S C I E N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I , F E R R O V I E , IN T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXXIV - Yol. XXXVIII
Firenze, 29 Settembre 1907
N. 1743
S O M M A R I O : Scuola classica e scuola moderna — Riforma delle tasse sul bollo e registro — Il Congresso
della Cooperazione internazionale a Cremona — il Congresso delle Banche popolari di Cremona — Il Congresso socialista di Essen — La Cassa Depositi e Prest.ti, (Esercizio 190ü) I I I . — d i v i s t a b i b l i o g r a f i c a : Doti.Carlo Bivacchi, Acquisto e perdita della nazionalità nella legislazione comparata e sul diritto internazionale-
Prof. J. L. Nicholson, The Relation of Rents, W ages and profìts in Agricolture, and thè in hearing on Rural depopulatiori - D . Henri G. Langlois, Le contrat de travail - Prof. Dr. Paul Momber, Studien zur Bevölke rungsbewegung in Deutschland - Barrett Wendel!., Liberty, Union and Democraty - W . A . Sturdy, The De- generacy of Aristocracy - Louis B. Boudin, The theorical System of K arl Marx — irli v i s t a e c o n o m i c a e f i n a n z i a r i a : Le organizzazioni di Lavoratori della terra in Italia - Una banca nazionale persiana - I!congresso
internazionale dei minatori a Salisburgo - Il Congresso per la pace a Perugia - Il profitto netto dei vari servizi pub
blici dei Municipi inglesi - Un prestito della Repubblica di S. Domingo - Le statistiche sul movimento postale, telegrafico
e telefonico nel Regno Unito - Sul commercio di New -York —
R a s s e g n a del com m ercio in te rn a z io n a le :
Il commercio dell’Argentina — Il commercio dell’ Austria-Ungheria — Il commercio del Belgio — La espor tazione artistica italiana in America — Le casse di maternità nelle varie nazioni — Camere di com m ercio— Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.Scuola classica e Scuola moderna
Con .molto fervore si discute da qualche tempo
della riforma dell’ insegnamento medio; una Com
missione reale, che ebbe tra i suoi membri sin
golari vicende, ha pubblicato una relazione con
proposte pratiche che non ; accontentarono nes
suno; coloro che discutono l’argomento girano
sempre intorno ad un punto troppo astratto perchè
rispondano alla pratica le soluzioni proposte e
nella maggior parte dei casi si ripetono gli argo
menti che da molte diecine d’ anni si leggono
nelle riviste e nei libri.
Troppo connessa è la scuola con tutti i rami
della pubblica attività perchè anche l’Economista
non abbia a prender parte al dibattito e non
abbiamo ad esprimere la nostra opinione.
Lasciando a parte tutte le questioni secon
darie, il nodo della controversia sta nella vecchia
lotta tra la scuola classica e la scuola moderna.
Gli uni, anche di fronte alla chiara esigenza
della vita contemporanea ed al prevalere del
tecnicismo in tutti i rami della attività umana,
ritengono sempre che la scuola classica possa es
sere una buona preparazione per qualunque suc
cessivo ordine di studi e per qualunque occupa
zione pratica; la considerano, perciò che riguarda
la coltura, come une bonne à tout faire, a cui si
può senza timore affidare il ménage intellettuale
delle giovani generazioni. La storia, il latino, il
greco, la filosofia sono i mezzi coi quali soltanto
lo sviluppo dell’ intelligenza può essere raggiunto,
in modo che essa poi si pieghi facilmente e do
cilmente a qualunque altra funzione. .
Gli altri dicono invece che le moderne esi
genze vogliono che la scuola apparecchi il gio
vane a comprendere la vita quale è ed a mettere
la gioventù in grado di poter meglio approfittare
degli studi superiori che non sieno classici, o di
poter subito applicare le cognizioni conseguite
nella scuola media negli impieghi minori pub
blici e privati. Perciò domandano che la scuola
media impartisca con maggiore intensità ed am
piezza l’ insegnamento delle scienze (storia natu
rale, fisica, chimica, geografia, matematiche) e
delle lingue viventi, strumenti preziosi ed indi
spensabili nella vita moderna, sia come uso di
esse, sia come mezzo per acquistare nella let
teratura straniera più ampie cognizioni.
E naturalmente la tenacia nel difendere
l’ uno o l’ altro di questi due concetti arriva fino
all’esagerazione; od affermando la necessità, ad
esempio, del greco come fondamento di qualunque
coltura generale ; o negando assolutamente e per
tutti i casi da efficacia della conoscenza delle
lingue morte nella coltura generale.
Lasciamo stare le esagerazioni e teniamoci
per quanto è possibile nella obbiettività dei fatti.
Ma prima di tutto è necessaria una parola
su due questioni pregiudiziali.
Neghiamo che, in genere, lo studio delle
lingue morte, greco e latino, quale si impartisce
nella maggior parte delle nostre scuole medie,
abbia una vera efficacia sulla intelligenza e sulla
coltura. Dalla esperienza che ci deriva per il con
tinuo contatto colla gioventù che ha seguito il
liceo, ricaviamo il convincimento che l’ insegna
mento del latino e del greco sia prevalentemente
impartito nella forma delle due lingue, anziché
nello spirito dei due pensieri e delle due civiltà.
Non è il caso di discutere qui ampiamente la
questioue: ci piace soltanto affermare il nostro
convincimento.
degli italiani, ohe da 40 anni si è iscritto nei
ginnasi-licei, ha compiuto gli otto anni di studio
con lo stesso programma. E ’ avvenuto, ad esempio,
per la storia, che dopo un anno di insegnamento
sugli antichi popoli orientali, l’anno successivo,
per mutamento di programmi, l’alunno passasse
alla storia del. nostro risorgimento.
Così nessuno può dire se un dato programma
di ginnasio-liceo abbia fatto buona prova, perchè
nessuno lo ha mai seguito completamente.
Impedendo così il consolidamento ed il mi
glioramento della scuola classica, il Governo la
ha screditata nella opinione di molti, più anche
di quello che per se stessa non meritasse.
L e scuole tecniche e gli istituti tecnici, che
avrebbero potuto prendere a poco a poco uno
sviluppo veramente scientifico, se gli insegnamenti
fossero stati bene e pazientemente coordinati,
non solo sono stati torturati dai soliti contìnui
mutamenti, ma si sono lasciati sorgere come un
centone di insegnamenti riuniti, ma non organici
nel loro insieme, cosi che da molti l’ Istituto
tecnico viene giudicato una scuola dove si acqui
stano molte congnizioni, ma non si acquista una
istruzione. Si aggiunga il fatto che gli Istituti
tecnici erano un tempo dipendenti dal Ministero
di Agricoltura Industria e Commercio, dove erano
curati come la parte più nobile e più intellet
tuale del dicastero, e passarono poi al Ministero
della Pubblica Istruzione, dove, e perchè non clas
sici (molti funzionari del Ministero della P ub
blica Istruzione si piccano di classicismo) e perchè
provenienti da un altro dicastero, furono i paria
della istruzione.
Accanto a questi inconvenienti, diremo quasi
costituzionali, sorge ora il disordine per nuove
cause ; il Ministero di Agricoltura Industria e
Commercio, che, non ostante il tentativo dell’on.
Baccelli, non ha potuto riavere gli Istituti tecnici,
vuole avere delle scuole ; e dimenticando che
gli Istituti tecnici hanno una sezione commer
ciale, fonda scuole commerciali medie, e scuole
professionali, senza avere il personale competente
per regolarle, e senza avere la tradizione dei
congegni scolastici.
Infine teniamo conto della notoria confusione
che esiste alla Minerva da tanti anni, di una
specie di antagonismo meschino che esiste tra i
funzionari del Ministero, che hanno un solo mese
di permesso l’anno, e gli insegnanti medi che go
dono tro mesi di vacanze, e si comprenderà come
sia difficile giudicare del valore intrinseco delle
varie istituzioni scolastiche, governate con tanto
divorzio tra il buon senso e la pratica.
Ma al di là e al di sopra di queste minori
questioni, è sempre soverchiente quella capitale:
la scelta cioè tra la scuola classica e la scuola
moderna.
,A noi sembra che tra le tante cose che fu
rono dette, un giusto concetto abbia espresso,
come del resto gli avviene frequentemente, l’on.
Yillari, il quale affermò che non si può parlare
di abolire la scuola classica, che anzi bisognerebbe
renderla più classica che mai; soltanto essa d o
vrebbe servire soltanto a coloro che si dedicano
agli studi classici.
E d è partendo da questo giusto concetto che
vogliamo esprimere la nostra opinione e fare una
proposta. Si perfezioni la scuola classica e sia essa
riservata a coloro che vogliono poi seguire gli
studi classici nelle Università e negli Istituti di
studi superiori. Ma per ottenere questo, bisogna
che le amministrazioni dello Stato imitino i pri
vati, i quali, quando devono assumere un impie
gato, diffidano delle sue attitudini pratiche se è
munito della licenza liceale.
Se si vuole nell’attuale contrasto impedire
che le necessità soverchiali ti distruggano la scuola
classica, è necessario che la licenza liceale con
duca solamente agli studi classici superiori, e
che lo Stato non bandisca un concorso per im
piegati postali che venderanno francobolli o di
stribuiranno le lettere ferme in posta, esigendo
dai concorrenti la licenza liceale. Bisogna che la
licenza liceale non sia di introduzione nelle U ni
versità alle facoltà di medicina, di matematiche,
di scienze naturali, e diremmo quasi nemmeno di
legge, ma esclusivamente dia accesso alla facoltà
di lettere ; allora sarà risoluto il grave problema.
Gli adoratori dei classicismo potranno foggiare la
scuola classica quale meglio la desiderano per le
esigenze dei loro studi, e gli altri potranno co
stituire la scuola moderna o meglio le scuole
moderne, che apprendano al giovane cognizioni
generali sufficienti a proseguire gli studi non
classici ed a coprire gli impieghi minori pub
blici e privati. Nè si esclude che per i futuri dot
tori in legge e per i medici si aggiunga un corso
di latino piano, pratico, che, senza troppe discus
sioni grammaticali e filologiche, sia sufficiente a
tradurre Cesare o Tito Livio.
Crediamo che soltanto per questa via si pos
sono sodisfare le esigenze degli uni e degli altri;
conservare la scuola classica e migliorarla, ed isti
tuire la scuola moderna; è il fine della licenza
liceale che bisogna modificare.
Senza di ciò si continua a discutere un tema
di impossibile soluzione.
l o i e delle lasse
sii
! ilo e ressi
Si assicura che il Ministro delle finanze, ono
revole .Lacava, stia concretando un progetto di
legge per modificare le tasse sul bollo e registro
e per introdurvi, se è possibile, qualche criterio
di giustizia.
Si sa già che il Comitato, nominato dalla Com
missione reale, che studia il riordinamento di
tutte le tasse sugli affari, ha approvato le linee ,
generali del progetto, che l’on. Lacava vorrebbe
presentare alla prossima apertura della Camera.
Per quanto riguarda i rapporti delle Società
anonime col Fisco, si afferma che il disegno di
legge apporterebbe sensibili riduzioni di aliquota,
tenderebbe a favorire la costituzione di nuove
Società, la trasformazione e la fusione loro ed
eliminerebbe gli inconvenienti di tassare i confe
rimenti degli apporti.
vendita di merce, prodotti agrari e rispetto allo
stesso conteggio commerciale.
Altre notevoli proposte riguaderebbero la
concessione del contratto per impianto ed esercizio
di servizi pubblici.
Nei rapporti del bollo importanti disposizioni
sarebbero state ideate per gli atti di protesto
cambiario, oggi troppo tassato quando trattasi di
crediti di poca entità. Per tutti i casi nei quali
la marca di bollo può essere apposta dal debi
tore, si è cercato, per prevenire molte contrav
venzioni, di semplificare le norme di applicazione
e di uso delle marche. Si provvederebbe pure
ad una migliore ma molto moderata graduazione
delle tasse fisse di bollo sulle quietanze e rice
vute ordinarie.
Anche in materia di pene pecuniarie s> sa
rebbero escogitate importanti innovazioni pér me-'
gl io proporzionarle alle trasgressioni, al loro ca
rattere e alla loro durata.
Oltre a ciò si propone una attenuazione del
l’ attuale sistema delle sanzioni penali da anni
vivamente reclamate dai contribuenti.
Sarebbero state pure discusse alcune dispo
sizioni intese a mitigare l’onere della tassa di
bollo per gli atti occorrenti alla tutela dei minori
e degli interdetti.
Tutto ciò che tende a semplicizzare il sistema
tributario ed a ridurre le aliquote, crediamo,
sia sempre da lodarsi ed incoraggiarsi, non solo
per un desiderio di giustizia, ma anche per van
taggio dello stesso erario, inquantochè la modera
zione delle fiscalità è determinante quasi sempre
di maggior reddito per il bilancio.
Ma, ciò detto come informazione, non pos
siamo a meno di aggiungere in proposito qualche
considerazione.
Sarebbe desiderabile che l’ Amministrazione
delle finanze considerasse finalmente quello che
già molti studiosi hanno asserito e dimostrato,
che le tasse di bollo e registro non sono altro,
in quasi tutti i casi, se non imposte sul reddito,
riscosse sotto forma di tasse; la loro natura e la
qualità della materia imponibile non possono se
non farle ritenere come imposte sul reddito e
quindi la loro riforma non dovrebbe andar dis
giunta da un esame attento della imposta prin
cipale sui redditi di ricchezza mobile.
Nella Amministrazione delle finanze sono ar
rivati a cospicui posti alcuni funzionari che hanno
studi nuovi ed idee meno empiriche di quelle che
hanno dominato fino a poco tempo fa. I rapporti
tra Fisco e contribuenti sono considerati da un
punto di vista meno antagonista di quello che
non fosse prima; l’interesse dell’erario, che è quello
di ottenere il massimo reddito sui diversi cespiti,
è ritenuto meno di prima inconciliabile coi con
tribuenti; la massima seguita quasi sempre nel
nuovo Regno, di spremere nuove entrate per il
bilancio, aumentando le aliquote, non è più in
onore come lo era dianzi; siva convincendosi che un
po’ di scienza non fa male nemmeno al Fisco; in
somma vi è speranza che si cominci un èra di rin
novazione di questo decrepito edifizio tributario.
Nè sarà da dolersi se le riforme si proporranno
gradualmente e senza arditezza ; in mancanza di
meglio può essere accettabile anche la soverchia
cautela, purché, si intende, siano in ogni caso ben
chiari i principi e le tendenze sulle quali le ri
forme si debbono basare.
Crediamo, si diceva più sopra, che non sia
razionale modificare le tasse di bollo e di registro,
senza tener conto della imposta sui redditi di
ricchezza mobile, di cui quelle tasse vanno con
siderate come una parte.
Soprattutto le disposizioni che riguardano la
imposta di ricchezza mobile sui redditi delle So
cietà anonime, debbono essere esaminate con spi
rito largo e con intendimenti logici. La legge,
quale è, ha permesso al Fisco di stabilire una
giurisprudenza così rigorosa, che ha finito per di
ventare illogica; le condizioni del bilancio hanno
consigliato i contribuenti a tollerare il rincrudi
mento continuo della giurisprudenza fiscale,, e
siamo arrivati al punto di una lotta sempre più
vivace tra il Fisco e le ‘Amministrazioni;’queste
per redigere i loro bilanci in mòdo incomprendi
bile, quello per aggravare la mano quanto più si
tentava di sfuggire ai suoi artigli. In qualunque
Consiglio di amministrazione di una Società com
merciale si intervenga e nel quale si tratti di
bilanci, sorge sempre come spettro inesorabile il
Fisco, ed è un continuo tentativo di cambiare
nome ai fatti più semplici, di agglomerare partite,
di confondere cifre, affinchè il Fisco non trovi la
materia tassabile, anche dove non dovrebbe esservi.
E ’ inutile che citiamo esempi e fatti : essi
sono noti a chiunque abbia avuto occasione di
leggere le numerosissime pubblicazioni che sono
state fatte in proposito.
E non è il caso di chiarire più o meno par
zialmente le disposizioni di legge e le istruzioni,
le interpretazioni; ci sembra venuto il momento
di discutere un principio fondamentale sul quale
deve essere basata l’azione del Fisco su tale materia.
IL reddito di una Società commerciale non
può essere che quello che viene distribuito a i soci
come utile, sia nel dividendo annuo, sia nel mag
gior valore delle quote conferite e delle azioni al
momento della liquidazione.
Il Congresso della Cooperai« internazionale
A C R E M O N A
A Cremona si è inaugurato il V I I Congresso
dell’Alleanza Cooperativa internazionale.
E ’ appena necessario accennare alla grande
importanza che questo Congresso assume, quando
si consideri l’enorme sviluppo ormai acquistato
dal movimento cooperativo, e l’aspetto grandioso
che esso prende quando si eserciti nel campo in
ternazionale.
Il sig. H. W olff, presidente dell’Alleanza
cooperativa internazionale, assume la presidenza
del Congresso, che doveva discutere e trattare
argomenti importanti sui quali l’ accordo delle
varie parti non' si presentava facile.
Crediamo intanto opportuno pubblicare lo
smagliante discorso dell’ on. Luzzatti, che prese
la parola dopo il saluto del Sindaco di Cremona.
L ’ oratore, dopo un breve esordio, prosegue :
« La grandezza delle nostre istituzioni sta segna tamente in questo intento di fratellanza uni versale ohe le stringe, in questa comunione internazionale dei de boli e dei forti, dei fortunati e dei meno felici, poiché su tutti quanti aleggia uno spirito di previdenza e di carità, sociale, che non lascia pensare al proprio bene senza curare quello degli altri, e, per cosi dire, tra
muta l’egoismo in altruismo.
« La cooperazione ha resistito a tutte le critiche e a tutte le opposizioni pratiche; questo strumento di rendenziotie sociale che gli inglesi, i tedeschi, i fran cesi, gli austriaci, gli ungheresi,gli italiani e altri po poli scoversero e maneggiarono, ha finito per essere riconosciuto il solo o il principale metodo di reden zione, persino dai socialisti e dai reazionari, da tutti coloro che prima lo negavano, disdicevano e irride vano ».
L’ oratore nota a questo punto che, se ben si guardi nell’ intima struttura delle istituzioni cooperative,, ogni popolo vi ha recato una nota originale.
« L ’ Inghilterra — soggiunge — ha inventato il ma gazzino cooperativo, traendo da esso tutti gli altri esperimenti e benefici delia cooperazione. La Germania incominciò d al credito popolare e su ll’associazione dei miseri risparmi dei nullatenenti eresse quel mirabile e perfetto edifìcio della m utualità, che splende come un faro a tutte le genti umane affaticate nell’aspro cam mino della v ita . E la Francia, che con generose inquie tudini aspira sempre a cogliere l’ideale, sin dagli esordì si affermò sulle Cooperative di produzione miranti a subordinare spontaneamente il capitale al lavoro, la maggiore e suprema delle nostre speranze sociali. Noi italiani, appena liberati dal giogo straniero, poiché la indipendenza nazionale e la libertà politica sono con dizioni indispensàbili per l’innalzamento delle sorti dei lavoratori, seguendo i consigli del nostro grande Maz zini, studiam m o, fin dal 1862, con assiduo am orei primi e ancora oscuri esemplari dell’ Inghilterra, della Ger mania e della Francia.
« Bicordo quel giorno indimenticabile quando nel 1867, a l l ’ Esposizione di Parigi, ottenni un premio per le esperienze di cooperazione e di m utualità che ini ziavo nell’A lt a Italia; il primo premio essendosi con ferito ai Probi Pionieri di Rochdale e il secondo al grande Schulze Delitzsch.
« Noi vi consideriamo come maestri, o illustri coo peratori stranieri, ma forse nelle nostre Banche popo lari, nelle Società di braccianti, che ora si accingono persino all’ardimento di costruire delle ferrovie, utiliz zando leggi benefiche a favore della cooperazione, in alcuni esempi di Cooperative di consumo e di produ zione, che vedrete a Milano, di fittanze collettive, di fini elaborazioni di credito agrario, delle Federazioni dei Sindacati agrari istituite a Piacenza e a Parma, e d i libere iniziative di case popolari, io confido che voi vorrete riconoscere che i discepoli non sieno indegni
dei loro maestri, e che l’Italia ha recato, anche essa, la sua nota a questo concerto meraviglioso di cooperazione umana con uno spirito latente di unità organica, la quale in piu luoghi ne avvince tutte le forme.
« Le grandi questioni che separano i cultori della previdenza sociale negli altri paesi rispetto alla coo perazione libera o integrata dall’aiuto dello Stato, ar dono meno vive nel nostro. Noi consideriamo i sodalizi della mutualità, armati della loro previdenza, come l’esercito della pace sociale, movente al riscatto di co loro che soffrono e lavorano; ma non disconosciamo la funzione integrante dello Stato, il quale illumina, r i muove gli ostacoli, aiuta, e in certi casi supremi, quando è insufficiente la libera iniziativa, come un esercito di
riserva, passa in prima linea e concorre a conseguire la vittoria.
« Questi nostri Congressi riescono a mettere in luce e in valore i tesori delle esperienze di ogni nazione, a studiare, come fanno i naturalisti, le vario specie del le forme di mutualità, a perfezionarle a vicenda con sa pienti innesti, sotto la universale idea ispiratrice della
previdenza fortificata dalla associazione. Conoscendoci e amandoci più intimamente, non è presentuosa la spe ranza che i cooperatori di tutto il mondo, oltre lo scambio delle idee, iniziiuo, secondo le loro vocazioni nazionali, lo scambio dei prodotti; il che è l ’eccelso pensiero del nostro Re nella fondazione dell’ Istituto internazionale di agricoltura. E, traverso le solide or ganizzazioni, giungeremo anche ai libretti universali di risparmio, al check universale, a concessioni di fidi vicendevoli.... Quanti legami nuovi nella scienza, nei traffici, nel credito fra i nostri sodalizi ! Cosi ogni coo peratore si sentirà concittadino, oltre che della propria patria, di una umanità più progredita, più evoluta, affrancata da tutte le usure politiche, morali ed eco nomiche che oggidì la travagliano: una umanità in cui il lavoro non sia più il servo del capitale, ma lo riscontri, non con la prepotenza, m a per effetto della sua virtù intrinseca; una umanità, per cosi dire, più
selezionala, nella quale le energie degli sforzi corrispon dano, senza attriti di disperdimento, alla efficacia delle ricompense, e tolte le invidie delle acri concorrenze per l ’effetto spontaneo dei giusti prezzi e delle giuste ri munerazioni (nel che è il bilanciere ideale dei sodalizi cooperativi più perfetti), la pace politica fra le nazioni possa escine dalla pace economica; l’ una e l ’altra ap- parecehiatrici della pace sociale ! »
L ’oratore, accennando a chiudere, così si esprime : « Viviamo in un tempo sitibondo di grandezza, m a anche molto rumoroso e teatrale; noi che rappresen tiamo quelle diecine di milioni di previdenti, i quali in tutto il mondo soffrono in silenzio e confidano di risolvere i problemi sociali senza rivedere le bozze della creazione, che nella loro modestia non osano dire
sbagliata dovremmo apprendere l ’energià della propa ganda dai partiti socialisti ! Noi cooperatori ci lasciamo parere meno forti di quello che siamo , altri sicura mente forti hanno la virtù di parerlo più di quello che sono! Quindi la necessità di affermarci in queste fratellanze dei Congressi, di contarci, di serrare le no stre file. Imperocché fra tanto conflitto di dottrine e di sistemi sociali non verrà mai il giorno in cui l ’ uomo possa essere esonerato dalla gloriosa responsabilità delle sue fatiche ricompensate dalla previdenza. »
Parlò pure l’ on. Tittoni.
Ci riserviamo parlare dell’ esito di questo
Congresso, che è finito rimandando ogni soluzione.
Il [ongra delle Banche popolari
D I C R E M O N A
Abbiamo già dato conto delle più importanti
relazioni che furono presentate e discusse nel
Congresso di Cremona.
Ecco ora alcuni dei voti e degli ordini del
giorno approvati :
Il settimo Congresso delle Banche popolari fa voti: 1. che il Governo solleciti la presentazione di quella legge che il Parlamento ha approvato, amplii le agevolezze e i temperamenti fiscali e dia altri prov vedimenti a favore delle case popolari ;
2. che si convochino dal Governo in E om a, sotto la direzione della Cassa depositi e prestiti e della Cassa nazionale per la vecchiaia, i rappresentanti di tutte le forme del risparmio nazionale, dalle Casse di rispar mio e Banche popolari alle Società di assicurazione, eoe., per trovare il modo di studiare e risolvere il problema finanziario onde poter attuare il demanio delle case popolari.
E inoltre :
Il Congresso delibera l ’ ordinamento di una ispe zione facoltativa sulle Banche popolari, da organizzarsi dal comitato direttivo delle associazioni fra le Banche popolari ; respinge ogni ingerenza diretta o indiretta governativa nelle ispezioni sulle Banche popolari ; di chiara che preferirebbe le ispezioni obbligatorie, spon taneamente organizzate ed eseguite dalle nostre libere istituzioni.
Per la diffusione del credito agrario:
Il Congresso delle Banche popolari italiane, riuni to in Cremona, mentre manda un plauso alla dire zione della Cassa di risparmio del Banco di Napoli per l ’opera zelante ,e provvida spiegata nel Mezzogiorno e in Sardegna per la diffusione del credito agrario, men tre confida che anche il Banco di Sicilia spiegherà la stessa opera illuminata e feconda in favore dell’agri coltura, riconosce che la migliore delle organizzazioni non può esercitare pratici risultati se non trova nella classe stessa il terreno propizio per formarsi e prospe rare con la coscienza dell’ importanza del servizio stesso ; e fa voti perchè gli sforzi concreti dello Stato, delle provincie, dei comuni, dei grandi istituti di cre dito, delle Casse provinciali, delle Casse di risparmio e delle Camere di commercio facilitino sempre più la co stituzione e la diffusione degli organi intermedi del credito agrario e preferibilmente di Consòrzi agrari e Casse agrarie :
1. mediante premi numerosi e cospicui alle Casse agrarie, avendo particolare osservanza a quelle costi tuite tra i lavoratori della terra., e da concedersi non prima di due anni dalla fondazione;
2. mediante partecipazione nelle sottoscrizioni del capitale e coll’ intervento diretto nella formazione dell’ente ;
3. mediante una propaganda competente ed effi cace, fatta a mezzo di cattedre ambulanti per il cre dito agrario, da istituirsi col concorso delle am m ini strazioni locali in ogni mandamento.
4. mediante diffusione di stampe, opuscoli, ma nifesti, giornali intesi a dimostrare, in forma popolare, pratica ed attraente, i vantaggi di simili istituzioni; ò. che nelle scuole superiori di agricoltura ven gano istituiti corsi speciali di cooperazione agraria.
Per le Casse rurali e agrarie :
lì settimo Congresso delle Banche popolari fa voti : 1. perchè le Banche popolari prendano impegno di promuovere nelle terre dove esercitano la loro in fluenza casse rurali e agrarie, ispirate ai principi se guenti : «) non chiedere nè ai soci, nè ai clienti alcuna condizione di carattere confessionale e politico i b) fare la distribuzione del credito in base ai criteri delle at titudini morali ed economiche ; c) evitare il credito di consumo, mirando a intensificare le colture e miglio rare la produzione agraria;
2. perchè il G overno conceda alle casse agrarie e alle casse ru rali m eglio ordinate prem i e incorag- o-iam enti, agevolandole con facilitazion i ed esenzioni nella loro costituzione e nel loro sv o lg im e n to , nel modo stesso che ha fatto con le u ltim e legg i sul credito
agrario per le provincie meridionali ;
3 perchè ie cattedre am b u l -nti di a g ricoltu ra e le cattedre a m b u la n ti per la previdenza si interessino con particolare favore alle Casse stesse, consigliandon e la fondazione e la diffusione, facilitan d o ì rapporti di credito fra le Casse stesse ed i soci, sorvegliando la de stinazione dei prestiti, fornendo u tili in dicazioni sul fido e su ll’ordinam ento di ognuna.
Sulle industrie femminili italiane :
Il Congresso approva unanime 1 ordine del giorno che il comm. Magaldi propone e nel quale s invita la
presidenza a nominare una Commissione di 5 membri, alla quale sia affidato :
1. di invitare tutte le Casse di risparmio ordi narie e le Banche popolari di qualche importanza a sottoscrivere non meno di due azioni della Società na zionale cooperativa « Le industrie femminili italiane » ; 2. di fissare in proposte concrete la natura, il modo e i limiti delle altre operazioni- di credito che le Casse di risparmio e le Banche popolari possono compiere a vantaggio della Società predetta e di pre sentare le proposte stesse entro due mesi al presidente del Congresso.
A questi voti, per iniziativa dei congressisti Erric- chetti, Guidetti, Albi e Maffi, se ne aggiunge un altro che suona plauso alle promotrici ed alle patronesse della benemerita istituzione.
Altro ordine del giorno fu pubblicato sulle
Cooperative di lavoro in Italia che eseguiscono
opere pubbliche, su cui fu presentata dal Gian-
turco una bellissima relazione.
Il Congresso socialista di Esseri
Nel numero scorso pubblicammo in queste
colonne il principio dell’ importante Congresso di
Esseri. Eccone ora il seguito:
In altra seduta il Congresso socialista discusse, per la prima volta da che si aduna, la questione dell’al- coolismo, che finora era stata sempre esclusa, come di natura puramente idealistica e senza importanza pra tica. La discussione si ridusse veramente quasi sol tanto a una lunga relazione di W u rm in favore del proprio ordine del giorno, nel quale si dice che i pe ricoli dell’aleoolismo sono mesciuti per i lavoratori con 10 svilupparsi del capitalismo.
La causa di ciò va ricercata nella sorgente di tutte le altre miserie delle classi lavoratrici, nell’eccesso di lavoro, nei salari insufficienti, nelle condizioni insalubri delle abitazioni e delle officine. Una volta presa l’ abitu dine dell’alcool, questa rimane anche se le condizioni migliorano
Il partito socialista unito in Congresso, ha dichia rato che i danni dell’alcoolismo non possono essere di minuiti nè da tasse, nè da condanne.
Le leggi contro l ’ubhriachezza sono leggi oppres sive per i poveri, mentre i ricchi possono sottrarvisi. Gli alcoolizzati non debbono essere rinviati dinanzi ai tribunali, ma in sanatori, che la soppressione degli spacci di alcoolici non diminuisce l ’alcoolismo, ma fa vorisce lo sviluppo di vendite segrete. Le tasse sui liquori poco alcoolici, coinè la birra e il vino, favori scono soltanto l ’uso dei liquori e dell’ acquavite,
Per combattere i pericoli dell’alcool il Congresso domanda la riduzione della giornata di lavoro a un massimo di otto ore. la proibizione del lavoro notturno e per quanto è possibile dei riposi sufficienti durante 11 lavoro,, la proibizione dell’uso di pagare parte dei salari in bevande, la proibizione di uffici di colloca mento connessi con osterie, l ’aumento dei Salari, la protezione delle donne e dei fanciulli, l ’abolizione di tutte le tasse indirette.
L ’ordine del giorno venne approvato ad unanimità. Indi il Congresso decise quale sede del Congresso del l’anno venturo Norimberga.
Il Congresso socialista ha chiuso infine i suoi la vori dopo altra breve seduta.
Era presente uno speciale inviato belga, il Milles. venuto a chiedere il concorso dei compagni tedeschi per gli scioperanti di Anversa. Il Milles disse che i
krumiri arrivano da tutte le parti d’Europa, la G er mania compresa, e che il trust oceanico vuole schiac ciare a qualunque costo i lavoratori.
11 presidente Singer ha promesso la simpatia e l ’aiuto dei socialisti tedeschi fra i grandi applausi dei delegati presenti.
Indi si è proceduto all’elezione del Comitato diret tivo del partito : a presidenti sono stati rieletti Bebel e Singer.