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Studio della strategia di analisi dei dati dell’esperimento PADME per la ricerca del fotone oscuro

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(1)

Studio della strategia di analisi dei dati dell’esperimento PADME per la ricerca del fotone oscuro

Oceano Isabella

25 marzo 2018

(2)

1 Materia oscura 2

1.1 Materia oscura . . . 2

1.2 Breve panoramica storica . . . 3

1.3 Possibili soluzioni teoriche . . . 5

2 Fotone Oscuro: teoria ed esperimenti 10 2.1 Motivazioni per l’introduzione del settore oscuro . . . 10

2.2 Ipotesi sul portale neutro . . . 10

2.3 Decadimenti visibili ed invisibili di un fotone oscuro . . . 11

2.4 Discrepanza tra misura e predizione teorica sul g-2 del muone . . . 13

2.5 Strategie di ricerca del fotone oscuro . . . 15

2.6 Esperimenti di ricerca del fotone oscuro . . . 17

2.7 Vincoli sul modello . . . 21

2.7.1 Limiti da esperimenti sensibili a decadimenti visibili . . . 21

2.7.2 Limiti da esperimenti sensibili a decadimenti invisibili . . . 22

3 PADME 23 3.1 Il fascio di positroni della BTF ai LNF . . . 23

3.1.1 L’esperimento PADME . . . 25

3.1.2 Produzione di A0 in PADME . . . 26

3.1.3 Tecnica di ricerca del fotone oscuro a PADME . . . 28

3.2 I componenti di PADME . . . 30

3.2.1 La targhetta attiva . . . 30

3.2.2 Il dipolo magnetico . . . 32

3.2.3 Lo spettrometro . . . 33

3.2.4 Camera a vuoto . . . 33

3.2.5 Il calorimetro elettromagnetico . . . 34

3.2.6 Il calorimetro a piccolo angolo . . . 35

3.3 Il segnale e i processi di fondo in PADME . . . 35

3.3.1 Simulazione MC e ricostruzione . . . 35

3.3.2 Processi SM in PADME . . . 36

3.3.3 Misure del flusso di positroni . . . 37

3.3.4 Identificazione del segnale di fotone oscuro . . . 39 ii

(3)

INDICE iii

3.3.5 Sensibilità prevista di PADME . . . 41

4 Studio Monte Carlo della strategia di analisi 43 4.1 I dati simulati . . . 43

4.2 Eventi di segnale e di fondo nel calorimetro . . . 46

4.2.1 Energia e posizione del cluster . . . 46

4.2.2 Lo spettro di massa mancante . . . 48

4.2.3 Definizione del volume fiduciale del calorimetro . . . 51

4.3 Segnali da processi di fondo nell’apparato di PADME . . . 52

4.3.1 Eventi con fotoni da bremsstrahlung . . . 53

4.3.2 Eventi γγγ . . . 57

4.4 Criteri di selezione degli eventi di segnale . . . 59

4.4.1 Scelta della definizione di fotone . . . 59

4.4.2 Scelta della soglia dell’energia del fotone . . . 65

4.5 La performer della simulazione di eventi . . . 68

4.5.1 L’efficienza . . . 68

4.5.2 La risoluzione sul segnale . . . 68

4.6 Stima del numero di eventi di segnale e di fondo attesi . . . 69

4.7 Limiti attesi nel modello in assenza del segnale . . . 70

4.7.1 Stima dei limiti su 2@68%C.L. . . 70

4.7.2 Limiti ottenibili con il metodo CLs . . . 70

4.7.3 Test d’ipotesi per regioni di esclusione e scoperta . . . 70

4.7.4 Approccio frequentista . . . 71

4.7.5 Il metodo del massimo likelihood . . . 72

4.7.6 Test statistico . . . 73

4.7.7 Intervalli e limiti . . . 74

4.7.8 Esclusione di parametri con una bassa sensibilità dell’esperimento . . . . 76

4.7.9 Analisi dei limiti per PADME . . . 76

5 Analisi attraverso le reti neurali 88 5.1 Preparazione del campione da analizzare . . . 89

5.2 Struttura dei dataset . . . 89

5.3 Struttura della rete . . . 91

5.4 Risultati . . . 91

5.4.1 Funzione di perdita . . . 94

5.4.2 Accuratezza del modello . . . 95

A Analisi cinematica 96

B Analisi del bremsstrahlung senza la correlazione in energia 98

C Analisi dei positroni di alta energia 101

(4)

D Scelta della soglia energetica per i segnali registrati in ECAL 104

E Tabelle riassuntive per i diversi metodi 106

(5)

Introduzione

1

Nonostante il grande successo che lo Standard Model (SM) ha avuto sino ad oggi, ci si accorge,

2

con le ultime osservazioni sperimentali, che esso non sa ancora spiegare tutti i fenomeni che

3

si osservano, in particolar modo quelli che riguardano la natura della materia oscura (DM)

4

e l’asimmetria materia-antimateria. La soluzione a questi fenomeni osservati potrebbe essere

5

l’estenzione dello SM.

6

I risultati di alcuni esperimenti, come ad esempio l’eccesso di antimateria misurato da PA-

7

MELA, FERMI e ASM o l’osservazione di un effetto stagionale nei raggi cosmici misurato da

8

DAMA/LIBRA ci permetterebbero di introdurre un Hidden Sector nello SM. In questo lavoro

9

affronteremo brevemente la questione aperta “materia oscura”, sul perchè si è sentita la necessità

10

di creare nuovi modelli fisici per spiegare la realtà che ci circonda. Uno di questi modelli, come

11

vedremo nel secondo capitolo, è quello che prevede l’aggiunta di un nuovo gruppo di gauge,

12

in particolare si introduce un nuovo bosone A0, detto fotone pesante o oscuro. Teoricamen-

13

te si prevede che questo nuovo settore possa accoppiarsi con il campo elettromagnetico dello

14

SM attraverso A0, il quale rappresenterebbe la particella mediatrice dell’interazione elettroma-

15

gnetica tra le particelle di materia oscura. Quindi vedremo gli esperimenti che mirano allo

16

studio del settore oscuro sfuttando questo fenomeno, seppur si verifichi in piccole percentuali.

17

In questo contesto si colloca l’esperimento PADME (capitolo 3) che si propone di misurare

18

processi e+e → A0γ nell’interazione di un fascio di positroni con gli elettroni di un bersaglio,

19

utilizzando il fascio estratto dal linac di DAFNE ai Laboratori Nazionali di Frascati, INFN.

20

L’esperimento inizierà a prendere dati nell’aprile del 2018, sino ad allora si studia la risposta

21

dell’apparato e l’eventuale presenza di segnale, come quest’ultimo possa essere discriminato dal

22

fondo, attraverso simulazioni descritte nel capitolo 4.

23

1

(6)

Materia oscura

25

Una delle rivelazioni più sorprendenti del Novecento nel processo di comprensione della com-

26

posizione dell’Universo è che la materia barionica ordinaria, cioè quella costituita da protoni e

27

neutroni, non è il costituente dominante nell’universo. Una forma nuova di materia, sopran-

28

nominata “materia oscura”, esiste nell’universo in quantità nettamente superiori. La natura di

29

questa nuova materia ancora oggi è sconosciuta, ma c’è una grande mole di osservazioni che

30

indica la necessità della sua esistenza. Una comprensione completa della materia oscura richie-

31

de un’indagine simultanea in diversi settori della fisica. La nascita e l’espansione dell’universo

32

nei suoi primi stati di vita sono studiate e descritte mediante concetti di meccanica statisti-

33

ca e termodinamica. La fisica delle particelle è necessaria per proporre candidati di materia

34

oscura ed esplorare le sue possibili interazioni con la materia ordinaria. La relatività generale,

35

l’astrofisica e la cosmologia dettano come la materia oscura agisce sulle grandi scale.

36

1.1 Materia oscura

37

Con il termine “materia oscura” si indica quella materia che non emette alcuna radiazione

38

elettromagnetica e non risulta pertanto individuabile dagli strumenti di analisi spettroscopica,

39

da cui l’aggettivo “oscura”. Inizialmente essa fu indicata con il termine di “massa mancante”,

40

nonostante la sua esistenza sia dedotta dagli effetti gravitazionali osservabili della sua massa.

41

Il termine massa mancante era quindi fuorviante, dato che non è la massa a mancare, ma solo

42

la sua “luce”.

43

Va precisato che il concetto di materia oscura ha senso, all’interno dell’attuale modello

44

standard della cosmologia basato sul Big Bang, per due ragioni fondamentali. Una prima mo-

45

tivazione si basa sul fatto che altrimenti non si potrebbe spiegare la formazione di galassie e

46

ammassi di galassie nel tempo calcolato dall’evento iniziale del Big Bang stesso. Un altra con-

47

siderazione è quella per cui in uno scenario cosmologico come quello attuale, che prevede come

48

unica forza cosmologica la gravità, non si spiegherebbe come le galassie si possano mantenere

49

integre, dato che la materia visibile, composta da barioni, non è in grado di sviluppare una

50

sufficiente attrazione gravitazionale.

51

2

(7)

1.2. BREVE PANORAMICA STORICA 3 Viceversa, se l’attuale teoria risultasse errata, si potrebbe non avere necessità di materia

52

oscura, giacché l’ipotesi della sua esistenza deriva solo dalla violazione di un modello matematico

53

e non da alcuna dimostrazione sperimentale certa.

54

1.2 Breve panoramica storica

55

Gli astronomi si sono affidati a lungo alla fotometria per produrre stime sulla massa di stelle e

56

galassie, in particolare la legge che veniva utilizzata è quella che mette in relazione la luminosità

57

osservata della stella [1]:

58

L = kMγ (1.1)

in cui γ, per stelle che si dispongono nella sequenza principale del diagramma Hertzspung-

59

Russel, vale 3.5 − 4. Questo non sorprende, in quanto gli astronomi che studiano le onde

60

elettromagnetiche nella banda ottica del visibile fanno affidamento alla luce emessa da og-

61

getti distanti, e una volta noto questo parametro era semplice ricavare la massa dell’oggetto

62

astronimico.

63

Nei primi anni 1930, J. H. Oort scoprì che il moto delle stelle nella Via Lattea suggeriva una

64

presenza molto più importante di massa galattica di quella desumibile dalle misure fotometriche.

65

Studiando gli spostamenti doppler di stelle che si muovono nell’intorno del piano galattico, Oort

66

fu in grado di calcolare le loro velocità [2]. Le sue misure indicevano che le stelle si spostano

67

così rapidamente da poter sfuggire all’attrazione gravitazionale prodotta dalla massa luminosa

68

nella galassia. Oort postulò che dovesse esistere altra massa nella Via Lattea per costringere

69

queste stelle nelle orbite osservate. Tuttavia, osservò che le misure potevano essere giustificate

70

se si supponeva che l’85% della luce del centro galattico fosse oscurata da polvere.

71

Nello stesso periodo l’astronomo svizzero F. Zwicky giunse a risultati molto simili, che

72

anch’essi indicevano la mancanza di massa, ma su una scala molto più ampia. Zwicky studiò

73

il cluster di galassie Coma, che dista circa 99 Mpc (322 milioni di anni luce) dalla Terra e

74

misurò, attraverso l’osservazione dell’effetto doppler, le velocità dei corpi all’interno del cluster,

75

che risultava variare da un minimo di 1500 km/s ad un massimo di 2000km/s [3].L’astrofisico

76

svizzero utilizza per le sue deduzioni il teorema del viriale, questo recita che:

77

k = −1 2

p (1.2)

in cui ¯Ek è la media temporale dell’energia cinetica e ¯Ep è la media di quella potenziale.

78

Assumendo che nel cluster la distribuzione di materia sia uniforme nello spazio, conoscendo il

79

suo raggio R, e sapendo che ci sono 800 nebulose al suo interno, ognuna con massa 109M , si

80

può ricavare la massa del cluster Coma:

81

M ∼ Nneb· M1neb · M = 1.6 · 1045g. (1.3) Assumendo l’esistenza di sole interazioni gravitazionali, si può definire l’ energia potenziale

82

attraverso l’utilizzo della costante gravitazionale Γ, la massa e il raggio dell’ammasso: Ep =

83

35ΓMR e, utilizzando il teorema del viriale, si ottine una stima della velocità media: √

2 = 80km/s.

84

(8)

Questo risultato era in forte contrasto con la misura della velocità osservata con l’effetto dop-

85

pler. In sostanza, le galassie rappresentano solo una piccola frazione della massa totale del

86

cluster Coma, il resto della massa è per qualche motivo non luminosa.

87

Circa 40 anni dopo le scoperte di Oort, Zwicky e altri, Vera Rubin e collaboratori condussero

88

uno studio approfondito delle curve di rotazione di 60 galassie isolate [4]. Queste galassie

89

contengono una vasta popolazione di stelle in moto su orbite quasi circolari attorno al centro

90

galattico. Come accade per le orbite planetarie nel sistema solare, secondo la terza legge di

91

Keplero le stelle con orbite galattiche più grandi dovrebbero avere velocità orbitali minori. Nel

92

caso di galassie a spirale, tuttavia, la terza legge di Keplero è applicabile soltanto a stelle vicine

93

alla periferia poiché essa presuppone che la massa racchiusa dall’orbita sia costante. Le galassie

94

utilizzate per le campagne di misura furono scelte in modo tale che, date le loro orientazioni, il

95

materiale da un lato del centro galattico si avvicinasse alla nostra galassia, mentre il materiale

96

appartenete all’altro lato avesse verso opposto. L’analisi delle linee spettrali dello spostamento

97

doppler forniva la velocità di rotazione. Inoltre, la posizione lungo la linea spettrale ha fornito

98

informazioni angolari sulla distanza del punto con il centro della galassia.

99

A queste misure sono seguite numerose altre osservazioni delle velocità orbitali delle stelle

100

nelle regioni periferiche di un gran numero di galassie spirali, e le misure mostrano che in nessun

101

caso esse seguono la terza legge di Keplero. Invece di diminuire a grandi raggi, le velocità orbitali

102

rimangono approssimativamente costanti, come mostrato nel grafico in figura 1.1.

103

L’implicazione è che la massa racchiusa da orbite di raggio via via maggiore aumenti, anche

104

per stelle che sono apparentemente vicine al limite della galassia. Il profilo di massa delle

105

galassie apparentemente continua ben al di là delle regioni occupate dalle stelle.

106

Le stelle nella periferia di una galassia a spirale, hanno velocità orbitali osservate normal-

107

mente di 200 chilometri al secondo [55], quattro volte superiori alla velocità di fuga che si

108

avrebbe se tutta la massa della galassia fosse composta da materia visibile. Perciò all’ interno

109

delle galassie deve trovarsi della massa di cui non si tiene conto quando si somma la massa di

110

tutti gli oggetti visibili.

111

La maggior parte della radiazione elettromagnetica è bloccata dall’atmosfera terrestre e

112

pertanto sono richiesti osservatori spaziali o qualche forma di rilevamento indiretto per studiarne

113

le caratteristiche. Il lancio del primo satellite artificiale nel 1957 ha aperto nuove opportunità

114

per studi di fisica. È stata effettuata l’osservazione delle sorgenti di raggi X e delle radiazioni

115

gamma. Per l’osservazione dei raggi X, importante menzionare il satellite tedesco ROSAT, che

116

ha verificato l’esistenza di altre anomalie [5]. L’esperimento ha fatto misure di temperatura delle

117

nubi galattiche misurando T ∼ 107− 108 K. Questa temperatura così elevata dovrebbe causare

118

un agitazione termica non indifferente da produrre un’energia termica nettamente superiore a

119

quella gravitazionale se la massa dell’ammasso è quello determinato da misure fotometriche.

120

Conseguenza di ciò è che la nube si raffreddi: parte delle particelle dovrebbe fuggire dalla stessa.

121

Quello che si osserva è che invece la nube non si comporta seguendo le predizioni, quindi è una

122

chiara evidenza che parte della massa non viene osservata.

123

(9)

1.3. POSSIBILI SOLUZIONI TEORICHE 5

Figura 1.1: Andamento previsto (curva A) e misurato (curva B) della velocità di una stella all’interno di una galassia a diverse distanze rispetto al centro. Possiamo osseravare che nella curva prevista teoricamente abbiamo due diversi andamenti: una rapida salita in prossimità del centro della galassia dove la velocità della stella è v =pGM/r = p4/3Gρπr in cui G è la costante gravitazionale,r è il raggio e ρ la densità del nucleo dell’ammasso, infine M = 4/3ρπr3 è la massa; quanso si considera una stella presente nella nube galattica, quindi fuori dal nucleo, si ha un andamento decrescente data da v =pGρ4/3πr3/d, in cui d è la distanza della stella con il centro galattico. Si può osservare che mentre nel caso di stelle contenute nel gentro galattico la teoria approssima bene i dati sperimentaali, nel caso in cui la stella sia posta lungo il bordo del disco galattico questo non è più vero.

1.3 Possibili soluzioni teoriche

124

In letteratura sono comparse numerose teorie che spiegano la natura della cosiddetta “massa

125

mancante”, in termini di diversi nuovi ipotetici fenomeni. La materia oscura sarebbe localizzata

126

nel “buio” che circonda le stelle e in generale, può essere di natura barionica e non barionica.

127

Possibili costituenti della materia oscura barionica sono stati indicati nei MACHO (Massive

128

Compact Halo Objects), oggetti compatti di grande massa presenti nell’alone galattico. Questi

129

sono rivelabili attraverso il fenomeno delle lenti gravitazionali, figura 1.2.

130

Il fenomeno è una conseguenza della relatività generale di Einstein: la geomentria dell’u-

131

niverso è definita rispetto all’approssimazione euclidea nelle regioni prossime. Di conseguenza

132

quando tra una stella lontana e un osservatore si interpone un oggetto di grande massa che non

133

emette luce (come un MACHO) la traiettoria della luce della stella che segue le geodetiche è

134

curvata e l’osservatore vedrà un’immagine distante e di intensità variabile della stella durante

135

il transito dell’oggetto massivo sulla linea di osservazione della sorgente luminosa. Quello che

136

si vuole osservare è un incremento della luminosità della stella con una distribuzione tempora-

137

le della magnitudine perfettamente simmetrica, inoltre si richiede che questi fenomeni non si

138

ripetano, in questo caso infatti sarebbe giustificata l’esistenza un sistema binario [6].

139

(10)

Figura 1.2: Rappresentazione del fenomeno della lente gravitazionale, si può ossevare come anche i fotoni sono soggetti alla forza gravitazionale, in particolare la loro traiettoria veniva maggiormente deviata, quanto più intensa era la forza gravitazionale a cui erano soggetti.

Nel 2008, diversi ricercatori, francesi e canadesi coordinati dall’Istituto di Astrofisica di

140

Parigi, utilizzando questa procedura ottennero un importnte risultato con il telescopio Canada-

141

France-Hawaii Telescope (Cfht), posto sul monte Mauna Kea nelle Hawaii. Gli studiosi osserva-

142

rono migliaia di immagini del cielo in cui identificarono chiari pattern del fenomeno della lente

143

gravitazionale in assenza di masse luminose che potessero esserne la causa [7]. Le osservazioni

144

di questi effetti gravitazionali costituiscono una delle maggiori prove dell’esistenza di materia

145

oscura.

146

In funzione del numero di stelle tenute sotto osservazione, si è stimata la presenza di un

147

certo numero di MACHO, giustificando la presenza di materia oscura barionica.

148

Nella comprensione della questione riguardante la composizione dell’universo, molti studi

149

sono stati effettuati, e si è dato credito al modello del “Big-Bang”, secondo il quale l’universo

150

nasce da una singolarità spazio-temporale, ed è in continua espansione. Attraverso questo

151

modello, si può descrivere l’universo in funzione di un parametro Ω = ρρ

c, cioè il rapporto tra

152

la densità della materia e la densità critica1, e grazie alle osservazioni si è potuto dire che la

153

quantità di materia luminosa nell’universo rappresenta solo il [55]:

154

l= 0.005 (1.4)

mentre la materia oscura e l’energia oscura sono quelle prevalenti:

155

DM = 0.28 ΩDE = 0.715 (1.5)

con la caratteristica che:

156

l+ ΩDM + ΩDE = 1. (1.6)

Se si considera anche l’esistenza dei MACHO come materia non luminosa, ma barionica, le

157

percentuali descritte variano:

158

bar = 0.05 (1.7)

1La densità critica ρcè la densità che discrimina l’universo aperto da quello chiuso, vale a dire quello dominato dalla gravità (ρ > ρc), da quello dominato dall’espansione(ρ < ρc)

(11)

1.3. POSSIBILI SOLUZIONI TEORICHE 7

159

DM = 0.235 (1.8)

160

DE = 0.715 (1.9)

si ridimensiona il problema quindi, senza risolverlo.

161

Si pensa che almeno il 90% della materia oscura sia non barionica. Questa considerazione

162

nasce da studi legati alla densità del deuterio ed elio-4 nell’universo. Il deuterio, al contrario

163

dell’elio-4, è un elemento instabile e facile da separare, il quale è caratterizzato da una forte

164

tendenza da parte di due suoi nuclei di combinarsi per formare l’atomo elio-4. L’unica ragione

165

per cui la nucleosintesi non converte tutti gli atomi di deuterio dell’universo in elio è che

166

l’espansione dell’universo lo ha raffreddato ed ha inibito questa conversione, questo implica che

167

la densità di deuterio nell’universo è funzione delle condizioni iniziali: più denso è l’universo,

168

più deuterio si converte in elio-4 e meno nuclei di questo elemento dovremmo osservare. Ad

169

oggi non sono noti altri processi post-Big Bang che produrrebbero tale quantità di deuterio.

170

Per questo motivo le osservazioni dell’abbondanza di deuterio suggeriscono che l’universo non

171

sia infinitamente vecchio, come sostenuto anche dalla teoria del Big Bang.

172

Durante gli anni settanta furono compiuti grandi sforzi per trovare processi che potessero

173

produrre deuterio. Le misure effettuate dimostrano che la concentrazione di deuterio nell’uni-

174

verso è alta rispetto a quella prevista dal modello del Big Bang, quindi troppo alta per giusti-

175

ficare il modello che presume che la maggior parte dell’universo consista di protoni e neutroni.

176

Questa divergenza, tra le osservazioni del deuterio e dell’espansione dell’universo, ha richiesto

177

grandi sforzi per trovare processi che possano produrre tale isotopo. Dopo decenni di prove, si

178

raggiunse il consenso dicendo che questi processi erano improbabili e la spiegazione standard

179

ora usata per spiegare l’abbondanza di deuterio è che l’universo non consiste principalmente di

180

barioni e che la materia oscura costituisce la maggior parte della massa dell’universo. Risulta

181

molto difficile trovare un altro processo che possa produrre deuterio tramite una fusione nu-

182

cleare. Questo processo richiederebbe una temperatura alta abbastanza per produrre l’isotopo,

183

ma non così alta da produrre elio-4 [8].

184

Nello studio della materia oscura, una prima discriminazione riguardo alle ipotetiche compo-

185

nenti non barioniche viene fatta attraverso la distinzione tra materia oscura fredda, rappresenta-

186

ta essenzialmente dalle ipotetiche particelle lente WIMP, e materia oscura calda, rappresentata

187

dai neutrini. La materia oscura calda, a differenza di quella fredda, è caratterizzata da particelle

188

aventi piccola massa e caricamente neutre, che sono ancora nell’equilibrio termico dopo la più

189

recente fase di transizione nel primo universo caldo [45]. Attraverso programmi di simulazione,

190

si è osservato che se l’energia primordiale fosse stata maggiore di 1M eV , non si sarebbero for-

191

mate le galassie così come oggi le abbiamo. In questo modo viene scartata l’ipotesi di materia

192

oscura calda, anche se questo non esclude l’ipotesi che possa esistere in piccole percentuali.

193

L’ipotesi più ovvia riguardo alla composizione dell’universo conseguente alle varie osserva-

194

zioni sperimentali è che la materia non barionica sia costituita da un nuovo tipo di particelle,

195

denominate WIMP (Weakly Interacting Massive Particles), dotate di massa elevata che risul-

196

tano visibili in quanto debolmente interagenti con la materia ordinaria. Un quadro teorico di

197

per se molto interessante in cui l’ipotesi di particella WIMP può essere collocato è la supersim-

198

metria. Nei modelli SUSY alle particelle dello SM si aggiungono altrettante particelle ciascuna

199

(12)

partner di una particella ordinaria. Il partner SUSY di una particella ha gli stessi numeri quan-

200

tici, con eccezione dello spin s che cambia per ∆s = 12. Pertanto i fermioni diventano barioni

201

e viceversa. Nella maggior parte dei modelli SUSY si introduce un nuovo operatore: R-parity

202

definito con:

203

R = (−1)3(B−L)+2S (1.10)

in cui B è il numero barionico, L quello leptonico e infine S lo spin e si assume la conservazione

204

della R-parità. Da ciò segue che ogni catena di decadimenti di particelle SUSY deve terminare

205

con la produzione della particella supersimmetrica più leggera, la LSP (Lighter Supersimmetry

206

Particle). La LSP è neutra elettricamente e ha solo carica debole, quindi rappresenta un ottimo

207

candidato di oscuro matter non barionica WIMP.

208

A conferma di questa teoria si hanno i risultati dell’esperimento DAMA-LIBRA. Sappiamo

209

che il sole si muove nella galassia con una velocità di 232km/s, e la terra compie il suo moto di

210

rivoluzione con un angolo di 60 deg rispetto al piano galattico con una velocità di 30km/s [9].

211

Se effettivamente esistesse una nube di WIMPS nella nostra galassia, si dovrebbe osservare una

212

modulazione annuale del flusso di particelle. Se infatti sono presenti particelle oscure nell’alone

213

della Via Lattea allora il moto di rivoluzione della terra attorno al sole potrebbe causare l’os-

214

servazione di un flusso maggiore di particelle di materia oscura intorno al 2 Giugno, e minore

215

nel 2 Dicembre. L’esperimento ha osservato la modulazione del segnale che confermerebbe l’e-

216

sistenza di materia oscura. L’interpretazione di questi risultati, però, è controversa in quanto

217

si potrebbe avere la stessa modulazione se si compisse una misura sul flusso di raggi cosmici

218

nell’atmosfera; la misura effettuata, inoltre, è sensibile a parametri esterni come la pressione,

219

temperatura e potrebbe variare con le condizioni ambientali esterne all’esperimento (ad esempio

220

il passaggio di un treno, la variazione delle maree,..), è per questo che si cerca di riproporre la

221

medesima misura in un altro laboratorio.

222

Oltre a questo tipo di esperimenti, vengono condotte anche misure indirette, cioè si po-

223

trebbe avere che la particella oscura decade in due particelle dello SM, quindi rivelabili. Con

224

questo obiettivo nascono gli esperimenti ASM e PAMELA, quello che ricercano è un eccesso

225

di antimateria nello spazio. La distribuzione della frazione di positroni nello spazio (ee+e++) in

226

funzione dell’energia ha un andamento decrescente se si suppone che l’universo sia composto da

227

particelle standard, ma quello che si osserva è un incremento dello spettro energetico. L’eccesso

228

di positroni può provenire dall’interazione della materia oscura, ad esempio le WIMP, con la

229

materia ordinaria, un’altra spiegazione invece potrebbe essere che l’eccesso di e+ provenga da

230

una fonte più benigna, come possono essere le pulsar [10].

231

Per molti modelli di fisica delle particelle primarie, l’annichilazione delle WIMP e la fre-

232

quenza di cattura sono, o quasi, in equilibrio all’internoo del sole. Questo equilibrio si esplica

233

nel fatto che il flusso di neutrini emanati dal sole deve essere costante. Sulla base di que-

234

ste considerazioni, molti esperimenti rivolgono l’attenzione sul flusso di neutrini solari. In

235

funzione della massa e della composizione delle WIMP, il processo di annichilazione include

236

χχ → t¯t, b¯b, c¯c, ZZ, W+W e τ+τ che decadrà producendo anche i neutrini. Le WIMP con

237

grande massa si annichilano in bosoni di gauge e di Higgs, nei quark top e bottom, e nei muoni

238

che decadendo producono anche neutrini muonici. Appare, quindi, interessante lo scenario ge-

239

nerato dallo studio del flusso di neutrini. AMANDA-II è un rivelatore neutrinico posto ∼ 1800m

240

(13)

1.3. POSSIBILI SOLUZIONI TEORICHE 9 sotto terra dentro il ghiaccio del polo del sud dove la radiazione Cherenkov può viaggiare. Pur-

241

troppo l’ esperimento non ha rivelato un risultato statisticamente significante dalle rivelazioni

242

dirette del sole. Questo esperimento è stato sviluppato e migliorato con il progetto Icecube.

243

Super-Kamiokande è un altro esperimento per la rivelazione indiretta, situato nella miniera

244

Kamioka-Mozumi in Giappone. Questo rivelatore sfrutta la radiazione Cherenkov generata dai

245

muoni, ma ancora non ha rivelato alcun eccesso del rate di muoni sul fondo aspettato [11].

246

Un altro scenario nasce dalla scoperta che il neutrino ha massa, seppur estremamente bassa.

247

Questo lo rende candidato a rappresentare almeno una quota della materia oscura e potrebbe

248

in parte spiegare l’eccesso di massa degli ammassi e superammassi di galassie, ma non quello

249

delle singole galassie, perché esso si muove a velocità prossima a quella della luce, sfuggendo

250

prima o poi all’attrazione gravitazionale ed uscendo da esse.

251

Oltre a questi modelli ne esistono altri, un primo vede sostanzialmente l’identificarsi della

252

particella oscura nel neutrino fossile. Questi sono neutrini generati nei primi istanti di vita

253

dell’universo che oggi, ormai troppo poco energetici, non riescono a interagire con la mate-

254

ria ordinaria. Un secondo modello che prevede l’utilizzo dei neutrini per giustificare la massa

255

mancante è quello dei neutrini sterili, cioè i neutrini che sino ad ora non si sono osservati: il

256

neutrino destrogiro (spin e momento aventi lo stesso verso) e l’antineutrino sinistrogiro (spin

257

e momento aventi verso opposto). Quest’ipotesi è accreditata dalle osservazioni anomale sul-

258

l’oscillazione dei neutrini. LSND infatti ha osservato neutrini elettronici con un fascio iniziale

259

di νµ su piccole distanze, inoltre altre anomalie si presentano negli esperimento radio-chimici:

260

nella fase di calibrazione si osserva un rate neutrinico minore rispetto a quello aspettato.

261

Per poter rivelare queste particelle si possono seguire diverse tipologie di esperimenti, pos-

262

sono, infatti, essere prodotte in acceleratori di particelle; o se ne possono studiare gli effetti

263

attraverso una ricostruzione dell’energia che dovrebbero rilasciare quando urtano con la mate-

264

ria ordinaria; infine un’ultima strategia riguarda l’annichilazioni fra particelle di materia oscura

265

presenti attorno al centro della galassia o del sole, quest’effetto potrebbe produrre particelle

266

normali, quali neutrini, positroni, anti-protoni.

267

(14)

Fotone Oscuro: teoria ed esperimenti

269

2.1 Motivazioni per l’introduzione del settore oscuro

270

La verifica sperimentale del modello standard della fisica delle particelle si completa nel 2012

271

con la scoperta del bosone di Higgs, ciò nonostante non è considerato una teoria completa. Ad

272

esempio il suo spettro non contiene particelle candidate per la materia oscura, la cui scoperta

273

ad oggi è uno degli obiettivi principali della fisica delle particelle e dell’astrofisica.

274

Anche gli esperimenti ad LHC, nonostante l’energia più alta raggiunta in un acceleratore,

275

non hanno finora evidenze sull’esistenza di nuovi gradi di libertà. .... un nuovo gruppo di

276

gauge abeliano denominato fotone oscuro. Questa nuova forza potrebbe anche giustificare le

277

anomalie osservate in alcune misure, ad esempio gli eccessi di positroni nei raggi cosmici primari

278

misurati dall’esperimento PAMELA [12] nel 2008, confermate poi dalla misura recente del

279

satellite FERMI [13] e da ASM [14]. Inoltre la mancanza di un corrispondente eccesso nel flusso

280

di antiprotoni, sempre misurato da PAMELA[15], suggerisce che la massa del nuovo ipotetico

281

bosone deve essere inferiore al GeV , oppure che esso interagisca principalmente con leptoni.

282

Infine questo messaggero potrebbe spiegare la discrepanza di 3σ presente tra gli esperimenti

283

e la teoria riguardo la misura e il calcolo dell’anomalia del momento magnetico dei muoni

284

aµ = (gµ− 2)/2 fornendo proprio un contributo dell’ordine simile a quello mancante.

285

2.2 Ipotesi sul portale neutro

286

L’estensione più generale di bassa energia del Modello Standard è il settore oscuro, o oscuro,

287

così denominato a causa della sua interazione estremamente debole con il settore standard. La

288

connessione tra il settore standard e quello oscuro avviene di solito attraverso un mediatore, una

289

particella che possiede sia i numeri quantici del modello standard che quelli del settore oscuro.

290

Al variare delle teorie che prevedono questo nuovo settore, si possono avere termini di lagran-

291

giana differenti, di conseguenza mediatori con diverse caratteristiche. Possiamo distinguere il

292

mediatore scalare, questo rappresenta lo scenario più generale, impiega una particella scalare

293

aggiuntiva attraverso la quale si ha l’interazione con il bosone di Higgs dello SM. Dal momento

294

che il modo migliore per cercare questo tipo di nuove particelle è attraverso lo studio degli stati

295

10

(15)

2.3. DECADIMENTI VISIBILI ED INVISIBILI DI UN FOTONE OSCURO 11 finali e le proprietà del bosone di Higgs, gli esperimenti più adatti ad affrontare questo tipo di

296

ricerca sono i colliders ad alta energia.

297

Si può anche osservare il mediatore pseudoscalare, una possibile soluzione al forte problema

298

della violazione di CP è l’introduzione di una nuova simmetria globale U (1) di Peccei-Quinn1,

299

che è rotta spontaneamente. Il bosone pseudo-Nambu-Goldstone di questa rottura è l’assione.

300

L’interazione tra l’assione e il fermione standard è dato dal termine di Lagrangiana:

301

L ∼ δµa fa

ψ¯fγµγ5ψf. (2.1)

Mentre i parametri dell’assione, la sua massa Ma e la costante di accoppiamento αa con i

302

campi dello SM, sono funzioni della rottura della simmetria di Peccei-Quinn, un altra particella

303

come l’assione potrebbe esistere e avere parametri liberi. L’accoppiamento con quest’ultima e

304

i fermioni dello SM sono quindi arbitrari.

305

Diverse teorie utilizzano un mediatore neutrinico, l’esistente puzzle nel settore della massa

306

neutrinica, fa di questa particella un potenziale input per diversi modelli che spiegano questo

307

fenomeno. La possibile esistenza del neutrino sterile potrebbe aggiungere alla lagrangiana un

308

termine di Yukawa dato da:

309

L ∼ YNLHN (2.2)

in cui YN è il termine di Yukawa, L rappresenta il leptone, H il bosone di Higgs e infine N, il

310

neutrino sterile. Questo è nel modello standard un singoletto che potrebbe essere stato prodotto

311

all’origine dell’universo.

312

Infine il mediatore vettore: la più generale interazione di una particella elettricamente neutra

313

A0 con un fermione dello SM.

314

2.3 Decadimenti visibili ed invisibili di un fotone oscuro

315

Questo modello prevede l’esistenza di un campo aggiuntivo introducendo, come abbiamo visto,

316

semplicemente una dimensione extra con simmetria di gauge U(1) e a un corrispondente bosone

317

di gauge “oscuro”, A0[59] [60]. Come in QCD(Quantum ChromoDynamics), questo può generare

318

interazioni del tipo

319

L ∼ g0qfψ¯fγµψfA0 (2.3)

1In fisica delle particelle la teoria di Peccei-Quinn è la più importante teoria sviluppata per spiegare il mancato riscontro sperimentale della violazione della simmetria CP prevista dalla cromodinamica quantistica.

Fu proposta da Roberto Peccei ed Helen Quinn nel 1977 ed implica l’esistenza di un nuovo tipo di particella senza massa chiamata assione.La simmetria di Peccei e Quinn è una simmetria globale U(1), sotto la quale un generico campo scalare complesso è carico. La simmetria è spontaneamente rotta dal valore di aspettazione del vuoto non nullo ottenuto da questo campo scalare, e l’assione è il bosone di Goldstone associato a questa rottura della simmetria. Se la simmetria è anche una simmetria di gauge allora l’assione è “mangiato” dal bosone di gauge, cioè quest’ultimo diventa massivo facendo scomparire l’assione come grado di libertà fisico, tipico del meccanismo di Higgs. Questo effetto è desiderabile da un punto di vista fenomenologico perché cancella una particella priva di massa che, altrimenti, sarebbe dovuta già essere stata osservata sperimentalmente. [56] [57]

(16)

dove g0 è la costante di accoppiamento universale della nuova interazione, e qf sono le corrispon-

320

denti cariche dei fermioni interagenti [48] [60] [61]. Non tutte le particelle del modello standard

321

(SM) sono cariche sotto questo nuovo gruppo U(1), producendo così in generale un’interazione

322

differente (e alcune volte inesistente) per quark e leptoni. Infatti, nel caso in cui i quark avesse-

323

ro carica nulla in U(1), il nuovo bosone di gauge non potrà essere direttamente prodotto nelle

324

collisioni adroniche o nei decadimenti mesonici.

325

La costante di accoppiamento e la carica possono essere stimate se si considera l’interazione

326

diretta tra i fermioni dello SM e il nuovo campo di gauge, o può essere ottenuta dal meccanismo

327

del mixing cinetico. In quest’ultimo caso la carica qf nell’equazione 2.3 è proporzionale alla

328

carica elettrica e il termine di mescolamento associato nella lagrangiana di QED(Quantum

329

Electro-Dynamics) sarà [47]:

330

Lmix= −

2FQEDµν F0oscuroµν . (2.4)

La costante di accoppiamento associata, , può essere così piccola (∼ 10−3) da precludere la

331

scoperta del fotone oscuro in molti degli esperimenti condotti sino ad ora.

332

Un’ altra possibilità è il mescolamento della massa con Z, in questo caso la particella

333

potrebbe avere proprietà come quelle di Z.

334

La semplice struttura conduce a una teoria altamente predittiva: ad esempio, la branching

335

ratio del decadimento di A0 [54] rappresentata in figura 2.1. Nell’ipotesi che il settore oscuro

Figura 2.1: Branching ratios relative al decadimento del fotone oscuro in particelle visibili.

336

non abbia nessuna particella più leggera del bosone A0, e che la sua massa è più piccola di quella

337

di una coppia di muoni, A0 può decadere solo nella coppia e+e. In questo caso ci si aspetta

338

(17)

2.4. DISCREPANZA TRA MISURA E PREDIZIONE TEORICA SUL G-2 DEL MUONE13 che la risonanza di A0 sia molto stretta con una larghezza di decadimento totale pari a :

339

ΓA0 = ΓA0→e+e = 1

3α2mA0 s

1 − 4m2e m2A0

(1 + 2m2e m2A0

) (2.5)

che porta ad avere un tempo di vita medio τA0 proporzionale a 1/(2mA0). Possiamo osservare

340

che questa è un ipotesi, e che in linea di teoria, se ci fosse l’accoppiamento del bosone oscuro

341

con i quark, A0 potrebbe avere decadimenti anche mesonici con una larghezza data da:

342

ΓA0→had = 1

3α2mA0 s

1 −4m2µ

mA0(1 + 2m2µ

mA0) · Γ(e+e → hadrons)

Γ(e+e → µ+µ) . (2.6) Bisogna considerare anche che il fotone oscuro può accoppiarsi con altre particelle del set-

343

tore oscuro: ad esempio ci potrebbero essere nuovi stati di materia carichi sotto U (1)D, che

344

potrebbero includere particelle di materia oscuro.

345

Nel caso più semplice, i decadimenti di A0 non sono visti dai rivelatori delle particelle del

346

modello standard, e sono considerati invisibili, diventa, quindi, necessario utilizzare tecniche di

347

analisi che sfruttano la massa mancante o il momento mancante. In funzione del modello sul

348

settore oscuro, A0 decade in un miscuglio di stati finali contenente sia le particelle oscuro che

349

dello SM. La larga varietà dei possibili stati finali mette in primo piano gli approcci di ricerca

350

in cui non è importante che tipo di canale di decadimento sia, come ad esempio la tecnica della

351

massa mancante.

352

Il settore oscuro potrebbe avere un grado di libertà in più, una particella in più: χ con

353

massa mχ che si accoppia con A0 con il relativo fattore di accoppiamento αD con una larghezza

354

ΓA0→χχ = 1

DmA0 r

1 − 4mχ

mA0(1 + 2m2χ m2A0

). (2.7)

In funzione della gerarchia di massa del settore invisibile, la fenomenologia degli eventi

355

oscuro può essere suddivisa in due scenari differenti. Se mχ > mA0 il fotone oscuro decade in

356

particelle dello standard model con un rate proporzionale a 2. Per mA0 < 2mµ gli unici stati

357

finali possibili sono e+e. D’altra parte se 2mχ < mA0 allora il decadiemnto dominante sarà

358

A0 → χχ dal momento che non è soppresso dal piccolo fattore .

359

2.4 Discrepanza tra misura e predizione teorica sul g-2 del

360

muone

361

Il bosone A0 può contribuire anche all’anomalia del momento magnetico dell’elettrone e del

362

muone. Il momento magnetico di µ, come sappiamo, è dato da [53] [54]:

363

M~µ= gµ e 2mµ

S~ (2.8)

(18)

in cui mµè la massa del leptone e ~S è il suo spin. L’equazione di Dirac implica gµ= 2 ed effetti

364

di loop quantistico conducono ad una deviazione da gµ = 2, parametrizzata dalla quantità [61]:

365

a = g − 2

2 . (2.9)

Il parametro a può essere accuratamente misurato e predetto nel SM in termini dei contri-

366

buti che derivano da correzioni virtuali che coinvolgono particelle elettromagnetiche (aQEDµ ),

367

particelle con interazioni adroniche(ahadrµ ) e da correzioni E.W. che derivano da interazioni

368

elettrodeboli (aEWµ ):

369

aSM = aQEDµ + ahadrµ + aEWµ . (2.10) Si è calcolata questa quantità ottenendo il valore teorico

370

aSMµ = 116591802(2)(42)(26) · 10−11 (2.11) e attraverso delle misure sperimentali si ottiene il valore:

371

aexpµ = 116592091(54)(33) · 10−11 (2.12) ottenendo un risultato che si discosta dalla predizione teorica della quantità:

372

∆aµ= amisuratoµ − ateoricoµ = 3 · 10−9 (2.13) cioè un risultato che si discosta di più di tre sigma dal valore zero.

373

La variabile ∆a si può determinare anche da [48]:

374

∆a = α2

2π · f (2.14)

dove α è la costante di struttura fine, f = 1 per ml >> MA0 e f = 2m2l/(3MA20) per ml<< MA0.

375

Ad oggi α è determinato dalle misure di momento anomalo dell’elettrone ge e viene utilizzato

376

per calcolare quello del muone. Comparando il valore teorico con quello sperimentale si possono

377

determinare i valori limite nel piano dello spazio determinato da (mA0− 2). Al contrario di ciò

378

che è noto, si ha una discrepanza di 3σ tra il valore misurato di gµ e la predizione dello SM,

379

questo può essere giustificato con l’esistenza di A0, come si può osservare in figura 2.2.

380

Una conoscenza esterna del parametro α è sfruttata per la misura di ge e per determinare i

381

limiti sui parametri caratteristici del bosone oscuro. La costante di struttura fine è estratta da

382

una misura recente sulla frazione tra la costante di Plank e la massa dell’atomo di87Rb [16]. La

383

precisione raggiunta è un ordine di grandezza migliore rispetto alle misure precedenti. Queste

384

misure, combinate con quelle di a, e i più recenti calcoli di QCD al decimo ordine per ge [17],

385

danno un limite di 2 < 10−7, per MA0 = 1M eV e 2 < 10−4, per MA0 = 100M eV [48].

386

Ci sono anche pochi studi che ricercano il bosone A0 in stati finali che non prevedono

387

l’esistenza di particelle dello SM, i dati dell’esperimento Millicharge a SLAC, ad esempio, sono

388

stati presi considerando questa ipotesi [18]. Si assume che A0 decada in χχ, e χ può essere

389

rivelato dallo scattering elastico nei nuclei degli atomi(attraverso uno scambio di un A0virtuale).

390

(19)

2.5. STRATEGIE DI RICERCA DEL FOTONE OSCURO 15

Figura 2.2: Si può osservare nel piano (mA0− 2) la regione di sensibilità per il momento magnetico del muone.

Le regioni di esclusione comunque ottenute dipendono anche dalla massa di χ e dal fattore di

391

accoppiamento tra il bosone oscuro e la materia oscura. Il decadimento di A0 in stati finali

392

invisibili è vincolato anche dalla BR del decadimento K+ → π+ν ¯ν [19] [20], assumendo che

393

l’accoppiamento con i quark non sia nullo. Questi limiti sono MA0 ∼ 100M eV e 2 ∼ 10−6 [48].

394

Questo scenario inizia a diventare il più generale possibile, figura 2.5, dal momento che la

395

regione preferita dal presente risultato di gµ− 2 non è completamente ricoperta dalle misure

396

dirette sempre per i decadimenti visibili. Diventa quindi molto suggestivo un nuovo esperimento

397

volto alla ricerca di A0.

398

2.5 Strategie di ricerca del fotone oscuro

399

L’attuale ricerca del fotone oscuro può essere caratterizzata in funzione delle strategie per la

400

produzione e rivelazione di A0. I principali canali di produzione includono il bremsstrahlung:

401

eZ → eZA0, per un elettrone incidente su di un nucleo della targhetta di carica Z. Nella

402

configurazione di targhetta fissa A0 è prodotto in avanti, portando con se gran parte dell’energia

403

del fascio (se sussiste la condizione Ebeam >> mA0) mentre l’elettrone viene emesso con un

404

grande angolo rispetto alla direzione del fascio [47].

405

Un altro canale di produzione è l’annichilazione: ee+ → γA0. Questo processo di produ-

406

zione aumenta la motivazione per la ricerca dei modi di decadimento invisibili, dove il segnale

407

del bosone A0 è ricostruito con il metodo della massa mancante; i modi di decadimento visibili

408

(20)

possono comunque dare contributo nel momento in cui il bosone oscuro dovesse decadere in

409

leptoni. Il canale di annichilazione è applicato negli esperimenti a targhetta fissa, in cui si ha

410

un fascio di positroni che incide su uno spessore; e da esperimenti a colllider, con fasci di e+ e

411

e. I range di massa accessibile, in ogni caso, è √ s.

412

Il nuovo bosone vettore può essere prodotto da decadimenti mesonici: i decadimenti di

413

Daliz, π0/η/η0 → γA0 , e decadimenti mesonici rari come K → πA0, φ → ηA0eD → D0A0,

414

possono produrre un fotone oscuro di piccola massa, questo nell’ipotesi che il suo accoppimento

415

con i quark non sia nullo. L’utilizzo degli adroni, nei collider o in esperimenti a targhetta fissa,

416

offre una buona produzione mesonica e fa di questo un canale molto favorito. Il decadimento

417

raro dei mesoni gioca un ruolo fondamentale nei collider e+e, ad esempio e+e → φ (KLOE,

418

KLOE2). La massa di A0 è però limitata alla massa dei mesoni coinvolti.

419

Infine, la produzione può avvenire attraverso il meccanismo Dree-Yan: q ¯q → A0 → (l+l o

420

h+h). Questo processo è utilizzato nei collider adronici e in esperimenti a targhetta fissa con

421

protoni.

422

Basandoci su quali possano essere le strategie di produzione, possiamo costruire dei metodi

423

per la rivelazione di A0, questi possono essere:

424

1. Esperimenti di beam dump che ricercano decadimenti del fotone oscuro nel visibile. Un

425

fascio di particelle, generalmente elettroni o positroni di energia fissata E0, incide su di

426

un bersaglio fisso producendo fotoni oscuro di energia EAper lo più tramite A-strahlung.

427

Se il bosone A0 decade nel visibile, gli stati finali più abbondanti saranno e+ e e o µ+,

428

µ. In particolare per mA0 < 200M eV si ha BR(A0 → e+e) = 100%, per valori di massa

429

del bosone oscuro maggiori si avrà anche il decadimento nella coppia di muoni. L’analisi

430

dati è basata sulla ricerca del picco nello spettro di massa invariante dei leptoni prodotti

431

dal decadimento di A0. Il controllo costante della statistica e degli errori sistematici è

432

necessario se si vogliono ottenere risultati affidabili quando la frazione Segnale/F ondo è

433

dell’ordine ∼ 10−6− 10−4 [47].

434

2. Ricostruzione della massa invariante attraverso la tecnica della massa mancante: nell’in-

435

terazione e+e→ γA0 o nei canali di produzione dei decadimenti mesonici, A0 può essere

436

rivelato indirettamente attraverso la distribuzione di massa mancante. Questo metodo è

437

particolarmente utile in quanto gli stati finali delle particelle dello SM sono facilmente

438

ricostruibili e lo stato iniziale è noto.

439

3. Rivelazione di vertice: nel decadimento A0 → l+l. La lunghezza di decadimento di A0

440

scala come (2mA0)−1, questo implica che la ricerca dei vertici relativi al decadimento

441

sonda una bassa regione di  nello spazio dei parametri.

442

In figura 2.3 si può osservare una rappresentazione delle regioni di sensibilità per i diversi

443

approcci. L’asse orizzontale rappresenta la massa raggiungibile dalla cinematica, l’asse verticale

444

è determinato dalla luminosità integrata e la direzione diagonale corrisponde all’incremento

445

della lunghezza di decadimento.

446

(21)

2.6. ESPERIMENTI DI RICERCA DEL FOTONE OSCURO 17

Figura 2.3: Rappresentazione di 2 vs mA0. La regione A rappresenta la ergione di sensibilità relativa ai modelli di ricostruzione della massa invariante attraverso gli stati finali e utilizzando la tecnica della massa mancante. La regione B si riferisce al metodo di determinazione del vertice, relativo a piccole lunghezze di decadimento. Infine la regione C si riferisce al metodo di determinazione del vertice, relativo a grandi lunghezze di decadimento.

2.6 Esperimenti di ricerca del fotone oscuro

447

Oggi molti degli esperimenti che acquisiscono misure e/o nascono per sondare un particolare

448

processo [64], prestano particolare attenzione anche a studiare dalle misure effettuate, eventuali

449

scenari per poter risolvere la questione “materia oscura”. I principali esperimenti che lavorano

450

sulla ricerca del nuovo bosone sono suddivisi in questo paragrafo in funzione delle tecniche

451

sperimentali utilizzate. In particolare, in funzione della tipologia dell’esperimento abbiamo:

452

Fascio di elettroni

453

• APEX (JLab): la produzione avviene attraverso il bremsstrahlung elettronico nei labora-

454

tori Jefferson nell’esperimento Hall A, con un fascio caratterizzato da una corrente pari

455

a 120µA. Quello che si ricerca è la presenza dei due leptoni nello stato finale dovuta al

456

decadimento di A0. L’esperimento utilizza uno spettromentro di coppia ad alta risoluzione

457

con bassa accettanza, σM/M ∼ 0.5%, il range per la massa di A0 è 65 < mA0 < 600M eV .

458

La strategia di ricerca prevede anche lo studio del bosone oscuro attraverso il metodo

459

della massa mancante nell’interazione e+e→ γA0 [22] [23] [24].

460

• A1 (Mainz): produzione attraverso il bremsstrahlung elettronico, fascio del Microtro-

461

ne al Mainz(180 − 855M eV ; 100µA). Utilizza uno spettrometro di alta risoluzione, l’e-

462

sperimento ricerca i decadimenti visibili A0 → e+e. Il parametro che può ricercare è

463

40 < mA0 < 300M eV , con 2 ∼ 8 × 10−7 [25].

464

Riferimenti

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