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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0974, 1 gennaio

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L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, .FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , I N T E R E S S I

P R IV A T I

Anno n - Voi. XXIV

Domenica I o Gennaio 1893

N. 974

RAMMENTIAMOCI

L’ attuale Ministero, assumendo il potere, ha fatto due solenni promesse: una semplificazione ammini­ strativa ed una riforma tributaria; l’ uria e l’ altra vivamente attese da tutti, sia perchè rispondono ad un hiàogno sempre più urgente, sia perchè-sono stale cento volte vanamente poste a caposaldo di programmi ministeriali.

Sono già passali sei mesi dacché il Ministero è insediato e non vi è ancora alcuna prova concreta che attenda a mantenere le due promesse ; nessun sintomo nemmeno che si sieno intrapresi studi seri ed effettivi intorno ai due argomenti.

Forse il Ministero allegherà per ¡scusa le elezioni generali da cui fu distratto, forse ricorderà che tutta la solerzia del Ministero del Tesoro doveva fin qui essere rivolta ai provvedimenti necessari per ottenere il pareggio del bilancio. E noi non indagheremo nemmeno se questi possono essere pretesti o buoni motivi; ma scrivendo il primo articolo perii primo numero del 1893, noti ci pare fuori di luogo ram­ mentare quelle promesse.

Noi dell’ Economista non abbiamo modo di tro­ vare soddisfazione nelle vicende della politica, a cui del resto vediamo con piacere che il pubblico molto mediocremente si interessa, e perciò non dimenti­ chiamo quello che crediamo essenziale e di pubblico giovamento.

Per semplificare la Amministrazione bisogna se­ guire coraggiosamente due modi: rinunciare ad al­ cune attribuzioni che attualmente lo Stato o non sa esercitare o non può esercitare per mancanza di mezzi ; — spogliarsi a favore di poteri locali gover­ nativi o no, di molte potestà, a eui attualmente il governo centrale accudisce stentatamente e con grande perdita di tempo.

I pochi provvedimenti, elio con tale mira sono stati presi dal Ministero che precedette l’attuale non sono nella quantità corrispondenti nè al desiderio del paese, nè ai solenni impegni presi. È necessario modificare radicalmente molte leggi; è necessario che i Ministri tutti e gli alti funzionari delle Amministra­ zioni centrali si adattino a spogliarsi di una parte del potere diretto. Sappiamo bene che questo urta colla politica, in quanto rende meno efficace I’ azione dei Ministri nei periodi elettorali, ma non solo questa non ci sembra una buona ragione, la crediamo anzi una maggiore garanzia di libertà. L’ aumento di potestà sia nei corpi locali che nei funzionari governativi

j

provinciali potrà portare qua e là qualche inconve­ niente; ma il sistema attuale di accentramento ne I

produce un numero ben maggiore e più esteso se la direzione della cosa pubb'ica cada in mani poco abili, o poco scrupolose, o troppo partigiane.

Se il Governo vuole amministrare bene, bisogna che abbia poco,da amministrare; le aziende sover­ chiamente grandi finiscono a sopraffare gli uomini anche migliori e ne assorbono tutta la attività, senza che riescano a dominarle.

Nè meno urgente è la riforma tributaria : — la ricchezza mobile, il dazio consumo, il bollo e re­ gistro domandano urgentemente di essere studiate e modificate. Non basta avere l’intenzione di sollevare i meno abbienti, è necessario che questa intenzione si esplichi con ben chiari concetti, e siccome la esperienza ha già dimostrato che queste radicali ri­ forme, non si ottengono so non dopo lunga prepa­ razione, non è mai troppo presto perchè il Governo manifesti le sue idee principali e dia modo alla pub­ blica opinione di esaminarle e di pronunciarsi.

Siamo arrivati ad un tal punto di saturazione col nostro sistema tributario, che l’aumento delle entrate non è conseguibile, se non con lo sgravio delle ali­ quote. L ’empirismo, che ha dominato fin qui deve essere sostituito da concetti razionali che a poco a poco debbono penetrare in tutto il meccanismo tri­ butario. Ma a tale scopo occorrono studi positivi e mente coraggiosa, che presenti al Parlamento ed al paese la resistenza di una radicata convinzione.

Il Ministero Giolitti, per una serie di incidenti, ebbe fin qui una specie di iettatura, per la quale tutto quello a cui mise mano diede luogo ai più strani ed inattesi inconvenienti. Bisogna che riacquisti serietà davanti al pubblico e non ha altro mezzo per con­ seguire lo scopo, se non quello di dar prova che mette studio ed energia a mantenere le sue pro­ messe.

LE RELAZIONI COMMERCIALI IRA LA FRANCIA E LA SUZZERÀ

Alla Camera francese, cosi disciplinata nella sua gran maggioranza, quando si tratta del protezioni­ smo, non è bastato di aver dotato la Francia d’ un regime altamente protettivo per tutti i prodotti e di avere con esso recato già gravi danni a varie in­ dustrie e al commercio. Essa ha voluto coronare l’opera con il rifiuto di passare alla discussione de­ gli articoli del trattalo di commercio stipulato dal S'g. Roche, già ministro del commercio, col go­ verno elvetico. Così la Francia si trova ora

impe-FONDAZIONE

l. EINAUDI

BIBLIOTECA

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6 L ’ E C O N O M I S T A

gnata in una guerra di tariffo con la repubblica vicina e non sarà certo una guerra misericordiosa, perchè gli svizzeri, che comperavano finora dalla Francia per una somma doppia di quella a cui ammontavano le loro vendite ai francesi, faranno tutto il possibile per ridurre le loro compre. E il danno sarà così principalmente della produzione e del commercio della Francia e andrà ad aggiungersi a quelli che la politica protezionista le ha già pro­ curato.

Per intender il voto della Camera francese biso­ gna riflettere che si trattava di approvare delle ri­ duzioni di dazi, di fronte a quelli inscritti nella ta­ riffa minima, per un certo numero di prodotti. Il sig. Roche aveva cercato di mantenere le domande di riduzioni avanzate dal governo federale al minimum

possibile, non solo, ma aveva anche concesse sol­ tanto quelle riduzioni che non potevano recare alcun vantaggio agli altri Stati, eccetto la Svizzera. Non­ dimeno il sig. Meline combattè subito la convenzione stipulata con la Svizzera, come quella che minac­ ciava la sua opera, ossia il suo sistema di tariffe massima e minima. Egli avrebbe voluto concedere al governo svizzero la tariffa minima, senza alcuna variazione, come è stato fatto con altri paesi ; ma l’accordo su quella base non fu possibile al mo­ mento delle trattative e si può credere che non lo sarà nemmeno ora. La tariffa minima non comprende tutto le voci inscritte in quella massima e inoltre i dazi inscritti nella prima sono troppo poco inferiori a quella della seconda, per poter contentare un cliente come la Svizzera.

La Francia ha fatto verso la Svizzera quello che noi abbiamo fatto nel 1888 con la prima. L ’ Italia aveva nella Francia il suo cliente migliore, ma per seguire i voti interessati di alcuni industriali e le idee storte di alcuni uomini politici e di qualche doganiere e finanziere, ha fatto una revisione della tariffa, che ha creato l’ostacolo, se non unico, certo principale della stipulazione di un nuovo trattato. E quando eravamo disposti a rimettere nel fodero l’arma da guerra costruita appositamente dai nostri grandi finanzieri — vogliam dire la tariffa 4 4 lu­ glio 1887 — in vista della stipulazione dei nuovi trattali, era troppo tardi, la politica aveva pensato essa a guastare definitivamente ogni cosa. La Fran­ cia aveva nella Svizzera un buon cliente, ma il protezionismo non si arresta a considerazioni di que­ sta specie e dopo aver fatto le due famose tariffe per illudere gli ingenui, i signori protezionisti si rifiu­ tano a rendere possibili le relazioni amichevoli con la Svizzera mediante eque concessioni. E per quanto da un punto di vista generale ciò sia altamente de­ plorevole, dobbiamo riconoscere che la logica prote­ zionista imponeva quasi il rifiuto di maggiori con­ cessioni oltre quelle portate dalla tariffa minima. Ma se i protezionisti sono in fondo logici e si comprende che non vogliano distruggere l’opera propria od al­ meno correre cotesto pericolo, come si debbono giu­ dicare quegli uomini di Stato, che credevano di po­ ter sempre, nonostante la tariffa minima, negoziare speciali convenzioni commerciali con gli altri Stati? Evidentemente commettevano quell'errore che oggi è tanto frequente anche tra i ministri e i parlamen­ tari più provetti : si illudevano, come si illudevano stranamente i nostri uomini di Stato, quando, denun­ ciando il trattato di commercio e preparando l’arma da guerra sotto forma di tariffa, credevano di poter

I o gennaio 1893

ottenere con un nuovo trattato maggiori concessioni, di quelle sino allora godute.

Noi che in questa, e in non poche altre questioni, non ci siamo mai illusi, forse perchè non godiamo della luce abbacinante, che emana dal potere, non troviamo nel voto della Camera francese nessuna cagione di meraviglia. La Francia continua il suo esperimento e lo continuerà senza debolezze fino a tanto che i danni del regime protezionista non si saranno diffusi e per così dire consolidati. Paese ricco, con uno sviluppo industriale e commerciale considerevole, con un mercato interno di prim’or- dine, la Francia potrà resistere por qualche tempo al fuoco del protezionismo, ma verrà il giorno in cui i francesi si accorgeranno dei guadagni perduti, degli sbocchi tolti loro da altre potenze, del rallen­ tamento della ricchezza nazionale e allora la repub­ blica sconterà anche la colpa di aver abbandonato il regime commerciale, relativamente liberale dell’im­ pero e di aver rotto le relazioni amichevoli con i suoi vicini.

Intanto il Governo federale svizzero non se ne sta colle mani alla cintola, ma ha già, in forza di po­ teri ottenuti precedentemente dal Parlamento, aumen­ tato molti dazi. Eccone un campione:

Il dazio d’entrata in Svizzera sui seguenti prodotti francesi viene portato dal 1° gennaio 1893 :

Pei vini a 25 franchi per ettolitro. Per le mac­ chine e loro pezzi staccati a 12 franchi da 4 franchi stabiliti dalla tariffa generale per ogni 200 chilo­ grammi : pei lavori in ghisa a 5 e 12 franchi da 2,50 e 8; per lavori di coltellinaio a 100 franchi da 50; per gli articoli placcati a 150 da 80 franchi; per la oreficeria a 500 da 300 franchi; pel cacao in polvere e cioccolata a 300 da 100 franchi; per le conserve alimentari a 80 da 50 franchi ; per il pollame morto e cacciagione a 16 da 12 franchi ; per le uve fresche e pigiate a 16 da 5 franchi ; pel formaggio a 25 da 6 e 10 franchi; per l’ olio d’ oliva in fusti a 5 da 1 franco; per l’olio in bottiglia a 25 da 20 franchi; pel sapone a 6 da 5 fr.; pei saponi fini a 50 da 40 fr. ; per la carta da stampa a 14 da 10 fr. ; per le altre carte a 35 da 30 fr.; per le etichette a 150 da 30 fr.; pei tessuti bianchi e tinti a 100 da 45 fr.

Per le profumerie e cosmetici da 50 e 100 a 150 franchi ; pei cuoi e suole da scarpe da 16 a 40 ; pel­ le scarpe da 60 e 130 a 150; pei tessuti di cotone lavorati, grezzi, imbiancati, tinti e stampati e pei tulli da 30 e 60 a 150; per la seta, cascami cordo­ nati grezzi e tinti di seta da 60 a 150; pei tessuti di seta, cascami e sete pure da 16 a 400 ; pei tes­ suti di mezza seta da 100 a 250 ; pei tori riprodut­ tori, vacche o vitelli da 25 a 40 ; pei vitelli grassi da 6 e 10 a 12 e 20 ; pei porci da 8 a 12 ; pei mon­ toni e capre da 2 a 4 ; per le tegole greggio da 60 a 120 ; per le chincaglierie fini da 200 a 300 ; pel­ le chincaglierie e mercerie comuni da 50 a 100; per gli articoli da viaggio da 70 a 150 ; pei giocattoli da 40 a 60.

Si tratta d’ un commercio di esportazione dalla Francia in Svizzera di circa 245 milioni di franchi, mentre quest’ ultima vende alla prima circa 440 milioni. Sicché i nuovi aumenti di dazi avranno per ambe le parti un effetto sensibile e specialmente le importazioni francesi nella Svizzera non potranno, data la concorrenza tedesca e italiana, resistere ai nuovi dazi di entrata.

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l’espe-1“ gennaio 1893 L* E C O N O M I S T A 7

rimento è inevitabile non sarà inutile per l’avvenire neanche questa rottura delle relazioni commerciali franco-elvetiche. Ciò che è avvenuto agli Stati-Uniti due mesi or sono, ci insegna che certe correnti possono bensì imperare per qualche tempo, ma sono destinate irresistibilmente, per la loro stessa natura, a soverchiare tanto da suscitare la ribellione e da affrettare la propria scomparsa e condanna.

L’ INCHIESTA SULLE BANCHE

Per calmare la apprensione che più o meno la­ tente nella Camera e nel Senato esisteva intorno allo Stato di alcune delle Banche di emissione, il Mini stero aveva promessa una inchiesta sollecita ed ora ha mantenuto la sua

promessa*»-L’incarico dell’ ispezione degli istituti di emissione venne affidato ai seguenti alti funzionari dello Stato :

Presidente : Finali comm. Gaspare, presidente di sezione della Corte dei conti ;

Orsini comm. Luigi, ragioniere generale delio Stato ;

Regaldi comm. Giacomo, direttore generale del Demanio;

Martuscelli comm. Enrico, segretario generale della Corte dei conti ;

Durandi comm. Gaetano, ispettore generale del tesoro ;

Busca comm. Gioacchino, intendente di finanza di Torino.

La inchiesta è già fatto gravissimo ed è prova che eravamo nel vero lamentando fino da molti anni or sono la trascuratezza dei Ministeri che si sono succe­ duti nel lasciar correre una serie di irregolarità che a tutti erano note e dagli stessi Ministri confessate. Una inchiesta governativa, quando appena due anni or sono se n’è fatta un’altra, ed appunto i risultati di quella, rimasti secreti, hanno dato luogo ai dubbi più gravi; — una inchiesta governativa, quando il Ministero ha già presentato un progetto di legge preceduto dalla più pretenziosa relazione che mai sia stata fatta, è non solamente una prova di debolezza del Governo, ma anche una dimostrazione troppo evidente che nel- l’ importante argomento esso non ha idee concrete.

Che se il Ministero spera con questo provvedi­ mento di trovare il modo per rispondere alle tassa­ tive accuse che gli on. Colajanni e Gavazzi hanno fatto alla Camera, crediamo che sbagli di grosso. I due onorevoli, se non erriamo, hanno esposto alla Camera quali fossero le condizioni nelle quali la in­ chiesta del Senatore Al visi avrebbe trovato la Banca Romana ; importerebbe dimostrare che quelle accuse non hanno fondamento, meno importerebbe un certi­ ficato dello stato odierno. Nè si tratta di resuscitare storia antica, si tratta — se veramente la relazione del compianto Senatore Alvisi diceva quello che gli onorevoli Colajanni e Gavazzi hanno svelato — che il Governo di fronte a quelle risultanze non ha preso nessun provvedimento atto ad assicurare la pubblica opinione che tutto sarebbe nell’ avvenire proceduto regolarmente. Non furono avvertiti nè il Governatore, nè gli Amministratori, e nemmeno il I Commissario regio, che evidentemente non aveva informato di quei disordini il Governo. — Nè il dire che si trattava di un altro Ministero toglie effì- |

cacia alle accuse, inquantoehè il pubblico, che per il; corso legale è obbligato a ricevere i biglietti, ha ben altro da fare che occuparsi dei mutamenti di Ministri; per esso il Governo ha e deve avere continuità, almeno in questi argomenti così delicati.

Noi non diremo certo di non aver fiducia nella inchiesta che si è iniziala e di temere che sia fatta ad usum delphini ; i Consiglieri della Corona deb­ bono aver compreso ormai che non avrebbero buon giuoco se credessero, col pretesto dell’interesse pub­ blico, di nascondere la verità, per quanto tuttavia si possa ricordare ohe sempre e tutti i Consiglieri della Corona devono essere rigorosi osservatori di certe ge­ nerali e superiori esigenze, ma che però durante più anni lasciarono senza palese punizione quei disordini, che i due onorevoli succitati hanno esposti alla Ca­ mera e che non furono ancora smentiti.

Allo stato attuale delle cose la soluzione ci sem­ bra più che mai facile ed inevitabile. Non si vo­ gliono scandali per non turbare il credito pubblico; ed è ottimo divisamente ; — ma in pari tempo non si può lasciare il pubblico senza una giusta sod­ disfazione. L ’ arte di Governo, quella cioè che di­ stingue il comune degli uomini, dagli uomini di Stato, suggerisce con classici esempi il modo di uscire dalla presente diffìcile situazione. Si eviti pure ogni ragione di scandalo e di discredito, ma si rin- nuovi, si pulisca, si riordini, si disciplini, si purghi. — E s t - c e clair ?

A vero dire speriamo poco che si venga a tale risultato ; — il linguaggio di alcuni giornali noto­ riamente legati da simpatia all’ Istituto che è stato oggetto di tanta discussione, lascia vedere che il metodo dell’audacia è quello che minaccia di pre­ valere. — Il giudizio del pubblico era stato posto sulla buona via ; nell’attuale disordine bancario si ten­ tava di distinguere le operazioni non buone da quelle

irregolari. Ma il Popolo Romano, con quel furbo ingegno che ha sempre a sua disposizione, dice : — perchè si parla sempre della Banca Romana mentre quasi tutte le altre banche hanno dei malanni ?

Non confondiamo per carità. Vi sono delle Banche che hanno fatte delle cattive operazioni: hanno pre­ stato i loro denari all’ Esquilmo, alla Tiberina, al- I’ impresa Moroni e ad altri che o fallirono o non poterono mantenere i loro impegni. Ma quando noi nell’Economista esprimevamo tutto il nostro biasimo per simili condiscendenze, il Popolo Romano ap­ plaudiva a quegli inutili salvataggi. Le Banche che hanno operato così meritano censura e censura non abbiamo risparmiato ; possono però allegare in loro favore un sentimento di interesse pubblico e di abne­ gazione — a nostro avviso errato — dal quale fu­ rono trascinate. Ad ogni modo quelle banche — o meglio gli azionisti di quelle banche —pagano soldo per soldo le conseguenze di quello che allora si chiamava patriottismo.

Ma gli on. Colajanni e Gavazzi non hanno detto che la inchiesta Alvisi contenesse rivelazioni di questo genere, hanno esposto altri fatti, i quali non deri­ verebbero nè da un sentimento di interesse pubblico, nè da abnegazione. Si tratterebbe di fatti irregolari,

dei quali oggi potrebbero non esistere più le prove, ma che allora sembravano ai Commissari prova­ tissimi.

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8 L ’ E C O N O M I S T A Io gennaio 1893

Dello questo, aspettiamo I' inchiesta ed auguria­ moci che valga finalmente, non a fare la luce, che non osiamo sperar tanto, ma a far comprendere al Governo qualunque esso sia, che in un certo or­ dine di fatti è molto pericoloso applicare il ditto evangelico: gli ultimi saranno i primi. Il pubblico è steccato da tutto questo rumore chela piccola Banca Romana da tanto tempo tien vivo, e non sapendo comprendere come mai essa abbia potuto essere e sia tanto potente da far piegare al proprio interesse tante brave persone, cbe prima di essere ministri od anche essendolo avevano manifestato così diverse opinioni, il pubblico immaginoso pensa alle arti ma­ g i c h e ... ed allora non vi è più limiti alla sua fan­ tasia.

Certo che il Codice Penale non contiene nessun articolo contro i seccatori, ma non obbliga nemmeno lo Stato ed il pubblico ad alimentarli di privilegi e di premure.

Che se vi è vera nenie l’esercizio di arte magica, non devono mancare i mezzi di scongiuro.

GLI STUDI PREPARATORI

p e r i l I V C e n s i m e n t o d e c e n n a l e

Quando verso la fine del 1890 il Governo, allo scopo di faro economie, deliberò di rinviare la ese­ cuzione del IV censimento decennale della popola­ zione del regno, noi abbiamo deplorato quella deli­ berazione per varie ragioni, cbe i lettori non hanno certo dimenticato. E ancor oggi non possiamo trovar buona quella misura, che non si può spiegare altro che per un malinteso e irrazionale spirito di parsi­ monia, il quale non ha avuto neanche il merito di far conseguire definitivamente il pareggio finanziario. Vediamo, perciò, con piacere che la Direzione Ge­ nerale della Statistica ha approfittato del tempo che, senza suo desiderio, le è stalo messo a disposizione, per fare alcuni studi preparatori relativi appunto al 4° censimento generale. Il comm. Luigi Bodio, con la diligenza che pone in ogni studio, ha dato alle stampe un volume assai importante sui detti lavori preparatori e ha premesso una relazione al Mi­ nistro, nella quale espone le ragioni che rendono di pretta necessità il nuovo censimento.

Egli osserva opportunamente cbe diciassette leggi in vigore nel nostro paese, si fondano per la loro applic zione sul numero degli abitanti dei comuni e delle rispettive frazioni. Sono comprese tra esse le leggi fondamentali sull’elettorato politico, sull’or­ dinamento comunale e provinciale, sulla sicurezza pubblica, sulla pubb’ica istruzione, sulla sanità, come pure le più importanti leggi finanziarie.

Anche i registri municipali di anagrafe, hanno per base il censimento della popolazione, e non vi ha altro mezzo per riscontrarli e correggerli, se non la ripetizione del censimento, ad intervalli di tempo non troppo lunghi.

Negli anni che corrono fra un censimento e l’al­ tro sarebbe illusione credere di poter conoscere con sufficiente esattezza, per ogni comune, il numero degli abitanti con dimora stabile e quello degli abi­ tanti che vi hanno dimora occasionale.

Troppe difficoltò si oppongono al conseguimento di questo intento.

Il registro di anagrafe, anche dove sia tenuto con diligenza, può servire a molti scopi amministrativi, ma non mai direttamente per il calcolo della po­ polazione. Comunque imperfetto, il registro di ana­ grafe può essere consultato dall’autorità politica e giudiziaria per le sue investigazioni, e può servire per la compilazione dei ruoli dei contribuenti, per la formazione delle liste elettorali, dei giurati, ecc. Ma in esso vi sono sempre molte lacune e molte indebite inclusioni di nomi di persone, cbe hanno cessato di dimorare nel Comune e non ne furono cancellati. Il solo inconveniente delle mancate can­ cellazioni è questo, che le persone uscite dal Co­ mune o defunte non risponderanno all’appello che si farà per comporre i ruoli degli elettori, dei con­ tribuenti, dei giurati, ecc. Ma ben altro elleno pro­ ducono le lacune e le indebite inclusioni, quando si tratta di determinare il numero degli abitanti, come base per l’attuazione delle leggi.

La statistica della popolazione, non potendo desu­ mere esatte notizie dai registri di anagrafe, deve rinunciare a stabilire il bilancio annuale della po­ polazione alla fine di ciascun anno nei singoli Co­ muni.

Infatti negli annuari del movimento della popola­ zione si è perfino tralasciato da vari anni di indi­ care, come si faceva prima, per ciascun Comune, la popolazione cosiddetta « calcolata », ossia la cifra ottenuta colla semplice addizione dei nati e la sot­ trazione dei morti, in base all’ultimo censimento, perchè questo calco’o, che fa astrazione del movi­ mento dell’immigrazione ed emigrazione sia da Co­ mune a Comune, sia nei rapporti coll’ estero, può dare bensì approssimativamente la popolazione del regno e delle sue grandi divisioni territoriali, ma conduce a risultati troppo distanti dal vero, quando si voglia istituire per ogni Comune, considerato iso­ latamente.

Ora un nuovo censimento soltanto farà conoscere la situazione attuale della popolazione, per I’ effetto combinato delle nascite e delle morti, delle immi­ grazioni ed emigrazioni.

Oltre alla influenza nei movimenti di emigrazione ed immigrazione nei rapporti coll’estero hanno grande importanza i movimenti interni della popolazione, per la tendenza sempre crescente degli abitanti dei comuni agricoli a portarsi nei centri industriali e nelle città maggiori, ed anche per altre cause, come l’aumento dei presidi militari, la creazione d’istituti d’istruzione pubblica ecc.

Le grandi città si accrescono di popolazione, assai più peì contributo delle borgate circostanti e cam­ pagne, che non per la eccedenza delle nascite sulle morti, e però, se il calcolo si fa unicamente sugli atti dello Stato Civile, il risultato ¡rimane inferiore al vero, quanto maggiore è il tempo trascorso dopo l’ultimo censimento.

Invece, siccome gli uffici di anagrafe hanno da superare difficoltà anche maggiori per essere infor­ mati di coloro che partono, che non per aver no­ tizie dei nuovi arrivati, avvenne cbe dopo un certo numero di anni dall’ultimo censimento eseguito, essi fanno figurare come presente una popolazione su­ periore alla effettiva, e soltanto un nuovo censi­ mento può ristabilire la verità.

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1° gennaio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 9

alla fine del 1881, secondo il registro di anagrafe, 513,840 abitanti e che, secondo il calcolo fatto coi soli atti di nascita e morte, in base al censimento precedente, ne avrebbe avuto soli 230,554.

Il censimento del 1881, ne trovò presenti 300,167 vale a dire 15,500 circa meno di quanti ne contava il registro municipale e 70,000 più di quanti ne avrebbe dati il calcolo fatto, coi soli atti di stalo civile.

Vi sono parecchi comuni, tra cui Vercelli e Cre­ mona, i quali, so il calcolo si fa unicamente cogli atti di stalo civile, senza tener conto delle correnti migratorie, sembrano avere una popolazione ogni anno minore, perchè ivi il numero dei morti su­ pera quello dei nati. E ciò perchè nei loro ospe­ dali vanno a morire anche i malati dei Comuni cir­ costanti, meutre la mortalità propria della popola­ zione stabile'in codeste città, non è forse più intensa che altrove.

È quindi necessaria una revisione dei registri, e questa non può farsi senza un nuovo censimento.

Per questa vasta operazione occorrerà, secondo i calcoli della Direzione di Statistica, una somma di 800,000 lire, divisibile in tre eserczi, senza però contare la spesa occorrente per una indagine sulla situazione degli italiani all'estero. Questa somma ol­ trepassa di sole 12,000 lire quella spesa pel censi­ mento del 1881, mentre la popolazione è cresciuta di più di 2 milioni di abitanti.

Rivista Bibliografica

Harold Cox. — L an d nationalization. — London,

Methuen and Co., 1892, pag. 189.

L’ Autore avverte nella prefazione che non ha in­ teso di fare un' opera completa con questo suo vo­ lume sulla nazionalizzazione della terra. Egli aveva intrapreso lo studio dell’ argomento con una tal quale propensione per la nazionalizzazione della terra, ma si accorse subito che nessun progetto veramente meditato è stato finora presentalo al pubblico e che molti fautori dichiarati della socializzazione della terra hanno appoggiata la loro fede su argomenti storica­ mente o economicamente erronei. Perciò gli parve che la cosa più importante fosse di prendere di fronte questi errori e in tale critica di varie opi­ nioni che hanno corso tra i collettivisti agrari sta veramente il pregio del volume del sig. Cox. Egli ha poi formulato alcune proposte specialmente ri­ guardo ai tributi, che direttamente o indirettamente colpiscono il suolo.

Il titolo del libro corrisponde adunque soltanto in parte al suo contenuto ed è poi verissimo che la questione della nazionalizzazione non è studiata sotto tutti gli aspetti e completamente. Nondimeno il si - gnor Cox, ha raccolto molti elementi, che gioveranno agli studiosi di questa questione oggidì molto di­ scussa anche in Germania, specie dopo gli scritti del rlurscheim. E’Autore del presente libro spiega an­ zitutto nella introduzione il significato eh’ egli attri­ buisce ai due termini nazionalizzazione e terra, e cioè quanto al primo vi comprende anche la mu- nicipalization, com’ egli dice, ossia la terra in pro­ prietà dei comuni, e quanto alla terra vi com­

prende non soltanto il suolo coltivato, ma anche le aree urbane fabbricative o no, e il sotto suolo. In uno schizzo storico esamina le vicende della pro­ prietà fondiaria e delle classi rurali in Inghilterra, nonché delle imposte fondiarie nel passato e il loro presente ordinamento. La teoria della rendita è stu­ diata in uno speciale capitolo, che non è in tutto ispirato alla dottrina ricardiana. L ’Autore trova che ogni uso inferiore, cioè meno proficuo della terra, determina una rendita minima per ogni uso supe­ riore, il che viene a dire che vi è in generale un

minimum di rendita, che concorro a determinare il costo di produzione, perchè ne è un elemento ine­ vitabile ; rimane a vedere però se non si tratta piut­ tosto di un profitto. Successivamente il Cox si oc­ cupa del carico derivante dalle lasse locali, della confisca della proprietà del suolo e della compensa­ zione ai proprietari espropriati, dello sviluppo delle città e delle conseguenze economiche e demografiche, che ne derivano, dei diritti relativi alle miniere e presenta alcune proposte di riforme nell’ordinamento della proprietà e dei tributi.

Il libro esamina la questione da un punto di vista essenzialmente britannico e ben lungi dall’esaurire il terna, non offre, come si è detto, che è un materiale ben ordinato e istruttivo su varie questioni attinenti alla economia fondiaria. Quanto alla nazionalizzazione il Cox vi è contrario e non ammette altro che alcuni miglioramenti nel regime giuridico ed economico nella proprietà privata.

Noteremo da ultimo che questo volume fa parte della serie Social Questiona o f to -d a y edita da II. de B. Gibbins e nella quale sono già stati pubblicati alcuni buoni scritti del Howell, sulle Trade Unions,

del Holyoake, sulla cooperazione, del Bastable sul commercio, ecc.

Prof. Pietro Sitta. — L ’aumento progressivo delle spese

pubbliche. - Discorso inaugurale letto nella Univer­ sità d i F e r r a r a — Ferrara, Tip. Taddei, 1893,

pag. 58.

L ’argomento preso a trattare dal prof. Sitta per la innaugarazione del presente anno scolastico nella Università di Ferrara è di quelli che, si può dire, rimangono sempre all’ordine del giorno. Se infatti in questi ultimi anni si è notalo qualche remora all’aumento delle spese degli Stali, in causa dei forti disavanzi manifestatisi e della conseguente politica di economie che si è imposta, non è meno vero e pa­ lese che la tendènza nelle spese è all’aumento. E se quelle degli Stali sono o stazionarie o in lieve diminuzione, non va dimenticato che le spose degli enti locali dimostrano ancora la tendenza all'alimento.

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10 L ’ E C O N O M I S T A

l’aumento dei singoli titoli di spesa, non ha sempre il medesimo significato economico e finanziario, nè le stesse origini. Così l’aumento della spesa per il servizio postale e telegrafico, pel lotto, per l’ istru­ zione ecc., non si può accumunare con quello ve­ rificatosi nelle spese per la difesa, pel debito pub­ blico e simili. Risogna discriminare e presentare con cifre analitiche l’andamento delle spese nel no­ stro secolo. Ma pur troppo la statistica finanziaria è ancora nella infanzia e specialmente i confronti a distanza di tempo sono molto difficili e pericolosi.

Nè vogliamo omettere di osservare che l'applicare alla finanza come fa il Sitta (e prima di lui hanno fatto altri seguaci della scuola che accetta la dot­ trina del grado finale di utilità) le teorie utilitarie della economia e l’applicarle specialmente alle spese pubbliche, equivale a confondere la prima con la seconda, mentre la finanza si differenzia dalla eco­ nomia pel suo carattere misto, cioè politico oltreché economico. Il soddisfacimento dei bisogni comuni o pubblici non avviene unicamente secondo i principi economici, esatti o no che sieno, della scuola utilitaria, perchè le condizioni politiche che nulla hanno a che vedere col calcolo della utilità e dello sforzo, del sacrificio o della pena che è proprio dell ’homo e c o - nomicus, sono troppo spesso le determinanti dei fenomeni finanziari. Il che si spiega forse^ col fatto che questi fenomeni attengono alla vita di un ente essenzialmente politico qual’ è lo Stato a differenza dei fenomeni economici, che riguardano un essere, la cui condotta è governata dal tornaconto. Se la finanza e quindi le spese pubbliche fossero vera­ mente governate dai principi della scuola utilitaria av. ebbero, ci pare, indirizzo differente.

Facendo queste osservazioni non intendiamo fare la critica al discorso dotto e acuto, del prof. Sitta, col quale siamo d'accordo nella maggior parte di ciò che ha detto, ma soltanto sollevare dei dubbi sulla applicazione forse fatta con qualche precipita­ zione delle dottrine mengeriane e dei suoi discepoli alla finanza. Il tema meriterebbe una larga disamina, che qui non possiamo neanche tentare. Quello in­ vece, che possiamo dire con certezza è che il di­ scorso del prof. Sitta si legge con interesse e profitto.

Rivista cEconomica

IW a r r a n ts „ p e i de positi fra n c h iL a p ro d u ­

zio ne del lino in I t a l i aLa v a lu ta a u s t r i a c a —

L a p r e s c r iz io n e dei b ig lie tti.

I « Warrant» » pei depositi franchi. — Ecco il testo della proposta di legge di iniziativa dei tre deputati genovesi Pietro Tortarolo, Giovanni Bettolo e G. Fasce per l’estensione ai depositi franchi del­ l'istituzione delle fedi di deposito e delle note di pegno W arrants —

Onorevoli colleghi. Il presente disegno di legge tende principalmente a due scopi :

l . ° Sviluppare in tutii i nostri empori il com- mercio di deposito, e rilevarlo a quella altezza, dalla quale è decaduto ; mezzo efficace sarà senza dubbio jo imprimere la più grande mobilizzazione possibile ai titoli rappresentativi dello merci custodite nei de­ positi franchi. Renderne disponibile il valore equi­ vale a stimolarne l’aumento ;

1* gennaio 1893

2.° Procurare al pubblico Erario una fonte di lucro che oggi non esiste. La merce giacente non può darò occasione ai guadagni del fisco. Le fedi di deposito e credito rappresentanti la merce giacente daranno per la tassa sui titoli commerciali un pro­ fitto, la cui importanza può essere rilevata dal fatto che le merci giacenti nei depositi franchi del Regno assumono qualche volta il valore di qualche diecina di milioni.

Queste considerazioni paiono sufficienti per rac­ comandare alla vostra approvazione il seguente di­ segno di legge.

Articolo unico. Sono estese alla istituzione dei depositi franchi le disposizioni contenute nel Titolo XV I del Codice di Commercio e quelle contemplate nel testo unico (17 dicembre 1882, N. 1154) delle leggi sui magazzini generali agli articoli 3, 9 e 11.

La produzione del lino in Italia. — La produ­ zione, il commercio ed il consumo del lino nel quinquennio 1887-91 furono, quali risultano nel se-gueute prospetto : Superficie alla quale si è estesa la coltivazione Pro­ duzione Impor­ tazione Espor­ tazione Consumo ANNI del lino Ettari Quintali di fibra Quintali di fibra Quintali Quintali di fibra ,di fibra

1887.. . 55,271 154,180 4,915 557 158,538

1888.. . 55,271 132,975 891 642 133,224

1889.. . 55,271 135, 734 262 233 135, 763

1890... 55,271 209,221 252 569 208,904

1891 . . 52,098 187,452 311 440 187,323 La superficie di terreno data alla coltura del lino nel 1891 fu di ettari 52,098, mentre nel 1890 era stata di ettari 55,271. Vennero dunque coltivati in meno nel 1891 ettari 3173, i quali relativamente a tale coltivazione piuttosto limitata, hanno notevole importanza, poiché stanno a dimostrare che questa tende sempre più a restringersi.

Le ragioni di tale fatto sono diverse, cioè: le larghe concimazioni richieste dal lino, i terreni in generale poco adatti a farla prosperare, la grande concorrenza di altre piante filamentose, che rende più difficile la vendita del lino a prezzi rimunera­ tori, e finalmente la proibizione fatta da molti mu­ nicipi alla coltivazione di questa pianta, la quale deve subire un processo di macerazione per la pre­ parazione della fibra.

Nel 1891 la produzione del lino venne _ general­ mente avversata dai geli prima, e poi da freddi in­ tensi, protratti nella primavera e, in estate, da una grande siccità. La media produzione per ettaro ri­ sultò minima nel Piemonte con quintali 1 .0 2 per ettaro, e risultò massima nella Liguria con quintali 0 .3 7 per ettaro. Conviene però notare che tali re­ gioni sono per I’ appunto quelle nelle quali ha mi­ nore importanza la coltura del lino, la quale si fa tuttora su di una scala piuttosto estesa nella Lom­ bardia, nella Sicilia, nella meridionale mediterranea e nella meridionale adriatica. Le proviucie che hanno maggiore importanza per questa coltivazione sono quelle di Cremona, Catania, Milano,- Brescia, Lecce, Catanzaro, Trapani, Chieti, Teramo, Caserta e Co- ¡ senza, nelle quali in modo speciale i geli e i freddi intensi hanno ridotto il raccolto assai scarso in pa- ¡ ragone a quello dell’ anno precedente. J S

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Io gennaio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 11

lino venne coltivato in 21-47 ; mentre nel 1890 venne coltivato in 2538.

Per tatto il Regno la produzione fu nel 1890 di quintali 209,221, mentre nel 1891 scese a quintali 187,452; con una differenza in meno per quest’ul­ timo anno di quintali 21,709.

Ma dal prospetto precedente si rileva che non fu risentita affatto la deficienza di questa produzione, j perchè In importazione del 1891 fu di hen poco j superiore a quella del 1890. Questa circostanza ed il fatto che le quantità di lino importate e quelle esportate hanno ben poca importanza in tutto il quinquennio, al quale si riferisce lo specchio sud­ detto, stanno a provare che tale prodotto non è più ricercalo come prima, potendosi la tela di lino so­ stituire economicamente con altri tessuti.

La valuta austriaca. — Tra il ministro austriaco

delle finanze e un consorzio di banchieri capitanato dalla casa Rothschild, si sono combinati i principi! della grande conversione che precederà il regola­ mento' della valuta austro-ungarica. Per procurarsi l’oro occorrente, l’Austria emetterà della rendita in oro, sessanta milioni di fiorini in primo luogo, che saranno assunti dal gruppo Rothschild. Il ministro Steinbach non si legherà, rispetto alla rendita in oro, ad alcuna opzione; ma il gruppo Rothschild collocherà subito più di sessanta milioni, e verserà il resto al ministero delle finanze. Il gruppo Roth­ schild assumerà altresì una parte delle conversioni, che ammontano a 500 milioni ; per il resto avrà luogo una opzione, di guisa che gruppo e Governo si divideranno il guadagno, da farsi sul saggio della nuova rendita. Se nuovi ostacoli non sopraggiun­ geranno, l’ emissione della rendita in oro si farà in gennaio, coll’ aiuto delle prime case bancarie di Vienna e Budapest. In Ungheria principieranno le conversioni con quella della attuale rendita cartacea al cinque per cento ; più tardi seguirà quella dei titoli ferroviari.

La prescrizione dei biglietti. — L’on. Ministro del Tesoro ha diramata una circolare agli Intendenti sulla prescrizione dei biglietti consorziali, e già consorziali, da centesimi 50 e da L. 1, 2, 20, 100, 250 e 1000.

Il 13 aprile 1893 scadrà il termine, dopo il quale quei biglietti perderanno ogni valore.

Per cura del Ministero dell’ Interno, saranno date istruzioni ai Prefetti ed alle altre autorità dipendenti, affinchè per mezzo dei Sindaci, della stampo locale ed in ogni altro modo opportuno sieno informati i possessori dei biglietti cadenti in prescrizione, e si affrettino a domandarne il cambio in altra valuta.

Intanto lo Intendenze sono state autorizzate ad eseguire immediatamente il cambio a favore dei presentatori.

Ed allo scopo di agevolare l’ annullamento dei biglietti consorziali e già consorziali da L. 5 e la sostituzione dei biglietti pure consorziali e già con­ sorziali da L. 10 con biglietti di Stato di egual va­ lore, tutte le Tesorerie vennero autorizzate, lino a nuovo ordine, a cambiare anche i detti biglietti in altra valuta.

Saranno date quanto prima altre istruzioni, sia per estendere l’obbligo del cambio a tutti gli uffici | postali del Regno, sia per regolare la chiusura e l’assetto delle rispettive contabilità al momento in cui si compirà la prescrizione dei biglietti di valore inferiore a L. 5 e superiore a L. K).

Il

commercio della Serbia

nel

1891

Il commercio estero della Serbia nel 1891 si rias­ sume nelle seguenti cifre :

Importazione . . . . Li. 42,805,697 Esportazione . . . . » 52,479,949 Nell’anno precedente l’importazione ascese a lire 38,044,74-8; nel 1891 quindi vi fu un aumento di lire 4,760,949.

A questo notevole aumento partecipò in principal modo l’Austria-Ungheria con lire 3,300,000, quindi la Germania con lire 1,400,000, ed in fine l’Italia con lire 050,000. Per gli altri Stati non vi è da se­ gnalare, invece, alcun mutamento significante, se si esclude la Bulgaria, la quale presenta, eccezzional- mente, una diminuzione nell’Importazione di circa lire 900,000.

Il valore complessivo della importazione dovrebbe però accrescersi di alcuni milioni più di quanti sono indicati ufficialmente, perchè molte spedizioni, per ri­ sparmiare il pagamento del dazio, sono introdotte in paese, quali merci di prezzo minore di quello che realmente hanno.

Ad ovviare però a questa deficienza nel le entrate doganali, il Governo ha imposto ora un rigoroso con­ trollo.

L’esportazione nel 1891 crebbe di lire G,059,264 di fronte a quella del 1890, che risultò di L. 45,840,051. Questo di più, che è il risultato di un abbondante raccolto, è stato Spedito quasi esclusivamente in Au- stria-Ungheria, la quale esportò dalla Serbia, nel 1891, per lire 6,400,000 piti che nell’anno 1890.

Il commercio di transito è espresso dalle seguenti cifre:

Lire Per cento

Dall’Austria-Ungheria 14,733,650 80.21 Dalla Bulgaria . .

Dalla Turchia . .

983,013 5. 35 836,547 4. 55 Dagli altri paesi . . 1,814,678 9. 89 Totale . . 18,367,888 100. » Il commercio di transito ha preso un rapido svi­ luppo. Esso negli anni precedenti era in cifre rotonde il seguente : Ì8 8 7 . . . L. 970,000 1888 . . . » 6,000,000 1889 . . . » 8,000,000 1890 . . . » 14,000,000 1891 . . . . 18,400,000

Il rapido aumento incominciò nel 1888, nel quale anno vennero compiute le linee ferroviarie Belgrado- Costantinopoli e Belgrado-Salonicco.

Comercio del Messico durante l’anno finanziario 1891-92

Dalla statistica delle esportazioni dal Messico du­ rante l’ anno finanziario 1891 -9 2 , si rileva che il valore complessivo delle merci esportate da quella Repubblica per altri Stati è notevolmente aumentato durante quest’ ultimo anno, in confronto dell’ anno precedente. Infatti mentre nel 1890-91 s’ erano esportate merci per un valore complessivo di p e-

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espor-12 L ’ E C O N O M I S T A Io gennaio 1893

tarono per un valore complessivo di pesos 73,467,714 e 93 cs., e cioè per un valore di pesos 12,191,319 e Gl cs., più dell’anno precedente.

Quale parte abbiano avuta i diversi Stati nel mo­ vimento del commercio di esportazione del Messico durante il 1891-92 e quali variazioni siensi verifi­ cate in questo movimento, per ogni singolo Stalo, in confronto dell’anno precedente, risulta dal seguente prospetto :

PAESI DI DESTINAZIONE delle merci

Valore in pesos delle merci esportate

Nel I89I-P2 Nel 1890 91 Differenze in pili o in meno dal 1891-92 al 1890-91 Italia . . . 4,732.89 920 00 + 3,812.89 Germania . . 4,341,231 60 2,785,874-86 + 1,558,356 74 Austria. 15.00 + 15.00 Belgio . . . 340,659.97 + 340,659.97 Colombia . 31,048.75 57,416.28 — 26,367.53

Costa R ica . . 1, cío. co 112 00 + 838.00

China . . . — 845.00 _ 845.00 Spagna . . . 6 II, 849.86 515,193.74 + 146,656 12 Stati Uniti. . 49,932,664 88 44,983,086.37 + 4,949,578.51 Francia. . . 4,644,385.5! 3,653,551.33 + 990,834.18 Guatemala. 143,740.17 193,711.47 — 49.971 30 Olanda . . . 19,997.63 187,931.65 _ 137,934.02 Honduras . . 4,400 00

_

+• 4- 400. 00 Inghilterra. 15,267,955.68 10,882,728.33 +4,385,227 35 Nicaragua . . 10,914.01 6,289.31 -4- 4,624.70 Repubb. Argentina 100.00 — + 100.00 Russia . 26.200 00 4,000 00 + 22,200.00 San Salvador. 3,519.00 4,635 00 _ 1,316.00 Venezuela . . 250.00 + 250. CO

La statistica messicana non indica le merci, che sono state esportate nel 1891 -92 per le varie de- sliuazìoni.

Navigazione e commercio di Venezia nel 1891

La Camera di Commercio di Venezia ha pub­ blicato un po’ tardivamente, il suo lavoro statistico sul movimento del commercio e della navigazione durante il 1891. Prima di entrare nei particolari l’Au­ tore del lavoro statistico rileva che negli ultimi anni si era notato un lento e progressivo miglioramento, dovuto principalmente alla posizione geografica del porto, ma che avrebbe potuto farsi più importante ed esteso, coll’aiuto del Governo, il quale colle nuove convenzioni marittime poteva giovare immensamente ai traffici, come pure incepparne I’ andamento con grave danno dei più vitali interessi della città. E da questo se ne traeva la conseguenza, che senza l’ in­ vocato soccorso non era lecito sperare che lo svi­ luppo commerciale, verificatosi ed accentuatosi du­ rante un notevole periodo di tempo, potesso avere una lunga durata.

E le previsioni infatti si avverarono, giacché il 1891 segna una diminuzione di qualche conto, sia nell’entrata, che nell’ uscita delle merci dal portole questa diminuzione se è dovuta in parte alle condi­ zioni generali dei traffici, ad alcuni trattati di com­ mercio non sempre per l’Italia vantaggiosi, alla non

approvazione di altri, alla conseguente applicazione di tariffe doganali troppo onerose, a balzelli, e fi­ scalità di ogni sorta, va secondo la relazione attri­ buita anche alla mancanza di linee di navigazione, alte con trasporti solleciti senza' trasbordi complicati, con iuappuntabili servizi, a rendere veramente remu­ nerativi i traffici colle più lontane regioni indiane e americane.

Ecco adesso qualche dettaglio :

Nel porlo di Venezia durante il 1891 entrarono 2306 bastimenti a vela — 2443 carichi e 63 vuoti — e 1028 a vapore — 994 carichi e 34 vuoti e così si ebbe un aumento di 623 velieri, e una di­ minuzione di 51 piroscafi al confronto del 1890.

Le tonnellate dei 2306 bastimenti a vela e dei 1028 piroscafi ammontarono a 972,600 con una diminuzione di 33,465 in confronto dell’ anno pre- ceden 16«

Nell’uscita figurano 2498 — 721 carichi e 1777 vuoti — o 1027 piroscafi — 670 carichi e 337 vuoti — con un. aumento sul 1890 di 609 basti­ menti a vela, ma con una diminuzione di 57 a vapore.

Le tonnellate lorde complessive furono 976,821 cioè 29,335 in meno nel 1890, nel quale anno erano ,.salite a 1,006,156. Quanto alla portata degli accen­

nati navigli, la relazione accenna che nel 1891 ven­ nero trasportati a Venezia con piroscafi e veliere 8,439,018 quint. di merci vale a dire 1,421,529 meno che nel 1890, e che ne furono esportati 1,289,514 cioè 145,170 meno del precedente periodo.

Siccome poi per la via terrestre, e fluviale en ­ trarono nel 1891 quint. 2,343,893 e ne uscirono 5,622,963, l’entrata complessiva della merce fu mi­ nore di quint. 1,695,015 di fronte al 1890 e l’uscita fu pure inferiore di quint. 1,070,315.

Anche per Chioggia il 1891 non fu favorevole agli interessi commerciali e industriali di quel porto. Soltanto nelle esportazioni col mezzo delle ferrovie si trova un qualche aumento, per la ragione che i vallicultori, non avendo potuto collocare i propri prodotti a prezzi convenienti nel loro centro pro­ duttivo, dovettero spedirli per proprio conto a Na­ poli ed altrove, sostenendo però spese enormi che non furono sempre compensate dagli utili ricavati. Peraltro fatta astrazione anche da questa circostanza, i conduttori di valli subirono nel 1891 perdite r i ­ levantissime in causa dei danni arrecati da burra­ sche, che squarciando gli argini vallivi, produssero in qualche località la dispersione di oltre la metà dei prodotti.

Anche per le altre industrie, specialmente per la più importante quale è quella delle costruzioni na­ vali, il 1891 fu uno dei peggiori, e meno qualche eccezione i costruttori dovettero diventare o arma­ tori, o subire l’alternativa di rimanere inoperosi, o di cedere i navigli a persone che non offrivano che scarse garanzie di sodisfare i debiti incontrati.

Le condizioni del commercio marittimo in genere furotio assai misere, dacché la esportazione si limitò ai laterizi, e la importazione agli scaglioni d’ Istria per la formazione di scogliere.

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1° gennaio 1893 L ' E C O N O M I S T A 13

Camera di Commercio di Bologna.

— Nella tor­ nata del 24 novembre dopo breve discussione ap­ provava il seguente ordine del giorno sul proposto monopolio degli olii minerali :

« La Camera, esaminato il concetto del Governo sul monopolio degli olii minerali, fatti opportuni studi, e visto che, salvo il verificarsi di condizioni ora ignote, è dubbio se il Governo possa ritrarre un vantaggio anche tenue dal monopolio suddetto,

esprime voto recisamente contrario al concetto di un monopolio, che non reca sensibile vantaggio alle finanze, è opposto ai sani principii economici e ai legittimi interessi del libero commercio e impe­ disce l’espansione delle energie individuali indispen­ sabili allo sviluppo della ricchezza nazionale.

Camera di Commercio di Udine.

— Anche que­ sta Camera nella tornata del 2 dicembre si occupò del monopolio sul petrolio, e con voto unanime deliberò di opporsi a! progetto, perchè sarebbe dan­ nosa, specialmente ora, qualunque restrizione che si volesse imporre alla libera attività del commercio, e perchè, date le condizioni in cui si svolge il tratlico del petrolio, il fìsco non potrebbe attendere vantag­ gio dal suo monopolio, se non elevando, a carico dei consumatori, il prezzo della merce.

Camera di Commercio di Napoli.

— Essa ha espresso il seguente voto sul progetto di legge sulle Banche di emissione :

La Camera di Commercio di Napoli, studiosa e zelante, non solo di tutto intero il funzionamento delle Banche di Emissione, ma tenera in ¡specie del glorioso nostro Banco, che riceverebbe seria offesa da una parificazione giuridica, non in armo­ nia con la realtà ; dopo aver segnalato i pericoli, con una concisione giustificata dall’urgenza della si­ tuazione e dalla evidenza degli errori ; inquieta e pur confidente, fa voto alla Rappresentanza Nazionale del Regno, perchè lo schema in parola, irto di minacce, non trovi l’ accoglienza nel Parlamento Nazionale, senza le radicali modifiche, di cui ha d’uopo.

Lo stésso Collegio, però, preliminarmente, esprime l’augurio che la Camera dei deputati riconosca più savio consiglio di non impegnarsi in una precipitosa discussione del più vitale fra i problemi che inte­ ressano la Nazione tutta, preferendo limitarsi l’odierna opera a prorogare la facoltà dell’ emissione per un anno, periodo reputato opportuno a studiare più pacatamente l’arduo tema e farlo discutere dal Po­ tere Legislativo.

Mercato monetario e Banche di emissione

Sul mercato inglese le domande di danaro per i prestiti giornalieri sono state piuttosto considerevoli così che il saggio dell’ interesse, che nella settimana precedente era nell’l per cento, salì fino a 2 */, per cento. Ciò si collega ai bisogni speciali della fine dell’anno. Per più lungo termine il danaro rimane offerto a condizioni buone e ciò a tre mesi a 1 3/* per cento ; a sei mesi a 2 y t per cento. A Londra j non si crede che il saggio dello sconto debba salire nelle prime settimane del nuovo anno, poiché si calcola ancora sopra tassi miti d’ interesse, anche se da Nuova York non giunse oro dall’Iughilterra.

La Banca d’Inghilterra al 29 dicembre aveva l’in­ casso di 24,398,000 sterline in diminuzione di 171.000 sterline, il portafoglio era aumentato di 181.000 e i depositi privati di 117,000, scemò la riserva di 167,000 sterline.

Negli Stati Uniti d’America la esportazioni d’ oro continuano in misura assai notevole e rendono piut­ tosto grave la situazione; nella settimana precedente il saggio delle anticipazioni ha variato tra il 15 e il 40 per cento ; le Banche principali durante due giorni rifiutarono di dare oro a scopo di esportazione e il Presidente degli Stati Uniti dovette domandare l’intervento del Tesoro nel timore che scoppiasse una crise di borsa. Il pericolo è stalo scongiurato col­ l’assicurazione che il Tesoro è in una situazione soddisfaciente poiché possiede sempre una grossa somma in oro e così le transazioni si fecero meno difficili.

Il cambio su Londra chiude a 4,83 *!„ quello su Parigi a 3,18 l (v

Le Banche associate di Nuova York al 24 dicem­ bre 1892 avevano l’incasso di 76,900,000 dollari, in diminuzione di 1 0 0 ,0 0 0 ; i depositi sono in di­ minuzione di 4,830,000 dollari, il portafoglio di 3.620.000 dollari.

Il mercato francese attraversa ora un periodo di maggior calma; i capitali disponibili accumulati sono in quantità considerevole e lo sconto riesce facile a saggi miti, intorno al 2 per cento. Il chèque su Londra chiude a 23,12 ; il cambio sull’ Italia è a 3 s/4.

La Banca di Francia al 29 dicembre aveva l’in­ casso aureo di 1708 milioni in aumento di 4 mi­ lioni, quello d’ argento scemò di 5 milioni, il por­ tafoglio presentava 1’ aumento di 100 milioni, la circolazione di 65 milioni.

In Germania il mercato monetario di Berlino è sempre poco provveduto di capitali disponibili, per modo che il saggio della carta di sconto, dopo di aver oscillato in principio di settimana tra 2 T/8 e e 3 per cento, chiude a 3 */» Per

cent0-Si fanno già delle previsioni sui probabili divi­ dendi delle principali Banche per l’anno in corso.' Si crede che la Banca Imperiale darà il 6 per cento contro 7,55 per il 1891 ; la Banca di Francòfone, 6 contro 6,42 per cento ; .la Disconto Gesellschaft, 6 contro 8 per cento ; la Deutsche Bank, 7 contro 9 ; la National Bank, 4 */i contro 6 */* per cento. Queste previsioni non concorrono, naturalmente, a mettere molto di buon umore la gente d’affari.

La Beichsbanh al 23 decembre aveva 861 milioni di marchi d’incasso in diminuzione di IO milioni ; il portafoglio scemò di 5 milioni; la circolazione crebbe di 36 milioni e i depositi scemarono di 14 milioni.

Sui mercati italiani Io sconto rimane invariato mentre i cambi sono in aumento ; quello a vista su Francia è a 104,05; su Londra a 26,15 ; su Berlino a 128,40.

Situazioni delle Banche di emissione estere

Attivo Co o O c 5 * Cd S— OQLu • — Passivo ■ O 29 dicembre differenza Incasso l»™ •••• Fr. 1,708,669,000 + 4,213,000 CR3S0 fa rg e n to ... 1,270,51S,000 — 8,199,000 Portafoglio...» 887,792,000 +100,021,000 Anticipazioni... .. 460.434.000 + 9,841,000 Circolazione... >3,298,241.000 + 65,855,000 Conto corr. dello St. > 440,665,000 + 52,028,000

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14 L ’ E C O N O M I S T A 1° gennaio 1893

29 dicembre differenza Incasso metallico Steri. 24,398,000 *— 171,000 s Portafoglio...* 25.258.000 4- 181.000 ^ ■ — Attivo [ Riserva totale... » 15*360 000 — 167-000 ^ cn f Circolazione...» 25.488.000 — 4,000 ctfJE,, \ Conti corr. dello Stato » 4.670.000 — 87.000 CO. Pa881v* J Conti corr.particolari » 29,387-000 4- 117.000 ■O ( Rapp. tra l’ inc. e la cir. 44,90 0/0 — 0,50 0/0 24 dicembre differenza

. l Incasso metal.Doli. 76 900,000 — 100,000 ■55 ° ir Attivo <Portaf. e anticip. » 438 180. 000 — 3,620,000 = S - 5 > - (Valori le g a li... 40 380.000 - 370,000 ctf </> . D - (Circolazione... » 5.600,000 — — — CQ cd Z {Conti cor. e depos.» 444 370.000 - 4,830,000 23Idicembre differenza 2 f Incasso Marchi 861.750.000 — 10,186 000 o . 5 ' S Attivo \ Portafoglio...» 557,735,000 4- 5,268.000 5 \ Antioipazioni » 90,278.000 4- 889,000 i g e i . E - I Circolazione.» 1,020 897.000 4- 36,727,000

®

P

I

Conti covrenti» 439,367,000 — 13,826.000 jzz u 19 dicembre differenza

ktt (Incasso metal. Rubli 518,202,000 — 8,497,000 o 75 co 1 1V° (Portai e antioipaz. > 52,135,000 4- 555,000

sz'H </y (Biglietti di credito >1,196,295,000 — —

J g g = Passivo Conti corr. del Tea. » 67,679,000 4- 23,477,000 CQ^QC f * » d eip riv . > 251,266,000 — 6,806,000 23 dicembre differenza ( Incasso,... Fiorini 288,502 000 4- 114,000 1 *** ah;«« j Portafoglio... .* 158,986,000 -+- 1,424,000 g o OJ Attivo < Anticipazioni....» 24,140,000 4- 488,000 £T ■ti 9 v Prestiti... » 120.412 000 4- 39,000 3 " = , C Circolazione .. .* 458,923,000 — 493,000

™ ^ ¡ - Passivo j Conti correnti •.. » 12,302,000 4- 872,000 3 ( Cartelle fondiarie» 115,831,000 4- 159,000 22 dicembre differenza «J = O t iuoasso.Franchi 114.679.000 -f- 275,000 2 . 2 “S O )utlvo i P ortafoglio....» 326.199.000 4- 6,670,000 ccj N „ (C ircola zion e...» 402 720.000 — 708,000 CQ c CQ la8sm> (Conti oorreuti.» 71.745-000 4- 6,425,000 24 dicembre differenza ctf 5 \Incasso... Pesetas 321,065,000 — 9,728.000 Attivo j Portafoglio...» 321,603.000 4- 3,048,000 oj ctJ (C ir c o la z io n e ....» 876,886,000 4- 8,181,000 QQ £ Passlv0 (Conti corr.edep. • 361,830,000 — 7,308,000

RIVISTA DELLE BORSE

Firenze, 31 Dicembre. Gli sguardi della speculazione europea sono stati sempre rivolti alle grandi questioni che vanno svol­ gendosi a Parigi, e per quanto taluni mercati abbiano tentato di disinteressarsene non hanno potuto sfuggire alla influenza dei ribassi parigini, e se non fossero stati questi, le borse di Vienna, di Berlino e di Lon­ dra avrebbero chiuso l’annata in condizioni migliori di quelle che effettivamente si sono verificate. E que­ sta attenzione della speculazione europea verso gli avvenimenti di Parigi, non deriva tanto dall’affare del Panama quanto dalle conseguenze politiche che po­ trebbe avere, essendo ormai manifesto che una gran parte degli uomini eminenti, che hanno finquì gover­ nato la Francia si trovano compromessi nelle accuse. Cominciando dai mercati inglesi troviamo che a Londra mercè l’abbondanza dei denaro, l’aumento del prezzo dell’argento e la non grande importanza degli impegni presi nel mese, la liquidazione della fine dell’anno si è operata, lasciando buone speranze per l’anno che sta per aprirsi. A Parigi la borsa apri il suo movimento settimanale con la voce messa in giro che il Ministro della guerra Freycinet fosse stato costretto a dare le sue dimissioni per ragioni che andavano a far capo all' affare del Panama e la reazione avvenuta fu al­ quanto violenta, inquantochè a favorire i ribassisti si aggiunse il fatto del rigetto da parto della Camera francese del trattato di commercio fra la Svizzera e la Francia, già approvato dal Consiglio Elvetico. Più tardi essendo stata smentita la voce del ritiro del Ministro della guerra, si ebbe qualche indizio di ri­

presa. A favorire il movimento di ribasso vi con­ tribuirono anche i molti ritiri avvenuti alle Casse di risparmio. A Vienna e a Berlino gli operatori es­ sendo stati in gran parte occupali nella compilazione dei bilanci, e nel periodo preparatorio della liqui­ dazione, i respettivi mercati non dettero che un con­ tingente ristretto di affari, ma in compenso manten­ nero le precedenti quotazioni. I fondi spagnuoli dopo il rigetto del trattato franco-svizzero ebbero tendenza a ribassare, temendosi cito la stessa sorte possono in­ contrare i negoziati commerciali fra la Francia e la Spagna e molte offerte ebbero i valori portoghesi per ragione delle diminuzioni, che si riscontrano con tomamente nei redditi fiscali.

Le borse italiane nella prima parte della settimana presero decisamente la via del ribasso, ma verso la fine la lotta sembrò inclinare a favore dei compra­ tori. Del resto le operazioni furono alquanto limi­ tate, gli operatori essendo stati per la maggior parte della settimana occupati nella sistemazione degli im- pegni.

Il movimento della settimana ha dato le seguenti variazioni :

R endita italian a 5 0/fl. — Iniziava il movimento

settimanale perdendo da 35 a 40 centesimi sui prezzi precedenti di 96,85 in contanti, e di 97,15 per fine mese; giovedì riprendeva da 10 a ! 5 centesimi ed oggi chiude a 96,52 e 96,61. A Parigi da 92,72 ca dova a 92,45 per chiudere a 92,52; a Londra da 92 s/8 a 92 ‘ /, e a Berlino da 91,50 per fine a 91,25.

R endita 3 Ojo■ — Negoziata fra 58,20 e 58 per liquidazione.

Prestiti g ià pontifici. — Il Cattolico 1860-64 in­

variato a 1 0 2 ; il Blount a 100,80 e il Rothschild da 102,50 a 102,65.

Rendite fran cesi. — Per le varie ragioni additate

più sopra, subivano de’ notevoli rovesci cadendo il 3 per cento dopo essere risalito da 96,85 97,10, a 96,75 e la rendita 3 per cento ammortizzabile da 97,80 a 97,50. Il 4 */» Per cenl° al contrario da 101,60. saliva a 105,15. Sul finire della settimana ebbero delle oscillazioni ora in meglio ed ora in peggio e oggi restano a 95,75 96,75 e 103,02.

C onsolidati inglesi. — Da 97 6/)e salivano a 97 T/lfi. R endite austriache. — Trascorsero sostenute per

tutta la settimana. La rendita in oro fra 116,20 e 116,30 ; la rendita in argento fra 97,90 e 97,80 e la rendita in carta invariata a 97,40.

Consolidati germ anici. — Il 4 per cento invariato

a 106,80 e il 3 ‘/s per cento a 100.

F on di russi. — Il rublo a Berlino da 202,50

a 202,35 per rimanere a 202,85 e la nuova rendila russa a Parigi da 70,90 a 79,30.

R endita turca. — A Parigi da 21,85 scendeva a 21,30 e a Londra da 21 “ / „ 21 ‘ /l6 e il ribasso deriva dalle forti offerte di titoli.

V alori egiziani. — La rendita unificata da 497,50

scendeva a 490 7/8.

V alori spagnuoli. — Ln rendita esteriore da 64,50

è caduta a 62,90. A Madrid il cambio su Parigi è salito al 17 per cento e l’aggio sull’oro al 16 °/0.

V a lo ri portoghesi. - La rendita esteriore fra 22 */*

e 22 l8/1#.

Canati. — Il Canale di Suez da 2641 scendeva

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