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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0978, 29 gennaio

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XX

Yol. XXIX

Domenica 29 Gennaio 1899

N. 978

IL PRIVILEGIO DELLA EMISSIONE

Più che nel senno del P arlam ento nella difficilis­ sima presente situazione, fidiamo nella forza delle cose per ritenere inevitabile la approvazione della linea di condotta, che in queste ultim e settim ane il Ministero ha adottato. P er le recrim inazioni politiche o m orali è ora o troppo tardi, o troppo presto. Troppo tardi se quei deputati, e non sono »carsi, i quali da molti anni sapevano per filo e per segno, od alm eno molto vicino al vero, quale fosse lo stato delle cose ed avendo taciuto ora si rodono le m ani per non essere stati coraggiosi com e gli onorevoli Colaianni e Gavazzi ed energici come in queste ultim e setti­ m ane si ò m ostrato l’on. Gioì itti ; — troppo presto, perchè in questo mom ento il paese non aspetta sol­ tanto, com e alcuni m ostrano di cre d ere, la luce, ma prim a di tutto il riordinam ento effettivo e pronto della em issione. Le responsabilità m ateriali, m orali e politiche si accerteranno a suo tem po, abbiam o detto nell’ ultim o nostro num ero, ed insistiam o su questo punto fondam entale; ora ciò che im porta, ciò che urge è far con o scere: al paese tutto, che può avere completa fiducia sui 1200 milioni di biglietti di Banca che sono in circolazione, ed al paese com ­ m erciante ed industriale, che in causa della attuale crise non avrà chiusi nè socchiusi gli sportelli, ai quali attingere il credito.

G overno e P arlam ento debbono insistere bene su questa im portante distinzione e non dubitiam o che le risoluzioni che stanno prendendosi m entre scri­ viamo, verranno suggerite più che da! sentim ento dalla riflessione.

Di fronte ai mali così occasionalm ente e tardiva­ m ente scoperti, e quando risultava in una delle sei Banche di em issione oltre 65 m ilioni di circolazione abusiva, era necessario che il M inistero provvedesse im m ediatam ente e con energia. L a fusione delle Banche per azioni, affinchè tutte concorressero col loro capitale a sorreggere la situazione, era una logica necessità, a cui il G overno non poteva sot­ trarsi, ed è parim ente necessario che sia accordato alla nuova Banca, che sorgerà dalla fusione delle tre, un privilegio abbastanza lungo per due m otivi : il prim o perchè possa sperare un benefizio pari al sacrifizio che le viene dom andato; il secondo per­ chè il paese vegga alfine, per qualche tempo alm eno, risoluta questa questione bancaria, che si strascica di progetto in progetto e di proroga in proroga dal 1879.

Il provare che il M inistero si è conlradetto, che ha seguito linee di condotta diverse in breve spazio,

che cogli atti del passato ha com prom essi i risultai1 del presente sarà il compito del poi. Se è vero che l’on. Giolitti non affida gran fatto nella tenacità dei suoi propositi, la Cam era non presenta certo molti uom ini m inisteriabili i quali abbiano m ostrato m ag­ gior sagacia ed energia.

T ranne quello che abbiam o pubblicato nell’ u l­ tim o num ero, non sappiam o quali sieno i progetti del Governo p er la costituzione della nuova Banca; ma è doveroso ram m entare in questo m om ento che una gran parte del male che oggi si lam enta de­ riva dall'errore fondam entale che il M inghetti ed i suoi seguaci hanno com messo nel 1874. Gli studiosi e gli esperti nelle cose bancarie non m ancarono allora e poi di segnalare il pericolo che da quella legge poteva e doveva scaturire. In un paese gio­ varne e certo non esperim entato nelle grandi vicende del credito, si m ettevano insiem e sei Istituti di in­ dole e forza diversa, perchè cam m inassero di pari passo nella via aspra e difficile che avevano in ­ nanzi; il G overno, presum endo nella propria saga- cità e nella propria perspicacia, si propose di in v i­ gilare per il retto andam ento delle cose.

I fatti sono noti. — Gli Istituti più deboli si sentirono ben presto sopraffatti dalla legittim a atti­ vità dell’ Istituto m aggiore e m anifestarono segni di ribellione. Il G overno, mosso più che dalla ponde­ razione, dai sussulti della vita quotidiana, si c-edè in dovere di proteggere gli Istituti m inori, anche contro le chiare disposizioni della legge. Ne derivò che gli Istituti m inori avvertirono in breve tutta la forza che derivava dalla loro stessa debolezza, ed alcuni ne abusarono. N on direm o la com plicità, ma certo la cecità dei M inisteri d ie si succedettero, le gelosie mal celate dei diversi dicasteri preposti alla sorveglianza degli Istituti, aggravarono il m ale e tal­ volta lo tollerarono spudorato; e negli ultim i anni siamo stati edificati da una serie di atti per i quali, m en­ tre il G overno attingeva a larghe m ani, per il p re ­ teso vantaggio del paese, nelle casse del m aggiore Istituto, era trascinato dalla sua stessa politica ban­ caria ad accordare ad alcuni degli Istituti minori u na forza ed una preponderanza illegittim a, di cui si servirono poi per nascondere le irregolarità in­ terne e per ingannare G overno, P arlam ento e pub­ blico.

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sgo-66

V

E C O N O M I S T A 29 gennaio 1893

m eritare i più arditi. E, notisi bene, non si tratta per nulla di un avvenim ento inaspettato ed accidentale che può accadere dovunque. I casi della Banca Ro­ m ana sono frutto di un sistem a, che non poteva portare diverse conseguenze. Sono orm ai troppi anni che YEconomista com batte con tutte le sue forze le esigenze delle Banche m inori, perchè non sappia e occorrendo non possa provare colla storia alla mano che la Banca Rom ana ha com inciato a chie­ dere l’allargam ento della circolazione e la abolizione della riscontrata, soltanto perchè era il mezzo con cui poteva accrescere quelle irregolarità che pun­ tellavano il suo stato orm ai rovinoso. E d è appunto avvenuto che i M inisteri, il P arlam ento e buona parte del paese fossero abbagliati da un interesse privato, che la som m a abilità di pochi uom ini fa­ ceva apparire com e un interesse generale.

Com unque sia, oggi quello che il paese attende dal Governo e dalle Cam ere è che, sfogate le prim e più vivaci im pressioni, dedichi severa e calm a opera a edificare il nuovo sistema, *che dia al credito la forza e la sicurezza. Non dim entichino i legislatori che siamo in un regim e di corso forzato di fatto, e che il m iliardo di biglietti che sono in circolazione sono sventuratam ente il solo interm ediario degli scam bi interni ; ed appunto perciò è necessario che quella carta sia circondata da tutto il possibile pre­ stigio e possa essere considerata com e superiore ad ogni eccezione. Sotto questo aspetto, pare a noi, che il G overno abbia com inciato bene, volendo che dalla fusione delle tre Banche superstiti sorga un nuovo Istituto. O ccorrerà necessariam ente una nuova legge che lo autorizzi, occorrerà un nuovo statuto che 10 regoli. La coscienza del Parlam ento di rap p re­ sentare veram ente gli interessi del paese si vedrà in quella occasione. Può è vero nel m omento della eccitazione chiedere la nazione che non si pensi ad altro se non che a fare la luce, a svelare i colpevoli ed a punirli, ma se il P arlam ento vuol interpretare veram ente e tutelare l’ interesse del paese com pren­ derà agevolm ente che il porro unum necessarium del m om ento, è che il nuovo edificio bancario venga presto costituito e sia tale da affidare la attività economica dei cittadini sulla solidità sua.

Non sappiam o se vi sia in P arlam ento qualche gruppo che abbia progetti diversi da quelli che avrebbe abbozzati il Governo ; temiamo però che, tutti infuocati nelle lotte politiche, i gruppi ed i p ar­ titi parlam entari abbiano perduto di vista lo scopo, o, com e il solito, dello scopo si servano com e di mezzo. In ogni modo non saprem o quale altra so­ luzione potrebbe essere ora data o proposta per il problem a bancario.

Dopo l’infelice esperim ento del sistem a della plu­ ralità obbligatoria, il quale avendo travagliato il paese p er diciotto anni term ina oggi con una catastrofe; — dopo le prove di insufficienza che ha dato lo Stato nella sua funzione di vigilante custode della em issione e quindi della sua inettitudine all’eserci­ zio bancario ; — dopo i risultati meno felici che in questi anni hanno fornito i Banchi M eridionali, non ci pare vi sia altra soluzione possibile, se non quella della Banca Unica, p u r conservando, se si crede, la em issione ai Banchi M eridionali, i quali già hanno nella loro stessa natura il germ e d ie ne impedisce ogni sm odato sviluppo.

Nè ci pare possa essere seria la obbiezione che 11 nuovo Istituto sorgerebbe accum ulando i guai dei

quattro Istituti dai quali em ana. Molte considera­ zioni valgono a distruggere la apparenza di verità, ebe sem bra avere (’obbiezione stessa.

Prim a di tutto l’ Istituto nuovo avrebbe un ca­ pitale nom inale com plessivo di 238 m ilioni, di cui 210 versati, dei quali 33 m ilioni sarebbero subito dom andati agli azionisti. Il rinforzo quindi non sa­ rebbe piccolo e, date le condizioni presenti del m er­ cato, v arrebbe certam ente a m ettere la nuova B anca in una em inente posizione, superiore senza dubbio a quella attuale della stessa Banca N azionale. Poi — ed è im portantissim o argom ento p er noi che abbiamo sem pre com battuta la p luralità — il nuovo Istituto non avrebbe più a spendere e sciupare la sua at­ tività nelle lotte contro gli Istituti m inori, alcuni dei quali, è noto, hanno operalo in guisa da tener sem pre su ll’avviso di qualche colpo inatteso il m ag­ giore degli Istituti ; e questa attività cosi risparm iata, può essere utilm ente dedicata a guidare e sorreg­ gere il m ercato, che in questi ultim i anni, come tante volte abbiam o avvertilo, fu spesso lasciato ab ­ bandonato a sè stesso, e potrà invece rappresentarlo efficacemente nei negozi internazionali. Nè ci spa­ ventano possibili rivalità coi Banchi m eridionali ; quando questi sieno lasciati in mano ad am m ini­ stratori che più della politica si occupino della azienda bancaria crediam o che potrà presto appa­ rire d’ interesse com une così della Banca d’ Italia co­ stituenda, come del Banco di Napoli e di Sicilia, di provvedere d’ accordo per regolare con m aggiore vantaggio -del pubblico tutto il complesso e gracile organism o del credito italiano.

La nuova Banca d’Italia, chiam ata a così alto uffi­ cio, potrà svincolare sollecitam ente quella parte della riserva della Banca Nazionale che ha con erroneo concetto investito nel Credito fondiario. La Banca Nazionale potrà cedere o tutto all’ Istituto Italiano di Credito F ondiario — com e m irava la legge del 1 7 luglio 1890 — o parte all’ Istituto stesso e parte ai Banchi M eridionali, il proprio credito fondiario, sopprim endo così una funzione che è assolutam ente estranea all’ufficio della em issione.

R im arrà da regolare sollecitam ente la mobilizza­ zione di tu tte quelle partite che sono ancona c r i­ stallizzate nel portafoglio delle Banche, conati* frutto delle loro ingerenze nella crise edilizia. Ma aiq u esto compito molto grave non è necessario c h e la fògge provveda o r a ; — sarebbe assurdo esigere che b a ­ stasse una nuova legge p er determ inare, ad un tratto una nuova situazione bancaria. Basterà che la legge lasci la porta aperta per una razionale e definitiva sistem azione, che potrà essere proposta e discussa quanto più presto si possa, ma che non è necessa­ rio sia contem poranea.

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29 gennaio 1893 L’ E C O N O M I S T A 67

circolazione di oltre tre m iliardi. Potrebbe benissim o la Banca d ’ Italia avere una circolazione massima di 700 ed anche 800 m ilioni con 130 milioni di capitale liquido o facilm ente realizzabile.

F atte queste osservazioni attendiam o, la legge che sarà presentata dal Ministero, e deve essere legge breve e chiara nelle sue disposizioni; esiga la legge dalla nuova Banca soltanto le cose possibili d'ala la condizione economica del paese, affinchè il G overno non sia poi costretto a tollerare infrazioni di questa o quella p a rte ; il sindacato delle operazioni sia affidato più agli azionisti ed al pubblico che al G overno che si è m ostrato incapace di esercitarlo. La nuova Banca co­ minci colla chiara esposizione della sua situazione, e poi m antenendo le sue m ura di cristallo, perm etta al pubblico di vedere il bene ed il m ale. Ormai la espe­ rienza ha dim ostrato che il male nascostosi centuplica nel fatto e nella pubblica credenza. Il G overno dal canto suo si proponga di non chiedere m ai, nem m eno in caso di apparente urgenza alla nuova Banca nè favori, nè infrazioni alla legge ed agli statuti ; per esigere il rigoroso rispetto alle prescrizioni com inci esso stesso ad esercitarlo.

Al Parlam ento adunque il com pito urgente di do­ tare finalm ente l’Italia di uno strom ento di credito pubblico, quale può essere dato dalle circostanze. Il solo pericolo che ci pare oggi da-tem ere, è che si perda il buono p er la ricerca del meglio.

LE IR ID IM I PELLI BANCA ROMANA

In u n docum ento parlam entare (Relazione sulia circolazione cartacea del 15 marzo 1875) così è trat­ teggiata la condizione della Banca Rom ana nel 1870. « Compiuta nei prim i anni l’em issione delle azioni per 1 intero capitale di fondi, più volte è accaduto che la Banca stessa ricom perasse le proprie azioni per ragguardevoli som m e, sottraendo in tal guisa ai creditori suoi una parte della guarentigia sulla quale avevano diritto di contare. Alla fine del 187 0 si trovarono, nella Gassa della Banca 1866 mezze azioni riscattate, e il capitale collocato era stato in tal guisa effettivamente ridotto da lire 5 ,3 7 5 ,0 0 0 a lire o ,4 o 6 ,6 5 I. Ma quel che è peggio, anche’ questo capitale non esisteva più che in apparenza, poiché s era venuto accum ulando una deficienza di gran lunga superiore. Ciò era accaduto perchè, quasi ogni anno, dalla costituzione della Banca in poi erano caduti in sofferenza effetti di com m ercio per somme rilevanti, i quali, anziché essere elim inati man m ano dal bilancio o valutali a m inor cifra, erano riportati quasi sem pre per il loro valore integrale, per guisa che allora quando, instaurali i nuovi o r­ dini am m inistrativi, dopo il 1870, si volle m ettere regola nella am m inistrazione della Banca, si dovette ridurre il valore sino allora portato in bilancio, per una considerevole massa di effetti del 50, del 75 e persino del 99 per cento.

« Da ciò derivava, che per molti esercizi e spe­ cialm ente negli ultim i della cessata am m inistrazione, si distribuissero u tili, talvolta non lievi, affatto in ­ sussistenti, e che gli am m inistratori presum essero ancora ne 1 gennaio 1871, una deficienza reale di n w . i ni1 „ ‘ ^ lire, la quale, p u r deducendone il ‘ .itale collocato a quell’epoca, superava ancora i

5 milioni. A ltre irregolarità s’ hanno a notare, r i­ guardo al periodo di cui discorriam o ; più volte fu ­ rono ripartiti i dividendi senza che se ne deducesse, come era prescritto dagli statuti, il 30 per cento da applicare al fondo di ris e rv a ; questo v en n e anzi più volte dim inuito sicché alla fine del 1869 era ridotto a lire 241,204 e alla fine del 18 7 0 a lire 253,264, dopo aver superato, pochi anni in­ nanzi, il m ilione ; l’em issione eccedette non di rado 1 im portare del portafoglio ; l’ incasso m etallico fu spesso inferiore alla proporzione di 1 a 3, che esso doveva serbare, a tenore dello statuto, rispetto alla em issione, e discese anzi talvolta sino alla propor­ zione di 1 a 13 ».

Una Banca che aveva sim ili tradizioni — dom an­ diam o noi — com e fu vigilata? — Chi fu prepo­ sto a sorvegliarla ? — Chi . . . ma troppe cose ora si dovrebbero d ire ; non m ancherà il tem po per esa­ m inare questo punto interessante della nostra sto­ ria bancaria.

L A C O N F E R E N Z A M O N E T A R IA 1}

in.

Ci dom andavam o nel precedente articolo se ve­ ram ente esista una questione m onetaria e la dom anda sarà sem brata veram ente strana a coloro che hanno ricordato come ad ogni m om ento in quasi tutti 'gli Stati venga m essa in discussione « la questione mo­ netaria ».

Egli è che, a nostro avviso, il titolo non risponde effettivam ente alla cosa, giacché una questione mo­ netaria nel senso universale, quale da alcuno si an ­ nuncia, sem brerebbe am m ettere che tutti od almeno quasi tutti gli S tati sieno più o meno intensam ente interessati alla questione stessa, com presa in un unico e determ inato significato.

O ra un esam e anche rapido dello stato delle cose ci m ostra che ben diversa è la situazione e che se ciascuno degli Stati ha qualche aspirazione rispetto alla circolazione m onetaria, sono ben lungi le sin­ gole aspirazioni dal costituire una sola 'questione m onetaria, e nem m eno è facile un accordo nel modo di intenderla e di svolgerla.

E veram ente, considerando le diverse legislazioni m onetarie degli S tati civili, le possiamo dividere in tre gruppi p rin cip ali;

a) i m onom etallisti d’o ro ; b) i bim etallisti a rapporto fisso ;

c) i m onom etallisti d’argento.

In m inor num ero, ma tuttavia non trascurabili sono quegli Stati, che si trovano in una posizione transitoria, come .l’A ustria-U ngheria, che sta attuando una riform a m onetaria radicale, l’ Italia, che ha di fatto la circolazione cartacea non convertibile, e la G recia che è sotto il regim e del corso forzato.

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29 gennaio 1893 L’ E C O N O M I S T A

Brettagna, G erm ania, D anim arca, Svezia e Norvegia, Finlandia, Portogallo, Brasile e R um enta, i due primi hanno interessi, che non sono affatto omoge­ nei. La Gran Brettagna di per sà ha veram ente il m onometallism o aureo, ma i suoi legam i giuridico- enonómici coll’Indie orientali, che sono sotto il. regim e del m onometallism o d’ argento, paralizzano in gran parte la sua azione come Stato monometallico d oro, e ne fanno quasi dell’ Im pero una nazione a bime­ talli smo con rapporto variabile. Se infatti la Gran Brettagna per i traffici del suo territorio europeo può dire, io pago in oro ed in oro voglio essere pagata da idi altri contraenti, e, sino ad un certo punto, può non interessarsi delle vicende dell’ argento, deve sen­ tire e sente che questo stesso linguaggio si ritorce cóntro interessi che le stanno, a cuore, e di fronte ai quali non può rim anere indifferente'. L’India che ha molti e cospicui pagam enti da fare in Inghilterra è dóve risiedono mólti inglesi che dall India stessa traggono le loro entrate,t vede da qualche anno a questa parte m enom ato considerevolm ente il valore della m oneta, con cui era’abituata a fare i suoi pa­ gam enti alla m adre patria, e secondo i casi si trova nel bivio abbastanza duro , o di aggiungere alla mo­ neta d’argento la quantità necessaria perchè equi­ valga al prezzo dell’o ro ; — o di dim inuire gli e f ­ fettivi prezzi, stipendi e salari di altrettanto. La voce quindi della G ran Brettagna nella questione mone­ taria non ha tutta la forza, che potrebbe spiegare in favore nò dell’uno nè dell’altro sistema.

E d è per questo che se si esam inano le discus­ sioni che si fanno in Inghilterra sull’ argom ento si rim ane m eravigliati per una specie di eccentricità di giudizio iti una questione così im portante. Egli e che il bimetallism o non può essere accettato nella G ran Brettagna dove la tradizione è tutta per il m onom etallism o d’ oro, e dove la classe com m er­ ciante è abbastanza istruita per com prendere che esso si basa su un e r r o re ; — ma d’ altra parte il monom etallism o d’oro m ette tutta la popolazione inglese abitante nell’ India e quella che abita nelle isole europee, che ha con l’ indiana frequenti ra p ­ porti di interèsse, in un continuo im barazzo per un troppo evidente m otivo; — o si depauperano gli ingigsi dell’ India, esigendo che paghino in oro con u n ’aggio del 23 p erjcen to circa, o si depauperano gli inglesi d’ E uropa se mai — il che però non avviene __ accettassero l’argento per oro nell’antico rapporto.

P erciò la G ran B rettagna, che sarebbe la più au ­ torevole ed im portante rappresentante del m onom e­ tallismo d’ oro, è imbarazzata e non esercita efficace azione; la stessa Conferenza di Brusselles ha dim o­ strato col contegno dei Com m issari inglesi qualche confusione nelle idee ed incertezza nella linea di

condotta. .

Secondo Stalo m onqm etalhsta d ’oro por la im por­ tanza viene la G erm ania, la quale abbracciato il m o­ nom etallism o d’oro nel 4872, ha dovuto sospendere a metà la dem onetizzazione dell argento perchè venne sorpresa dal forte ribasso, da cui fu colpito quel m etallo, È ben vero che continuando il tallero d ar­

gento ad aver corso nell’ Im pero senza difficoltà si può dire che la G erm ania non abbia urgenza alcuna di com piere la demonetizzazione, ma ciò non toglie che un qualche imbarazzo non le derivi da questa riform a rim asta a mezz’ aria e non debba tener conto della perdita di valore che subisce il suo stock di m onete d’argento.

Ma anche indipendentem ente da ciò, la G erm ania non ha serio interesse di m ostrarsi troppo zelante per la questione m onetaria che essa vede e deve vedere differentem ente dalla In ghilterra, perchè orm ai il sistem a m onetario è omogeneo in tutto l’Im pero e la m aggior parte del suo traffico in te r­ nazionale si com pie con paesi che, com e gli Stati Scandinavi hanno già il m onom etallism o d’oro o stanno adottandolo, com e l’A ustria-U ngheria.

D’ altra parte, non considerando i rapporti in ter­ nazionali, perchè essi colpiscono tutti i paesi, la G erm ania non sem bra abbia argom enti per lam en­ tarsi de! suo sistem a m onetario, anzi si può dire che dopo le prim e resistenze i bim etallisti abbiano perduto molto terreno in questi ultim i anni.

Non parendoci necessario di fare qualsiasi osser­ vazione sugli S tati della Scandinavia, della R um enia, del Portoo'allo e del Brasile che hanno il m onom etal­ lismo d’oro, ma la influenza dei quali nella questione monetaria non può essere che lim itata, vediam o quindi che i due Stati principali che poggiano il loro tipo m onetario sull’oro, si trovano in condizioni troppo diverse, perchè un vero interesse com une ed egualm ente potente li conduca ad una azione paral­ lela nella questione m onetaria.

Passiam o ora al secondo gruppo, quello degli Stati con bim etallism o a rapporto fìsso.

A ppartengono a questo gruppo molti Stati : la Spagna, la S erbia, la B ulgaria, l’Olanda, la T urch ia, il principato di Monaco, l’Italia, il Belgio, la F rancia, la Svizzera, la G recia, gli Stati U niti, d A m erica, il G iappone, e molti Stati m inori dell’Africa setten­ trionale e dell’America centrale e m eridionale.

Qui è necessaria subito una im portante distinzione: 4° gli Stati produttori e consum atori d’argento; 2° gli Stati soltanto consum atori d’argento. E la distinzione stessa am m ette già ben diverse tendenze e quindi ben diverso modo di vedere la questione m onetaria.

Coonsum atori e produttori ad un tem po in q u an ­ tità notevole di argento e col regim e bim etallista a rapporto fìsso non sono che gli Stati Uniti d’A m e­ rica e siccom e il fatto della produzione prepondera di gran lunga quello del consum o, considererem o la loro posizione separatam ente. Intanto è bene for­ m arsi un chiaro concetto dei desideri possibili degli Stati principali, che senza essere grandi produttori d’argento, hanno il regim e del bim etallism o a ra p ­ porto fisso.

V iene in prim o luogo la U nione latina e con essa la Spagna ; gli altri Stati si possono per il m om ento

trascu rare. . . . .

Questi paesi che rappresentano insiem e piu che cento milioni di abitanti, hanno uno stock m onetario d’argento, che senza dubbio si avvicina ai tre m i­ liardi e che è m antenuto in circolazione a corso for­

zato, perciò che la legge accorda piena potenza li­

beratoria alle monete d’argenio, il cui valore è ra g ­ guagliato a quello dell’ oro nel rapporto di peso del *45 */« ad uno, m entre il valore dell’argento sul m ercato sta all’oro com e 2 4 circa ad uno.

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29 gennaio 1893 L’ E C O N O M I S T A 69

esperienza ha provato, il bimetallism o si risolve in un monometallismo, nel quale i due metalli si alternano secondo il loro reciproco valore corrente, a para­ gone di quello fissato dalla legge, e siccome da molto tempo l’oro ha un valore superiore a quello dell’ar­ gento al di là del rapporto di l o */, ad uno, gli Stati a bimetallism o nel fatto dovrebbero avere ed hanno il m onometallism o d’oro. Le m onete d ’argento, anche a pieno titolo, sono diventate m onete d’appunto che il pubblico accetta e detiene senza grande diffi­ coltà perchè sa di poterle riconsegnare, e perchè le casse pubbliche dello Stato e delle banche le accet­ tano in pagamento e le cambiano anche in mone ta d’oro. Da questo punto di vista quindi non vi sarebbe nessuna questione m onetaria degna di tal nom e e tale da richiedere provvedim enti internazionali di grande importanza.

Ma non dobbiamo nasconderci che, per alcuni Stati almeno, la quantità dell’ argento m onetato è esuberante ai bisogni, così che rim ane giacente rielle casse od ingom bra il m ercato. Da ciò un prim o de­ siderio di una riform a che valga ad im pedire l’ef­ fetto della legge di G resham per la quale la moneta cattiva scaccia la buona. Gli Stali della U nione la­ tina colla clausola della liquidazione degli scudi hanno strappalo lo stesso trattato, col quale si erano vincolati, ed hanno rinnegato lo stesso principio di bimetallism o, sul quale .avevano fondala la lega; ma ciò non toglie che la Francia ed il Belgio non sen­

tano di avere un stock di argento m onetato supe­ riore agli effettivi bisogni degli scam bi interni. D’altra parte, essendosi l’argento orm ai riversato tutto o quasi tutto nelle casse delle Banche, ed avendo queste in correspettivó emessi dei biglietti convertibili a vista, pubblico, Banche e G overno com prendono benissimo che 1’ argento depositato non è altro in fondo che una garanzia dei biglietti messi in circolazione e quindi veggono con un certo sgom ento dim inuire il valore di quella garanzia.

M algrado ciò è evidente perciò stesso che la que­ stione m onetaria dal punto di vista della U nione la­ tina e dei paesi, che, com e la Spagna, non si trovano in condizioni diverse della U nione latina, ha una im portanza molto secondaria, giacché non domanda una effettiva soluzione se non per quel tanto di esu­ beranza di stock m onetario d’ argento; che i singoli Stati o gli Stati collegati possono avere. Un sacri­ fizio pecuniario non molto superiore a tanti altri sa­ crifizi che vengono fatti per scopi di im portanza molto m inore, toglierebbe affatto ogni pericolo e m etterebbe questi Stati bim etallici al coperto dalle perdite che temono.

Però un p eric o lo , noi c re d ia m o , sovrasta sulla Unione latina e sugli Stati bim etallisti ed è la fab­ bricazione clandestina delle m onete d’argento a pieno titolo. Oggi col prezzo dell’argento tanto al disotto di quello delle m onete di m etallo bianco, quelli che altra volta si chiam avano falsi monetari, diventano fabbricatori di m oneta buona , ricavendo dalla loro industria un cospicuo guadagno. La m oneta m etal­ lica non ha come i biglietti di Banca num eri pro ­ gressivi, che rendano abbastanza facile il riconosci­ mento dei falsi o di quelli clandestinam ente fabbri­ cati ; diventa facile abbastanza specie colla varietà dei tipi che hanno corso legale, che la quantità di argento coniato si accresca indefinitivam ente. È a credere che gli Stati abbiano già istituita una rigo­ rosa vigilanza per scoprire la esistenza di sim ili fai

-sificazioni, ma esse rim angono, ancora crediam o, il m aggior pericolo della situazione attuale di fronte al continuo deprezzam ento dell’ argento.

Ma se gli Stati non produttori d’argento e bim e­ tallisti a rapporto fisso, non hanno per le suesposte ra ­ gioni motivi di im portanza nè urgente nè capitale per considerare la questione m onetaria, ben diversa è a nostro credere la situazione degli Stati produt­ tori d’argento.

I tre principali sono la Russia, il Messico e gli Stati Uniti dell’A m erica del Nord.

Non sappiam o quali possono essere i desideri ed i bisogni della Russia nella questione m onetaria, ma quel vasto paese vive così separato dal rim anente degli Stati civili e coi suoi possedimenti in Asia ha sbocchi tanto diversi da quelli degli; altri S tali, che non è da m eravigliarsi se una certa indifferenza per qualunque soluzione dom ini nei suoi uom ini di Stato. D’altra parte il Messico, che com e la Russia è a sistema m onom etallico d’argento, ha già dichia­ rato per bocca dei suoi rappresentanti alla Confe­ renza di B russelles, di non aver motivo di grande lam ento per l’attuale stato delle cose. Paese di non molto traffico internazionale, il Messico considera l’argento più di tutto com e un prodotto del quale ha ricca esportazione; la gabella imposta alla espor­ tazione com pensa ad usura lo Stato delle difficoltà m onetarie a cui può sentirsi esposto per i suoi ra p ­ porti m onetari con gli altri Stati, non ha quindi nessun interesse diretto ad un radicale m utam ento della politica m onetaria e solo può accogliere con favore qualunque proposta, che tenda a rin carare il prezzo dell’argento, come l’ Inghilterra avrebbe certo piacere ed interesse che venisse rialzato il prezzo del carbone.

T ra gli S tali produttori adunque il solo che ab bia un diretto od im portante interesse è la Fede­ razione dell’A m erica del N ord, la quale negli ultimi anni, colle diverse leggi che ha approvato, ha as­ sunto la protezione della produzione d e ll’ ¡argento. Ma come ogni protezione a carico dello S tato con­ tiene il germ e fatale de’propri guai, così ¡1 Governo \

federale in poco tempo ha potuto esperim entarp che il sistem a della protezione conduceva ad inevitabile danno. Gli Stati Uniti per im pedire un soverchio deprezzam ento dell’argento deliberarono che lo Stato si facesse acquirente ad un prezzo determ inato della quantità reputata esuberante che sarebbe stata messa sul m ercato ; in poco tem po il Tesoro dello Stato si trovò ingom bro di argento, com e sarebbe stato ingom bro di qualunque altra m erce, della quale ,si fosse dichiarato acquirente ad un prezzo superiore al costo di produzione. E fu nella angustia prodotta dalla pletora di argento, che andava facendosi senza risultato nelle casse del T esoro, che gli Stati U niti, confondendo il loro particolare interesse con quello tutto diverso di al|ri sta ti, convocarono la Conferenza che si tenne poi a Brusselles. Il tentativo fatto dal Barone A. de Rothsehild di confondere i bisogni degli Stati Uniti con quelli degli altri Stati civili rispetto all’argento, dom andando a questi ultim i di concorrere negli acquisti obbligatori, urtò subito contro l'evidenza. Lo stesso insuccesso del Bland

A d era di am m onim ento per non proseguire nella

(6)

70 L’ E C O N O MI S T A

Negli Stati bim etallisti, adunque, la U nione latina ed nei paesi che si trovano in analoghe condizioni alla U nione latina, la questione m onetaria ha con­

cetti, tendenze e caratteri molto diversi da quelli degli Stali Uniti d’A m erica, del Messico e della Russia. La possibilità di un accordo non esiste, perchè mancano allatto i punti di contatto. E m entre per gli Stati bim etallisti europei si tratta di im pe­ dire per quanto è possibile lo svilimento di uno stock, che è a garanzia della circolazione di un valore nom inale, per gli Stali Uniti d’A m erica, si tratta di avvantaggiare per quanto è possibile i produttori di argento.

(icontinua)

I salari,

¡1

costa iel lavoro e le Medie

Il diffondersi del protezionism o, assiem e ai mali che cagiona ai paesi che lo applicano, reca un be­ nefizio agli studi economici, perchè dà im pulso a ricerche sem pre istruttive sugli effetti che produce, sulle condizioni nelle quali viene applicato e sulla si­ tuazione del lavoro nei vari S tati. Così agli Stati Uniti la riform a della tariffa doganale, secondo i concetti del Mac K inley ha determ inato una serie di inda­ gini sul costo di produzione di alcune m erci e sul m ovim ento dei prezzi al m inuto e dei salari, inchie­ ste che hanno certo qualche im portanza e che get­ tano una luce non trascurabile sopra alcuni lati della vita econom ica. Già abbiam o fatto cenno (v. L ’Eco­

nomista del 15 gennaio) della inchiesta sul lavoro

com piuta dal Department of labour e analizzata dal G ould ; ora vogliam o esam inare un ’ altra questione, che ha pure tratto molta luce dalle ricerche cui ac­ cenniam o, quella cioè dei rapporti tra le m ercedi e il costo del lavoro. È specialm ente in Inghilterra, dove sono frequenti gli aum enti dei salari, che si fa at­ tenzione a questo argom ento, perchè ivi il vantaggio che hanno a lc in i paesi di avere il lavoro a basso prezzo, o m eglio con una rim unerazione scarsa, fa sorgere la questione delle probabilità, che hanno gli inglesi di conservare il proprio posto nella lotta per la suprem azia com m erciale, se i salarifvanno grada­ tam ente aum entando, m entre i rivali hanno il lavoro a buon m ercato. Ora la detta questione può tradursi in quest’ altra ; è un vantaggio per un paese che i suoi lavoratori siano pagali con salari bassi, o m e­ glio è il lavoro mal retribuito veram ente a buon m ercato?

È noto come gli economisti distinguano il salario dal costo del lavoro ; quest’ ultim o significa real­ m ente ciò che viene a costare all’im prenditore l’opera del lavorante, e il costo m uta in ragione della pro­ duttività del lavoro, perchè dipende appunto da essa. A parità di salari, se due lavoranti danno il primo un prodotto eguale a 50 e il secondo un prodotto pari a 100, il costo del lavoro (rispetto all’ im pren­ ditore) del prim o sarà doppio di quello del secondo. Or bene, vai la pena di vedere come procedono ef­ fettivam ente le cose a questo riguardo e so non si debba credere che il lavoro m eglio retribuito è a n ­ che quello che viene a costare meno. A lcuni dati

29 gennaio 1893

su questo proposito sono raccolti dal sig. D. F .S c h lo ss e noi li andrem o riassum endo *).

La fallacia della supposizione che i salari alti voglian dire necessariam ente un alto costo di lavoro fu chia­ rita più di un secolo fa da Adamo S m ith, il quale dichiarava « che i salari del lavoro sono l’in c o ra g ­ giam ento dell’ industria, la quale, alla pari di qual­ siasi altra qualità um ana, migliora in proporzione dell’incoraggiam ento che riceve. »11 M ac Culloch n e ­ gava che il pagam ento dei salari alti costituisse uno svantaggio nella concorrenza com m erciale e Senior dim ostrava che, sebbene gli industriali francesi pa­ gassero salari molto inferiori agli inglesi, pure il costo di produzione era decisam ente più alto in F rancia che in Inghilterra. E il B rassey in tem pi più recenti forniva molti esempi nella sua opera

Work and Wages (Lavoro e Salari), dai quali si po­

teva riten ere che il lavoro rim unerato a basso prezzo viene il più spesso a costare più di quello retribuito con alta m ercede. L ’opera del B rassey risale però a un venti fa, e nel frattem po sono stati raccolti molti altri fatti che im porta conoscere.

Com inciando da quelle industrie, nelle quali il la­ voro im piegalo è della specie più grossolana, l’attività m uscolare senza l’aiuto di m acchine essendo il prin­ cipale fattore produttivo, il fatto che n ell’estrazione del carbone i com pensi elevati vanno congiunti a un basso costo di produzione, em erge dal seguente pro­ spetto, dato in una recente opera del sig. S ehoenhof

{The Economy of high wages) e relativa ad alcuni

Stati della Confederazione am erican a:

STA TI

Guadagli ammali [Salarioper tonn.ta

1880 1890 1880 1890 Tennessee... .. dollari 332 dollari 392 cents 68 cents 82 K entucky... . 261 334 73 70 W est V irg in ia ... 295 391 72 60 O h io ... 320 352 86 69 Illinois... 382 357 99 69

Come vedesi il costo in salari p er tonnellata di carbone è dim inuito, in generale, dal 18 8 0 al 1890, m entre il guadagno anorm ale dei m inatori è andato aum entando.

Parim ente, se fondandosi sui dati presentati dal sig. J. S . Jeans alla Com m issione inglese del lavoro si confrontano le condizioni, nelle quali il carbone è estratto nel Belgio e negli Stati U niti, si trova che, sebbene il guadagno annuale medio di tutte le persone occupate sia in A m erica più del doppio di quello ottenuto nel Belgio pure il costo del lavoro per ton­ nellata è più basso nelle m iniere am ericane che in quelle belghe ; la differenza si ragguaglia a più del- l’8 ’/a per cento in favore del paese che ha i prezzi più alti (dear labour).

') Y. The dearness o f < cheap » labour nella Fortni

(7)

29 gennaio 1893 L ' E C O N O M I S T A 71

Procedendo ad esam inare i fatti in relazione alla produzione del ferro in barre (pig iron), — indu­ stria questa nella quale sebbene il carattere della m ateria greggia, le dimensioni dei forni, la pres­ sione della corrente e altre simili considerazioni non devono essere trascurate, pure il costo di p ro d u ­ zione dipende in m isura considerevole dalla efficacia del lavoro adoperato — si apprende da u n ’ opera di S ir L ow lhian Bell sui « Principi della m anifattura del ferro e dell’ acciaio » che la spesa per salari n e­ cessaria a p rodurre una tonnellata di ferro di rado è m inore in G erm ania che in Ingh ilterra, quantunque i produttori del Cleveland pagano salari dal 35 al 40 per cento più alti di quelli pagati dagli intra- prenditori tedeschi. Dal canto suo il sig. A tkinson nell’opera sulla « D istribuzione dei prodotti » da cifre dalle quali risulta che fra i due periodi 1 8 6 0 -6 4 e 1 8 7 5 -7 9 il costo in salari per ogni tonnellata fusa

(smelted) è dim inuito del 14 p erc en to , m entre i g u a ­

dagni annuali di ciascun operaio im piegato aum en­ tarono del 37,68 per cento e la sua produzione si è accresciuta in proporzione di non meno del 5 5 ,8 2 per cento.

Ma è specialm ente nel recente libro del Schoenhof, che si trovano num erose prove della tesi in discorso. Così egli, fondandosi sopra i conti della lavorazione, ci inform a che il costo del lavoro per la produzione di una tonnellata di ferro è m inore di un scellino e 9 */, denari a P ittsburgh che a M iddlesborough, sebbene l’operaio inglese riceva salari più bassi nella m isura del 40 per cento che il suo com pagno am ericano. Nella stessa Confederazione am ericana, paragonando gli Stati del N ord con quelli del Sud si trova che gli alti salari sono accom pagnati da un m inor costo del lavoro.

Ma nelle industrie di cui si è tenuto parola il lavoro dell’ operaio non riceve che una assistenza m inima dalle m acchine. O ra, è noto che in m olte forme della industria m oderna l’uso abbondante di m acchine, specialm ente di quelle mosse dal vapore, ha una fun­ zione im portante. E anche a questo proposito si nota che m entre la razionale adozione dei m iglioram enti m eccanici costituisce un mezzo potentissim o per ri­ d urre il costo di produzione, nulla tende più forte­ m ente a prom uovere I' introduzione delle m acchine che la prevalenza degli alti salari. P otrebbe sem brare infatti naturale il supporre che il desiderio dei p ro ­ duttori di aum entare il loro profitto sarebbe suffi­ ciente a indurli a dim inuire il costo di produzione, adottando le m acchine ovunque è possibile. Ma sta in fatto che finché il produttore può avere a buon m ercato il lavoro egli non si studia di cercare ciò che può far risparm iare il lavoro stesso. Così fu soltanto dopo che la Compagnia del Gas e del Coke in Londra si trovò obbligata di accordare la giornata di otto ore ed ebbe da sostenere la spesa addizionale di 7 0 ,000 sterline eh’ essa adottò certe m acchine. Non vi può essere dubbio, del resto, che l’alta rim unerazione del lavoro dà un im pulso efficace all’energia e allo spirito inventivo degli intraprendi tori, m entre i m etodi di produzione antiquati e costosi prevalgono dove i salari bassi sono la regola.

In m olte industrie inglesi la pressione che eser­ citano i salari relativam ente alti è stata sufficiente ad assicurare l’adozione di metodi di produzione di molto superiori a quelli prevalenti nelle fabbriche del C ontinente. P ure anche in quelle industrie i salari ancor più alti negli Stati Uniti hanno determ inato in quest’u

l-timo paese la applicazione delle m acchine in m isura notevole più perfette di quelle adoperate in Inghilterra. Così nella m anifattura delle rotaie il S choenhof ha trovato che una gran parto del lavoro che a M id­ dlesborough e a D arlington vien fatto dal sem plice lavoro m anuale è com piuto negli Stati Uniti dalla m acchine e la conseguenza è che l’ intraprenditore am ericano può dare un salario m aggiore di due terzi che il suo rivale inglese, ed è nondim eno in grado di ottenere le rotaie a u n costo di lavoro inferiore del 17 per cento al costo di lavoro che si ha in Inghilterra.

Ma è specialm ente quando si considerano quelle industrie inglesi, nelle quali i salari sono ben poco al disopra del salario n aturale (starvution point) che è del tutto palese l’effetto deprim ente del lavoro a basso salario. Ad esempio nella fabbricazione dei chiodi, secondo le testim onianze portate dinanzi alla Com m issione sul sweating System nel 1889, un ope­ raio e sua moglie possono guadagnare insiem e da 10 a 17 scellini la settim ana, e la m edia è molto m i­ nore perchè vi sono le settim ane nelle quali non hanno lavoro. Ma in A m erica, com e ha provato il Schenhòf, gl’industriali servendosi dei m igliori metodi e delle m acchine più perfette, producono i chiodi a un costo di lavoro pari alla m età di quello che si ha in Inghilterra e l’operaio am ericano riceve salari alm eno dieci volte più alti di quelli pagati agli operai che fabbricano gli aghi a D urley.

T utto quel sistem a di piccola produzione noto in In­ ghilterra sotto il nom e di Sweating *) sta a provare che laddove il lavoro si può avere, apparentem ente, a buon m ercato, cioè con salari bassissim i, m anca lo stimolo di organizzare la produzione secondo le m igliori norm e tecniche ed econom iche. Industrie che in Inghilterra non consentono, nello stato in cui si trovano, che sa­ lari derisori, perm ettono invece agli S tati Uniti alte m ercedi, appunto perchè il lavoro è assistito dalle m acchine e queste si sono dovute adottare per ele­ vare la produttività del lavoro, così da poter dare agli operai i salari alti che essi hanno richiesto.

(Continua)

N O T E E D A P P U N T I

S m e n tite n u d ac i. — L'Opinione con una forma che

mostra ad evidenza la agitazione nervosa da cui sono dominati gli uomini politici che la ispirano, sotto il titolo di i sment'ta » ha dichiarato fantastico il no­ stro accenno al desiderio dell’on. Chimirri che fosse data querela a\VEconomista per l'articolo del 5 luglio

1891, nel quale si parlava di biglietti di scorta messi in circolazione dalla Banca Romana, senza le volute formalità. — Potremmo non rilevare la « smentita » perchè il giornale Romano non ha ripetuto integral­ mente il brano del nostro articolo, ma vi ha omessa la parte più importante ; tuttavia la audacia della af­ fermazione ci obbliga ad una breve risposta per insi­ stere recisamente nel nostro racconto e dare qualche maggiore notizia ai nostri lettori.

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72

V

E CONOMI S T A 29 gennaio 1803

una legge di proroga del privilegio della emissione, colla qual legge si aumentava la circolazione della Banca Romana, di cui il compianto senatore conosceva la vera situazione e mentre nulla era stato fatto che guarentisse un efficace miglioramento. Per sostenere la sua tesi l'on. Alvisi voleva leggere il rapporto del comm. Biagini, ma ne fu impedito dalla irruente elo­ quenza dell’ on. Luzzatti.

Perchè ? — Evidentemente perchè 1’ on. Luzzatti sapeva bene tutta la gravità di quel documento che oggi, di fronte ai maggiori guai, sembra denunciare cose meno gravi, ma che allora avrebbe fortemente commosso il paese. Qualche violenza usata allora in Senato indignò e noi ed i nostri amici, specie perchè nelle dichiarazioni del Governo nulla vi era che as­ sicurasse l’ avvenire contro il malo modo con cui era amministrata la Banca Romana. Ed è perciò che, co­ noscendo noi il rapporto Biagini, se non testualmente almeno nelle sue parti principali, meravigliati della leggerezza del Ministero, nel numero del 5 luglio im­ mediatamente successivo alla seduta del Senato, ab­ biamo fatto cenno dell’ affare dei nove milioni di bi­ glietti di scorta messi irregolarmente in circolazione, tentando di mettere pubblicamente sull’ avviso il Go­ verno. — In proporzione più modesta 1’ on. Alvisi e l’Economista hanno fatto un anno e mezzo fa quello che gli onorevoli Colajanni e Gavazzi hanno compiuto il 20 dicembre 1892.

Ma precisamente in quel tempo, giugno, luglio 1891 i nostri amici all’ infuori, e, crediamo anche ad insa­ puta del Ministero, tentavano un progetto di liquida­ zione della Banca Romana per mezzo della Banca Na­ zionale. Fu in quella occasione che, occupandosi di quanto riguardava la questione bancaria ebbero noti­ zia che l’on. Chimirri desiderava fosse data querela

all’ Economista e ad un giornale finanziario di Milano, che aveva riportato il nostro articolo. Il giornale finan­ ziario di Milano fece infatti ampia ammenda ritrat­ tando tutto e dichiarando di non saperne nulla ; ma all’ Economista la querela non fu data e, ci si assi­ curò, fu 1’ on. Luzzatti quello che si oppose.

L’ Opinione si è dichiarata in grado di affermare « fantastico » questo ricordo per quanto riguarda i suoi due amici. Ma l'Opinione parla in nome di due uomini di Stato e si sa che in certe circostanze gli uomini di Stato hanno come tali una morale diversa da quella degli altri che sono semplicemente uomini ; essi credono che supreme ragioni li obblighino ad attenuare, a tacere ed anche a negare la verità. — Per ora quindi tra il no dei due uomini di Stato ed il sì dei nostri amici che sono semplicemente uomini, crediamo a questi ultimi e manteniamo il nostro asserto.

Del resto è ridicolo che 1’ Opinione voglia farci credere che gli onorevoli Luzzatti e Chimirri, i quali hanno presentato il progetto di proroga del privilegio della emissione ed hanno fatto il decreto che aboliva la riscontrata, non conoscessero la relazione Alvisi- Biagini. . .. Se la loro ignoranza si potesse provare quegli onorevoli avrebbero mancato al loro dovere e meriterebbero in vero ben più severo giudizio !

La questione bancaria e il “ D iritto. „ — Nel numero del 23 gennaio il Diritto, con cortesi parole, delle quali gli rendiamo pubbliche grazie, riporta una parte dell’articolo che sulla questione bancaria abbiamo pub­ blicato nell’ultimo numero ed aggiunge:

« Riportando le gravi parole del periodico fiorentino, le quali certamente daranno nuova esca alla polemica sulla responsabilità dei passati Ministeri di fronte alla questione bancaria, non indugiamo ad avvertire che du­ bitiamo molto della esattezza delia prima e anche della seconda informazione. Difatti bisogna ricordare che :

« 1° il Giolitti usci dal Ministero Crispi nel no­ vembre 1890 e non già nel 1891 ;

« 2“ I compromessi per la fusione delle Banche per azioni vennero annunziati per la prima volta nel­

l’ottobre o novembre 1890, mentre 1’ Economista dice che alla fine del gennàio 1891 l’onorevole Crispi aveva accolto la convinzione del dissesto della Banca Romana, a cui voleva con la fusione trovar rimedio.

« E poi, non può a meno di sembrare incredibile, che l’onorevole Giolitti, a cui si deve e l'iniziativa della ispezione alle Banche e l’azione energica contro i col­ pevoli, sarebbe stato invece tanto longanime nel 1890, se avesse avuto cognizione di tutto ».

Non crediamo questo il momento opportuno per trattare a fondo 1’ argomento ; forse potremmo, ricor­ dando privati ed amichevoli colloqui, dar prove mag­ giori del nostro asserto. Per ora ci limitiamo a ricor­ dare le date le quali in questo caso sono eloquenti.

Teniamo col Diritto la data dell’ ottobre o novem­ bre 1890 come fondamentale per i primi accenni dei compromessi per la fusione delle Banche ; noi abbiamo indicato il gennaio 1891 perchè in quell’epoca i com­ promessi furono definitivamente conclusi ma è giusto osservare come dice il Diritto che furono ben prima iniziate le trattative.

Ma l’on. Giolitti, è vero, abbandonò il Ministero T 8 dicembre 1890 ergo non deve essere stato estraneo alle trattative che il Diritto ricorda in corso nell’ot­ tobre o nel novembre 1890.

11 Diritto poi ci consenta di non discutere l'ultimo periodo del suo articolo. L’ on. Giolitti se uscirà vin­ citore, come speriamo dalla fase odierna, avrà già riposto in tal guisa ai torti passati che la contestazione più o meno precisa delle date remote, in cui avrebbe potuto ben prima d'ora compiere gli stessi atti con vantaggio di tutti e con piena conoscenza di causa, non scemerà gran fatto il valore degli atti sia pur tardi compiuti.

E per non essere fraintesi spieghiamo la nostra speranza nella vittoria dell’ on. Giolitti, perche se quello che oggi si fa avrebbe potuto farsi ben prima d’ora, ciò non toglie che intanto oggi finalmente T on. Giolitti sia pure costretto dalla forza delle circostanze rompa quella fitta rete di interessi e di intrighi contro la quale da tanti anni tanti uomini onesti protestarono.

Rivista Bibliografica

Thomas Klrkup. — A History o f Socialism. — London, A. e C. Black, 1892, pag. 301.

Dr. Otto Warschauer. — Geschichte des Socialismus

und Communismus in 19 Jahrhunderl : Erste und Zweile Abtheilung: Saint Simon e Fourier. — Leip­

zig, Gr. Fock, 1893, pag. 106 e 131.

Karl Kautsky. — Das Erfurter Programm in seinem

grundsdtzlidhen Theil. — S tuttgart, Dietz, 1892,

pag. VII-262 (marchi 1,50).

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29 gennaio 1893 L’ E C O N O M I S T A 73

suo studio prim itivo, ma non ci pare che il suo libro si differenzi molto da quelli sullo stesso argo­ mento pubblicati negli ultim i anni. Tuttavia va ri­ conosciuto che l’A utore ha saputo fare una esposi­ zione concisa ma chiara e attraente del suo tem a.

P erò, strano a dirsi, il lettore che si aspetta di trovare nel libro del sig. K irk u p una narrazione completa delle vicende storiche del socialism o in Inghilterra si illuderebbe, perchè è quella la parte meno studiata e svolta. Così pure non è tenuto conto sufficientem ente delle recenti manifestazioni del so­ cialismo in Francia, in G erm ania e altrove. Invece si trova un capitolo abbastanza interessante su ll’anar­ chismo e un altro sulle relazioni tra il socialism o e la teoria dell' evoluzione. Nell’ insiem e non abbiam o un opera che possa essere raccom andata ; certo è ad essa superiore quella del Rae, specialm ente la seconda edizione am pliata uscita nel 1891.

Una storia del socialismo nel secolo X IX che quando sarei com piuta avrà un valore non piccolo è quella che sta pubblicando in tante parti il d r. W arschauer. La prima parte uscita alla fine del 1891 è dedicata a S aint Sim on e al Sansim onism o, la se­ conda venuta ora in luce tratta di F ou rier e della sua scuola, nelle altro otto o dieci parti che seguiranno, l’A utore ha giustam ente stabilito di occuparsi sol­ tanto degli scrittori che hanno esercitato una in ­ fluenza decisiva sullo sviluppo del socialismo e del com unism o, oppure sono stati i prom otori intellet­ tuali dei m ovim enti socialisti, quindi scrittori com e Si- sm ondi, L eroux, L am ennais, G odw in, T hom pson,ecc. non troveranno posto nella serie di studi intrapresi dal prof. W arschauer. Sicché più che una storia del socialismo avrem o una rassegna critica dei p rin ­ cipali sistemi socialisti e com unisti.

Nello studio sul S aint Sim on l'A utore ha fatto un riassunto chiaro e conciso delle sue idee, nonché di quelle dei suoi seguaci Bazard ed E n fa n tin ; nella seconda parte dedicata a F o u rie r oltre 1’ esposizione del suo sistem a si trova una interessantissim a n a r­ razione delle vicende della Ecoìe sociétaire. L ’A utore espone quale sviluppo ebbero le teorie di F o u rier, i tentativi falansteriani, com piuti in F ran cia, al T e ­ xas, al Brasile, in Africa e agli Stati Uniti. V ictor C onsiderane Godio e il F am ilistère di G uisa il solo tentativo di applicazione durevole del sistem a di F o u rie r sono presentati al lettore con notizie gene­ ralm ente poco note. Come nota il W a rsch a u er, l’espe­ rienza aveva m ostrato al Godin la im possibilità di attuare nel loro insiem e le idee patrocinate dal F o u ­ rier, anzi queste idee sono divenute quasi irricono.- scibili nel famiglìstero di Guisa. Ecco com e l’Autore riassum e il suo giudizio su F o u rie r e la sua scuola: « La teoria di F o u rie r non sarà mai dim enticata, essa non rassom iglia a un razzo che brilla per un istante per scom parire in seguito senza lasciare trác­ ete. Se anche fra gli epigoni socialisti, gli uni di­ leggiano F ou rier e gli altri esagerano i suoi m eriti (Bebel) non si può cancellare nè negare l’influenza ch’egli ha esercitato sul m ovim ento delle idee so­ cialiste nel secolo X IX . F o u rie r ha segnalato molto tem po prima di Carlo M arx gli abusi della feudalità capitalista ed è a lui che appartiene l’idea prim a di una giusta organizzazione del lavoro, q uantunque i mezzi ch’egli raccom anda per giungervi ¡ano im ­ praticabili. F o u rie r ha agitato prim a di R oberto Ow en e di L uigi Blanc, che egli ha ispirato in modo evidente, l’idea di una associazione econom ica e di

una corporazione e si è acquistato un m erito incon­ testabile, per aver dom andato l’arm onia tra il capi­ tale e il lavoro e per aver voluto tutelare questi due gruppi di interessi, m entre la m aggior parte dei socialisti successivi cercano sopratutto di proteggere gli interessi del lavoro, sconvolgendo più o meuo la produzione capitalista. » La storia del d r. W arschauer, se le altre parti rassom iglieranno alle due lìnora pubblicate, sarà tra le più utili fra quelle pubblicate negli ultimi anni ; perchè alla superficialità di non pochi storici del socialismo avrà sostituito lo studio accurato degli scritti e dei fatti di cui si occupa.

Quanto al volum e del K autsky, direttore della rivista Neue Zeit, che è l’ organo del socialismo dottrinale germ anico, basterà dire ch’esso è un com ­ m ento popolare del nuovo program m a del partilo sociale dem ocratico della G erm ania, adottalo nel co n ­ gresso di E rfu rt (1 4 -2 0 ottobre 1891). Il volum e com prende cinque capitoli: il tram onto della piccola industria, il proletariato, la classe dei capitalisti, lo stato futuro e la lotta di classe. Vi è adunque una parte negativa o critica e una parte positiva o co­ struttiva, quest’ ultim a è precisam ente esposta nel capitolo sullo stato dell’avvenire. L ’interesse che offre il libro del K autsky è adunque evidente e, poiché si discute spesso senza conoscere neanche appros­ sim ativam ente la critica e la riform a socialista g io ­ verebbe, forse, che ne venisse pubblicata una tra ­ duzione italiana. R . D. V.

(Rivista (Economica

Tavole della frequenza e durata delle malattieIl

commercio francese nel 1892Le emissioni in

GermaniaLe emigrazione italianaFinanze

degli Stati Uniti.

Tavole della frequenza e durata delle m alat­ tie. — M entre a Milano si sta costituendo la So­ cietà di assicurazioni in caso di m alattie sotto forma cooperativa, perchè pel q uarto d’ora la tendenza alle Cooperative è ancora dom inante, ci sem bra opportuno, dopo di avere in un precedente num ero accennato alle cause della m ortalità in Italia di occuparci di una im portante pubblicazione fatta in questi giorni dalla D irezione generale della Statistica sulla fre­ quenza e durata delle m alattie osservate nelle p er­ sone inscritte alle Società di m utuo soccorso.

La storia della form azione di tale Statistica è questa. Il M inistero aprì un concorso a prem i per i quali stanziò 10,000 lire da essere distribuite fra le Società che avrebbero fornite le notizie richieste sopra schede individuali uniform i, tenendo conto del loro grado d’im portanza econom ica, della bontà della loro am m inistrazione e dei vari ordinam enti da esso attuati. P resero parte al concorso 311 Società, le quali diedero campo all’ osservazione di 277,167 teste-anno (234,167 di uom ini e 2 3 ,1 3 4 di donne) contandovi ogni socio tante volte per quanti anni aveva figurato come appartenente alla rispettiva So­ cietà durante il quinquennio.

Notiamo intanto che su 5 0 0 0 circa Società di m utuo soccorso, appena 311 hanno consentito, o direm o meglio, si sono sentite in grado di concor­ re re ai prem i fissati dal concorso m inisteriale ; e le regioni che poi hanno risposto all’ appello sono: la L om bardia con 71 Società, con u n m ateriale per

FONDAZIONE

L EINAUDI

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74 L’ E C O N O M I S T A 29 gennaio 1893

l’osservazione di. 84,280 teste, il Piem onte con 68 Società c 29,385 teste, la Toscana con 38 Società e 30,691 teste, l’ Emilia con 33 Società e 40,526 teste, il Veneto con 25 Società e 30,37-1 leste. V e n ­ gono ultim e invece l’Um bria con 9 Società, la S i­ cilia con 8, le P uglie con 7, la Liguria con 4, la Calabria con 2.

Delle 311 Società, 11 sole danno il sussidio a partire dal prim o giorno della malattia, e 22 appena lo concedono per tutta la durata della m alattia. Nel più dei casi il sussidio ba un limite m assim o di durata : dai 20 ai 360 giorni.

Nel seguente quadro sono raccolti, per i maschi e per le femm ine delle 311 Società sum m enzionate i quozienti di morbosità così calcolati, e cioè:

1° il num ero dei soci malati o quello dei casi di m alattia per 5 0 0 inscritti ;

2° il num ero dei giorni di m alattia per ogni socio inscritto :

3° Il num ero dei giorni dii m alattia per ogni socio malato ;

4° I casi di m alattia per ogni cento soci osser­ vati in un anno. U O M I N I E t à d ei Soci N u m e ro d e i so c i m a la ti in u n a n n o p e r 100 in s c ri tt i o s s e rv a ti . C a s i d i m a la tt ia p e r K ’Q so c i o s s e rv a ti in u n a n n o G io rn i .d i m a la tt ia p e r o g n i so c io in s c ri tt o i in u n a n n o G io rn i d i m a la tt ia p e r o g n i so c io m a la to in u n a n n o D u ra ta m e d ia d e ll e m a ­ la tt ie in g io rn i 10 a 15 19.1 2 3 .5 3 .9 2 0 .3 16.5 15 » 20 2 3 .4 2 7 .6 4 .9 2 0 .9 17.7 20 • 25 2 1 .3 25.1 5 .0 23.2 19.8 25 » 30 2 2 .9 2 6 .6 ■5.4 2 3 .6 20.3 30 » 35 2 2 .3 2 5 .6 5 .1 23.0 2 0 .6 35 » 40 2 4 .0 2 7 .8 6 .0 24.8 2 I .4 40 » 45 2 3 .2 27-3 6 .2 26.7 2 2 .7 45 > 50 2 5 .3 2 8 .9 6 .8 2 7 .0 2 3 .7 50 * 55 25.8 3 0 .4 7 .9 3 0 .7 26.1 55 » 60 2 7 .5 3 2 .8 9 .2 3 3 .7 2 8 .2 60 » 65 2 9 .9 36.1 1 1 .2 37.3 3 0 .9 65 » 70 3 2 .2 4 0 .4 13.4 39.9 3 3 .4 70 . 75 3 4 .4 3 9 .7 1 7 .7 4 3 .0 3 7 .2 75 » 80 28.6 3 3 .7 13.4 4 M 3 9 .9 80 in su 14.8 2 2 .2 7 .8 5 2 .8 3 5 .2 M edia 24.2 2 8 .3 6 .6 27.1 23.2 D O N N E A u » ® a a a eT a Età .2 © g o a w u aa> *r e. <x> .5 ^ +? v. " «3=«5 ,2 M cS ® .2 * £ > et gd 3 ^ a Tn0 ~ g-c « s S s £ 3 g « I a © 5 1 s s i i « a a-" Socie um er t late i 10 0 i vate isi di soci e an no *3 &E a a .2 s a "3 «3 55 p ?i a 03 3 P c3a —£ ¡3 O O 0 10 a 15 38.1 45.2 8.6 22.5 19.0 15 . 20 25.5 30.3 6. J 23.9 20.1 20 . 25 29.6 35.2 7.8 26.6 22.4 28 , 30 26.7 32.7 8.0 30.0 24.5 30 . 35 27.5 33-3 8.9 32.4 26.7 35 » 40 25.1 30.3 7.7 30.9 25.6 40 » 45 27.7 33.8 9.3 30.5 27.5 45 » 50 25.7 29.4 8.2 31.8 27.7 50 » 55 29.2 35.0 9.3 31.9 26.6 55 » 60 27-9 32.1 9.7 34.8 30.3 60 * 65 33.5 40. t 10.0 29.8 25.0 65 . 70 31.4 37.2 8.2 37.0 31.3 70 » 75 30.3 34.9 12.0 39.8 34.6 75 * 80 ' 80 in su 31.3 35.9 11.3 36.4 31.6 Media 27.5 32-9 8.5 31.1 26.0

Questa statistica, che rappresenta la m orbosità av­ venuta nel quinquennio 1881-1885, ba questo d’im­ portante, che non differisce di molto da quella fatta in passato per cura della stessa D irezione della sta­ tistica sulle notizie raccolte da 161 Società sopra un num ero di 159,150 soci. V edrem o più in avanti come questa statistica si avvicini di m olto, nei suoi ris u lta ti, a quelle dello stesso genere pubblicato nei più grandi Stati d'E u ro p a.

Abbiamo dato, in un articolo precedente, la m or­ talità percentuale di un gruppo di persone secondo le rispettive professioni ; diam o ora l’eguale statistica per l’intensità delle m alattie e la loro frequenza se ­ condo le rispettive professioni, quali risultano dalla statistica basata sulle osservazioni delle 511 Società suindicate.

UOMINI divisi per m estieri

e professioni Nu m e ro d e i so ci in sc ri tt i N u m e ro d e i so c i m a la ti in u n a n n o p e r 0 /0 N.o m e d io d e ll e g io rn a te d i m a la tt ia p e r so c io i n s e ri i. N u m e ro d e ll e g io rn a te d i m a la tt ia p e r so ci o m a la to Agricoltori ortolani... 31,134 28.2 6.9 24.4 B raccianti m u ra to r i... 9,436 32.8 9.8 29.8

Becchini, b arcaiu li, segatori

di le g n o ... 8,366 29.9 9.3 31.1

Scalpellini, tagliapietre,

sei-29.4

ciaioli... 4,634 25.2 7.4

Cocchieri, c arre ttie ri,

con-duttori d ’ om nibus... 8,802 2Ò.4 6.8 26.7

M uratori, im bianchini... 16,669 26.1 7.1 27.2

A rm aioli, fab b riferrai,

cal-d erai, o tto n a i... 17,549 26.1 7.1 27.2

F alegnam i, carro zzieri, c a r­

p e n tie ri... 16,070 25.4 6.8 '26.9

Calzolai, conciapelli, sellai,

20,785

g u a n ta i... 23.3 6.7 28.0

S a r t i ... 7,164 18.8 5.3 28.3

Tipografi, litografi... 2,244 19.8 6.4 32.2

Orefici, gioiellieri, incisori,

5,543

in ta g lia to ri... 18.5 4.2 22.8

F ila to ri, tessitori, passaman-

t i e r i ... 8,220 27.2 6.9 25.5

Cappellai, om brellai, sediari.

M ugnai, b u ttato ri, p a s ta i... 7,1724,029 24.122.3 7.25.6 30.025.3

Fuochisti, fornai, fonditori,

fo rn a c ia ri... 10,912 26.5 7.0 26.3

M aterassai, arro tin i,

carbo-nai. spazzini... 3,479 29.2 8.2 28.2

P itto ri, tin to ri, fotografi,

pi-ro t c n ic i... 4,852 25.5 7.0 27.5

Osti, b irra i, tra tto ri,

macel-lai, p izzicag n o li... 15,556 19.4 5.6 28.6

L ib ra i,

chincaglieri,droghie-ri, commessi... 16,200 17.7 4.3 24.5

F a tto rin i, guardie, domestici 18 210 23.4 6.8 29.1

Professionisti, im piegati,

sa-cerdoti, m a e s tr i... 16,333 16.2 4.1 25.5

T otale... 257,359 24.2 6.6 27.0

Ecco ora un interessante confronto fra la nostra Statistica-italiana e quella di alcuni im portanti Stati d ’Europa : N u m e ro d e i soc i m a sc h i o ss e rv . in u n a n n o N . d e i m a la ti in u n a n n o p e r 1 00 so c i o ss e rv a ti N . m e d io d e ll e g io rn a te d i m a la tt ia p e r o g n i soci o o ss e rv a to

S tatistica ita lia n a 1881-86... 253,359 24.2 6.60

Società approvate (1886) in Fran cia 651,633 ‘¿5.7 4.64

Id. a u to rizzate ( 86 in F ran cia. 257,263 23.7 4.73

Statistica del dottore H u b b a rd .... 41,460 — 6.85

A ncien order of F o re s te r... 1,302,166 23.4 9.51

Independent order of Old-fellows.. 1,321,048 — 10.48

Independent order of Recha ites-. 127.269 26.4 9.91

Società d ’assicu raz. Gegenseitigkeit 45,127 21.7 7.07

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