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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.34 (1907) n.1730, 30 giugno

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN A N ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, INTERESSI PRIVATI

N. 1730

S O M M A R I O : La fabbricazione delle leggi — Il bilancio delle Ferrovie di Stato — La crisi viticola e la vi­ ticoltura in Francia — L. Nina, Corrispondenza da Roma (Pel miglioramento degli impiegati della Capitale) — R iv ista , b ib liografica : Eugenio Rignano, Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti - A. 0. Olivetti, Problemi del socialismo contemporaneo - A. M. Trucco, Il disciplinamento degli scambi. Organizzazione delle « Hallesint » - Prof. Jacques Loeb, Fisiologia comparata del cervello e psicologia comparata - Charles Trufy, La suggéstion au point de vue spiritualiste et spirite - Pierre Biétrg, Les jaunes en Franco et la question ouvriére - Doti. Rudol Kaulla, Die Geschichtliche Entwicklung der modernen wert-theorien — R iv is t a econom ica e fin a n z ia ria : La Conferenza internazionale per la pace all} Aja - Il debito vitalizio in Italia al 30 giugno 1906 - La navigazione interna in Italia - La convenzione commerciale fra gli Stati Uniti e la Repubblica Francese - Le emissioni e fondazioni nel 1906 in Ungheria - Sulla situazione della Banca Nazionale del Belgio R a s s e g n a dei com m ercio in ternazion ale : Il commercio italiano, dato-francese, della Spagna e della Persia — Emigrazione e colonizzazione — La popolazione agricola della Svizzera — La produzione mondiale della seta — Camere di commercio : Unione delle Camere — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

Anno XXX IY

Yol. XXXYI11

Firenze, 30 Giugno 1907

La fabbricazione delle leggi

Non abbiamo niente a ridire sulla attività straordinaria di cui dà prova la Camera in que­ st’ ultimo scorcio del periodo parlamentare. Se la funzione parlamentare esige che dal novembre al giugno la Camera rimanga quasi inattiva od occupi il suo tempo in discussioni lunghissime su pochi disegni di legge, perchè poi intensifichi ogni attività sua nel mese di giugno, od anche nella sola seconda metà del mese stesso, bisogna pur troppo accettare le cose come sono possibili e non rammaricarsene soverchiamente.

Ma tale fatto, che si ripete ormai da molti anni, ha le sue conseguenze abbastanza gravi che producono danni non piccoli al normale anda­ mento della cosa pubblica, onde la necessità di provvedimenti che valgano ad adattare l’opera legislativa a tale inevitabile consuetudine assunta dalla Camera.

Ridotta tutta, o quasi tutta, od almeno la principale operosità della Camera a pochi giorni del mese di luglio, avviene che -i disegni di legge sulle più svariate materie sieno approvati dalla Camera con una apparenza di discussione e sotto lo stimolo del tempo che incalza. La qual cosa, in fondo, non sarebbe male, poiché, non è detto che la Camera sappia e possa migliorare i progetti di legge che sono sottoposti al suo esa­ me ; ma diventa invece un serio pericolo per i cittadini che debbono obbedire alla legge, quando sia evidente che il Governo non presenta alla Camera se non raramente disegni di legge profon­ damente studiati e vagliati in ogni punto ; più generalmente i disegni di legge, sono raffazzo­ nati in fretta, senza coordinamento colle leggi già esistenti e senza nessuna cura di armoniz zarli nel loro insieme. Le Commissioni parlamen­ tari — tranne poche eccezioni — non scelgono a

relatore il più competente, ma, specie per i più importanti disegni, nominano il relatore con cri­ terio politico, perciò l’ opera delle Commissioni frequentemente aggrava i difetti dei disegni pro­ posti non raramente mettendo in contraddizione tra loro le diverse parti del progetto.

Nè escono quindi delle leggi confuse, non chiare, mal legate nelle diverse parti, non coordi­ nate alle altre leggi in vigore e le quali subito dopo promulgate esigono o l’arbitrio incostituzionale di un regolamento che le modifica, talvolta so­ stanzialmente, o una sollecita correzione per mezzo dello stesso Parlamento. In quest’ ultimo caso, anche per le mutate condizioni parlamentari, non si limita l’opera della Camera ad una pura e semplice correzione degli errori, ma si appro­ fitta della necessità di legiferare di nuovo per introdurre nuove disposizioni che accrescono i di­ fetti già esistenti.

Molti esempi tipici si potrebbero citare, sia della violazione dei principi costituzionali col fare del regolamento un correttore della legge, sia di ! disposizioni che non si applicano perchè non si possono applicare, sia di articoli di legge che sono incompatibili con altri articoli di legge pure in vigore.

Ma basterà ricordare l’ esempio veramente ; classico della legge sul Mezzogiorno d’ Italia e | ' dei rapporti di essa colle leggi sulla Basilicata j e sulla Calabria. Le difficoltà che si incontrano nella applicazione di dette tre leggi sono tra le cause principali della lentezza con cui le dispo­ sizioni che esse contengono vanno in vigore.

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402 L ’ ECONOMISTA 30 giugno 1907

lenta di Montecitorio ; e siccome non vi è nem­ meno la più piccola speranza che il Governo stesso muti strada e cerchi di studiare meglio i disegni di leggi che presenta, è sempre più ne­ cessaria la creazione di un organismo speciale, il quale non abbia altro scopo che quello di rive­ dere ed armonizzare le leggi.

Potrebbe benissimo una sezione speciale del Consiglio di Stato avere l’ ufficio di rilevare al Parlamento tutte le contraddizioni e gli errori che contengono le leggi che mano a mano esso approva. Spetterebbe poi al Parlamento stesso approfittare dei suoi momenti d’ozio, e non sono nè pochi nè brevi, per approvare le modifica­ zioni proposte.

Certo è che se andiamo di questo passo ad accumulare leggi su leggi senza nemmeno tener conto di quelle che esistono e che non sono abro­ gate, la legislazione italiana anziché essere un monumento della sapienza dèi Corpi legislativi, sarà un monumento della loro ignoranza e della loro incapacità.

Fra pochi giorni la Camera sarà chiusa e gli uffici della Camera stessa presenteranno 1’ e- lenco dei lavori da essa compiuti, ed i giornali tna- gnificheranno la operosità del Parlamento. Ma a chi non si accontenta della quantità ma cerca anche la qualità del lavoro, non può che essere doloroso il rilevare tutto quanto di incongruente, di contradditorio e di errato contengono le pagine in cui si estrinseca il lavoro legislativo.

Si intende che non teniamo affatto alla no­ stra proposta di affidare ad una Sezione del Con­ siglio di Stato questo lavoro di coordinamento, ciò che desideriamo e consigliamo è che in qual­ che modo si provveda ; giacché il male che rile­ viamo è senza dubbio innegabile ; la speranza che si proceda con maggiore cautela è nulla, mentre i cittadini hanno pur diritto che la legge, della maestà della quale tutti i giorni si parla, non abbia l’ abito sdruscito, macchiato, e mala­ mente rattoppato.

Il bilancio delle ferrovie dello Stato

Manteniamo la promessa già fatta ai nostri lettori di esporre brevemente il bilancio delle ferrovie dello Stato, e colla scorta della relazione dell’onor. Rubini sulla legge di assestamento, fa­ remo qualche considerazione in proposito.

Innanzi tutto il relatore lamenta che, non ostante reiterate sollecitazioni del Ministro del Tesoro e dei lavori pubblici, la Amministrazione ferroviaria non avesse ancora presentati alla Corte dei conti i documenti relativi all’esercizio prece­ dente, così che il consuntivo, il quale dovrebbe procedere di pari passo col consuntivo dello Stato, non aveva ancora avuto la approvazione della Corte dei conti per quanto riguarda la Azienda ferroviaria. Detta Amministrazione scusa il ri­ tardo, sia per l’eccessivo lavoro derivato dalla si­ stemazione delle reti meridionali incorporate alle ferrovie dello Stato, sia per la necessità di rite­ nere i documenti onde procedere alla applicazione

della legge per il miglioramento degli assegni al personale.

Ma prescindendo da questo fatto, certo non esemplare, ma spiegabile con le necessità della nuova Azienda, il relatore, con la imparzialità di giudizio che gli è abituale, rileva che l’ organismo delle ferrovie dello Stato si mostra soverchiamente difettoso, poiché colla creazione dei Compartimenti si aveva in animo di decentrare la attrività del­ l’Amministrazione stessa, il che sarebbe stato, non solamente una buona cosa, ma anche un eccellente esempio per le altre Amministrazioni dello Stato; però il decentramento non esiste che di nome, poiché agli organi fuori del oentro non si sono attribuite funzioni deliberative ed esecutive, nemmeno per fatti di poca importanza, tutto essendo stato ac­ centrato alla Direzione generale.

Da ciò derivano due fatti perniciosi al buon andamento della Amministrazione: da una parte le Direzioni compartimentali, perchè risultate una superfetazione sono organi che ritardano, non sem­ plificano il disbrigo degli affari ; dall’altro la spesa delle Direzioni compartimentali che doveva de­ terminare una economia in quella per la Dire­ zione generale, non solo non ha portato risparmio, ma anzi, da calcoli fatti, il numero di agenti e fun­ zionari addetti alla Direzione generale sarebbe di circa un migliaio e mezzo superiore a quello che occorreva alle antiche reti, che non avevano i Com­ partimenti.

Attribuisce il relatore in gran parte a questo difetto di organizzazione il disservizio ferroviario lamentato cosi vivamente dal paese, disservizio che appena ora accenna a diminuire di intensità, almeno per ciò che riguarda il movimento dei viaggiatori.

E la parte finanziaria della Azienda ferro­ viaria si moslra di già colpita da questa erronea organizzazione, a cui in gran parte è da attribuirsi l’aumento notevolissimo della spesa.

Il bilancio delle Ferrovie di Stato si rag­ guaglia ad una cifra di 727.8 milioni così ripar­ tita (in milioni):

Entrata Spesa Entrata ordinaria 415.9 366.2 » straordinaria 85.0 85.0 Totale 500.9 411.2 Partite di giro 226.9 226.9 Totale 727.8 678.1

d ’onde un utile netto (727.8 — (378.1) di 49.7 mi­ lioni, contro milioni 59.3 di utile netto dell’anno precedente. E siccome in questo esercizio influisce la incorporazione alla rete esercitata dallo Stato, delle due reti Meridionale e Veneta, a cui la stessa Direzione generale attribuisce un utile netto di 8.4 milioni, cosi risulta che il minor utile netto dell’esercizio in corso, a paragone dell’ esercizio precedente, sarebbe di 17.9 milioni.

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30 giugno 1907 L ’ ECONOMISTA 403

a tutto il 10 aprile) il prodotto realè della intera rete, quale è oggi esercitata dallo Stato, passò da 283.9 milioni a 313.4, con un aumento annuo che oscillò dal 2.70 per cento all’ 11.20 percento e con una inedia di circa il 5.70 per cento.

Sebbene non si possa, nè da uno nè da due esercizi giudicare dei risultati di una vasta Azienda, specialmente se essa si è appena costi­ tuita, tuttavia impressiona il fatto che le strade ferrate dello Stato danno una spesa che cresce col crescere del traffico, in una proporzione che ec­ cede l’aumento del traffico stesso. Cosi che, se con­ tinuasse tale tendenza si avrebbe che, ove il traf­ fico aumentasse di molto, l’ Azienda ferroviaria cesserebbe di dare utile netto, e, andando più in la, non basterebbe a sè stessa.

L ’onor. Rubini, infatti, forma la seguente istruttiva tabella: Spese ordinarie 1905-903 per cento «1.43 1906-007 per cento 69.35 Manut. straord. 8.99 8.90

Spese vive di esercizio 73.42 78.25

Fondo di riserva 1.93 1.92

Totale 75.35 80.17

Quote spettanti ai con­

cessionari 3.28 2.40

Interessi od am mort. 4 52 5.47 Totale del le spese 83.15 88.04

Utile netto 16.85 11.9«

101.00 100.00

E l’onor. Rubini illustra tali cifre colle se­ guenti considerazioni : « Da questa tavola rias­ suntiva di confronto risulta che la spesa totale, come pure la rimunerazione del capitale, fu nel 1905-906 pari all’ 83.10 per cento dei prodotti to­ tali e si presume per il 1906-907 dell’ 83.04 per cento ; d’onde un peggioramento di 4.89 per cento ; e quando si tolgano le postille delle quote spet­ tanti ai concessionari e degli interessi ed ammor­ tamenti, le quali non sono una spesa propria di esercizio, quei coefficienti si riducono rispettiva­ mente al 75.35 per cento e 80. 17 per cento; e deducendo anche le assegnazioni ai fondi di ri­ serva, si rappresentano infine col 73.42 e 78.21 per cento nei due casi.

« La differenza di quest’ ultima percentuale, che rappresenta la spesa ordinaria, è dovuta per intero alla spesa di personale, che cresce da mi­ lioni 110.9 a milioni 153.0, ossia da lire 0.3 1 5 per cento a lire 0.368 per ogni linea di prodotto, con un divario del 7.30 per cento.

L ’Amministrazione ha fatto osservare che ciò dipende nella massima parte, cioè per milioni 11 di dispendio, pari al 3.30 per cento del prodotto, dalle migliorie portate dalla legge 22 aprile 1906 al trattamento del personale ed alla quota che già stava a carico della Società delle Meridionali per la legge del 1902. Comunque, si avrebbe sempre un peggioramento dell’ 1.62 per cento nella spesa ordinaria e dell’ 1.89 percento nella spesa totale; mentre normalmente la percentuale dovrebbe, poiché si tien conto a parte delle cause straor­ dinarie, discendere e non salire col traffico.

Bastano queste cifre e queste considerazioni per mostrare che eravamo nel vero, quando affer­ mavamo che l’ esercizio di Stato potrà presentare

dei vantaggi, ma per la finanza esso sarà vera­ mente gravoso. Siamo al principio dell’Azienda delle ferrovie di Stato, e già si presentano le d i­ minuzioni negli utili netti ed un aumento note­ vole nelle spese.

LA CRISI VITICOLA

e la viticoltura meridionale in Francia

Continuiamo a spigolare dall’ ottimo libro del dott. Federico Atger i dati statistici e le interes­ santi considerazioni circa 1’ argomento importan­ tissimo che testé agita la Francia.

Fra le cause della cosiddetta mévente pone l’ Autore la crisi del sotto-consumo o della so­ praproduzione.

E comincia dalla ipotesi del sotto consumo, che attribuisce all’effetto del rincaro del vino o, anche, all’ influenza dei capricci della moda.

Il rincaro può avere avuto origine o dall’ e­ levamento del costo della produzione delle nuove vigne o dalla situazione fatta dal monopolista al produttore del vino naturale, in forza della legi­ slazione attuale o infine dall’ accrescimento degli intermediari.

Sono tre fattori differenti che provocano la crisi della mévente. Spiegati brevemente questi concetti relativi alla bassezza o altezza del prezzo del vino, l’ Autore si domanda s e ia altezza rela­ tiva del prezzo del vino abbia potuto determi­ nare un arresto del consumo.

Veramente — egli osserva — sembrerebbe che il consumo fosse in ragione inversa del prezzo. Ma ciò costituisce uoa inesattezza grave, perchè il consumo non diminuisce della metà quando il prezzo raddoppia e non raddoppia quando i prezzi diminuiscono della metà; tuttavia si può dire che il consumo è una funzione del prezzo, intendendo così che esso subisse in un certo modo l’influenza di quello.

L ’ Autore vuol dimostrare che vi è una re­ lativa indipendenza tra questi due elementi. E portando dei dati,ci narra che i corsi durante la filossera hanno raddoppiato rispetto a quelli del periodo 1860-1875, e il consumo che dal 186U al 1875 fu di 25 milioni di ettolitri, giunse du­ rante il periodo filosserico (1875/1890) a 27 mi­ lioni.

L ’ Autore passa pure ad esaminare il con sumo del vino in relazione alla concorrenza dei suoi succedanei: il cedro, la birra e l’ alcool ; e prende in particolare esame gli effetti di questa concorrenza, affermando che se il cedro e la birra sono dei rivali del vino senza importanza, non si può affermare lo stesso dell’ alcool ; a proposito di questo il consumo del vino decresce quando quello dell’ alcool aumenta, e viceversa. E l’ A u ­ tore con curve grafiche fornisce la riprova delle sue asserzioni.

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prò-404 L’ ECONOMISTA 30 giugno 1907

duzione di alcool puro pubblicato dall’Ammini- strazioni delle Finanze.

Ecco i risultati per media quinquennale :

1865-1871 ettolitri 6,900,000 1871-1876 » 7,480,000 1876-1881 » 2,785,000 1881-1886 » 888,000 1886-1891 » 435.000 1891-1896 » 1,117,000 1896-1901 » 1,083,000 1901-1906 » 2,375,500

Malgrado una differenza sensibile tra il pe­ riodo prefilosserico e il periodo filosserico, si vede chiaramente che si distillava meno una volta, e che si distilla più oggi.

L ’ Autore porta pure la sua attenzione sulle inedie quinquennali degli eccedenti della espor­ tazione: ed ecco il quadro statistico che egli ri­ porta di tali eccedenti :

1860-1865 1865-1870 1870-1875 1875-1880 ettolitri 2,058,000 » 2,709,000 » 3,113,000 » 1,955,000

Servendosi di altro grafico, l’Autore dimostra ancora che non vi è vera e propria crisi di sotto- consumo ed allora entra nella ipotesi di una crisi por sopraproduzione: questa ipotesi però presenta varie modalità in quanto la sopraproduzione può essere naturale (dovuta cioè alla abbondanza delle raccolte) o artificiale (cioè dovuta allo intervento legale o fraudolento dei vini artificiali), e nel primo caso può essere sopraproduzione mondiale, nazionale o regionale.

Circa la prima, l’Autore fa constatare l’ ac­ crescimento generale della produzione viticola dopo la fillossera, l’ aggiunta di nuovi paesi viti­ coli, la crisi infine di cui soffrono la maggior parte degli Stati Uniti, e principalmente la Spa­ gna, 1’ Italia, la Grecia e il Portogallo.

Riguardo l’ Italia, l’Autore osserva che essa ha veduto nel 1888 chiudersi il mercato francese che ha rimpiazzato a poco a poco il suo prodotto, me­ diante la importazione algerina e la fabbricazione artificiale. L ’ Italia ha dovuto infine subire la denunzia della clausola che assicurava ai suoi vini un trattamento di preferenza sul mercato ungherese (anno 1905).

Ma tutto ciò non può spiegare la crisi fran­ cese, la cui esportazione non ha ceduto, anzi è rimasta quasi costante, sopratutto perchè ciò che si esporta è principalmente il vino di lusso.

E allora può attribuirsi la crisi a una so­ praproduzione nazionale ? Vi è troppo vino in Francia, si dice commercialmente : cadiamo da una raccolta di 36 milioni di ettolitri (1890-1900) su una raccolta media di 53 milioni di ettolitri (1900-1905). E si continua a piantare, e le ven dite sono aumentate: da 20 ettolitri del 1889- 1899 si passa a 30 ettolitri dal 1900 al 1905. Tuttavia neanche la produzione nazionale è la causa della niévente : la superficie dei vigneti che si elevava nel 1865 a 2,293,000 ettari, non era più di 1,730,000 nel 1905.

E quanto al reddito se è di 20 ettolitri in media nel 1889-1896 e di 30 ettolitri dal 1900 al 1906, rimontando al 1860-1875 si vede che esso non è inferiore a 22,50. E se si calcola la media (come è legittimo) non più su un periodo di cinque anni, ma di quindici come 1860-1875,

e 1889-1900 si ottiene una rendita media di 24 ettolitri. Ne viene quindi che a questo red­ dito nazionale non può attribuirsi una esegerata importanza.

L ’ Autore viene poscia a studiare la sopra­ produzione meridionale, e di ciò ci occuperemo prossimamente.

A. F.

C orrispondenza da Rom a

Pel miglioramento delle condizioni degl’ Impiegati «Iella Capitale.

S’ impone ormai al Governo, per ragioni a tutti note, la necessità di provvedere al miglio­ ramento della condizione degli impiegati, spe­ cialmente di quelli della Capitale, ove, più che in qualunque altra città d’ Italia, il caro prezzo dei viveri, l’elevatezza delle pigioni, il compenso altissimo della mano d’opera hanno reso diffìcile la vita ad ogni ceto di persone, impossibile al piccolo come al medio impiegato, che non ha nè può procacciarsi altra risorsa ali’ infuori del mi­ sero stipendio.

Il Governo, si deve riconoscerlo, ha in que­ st’ ultimo decennio, fatto abbastanza in prò’ dei suoi impiegati, i quali, in momenti difficili per la pubblica finanza, concorsero e come stipen­ diati dello Stato e come cittadini, ad attenuare, senza un lamento e senza una protesta, le soffe­ renze dell’ Erario, sia con la ritenuta ordinaria sui loro stipendio, sia con la restrizione dei ruoli, sia con la ritenuta straordinaria sulle nomine e sulle promozioni, ritenuta opportunamente abo­ lita con la legge dell’ 8 aprile 1906.

Ma, mano a mano che le condizioni del bi­ lancio andarono migliorando, Governo nel pro­ porre e Parlamento nell’ approvare, furono solle­ citi di venire in aiuto ai pubblici funzionari, specie agli umili, mediante una serie non inter­ rotta di modificazioni ai ruoli organici delle varie amministrazioni.

Ben 194 ritocchi vennero apportati, nell’ ul­ timo decennio, agli organici degli impiegati ci­ vili, dei quali 67 con provvedimenti legislativi e 127 con Reali Decreti, come appare dal seguente prospetto, desunto dalla tabella allegata alla espo­ sizione finanziaria pronunziata alla Camera dei Deputati dal Ministro del Tesoro, on. Majorana, nella tornata del 4 dicembre 1906 :

Ministero del Tesoro

Leggi 4 Decreti 5 Totale 9 » delle Finanze 4 11 15 » di Grazia e Giustizia 5 2 7

» degli Affari Esteri 8 2 10

» dell’ Istruzione pubbl. 11 40 51

» dell’ Interno 11 11 22

» dei Lavori pubblici 3 6 9

» delle Poste e Telegrafi 3 5 8

» della Guerra 8 14 22

» della Marina 4 22 26

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80 giugno 1907 L ’ ECONOMISTA 405

La maggiore spesa è stata di ben 62 mi­ lioni, dei quali solo circa 29 compensati da di­ minuzioni in altri capitoli dei bilanci passivi o da rimborsi inscritti nel bilancio di entrata.

Non si può quindi disconoscere che il Go­ verno abbia speso cure e quattrini per miglio­ rare la condizione dei propri impiegati.

Ma si può egualmente asserire che questi 62 milioni siano stati equamente ripartiti ?

Francamente io ritengo tutto il contrario, e basta a convincersene dare uno sguardo alle 194 modificazioni di sopra accennate.

I ritocchi parziali e continui ai ruoli, tutti lo sanno, fatti più spesso a scopo di favorire le persone che a quello di provvedere a reali biso­ gni di servizio, e quindi senza un criterio vera­ mente organico, se arrecano un immediato benefi­ zio ad un certo numero d’impiegati, lasciano gli altri e spesso il maggior numero nella stessa posizione; non migliorano la carriera avvenire che per quelli soltanto che, mediante un salto fatto a momento opportuno, si sovrappongono ai loro colleghi ; spesso anzi inceppano le promozioni di grado per la più lunga permanenza nei posti superiori d’ impiegati giovani, e rendono quindi in prosie­ guo più lenta la carriera di quelli che restano indietro ; producono malcontento, gelosie, invidie, raffronti legittimi fra i meno e i più favoriti della fortuna ; costituiscono disparità di tratta­ mento, non solo fra amministrazione e ammini­ strazione, ma anche fra impiegati appartenenti allo stesso Dicastero; cose tutte che non confe­ riscono certo prestigio all’ amministrazione e sono causa di perenne disordine e perturbazione nei servizi.

Si potrebbero citare a dozzine i casi d’ im­ piegati che, dopo due o tre ritocchi di organici, hanno raddoppiato e a volte anche triplicato ad­ dirittura il loro stipendio, raggiungendo in poco tempo i gradi più alti nella scala burocratica ; mentre altri loro colleghi sono rimasti sempre fermi allo stesso posto, pur non avendo demeri­ to, o conseguendo tutt’ al più qualche insignifi­ cante promozione per effetto di sessennio ; sic­ ché nel breve periodo di un decennio si sono visti sorpassare, di un intiero grado o di una intiera classe e a volte anche di due, da funzionari che in precedenza occupavano la stessa posizione dei colleghi meno fortunati o vi stavano al di sotto.

E ’ equo, è giusto tutto ciò ?

Come riparare a tanti inconvenienti ed as­ sicurare a tutti i funzionari, a parità di cultura e di posizione, uniformità di trattamento ?

Come raggiungere lo scopo infine che a pa­ rità di carriera, d ’ impiego, di funzione, corri­ spondono eguali competenze ?

E perchè, coll’ordinamento attuale certi spe­ ciali incarichi sono diversamente retribuiti e di­ versamente conferiti fra i diversi Ministeri ?

Perchè in un Ministero vi è per queste cari­ che un posto speciale, in altri un semplice inca­ ricato ; ad uno si dà un’ indennità di funzioni, mentre 1’ altro non ha che lo stipendio, il quale varia poi tra Ministero e Ministero V

Perchè non vi è esatta projiorzione tra i gradi superiori ed inferiori delle diverse Amministra­ zioni, ed in una, ad esempio, vi è un caposezione ogni due segretarii ed in altra uno ogni tre ?

Tutte queste domande, alle quali non si può dare esauriente risposta, dimostrano da sole che fin qui non si è proceduto con un concetto or­ ganico uniforme nella formazione dei ruoli orga­ nici.

Urge pertanto di porre riparo a questo stato di cose, che mentre non soddisfa la classe degli impiegati, è d’altra parte causa pel Governo di continue molestie, di continui mutamenti e di crescenti maggiori spese.

Un intelligente funzionario del Ministero delle Finanze, il cav. Pirrone, direttore beneme­ rito di quella Biblioteca, ha con grande passione studiato la questione, e proprio in questi giorni ha formulato una serie di proposte, che hanno trovato il plauso della gran maggioranza dei colleghi.

Credo quindi di far cosa utile, segnalandole sulle colonne dell’ Economista, potendo esse op­ portunamente essere concretate in un disegno di legge;

E ’ quello appunto che farò in un prossimo numero.

Pr o f. Lu i g i Nik a.

R

ivista

B

iblioqrahca

E u g e n i o R i g n a n o . - Sulla trasmissibilità dei ca­

ratteri acquisiti. — Bologna, N. Zanichelli, 1907,

pag. 1300 (L. 5).

Noi ci siamo sempre domandati se negare in modo assoluto la trasmissibilità ereditaria dei ca­ ratteri acquisiti, non fosse negare in modo altret­ tanto assoluto la lenta evoluzione della specie, poiché ogni carattere acquisito modificante l’in­ dividuo, non potrebbe fissarsi nella specie ed accumularsi in essa, se non per mezzo della tra­ smissione; e ci pareva che la negazione della tra smissibilità dei caratteri acquisiti, fosse afferma­ zione della immutabilità della specie. Ma troppo incompetenti ci riconoscevamo in materia per ar­ rischiare un simile concetto, ed ora ci compiacciamo che il sig. E. Rignano, passando dagli studi so­ ciologici ed economici, a quelli biologici, venga, con rara competenza, ad avvalorare in certo modo i nostri dubbi.

Esposta la questione e dichiarato francamente che egli si trovava tra i partigiani della non tra­ smissibilità dei caratteri acquisiti, l’Autore dà ragione ampia e documentata del suo nuovo con­ vincimento basato su fatti e su esperienze. E poiché i dotti negavano e negano la trasmissibi­ lità perchè impotenti a dare del meccanismo di tale trasmissibilità la benché minima spiegazione appena appena soddisfacente, l’Autore presenta la ipotesi di una centro-epigenesi, che se non può essere assunta come teoria, è certo molto ingegnosa e frutto di una larga generalizzazione di fatti.

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406 L ’ ECONOMISTA 30 giugno 1907

A. O. O l i v e t t i . - Problemi del socialismo contempo­

raneo — Lugano, tip. Cagnoni e C., 1906, pa

gine 295 (2 fr.).

L ’ Autore crede che sia venuto il momento di determinare una divisione netta e precisa tra le diverse tendenze del partito socialista; perciò esa­ mina la situazione del partito prima di tutto, ri­ levando la crisi che esso subisce, e quindi ana­ lizzando la posizione del socialismo di fronte all’ anarchismo, alla Chiesa, alla libertà economica, al riformismo.

Termina il volumetto un capitolo col sinda­ calismo marxista, che per l’Autore rappresenta « la verità positiva transitoria del momento at­ tuale; quel tanto di verità cioè, che è possibile affermare nelle scienze morali e nella critica po­ litica. »

Nulla di nuovo, a vero dire, ci porta questo libro, che sembra un riassunto delle discussioni che i diversi organi socialisti hanno fatto sui vari problemi che li interessano; qua e là si incontra qualche ingenuità e qualche esagerazione; ma nel complesso il libro si legge volentieri per la grande franchezza di opinione che emerge da esso.

A. M. T r u c c o . • Il disciplina mento degli scambi.

Organizzazione delle « Hallesint. » — Milano,

Hallesint, pag. 266 (L. 2. 50).

Col nome di « Hallesint » si è costituita a Milano una Associazione, che avrebbe, per ciò che riguarda la industria od i commerci, uno scopo analogo a quello dell’ Istituto internazionale di agricoltura; rilevando cioè che esiste sempre uno squilibrio tra la produzione ed il consumo in parte determinato dall’eccesso del profitto, l’ Associazione dovrebbe contribuire a stabilire >il giusto prezzo.

Da questo volume il sig. A. M. Trucco spiega il funzionamento delle «H allesin t» ed i vantaggi che esse possono produrre. Da questo lavoro però non abbiamo potuto formarci un chiaro concetto del come si potrebbe ottenere l’effetto desiderato, come, del resto, non lo abbiamo compreso dalle pubblicazioni pur numerose che riguardano l’ Isti­ tuto internazionale di agricoltura.

P r o f . J a c q u e s L o e b . - Fisiologia comparata del

cervello e psicologia comparata. — Palermo, Remo

Sandron, 1907, pag. 396, (L 7.00).

Il fondamentale problema della vita psichica dell’ uomo, la coscienza, la volontà, la psiche cioè, problema che da secoli affatica gli studiosi e parve a molti solubile eoi solo sforzo del cervello, così che altissimi filosofi hanno a lungo dissertato sopra la funzione della psiche nuova senza aver mai esaminato un cervello od un centro nervoso; non può trovare evidentemente alcuna soluzione scientifica se non nella biologia. Pretendere di risolverlo colla sola logica non solo è antiscen- tifico, ma è causa di tutta quella letteratura co­ sidetta filosofica, che non dà alcuno affidamento di verità.

Ecco quindi che ogni tentativo di portare le indagini sul fondamentale problema nel campo della biologia e quindi deU’esperimento, va salu­ tato come una importante vittoria della scienza sulla metafisica. Il prof. Loeb della Università di Chicago, seguendo le linee tracciate dal prof. E. Mach della Università di Vienna, ha intra­

preso lo studio della funzione psichica del cer­ vello partendo dalla funzione fisiologica comparata, e minutamente descrive ciò che in questo mo­ mento la scienza può dare e tutto il frutto dei lunghi e pazienti esperimenti che egli ha compiuti.

La materia esorbita da ogni nostra più mo­ desta competenza, tuttavia non esitiamo a rico­ noscere che il lavoro del prof. Loeb è molto sug­ gestivo, ed è sopratutto un passo notevole verso la sconfitta della metafisica. Si potrà ritenere che sia alquanto arrischiata allo stato attuale della scienza sperimentale, la conclusione che i problemi fisiologici della vita non sieno che problemi fisici e psichici, non perchè questa affermazione ripugni alla scienza, ma perchè ci sembra che non sia ancora dimostrata; ma in ogni caso le conside­ razioni e gli esperimenti del prof. Loeb lasciano intravedere in modo evidente che a quella conclu­ sione si dovrà senza dubbio venire.

Segnaliamo come importantissimi i capitoli sulla funzione della memoria associativa, e quelli sugli istinti.

Di questo importante lavoro ha dato la ot­ tima traduzione il prof. Federico Raffaele della Università di Palermo, e l’ Autore ha voluto ar­ ricchire la traduzione italiana con alcuni capitoli speciali. Buoni indici, larga bibliografia e molte figure intercalate nel testo, facilitano lo studio di questa opera notevolissima.

P i e r r e B i é t r y . - Les jaunes en France et la que-

stion oumiére. — Paris, P. Paclot et C., 1907,

pag. 125, (0.95 fr.).

E ’ noto che in Francia i socialisti-colletti­ visti hanno acquistato l’epiteto di rossi, mentre dirimpetto a loro si è formato un partito, chia­ mato dei gialli, che ripudia la necessità di con­ flitto tra capitale e lavoro, che nega il bisogno di abolire la proprietà, ma che crede invece si possa più facilmente ottenere un miglioramento della classe operaia coll’accordo tra capitale e la­ voro. L ’ Autore, in questo lavoro, di limitate proporzioni, ma ben concepito e bene ordinato, premesse alcune considerazioni sugli operai prima e dopo la rivoluzione del 1789, forse troppo suc­ cinta perchè sieno efficaci, entra in materia dando notizie interessanti sui capi dei rossi e dei gialli e sulle dottrine dei due partiti, concludendo colla dimostrazione che quelle dei gialli rispondono ai postulati della scienza.

E ’ un lavoro di piccola mole, ma che si legge con molto profitto.

C h a r l e s T r u f y . - La suggéstion au point de vue

spiritualiste et spirite. — Paris, Vigot Frères,

1907, pag. 420 (fr. 4)

L ’Autore si dichiara spirite, cioè partigiano dello spiritismo, e perciò solo egli è già sospetto di non tenere sempre per base delle sue investi­ gazioni l’esperienza ed il ragionamento. Gli spi­

ritisti hanno bisogno troppo spesso della fede,

perchè abbiano diritto di entrare col loro bagaglio nel campo della scienza.

(7)

30 giugno 1907 L ’ ECONOMISTA 407

che il libero arbitrio può essere da influenze di­ verse sviluppato, aumentato, o diminuito e sop­ presso o modificato in una maniera qualsiasi, mo­ mentanea, intermittente o cronica.

La suggestione è tra le cause che possono modificare la libertà della volontà.

E partendo da questi semplici, troppo sem­ plici principi, l’Autore ci dà la nozione della sug­ gestione; e quindi divide gli «sp iriti» in due cate­ gorie, quelli incarnati e quelli non incarnati (désincarnés) e ricerca le reciproche influenze dalle • due categorie di spiriti.

Viene poi a parlare della Auto-suggestione, quella che uno spirito incarnato esercita su sè stesso.

E nella conclusione trova che la suggestione bene disciplinata può prestare dei grandi benefici alla umanità, ispirando i sentimenti di mutualità, di solidarietà, di progresso sociale così a condurre l’ umanità alla Terra promessa.

Dr. Rudolf Kaulla. - Die Geschichtliche Kntwiek

lung der modernen wert-theorien — Tubingen,

H. Laupp, 1907, pag. 282 (M. 6).

Quella famosa teoria del valore, che ha affa­ ticato tanto gli economisti, sino a far qualificare come noiosa la loro letteratura, trova nell’ Autore un paziente, profondo, ed in qualche punto origi naie indagatore non tanto della teoria, quanto della sua storica evoluzione. E naturalmente, in­ vestigando lo svolgersi della teoria, l’Autore è riuscito ad analisi, critiche ed osservazioni impor­ tanti che dilucidano i diversi aspetti della ardua questione.

Il lavoro è diviso in tre parti: « Gli antichi: Senofonte, Aristotile ed i Romani — Il Medio evo o sino Adamo Smith — Da Adamo Smith sino alla metà del 19° secolo. »

Forse la soverchia erudizione — non sempre necessaria — nuoce alquanto alla chiarezza della esposizione, specialmente per l’ ultimo periodo nel quale la letteratura ricchissima sull’argomento, ha costretto l’Autore a scegliere e non ha sempre scelto felicemente ; basti notare che per l’ Italia non ha esaminato che gli scritti del Rossi e del Gioia.

Ma tuttavia il poderoso lavoro è una sintesi molto importante di un concetto così complesso e cosi studiato, quale è la teoria del valore.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Abbiamo già parlato della costituzione delle Commissioni alla Conferenza internazionale per la pace all’Aja.

Alla prima di queste vi fu un discorso del pre­ sidente Bourgeois, che ha riass uta l’opera della Commissione nella prima Conlerenza del 1898 e ne trasse l’ augurio che la Conferenza attuale, la completerà. L ’oratore propose quindi la formazione di due sotto-commissioni, una per trattare dell’ ar­ bitrato e la seconda per le prede.

Seguì la presentazione delle proposte; cioè quella di Marshall, tedesco, per la formazione di un tribunale delle prede; quella di Portor, ame­ ricano, per l’arbitrato avanti di ricorrere alla forza contro l’ insolvenza degli Stati.

Portor si riservò pure la presentazione di una proposta che lenda permanente l’arbitrato.

La seconda Commissione, dopo un discorso di Bernaert, presidente, si suddivise pure in due sotto-commissioni. Il delegato francese presentò due progetti, uno per la tutela dei diritti dei neutri, l’altro per regolare l’apertura delle osti lità, rilevando che la seconda questione manca di qualsiasi norma internazionale.

Il delegato tedesco propos» un progetto per la tutela dei neutri nel territorio guerreggiato.

In altra seduta della Conferenza Marschall, delegato tedesco, annunciò di essere incaricato dal suo Governo di proporre la costituzione di un tribunale d’ appello per le prede. La sua pro­ posta è appoggiata dall’ Inghilterra e dagli Stati Uniti.

Il primo delegato degli Stati Uniti annunciò ■ poi che sottoporrà una proposta tendente alla limitazione dei diritti di ricupero dei debiti pub­ blici mediante la forza.

NelidofF fece altre comunicazioni, esponendo le ragioni per cui non è possibile venire meno alle nonne costanti di qualunque riunione diplo­ matica con l’annettervi la stampa. Conchiuse di­ cendo che tutti i delegati saranno tenuti a man­ tenere il segreto sulle deliberazioni.

— Dalla relazione del comm. Zincone, diret­ tore generale del Tesoro, ora pubblicata per l’eser­ cizio 1905-906, rileviamo il seguente prospetto, che dimostra la consistenza del debito vitalizio in Italia al 30 giugno 1906 :

Pensioni vigenti.

Previsioni ordinarie al 1° luglio 1906. Ministero del Tesoro

N. 2,016 Importo 2,51)4,647 11,823,375 » delle Finanze 14.6») ' » di Grazia e Giustizia ò;478 6,985,860 » degli Affari Esteri 153 393,447 » dell'Istruzione pubbl. 2,002 2,596,663

» dell’ Interno 9,416 7,642,260

» dei Lavori pubblici

delle Poste e Telegrafi 1,869 2,017,187

» 3,25 ) 8,589,007

» della Guerra 39,718 35,318,244

» della Marina 7,281 6,285,569

» d ’Agrirolt., Industria

e Commercio 652 662,867

Totale previsioni ordinarie 86,4)>5 79,886,626 Previsioni ordinarie al ìJO giugno 19.6. Ministero del Tesoro

N. 1,988 Importo 2,614,897 » delle Finanze 14,503 11,814,777 » di Grazia e Giustizia 5,357 6,878,172 » degli Affari Esteri 151 367,433 » dell’ Istruzione pubblica 2,022 2,596,350

» dell’ Interno 9,402 7,022,937

1,963,250 » dei Lavori pubblici 1,815

» delle Poste e Telegrafi 3,500 3,942,282

» della Guerra 39,596 35,538,404

» della Marina 8,580 6,623,018

» d ’Agricoltura, Industria

e Commercio 1)45 661,003

(8)

408 L ’ ECONOMISTA 80 giugno 1907

Previsioni straordinarie a! 1° luglio 1935. Diverse e Mille di Marsala 1,563 717,745

Veterani carnj >agne 1848-49 12,041 1,597,279

» » successive » »

Operai officina carte valori » » » Manifatture Tabacchi 2,699 1,035,315

» Saline »

Totale generale 102,768 83,206,965 Previsioni straordinarie al 30 giugno 1906. Diverse e Mille di Marsala 1,470 676,507 Veterani campagne 1848-49 10,382 1,386,330

» » successive 1,953 194,438'

Operai officina carte valori 4 2,514 » Manifatture tabacchi 3,909 1,229,280

» Saline 83 44,937

«»Totale generale 1< *3,722 84,185,984

Durante 1’ ultimo esercizio furono eliminate, in causa di morte, n. 7,280 pensioni per l’importo di L. 5,544,806 ; ne furono inscritte n. 8,234 di nuove per P importo di L. 6,520,885, per cui la differenza alla fine del 1906 era di n. 954 pen­ sioni di più che nel 1905 per un maggiore im­ porto di L. 979,019.

— E ’ stata distribuita alla Camera la rela­ zione dell’on. Tecchio sul progetto di legge per disposizioni sulla navigazione interna in Italia.

In essa il relatore dopo aver lungamente consi­ derato le ricchezze di vie navigabili che l’ Italia possiede ed il poco conto che gl’ italiani hanno sinora saputo farne, dopo avere constatato la strana concorrenza che hanno fatto da noi le fer­ rovie al traffico per i fiumi e per i canali, passa a ricordare i precedenti della questione rammen­ tando l’opera degli on. Lacava e Romanin-Jacur perchè essa fosse esaurientemente studiata.

Il relatore ricorda quindi che l’elenco dei lavori proposti comprende, oltre le opere di si­ stemazione, molte che sono assolutamente nuove. Passa poi la relazione a considerare chi dovrà sostenere la spesa dei lavori, sostenendo le con­ clusioni della Commissione presso la quale pre­ valse il concetto di far concorrere nella spesa gli enti locali interessati costituiti in Consorzi.

Altro tema che offrì largo campo alle discus­ sioni della Commissione fu la misura di questo contributo che la Commissione stessa ha creduto, per molte ragioni esposte nella relazione, man­ tenere nella proporzione del 40 per cento, secondo la proposta del Governo.

Da ultimo la relazione dà conto di numerose modificazioni di minore importanza, apportate al disegno di legge ministeriale.

Conclude finalmente osservando che, per quanto il. disegno di legge presente, e per i limitati ob­ biettivi e per i limitatissimi mezzi coi quali si propone di realizzarli, non raggiunga certo l’ im­ portanza del problema che da tutti si vorrebbe vedere radicalmente risolto, costituisce, ciò non­ dimeno, un primo passo, forse necessario, ma in­ dubbiamente utile allo scopo.

— Il 19 corrente ebbe luogo a Washington, un convegno del Ministro del Tesoro degli Stati Uniti coll’Ambasciatore di Francia per trattare della convenzione commerciale fra gli Stati Uniti e la Repubblica francese, intorno a cui

da qualche tempo si sta negoziando.

Si dice che gli Stati Uniti avrebbero trovato il modo d’ indurre la Francia a rinunziare alla guerra di tariffe da essa minacciata in seguito alle concessioni doganali fatte dalla Confedera­ zione Americana alla Germania nel « modus vi­ vandi » che deve andare in vigore il 1° luglio prossimo, e che perciò i negoziati pel trattato di commercio saranno rapidamente terminati ed il nuovo trattato potrà essere sottoposto all’ appro­ vazione del Congresso nel futuro dicembre.

Il Dipartimento di Stato a W ashington ha già notificato alla Francia ed all’ Inghilterra che accorderà loro generalmente sui prodotti d’ im­ portazione negli Stati Uniti le facilitazioni doga­ nali già concesse alla Germania.

Sembra che il mezzo, dianzi accennato, con cui il ministro Root avrebbe indotto la Francia a rinunziare alla guerra di tariffe riguardi l’ ispe­ zione delle carni, ossia ciò che intorno a .questa è stabilito dalla sezione V della legge del 1890.

— Si hanno notizie sulle emissioni e fon­ dazioni in Ungheria nel 1906.

Ecco il prospetto delle nuove Imprese com­ merciali, industriali e finanziarie costituite nel 1906, con raffronti al 1904: 1900 1904 C a p it a le in c o r o n e 69 Banche 20,050,000 18,184,000 57 Casse di risparmio 8,812,000 10,854,000 101 Imprese industriali 59,340,200 59,660,000

12 Imprese di ferrovie se­

condarie e di navigazione 35,241,000 6,013,600 4 Imprese assicuratrici 200,000 200,000 52 Società varie per azioni 6,449,200 5,423,500

Il capitale quindi delle nuove fondazioni somma in totale a corone 130,098,400, contro 100,335,100 nel 1905.

Si aggiungano gli aumenti di capitale con­ cernenti 118 Società, per l’ importo di 84,245,050 corone, ai quali corrispondono riduzioni di capi­ tali per 4,153,000, corone, sicché, la somma com­ plessiva dei capitali ascende a corone 210,190,000. Anche la costituzione di Società cooperative segue un aumento, èssendosene create non meno di 539, delle quali 293 di credito, 205 di con­ sumo e 41 Latterie cooperative.

— In riferimemento agli articoli pubblicati negli ultimi fascicoli circa i dati statistici del Belgio, annunziamo che la relazione presentata dal Governatore sulla situazione della Banca Na­ zionale del Belgio all’ assemblea generale degli

azionisti annovera, pei suoi risultati, l’ esercizio 1906 fra le annate più prospere. Tuttavia, mal­ grado l’ attività degli affari, il saggio dello sconto non si è scostato da! 4 '/z Per cento; ma questa modicità relativa delle condizioni del credito non ha eliminato ogni difficoltà alla conservazione del- l’ incasso nel livello normale, e il premio del cam­ bio su Parigi si è fino elevato al 4 ’ /a per cento, permettendo alla speculazione di stabilire una corrente di numerario assai favorevole al Belgio.

(9)

30 giugno 1907 U ECONOMISTA 409

Le operazioni dei conti correnti speciali hanno dato luogo a un movimento totale di 24 miliardi e 344 milioni; la media dei saldi è stata di fr. 68,817,000.

Durante l’esercizio sono stati scontati 4,388,858 effetti sul Belgio per 3.405,998,103 fr., e 21,634 effetti sull’ estero per 849,518,706 franchi.

Al 31 dicembre 1906 il portafoglio si ele­ vava a 597,370,467 fr., di cui 144,911,070 fr. in effetti sull’ estero.

La scadenza media degli effetti scontati è stata di 44 giorni. I titolari di conti correnti hanno inoltre rimesso all’ incasso 464,777 effetti per 11,658,362 franchi.

Le anticipazioni su pegno di fondi pubblici, effettuate durante 1’ anno, si sono elevate a fran­ chi 251,132,468; il saldo alia fine d’esercizio era di 48,766,438 franchi. Il saggio dell’ interesse per questo genere di operazioni è rimasto fisso tutto l’ anno al 3 per cento.

I depositi volontari erano al 31 dicembre 7,663,753,746.

Il commercio italiano. Il movimento dei

nostri scambi coll’estero nei primi 4 mesi è stato il seguente :

Importazione

1907

Spiriti, ed olii Coloniali tabacchi Prodotti chimici med. Colori generi per concia Canapa, lino

Cotone

Lana crino, peli Seta Legno e paglia Carta e libri Pelli Minerali, metalli Veicoli

Pietre, terre e cristalli Gomma elastica Cereali farine e paste Animali e spoglie anim. Oggetti diversi L ir e 10,707,586 18,017,512 42,221,837 12,527,151 20,872,520 136,929,958 51,463,754 75,590,178 37,468,689 16,205,356 37,429,197 207,530,555 15,888,960 101,990,694 10,587,620 111,313,122 53,496,629 11,857,297 -1-D ifle re n z a s u l 1906 L ir e 2,273,166 — 1,226,480 + 6,805,979 + 1,754,998 547,712 -t- 28,700.822 + 12,492,404 + 9,152,595 2,980,621 + 2,745,761 + 4,199,755 64,219,680 + + 9,150,514 + 4,213,595 + 1,128.170 199^946 + 11,176,246 + 3,914,935

Il movimento totale delle casse, in riscos­ sioni e pagamenti, è stato di 34 miliardi e 245 milioni.

Come si vede la importazione è stata in au­ mento di L. 162,915,802 e la esportazione in di­ minuzione di L. 17,237,435.

Dalle suddette cifre sono esclusi l’oro e le monete, importati per L. 32,735,000 ed esportati per 1,722,900 con un aumento di 19,492,700 al­ l’ entrata e una diminuzione di 1,010,700 al- l’ uscita.

I principali aumenti all’ importazione sono i seguenti in cifra tonda :

Minerali, metalli, macchine + 64,090,009

Cotone greggio + 29,099,009

Lana, crino + 12,590.090

Animali e loro spoglie + 11,200,1X10

Seta - f 9,109,0, XI Veicoli + 9,050,000 Prodotti chimici + 7,090,000 Pelli +■ 4,000,000 Legname da costruzione + 3,000,000 Grano -1- 2,090,000

Sono in dim inuzione all’entrata

Granturco ____ 4,109,090 Cavalli — 3,009,1.00 Indaco in foglie — 2,000,0 K> Carbon fossile — 2,000.000 Olio d ’oliva — 2,090, (XX) Juta greggia — 1.000,000 Generi medicinali — 1,100,009 Grassi — 1,0 ».009 Automobili — 1,000, (xxi

La discesa delle esportazioni, che per effetto di compensazioni diverse si concreta nella indi­ cata cifra di 17 milioni, è dovuta principalmente in cifra tonda : Seta — 80,000,000 Olio d’oliva — 8,000,000 Uova — 7,(»9,000 Minerali e metalli — 5,500,000 Porci — 3,000,000 Tartaro greggio — 2,109,(XX)

Canapa greggia — 2,0<X>,Oil0

Zolfo — 2,01X1,0 X)

e per somme minori gli ortaggi freschi, il som- macco, le pelli crude ecc.

Sono invece in aumento all’ uscita :

Totale 973,628,565 Esportazione

Spiriti, ed olii Coloniali e tabacchi Prodotti chimici med. Colori generi per concia Canapa, lino

Cotone

Lana, crino peli Seta Legno e paglia Carta e libri Pelli Minerali, metalli Veicoli

Pietre, terre e cristalli Gomma elastica Cereali, farine e paste Animali e spoglie anim. Oggetti diversi 1907 L ir e 44,781,29 i 2,183,971 22,244,615 2,350,564 25,634,124 43,399,044 10,653,445 201,639,406 18,686,089 7,813,476 13,292, ia ) 16,384,237 6.315,150 22,293.684 2,567,915 76,804,946 56,901.037 191,609,61 + + + 896,503 1,160,511 3,956,441 201,400 29,677,096 1,418,301 652,711 584,280 — 5,403,022 -t- 3,422,140 — 676,717 — 550,345 4- 8,805,396 — 497,807 + 5,795,741 — 17,237.435

+ 162,915,802 Cereali, farine, pasteea

Formaggi ++

9,090,009 5,509,000

Differenza Cappelli di paglia 4,500,(XX)

sul 19J9 Automobili + 4,000,000

Lire Tessuti di cotone 4,000.000

— 1,828,160 Bovini + 2,500,000

+ 146,0«

1,657,523 Vino in botti + 2,000,000

e per quote minori i mobili di legno, i tessuti di lana, il vermouth, i liquori, l’acido tartarico, i libri, le mercerie, i lavori di gomma elastica, i filati di canapa, i sigari, la cioccolata ecc.

Ecco ora durante i 4 mesi il movimento commerciale-fra l’ Italia e i seguenti Stati:

(10)

410 L ’ ECONOMISTA 30 giugno 1907

Il commercio italo-franeese. — Diamo,

come al solito, i resultati mensili di questo com­ mercio, quali ci vengono comunicati dalla Camera di commercio italiana in Parigi:

Al 31 maggio 1907 gli scambi commerciali tra la Francia e l’ Italia furono a partire dal 1« gennaio franchi 184,720,000, di cui fr. 82,324,000 di prodotti italiani entrati in Francia e franchi 102.396.000 di prodotti francesi e prodotti d’ori­ gine extra-europea spediti in Italia.

Durante questi cinque primi mesi del 1907 gli scambi italiani aumentarono di franchi 3,498,000 sullo stesso periodo di tempo del 1906, e cioè un aumento in favore dei prodotti italiani di franchi 2.766.000 ed un aumento in favore dei prodotti francesi ed extra-europei di franchi 732,000.

In questi cinque mesi del 1907 molti dei pro­ dotti scambiati sono risultati in aumento, altri invece in ribasso; e perciò la suddetta Camera di commercio richiama specialmente l’attenzione degli esportatori italiani sui prodotti nazionali di cui ha constatato l’aumento, perchè di essi ne è in questo momento fatta maggior domanda dalla clientela francese; essi sono per ordine d’ impor­ tanza: canapa, uova, formaggi, burro, crusca e foraggi, riso, automobili, paglia di miglio, legumi secchi, pollame e piccioni vivi e morti, salumeria, spugne, frutta da tavola, essenze, marmi, piombo, mobili, e diverse altre merci di minore importanza.

Agli importatori italiani di prodotti francesi, vanno segnalate per contra le seguenti merci sulle quali è maggiormente marcato l’aumento: tessuti di seta e di borra di seta; pelli conciate, vini, rame, macchine, meccanismi ed utensili, baccalà, semi bachi da seta, essenza di trementina, pro­ dotti chimici, terraglie, porcellane e cristalli; fi­ lati, cinghie di trasmissione, legno comune, bestie da soma, semente, stracci, pietre e terre per arti e mestieri, ferro.

I prodotti d’origine extra-europea spediti di Francia in Italia, che presentano un aumento, sono: sete asiatiche, pelli greggie, caoutchouc e guttaperga.

II commercio della Spagna. — Il movi­

mento del commèrcio estero durante il primo tri­ mestre dell’anno corrente è stato di 233 milioni alle importazioni e di 217 alle esportazioni, me­ talli preziosi non compresi.

Nel 1906 questi capitoli figurano per 251 e 225 milioni rispettivamente. Si ha così una dimi­ nuzione di 18 milioni per le importazioni, di 12 per le esportazioni.

L ’importazione delle derrate alimentari, spe­ cialmente del grano (11 milioni in luogo di 38) è quella che specialmente abbassa il valore delle importazioni. Alla esportazione le materie prime sono in progresso : i prodotti fabbricati e le der­ rate alimentari sono in diminuzione.

Sarà però solo al principio del secondo se­ mestre del 1907 che si potrà utilmente paragonare i risultati dei due periodi e rendersi conto della nuova taritfa doganale spagnuola.

Il commercio della Persia. — Nel 1906

il commercio della Persia fu di 679,606,422 krani, dei quali 386,463,091 alle importazioni e 293,143,331 alle esportazioni.

Queste cifre segnano in confronto all’ anno precedente un aumento totale di 81,730,469 krani, di cui 36,548,478 alle importazioni e 45,181,991 alle esportazioni.

I maggiori valori si ebbero alle importazioni :

1955-1906 Difi', sul 1904-1905 Tessuti di cotone 125,740,815(krani) 177,596 Zucchero in pani 101,310,865 + 25,044,186 The 21,305,220 + 6,7(0,092 Tessuti di lana 9,800,028 899,225 Monete d’oro 9,84(3,405 + 4,700,490 Petrolio 7,200,474 2.854,271 Farine commestibili 5,891,718 + 2,932,552 E alla esportazione : 1905-1906 D i f f !sul 1904-1905

Cotone greggio 40,807,181(krani) + 1-,489,739 3,175,515 Pesci 39,281,975 -t-Tappeti di lana 37,504,167 + 8,054,556 Frutta 31,750,168 5,498,789 Riso ai,930,793 17,404,106 Bozzoli e cascami 13,576,358 + 639,806 Lana greggia 13,212 568 2,327,978 Pelle greggia 9,751,847 960,807

EMIGRAZIONE E COLONIZZAZIONE

Uno studio del R. Console Rocca (Emigrazione e Colonie) pubblicato dall’ Istituto coloniale italiano tratta tre importanti argomenti : Emigrazione umana, emigra­ zione' dei capitali, norme per una razionale coloniz­ zazione. Sul primo punto, l’Autore si dimostra fautore della emigrazione che però non va nè eccessivamente favorita nè eccessivamente incitata.

Vorrebbe che l’emigrazione fosse il più possibil­ mente variata e che il maggior numero di classi so­ ciali e professionali vi contribuisse, risparmiando cosi ai nuovi paesi lunghi e costosi noviziati, ed appor­ tando agli emigrati stessi vantaggi economici di gran lunga più ingenti di quelli che coll’esercizio dell’ arte loro avrebbero conseguito in patria.

D’altra parte, l’esperienza insegna che l ’emigra­ zione delle famiglie d ’agricoltori è, per le colonie, as­ sai più vantaggiosa di quella delle famiglie d’operai ; le prime trovano assai più rapidamente e facilmente un impiego, e, quando le circostanze siano loro favo­ revoli, arrivano assai più presto all’agiatezza. Gli agri­ coltori avranno infatti sempre a portata di mano lo strumento di produzione che è loro proprio: la terra, alle concessioni della quale essi, poi. trovano, general­ mente, le maggiori facilità da parte dei paesi transo­ ceanici, ancora cosi spopolati, verso cui emigrano.

La tendenza, che gli Stati hanno dimostrato per il passato a volere inceppare l’emigrazione, ancor oggi non è intieramente scomparsa. L ’Autore è, però, d ’opi­ nione che nello stato di avanzatissima civiltà dell’ Eu­ ropa contemporanea, l’astensione la più assoluta, ri­ guardo al diritto di emigrare, sia per lo Stato cosa doverosa, di qualunque natura possano essere le cause che originano l’emigrazione, la sviluppano e le possano perfino far prendere un carattere periodico e perma­ nente.

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’immigra-BO giugno 1907 L ’ ECONOMISTA 411

zione — i quali cercano frequentemente, specialmente nell’America meridionale, di attirare a sè forti correnti migratorie — possano offrire, ecc. limitandola solo — nei riguardi dell’età — alle più indispensabili esigenze richieste dalla difesa della patria, laddove esistano eser­ citi permanenti con forza fissa; e — facendo giusto atto d’imperio — sospendendola, o proibendola verso date regioni, quando motivi d’ ordine pubblico, od i più vitali interessi degli stessi emigranti impongono tale misura.

E’ necessario quindi, nell’interesse immediato, di­ retto dello Stato, ed anche in quello indiretto e con­ seguente dei paesi ai quali l ’emigrazione s’avvia — il cui sviluppo, il cui avvenire, la cui prosperità non possono che essere sorgenti di benefici d’ ogni genere per il progresso e pel benessere di tutto il mondo civile in avvenire — di lasciare la più ampia libertà ai mo­ vimenti migratori e di non mettere degli ostacoli arti­ ficiali al loro naturale sviluppo.

L ’Autore, esaminati poi i caratteri dell’emigrazione italiana, rileva che mentre è da augurarsi che, in un non lontano avvenire, lo sviluppo della popolazione d’ Italia sia meno intenso e più proporzionato al pro­ gressivo aumento della ricchezza e del benessere na­ zionale, ciò che varrà a diminuire l’enorme contingente dell’attuale emigrazione — e che l ’ emigrazione stessa ossa dirigersi, in parte almeno, a terre italiane, dob- iamo, frattanto, cercare di vederne i lati buoni, sani ed utili; ed essi non mancano. Non mancano nuclei, forti, civili, e compatti, di coloni italiani, che, in terra straniera, serbano vivissimo il culto della madre patria, della patria lingua, delle patrie costumanze. Non man- cono coraggiosi ed attivi industriali e professionisti, che, specialmente nelle lontane Americhe, hanno voluto e saputo crearsi floride ed invidiate situazioni econo­ miche.

Non va, infine, passato sotto silenzio il fatto che la massima parte di questi 500 mila emigranti invia annualmente dall’estero in Italia, una somma variante tra le 400 e le 750 lire, per ciascuno. Da questo dato è facile il dedurre che, quali possano essere le cause che la determinano, questa nostra formidabile emigrazione non può non produrre una favorevole influenza sulle condizioni finanziarie del nostro paese.

Il capitolo II dello studio, relativo all’emigrazione dei capitali, conclude così: Ci sembra di aver sufficien­ temente dimostrato come l ’ emigrazione degli uomini e dei capitali — tanto necessaria allo sviluppo delle colonie — esaminata in sè stessa, sia eminentemente utile; come essa non lascia alcun vuoto e nella popo­ lazione e nella ricchezza nazionale: come anzi al con­ trario, l’emigrazione umana, oltre ad essere un incen­ tivo all’aumento della popolazione, giovi immensamente al benessere e alla moralità generale, offrendo nuovi e svariati campi all’attività di individui, che nella madre patria sarebbero restati inattivi, o dannosi: come l’ im piego dei capitali nelle nuove terre giovi immensamente alla causa della civiltà, contribuendo ad agguagliare, con ogni sorta di opere pubbliche e private, paesi, or ora incolti e selvaggi, alle più avanzate nazioni, e come esso, infine, si rivolga ad accrescere di assai la ric­ chezza dei popoli europei, sotto forma di aumentati traffici, di forti interessi, di Vaste e potenti specula- zioni.

Nel capitolo III trattando della colonizzazione il Rocca scrive:

Ogni paese che vuol colonizzare dovrebbe dimnn- darsi, innanzi tutto, qual’ é il genere di colonie che meglio convenga alle risorse e alle tendenze della na­ zione. Un esame, anche superficiale, della storia delle colonie, ci fa vedere che esse si dividono in classi ben distinte fra loro, essenzialmente differenti l ’ una dal­ l’altra, e che esigono delle attitud.ni ben diverse dai popoli che vogliono appropriarsele. Gli autori moderni le riducono a tre: quelle di commercio, le agricoleo di popolamento, e le colonie così dette di piantagione, o d 'exploitation, come i francesi, con un nome più com­ prensivo le designano; differiscono queste ultime dalle seconde in quanto esse hanno un monopolio naturale di uno o più speciali prodotti.

Dopo esaminati i principi che la scienza e la pra­ tica suggeriscono, affinchè la fondazione e la prima età di una colonia siano feconde d’ utili risultati, lautore parla dell’assetto e dell’ordinamento che ad una società coloniale maggiormente convengono, dei doveri che incombono allo Stato colonizzatore verso questa sua prole e dei vantaggi che glie ne derivano.

Rileva che il commercio coloniale ha apportato in­

finiti vantaggi al benessere generale dei popoli e alla causa della civiltà, svoltasi sul mercato europeo, nuovi prodotti di scambio, producendo un ribasso notevole sulle mercanzie.

Grandissimi, poi, sono i vantaggi particolari che la madre patria ricava dall’attività commerciale della colonia; le somme che in essi sono investite — come osservammo par ando dell’ emigrazione dei capitali — sono suscettibili di fortissimi redditi, e così la ricchezza nazionale si trova aumentata coll’ aumento della rie chezza di molti dei proprietari restati nella madre pa­ tria. La comunanza di lingua, d’abitudini, di tradizioni dà alla metropoli una grande superiorità su tutte le altre nazioni, anche sotto il regime della più completa libertà commerciale. I coloni conservano lungamente i gusti e i costumi della madre patria; le loro relazioni con essa hanno un carattere d ’intimità che raramente si riscontra con gli altri popoli. Anche quando il le­ game politico è rotto, queste consuetudini di linguae di costumi permangono, e noi ne riscontriamo prova potentissima negli Stati Uniti che, emancipatisi da più di un secolo dal dominio inglese, non soltanto manten­ gono pur tuttavia inalterata la lingua della madre patria, ma combattono energicamente ogni tentativo di germanizzazione che dagli ognor numerosi coloni tedeschi, si è fatto, e si va facendo, in diversi stati dell’ Unione.

Ma i vantaggi procurati dalle colonie alla madre patrie non sono soltanto d ’ indole commerciale. Il Le roy-Beaulieu e il Merivale dimostrano benissimo come in esso si apra un campo infinito a tutte le attività d ’ indole intellettuale. Il numero ognor crescente dei liberi professionisti, l’invadente farragine di coloro che vanno a caccia d’un impiego di qualche risorsa, creano un gran numero di spostati nella madre patria, che potrebbero ben facilmente, invece, trovare nelle colonie il modo di crearsi delle buone posizioni sociali. Quindi gli stabilimenti coloniali vengono a giovare, non solo alle classi meno elevate, quali sono quelle degli agricoltori e degli operai, ma possono arrecare reali vantaggi anche alle classi medie della soc.età.

I principi democratici trovano nelle colonie sede e sviluppo naturale, giacché, per lo meno, al loro sorgere, la più perfetta uguaglianza regna fra i coloni, tutti egualmente preoccupati di raggiungere l ’agiatezza, la ricchezza, mediante il lavoro. Ad ogni modo, quelli che in seguito s’elevano sugli altri, hanno almeno un incontestabile superiorità, perocché ad una miglior po­ sizione essi sono giunti unicamente mediante l’attività e l’intelligenza.

Per quanto la madre patria abbia fatto, onde as­ sicurarne il benessere e la prosperità, viene, però un giorno in cui la colonia reclama la sua indipendenza. Quando essa è adulta, quando il lavoro rude della sua popolazione, per assicurarsi una posizione, è cessato, oppure affievolito, quando — legge necessaria d’ ogni società una parte degli abitanti, s’è elevat i sull’altra per ricchezza, intelligenza, cultura, la colonia sente il bisogno d ’occuparsi essa stessa delle cose sue. Le pre­ rogative politiche, parlamentari, che, ai primi coloni, intenti solo a crearsi un benessere materiale, sembra­ vano cose quasi di lusso e proprie delle società da loro abbandonate, cominciano a sembrarselo indispensabili ; la colonia, assu?’ta ad una certa potenza e prosperità materiale, sente anche la propria potenza morale, se ne preoccupa, vuole essa stessa regolarla ed aumen­ tarla, e non trova, quindi, più naturale che la madre patria s’ intrometta nella sua amministrazione, che funzionari da essa inviatile, in generale meno esperti dei suoi cittadini, sieno preposti al suo Governo, e re­ clama la propria libertà, la propria indipendenza.

Una buona politica di una nazione colonizzatrice deve far si che quest’ emancip izione della sua tutela — nell’ interesse suo e della colonia — avvenga gra­ dualmente, mediante concessioni di più in più mag­ giori. a seconda dello sviluppo delle attività e delle aspirazioni della colon a stessa, fino al punto in cui essa, quale frutto, non si stacchi dall’ albero che gli dette vita, giunto che sia a completa maturità.

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