
occupabilità parziali.1
I «lolla terra trattabile L ila! lavoro puro in '
condizioni occupabilità totale «li «della torra trattabile /dal lavoro puro, o I della terra «li ogni
qualità mediante la appropriazione esclusiva dell'uomo «Iella terra persistente mediante la sopmvalutazione dell'uomo
, persistente meli mute I la connessione del
ri-[ scatto dell'uomo al ri- ' scatto della terra
trattabile dal lavoro puro, persistente me-diante la riduzione del salario al minimo
I totale, persistente
me-f diante la sopravaluta-i zsopravaluta-ione della terra.
dando luogo ad altrettante forme di reddito distinto. In ciascuna di queste è d'uopo mantenere in attività, a prezzo di sforzi o consi-derevoli spese, quel molinello a getto continuo da cui il reddito stesso rampolla: ma il molinello è diverso por ciascuna e differenti i mezzi ond'esso viene alimentato. Infatti le due prime forme si fon-dano sulla appropriazione dell'uomo, le due ultimo (che in sostanza riduconsi ad una sola forma evolvente) sulla appropriazione della terra. La prima e la quarta persistono mercè un processo di sopra-valutazione diretta, la seconda mercè un processo di sopravaluta-zione indiretta, la terza mercè un processo di devalutasopravaluta-zione di un elemento produttivo. Ciascuna forma è necessaria, quanto che si richiede ad associare forzatamente i lavoratori riluttanti all'asso-ciazione ; artificiale, quanto che si regge sopra un meccanismo, od un artificio; storica, quanto che tende alla propria negazione. Ma ciascuna delle tre prime forme, dissolvendosi, dà luogo ad una nuova forma di reddito distinto, laddove la dissoluzione dell'ultima dà luogo necessariamente alla formazione del reddito indistinto.
lavora-tore, esclude qualsiasi disparità di classi, elimina ogni usurpazione o privilegio. La seconda, invece, riparte il prodotto collettivo in due grandi frazioni, la retribuzione del lavoratore ed il reddito del non lavoratore, scindendo in correlazione l'umanità fra una mino-ranza di sfruttatori ed una massa sfruttata. E tuttavia nelle fasi economiche fin qui percorse, queste due forme di reddito, comunque sostanzialmente diverse, s'accomunano in ciò, che sono entrambe il prodotto di una associazione di lavoro coattiva. Ma la evolu-zione economica, procedendo nel suo cammino secolare, tende alla costituzione di una forma di reddito indistinto emanante dalla associazione libera di lavoro. Cosicché perseguendo l'evoluzione eco-nomica fino allo stadio estremo del suo fatale percorso, vediamo come essa consti di due grandi configurazioni essenziali; l'una fon-data sulla associazione coattiva di lavoro, che abbraccia tutte le forme più varie fiirqui realizzatesi di reddito indistinto e distinto, l'altra fondata sulla associazione libera di lavoro, a reddito uni-camente indistinto, che costituisce la forma-limite dell'economia (1), o quella verso cui tende necessariamente il cammino della storia. Essa non ebbe fin qui manifestazione concreta tranne in qualche fuggevole assaggio ed è oggi ancora nulla più che un'imagine in-distinta emergente all'estremo orizzonte dell'evoluzione. Ma se gli è vero che ogni fenomeno, o problema, dev'essere studiato al limite, è per se evidente che la nozione della forma economica suprema è necessaria ad intendere la natura dei rapporti economici pas-sati e contemporanei ed a ridurre alla prima sua causa il loro misterioso processo.
§ 2. I n f l u e n z e della costituzione e c o n o m i c a
sui f e n o m e n i sociali.
Ora la costituzione economica, della quale abbiamo per tal guisa riassunti i lineamenti essenziali, esercita poderose influenze su tutte le manifestazioni della vita umana e su quelle in apparenza
piti remoto dai rapporti dell'economia. Già il linguaggio stesso trae origine da un fattore essenzialmente economico, o dalle strida che normalmente accompagnano i lavori primitivi esegniti in co-mune: e viene specificandosi e differenziandosi per effetto della specificazione e differenziazione dolio stromonto produttore. La stessa distinzione dei generi femminino e mascolino trarrebbe origine dalla diversità degli oggetti, che gli individui dei due sessi, nelle età primitive, maneggiano nell'opera quotidiana, per la divisione del lavoro così rigidamente stabilita fra gli uni e gli altri.
L'ori-gine stessa della musica è da cercarsi, secondo la dimostrazione
del Bflcher, nel ritmo del lavoro ed i primi strumenti musicali sono gli strumenti stessi della produzione. E Mach ha ampiamente
chia-rito che la scienza e l'arte sorgono quali prodotti accessori del
la-voro economico dell'uomo, o che la conoscenza deriva dalla tecnica.
— Ma anche se dai fenomeni più propriamente tecnici, quali sono
quelli qui annoverati, ci rivolgiamo a quelli strettamente econo-mici, possiamo apprezzare tutta la poderosa influenza, che essi esercitano sugli aspetti più vari della convivenza umana. — Così,
limitandoci a considerare l'uomo vivente in seno ad una società
a reddito distinto, troviamo che il fattore economico Io afferra
fin dalla nascita, dacché il coefficiente di natalità è rigorosamente determinato da quello. Esso è, infatti, severamente limitato nelle classi capitaliste, di quanto invece si fa vibrato ed intenso fra le classi povere e lavoratrici ; e fra queste è tanto più elevato, quanto è più degradata e più misera la loro condizione economica, mentre viene sensibilmente attenuandosi coll'elevarsi della mercede. Al
pari della nascita, è possentemente influito dai rapporti
capita-listi lo sviluppo tìsico dell'uomo. Anzitutto le condizioni econo-miche hanno una immediata influenza sulla misura della
alimen-tazione. Finche la disparità dei redditi individuali non è molto sensibile, la legge stessa impone alle classi soggette una
alimen-tazione inferiore, come avviene nell'India, ove alle caste più vili
è vietato l'uso di parecchi cibi. Ma la differenziazione progressiva
degli averi rende superfluo ogni divieto legislativo, e confina per
se stessa le classi più misere ad una alimentazione più degra-data. La quale, associata alle altre cause di deteriorazione, che la
miseria trae seco, esercita una influenza immediata sulla struttura
povera che nella ricca (1); perciò fra le donne povere di Berlino fa menopausa si produce assai prima che fra le agiate; perciò le figlie dei miliardari americani hanno una statura eguale od anche superiore a quella dei maschi; perciò il peso, la rapidità della crescenza sono notevolmente inferiori fra i poveri che Ira i ricchi, perciò le malattie, o la loro grande maggioranza, fanno partico-lare strazio dei primi e gli stessi morbi, in apparenza p.u indi-pendenti dalle condizioni economiche del paziente, appaiono, ad una attenta disamina, il necessario prodotto di quelle (2)
E come sulla condizione risica, così l'assetto capitalista potente-mente influisce sulla condizione mentale e morale dell uomo. Già si è notato che le classi ricche hanno uno sviluppo ed un peso de cervello superiore a quello delle classi popolari; ma non basta. Il possesso delle nozioni più rudimentali del sapere presuppone già il possesso di una-qualsivoglia quantità di ricchezza mentre 1 as-senza di questa condanna l'uomo all'analfabetismo ed a l assoluta ignoranza. Imperocché dove la massa della p o p o l a z i o n e trovasi
ri-dotta alla miseria più squallida, ivi i genitori si veggono costi etti ad allontanare i proprii figli dalla scuola per gittarli anzi tempo nel baratro dell'industria; onde in tali condizioni di cose per quanto si vadano escogitando e praticando leggi a tutela dell i s t e -zione popolare, questa rimane pur sempre mevitabilmente dese.ta di discepoli. E quand'anche si ottenga la materiale frequenza de. fanciulli poveri alle s c u o l e , non perciò si ottiene eh-essi ne
r.tiag-gano un verace profitto, giacche la stessa inanizione, freno, ne oblitera spaventosamente le facoltà mentali (3)
Ma anche astrazion fatta da quei p a n a d e l l o spinto a cui
l'estrema indigenza toglie di procacciarsi i rudimenti primi del
sa-(1) QUATEKFAGES, L'espi ce humaine, Paris, 1877, 307
(2) S» tal proposito si veggano, oltre a. n ^ ^ n l ^ Paghan
rina e del Nieefnro, i fatti importanti raccolt, ^ d o v r e b b e
Genova, 1894. 13 e seg. " In molti cast in c u P ^ J ^ , ^ parlarsi piuttosto di P - s o ta^i ^ o ^ Z « , 18.1. II. 5«0.
ffi r ^ T U degli opera,
specie di quelli che sono privi pre-oche del necessari
pere, ò facilo scorgere che la prestanza mentale è solo consentita a coloro, i quali fruiscono ili una condizione economica relativa-mente vantaggiata. I Cinesi, i quali ripongono la sede
dell'intel-ligenza nel ventre ed apprezzano gli uomini in ragione della loro pinguedine, non fanno che riconoscere in una forma grossolana
e grottesca questa verità fondamentale, che la dotta ignoranza
dell'occidente persiste a contostare. Ed invero, pur senza giungere
aliatesi di Helvetius e di Adamo Smith, riproposta oggi dal Biìcher,
secondo cui la differenza degli ingegni sarebbe esclusivamente il
risultato della differenza degli averi (1), è indubbio che un certo
grado di ricchezza è necessario accliè l'ingegno possa dare
note-voli frutti e che perciò la classe intellettuale esce tutta dal
grembo della classe ricca ed agiata. Già dicea Giovenale (2) : Haud facile emergunt quorum virtutibus obstat Re» angusta domi ;
Lamanon scriveva in fronte ad un suo volume: Questo libro
sa-rebbe migliore s'io fossi più ricco; poiché nel regime della
pro-prietà la scienza di un uomo è proporzionata ai suoi redditi. Lo
stesso Goethe confessava ad Eckermann: ogni mio boti mot mi
costa una borsa piena d'oro (3). Meyerbeer può condurre a ter-mine i melodrammi che lo fanno immortale, sol perchè ha a propria
disposizione una mirabile e ricchissima orchestra. Meissonier. a più fedelmente ritrarre nei suoi quadri la catastrofe della grande armata, acquista nella Russia dei latifondi, che fa percorrere da pesanti carri nei giorni di neve. Darwin, per ¡scoprire l'origine delle specie, deve consacrare cinque anni della sua vita a compiere il giro del mondo. Galileo, Cassini, Viviani, Poli, Riarsigli,
Mor-gagni, Poleni. Volta, tutti gli insigni scienziati, che rendon celebre il nome italiano, escono da famiglie facoltose; come da famiglie ricchissime escono gli Olandesi piii rinomati. Candolle calcola che
li SMITH, H'ealth of Nation», Standard ed., 28; HELTETXCS, De Vesprit, Londres, 1784, 11. 299 seg.; BÜCHER. Die Entstehung der Volkswirtschaft, TU- bingen, 1895, 150 seg.
(2) Satira terza.
di 100 scienziati non francesi il 93 0 „ esce da famiglie nobili o
ricche, solo il 7 °/0 da famiglie povere; e che fra le stesse classi
ricche sono sopratntto quelle fornite di proprietà mobile, che danno il maggior contingente al movimento intellettuale. Onde egli con-clude che il vero e fondamentale fattore della grandezza mentale dell'uomo non è l'eredità del genio, ma l'eredità del capitale (1). Come l'alimentazione, come la struttura fìsica e mentale, così è un prodotto della stato economico l'abbigliamento, il quale riflette pittorescamente in sè stesso la diversità di fortuna e di grado delle differenti classi sociali. Ne' tempi in cui la disparità dei red-diti non è ancora molto vibrata, ed il costo dei vestimenti è tut-tora esiguo, la disparità dell' abbigliamento è stabilita per legge dallo Stato, o dalla classe proprietaria che vi signoreggia. Così nell'antica Roma, ove gli schiavi non vengono costretti a portare un abbigliamento speciale, per tema che ciò permetta loro di con-tarsi e di avvertire la propria superiorità numerica sui padroni, quelli tuttavia si distinguono esteriormente dai liberi per le orecchie forate. Fra i Germani il servo ha la chioma tosata e la veste breve e succinta ed ai diversi gradi dei servi corrispondono vesti di dif-ferente lunghezza. Nell'età di mezzo il signore impone al proprio servo una veste del proprio colore e col proprio stemma, che di-cesi appunto livrea perchè regalata, livrèe, dal proprietario (2); e
(lì DE CANDOLLE, Histoire dea scienres et des sarants, Genève, 1873, 82, 89, 211, 233; ODIN, Genèse des grands hommes, Paris. 1905, I, 529 seg. — La coin-cidenza normale dell'ingegno colla ricchezza viene da sociologi ottimisti, quali ì'Ammon, il Mallock, lo Schmoller. sfruttata a dimostrare che il reddito dei capitalisti non è che la rimunerazione legittima delle loro qualità superiori. H questa però, manco a dirlo, una bizzarra inversione dei fenomeni. Ben lungi infatti che il reddito capitalista sia un prodotto ed un compenso dell'ingegno, è l'ingegno, o la possibilità di esplicarlo, che è un prodotto del reddito capi-talista; il quale per tal guisa, oltre alle soddisfazioni materiali che immedia-tamente accorda ai suoi possessori, largisce loro soddisfazioni morali e com-pensi materiali lautissimi, mercè le produzioni mentali, di cui forma l'essenziale premessa ed il necessario substrato.
tutto ciò, secondo afferma l'ordinamento di Corte del principato di Brunswick del 1589 " por nostro onoro e perchè quegli sia ri-conosciuto dagli altri quale nostro servo .. Frattanto, mercè le
leggi suntuarie, si vietano alle classi inferiori talune foggie di abbigliamento piìi ricercate e costoso, che per tal modo diven-gono privilegio delle classi superiori. Nel 1561 Emanuele Filiberto vieta ai servi della gleba le vesti di seta od a colori. Ma sovento si fa di più; si accorda direttamente alle classi superiori il
privi-legio di certe formo di vestiario. Cosi, per es., in Germania, i so-nagli, che a partire dal secolo X V I divengono l'ornamento dei
buffoni di corte, sono, avanti quest'epoca, il distintivo dei signori
ecclesiastici e secolari; onde, ad es.,.si legge del margravio
Fede-rico di Meissen. che nel 1417 entra in Kostnitz con numerose
schiere di nobili armis pulcherrimis, maquis balthris argenteis eum campanelli! (1). Così la diversità delle classi sociali viene a
riflet-tersi in una forma nitida ed evidente nella diversa foggia del
vestire ad esse consueta od imposta.
La società borghese, che ha infrante le vecchie strettoie
giuri-diche e proclamata l'eguaglianza formale di tutti gli uomini, non
può evidentemente mantener vigore alle antiche e gotiche sanzioni
giuridiche circa l'abbigliamento delle diverse classi. Ma. nonostante
il silenzio della legge, l'antica disparità dell'abbigliamento dei
di-versi ceti permane, in più casi, per l'azione spontanea dell'elevato prezzo delle vesti signorili e della povertà delle classi lavoratrici e si perpetua, aggravandosi, la più odiosa e nefanda fra le isti-tuzioni. che a quella disparità si connettono, la livrea. Nei paesi
nuovi, ove la classe popolare è più possentemente organizzata, e meglio consapevole della dignità umana, un tale obbrobrio è igno-rato. ed è ignoto, ad es., del tutto nelle colonie d ' A u s t r a l i a ;
mentre agii Stati Uniti è difficilissimo agli stessi ambasciatori di
ottenere che i loro servi indossino la livrea (2). Ma nell'Europa, nonostanti i vantati trionfi della democrazia e del progresso, la classe ricca persiste ad imporre ai proprii domestici un partico-lare abbigliamento, il quale sia attestazione pubblica e marchio esteriore della loro servitù. Che anzi essa fa di peggio. Poiché le
moderne foggie del vestire presentano un carattere di uniformità, che ronde soventi assai malagevole di creare un divario molto spiccato ed evidente fra l'abbigliamento del domestico e quello del padrone, la classe capitalista non ha ritegno di portare la mano sacrilega sul volto stesso della creatura umana. Perciò, a quel modo che arriccia e rade i suoi cani e le sue capre, così essa im-pone ai suoi camerieri di radere i baffi, ai suoi cuochi e cocchieri di radere i baffi e la barba; ossia deforma e singolarizza i proprii domestici, impone loro una fisonomia contraffatta e grottesca, la quale proclami in faccia al mondo e renda quasi palpabile la sog-gezione loro e l'opulenza del loro signore.
Che se dalle facoltà fisiche o mentali, e dall'abbigliamento este-riore ci volgiamo a considerare il modo di vita e di condotta, non tardiamo a convincerci come le più svariate esplicazioni di questo siano tutte poderosamente plasmate dall'azione dell'economia. Così, p. es., qnal fatto in apparenza meno dominato dai rapporti econo-mici, che il matrimonio, questa associazione sublime di due anime appassionate, di cui tanto ragionano i moralisti? Eppure noi lo vediamo oscillare docilmente sotto l'influsso dei fattori economici. Per lungo tempo la cifra dei matrimoni varia ritmicamente col prezzo dei grani, cresce quando questo si abbassa, declina quando esso si eleva, appunto perchè il basso prezzo dei viveri, rendendo più facile il mantenimento della famiglia, funziona come naturale incentivo, che seduce i più disagiati alle nozze. Oggi però, dopo che nei paesi inciviliti imperversa il fenomeno dapprima inaudito della depressione industriale, il basso prezzo dei grani non è sempre un incentivo ai connubi, poiché spesse volte accompagnasi ad un ina-sprimento della depressione industriale, che toglie impiego alle masse lavoratrici. Che giova infatti all'operaio che i viveri siano a basso prezzo, se egli non ha di che pagarli? Oggi pertanto la cifra dei matrimoni, anziché oscillare in ragione inversa del prezzo dei grani, oscilla in ragione inversa della intensità della depres-sione, cioè del numero dei disoccupati e in ragion diretta della cifra del commercio internazionale, dei prezzi dei prodotti di espor-tazione, ecc. (1). A rimaner sempre nel campo del matrimonio,
anche lo separazioni fra coniugi, i divorzi, gli adulteri, oggidì sì frequenti, sono per gran parte il risultato del fattore economico. Così fra i ricchi i divorzi son rari, mentre essi si fanno numerosi fra lo famiglie in dissesto, in cui le consorti escono più sovente dalla retta via; e presso un tribunale prussiano, sopra 255 do-mande di divorzio presentate nel 1X!I7, il 74 °,0 aveva per motivo
la povertà (1).
E chi ponga monte a quel fatto doloroso, il quale forma la
con-troparte del matrimonio, o ne è il fenomeno complementare, la
prostituzione, s'avvede d'un tratto come essa pure sia il risultato
di cagioni essenzialmente capitaliste. Infatti, considerando la
pro-stituzione ai suoi due poli, della domanda e della offerta, si scorge che la domanda è rappresentata da uomini, cui le condizioni di
fortuna pongono nella impossibilità di mantenere una famiglia in
quella agiatezza a cui sono assuefatti, mentre l'offerta è
rappre-sentata da donne, cui la povertà rende impossibile di provvedere
altrimenti ai bisogni dell'esistenza. E che fra le donne povere la
prostituzione faccia spaventevole strage, è cosa a tutti ben nota.
In Inghilterra sono innumerevoli le contadine che si perdono in
quelle orgie brutali, le quali accompagnano il sistema delle bande
agricole. Ancora fino a pochi anni or sono, in parecchie città della
Francia, le operaie praticano il costume nefando del cosidetto quinto •jmirto dello giornata ; ossia, al termine della loro giornata di lavoro,
scendono nelle vie per ottenere, dalla vendita delle proprie grazie, una integrazione infame della insufficiente mercede. In Germania
la cifra della prostituzione s'accresce negli anni di crisi e declina
negli anni di prosperità; e dovunque la frequenza della
prostitu-zione è in ragione inversa del saggio dei salari, tanto che in
Ame-rica, ove le mercedi son più elevate, essa non si recluta più che
ma fa in parte il risultato (lei cresciuto ritegno morale (// materialismo storico e lo Stato, Palermo, 1897, 17). Di certo. Ma questo cresciuto ritegno dì che fu, a sua tolta, il prodotto, se non della elevatezza relativa delle mercedi vigenti nel Regno Unito? Cib è tanto vero, che lo stesso autore "e costretto a ricono-scere che in Italia la depressione industriale ha sortito l'effetto diametralmente opposto, od ha stimolata la procreazione libiti.. 19), per ciò appunto che manca in Italia quel poderoso coibente della procreazione nei periodi diffìcili, che è l'elevatezza normale del salario.
f r a la m i s e r a b i l e p o p o l a z i o n e i m m i g r a t a . E non p a r l i a m o poi di quel v a s t o confluente della prostituzione, che f o r n i s c e il p r o l e t a r i a t o della s c e n a : di q u e l l e m i s e r e a t t r i c i , le quali, m e n t r e percepiscono una r e t r i b u z i o n e annua di poche c e n t i n a i a di lire, si i m p e g n a n o a s f o g g i a r e a n n u a l m e n t e sul palcoscenico un d a t o n u m e r o d'abiti di g r a n p r e z z o . In codesti casi, è e v i d e n t e , sono le condizioni stesse del c o n t r a t t o di l a v o r o , che s p i n g o n o le donne in preda alla per-dizione.
Infine il f e m m i n i s m o stesso non e che il r i s u l t a t o di una c a g i o n e e s s e n z i a l m e n t e e c o n o m i c a , o della m i g l i o r a t a condizione e c o n o m i c a della donna, che, a t t e n u a n d o n e la m o r t a l i t à , c r e a una eccedenza n u m e r i c a di f e m m i n e r i s p e t t o ai maschi, od una classe di disoc-c u p a t e sessuali, irruenti a l l a v i t a spirituale e politidisoc-ca.
N è l ' a l t r e m a n i f e s t a z i o n i della v i t a umana si r i v e l a n o m e n o pos-s e n t e m e n t e d o m i n a t e jdai r a p p o r t i c a p i t a l i pos-s t i . Copos-sì, a t a c e r e della e m i g r a z i o n e , la cui d i p e n d e n z a dal f a t t o r e e c o n o m i c o è p e r se stessa e v i d e n t e ( l ) , e del d e l i t t o , di cui sarà discorso più innanzi,
(1) Il fatto, oppostoci dal Ferraris (i. c„ 22), che l'emigrazione si avveri con pari potenza nei paesi in cui son più diverse le condizioni degli operai e l'in-tera costituzione economica, non ha per noj grande importanza. Infatti, non vi ha dubbio che l'emigrazione per sé stessa sia fenomeno generico, il quale può rivestire i più diversi caratteri ed essere, al pari delle spermatorree. delle emorragie, ecc., il prodotto di pletora come di anemia, di un organismo esu-berante, ovvero rachitico. Ma non e men vero però che l'emigrazione e sempre il prodotto della costituzione economica, e che la diversità di questa, se non sulla quantità dell'emigrazione, influisce decisamente sulla sua composizione e sul suo indirizzo. Imperocché i paesi ad inibizione territoriale spontanea presentano una emigrazione di operai ai paesi ove l'inibizione territoriale è automatica, mentre questi presentano una emigrazione di disoccupali, che si dirige verso i paesi nuovi. — I paesi, ove i salari sono elevati, hanno una emigrazione di operai scelti, i quali conquistano nel paese d'arrivo le posi-zioni più eccelse e vi ottengono le maggiori mercedi; mentre i paesi a salari bassi hanno un'emigrazione di operai inferiori, i quali debbono appagarsi nel paese d'arrivo di miseri salari, ecc., ecc. D'altra parte, coli'atiermare che la emigrazione e il prodotto dei fattore economico, noi non intendemmo mai (come pensa l'A.) asserire che essa sia il prodotto della miseria; mentre all'opposto noi più volte avvertimmo che l'emigrazione, presupponendo nell'emigrante il possesso di un peculio purchessia, non può prodursi ove la condizione delle masse lavoratrici e assolutamente miserabile (V. Analisi, I, 625 seg. ; Costi
l'alcoolismo non è elio il risultato fatale del lavoro esauriente o mal pagato, il quale sollocita l'operaio a cercare nelle bevande inebbrianti un oblio della propria sorte ed un illusorio ristauro
delle forzo affralite (1). E ben lo compresero gli spacciatori di acquavite in Australia, i quali oppugnarono con tanta violenza la
riduzione della giornata di lavoro ad 8 ore, prevedendo ebe una
tale riforma, coll'elevare il costume dell'operaio, col ritemprarne
le forze, l'avrebbe strappato all'abbrutimento ed al vizio. Perciò
non è meraviglia se nella Germania, ad es., si nota che l'alcoo-lismo è maggiormente diffuso fra gli operai peggio pagati, e se nei paesi in cui la condizione dogli operai è più disgraziata, esso infierisce più acerbo.
Il suicidio è pure per gran parte il prodotto di cagioni econo-miche. Perciò nei paesi nuovi, ove le condizioni economiche delle
masse son per lo meno discrete, nell'Australia, ad es., esso è
fe-nomeno raro, nò s'accresce sensibilmente; mentre nei paesi
d'Eu-ropa, nei quali, secondo l'espressione di Gladstone, la vita è pei '•'. io della popolazione una lotta per l'esistenza, il suicidio miete
innu-merevoli vittime e si accresce ognor più (2).
Infine, come sulla nascita, sullo sviluppo fisico e morale, sulle manifestazioni normali ed anormali della vita, i rapporti
capita-listi influiscono irresistibilmente sulla durata stessa di questa, sulla frequenza ed intensità della morte. La durata della vita di un uomo è essenzialmente il prodotto delle sue condizioni di ric-chezza e di povertà. Infatti, mentre il ricco ha una vita media di 55 a 5t> anni, il povero nou ha che una vita media di 28 anni.
A Parigi, nel quartiere milionario dei Campi Elisi, la mortalità è del 10 0 00, mentre nel quartiere povero di Montparnasse è di 40 0 „„.
La stessa attenuazione della mortalità complessiva, che si avvera negli ultimi tempi, torna a beneficio esclusivo degli abitanti della campagna, e, nei centri urbani, delle prime classi di età: ma le classi più adulte trovansi condannate all'antica cifra, od anzi ad una maggiore, dalle deleterie influenze dell'industria capitalista (;l).
ì Cfr la relazione americana The economìe najiect of liquor probtem. 1898, 69 e seg.
(2) Cfr. DuHKBkiM, Le suicide. Paris, 1897. 285 seg.
II che vuol dire che la miseria falcidia alle classi più numerose della popolazione un frammento della loro vita, o che la cifra della mortalità è il risultato di cagioni economiche.
Ma più ancora che la mortalità complessiva, è prodotto del fat-tore economico la mortalità giovanile. Fu lungo tempo ritornello prediletto degli statistici, che la mortalità più severa, onde sono colpite le classi inferiori di età, è fenomeno naturale, frutto della minor resistenza che oppone alle malattie l'organismo più fragile ilei fanciulli. Ora a smentire codesta tesi basterebbe l'esperienza compiuta negli istituti, ove l'infanzia è precinta di più vigili cure, ed ove si è vittoriosamente ridotta la mortalità infantile alla stregua di quella delle età meno colpite, od anche ad una cifra evanescente (1). Ma una disamina accurata dimostra poi che là dove le condizioni economiche sono soddisfacenti, ivi i bambini non soggiacciono ad una_morta!ità superiore, o che il paradosso fisio-logico della maggior mortalità degli infanti s'avvera esclusiva-mente fra i proletari. Così nelle famiglie aristocratiche della Ger-mania la mortalità dei fanciulli sotto i 5 anni è di 5,7 0 0, mentre
nella popolazione povera di Berlino è di 34,5 °/0 ed è generalmente
più elevata ove è maggiore lo sviluppo industriale. A Bruxelles la mortalità dei fanciulli sotto i 5 anni è del 6 ° '0 nelle famiglie
dei capitalisti, del 54 0 0 in quelle degli operai e domestici. Ed
anche più grave è lo stacco, che avvertesi nell'Inghilterra, ove il fattore economico della mortalità infantile è più esacerbato e vio-lento; dacché il costume, ivi invalso, di assicurarsi una somma sulla vita dei proprii figli, sotto il pretesto di provvedere, in caso di morte, alle spese dei loro funerali, induce sovente i genitori ad abbreviare la vita dei proprii bimbi, affine di lucrare il premio d'assicurazione (2). Tanto che, ad attenuare consimili pericoli, il
Children's Art del 1908 vieta a coloro che tengono bimbi (e che
(1) Il Sindaco di Viliies le Due, che è medico, è riuscito a ridurre a zero la mortalità dei bambini nel primo anno di vita, concedendo a tutte le donne povere incinte l'assistenza del comune e sussidi dopo il parto.
non no siano parenti o tutori) di assicurare la vita dei bambini
stessi. Frattanto in Calabria, l'emigrazione, deprezzando le
fem-mine, collo scemarne la ricerca nuziale, rehde le famiglie meno
vigilanti verso le bimbe, di cui perciò esalta la mortalità — e
do-vunque l'emigrazione dei maschi, promovendo l'impiego delle donne
nell'industria, e adibendo alla produzione le gestanti, ingrossa il
numero dei nati-morti.
Cosi dunque, al fondo dei pia svariati fenomeni sociali si ascondo,
come cagione essenziale, il fattore economico (1). Ma se ora dallo
studio dei fenomeni sociali ascendiamo all'indagine delle
istitu-zioni sociali, vediamo apparire anche piii spiccatamente l'azione di quel fondamentale fattore e troviamo che l'intero organismo so-ciale ripeto la propria esistenza ed assetto da quella associazione coattiva di lavoro, che è il substrato immutabile dell'assetto eco-nomico. Se invero l'associazione di lavoro si istituisse
spontanea-mente fra i produttori, sarebbe escluso qualsiasi motivo o possi-bilità alle loro usurpazioni o sopraffazioni reciproche. Perchè, se l'associazione è libera ed a ciascuno è consentito di uscirne, ò
nel-l'interesse di ciascun socio di non offendere i proprii cooperatori, anzi di vantaggiarli, affine di evitare ch'essi si stacchino dall'as-sociazione, mutilando la produttività del lavoro e sopprimendo la base stessa del reddito. Perciò in tali condizioni si stabilisce
spon-( l ) * La moneta regola oggi non soltanto tutti i rapporti economici, ma la vita media, la salute e la morte .. D' CBATELLAHAT, Militärtaiiglichkeit un/I
Yolksernährung, nella * Zeitschr. für schweizerische Statistik ,. 1880. E lo stesso C. F. Ferraris, divenuto più tardi avversario fiorissimo del materialismo storico, cosi scriveva iu altri tempi: * A base della vita sociale stanno gli interessi economici, da cui poi traggono alimento, vita e consistenza gli interessi fisici e intellettuali , (Saggi, Torino, 1880. 88). " Ma. esclama egli ora trionfalmente, le funzioni vitali, matrimoni, nascite, morti, locomozione, sentono l'influenza del fattore economico come un elemento modificatore, non come l'intima ra-gione del loro manifestarsi . tMaterialismo storico, 16). Sicuro! L'uomo non nasce, 0 si sposa, o prolifica, o muore per motivi economici, ed ha torto chi, come lo Starke, s'impunta a sostenere il contrario. — Ma se il fattore eco-nomico non crea per si stesso i fenomeni di cui è parola, esso però influisce con assoluto potere sul loro modo di essere e sulla loro quantità; poiché la frequenza e le manifestazioni concrete di quei fenomeni sono rigorosamente determinate dalle influenze economiche sottostanti. Questo è tutto quanto la nostra tesi asserisce; richiedere da essa di più è pretendere l'assurdo.
ed-taneamente una condotta di mutua acquiescenza e di alleanza re-ciproca. Ma quando invece l'associazione di lavoro è coattiva, cessa ogni pericolo che le incursioni ed usurpazioni di un conso-ciato a danno di un altro, o del coercente a danno del coercito, o viceversa, abbiano a provocare la secessione di alcuni consociati; e perciò è tolta qualsiasi ragione di ritegno spontaneo alla male-volenza od invadenza dei produttori consociati. Che se gli è vero che le usurpazioni, ove sian protese oltre certi confini, riescono probabilmente nocevoli ai loro medesimi agenti, è pur vero che la stessa complicanza dei rapporti derivanti dalla associazione di la-voro coattiva, vieta a quelli di scorgere tutta la portata di totali azioni, o di intuirne i risultati svantaggiosi, e con ciò esclude che essi siano spontaneamente repugnanti a compirle. Impossibile dunque cho gli individui forzosamente associati siano contenuti nell'orbita delle azioni innocue, che si assicuri quel mutuo ri-spetto, che è la condizione necessaria alla permanenza od alla esplicazione proficua del lavoro associato, se non ricorrendo ad una serie di metodi coercitivi, od imponendo quella condotta colla minaccia di sanzioni morali o materiali. In altre parole, la coa-zione tecnica della associacoa-zione di lavoro genera per forza propria la necessità di organizzare coattivamente una serie di istituzioni
connettive non economiche, le quali scongiurino le reazioni
reci-proche degli individui forzosamente associati, o dei loro coercenti, del pari, benché per diverso modo, minacciose alla persistenza della cooperazione produttiva e dell'intera compagine sociale (1). Siffatte istituzioni, o di esse le più ragguardevoli, sono la morale, il diritto e la costituzione politica; le quali pertanto, nella loro forma coattiva, sono un prodotto della associazione coattiva di lavoro, o
(1) Il BAR I « [Die Philosophie der Geschichte als Soziologie, Leipzig, 1896, 337) obbietta che queste istituzioni, le quali, secondo noi, avrebbero per iscopo di
vincolare gli sfruttati, sarebbero più esattamente designate coll'epiteto di con-nessive. — Ma pur lasciando da parte che la parola connessivo non esiste,
I R ECONOMICHE P E I F E N O M E N I S O C I A L I 19
la integrazione necessaria della coazione tecnica richiesta a disci-plinare e coordinare gli sforzi dei lavoratori associati (1).
Ma codeste istituzioni, per tal guisa imposte dalla associazione di lavoro coattiva, non possono esplicarsi so non por mozzo del prodotto stesso della associazione di lavoro coattiva, ossia dol
red-dito, Se infatti il prodotto fosse limitato alla sola sussistenza del
lavoratore, l'uomo troverebbesi confinato alla mera soddisfazione
dei bisogni animali e per ciò posto nella impossibilità assoluta di
adempiere alcuna funzione superiore ; onde verrebbe meno ogni
possibilità all'esercizio delle funzioni di coazione morale, giuridica
e politica. Invece la formazione del reddito consento all'uomo di
assurgere dalla mera soddisfazione dei bisogni animali
all'adempi-mento delle funzioni superiori e cosi schiude la possibilità
mate-riale al germogliare delle istituzioni connettive, o pone le basi
della storia. Ma appunto perchè il reddito solo consonte l'esercizio delle coazioni superiori, cosi l'esercizio di tali coazioni rimane
esclu-sivamente devoluto ai possessori del reddito; per guisa che le
coa-zioni, imposte dall'associazione coattiva di lavoro, sono esercitate
da quelli, presso cui il prodotto netto dell'associazione di lavoro
si raggruma e si accoglie.
E da ciò nasce un assetto sostanzialmente diverso delle istitu-zioni connettive nelle due forme essenzialmente antagoniste del reddito, indistinto e distinto. E certo infatti che nel reddito
indi-stinto gli attriti, cui dà luogo l associazione coattiva di lavoro, sono necessariamente assai limitati ; la coazione medesima, ema-nando dalla totalità dei consociati, incontra minor resistenza alle proprie sanzioni; ed infine poi, mancando una disparità profonda
delle classi sociali, vien meno ogni possibilità di un conflitto fra
l'una e l'altra. Invece nel reddito distìnto la coazione dell'asciazione di lavoro, essendo organizzata da un frammento della so-cietà — la classe redditiera — e mantenuta mercè la negazione
PARTE PRIMA
C A P I T O L O I.
La morale nella associazione di lavoro spontanea.
soppres-sione esso non ritrarrebbe alcun duraturo vantaggio; e perciò l'usur-pazione economica fondamentale è, in tali condizioni, assolutamente inammissibile. Ma anche se non è preventivamente eliminata dal tornaconto dell'agente, l'usurpazione compiuta da un produttore sull'altro provoca, in tali condizioni, una immediata reazione, che la rende dannosa allo stesso usurpatore. Anzitutto è per se evidente che, in una società di uomini liberi ed eguali, l'azione usurpatrice è irrazionale ed antiegoistica, poiché provoca una eguale reazione, che la rende dannosa all'agente; ma questo danno è anche più esplicito e grave in seno ad una economia spontaneamente asso-ciativa. Cosi il produttore di capitale, che cerchi di recidere il com-penso del produttore di capitale, o del lavoratore semplice ai quali è associato, non fa che provocare quest'ultimi a spezzare l'asso-ciazione, ossia rieses soltanto a privare il proprio lavoro della po-tenziazione e dell'efficacia che l'associazione gli accordava; ed altrettanto dee dirsi del lavoratore semplice, che tenti ridurre inde-bitamente il compenso del produttore di capitale. Del pari ogni arbitrio, che una classe di produttori si permetta allo scopo di defraudare l'altra della sua influenza sulla pubblica cosa, non ha, in tali condizioni, altro risultato che di provocare quella ad infran-gere l'associazione di lavoro e nuoce perciò a quei medesimi che se ne rendono autori. Quindi la norma di giustizia è, in questa forma sociale, spontaneamente attuata, perchè imposta dall'egoismo indi-viduale illuminato di tutti i consociati. Ma oltre a questa parte ne-gativa della morale, che si riassume nel neminem laede, l'egoismo individuale impone ancora la parte attiva e più nobile della morale, che si esplica nella benevolenza e si riassume nel precetto: imo alios
quantum potes jura. E questa, e di ciò ognun s'avvede, nulla più che
C * r . 1 • L A M O R A L E N E L L A A S S O C I A Z I O N E 1)1 L A V O R O S P O N T A N E A 2.'i
ed ogni monopolio è impossibile, il benefìcio, che un produttore
largisce ad un altro, ridonda a vantaggio del primo, il quale, in quanto consumatore, si gioverà delle migliorate condizioni, a cui si produce la merce da lui ricercata. Pertanto, e per qualunque modo si guardino le cose, sempre appare clic nella società limite trova applicazione perfetta il bel proverbio orientale: Ninno può
essere felice, finché vi ha un solo infelice; e cho in una società
cosiffatta l'egoismo individuale basta da solo a determinare un
sistema di azioni morali, le quali assicurano il benessere collettivo
e rispondono al più elevato ideale di virtù che sia lecito immaginare. Né questa costituzione morale della società limite sarebbe punto
turbata dal fatto, che i diversi produttori fossero forniti di forza
tìsica ed intellettuale diversa. Lasciamo da parte che, cessata quella
disparità di forze che è un prodotto dell'ambiente economico, le
condizioni fisiche e morali dei vari produttori verrebbero in molta
misura a pareggiarsi. Ma lo stesso carattere associativo della eco-nomia-limite renderebbe assolutamente irrazionale qualsiasi conato
de' forti di giovarsi della loro superiorità a danno degli altri
pro-duttori, poiché ogni loro tentativo di simil fatta indurrebbe i più
deboli produttori ad uscire dall'associazione, e con ciò scemerebbe la produttività del lavoro stesso dei più forti, e ne reciderebbe il compenso. Perciò i meglio dotati si gioveranno bensì della loro superiorità per produrre di più, ed ottenere quindi un compenso più elevato, ma non concepiranno neppure la possibilità di preten-dere, oltre questo vantaggio innocente e legittimo, alcun altro
pri-vilegio; e la loro superiorità, anziché sciuparsi in uno sterile o nocivo conflitto contro i produttori più deboli, sarà integralmente sfruttata ad incremento della produzione sociale. Chè anzi in questa forma economica lo stesso beninteso egoismo indurrà i forti a soc-correre i deboli, poiché il vantaggio di questi tornerà ad augumento della associazione e gioverà perciò agli stessi forti con essi asso-ciati ; onde una parte della energia dei più forti verrà spesa, non per ¡spirito disinteressato ma per la legge indefettibile del torna-conto, in prò dei più deboli produttori. Epperò siamo sempre ricon-dotti alla conclusione che, ammessa pure una disparità di forza nei vari produttori, l'egoismo illuminato assicura, nella forma econo-mica-limite, l'adempimento della più scrupolosa giustizia e della benevolenza più assoluta.
associati, l'interesso individuale trattiene per sé solo dal compi-mento delle azioni ad altri nocive e sollecita al compicompi-mento delle azioni benefiche; o a dirlo altrimenti, in tali condizioni l'utilità individuale coincide esattamente colla utilità sociale, dacché l'indi-viduo non può giovare a sé stesso se non mediante il compimento di azioni vantaggiose alla collettività. E cosi alla forma-limite del-l'economia corrisponde, o sovr'essa si erige, la forma-limite della morale, affidata alla libera esplicazione dell'egoismo intelligente dei singoli consociati (1).
Questo carattere della morale svolgentesi in seno alla forma-limite dell'economia trova parziale, ma significante riscontro nella espe-rienza delle comunità non peranco uscite dalla primitiva egua-glianza. Così oggi ancora per la morale dei selvaggi d'Australia-ogni atto utile è -giusto (2). Nella comunità russa, pur qual é, or son pochi lustri, ridotta ornai ad una larva " la limitazione dell'esplicazione dell'interesse personale per la necessità di rispet-tare l'interesse altrui, e la preoccupazione del vantaggio comune, che è un risultato della proprietà collettiva del suolo, rendon pos-sibile la formazione spontanea di un tipo psichico dotato di una impronta essenzialmente altruista „ (3). Fra gli Eschimesi, retti tuttora da istituzioni comuniste, almeno durante il periodo
inver-d ì LAVHOFF, Lettre* historiqucs, Paris, 1903, 45-6. — Si scorge inver-da ciò come, a dimostrare che nella società limite si istituirebbe spontaneamente una mo-rale d'amore, non è d'uopo supporre, col Bellam.v ed altri socialisti, che nella forma limite dell'economia ogni sentimento egoista sparirebbe e ciascuno go-drebbe _di lavorare a prò d'altrui; il che sarebbe ammissibile solo quando,
cosa peggio che improbabile, la società-limite riuscisse a mutare la natura umana. No; quella dimostrazione si ottiene, senza ricorrere ad alcuna ipotesi assurda, appena si osservi che in una economia spontaneamente associativa, il rispetto del benessere altrui, anzi l'opera indirizzata a promuoverlo, è con-forme all'egoismo individuale, poiché ogni danno o vantaggio arrecato ad altri ricade fatalmente a danno o a vantaggio di colui che lo arreca. Perciò ben a ragione il LASGE (Geschichte des Materialismus. Iserlohn, 1875, II, 470-72)
av-verte che in una società di eguali una morale fondata sull'egoismo sarebbe possibile e perfetta. Hobbes e quindi affatto in errore quando crede che lo stato naturale dell'umanità sia la guerra di tutti contro tutti ; poiché, all'op-posto, in una economia di eguali, la limitazione vicendevole degli egoismi de-termina necessariamente la pace universale.
CAP. I - L A MORALE N E L L A ASSOCIAZIONE III LAVORO S P O N T A N E A 2 7 n a i e , il s e n t i m e n t o d e l l a f r a t e r n i t à è cos'i o n n i p o t e n t e , clic se un u o m o lia s t r u m e n t i da c a c c i a , o d a l t r i b e n i , in piii d e l n e c e s s a r i o , ne f a d o n o a i suoi c o m p a g n i m o n o p r o v v e d u t i . N é a v v e n i v a a l t r i -m e n t i n e l l e c o m u n i t à p r i m i t i v e , q u a l i la marca e d il clan, o v e la r e c i p r o c i t à dei s e r v i g i , la m u t u a a s s i s t e n z a , e t u t t e i n s o m m a le e s p l i -c a z i o n i m u l t i f o r m i d e l l a m o r a l e pi it e l e v a t a o più p u r a si c o n s e g u i -v a n o s e n z a q u a s i a l c u n i n t e r v e n t o di c o a z i o n i , m e r c è la l i b e r a a d e -s i o n e d e i c o n -s o c i a t i ( 1 ) . C h e s e il c a r a t t e r e s p o n t a n e o d e l l a m o r a l e n o n si m a n i f e s t a c o n p e r f e t t a n i t i d e z z a n e l l e c o m u n i t à p r i m o , s e v i si t r o v a di q u a n d o in q u a n d o c o m m i s t o un e l e m e n t o i m p e r a t o r i o e c o a t t i v o , c i ò d e v e s i al f a t t o c h e q u e l l o c o m u n i t à , l u n g i d a l l ' e s s e r e , c o m e l ' a s s o c i a z i o n e l i b e r a , i s t i t u i t e d a l l ' e g o i s m o s p o n t a n e o dei c o n -s o c i a t i , -s o n o o r g a n i z z a t e d a una c o a z i o n e s u p e r i o r e , la q u a l e c o a g u l a a f o r z a g l i e l e m e n t i u m a n i t e n d e n t i a l l a d i s p e r s i o n e . I m p e r o c c h é da q u e s t a c o a z i o n e e c o n o m i c a f o n d a m e n t a l e p r o v i e n e p e r n e c e s s i t à i n e l u t t a b i l e una c o a z i o n e m o r a l e c o r f i s p o n d e n t e . di cui v e r r a n n o c h i a r i t e b e n t o s t o le c o m p l i c a t e m a n i f e s t a z i o n i .
(1) Vedi, p. es., MAIRKK, Gcschichte der Dorfcerfassung, Erlangcn, 1862. ], 32^-340; KHOPOTKISK, Mutuai aid timoni/ the sarages, NELLA NMieterNTH Centnrv, aprile 1891: I o . Among the barbarians, Ibid., gennaio 1892; SPENCER. Principe*
de Sociologi,, III, 318; e per le colonie americane la nostra Analiai, II, 29 e
C A P I T O L O II.
La morale nella associazione di lavoro coattiva.
Che se dalla forma-limite dell'economia ci volgiamo alle sue forme concrete, fondate sulla associazione coattiva di lavoro, ci accorgiamo di leggieri come una ben diversa norma di condotta sia, in seno ad esse, dettata dall'egoismo individuale; poiché la stessa coazione, che associa i produttori, toglie che l'atto nocivo ad un cooperatore de-termini la secessione dell'offeso dal consorzio e con ciò risulti di no-cumento all'agente medesimo; ossia fa che l'atto antisociale possa riuscire effettivamente conforme al tornaconto individuale. Il che, se
è vero rispetto alla stessa associazione coattiva a base di reddito
indistinto, od all'economia della terra libera, lo è molto più rispetto
al reddito distinto, od all'economia della terra occupata. Infatti in questa forma economica la società non è più un aggregato di esseri
CAP* l i - L A MORALE N E L L A A S S O C I A Z I O N E D I L A V O R O C O A T T I V A 2 9
più forti trafiggono ora un duraturo profitto. Una volta poi elio ha soppressa violentemente la terra libera, la classo dotata d'opzioni' può esercitare il suo egoismo nel modo piìi illimitato a carico della
classe che ne è priva, senza che quest'ultima possa staccarsi dal
rapporto di soggezione ed infrangere l'associazione coattiva di
la-voro. Cadute pertanto le barriere, che, nella economia della terra
libera, l'egoismo di un essere incontra nella coesistenza di esseri
egualmente forti che saprebbero rintuzzarne le offese, divisa la
società in una classe di privilegiati ed una di servi, l'egoismo doi
primi si dà libero corso e si fa lecito ogni sorta di usurpazioni a
danno degli altri, appunto perchè tali usurpazioni arrecano agli
agenti i più certi vantaggi, neppure amareggiati dal timore ili una
secessione vittoriosa degli sfruttati dal comune consorzio; onde
l'egoismo individuale provoca ora, per la prima volta, una serie di
azioni dannose alla pnrte più numerosa della società.
Ma anche in seno alla stessa classe proprietaria, l'usurpazione di
un essere a detrimento dell'altro è resa possibile dalla disparità di
ricchezza dei suoi componenti, la quale consonte ai proprietari mag.
giori di compiere appropriazioni ed abusi a danno dei minori
pro-prietari. Infatti i rapporti fra proprietari intercedono, non più,
usurpa-zioni di una parte dei proprietari sull'altra ; al che si aggiunge che i proprietari maggiori e minori sono fra loro associati, se non economicamente, politicamente, e perciò indotti dal loro stesso tornaconto a non infierire di troppo nelle loro usurpazioni reciproche. Quindi l'egoismo dei proprietari, che nelle sue esplicazioni contro la classo proletaria trascende fino al limite estremo, non trovando alcun ostacolo da parte delle sue vittime, soggiace invece a limiti ferrei nelle sue esplicazioni contro gli altri componenti della classe proprietaria, poiché lo frena la forza stessa dei competitori e le condizioni organiche della proprietà.
Ma se gli operai ed i piccoli proprietari non giungono a frustrare gli sforzi, né a prevenire le offese dei capitalisti e dei grandi proprietari, perchè non possono essi ricorrere &W ultima ratio degli oppressi, l'insurrezione? Ammettasi pure che i minori proprietari trovino un salutare ritegno nel timore legittimo, che una insurre-zione abbia a scotere l'intera compagine dei rapporti di proprietà; ma simile ritegno non ha più ragion d'essere rispetto ai lavora-tori ed ai diseredati, cui il tornaconto più elementare consiglia invece la distruzione violenta del sistema sociale che li comprime (1). Dunque l'assetto economico fondato sulla soppressione della terra libera trovasi fatalmente in una condizione di equilibrio instabile, quanto che la parte più numerosa della popolazione, ch'esso esclude dalla terra, è spinta dal proprio reale interesse a rovesciarlo. Ed è quindi assolutamente necessario di ricorrere a provvedimenti che assicurino tale equilibrio, prevenendo in guisa perentoria le rivolte, che riuscirebbero a comprometterlo.
E tale necessità appare di tanto più urgente, quando si avverta il carattere essenzialmente artificiale del reddito distinto, il quale, anziché persistere per virtù propria, non può durare se non mercè una serie di complessi e delicati ingranaggi. S'intende per verità a primo tratto, che se il reddito distinto persistesse per una
cessità naturale, che l'imperversare di influenze dissolventi non avesse virtù di sopprimere, anche l'insurrezione delle classi più numerose non presenterebbe più alcuna minaccia all'ordinamento economico vigente. Di certo, anche in tali condizioni una rivolta popolare potrebbe dar luogo a conseguenze nocevoli alle persone dei proprietari, ove riuscisse a strappar loro la ricchezza per darla
in preda alle plebi vittoriose. Ma all'infuori di una mutazione,
quanto si voglia significante, nelle persone dei proprietari, la
ri-volta non avrebbe, in tali condizioni, alcun risultato durevole; ed
i nuovi proprietari seguiterebbero a possedore le ricchezze
con-quistato, secondo lo stesso modo od i processi medesimi con cui
le tenevano gli spossessati. Se non che ben diverse e più gravi
son le conseguenze di una insurrezione popolare scoppiente in seno
ad un ordinamento economico, il quale ha d'uopo, a persistere, di
un laborioso sistema di contrappesi e ripari. Perchè 1111 tal sistema
è di natura sua fragilissimo e fatalmente precario, e perchè lo
stesso enorme dispendio di forza, necessario a reggerlo in vita,
ne rende minore la resistenza alle influenze dissolvitrici. Dunque,
ad assicurare la persistenza del reddito distinto, per sè stesso squilibrato ed instabile, conviene non soltanto provvedere acche i
ripari economici, destinati a preservarlo, funzionino sempre a do-vere, ma prevenire inoltre le insurrezioni della classe oppressa, le quali potrebbero da un istante all'altro spezzarlo. " La società, dice Lamennais, poggia tutta sulla rassegnazione dei poveri „.
Rendiamo la cosa più nitida con un esempio. Suppongasi che un
dato numero d'uomini trovinsi rinchiusi in un carcere. Se questo è privo di porte, o finestre laterali, e cinto di solide mura, il carceriere non ha preoccupazioni di sorta circa le eventuali