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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.34 (1907) n.1741, 15 settembre

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXIV - Voi. XXXVIII

Firenze, 15 Settembre 1907

N. 1741

S O M M A R I O : L ’ industria degli zolfi in Sicilia e lo Stato — Le case popolari — Sulle condizioni della marina mercantile italiana D. D. F., La questione monetaria nell’ Estremo Oriente — R i v i s t a b ib lio g ra fica : Prof. Camillo Supino, Le crisi economiche - Prof. Giuseppe Tonivlo, Trattato di economia sociale — Dott. René Bès de Bere, La loi du 29 juin 1905 sur la durée du travail dans les mines — R i v i s t a econom ica e fin a n z ia r ia : Gli scioperi avvenuti in Italia nel giugno 1907 - Sul commercio dell’ Italia Meridionale - Il mom mento migratorio nel Canadà - Gli scioperi in Germania nel 1906 - La produzione mondiale dell’olio nel 1906 - Il movimento delle ferrovie nel 1906 in Spagna - Le miniere di ferro svedesi - Il commercio e le finanze dell’ Uruguay — R a s s e g n a del com m ercio in te r n a z io n a le : Il commercio della Turchia, del Messico, di Cuba, del Senegai e del Madagascar — Per una cassa generale per le esportazioni agrarie — Gli organi e nuclei locali di credito agrario — I contratti collettivi di lavoro in Germania — Camere di commercio — Mercato mo­

netario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.

esercenti delle miniere era cospicuo, e le miniere erano di diverso rendimento, ben presto coll’au- mentare del consumo dello zolfo, sia per l’estendersi della coltivazione della vite, sia per l’ uso del mi­ nerale in alcune industrie, la produzione dello zolfo diventò più disordinata chem ai;così la escavazione procedè per molti anni senza tenér conto del con­ sumo, aumentando anno per anno gli stock gia­ centi. Cominciò allora la crisi ; i produttori per mantenere le grandi provviste in magazzino e non diminuire la escavazione, dovettero ricorrere al credito, che ben presto però fu esaurito.

Fu in questo stato di cose, già disordinato, che cominciò a farsi sentire la concorrenza degli zolfi d ’America, concorrenza che per qualche tempo rimase limitata alle più lontane contrade, perchè lo zolfo estratto dalle piriti di ferro aveva un costo di produzione abbastanza elevato e quindi non po­ teva lottare da vicino con le miniere siciliane. Ciò non ostante i produttori dell’ Isola non mu­ tarono affatto la loro linea di condotta e conti­ nuarono ad estrarre più zolfo di quello che si potesse vendere, ed esaurito il credito, iniziarono la concorrenza tra loro, sacrificando una parte dei guadagni e vendendo sul mercato a prezzi meno rimuneratori.

Una volta messi su questa via avvenne più lentamente quello che suol manifestarsi in borsa per i titoli, cioè si determinò il panico, e le ven­ dite a prezzi sempre più bassi.

Si attribuì allora il fatto, non al modo con cui la industria era diretta, cioè allo squilibrio sempre crescente tra la escavazione ed il consumo, ma alla semplice indisciplina dei produttori che, per vincersi l’ un l’altro e per determinare la chiu­ sura delle miniere a più alto costo di produzione, affine — si diceva -— di comprarle dopo chiuse a prezzo irrisorio, facevano ribassare i prezzi. E partendo da questo erroneo concetto sulla causa della crisi, si pensò di sostituire ai piccoli pro­ prietari una grande Società ohe li abbracciasse

L’ industria degli zolfi in Sicilia t lo Stato

A chi riflette quale sia stato in questi ul­ timi anni la linea di condotta seguita dal G o­ verno verso la industria dello zolfo in Sicilia, corre alla mente il famoso detto-: abyssus abyssum

invocai.

Sono note le fasi principali della recente storia di quella industria. Fino ad alcune diecine di anni or sono le miniere della Sicilia avevano il monopolio o quasi il monopolio della industria; ed è per questo che poche industrie italiane si sono, come quella, mantenute su . due errori fondamen­ tali : lo sfruttamento fino alla crudeltà della mano d’opera; la ignoranza ostinata di ogni migliora­ mento tecnico nella produzione accompagnata dalla nessuna preoccupazione del commercio del pro­ dotto. Si sarebbe quasi detto che i produttori, convinti di godere il privilegio di un quasi mo­ nopolio, naturale, vivessero all’ombra di esso, in­ curanti affatto di tutto ciò che avveniva intorno a loro. Perciò tutti i peggiori sistemi nel tratta­ mento del personale infierirono in quella industria, non solo per eccesso di ore di lavoro, non solo per impiego dei fanciulli, delle donne in sforzi superiori alla possibilità, non solo per scarsezza di salari, ma anche perchè molto spesso il salario veniva somministrato in generi alimentari dallo stesso padrone o dai suoi agenti, con metodi che già vennero giudicati iniqui.

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tutti o quasi tutti, e ricostruendo così il mono­ polio sul mercato, rialzasse i prezzi.

La Società Anglo-Italiana per gli zolfi della Sicilia sorse con cospicui capitali e con eccellenti intenzioni, parve aver fatto bene i calcoli della situazione e per dominarla chiese ed ottenne per legge privilegi non dispregevoli, come esenzione da tasse, facilità nei trasporti, eoe.

Il primo atto della Società avrebbe dovuto esser quello di rimediare al male nella sua ra­ dice, cioè nella sua causa; equilibrare cioè la escavazione al consumo, con una graduale lim;- tazione della produzione. E forse era questo l’ in­ tendimento di coloro che avevano costituita la Società o la dirigevano. Ma avevano fatto i loro conti senza il Governo. L a Società aveva avuto dallo Stato dei privilegi: era naturale che lo Stato in correspettivo dimandasse più ancora di quello che aveva concesso. Una limitazione alla produ­ zione avrebbe voluto dire crisi operaia ed il G o­ verno non voleva crisi e dal suo punto di vista opportunista aveva ragione, ma avrebbe anche dovuto comprendere che senza affrontare una crisi operaia, che doveva trovare una soluzione all’ in­ fuori dell’ industria dello zolfo, si creava una si­ tuazione che sarebbe andata ogni giorno peggio­ rando. Comunque, la Società Anglo-Italiana, con qualche sacrifizio e con molta oculatezza seppe, durante il breve periodo in cui visse, interpretaren pensiero de! Governo, cioè rimandare la soluzione della questione ad altro tempo, anche se il ri­ mandarla dovesse inacerbirla. Fatto si è che, ter­ minato il suo primo periodo di vita, la Società non volle più continuare e si sciolse, lasciando uno stock di minerale escavato e non venduto, se non maggiore certo non inferiore a quello che aveva trovato costituendosi.

Nacque allora la strana idea di costituire in Consorzio obbligatorio tutti i proprietari ed eser­ centi delle miniere, a cui venne necessariamente addossato (e si capisce, senza nessuna garanzia) l’enorme stock valutato a più di 20 milioni di lire di zolfo lasciato dalla Anglo-Italiana.

E al Consorzio viene naturalmente imposta la stessa condizione: niente limitazione della pro­ duzione che determini crisi operaia.

Da ciò una serie di espedienti uno peggiore dell’ altro.

Il Banco di Sicilia, mercè la avveduta energia della sua Amministrazione, era arrivato a liqui­ dare ed a coprire tutte le sue immobilizzazioni, quando la legge lo chiama a sovvenire il Con­ sorzio obbligatorio, niente meno che con 10 mi­ lioni, che furono subito assorbiti, per coprire al­ meno la metà dello stock di minerale. Così, dopo tanto gridare contro le immobilizzazioni degli Istituti di emissione, dopo tanta severità per im­ pedire che ne compiano di ulteriori, dopo tanti stimoli perchè si liberino presto da tali opera­ zioni, ecco la legge che con stridente e condanne­ vole contraddizione, obbliga il Banco, che ha ap­ pena 12 milioni di patrimonio, ad impiegarne 10 in un minerale che è giacente da tanti anni, perchè non si può vendere.

In questi ultimi giorni si è detto che il Con­ siglio dei Ministri ha deliberato di impiegare altri 5 milioni a vantaggio della industria zolfifera si­ ciliana, ma non si sa bene in che modo ed in

che forma la nuova somma sarà impiegata a fa­ vore della industria. E ’ possibile, però che, data la incoscienza dei governanti, la somministrazione dei nuovi 5 milioni avvenga con aumento della circolazione del Banco di Sicilia, esponendolo così a nuove jatt-ure.

Qualcuno sogna ancora la possibilità di co­ stituire, auspice il Governo, un trust tra i pro­ duttori siciliani e gli americani. Ma basta essere al corrente dei nuovi sistemi di produzione adot­ tati nei giacimenti di zolfo esistenti nella Lui- giana, e che danno il minerale scavato ad un prezzo di circa la metà di quello che costa in Sicilia, per comprendere che non solo i 1 trust non sarà facile, ma che in brevissimo tempo vi è da attendersi una concorrenza schiacciante.

E quindi? domanderà il lettore.

Quindi bisogna subire centuplicate le con­ seguenze dell’errore Originario aggravato da tutti gli errori del Governo.

Con 15 milioni si poteva diminuire la prò duzione indennizzando in qualche modo i disoc­ cupati, e smaltire lo stock enorme e crescente. Sarebbe stato un atto certo non privo di incon­ venienti, ma almeno avrebbe risposto ad un con­ cetto. Così avremo una crisi sempre più grave e di cui non si vede nessuna soluzione ; e, peggio ancora, si è creato un precedente pericolosissimo che potrà essere invocato per il vino, per l ’olio, per la seta, eco., eco.

Tanto più grave il deplorevole precedente in quanto è applicato alle popolazioni meridionali, che avrebbero bisogno di essere educate e non con­ tare sullo Stato, del quale hanno un erroneo con­ cetto, còme di un salvatore e di un sanatore di tutti i mali, mentre esso non è che una miniera di espedienti che aggravano e non rimediano le malattie.

Intanto il pericolo è grave, e dobbiamo at­ tenderci un movimento sempre più minacciante, perchè sempre più forte è l’azione della causa.

LE CASE POPOLARI

L ’ on. Luzzatti che è davvero una fonte ine­ sauribile di progetti geniali, al prossimo V I I Congresso delle Banche Popolari, che si terrà a Cremona, presenterà una relazione su un sistema, che egli avrebbe già concordato col Governo, per procurare un primo fondo di mezzo miliardo, alla costruzione di case popolari.

Il congegno è semplice, e ne lasciamo la illu­ strazione alla sobria relazione dettata dall’ on. Luzzati, che riproduciamo integralmente:

« Il vostro relatore desidera di scrivere con la massima brevità riservandosi a dar ragione delle sue osservazioni e proposte nella controversia che deve sorgere al Congresso e condurre a con­ clusioni efficaci.

« Il Governo ha preso solenne impegno, di­ nanzi alla Camera, di presentare un progetto di legge inteso a concedere maggiori agevolezze di ogni specie, per la costruzione di case popolari.

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15 settembre 1907 L ’ E C O N O M IST A 579

Stati civili, mentre punge sempre più vivo e ur­ gente il bisogno di alloggi sani con pigioni rela­ tivamente miti.

« Sinora abbiamo fatto, qua e là, degli as­ saggi e degli esperimenti felici. Ma per dare questo conforto indispensabile alla povera gente, i cui effetti morali ,e sociali sono maggiori degli economici, bisogna mettere a disposizione di tutte le iniziative oneste i mezzi idonei a tradurle in atto. Solo quando il nostro paese avrà speso un miliardo per preparare convenienti alloggi a tante torme di erranti e vagabondi, si potrà parlare di un nuovo demanio popolare. Ma bisogna procedere con graduale prudenza e contentarsi di racco­ gliere, per ora, fra cinquanta e sessanta milioni all’ anno, in modo che in un decennio si s a speso, nel nuòvo demanio popolare, almeno un mezzo miliardo.

« Così posto, il programma non deve parere troppo presuntuoso, nè oltrepassa i mezzi che può procurar il risparmio nazionale.

« Tutti i nostri Istituti di previdenza sociale dovrebbero concorrere a un si alto fine e quelli di beneficenza che intendono prevenire la miseria.

« Le Casse di risparmio libere, la Cassa di Risparmio dello Stato, amministrata dalla Cassa dei depositi e prestiti, la Cassa nazionale per la vecchiaia, le Società di assicurazione di ogni specie, le nostre Banche popolari, i Monti di Pietà, le istituzioni di beneficenza, tutte insieme conside­ rate, facilmente potrebbero fornire alla costruzione delle case popolari da 50 a fiO milioni all’ anno, per dieci anni, a un interesse del 4 per cento oltre gli ammortamenti graduali. L ’ impiego, mo­ bilizzato dalle cartelle edilizie, come avviene in Germania e in Austria, sarebbe fruttuoso e si­ curo : fruttuoso, perchè a parità di guarentigia, darebbe più del 3 e tre quarti e 3 e mezzo, nel qual tipo si convertirà e fisserà, dopo il 1911, tutto il consolidato italiano.

« Nè par lecito discutere la sicurezza dell’ im­ piego in case popolari, decenti ed economicamente costruite, delle quali, per molto tempo, la domanda è destinata a crescere è a superare notevolmente la offerta. Rimane a cercare il modo certo ed in­ gegnoso, rivolto a costruire dei solidi organi in­ termedi, idonei a tiasferire il risparmio dei nostri Istituti a quelli, che preparano le case. E pur lasciando una grande libertà e flessibilità di ini­ ziative, secondo le condizioni locali, la legge ita­ liana sulle case popolari disciplina un tipo, che comincia a far buona prova, e si raccomanda pei' talune sue intrinseche qualità. Vogliamo alludere all’ Istituto pubblico delle case popolari, fram mezzante tra la municipalizzazione e le Società finanziarie o cooperative, amministrate, come le nostre Casse di risparmio, dagli enti che contri­ buiscono a fondarlo e a svolgerne la prosperità. « Questo tipo di pubblico Istituto, che nel nuovo disegno di legge, promesso dal Governo deve esser curato con particolari provvedimenti, quali risultano specialmente dalle solenni discus­ sioni avvenute, pochi mesi or sono, per effetto della iniziativa presa dal Municipio di Milano, offre alle nostre Casse di risparmio, alle nostre Banche popolari e agli altri Istituti simiglianti, dei quali si è fatto cenno, le maggiori guaren­ t i r e giuridiche di solidità. E poiché i risparmi

andranno sempre più esplicandosi, cagione ed ef­ fetto dell’ incremento delia ricchezza, i nostri isti­ tuti devono accogliere con gratitudine questo nuovo spiraglio di luce, il quale porge l’ occasione d’ impieghi rem unerato« sicuri, altamente prov­ vidi e liquidi per la mobilizzazione della cartella. « La resistenza e la renitenza a mettersi per questa nuova via significherebbero 1’ oblio dei più evidenti doveri sociali. Noi proponiamo che il Governo convochi a Roma, ai più presto possibile, i rappresentanti delle varie forme di risparmio libere e sotto gli auspici della Cassa dei depositi e della Cassa nazionale di previdenza, che deb­ bono dare il buon esempio di contribuire per i primi a un sì grande fine, si fissino condizioni, guarentigie e somme da mettersi a disposizione delle iniziative sane, intese a preparare un grande demanio popolare, che 1’ Italia democratica invoca

e sospira. . .

« Se fosse possibile interrogare i piccoli ri­ sparmiatori e i piccoli assicurati in tutte le parti d’ Italia, sul m odo'più opportuno d’ impiegare i loro depositi, unanime e imperioso escirebbe il grido di aiutare potentemente la costruzione delle case popolari. Ora i nostri Istituti hanno 1 ob­ bligo di tradurre in atto queste illibate aspira­ zioni, e ogni indugio, per responsabilità loro e del Governo, non sarebbe scusabile.

« Così facendo 1’ Italia contribuirà a speri­ mentare sempre più 1’ efficacia di una grande legge economica e sociale, dal relatore sottoscritto più volte chiarita : la legge dell’ economia delia forza nell’ uso dei risparmi popolari.

« La povera gente ha troppi bisogni per non chiedere ai sottili e sudati risparmi di espli­ care tutte le virtù e di effondere tutti i confòrti, dei quali sono suscettibili. E per tal guisa si accresceranno i risparmi che tanto più volentieri si affideranno agli Istituti di previdenza, di as­ sicurazione quando si sappia che concorreranno a dare agli infelici, ai diseredati, il conforto di meno duri giacigli, dove possano posare la loro stanca testa !

« Siffatta proposta sarà anche finanziaria- mente salutare ; perchè la pletora dei_ depositi spinge fatalmente agli affari di borsa, ai riporti, operazioni che spettano alle Banche ordinarie, non a quelle che ospitano i risparmi del popolo minuto e hanno cura di anime.

« Quindi in questa proposta 1’ idea morale si associa con la idea tecnica, bancaria, eccitando a porre in effetto anche in Italia questi propo­ siti redentori secondo i precetti e gli esempi che diedero in Germania e altrove prove tanto felici ».

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nersi che queste esenzioni di tasse ed imposte compensino tutte le spese del nuovo Istituto.

Finanziariamente quindi il problema, se non erriamo, si presenterebbe così: costituire u d de­

manio popolare che impiega il suo denaro al 3 3(4 per cento più una quota di ammortamento che non potrà essere superiore al 0,75 per cento. Quindi l’ operaio italiano avrebbe un padrone, il proprio demanio, che impiega il capitale in case al 4,50 circa per cento netto restando ferme tutte le altre spese di riparazioni, rinnovazioni, ecc.

Forse il saggio del 4 1(2 od anche solo del 4 0[0 nettò, non è gran fatto diverso dal saggio comune medio nelle diverse città, al quale i pro­ prietari. di case capitalizzano il capitale impiegato. E se anche è vero che non conviene tener gran conto dell’ ammortamento per ciò che ri­ guarda g li operai, perchè essi non possono pa­ gare per una trentina d’anni il 0,75 di più per diventare poi padroni dello stabile ; trónt’ anni sono troppo lunghi e la mèta troppo lontana, sa­ rebbe già un grande benefizio se, a parità di spesa, avessero case buone, igieniche e comode.

L ’argomento è come si comprende complesso quanto interessante ; la geniale proposta del- l’ on. Luzzatti varrà senza dubbio a chiarire il problema sotto tutti i suoi diversi aspetti, ed at­ tendiamo che il Congresso nelle sue conclusioni dia all’ illustre deputato di Abano tutto l’appòg­ gio che meritano i suoi sforzi.

Sulle (ondlzloni della manna menantlle italiana

al 31 dicembre 1905

La Relazione, pubblicata dal Direttore ge­ nerale della marina mercantile e da lui presen­ tata al Ministro delia marina, già da noi co­ minciata ad esaminare nel fascicolo del 1 settem­ bre, si occupa dei sinistri marittimi avvenuti durante il 1905, dandoci un quadro riferentesi ai bastimenti nazionali ed esteri perduti nelle acque dello Stato, i quali furono 72, e un qua­ dro dei bastimenti nazionali perduti per sinistri in alto mare o all’ estero, i quali furono 22, e poscia i quadri relativi alla gente di mare perita in "naufragio. Nelle acque dello Stato sono perite durante il 1905, in totale 22 persone di prima categoria e 4 di seconda categoria, mentre in alto mare o all’estero sono perite 15 persone di prima categoria solamente.

Ecco poi una statistica interessante della gente di mare perita in naufragio durante il de­ cennio 1896-1905:

Anni 1 .a cu teg. 2.a cateti Totale

1896 122 11 133 1897 40 6 46 1898 41 9 50 18 99 77 3 80 19 90 62 11 73 1901 68 12 80 1902 91 6 97 1903 41 8 49 1904 50 5 55 1905 37 4 41 Totali 629 65 704

Dopo aver fatto' un confronto dei sinistri marittimi delia marina mercantile italiana con quelli della marina estera, dal quale risulta che 1’ Inghilterra tiene il primo posto con 116 ve­ lieri e 110 piroscafi perduti, mentre 1’ Italia tiene il quinto posto per i velieri (38) e il de­ cimo per piroscafi (2) — e dopo averci intratte­ nuto sui sinistri e sugli atti di valore degni di nota e le ricompense attribuite a chi se ne mo­ strò meritevole, la Relazione ci dà notizie sulla campagna di pesca nell’ anno 1905.

E ci dice che al 31 dicembre 1904 erano iscritti nei régistri 24.264 battelli e barche addetti alla pesca della portata complessiva di tonnellate 70,268.

Durante l’anno 1905 la differenza tra il nu­ mero e il tonnellaggio dei battelli aumentati e di quelli diminuiti dette per risultato un au­ mento di 624 battelli e di 1828 tonnellate : in conseguenza la situazione al 31 dicembre 1905 era di n. 24,888 barche e battelli di complessive tonnellate 72,096.

Dei Compartimenti tra i quali sono distri­ buite queste cifre, tiene il primo posto il Com­ partimento di Napoli con 3056 barche e battelli addetti alla pesca, di una portata di 9601 ; gli ultimi sono Civitavecchia (n. 207, tonn. 444) e Portof'erraio (u. 196, tonn. 677).

Si verificò nel 1905 un forte aumento nella pesca dei molluschi e dei crostacei, che dette un prodotto di lire 15,544,242 con un maggior ricavo di lire 895,499 in rapporto al precedente anno. Il prodotto medio di ogni galleggiante è stato di lire 634.77 e 1’ utile per ciascun pesca­ to li fu di lire 141.78. Importante fu la pesca del corallo cui concorsero sui banchi di Sicilia n. 29 barche della portata complessiva di tonn. 377, equipaggiate di 346 uomini, e sui banchi di Sardegna (minore però dell’ anno precedente) cui concorsero 8 bai-che che recarono 120 chilo­ grammi di corallo. 102 barche, della portata com­ plessiva di 2167 tonnellate, con un equipaggio di 609 uomini in tutto, si occuparono della pe­ sca delle spugne nel mare di Lampedusa ; il ri­ cavo fu tuttavia di L. 89,400 in meno dell’ anno precedente.

Infine le tonnare e tonnai-elle poste in eser­ cizio durante la campagna del 1905 furono 49 e il prodotto della pesca raggiunse i quintali 81,597 per un valore di L. 3,480,928.

Tali resultati sono sensibilmente superiori a quelli dell’ anno precedente, rilevandosi dal confronto un maggior prodotto di quint. 26,256 e un maggior valoi-e di L . 722,827, salva qual­ che riserva sulla esattezza dei dati, causa le difficoltà che si incontrano nel i-accoglierli.

La Relazione non trascura neppure di rag­ guagliarci delle Associazioni di mutuo soccorso tra la gente di mare, dandoci notizie particolari di ciascuna di esse. A noi basterà rilevare che nel 1905 si costituirono nove associazioni nuove, e ne vennero sciolte due. In tutto sono così 102, di cui Genova sola ne ha 21. Importanti per numero di soci la Società dei marinari Principe

Tommaso di Savoia di Gaeta, con 927 soci e un

capitale di 40 mila lire, e per capitale la Società

fra la gente d i mare Vincenzo Bartolo di Pa­

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15 settembre 1907 L ’ E C O N O M IST A 581

Esistevano nel 19Q5 nei porti del Regno 51 Società per l’ assicurazione delle navi e delle merci viaggianti sul mare, di cui 21 nazionali e 30 straniere aventi 354 sedi, di cui 39 a Ca­ tania, 38 a Genova e 32 a Napoli.

I bacini di carenaggio e gli scali d’ alaggio per la marina mercantile esistenti nei porti del Regno al 31 dicembre 1905 erano in numero di 2 8 : il totale dei bastimenti da essi ricevuti du­ rante il 1905 fu di 417 velieri aventi comples sivamente una portata di tonn. 107.509 e di 676 piroscafi di tonn. 1,328,487.

Invero la Relazione nulla lascia dell’ attività mercantile marinara, onde il notiziario che essa tornisce sia completo.

I cantieri per costruzioni navali in ferro, gli stabilimenti metallurgici e le officine adatte a costruzioni o riparazioni marine poste lungo il litorale dello Stato, sommarono a 52 con un per­ sonale di 795 impiegati amministrativi e tecnici e di circa 25,000 operai. Di questi stabilimenti, solo la Liguria ne ha 2 4 : seguono il Veneto e la Sicilia con sei per ciascuno.

II servizio di pilotaggio, nei 32 porti ita­ liani nei quali sì esplica, iu prestato da 224 pi­ loti pratici autorizzati a norma delle leggi ma­ rittime, valendosi di 60 imbarcazioni delle quali 4 a vapore. Furono pilotati n. 6,998 bastimenti di complessive tonnellate 9,901,596 di registro, e cioè 494 velieri di tonn. 92,873 e 6,514 piro­ scafi di tonn. 92,873 e 6,514 piroscafi di tonnel­ late 9,808,723.

La bandiera italiana vi è compresa per 394 velieri, di tonn. 60,175 e per 1,324 piroscafi di tonn. 1,046,288.

Il totale delle mercedi di pilotaggio riscosse ascese a L. 764,386.25.

A d altro numero la fine della interessantis­ sima rassegna, alla quale lo spazio ci vieta di dare un più particolareggiato sguardo.

La questioni unitaria nell’Estremo Oriente

Non vi è una questione monetaria speciale per l’estremo Oriente: colà come altrove ci sono le conseguenze di fina càusa fbrténfente pertur­ batrice che ha fatto sentire i suoi effetti in tutto il mondo : il deprezzamento dell’argento, l’altera­ zione gravissima nel suo rapporto di valore con 1’ oro.

Le cause son note a tutti: la maggior pro­ duzione naturale ed artificiale dell’argento, la ri­ forma monetaria germanica del ’ 71 e la demo­ netizzazione del metallo bianco, la politica monetaiia degli Stati Uniti eco., cosi' il famoso rapporto di uno a 15 1/2 su cui si credè fondare tutto l’ em pirico edilizio della lega latina s: spostava note­ volmente fino a raggiungere la misura di uno a 34. e 35 nel 1895. Si comprende facilmente j coinè non soltanto gli scambi intern. ne doves- I sero risentire, ma più, e specialmente, gli scambi coll’estero, tenuto conto che le grandi potenze commerciali hanno il tipo oro. Così « le perigliose illusioni dei dottrinari del bimetallismo» che si

affaticavano e « ’affaticano tuttora a dimostrare « la moralità del bimetallismo » e che « il bi­ metallismo è insieme contaggiosO e attuabile » (Nicholson) sono state dai fatti sconfessate, giac­ ché non solo gli Stati che l’ avevano adottato hanno dovuto rinunziarvi, ma si sono affrettati ad adottare il tipo oro o nella sua forma genuina o con un bimetallismo improprio che su per giù è lo stesso. Abbiamo così assistito alle numerose vittorie dell’oro alla fine del secolo X I X ,. di cui la legge giapponese del. 10 ottobre 18117, la legge degli Stati Uniti del 13 marzo 1900 e le leggi indiane del 1893 e 1899 formano gli episodi più ragguardevoli (1).

La questione naturalmente doveva presen tarsi specialmente grave per quei paesi, come quelli dell’ estremo Oriente che si reggevano col monometallismo d’argento e che hanno un com­ mercio intenso colle potenze occidentali. R icer­ care come l’ Inghilterra da una .parte, la Francia dall’ altra e i paesi dell’estremo Oriente abbiano tentato di ripararvi : tale è l’oggetto d’ uno stu­ dio succinto ed esatto di Paul Alglave. L ’A. ve­ ramente non ha inteso, come parrebbe, di fare una semplice esposizione obbiettiva della que­ stione: suo scopo è stato quello di esaminare ciò che s’ è fatto dagli altri Stati, per dedurne quanto si potrebbe e dovrebbe fare da parte della F ran­ cia nell’ Indo-Cina; anzi questo appunto rende in­ teressante il suo scritto che del resto sarebbe abbastanza in ritardo.

L ’ India che specialmente dopo, la legge mo­ netaria del 1870 sembrava dovesse rimanere do­ minio incontrastato del metallo bianco, attorto

collo ha dovuto subire Ja forza delle cose è tra.

le previsioni di chi preconizzava che 1’ « Inghil­ terra non oserà certo introdurre il tipo oro nel­ l’ India » (Lexis) e di chi riteneva che vi erano « difficoltà speciali ed insorm ontabili» (Niohol- son) con la legge Herschell del ’ 93 e più ancora con la legge del ’ 99 ha adottato il tipo oro. La prima infatti sopprimeva la libertà di coniazione per il vecchio mohur d’oro e per la rupia d’ ar­ gento. Prescriveva l’accettazione nelle casse dello Stato della sterlina e della mezza sterlina, per 15 rupie 1’ una, per 7 1/2 l’ altra. La seconda fa­ ce ta l’ ultimo passo dichiarando la sterlina e la mezza sterlina brittannica moneta legale a corso illimitato. Vi sono cioè due monete legali a corso illimitato: sterlina e mezza sterlina d’oro, rupia e mezza rupia d’argento; ma mentre è sospesa la coniazione dell’argento l’oro può essere coniato in quantità illimitata. Come si vede trattasi di un bimetallismo improprio o boiteux, che ha senza ! dubbio attenuato il male, senza dar luogo ai tanti ! inconvenienti che i pessimisti e gli avversari del i sistema avevano preveduti.

Un decreto del 1902 modificava la condi­ zione monetaria nel Siam con un’adozione quasi completa del tipo oro. Nelle Filippine, dopo una accurata inchiesta, alla fine del 1903 si adottava

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un regime analogo a quello dell’ India; misure pressoché simili sono state adottate anche negli

Strait Settlements. La questione è stata esami­

nata anche in Cina e ad Hong-Hong.

Condizioni disastrose si sono presentate an­ che nell’ Indo-C ina. Basti dire che la piastra che qualche anno fa valeva ancora 3.50 in rapporto all’ oro è scesa a 2.20 e fino ad 1.90 ne! 1902; c’ è da figurarsi che consolazione per g l’ industriali francesi che avevano inviato merci nella colonia prima del deprezzamento! Era ben naturale che molti spingessero la madre patria a seguire l’esem­ pio degli altri paesi adottando il tipo oro nel- l’ Indo-Cina. — Sarebbe ciò opportuno? Questo è il problema a cui l’A. intendeva rispondere più che altro; ed egli invero si mostra poco incline a questo desiderátum. Ammesso pure che le ri­ forme attuate negli altri paesi abbiano apportato benefici effetti, bisogna considerare — egli dice — che le condizioni e i bisogni variano da paese a paese; così il commercio dell’ India si svolge principalmente colla metropoli che ha il mono­ metallismo aureo e si capisce come l’avvenutà riforma fosse opportuna, anzi necessaria. Il Giap­ pone, dal giorno che ha voluto avere un arma­ mento all’europea, è stato costretto ad una quantità d’ acquisti da paesi a tipo oro. .Debitore del­ l’ estero, il Giappone ,ha dovuto pagare in oro; la legge del 1897 quindi s’ imponeva, tanto più che i 200 milioni di taels pagati dalla Cina in oro

brittannico facilitavano la riforma.

Niente di questo si riscontra nell’ Indo-Cina: essa si trova in condizioni ben diverse. Il suo commercio con paesi a tipo oro è minimo, la mas­ sima parte si effettua nell’estremo Oriente e spe­ cialmente con la Gina. Mentre i 2/3 delle espor­ tazioni dell’ India sono destinate a paesi a tipo oro, i 3 /4 dell’esportazione indo-cinese è diretta a paesi con circolazione argentea. Per il mo­ mento, se ci è nella colonia francese un bisogno veramente sentito, è quello di uniformare la cir­ colazione monetaria: ciò che gradatamente si va facendo. Parlare da ora di monometallismo oro — egli dice ■— è prematuro; bisognerà attendere che la situazione economica lo permetta, che la colonia cioè diventi creditrice dell’estero, che la Cina e H ong-H ong, principali clienti dell’ In d o- Cina, si volgano anch’esse al tipo oro.

L ’A . insomma, pur non escludendo la possi­ bilità di giungere dove son giunti gli altri paesi che si son trovati in simili condizioni, vorrebbe che ci si procedesse gradatamente, visto e con­ siderato che non ci sono bisogni sì impellenti che spingano a seguire, ciecamente la corrente, e le sue illazioni sono così logiche e così bene cor­ roborate di dati, che non vi si può discordare. Chè anzi in questioni sì gravi e delicate, il pro­ cedere con somma ponderazione e cautamente non è mai abbastanza raccomandato dalla scienza.

D. D. F.

X

R

ivista

B

ibliografica

P ro f. C a m illo S u p in o . - Le crisi economiche.— Milano, U. Hoepli, 1907 pag. 202. (L. 3.50)

L ’ Autore ricorda le parole dello Spiethoff che il tema delle crisi ha avuto poca fortuna tra i diversi argomenti speciali economici trattati da­ gli studiosi; la causa di tale fatto sta probabil­ mente nella grande difficoltà che presenta il tema stesso. Infatti nessun altro domanda una attitu­ dine particolare di sintetizzare quasi tutti i prin­ cipali fenomeni della economia, come quella della crisi, e perciò appunto domanda una precisione di linguaggio ed una esattezza di premesse, che sono difficilissime a conseguirsi.

Non occorre dire che il prof. Supino, il quale già per altri lavori è lodato studioso di cose eco­ nomiche, dà prova in questo volumetto sulle crisi di vaste cognizioni e di larghezza di vedute. Già la tela de! suo lavoro è per molti aspetti bene ideata ; premesso che la crisi consiste in uno squilibrio tra consumo e produzione, esamina le diverse cause di crisi nei fenomeni di consumo, di produzione, di circolazione, di distribuzione. Studia poi l’ andamento delle crisi e le conse­ guenze di esse indicandone i rimedi, e accenna quindi ad alcune specie di crisi, come le agricole, le industriali e commerciali, quelle di borsa, quelle monetarie e di credito.

Le difficoltà dell’ argomento hanno condotto l’ Autore a certe affermazioni nelle quali non con sentiamo ; per esempio egli afferma che la do­ manda è la causa determinante della offerta, ma che ai nostri giorni l’offèrta tende a provocare la domanda colla reclame, coi rappresentanti, coi viaggiatori ecc. ecc. A ll’Autore è sfuggito che la sua proposizione è così elastica da poter dire che ai nostri giorni la offerta, con tutti i suoi stru­ menti, tende a soddisfare meglio e più pronta­ mente la domanda.

Così pure, se è vero che il credito permette alla domanda di liberarsi dalla connessione im­ mediata con l’ offerta in corso (cioè ritardare il pagamento) è anche vero che la offerta, per mezzo del credito, si libera dal dover anticipare la spesa di produzione.

Più arrischiata ancora ci sembra questa a f­ fermazione : « il capitale accumulandosi deve prima o poi impiegarsi nella produzione, deter­ minando un certo sviluppo in essa, una maggiore domanda di lavoro e un aumento nel prezzo di molti prodotti ». — E ’ a credersi che l’ accu- molarsi del capitale produca anche un aumento di consumi, e quindi stimoli un aumento di pro­ duzione; nel qual caso, in parte almeno, la dedu­ zione dell’ Autore non sarebbe più rigorosamente esatta.

Queste ed altre piccole vicende non tolgono merito al lavoro dell’ egregio Collega, ma solo le rileviamo a dimostrazione della difficoltà dell’ar­ gomento.

P ro f. G iu s e p p e T o n io lo . - Trattato di econo­

mia sociale. - Introduzione. — Firenze, Libr.

Editi’, fiorentina, 1907. pag. 3i0.

(7)

eco-15 settembre 1907 L ’ E C O N O M ISTA 583

comica, ed insieme per la parte cospicua che j egli prende, come fervente cattolico, ai movimenti ; contemporanei che si 'svolgono nel seno della ! Chiesa, ha intrapresa la pubblicazione di un trat­ tato di economia sociale, del quale il primo vo lume, che segnaliamo ai nostri lettori, è la intro­ duzione.

Non v ’ è da sorprendersi se in questo impor­ tante lavoro dell’ illustre professore, si trovano insieme la vasta dottrina economica, anzi socio­ logica, la notevole attitudine ad esporre con vi­ goria i propri convincimenti, e lo sforzo di con­ ciliare le profonde credenze religiose coi postu­ lati della scienza. Ed in questa introduzione, dove sono trattate appunto le teorie generali di carattere sociologico, si riscontra, si può dire, più ardito che mai il tentativo di tale conciliazione ì che per l’ Autore evidentemente è di una indi­ scutibile evidenza.

Mentre tutta una scuoia di eminenti scrit­ tori si affatica a dimostrare la verità, se non del materialismo storico, almeno la influenza che il fatto economico può avere ed ha avuto sui tatti religiosi e morali, e come anzi nè la religione, nè la morale, nè la politica possano fare astra­ zione nel loro svolgersi dal fatto economico, il prof. Tomolo nel capitolo che tratta dei « prin­ cipi etici » comincia con questa premessa : « esi­ ste una legge, di cui Autore e Dio, il quale creando l’ uomo gli pi'escrisse fine e dette norme alla sua condotta per conseguirlo. Tale legge è

morale imperante come quella che deriva dal­

l’ Autorità divina, che impone e dalla libertà uma­ na, che con razionale assenso e con spontanea cooperazione è chiamata a tradurla in atto ». E non vi è nemmeno un accenno a spiegare la evi­ dente contraddizione tra la Autorità divina che

impone la legge all’ uomo e la libera coopera­

zione dell’ uomo stesso per obbedire a detta legge. Ma l ’Autore ha fatto bene a non tentare nessuna spiegazione, poiché sarebbe entrato in una di­ scussione, che, dati i termini inflessibili da lui stesso posti per delinearvi il problema, non a- vrebbe condotto a nessun risultato pratico.

Ed è veramente degna di nota la conclu­ sione a cui viene il prof. Toniolo nel breve esa­ me della evoluzione etica in rapporto alla econo­ mia. Dopo aver rilevato che alla economia pagana successe quella cristiana, basata sui principi evan­ gelici, per dar luogo poi all’ utilitarismo impe­ rante nella prima metà del secolo X I X e quindi l’ Autore prosegue : « Ma nella seconda metà di esso le moltitudini, vittime di quell’ utilitarismo eco­ nomico, spregiatore della morale religiosa, s ac­ campano contro questa ricchezza, minacciando la spogliazione e la distruzione di essa ». « E il momento — prosegue l’Autore — del pessimismo

socialistico, rappresentato dal collettivismo cata­

strofico e dall’anarchia nihilista ».

Come si vede l’ Autore con molta precisione ha preso il suo posto nelle diverse scuole economi­ che ed ha posto ben chiari i principi ai quali si informa l’opera sua.

Il volume è diviso in tre parti: nella prima tratta della scienza dell’economia sociale, cercando di dare la definizione della scienza, la sua posi­ zione rispetto alle altre scienze, ed indicando il metodo da seguirsi nello studio di essa. La se­

conda parte è dedicata alla storia dottrinale della economia, storia che divide, in tre periodi : il pe­ riodo di « trattazione incidentale », quello di trattazione « autonomo-empirica » ; e quello di trattazione « sistematico—razionale ». La parte terza riguarda « le premesse della economia so­ ciale » cioè principi etici, giuridici, economici, come promesse speculative ; a cui seguono poi le premesse positive.

Si potrà certo non convenire su molti punti trattati dall’Autore, e specialmente sulle sue pre­ messe, ma la lettura di questo volume dimostra la vasta dottrina di cui l’ egregio professore di­ spone.

D o t t. R e n é B è s d e B e r e . - La loi du 29 juin

1905 sur la durée du travati dans les mines. —

Paris, A. Rousseau, 1906 pag. 310.

Il legislatore ha da molto tempo dettate in Francia disposizioni sulla durata del lavoro nelle miniere, sia fissando le ore di lavoro, sia stabilendo l ’ordine dei riposi, sia infine determi­ nando ì casi nei quali può essere fatta eccezione a tali limiti.

L ’ Autore in una prima parte del lavoro, che presentiamo ai nostri lettori, esamina lo stato della legislazione prima della legge 29 giu­ gno 1905; nella seconda parte illustra con molta competenza e con acume la legge predetta in tutte le sue parti, desumendo dalle infrazioni ac­ certate, quelle disposizioni che meno rispondono alle necessità pratiche. Nella terza parte l’ Autore studia la applicazione della detta legge, rileva le riforme che domanderebbe e dà un riassunto delle disposizioni che su tale proposito conten­ gono le legislazioni straniere.

La legge francese limita la durata del la­ voro nelle miniere ad otto ore; l’ Autore rileva che nessuna delle nazioni, che possono far con ­ correnza alla Francia nella fornitura del carbone fossile, ha tale limitazione e che quindi in tal modo viene dal legislatore resa più acuta la con­ correnza.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

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scio-584 L ’ E C O N O M IST A 15 settembre 1907

peranti, ohe fu di 1652. Nelle industrie tessili si ebbero 42 scioperi, di cui solamente di 31 si conosce il numero degli scioperanti, che fu di 9790. Nelle industrie attinenti al vestiario ecc. si ebbero 19 scioperi, di cui solamente di 16 si conosce il numero degli scioperanti che fu di 1417. Nelle industrie alimentari si ebbero 18 scioperi, di cui solamente di 15 si conosce il numero de­ gli scioperanti che fu di 1023.

Gli scioperi causati da domanda di aumento di salario furono 180 con circa 49,255 scioperanti; gli scioperi per diminuzione di orario furono 17 con circa 1954 scioperanti. Gli altri furono mo­ tivati da cause varie.

Degli scioperi ebbero esito favorevole per gli operai 42 ; parzialmente favorevole 114, sfa­ vorevole 43, sospensivo o ignoto 15. 40 scioperi alla fine del mese di giugno non erano ancora terminati.

— In un rapporto sul commercio dell’ I­ talia Meridionale, inviato dal console britannico Nevilie-Rolfe al Foreign Office, il relatore nota come l’ anno. 1906 sia da considerarsi come il più prospero nella storia dell’Italia unita. Fu un anno di straordinaria espansione commerciale.

Ciò causò un notevole aumento di salari nelle classi operaie, ed i profeti di pessimismo, osserva il Console, non mancarono di fare intendere i loro consigli eccitanti alla prudenza, in attesa di una nuova depressione commerciale, ma questa non si è affatto verificata. Il fatto che nel 1906 si im­ portarono 1,236,000 tonnellate di carbone fossile in più dell’ anno precedente, prova che l’attività industriale del paese è in continuo aumento. E questo del cresciuto consumo del carbone è sol­ tanto un indice relativo, perchè, ovunque è pos­ sibile, l’ industria tende ad utilizzare le forze idrauliche. Il console nota il diffondersi del mac­ chinario agricolo nel distretto di Poggia e di Bari, ove ditte inglesi, francesi, americane e tedesche sono in concorrenza. Non pertanto vi è ancora sufficiente posto per una ulteriore espansione di tale commercio.

— Il Commissariato d e l! Emigrazione al Ca­ nada pubblica il resoconto del movimGnto mi­ gratorio nel Canada, secondo per importanza soltanto a quello degli Stati Uniti. Infatti 252,038 persone entrarono nel Canada dal I o luglio 1906 al 30 giugno 1907 in confrontò di 189,064 immi­ granti, giunti nei dodici mesi precedenti, quindi con un aumento di 62,974 persone, ossia del 33 per cento.

Gli arrivi ai porti canadesi aumentarono da 121,208 persone a 195,520, mentre gli emigranti provenienti dagli Stati Uniti diminuirono da 57,790 a 56,518, sempre nei due periodi presi in esame.

— Gli scioperi in Germania nel 1906 furono 3321 contro 2403 nel precedente anno.

Ma nel 1906 questi scioperi non compresero che 272,218 partecipanti contro 408,145 nel pre­ cedente anno.

Il numero degli stabilimenti nei quali si verificarono scioperi fu di 16,246 contro 14,481 nel 1905 : di quelli, 5,068 furono colpiti da scio­ pero completo.

I più, furono scioperi per reclamare aumento di salario ; i meno per reclamare diminuzione di ore di lavoro.

In 613 casi gli scioperanti ottennero com­ pleta vittoria ; in 1498 vittoria parziale; in 1217 furono soccombenti. L ’ industria dei bastimenti forni il massimo numero di scioperi : 1079 con 79,076 scioperanti.

— Ecco quale fu la produzione mondiale dell’olio nel 1906.

Essa, raggiunse 990,502,703 tonnellate me­ triche. Su questa quantità, gli Stati Uniti ne hanno, prodotto circa il 38 per cento, l’ In gh il­ terra il 25, la Germania il 19, la Francia il 3,5 e il Belgio 2,4.

Ecco il confronto delle cifre nei vari paesi produttori : 1906 Di iter, sul 1905 (Tonn. metriche) Europa. Belgio 23.610,710 + 1,766,510 19,860,485 Germania 103,533,259 + Francia 134,313,015 1,734,659 Gran Bretagna 255,050,800 + 15,565,885 Italia 300,000 7,500 Austria-Ungheria 40,860,000 + 125.00J Russia 16,990,OJO 130,000 Svezia 265,000 — 66,500 Spagna 3,284,576 + 84,665

America del Nord.

Canada 1,914,176 1,954,465 Stati-Uniti 375,397,204 -h 24,276,579 Asia. Indie . 8,875,000 -f- 934,465 Giappone 126,500,000 -b 605,000 Australia.

Nuova Galles del Sud 7,148,884 + 1,723,134

Nuova Zelanda 1,600,000 + - 185,000

Altre contrade 870,000 + 65,000

Africa del Sud.

Transvaal, Natal 3,900,000 + 683,500

Altri paesi 5,500,000 + 950,000

990,50-2,793 i- 62,456,630 Nel 1870 la produzione non passava le 216,759,000 tonn. metriche, e 1’ Inghilterra vi partecipava per più del 48 per cento. ,

Dal 1870 al 1906, la produzione ha aumen­ tato da 773,743,000 tonn. cioè 357 per cento.

E ’ notevole il progresso rapidissimo in­ contrato dagli Stati Uniti nella industria oliera: da 33,388,000 tonn. metr. del 1870, la produzione americana passò a 375,397,000 tonn. nel 1906, e cioè è duplicata nello spazio di 36 anni.

— Una statistica recente contiene i dati se­ guenti sul movimento delle ferrovie nel 1906 in Spagna:

Nel 1906 furono aperti al traffico 114 km. di nuove strade. La rete spagnuola ha così una lunghezza totale di km. 13,322 fra strade larghe e strette. Su questa rete circolarono 45.042,512 viaggiatori, cioè 2,552,991 di più dell’ annata pre­ cedente.

La quantità delle merci trasportate salì a 22,711,582 tonnellate, con un aumento di 2,100,018 sul 1905.

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15 settembre 1907 L ’ E C O N O M IST A 585

Il movimento medio giornaliero di viaggia­ tori è stato di 128,458, quello delle merci di tonn. 61,963.

Il prodotto chilometrico globale fu di 23,187,000 pesetas. Lo Stato ha percepito pei diritti sui viag­ giatori e sulle merci 21,164,852 pesetas.

— Pubblichiamo una breve relazione circa le miniere di ferro svedesi e l’ azione dello Stato.

La Svezia possiede, ricchissime miniere di ferro. Esporta annualmente più di 18,000,000 di quintali di minerale. Il minerale svedese di ferro è in buona parte di qualità ottima, scevro o quasi da tenore in fosforo.

Allo scopo di mantenere il minerale in paese e di fonderlo tutto colà, il Parlamento svedese ha testé approvato una legge la quale innova radicalmente nel sistema delle concessioni.

Approfittando del fatto che lo Stato ha l’ alto dominio sulle miniere e che queste devono pagare una specie di affitto annuo allo Stato, la nuova legge dispone che i concessionari di miniere po­ tranno alla scadenza prolungare la loro conces­ sióne di altri 25 anni, purché però allo Stato sia assegnata la metà della proprietà della miniera con diritto allo stesso di acquistare 1’ altra metà alla scadenza dei 25 anni. Siccome le miniere sono di solito in possesso di Società per azioni, è la metà delle azioni — coi relativi diritti — di cui lo Stato diventa proprietario.

Come azionista così forte, lo Stato troverà modo di ottenere che il minerale di ferro si lavori in Paese e non ne esca greggio.

— Il ministro britannico a Monte video, K e n ­ nedy, manda al Foreign Office un rapporto sul commercio e le finanze dell’ Uruguay, no­ tando come il 1906 sia stato un anno straordi­ nariamente prospero per la repubblica Sud-Ame­ ricana. Tutto induce a sperare che la pace interna sarà mantenuta e che saggie riforme verranno introdotte nell’amministrazione politica e finan­ ziaria del paese, in modo da facilitare lo sviluppo delle grandi risorse naturali di questo.

Un indice delle ottime condizioni del paese è fornito dagli* introiti doganali i quali da ster­ line 1,917,291, quali erano nel 1904, sono saliti a sterline 2,744,098 nel 1906.

Il bilancio dello Stato si chiuderà alla fine dell’ esercizio 1906-907 con un avanzo di sterline 490,093, le spese ammontando a sterline 4,080,837 e gli introiti essendo calcolati in sterline 4,570,930. La situazione è quindi tale, dice il rapporto, da inspirare assoluta fiducia.

Il debito pubblico dell’ Uruguay, il quale nel 1860 ammontava soltanto a 580,189 sterline, ora ha raggiunto 27,079,085 smerline. Un’ abile con­ versione di debiti avvenuta ultimamente ha per­ messo di realizzare importanti riforme finanziarie. Tutto è stato predisposto per effettuare il censimento della popolazione, 1’ ultimo fatto es­ sendo quello del 1860, quando J a repubblica in­

tera non contava una popolazione di 250,000 anime, mentre ora soltanto Montevideo ne ha 308,000. La popolazione calcolata attuale dell’ U ­ ruguay è di 1,000,000 di abitanti. La quota delle nascite è nella repubblica del 25 per 1000, mentre quella di mortalità è del 14.74 per 1000.

Il bilancio municipale di Montevideo è di 303,754 sterline per gli introiti, e di 298,164 ster­ line per le spese.

Nella repubblica esistono 823 uffici postali, i quali manipolarono, nel 1906, 89,207,723 lettere e pacchi. Le linee telegrafiche, parte appartenenti alio Stato e parte a Compagnie private, posseg­ gono una lunghezza di 7917 miglia.

I lavori del porto di Montevideo sono assai ben avanzati e verranno completati entro il 1909.

Essi implicheranno una spesa totale di 60 milioni di franchi, ma tale prezzo è stato talmente ridotto dalla concorrenza che difficilmente l’ im­ presa potrà ricavarne un utile.

Il commercio della Turchia. — N ell’anno dell’egira 1321, ossia dal 1° marzo 1905 al 28 feb­ braio 1906, il movimento generale del commercio turco raggiunse un valore di piastre (la piastra turca vale nominalmente Ir. 0,22) 5,103,839,111, di cui 3,136,602,112 piastre per importazione e

1,967,236,999 piastre per esportazione.

Ecco come tali somme dell’ importazione e dell’esportazione vanno divise pel paesi fornitori e clienti della Turchia:

Gran Bretagna. . . . . Importazioni Piastre . . 1,099,18 ).137 Esportazioni Piastre 638,008,11-0 Austria-Ungheria. . . . . . 651.614,805 213,730,333 F r a n c ia ... . . . 266,883,787 481,080,666 Italia... . . 244,619,984 99,595,111 R u ss ia ... . . 182,015,904 59,384,445 G erm an ia... . . 132,529,390 122,769,889 Belgio... 98,614,555 48,791,779 Egitto... . . 92,621,001 79,530,028 — R umani a... 39,999,889 Persia... 73,375,042 6.548,445 Olanda... 58,104,333 G r e c ia ... 56,092,152 54,358,444 B u lgaria... . . 46,708,917 . . 28,756,154 75,597,889 Stati U n it i... 49,211,889 Svezia... . . 7,218,959 72,999 Tunisia... 6,212,361 — M ontenegro... . . 333,848 2,814,111 24,333 Giappone ... . . 207,611 S a m o s ... — Spagna... 13,501 2,488,334 Danimarca... 3,875 22,889 Non è compreso nelle cifre qui sopra, esposte il valore degli oggetti, pei quali il Governo ot­ tomano concede la franchigia doganale, cioè : armi e macchine da guerra, oggetti spediti alle amba­ sciate ed ai consolati, o destinati alle scuole ed agli stabilimenti religiosi, strumenti agricoli ed industriali, materiali per ferrovie, quais, porti e fabbriche, come pure non sono compresi i ta­ bacchi.

L ’ Italia nel commercio della Turchia tiene tra i paesi che vi partecipano il quarto posto, cioè dopo la Gran Bretagna, l’ Austria-Ungheria e la Francia, nell’ importazione; ed il quinto, cioè dopo i suddetti paesi e la Germania, nell’espor­ tazione.

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ini-586 L ’ E CO N O M ISTA 15 settembre 19Ü7

portazioni e delle esportazioni nei primi undici mesi dell’ anno 1906-1907 (luglio 1906, mag­ gio 1907) : ■ IM P O R T A ZIO N I (valore 1900-007 di fattura) dift. sul 1905-906 Materie anim. 17,684; 768 -h 2,835.829 » vegetali 28,294,629 75,385,323 — 1,253,986 » minerali — 4,828,160 3.517,072 Tessili 24,178,766 -h Prod. anim. 8,492,978 4- 1,495,449 Bevande 6,554,957 — 92,454 Carta 5,460,425, -f- 552,609 Macchi uè 24,916,108 -h 6,470,286 Veicoli 8.226,392 -4- 4,520,495 Armi 8,505,955 -4- 9,350 Diversi 8,558.344 -4- 1,212 333 — - -4-

-

,

---255,814,600 E S P O R T A ZIO N I -4- 14,034,784 (valore dichiarato) diff. sul 19J6-197 1905-1906 Prod. minerali 33,728,672 — 81,576 » vegetai 64,864,246 H- 9,181,355 » animali 10,357,738 -4- 517,408 » manif. 3,635,829 -4- 889,701 Diversi 943,124 -4- 191,201 Metalli preziosi 114,542,164 — 29,655,245 228,071,773 — 19,997,968 Il commercio di Cuba. — Il movimento commerciale dell’ isola di Cuba, nel 1906, si è elevato a 198,934,157 dollari, in diminuzione di 3,204,845 dollari su quello precedente.

Le importazioni sono intervenute in questo totale per 95,Ul9,621 dollari contro 91,971,518 del 1905 (aumento 3,048,103) ; le esportazioni per 103,914,536 dollari contro 550,161,484 (diminu­ zioni 6,252, 948).

Ecco le cifre particolari ai paesi di prove­ nienza o di destinazione:

IM P O R T A ZIO N I

1916 1935

dollari Stati Uniti

Altri paesi d ’America Inghilterra

Spagna Germania Francia

Altri paesi d ’Europa

47,608,345 42,981.888 10,985,927 12,522,620 14,085,023 13,424,650 9,018,121 10,358,469 6.103.793 5,784,754 5.572.793 5,243,463 3,376,597 3,603,493 E S P O R T A ZIO N I Stati Uniti Altri paesi Inghilterra Germania Francia d’ America 88,175,4512.467,074 5,889,734 3,671,198 1,513,139 95,330,475 1,747,568 5,795,350 3,905,471 1,198,652 Il commercio del Senegai. — Nel 1906, secondo le statistiche testé pubblicate dall’ Ufficio coloniale, il movimento del commercio generale delle colonie del Senegai e dell’ Alto Senegai si è elevato (riunite importazione e esportazione di merci di ogni sorta) a una somma totale di 89,884,411 fr. V i è un aumento di 11,833,773 fr. sulla media del periodo quinquennale 1901-1905.

A l ! importazione, i valori raggiunsero la ci­ fra di 54,165,670 fr. Essi sono così superiori di 850,892 fr. a quelli dell’ anno precedente, e di 57,517,644 ir. alla media quinquennale.

Le esportazioni raggiunsero la cifra di fr. 35,718,741, con un aumento di 11,154,386 fr. sull’anno precedente e di 6,316,129 sulla media quinquennale.

La parte presa dalla Francia in questo mo­ vimento fu di fr. 53,064,505.

Il commercio del Madagascar. — Il mo­ vimento del commercio generale della Colonia di Madagascar si è elevato nel 1906 (importa­ zione e esportazione riunite delle merci di tutte le specie) a una somma di 62,769,836 franchi.

Vi è un aumento di 8,720,834 franchi sul­ l’anno precedente e di 11,188,160 fr. sulla me­ dia quinquennale 1905-1906.

Alla importazione, i valori hanno raggiunto la cifra di 34,267,141. Essi sono cosi superiori di 3,066,731 fr. a quelli dell’anno precedente e inferiori di 1,185,701 franchi alla media quin­ quennale.

Le esportazioni hanno raggiunto la cifra di 28,502,695 fr., in aumento di 5,652,163 franchi sull’anno precedente e di 12,373,861 franchi sulla media quinquennale.

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tassa generale pet le esportazioni agrarie

Pubblichiamo fin da ora la seguente Relazione che al VII Congresso delle Banche Popolari Italiane che si terrà in Cremona dal 19 al 21 corr. il comm. Ettore Levi Della Vida presenterà sulla costituzione di una Cassa Centrale per aiutare le industrie e le esporta­ zioni agrarie, con sede provvisoria presso la Federa­ zione Italiana dei Consorzi Agrari di Piacenza.

L’on. Luzzatti avverte il comm. Levi Della Vida nella riunione tenuta a Piacenza il 80 ottobre 1905, per iniziativa della Federazione Italiana dei Consorzi agrari, per discutere intorno alla opportunità di fon­ dare una Cassa centrale di Credito agrario, tracciava a grandi linee un vasto programma, e 1’ assemblea a voti unanimi approvava, in principio, la costituzione del nuovo Istituto.

Tutti noi rammentiamo quante volte fu invocata, anche nei nostri Congressi, la fondazione di una Banca centrale delle banche popolari. .Chi scrive fu sempre contrario a questo proponimento. Egli era ed è con­ vinto che le banche bene ordinate e saviamente dirette trovano sempre, e nelle consorelle maggiori, e nel'e Casse di risparmio, e nelle Banche di credito ordina­ rio, e negli Istituti di emissione, aiuti larghi e a buon mercato, sì che alla Banca centrale -— la quale, al meno nei primi anni, avrebbe certo avuto minor faci­ lità di mezzi — sarebbero ricorsi gli Istituti meno seri e meno solidi. Ed invero il credito popolare negli ul­ timi venti anni ha continuato a svolgersi con sempre crescente intensità : le nostre Banche non hanno mai avuto difetto di aiuti, neppure nei periodi di crisi come quello gravissimo del 1893-1894, dal quale anzi esse sono uscite incolumi mentre precipitavano Istituti reputati incrollabili.

Le Banche ‘ popolari non solo hanno potuto .proce­ dere sicure attraverso tutti i pericoli ma hanno potuto anche estendere ed intensificare la loro azione coope­ rando efficacemente ai grandi progressi fatti dall’ Ita­ lia in questi ultimi anni. Tutte le forme di attività onesta trovarono in esse aiuto : come lo trovarono il commercio e l’ industria, lo trovò l’agricoltura là dove la educazione morale e tecnica dell’agricoltore davano affidamento che il capitale prestato alla terra avrebbe fruttificato e sarebbe stato puntualmente restituito. Mirabile esempio questo di Cremona, dove V Istituto che ci ospita ha seminato a larghe mani e sotto tutte le forme, a uti agli agricoltori, pur serbando la massa delle sue attività non solo sicurissima ma anche pronta ad ogni sorpresa.

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15 settembre 1907 L ’ E C O N O M IST A 587

dove l’agricoltura ha forse maggior bisogno di aiuto il credito non sarà difficile nè caro quando il coltiva­ tore avrà imparato a saperne usare, a. conoscerne i vantaggi ed i pericoli, quando Consorzi, Federazioni, Cattedre ambulanti avranno riunite ed indirizzate le forze disperse ed inesperte.

Ma Banche popolari e Casse di Risparmio, se sono in grado di sovvenire 1’ agricoltore singolo, diretta- mente o col tramite delle associazioni agrarie e ta l­ volta in notevole misura le associazioni stesse, non possono però, per lo stesso loro ordinamento, interve­ nire direttamente in tutte quelle operazioni collettive alte quali intendono principalmente i Consorzi agrari : acquisto di concimi, di sementi, di macchine, vendita di prodotti agrari all’ interno ed all’estero, organizza­ zioni di industrie agrarie ed affini all’agricoltura. Sono operazioni di indole essenzialmente tecnica, alle quali i Consorzi provvedono invece facilmente sussidiati c o ­ me sono dalla potente Federazione della quale non è certamente qui d’uopo di spiegare le funzioni nè di tessere l’elogio, tanto la sua azione e le sue beneme­ renze sono note qui e fuori di qui, in Italia e fuori d’ Italia.

L ’opera della Federazione però è necessariamente ristretta per la mancanza di forti capitali permanenti che, del resto, essa nè ricerca nè abbisogna per svol­ gere l’azione di intermediaria cui adempie cosi egregia­ mente. È, per quanto la Federazione non abbia per: duto di vista l’obiettivo di creare alle esportazioni di prodotti agrari nuovi sbocchi e di organizzare industrie agrarie capaci di conquistare e di conservare i mercati italiani ed esteri, la mancanza di una organizzazione bancaria, che essa non può avere, le rendono impossi­ bile di fare per l’ agricoltura italiana tutto quanto vede necessario.

Ma la Federazione sa che un Istituto bancario forte di capitale proprio e di denari raccolti da terzi potrebbe integrare e completare nella azione tecnica l’opera sua come integrerebbe e completerebbe nell’a­ zione. economica l’ opera delle Casse di risparmio e e delle Banche popo'ari. E tanto questa necessità è evidente che la Federazione ha quasi involontaria­ mente ed inavvertitamente assunto qualche volta fun­ zioni bancarie, in misura però assai ristretta, che più non le avrebbero consentito nè le sue forze economi che, nè la sua organizzazione, né la prudenza de’ suoi amministratori.

Era naturale quindi che !a Federazione accogliesse con grande favore e facesse sua l’ idea esposta dal Luzzatti; ed il benemerito suo presidente, l’on. Rai­ neri, illustrando nella riunione di Piacenza, l’azione che la Cassa avrebbe potuto esercitare nei rapporti anche con le Federazioni agrarie estere, prendeva im­ pegno di maturarla e di studiarne la pratica attua­

zione. ,,,.

Nè la Federazione venne meno all’ impegno preso. Il progetto, al quale del resto il solo nome del Luzzatti bastava a dare autorità e prestigio, trovò senso in uomini eminenti, tra i quali ci piace, citare lo Stringhe!-, che promise l’appoggio suo e del mag­ giore Istituto di emissione da lui diretto. Nè manche rà certamente l’ausilio del Miraglia, l’antico, autore­ vole ed efficace amico dell’ agricoltura italiana, e del Banco di Napoli divenuto, mercè sua, tanto beneme rito dell’ industria nelle provinole meridionali.

L ’idea concretata nello statuto che vi presentiamo invoca ora il vostro autorevole voto per tradursi in

atto. r , „

Quand’ anche fosse stato opportuno creare fan da principio un Istituto a largo capitale, il che noi ben crediamo, le condizioni attuali u o p dell’ economia na­

zionale, sempre assai prospera, ma del mercato del denaro, divenuto timido e diffidente di ogni impiego in valori industriali e bancari, consigliano di far sor­ gere il nuovo Istituto con modestia di mezzi propri. 6 Cosi dei resto sarà più agevole muovere ì primi passi e, procedendo a gradi, acquistare via via con la maggiore esperienza maggiori forze.

Che anzi, proposito dei promotori sarebbe di non richiedere neppure l ’ intero versamento dei due milioni costituenti il capitale sociale ma limitarlo per ora ai tre decimi in modo da permettere che il denaro ver­ sato abbia un onesto frutto anche se non si possa dare fin da principio un grande sviluppo agli affari, e cu offrire nel tempo stesso una valida garanzia al capi­ tale raccolto dai terzi col risconto ed m certa misura coi depositi specie a lungo termine. Poiché e sopra­

tutto il denaro dei terzi quello che dovrà fornire ì maggiori mezzi all’ Istituto per sovvenire a miti ra­ gioni di interesse le organizzazioni agrarie. La Fede­ razione Italiana dei Consorzi agrari esercita già, come abbiamo detto, alcune funzioni bancarie; queste essa trasmetterebbe alla Cassa fornendole cosi un primo nu­ cleo di operazióni attive e passive, nè è a dubitarsi che il denaro dei terzi troverà nel nuovo istituto per la serietà del programma di lavoro e per 1’ autorità della Federazione sotto i cui auspici esso sorge ragio­ nevole frutto ed intera sicurezza.

Modestia negli inizi, collegamento con Istituti si - iniglianti nei fini ma diversi nei mezzi, sono del resto principi tradizionali delle nostre istituzioni.

Si ricordi come sorsero le prime, ed ora le più fio­ renti, fra le banche popolari. Dal seno delle Società di mutuo soccorso nacquero i piccolissimi stituti, sorretti nei primi passi ma fino dai primi passi indipendenti, raccogliendo dalle Società 1’ eredità di quelle piccolis­ sime operazioni bancarie che esse esercitavano per ne­ cessità di cose, pur sapendo che non erano conformi all’ indole ed agli scopi del mutuo soccorso. I piccolis­ simi istituti, nati da altre istituzioni, serbando di que­ ste l’indole essenzialmente democratica, crebbero in breve per virtù propria fino ad assurgere all’ impor­ tanza di banche di primo ordine aventi patrimoni vi­ stosi, raccoglitrici di milioni e milioni di lire in de­ posito. E lo spir to democratico che ne ispirò i primi passi mai fu dimenticato, anche quando il piccolo e modesto nucleo di cooperatori divenne gruppo potente per numero e per abbondanza di capitali.

Così sorgerà la nuova Cassa : sotto gli auspici e con l’ appoggio della Federazione che ne guiderà i primi passi, ma con completa autonomia. Nè le man­ cheranno certamente altri aiuti : oltre gli Istituti di emissione, le Banche popolari, le Casse di Risparmio, gli stessi istituti di credito ordinario annoderanno con la Cassa rapporti di affari, e le Società agricole, le in­ dustrie agrarie, l’ Istituto dei Fondi Rustici ed altri enti simiglianti troveranno in essa un organo efficace per svolgere il loro programma.

I vincoli morali con la Federazione consigliano di stabilire per ora la Sede della Cassa a Piacenza; di- ciamo per ora, poiché obbiettivo deve essere quello di portare la Sede a Roma (e lo Statuto lo dice come lo dice quello della Federazione) a fine di poter da Roma irradiare l’ azione in tutta Italia: frattanto potrà la Cassa come già ha fatto la Federazione, istituire una 0 più filiali là dove ne apparisca la necessità.

Scopi della Cassa quelli che il Luzzatti ha esposto due anni or sono a Piacenza: far il credito alle orga­ nizzazioni che si propongono scopi agrari e promuo­ verne la costituzione, aiutare le Associazioni agrarie intese all’ esportazione dei prodotti ed alla importa­ zione delle materie prime e promuoverne di nuove, aiutare e promuovere le industrie agrarie, favorire in genere tutte le iniziative agrarie ed esercitare tutte le funzioni di un istituto bancario che si collegano coll’ industria agricola, esercitando anche, ove se ne manifesti l’ opportunità, l’ ufficio di Cassa centrale per 1 rapporti fra le Banche popolari, le Associazioni e le Federazioni agrarie nelle loro relazioni sia all’ interno sia con le consorelle straniere.

Mezzi : il capitale proprio, i risconti e i depositi dei terzi. Il capitale proprio limitato per ora, come si è detto, a due milioni da elevarsi fino a dieci per sem­ plice deliberazione del Consiglio di amministrazione. Forma: L ’ anonima ordinaria a fine di rendere più facile raccogliere il capitale, ma con tutte le cautele che valgano a togliere carattere speculativo all’ isti­ tuto e ad assicurare che il programma e gli scopi dei fondatori non vengano traviati. Utili : divisi fra il fondo di riserva (5 °/0 almeno); gli azionisti (l’ 85<y0), il Consiglio di amministrazione (i 1 5®/0), i 1 rimanente a scopi di propaganda rurale e di vigilanza tecnica.

Non intendiamo fare opera di beneficenza o di sem­ plice propaganda ; sappiamo che i grandi problemi come è quello dello sviluppo agricolo dell’ Italia non si risolvono con la carità: a risolverli od occorrono forze ingenti che non si raccolgono se non facendo appello all’ interesse individuale.

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