• Non ci sono risultati.

THE MULTILINGUAL CHALLENGE.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "THE MULTILINGUAL CHALLENGE."

Copied!
127
0
0

Testo completo

(1)

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di studi linguistici e culturali

Corso di Laurea Magistrale in

LINGUE, CULTURE, COMUNICAZIONE

THE MULTILINGUAL CHALLENGE.

Rappresentare e Tradurre il Multilinguismo nelle Serie TV

Prova finale di:

Silvia Salis Relatore:

Chiar.ma Prof.ssa Gillian Mansfield

Correlatore

Chiar.ma Prof.ssa Micòl Beseghi

Anno Accademico 2015/2016

(2)
(3)

RIASSUNTO

Lo sviluppo e la diffusione di fenomeni quali la globalizzazione hanno reso il mondo contemporaneo un luogo culturalmente variegato, di cui il multilinguismo è senza dubbio un tratto distintivo. Questo aspetto viene costantemente riprodotto dalle produzioni cinematografiche e televisive più recenti; infatti, sempre più film e serie TV propongono agli spettatori ambientazioni multiculturali, personaggi provenienti da paesi diversi e che parlano lingue diverse, attirando quindi l'attenzione degli studiosi dell'ambito della traduzione audiovisiva. Infatti, il multilinguismo si configura come un potenziale ostacolo per i traduttori, sia nel contesto della sottotitolazione che in quello del doppiaggio. In particolare, nel caso delle serie TV le difficoltà aumentano per ragioni legate alla natura del prodotto in questione, quali la serialità, che richiede continuità nelle scelte traduttive applicate a partire dal primo episodio fino alla fine. Dopo aver brevemente introdotto i principali studi sul multilinguismo e approfondito il tema nel contesto della traduzione audiovisiva, questa tesi prende in esame un corpus di quattro serie TV accomunate dalla loro recente produzione (tra il 2013 e il 2015) e dalla presenza di personaggi multilingui e situazioni di contatto linguistico non fini a se stesse, ma che assumono un ruolo ben specifico nella narrazione. Le versioni originali e doppiate in italiano Orphan Black (2013 - presente), Jane the Virgin (2014 - presente), Fresh Off the Boat (2015 - presente) e Narcos (2015 - presente) vengono quindi analizzate nella loro individualità con lo scopo di identificare il modo in cui il multilinguismo viene rappresentato e trattato in fase di traduzione per il doppiaggio e determinare la presenza di una eventuale linea comune nelle scelte traduttive applicate.

(4)
(5)

ABSTRACT

The development and spread of phenomena such as globalisation made the world a culturally diverse place, of which multilingualism is undoubtedly a distinctive trait. This aspect is often portrayed in cinematographic and television prouctions; indeed, more and more films and TV series provide the audience with multicultural settings and characters coming from different countries who speak different languages. Multilingualism represents a potential obstacle for translators, both with reference to subtitling and dubbing. In particular, difficulties increase in the case of TV series for reasons related to their distinctive characteristics such as seriality, which requires continuity in translation choices from the first episode onwards. After a brief introduction of the main studies on multilingualism focusing on the context of AVT, this dissertation examines a corpus of four TV series linked by their recent production (between 2013 and 2015) and by the presence of multilingual characters and situations of linguistic contact which assume a very specific role in narration. The original and dubbed (into Italian) versions of Orphan Black (2013 - present), Jane the Virgin (2014 - present), Fresh Off the Boat (2015 - present) and Narcos (2015 - present) are analysed individually to identify the way in which multilingualism is portrayed and dealt with during translation in order to determine the presence of common translation strategies.

(6)
(7)

Indice

Introduzione ... 1

1. Il multilinguismo ... 5

1.1 Definire il multilinguismo ... 5

1.2 Il multilinguismo nei prodotti audiovisivi ... 8

1.2.1 Il multilinguismo nei film ... 8

1.2.2 Il multilinguismo nelle serie TV ... 16

2. Orphan Black ... 21

2.1 Il multilinguismo in Orphan Black: versione originale e doppiata a confronto ... 22

2.1.1 La versione originale ... 23

2.1.1.2 Tedesco ... 23

2.1.1.2 Ucraino ... 24

2.1.1.3 Francese... 26

2.1.1.4 Portoghese ... 27

2.1.1.5 Spagnolo ... 28

2.1.1.6 Coreano ... 29

2.1.1.7 Italiano... 29

2.1.1.8 Varietà dell'inglese ... 29

2.1.2 La versione doppiata in Italiano ... 31

2.1.2.1 Tedesco ... 31

2.1.2.2 Ucraino ... 32

2.1.2.3 Francese... 34

2.1.2.4 Portoghese ... 35

2.1.2.5 Spagnolo ... 37

2.1.2.6 Coreano ... 37

2.1.2.7 Italiano... 37

2.1.2.8 Varietà dell'inglese ... 38

2.1.3 Difficoltà traduttive e soluzioni adottate ... 38

3. Jane the Virgin ... 43

3.1 Multilinguismo in Jane the Virgin: versione originale e doppiata a confronto ... 44

3.1.1 La versione originale ... 45

(8)

3.1.1.1 Spagnolo ... 45

3.1.1.2 Ceco... 50

3.1.1.3 Tedesco ... 52

3.1.1.4 Italiano... 53

3.1.2 La versione doppiata in italiano ... 54

3.1.2.1 Spagnolo ... 55

3.1.2.2 Ceco... 57

3.1.2.3 Tedesco ... 58

3.1.2.4 Italiano... 59

3.1.2.5 Inglese ... 59

3.1.3 Difficoltà traduttive e soluzioni adottate ... 60

4. Fresh Off the Boat ... 65

4.1 Multilinguismo in Fresh Off the Boat: versione originale e doppiata a confronto... 66

4.1.1 La versione originale ... 69

4.1.1.1 Cinese ... 69

4.1.1.2 Spagnolo ... 74

4.1.1.3 Russo ... 75

4.1.1.4 Francese... 76

4.1.1.5 Indiano... 77

4.1.1.6 Italiano... 77

4.1.2 La versione doppiata in italiano ... 78

4.1.2.1 Cinese ... 78

4.1.2.2 Spagnolo ... 79

4.1.2.3 Russo ... 80

4.1.2.4 Francese... 80

4.1.2.5 Indiano... 81

4.1.2.6 Italiano... 81

4.1.3 Difficoltà traduttive e soluzioni adottate ... 82

5. Narcos ... 85

5.1 Multilinguismo in Narcos: versione originale e doppiata a confronto... 85

5.1.1 La versione originale ... 87

5.1.1.1 Spagnolo ... 88

5.1.1.2 Francese... 93

(9)

5.1.1.3 Tedesco ... 93

5.1.2 La versione doppiata in italiano ... 94

5.1.2.1 Spagnolo ... 95

5.1.2.2 Francese... 98

5.1.2.3 Tedesco ... 98

5.1.2.4 Inglese ... 99

5.1.3 Difficoltà traduttive e soluzioni adottate ... 100

Conclusioni ... 103

Bibliografia ... 115

(10)
(11)

1

Introduzione

Il presente elaborato si articola in cinque capitoli nel corso di quali viene proposta l'analisi di un corpus di quattro serie TV accomunate dalla recente produzione e dalla presenza del multilinguismo come elemento caratterizzante, nelle cui versioni originali la presenza di lingue diverse dall'inglese non è fine a se stessa, ma assume un ruolo specifico nella narrazione.

Il primo capitolo propone una breve introduzione al tema del multilinguismo, analizzandolo prima dal punto di vista della sua manifestazione negli atti comunicativi dei parlanti. Fin dall'inizio viene sottolineata la complessità di tale fenomeno, che si riflette persino sulla terminologia usata per definirlo. Successivamente, vengono illustrate le ricerche di studiosi che si sono concentrati sulle modalità secondo cui il multilinguismo si manifesta negli atti comunicativi degli individui, per poi passare agli studi riguardanti i prodotti audiovisivi. In particolare, si introducono il concetto di polyglot film e le modalità seguite per la rappresentazione del multilinguismo nei testi di finzione, in particolare nei prodotti audiovisivi, concentrandosi inoltre sulle funzioni che il multilinguismo assume e sulle difficoltà che può causare in fase di traduzione. Il capitolo si conclude con un'introduzione al genere della serie TV tracciandone la storia e le caratteristiche che lo hanno reso uno dei prodotti audiovisivi attualmente più diffusi e apprezzati dal pubblico. La loro popolarità e complessità in termini di tecniche narrative sono ciò che hanno portato a preferire le serie TV ad altri prodotti audiovisivi per l'analisi qui condotta.

I successivi quattro capitoli si concentrano su ognuna delle serie TV selezionate per lo studio, cioè Orphan Black (2013 - presente), Jane the Virgin (2014 - presente), Fresh Off the Boat (2015 - presente) e Narcos (2015 - presente). Il secondo capitolo riguarda quindi Orphan Black, che racconta la storia di Sarah, una giovane orfana che scopre di essere un clone oggetto di osservazioni scientifiche condotte a sua insaputa da un istituto di ricerca. Nella versione originale l'inglese è la lingua principale, ma sono presenti anche francese, tedesco, spagnolo, portoghese, ucraino, coreano e italiano. Il terzo capitolo verte su Jane the Virgin, in cui si racconta di Jane, che ha sempre seguito il consiglio della nonna di preservare la propria verginità fino al matrimonio ma rimane incinta a causa di un errore medico. Qui la lingua principale è l'inglese, ma i personaggi parlano anche spagnolo, ceco, tedesco e italiano. Il quarto capitolo riguarda Fresh Off the Boat, che osserva l'inserimento di una famiglia cinese di Taiwan nella comunità di Orlando, in Florida, dopo aver a lungo vissuto nella Chinatown

(12)

2

di Washington. Anche in questo caso la lingua principale è l'inglese, ma si incontrano anche altre lingue quali cinese, francese, spagnolo, italiano e russo. Infine, il quinto capitolo prende in esame Narcos, che propone la vera storia della lotta contro il narcotrafficante Pablo Escobar e il cartello di Medellín. Questa serie TV si differenzia dalle precedenti perché, sebbene l'inglese sia considerata la lingua principale della versione originale, si caratterizza per un uso alla pari di inglese e spagnolo. Inoltre, compaiono anche francese e tedesco. Nelle quattro serie TV selezionate il multilinguismo non è originato solo dal fatto che i personaggi parlano lingue diverse dall'inglese, ma anche dal fatto che questi parlano un inglese caratterizzato dalle peculiarità fonologiche tipiche della propria lingua madre. I quattro capitoli relativi all'analisi delle serie TV scelte seguono una struttura definita: dopo aver fornito alcune informazioni relative alla produzione e alla trama, vengono spiegate le ragioni a cui si deve la presenza del multilinguismo in ognuna di esse. L'analisi proposta si divide in tre sezioni: la prima riguardante la versione originale, la seconda riguardante la versione doppiata in italiano e la terza considera gli ostacoli alla traduzione legati alla presenza del multilinguismo nel prodotto. Le prime due sezioni si concentrano singolarmente su ogni lingua incontrata, spiegando il modo in cui esse sono rappresentate, mentre la terza evidenzia le problematiche traduttive mostrando non solo le scelte dei traduttori, ma anche il modo in cui queste influenzano la percezione del testo audiovisivo doppiato in italiano. L'analisi è supportata dalla presentazione di alcuni dialoghi significativi tratti da entrambe le versioni, selezionati e trascritti durante la visione degli episodi su Netflix e SkyGo senza il supporto di sottotitoli aggiuntivi a quelli già previsti, se presenti. I dialoghi sono presentati in forma scritta corredati da informazioni relative all'episodio e alla stagione della serie TV da cui sono tratti. A livello grafico si adottano alcune convenzioni per agevolare la comprensione degli esempi:

le porzioni di testo in inglese (nella versione originale) e in italiano (nella versione doppiata) sono presentate utilizzando caratteri normali, come il resto del testo;

le porzioni di testo in una lingua diversa dall'inglese (nella versione originale) o dall'italiano (nella versione doppiata) sono segnalate tramite l'uso del corsivo e trascritte, quando possibile. Se la trascrizione non è possibile, la lingua parlata dal personaggio viene semplicemente indicata tra parentesi tonde seguita dai relativi part- subtitles, se presenti;

i part-subtitles sono indicati tra parentesi quadre sia che accompagnino la trascrizione del dialogo, sia che essa non sia presente.

(13)

3

Infine, nel corso dell'analisi si ricorre alle seguenti abbreviazioni:

OB Orphan Black

JTV Jane the Virgin FOB Fresh Off the Boat

L1 lingua parlata dal pubblico del prodotto originale, cioè l'inglese

L2 lingua parlata dal pubblico della versione doppiata del prodotto, in questo caso l'italiano

L3 qualsiasi lingua diversa dalla L1 e dalla L2 impiegata in entrambe le versioni.

Il presente elaborato termina con un capitolo conclusivo che riassume tutte le informazioni raccolte sulla rappresentazione del multilinguismo nelle serie TV analizzate e sulle scelte effettuate in fase di traduzione, con lo scopo di evidenziare somiglianze e differenze tra le due versioni e di identificare un eventuale filo conduttore tra le strategie impiegate.

(14)

4

(15)

5

1. Il multilinguismo

Con l'avvento della globalizzazione e dei fenomeni a essa legati, quali l'immigrazione e la mobilità delle persone, si è verificato un aumento della ricchezza culturale del mondo che ha reso il multilinguismo una delle principali caratteristiche della contemporaneità. Nonostante la sua diffusione, la complessa natura del multilinguismo e i diversi approcci impiegati nei vari ambiti di ricerca di cui è oggetto di studio ne hanno resa difficile la definizione. In primo luogo, è importante sottolineare l'esistenza di pareri discordanti sulla terminologia da usare per riferirsi al multilinguismo, dovuti anche al fatto che questo fenomeno si manifesta sotto varie forme.

1.1 Definire il multilinguismo

Il multilinguismo è una caratteristica presente in molti esseri umani e si può manifestare sia sul piano individuale, sia sul piano sociale. Da qui sorge un primo ostacolo a livello terminologico: "multilinguismo" può considerarsi un termine comprensivo di entrambe le manifestazioni o è necessaria un'ulteriore distinzione? A tal proposito, l'Unione Europea stabilisce che il termine “multilinguismo si riferisce sia al fatto di parlare diverse lingue in un determinato ambito geografico che alla capacità di una persona di parlare più lingue”,1 mentre altri sostengono che sia necessario distinguere tra le due, preferendo espressioni quali plurilinguismo o individual multilingualism per indicare l'abilità di un soggetto di comunicare usando più di una lingua o di imparare più lingue, o le espressioni multilinguismo e societal multilingualism per indicare la situazione di certi paesi in cui sono più lingue a disposizione dei parlanti, anche se non sono necessariamente conosciute e usate da tutti coloro che vivono entro i confini dello stato. Un'ulteriore complicazione è data dal numero di lingue che devono essere usate affinché un individuo o una comunità di parlanti possano considerarsi multilingue, portando quindi alla distinzione tra monolinguismo, bilinguismo e multilinguismo: il primo termine si riferisce alla condizione di una persona con un'ottima padronanza della propria lingua nativa, il secondo si può definire come “the capacity to make alternate (and sometimes mixed) use of two languages”,2 e il terzo come

the ability to use three or more languages, either separately or in various degrees of code-mixing. There is no general agreement as to the degree of competence in each

1 http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_243_sum_it.pdf [ultimo accesso: 17/11/2016]

2 http://www.encyclopedia.com/social-sciences-and-law/education/education-terms-and- concepts/bilingualism#1O29BILINGUALISM [ultimo accesso: 19/11/2016]

(16)

6

language necessary before someone can be considered multilingual; according to some, a native-like fluency is necessary in at least three languages; according to others, different languages are used for different purposes, competence in each varying according to such factors as register, occupation and education.3

Sebbene possa sembrare che esistano definizioni ben precise, Aronin e Jessner4 sollevano la problematica del rapporto esistente tra multilinguismo e bilinguismo: i termini designano fondamentalmente lo stesso fenomeno o esistono differenze significative tra i due? Le due studiose sostengono che siano due fenomeni molto vicini tra loro, spesso sovrapposti, ma allo stesso tempo caratterizzati da sostanziali differenze che attribuiscono una maggiore complessità al multilinguismo, di cui il bilinguismo è una possibile manifestazione.

Un altro aspetto rilevante riguarda la variabilità dei fattori che entrano in gioco quando un soggetto comunica usando più di una lingua: motivazioni, scopi, funzioni e ruolo delle lingue coinvolte possono cambiare da un caso all'altro, così come la padronanza che il parlante ha delle lingue utilizzate e così via. Per esempio, in riferimento alla questione della padronanza della lingua, possono essere individuate tre principali linee di pensiero: ad un estremo si trovano le posizioni di Bloomfield5 e Braun,6 i quali sostengono che, affinché un individuo possa essere considerato multilingue, sia necessario avere una padronanza da madrelingua in tutte le lingue parlate, mentre all'altro estremo si trova la posizione di studiosi quali Edwards7 e Hall,8 secondo cui è sufficiente avere una minima conoscenza della lingua straniera. La posizione intermedia è sostenuta da McNamara,9 che considera multilingue

“anyone who possesses some proficiency in any of the four language skills (i.e. listening comprehension, speaking, reading, writing) in a language other than his/her mother tongue”.10 Charlotte Hoffman11 identifica le modalità attraverso cui si può manifestare il multilinguismo negli eventi comunicativi. Il primo fenomeno individuato è quello dell'interferenza (interference) involontaria della lingua madre (L1) sulle altre lingue parlate (L2). Tale interferenza può avvenire a diversi livelli, tra cui:

3http://www.encyclopedia.com/literature-and-arts/language-linguistics-and-literary-terms/language-and- linguistics/multilingual#multilingual [ultimo accesso: 19/11/2016]

4 Aronin, L. & Jessner, U. (2015). Understanding current multilingualism: What can the butterflies tell us? in Kramsch, C. & Jessner, U. (a cura di) The multilingual challenge. Berlin: De Gruyter. pp. 271 - 291.

5 Bloomfield, L. (1933). Language. London: George Allen & Unwin Ltd., p. 56

6 Braun, M. (1937). Beobachtungen zur frage der mehrsprachigkeit. Göttingische Gelehrte Anzeigen 4: 115–

130.

7 Edwards, J. (1994) Multilingualism. London: Routledge. p 55

8 Hall, A. R. (1952). Bilingualism and applied linguistics. Zeitschrift für Phonetik und allgemeine Sprachwissenschaft, p. 14

9 McNamara, J. (1967). Problems of Bilingualism. Journal of Social Issues, 23(2).

10 Bleichenbacher, L. (2008). Multilingualism in the movies: Hollywood characters and their language choices. Tübingen: Francke., p. 3

11 Hoffman, C. (1991) An introduction to bilingualism. London, New York: Longman. pp. 106-112.

(17)

7

fonologico: il sistema fonologico della L1 viene trasferito alla L2 in termini di accento, intonazione, ritmo e pronuncia dei suoni;

ortografico: l'interferenza avviene quando un soggetto utilizza le regole ortografiche della propria lingua nativa quando scrive nella L2;

lessicale: può avvenire a livello della parola o a livello semantico. Nel primo caso, il parlante usa una parola della L1 quando parla nella L2 adattandola foneticamente o morfologicamente alle regole della L2. Nel secondo caso il parlante estende il significato di una parola della L1 a una della L2. In entrambi i casi, ciò avviene perché il parante non trova la parola adatta da usare nel proprio discorso nella L2 e sceglie di sostituirla usando gli strumenti della L1;

grammaticale: il parlante applica le regole grammaticali della L1 alla L2 per quanto riguarda la struttura della frase, i pronomi, le preposizioni, i tempi verbali, ecc.

Il secondo fenomeno identificato dalla studiosa è quello del prestito linguistico (borrowing), che avviene quando un parlante decide di usare una parola della L1 nella L2 perché non conosce l'equivalente nella L2 o perché sente che tale parola possa esprimere le proprie idee in modo più preciso. Anche in questo caso si può distinguere tra due tipi di prestito, quello lessicale e quello grammaticale: il primo consiste nell'uso di parole dell'altra lingua, il secondo consiste nell'uso di strutture grammaticali tipiche dell'altra lingua. Il terzo fenomeno è quello delle creazioni individuali (individual creations), per cui un parlante inventa una parola nella L2 usando elementi provenienti da entrambe le lingue coinvolte nel processo, da non confondersi con i fenomeni sopracitati dell'interferenza e del prestito. Il quarto fenomeno è quello della mescolanza (mixing), che consiste nell'uso deliberato da parte del parlante di parole appartenenti a un'altra lingua all'interno di una stessa frase. Infine, l'autrice parla del code-switching, che definisce come “the alternate use of two languages or linguistic varieties within the same utterance or during the same conversation”.12 L'interferenza avviene all'interno della stessa conversazione, da una frase all'altra. Le ragioni per cui un parlante ricorre al code-switching possono essere di vario tipo; per esempio, il passaggio da un codice all'altro può avvenire perché il parlante si sente più a suo agio usando la propria lingua per parlare di determinati argomenti o perché ritiene che la propria lingua sia più adatta a esprimere determinati concetti o per fare citazioni, anche per aumentare la positività della percezione che gli altri possono avere. Hoffman individua inoltre tre tipi di code-switching:

12 Ibid., p. 110

(18)

8

tag-switching: il passaggio da un codice all'altro può riguardare le cosiddette tag, che in grammatica inglese sono delle frasi brevi usate alla fine di una frase/domanda per rafforzare o avere conferma di quanto detto;

intersentential switching: il passaggio da un codice all'altro avviene da una frase all'altra;

intrasentential switching: in questo caso l'alternanza dei codici avviene all'interno della stessa frase ed è chiamato anche code-mixing.

Oltre ad essere un fenomeno presente negli individui, il multilinguismo può caratterizzare varie tipologie testuali. Per esempio, in ambito letterario è stato a lungo un fenomeno marginale in quanto fino al XIX secolo il monolinguismo è stato predominante. Tuttavia, si sono potuti osservare vari esempi di opere multilingui in letteratura medievale, cortese, barocca e nel genere comico, ma è nel periodo modernista che si può constatare un uso estensivo del multilinguismo nella produzione letteraria di molti autori che combinano più lingue per cercare di rappresentare una visione cosmopolita del mondo o, come succede di frequente nelle opere postcoloniali, per esprimere il conflitto interiore vissuto dagli autori che si sentono divisi tra la propria cultura, rappresentata dalla propria lingua nativa, e la cultura dominante inglese, che imponeva l'uso dell'inglese sui colonizzati.

Pensando ad altre tipologie testuali, i prodotti proposti dai mezzi di comunicazione di massa si caratterizzano per la vasta presenza del multilinguismo, in particolare per quanto riguarda il cinema e la televisione, i cui prodotti tendono sempre più a rappresentare la realtà nel modo più fedele possibile, presentando elementi quali ambientazioni multiculturali e situazioni di contatto linguistico.

1.2 Il multilinguismo nei prodotti audiovisivi

1.2.1 Il multilinguismo nei film

Per molto tempo la produzione cinematografica è stata caratterizzata da situazioni di monolinguismo,13 ma questa tendenza è cambiata con il riconoscimento del multiculturalismo come una delle principali forze caratterizzanti il mondo e la società contemporanei, arrivando a considerare i prodotti audiovisivi come “the most apt medium to represent the richness and

13 Bleichenbacher, L. (2008). Multilingualism in the Movies. Hollywood Characters and Their Language Choices. Tübingen: Franke Verlag. p. 21

(19)

9

complexity of real-life multilingual realities”.14 Negli ultimi anni in particolare si è verificato un aumento della produzione di testi audiovisivi che introducono l'uso di due o più lingue per rappresentare realtà multiculturali e situazioni di contatto linguistico in modo realistico. La predominanza di questa caratteristica ha attirato l'attenzione di vari studiosi in ambito audiovisivo che hanno iniziato ad interessarsi al tema del multilinguismo sotto diversi punti di vista, per esempio López Delgado,15 Monti16 e Minutella17 hanno identificato le principali tecniche di traduzione disponibili per il trasferimento dei dialoghi multilingui e Cronin ha trattato il tema della visibilità della traduzione nei film multilingui. Sono inoltre presenti vari studi, tra cui quelli condotti da Beseghi18 e de Higes Andino,19 che dimostrano come la diversità linguistica e la variazione linguistica vengono gestite in fase di sottotitolazione e doppiaggio attraverso l'analisi di case studies. Tra i tanti studiosi del tema è inoltre necessario menzionare Chris Wahl,20 che ha proposto l'espressione polyglot film (film poliglotta, altrimenti noto come multilingual film21 o plurilinguistic film)22 per indicare un genere cinematografico tipicamente europeo in cui la presenza di più lingue non ha il solo scopo di rappresentare diverse nazionalità o permettere la comunicazione tra i personaggi, ma è anche centrale in termini di caratterizzazione e per scopi narrativi in quanto parte integrante del messaggio che il prodotto vuole comunicare al pubblico. Wahl identifica cinque sottogeneri che, in maniera differente, portano sullo schermo diverse situazioni di contatto linguistico:

fraternisation film (film di alleanza), globalisation film (film di globalizzazione), immigration o migration film (film di immigrazione o migrazione), colonial film (film coloniale) ed existential film (film esistenziale).

14 Ivi.

15 López Delgado, C. (2007). Las voces del otro: Estudio descriptivo de la traducción para el doblaje de películas multilingües. Unpublished MA dissertation. Granada: Universidad de Granada.

16 Monti, S. (2009). Codeswitching and multicultural identity in screen translation. In M. Freddi & M. Pavesi (Eds.), Analysing audiovisual dialogue: Linguistic and translational insights. Bologna: Clueb. (pp. 165–183).

17 Minutella, V. (2012). “You fancying your gora coach is okay with me”: Translating multilingual films for an Italian audience. In A. Remael, P. Orero, & M. Carroll (Eds.), Audiovisual translation and media accessibility at the crossroads. Amsterdam: Rodopi. (pp. 313 – 334).

18 Beseghi, M. (2010), “Fenomeni linguistici nella rappresentazione delle identità diasporiche nel film The Namesake”, in M. Bondi, G. Buonanno, C. Giacobazzi, M. D. Panforti (eds.) DiaLogos. Appartenenze multiple: prospettive interdisciplinari su immigrazione, multiculturalismo, esperienze cross-culturali.

Modena: Officina Edizioni.

19 de Higes-Andino, I. (2014). The translation of multilingual films: Modes, strategies, constraints and manipulation in the Spanish translations of It’s a Free World …. in Linguistica Antverpiensia, New Series.

Themes in Translation Studies, 13, 211–231.

20 Wahl, C. (2005). Discovering a genre: The polyglot film. Cinemascope 1: Translating the cinematic experience across cultures, pp. 1-8

21 Bartoll, E. (2006). Subtitling multilingual films. In M. Carroll, H. Gerzymisch-Arbogast & S. Nauert (eds.), MuTra 2006 – Audiovisual Translation Scenarios: Conference Proceedings.

22 Heiss, C. (2004). Dubbing multilingual films: A new challenge?. Meta: Translator’s Journal, 49(1), pp.

208-220

(20)

10

Di seguito si riportano le riflessioni di alcuni studiosi che hanno trattato il tema del multilinguismo in ambito audiovisivo, concentrandosi in particolar modo su come le lingue diverse dalla lingua di base del film originale vengono rappresentate e sulla funzione che queste assumono. In primo luogo, è importante citare lo studio di Corrius e Zabalbeascoa,23 i quali trattano l'argomento dal punto di vista puramente traduttivo, sottolineando che la presenza di più lingue in un testo audiovisivo comporta la necessità di rivedere la classica nozione di traduzione intesa come un semplice trasferimento di contenuti da una lingua all'altra. Corrius e Zabalbeascoa sostengono che oltre alla lingua del testo di partenza, che chiamano (L1), e alla lingua del testo di arrivo (L2) , esista una terza lingua (third language o L3) in cui convergono tutte le lingue parlate dai personaggi e questa è la terminologia adottata in questa tesi.

In Polylingualism as Reality and Translation as Mimesis (1981), Sternberg analizza come il multilinguismo viene rappresentato nei testi di finzione. In realtà, la sua idea non riguarda specificatamente i testi audiovisivi, ma può applicarsi anche a essi. La prima riflessione proposta riguarda la scelta di rappresentare o meno situazioni di diversità linguistica: nel primo caso si può ricorrere alla strategia detta referential restriction, che consiste nella limitazione della realtà rappresentata entro i confini di una singola comunità in modo che tutti parlino la stessa lingua, evitando di affrontare il problema della rappresentazione del contatto tra lingue diverse. Nel secondo caso, Sternberg individua due possibili estremi: vehicular matching e homogeneizing convention. La prima strategia prevede la rappresentazione della L3 ogni volta che il suo utilizzo sarebbe plausibile in un contesto reale, mentre la seconda, pur riconoscendo la presenza di variazioni linguistiche, considera la L3 un elemento irrilevante, di disturbo, optando quindi per la sostituzione di ogni lingua con la lingua base del testo. Tra questi due estremi si colloca il cosiddetto mimetic compromise, che comprende tutti i testi che tendono all'uno o all'altro approccio senza aderirvi totalmente.

Esistono quattro tipologie di mimetic compromise. La prima è la selective reproduction, che consiste nell'uso intermittente di frasi pronunciate in una lingua diversa da quella di base. Ciò può accadere con esclamazioni, formule di saluto, canzoni o scene in cui la L3 costituisce un rumore di sottofondo. Con verbal transposition si indica l'interferenza linguistica causata da manifestazioni di code-mixing o dalla sovrapposizione dei due sistemi linguistici in termini fonetici, di strutture sintattiche o, per esempio, nel caso della traduzione letterale di

23 Corrius, M. & Zabalbeascoa, P. (2011). Language variation in source texts and their translations. The case of L3 in film translation. Target, 23(1), pp. 113-130

(21)

11

un'espressione idiomatica. Conceptual reflection crea situazioni di multilinguismo agendo sulle forme verbali della lingua straniera, bensì su ciò che Sternberg chiama “the underlying socio-cultural norms, semantic mapping of reality, and distinctive referential range, segmentations and hierarchies”,24 sfruttando quindi elementi culturali quali realia, modi di rivolgersi, atteggiamenti, interessi o altre caratteristiche paralinguistiche quali la gestualità tipici di una data cultura. L'ultima strategia è detta referential restriction e consente di ridurre al minimo la presenza di più lingue, confinando la realtà rappresentata entro una comunità in cui solo una lingua principale viene parlata, cioè quella del presunto pubblico.

Un altro studio rilevante è quello condotto da Kozloff25 che, seppur brevemente, tratta la problematica della rappresentazione del contatto tra più lingue, siano esse effettivamente lingue straniere, dialetti o varietà gergali, identificando due principali funzioni per giustificarne la presenza: la funzione di aderenza al reale e la funzione narrativa. Per quanto riguarda la loro rappresentazione nel cinema statunitense, Kozloff sottolinea che quando un personaggio dovrebbe parlare una lingua diversa dall'inglese

the most realistic strategy would be to have such characters speak freely in their native languages, but strict realism always loses out to the other demands of film speech.

Thus, the foreign dialogue is generally minimized, and its import is nearly always made clear by context, cognates, or by having a bilingual character handily present to provide a translation.26

Kozloff evidenzia quindi la tendenza a ridurre il più possibile la presenza di altre lingue, che possono essere percepite dal pubblico tramite il contesto, parole imparentate o introducendo un personaggio bilingue che possa fungere da traduttore. Quando non è possibile ridurre la presenza di dialoghi parlati in lingue diverse dall'inglese, per esempio se tali lingue svolgono una particolare funzione nel testo, si procede con l'uso di un inglese “spiced with some of the accent and idioms of the original language to foreground the fact that the characters are foreign”27 per esprimere ciò che dovrebbe essere detto usando la L3. È inoltre possibile decidere di usare lingue diverse dall'inglese e integrare sottotitoli per rendere accessibili al pubblico queste porzioni di dialogo.

Infine, Multilingualism in the Movies di Lucas Bleichenbacher può considerarsi il più esaustivo in quanto non solo riprende le teorie precedentemente esposte da altri studiosi del campo, ma propone anche una serie di conclusioni tratte dall'analisi di film di vario genere

24 Sternberg, M. (1981). Polylingualism as Reality and Translation as Mimesis. Poetics Today, 2(4), p. 230

25 Kozloff, S. (2000). Overhearing Film Dialogue. Berkely: University of California Press

26 Ibid., p. 80

27 Ivi.

(22)

12

risalenti al periodo compreso tra il 1984 e il 2003, con lo scopo di offrire un quadro più completo sulla questione della rappresentazione del contatto linguistico sullo schermo. In primo luogo, Bleichenbacher categorizza le possibili funzioni assunte dalla L3 nel contesto filmico, distinguendo tra:

realism (realismo): il multilinguismo è funzionale alla rappresentazione di una situazione di contatto linguistico nel modo più realistico possibile, per esempio i personaggi parlano una certa lingua quando gli eventi della narrazione hanno luogo in un determinato paese;

social criticism (critica sociale): ogni deviazione dalla lingua standard o di base è motivata da fattori narrativi e ideologici;

humor (umorismo): le varietà diatopiche, le lingue straniere e gli accenti (anche quelli simulati) sono spesso usati per creare un effetto comico;

characterization and stereotyping (caratterizzazione e stereotipazione): sebbene possa portare alla creazione di personaggi stereotipati o avvolti da un'aura di negatività, la lingua è un elemento fondamentale nella caratterizzazione dei personaggio. Si parla di negatività perché, come sottolineato da Bleichenbacher, coloro che parlano come prima lingua una lingua diversa dall'inglese “are more likely to be negative, less powerful, and less significant characters than speakers of English as a first language”28 o sono comunque dipinti come “incompetent speakers of English as a second language”.29

Per quanto riguarda le ragioni narrative che portano i personaggi di un prodotto audiovisivo a trovarsi in situazioni di contatto linguistico, Bleichenbacher identifica “(1) migration, (2) tourism, (3) cross-border crime, terrorism, and their prevention and (4) international conflicts (war, occupation, but also diplomacy)”30. Per quanto possa sembrare banale, così come nella vita reale, anche nei film le persone si spostano da un paese all'altro e interagiscono con persone di culture e lingue diverse dalla propria per ragioni legate al turismo o anche perché si trovano nella condizione di doversi trasferire ed inserire in nuovi posti, sia per motivi personali che per motivi di lavoro. Un altro elemento che si dimostra tra i più adatti alla creazione di situazioni di contatto linguistico è senza dubbio quello della criminalità, soprattutto nei casi in cui più di uno stato fa da sfondo ad azioni criminali, come i traffici internazionali e il terrorismo. Lo stesso vale per film che trattano i conflitti internazionali, in

28Bleichenbacher, L. (2008). Multilingualism in the Movies. Hollywood Characters and Their Language Choices. Tübingen: Franke Verlag. p. 93

29Ibid., p. 94

(23)

13

cui “the reason for language contact is political, in the form of negotiations between state leaders and diplomats, but also of brutal encounters on battlefields”.31 In riferimento al modo in cui la L3 viene trattata nei prodotti audiovisivi, Bleichenbacher parte dall'idea che “the language the viewer hears is essentially the wrong one”,32 cioè qualsiasi lingua che i personaggi parlerebbero naturalmente oltre alla lingua di base del prodotto non è di fatto presente nel testo audiovisivo presentato al pubblico.

Bleichenbacher sostiene che la L3 possa essere o non essere rappresentata tramite le replacement strategies proposte da Mareš: eliminaton, signalization, evocation. La prima strategia è quella dell'eliminazione (elimination), che consiste nel cancellare qualsiasi elemento linguistico che possa suggerire la presenza della lingua o delle lingue diverse da quella di base del film. In questo caso, la L3 viene solitamente sostituita con informazioni di carattere extralinguistico in modo da consentire agli spettatori di rendersi conto che un'altra lingua verrebbe naturalmente parlata in un determinato contesto. Ciò può avvenire, per esempio, tramite l'uso di titoli sovraimpressi per citare luoghi geografici o mostrando monumenti facilmente riconoscibili dal pubblico. Un'altra strategia è quella della segnalazione della lingua (signalization), secondo cui, di nuovo, la L3 non viene rappresentata nel testo ma semplicemente nominata per far capire che il personaggio, in realtà, parla quella determinata lingua. Secondo Bleichenbacher per rappresentare la L3 è necessario ricorrere alla strategia dell'evocazione (evocation), che consiste nell'impiegare una varietà della lingua di base, introducendo elementi della L3 sul piano fonologico (tramite l'uso di particolari accenti) o sul piano lessicale (attraverso il passaggio a un'altra lingua per certe parole o frasi, cioè tramite il code-switching e il code-mixing). Il personaggio multilingue parla quindi una interlanguage, cioè una lingua tipicamente sviluppata da chi è in fase di apprendimento linguistico e mostra caratteristiche della propria L1 unitamente a quelle della L2, oppure tende a generalizzare le regole grammaticali della L2.

Sempre al fine di avvicinarsi il più possibile a una situazione di realismo linguistico, si può scegliere di rappresentare la L3 in modo parziale, sostituendola nelle conversazioni che forniscono informazioni necessarie alla comprensione della storia e mantenendola quando utilizzata in contesti non rilevanti o in frasi comprensibili. Tuttavia, i prodotti audiovisivi più recenti si spingono ancora oltre, sfidando il pubblico e mettendolo a confronto con realtà fittizie sempre più complesse dal punto di vista linguistico, scegliendo di rappresentare la L3

30 Ibid., p. 44

31Ibid., p. 47

32Ibid., p. 55

(24)

14

ogni volta che questa sarebbe naturalmente parlata nella realtà. In questo caso è necessario trovare un modo per rendere tali conversazioni accessibili al pubblico, per esempio adottando la tecnica del part-subtitling, che O'Sullivan definisce come una “strategy for making a film shot in two or more languages accessible to viewers”, specificando che

unlike conventional subtitles are appended to part of the dialogue only, are planned from an early stage in the film's production, and are aimed at the film's primary language audience. Such films have no “original”, unsubtitled version, but will partially be subtitled for all audiences.33

Sebbene si possa pensare che i part-subtitles siano semplici sottotitoli, O'Sullivan spiega che in realtà esistono differenze in termini di concezione degli stessi e in riferimento al modo in cui vengono usati, in quanto sono programmati fin dall'inizio della produzione e sono pensati per rendere comprensibile il dialogo agli utenti della prima lingua del film.

La forte presenza del multilinguismo nel contesto audiovisivo ha richiesto una maggiore attenzione a questo fenomeno anche nell'ambito degli studi sulla traduzione audiovisiva. Il primo aspetto da chiarire in merito a ciò è che la traduzione, in questo caso, non è più assimilabile all'idea tradizionale secondo cui il processo traduttivo coinvolgerebbe solo due lingue, quella del testo di partenza e quella parlata dal pubblico di arrivo, in quanto non è a questo che corrisponde la realtà del film: come già spiegato, Corrius e Zabalbeascoa sostengono che oltre alla lingua del testo di partenza, che chiamano (L1), e alla lingua del testo di arrivo (L2), esista una terza lingua (third language o L3) in cui convergono tutte le lingue parlate dai personaggi.

A livello traduttivo, la prima scelta da fare riguarda ciò che da sempre divide traduttori e spettatori: doppiaggio o sottotitolazione? Secondo O'Sullivan “both dubbing and subtitling are problematic in different ways”34 ed offre una panoramica sulle due strategie spiegando i relativi vantaggi e svantaggi. Per quanto riguarda la sottotitolazione, spiega che si tratta di una forma di traduzione parziale che non solo elimina “markers of interpersonal relationships, gestural language, tag questions, repetitions and exclamations”,35 ma presenta particolari difficoltà nella rappresentazione delle variazioni diatopiche, diastratiche, diafasiche e delle

“multiple natural languages coexisting within a single film”.36 La studiosa sottolinea che il

33 O’Sullivan, C. (2007). Multilingualism at the multiplex: a new audience for screen translation?. In A.

Remael & J. Neves (eds.), A tool for social integration? Audiovisual translation from different angles.

Linguistica Antverpiensia, New Series – Themes in Translation Studies, 6, p. 81

34O'Sullivan, C. (2011). Translating Popular Film. Hampshire: Palgrave Macmillan. p. 180

35 Ibid., p. 189

36Ivi.

(25)

15

problema principale della sottotitolazione applicata ai film multilingui è che questa tecnica

“offers limited means for distinguishing between different source languages”;37 di conseguenza le soluzioni adottate possono essere di vario tipo, considerando che generalmente tutte le lingue presenti convergono nell'uso della sola lingua del pubblico di arrivo. Gli esempi di code-switching sono molto rari, così come i tentativi di riprodurre graficamente l'interferenza della L3 nella lingua di arrivo, mentre è più frequente trovare esempi di code-mixing o l'esplicitazione diretta della lingua che dovrebbe essere parlata attraverso l'aggiunta di un'indicazione scritta tra parentesi prima della battuta. Si può inoltre scegliere di usare il corsivo per mettere in evidenza le parole pronunciate in altre lingue o di non fornire sottotitoli per queste parti, consentendo al pubblico di individuare le variazioni linguistiche solo sul piano fonologico. Più in generale, si può affermare che l'uso dei sottotitoli porti a rispettare maggiormente il testo di arrivo in quanto strategia foreignising che agisce tramite l'aggiunta di una traduzione fornita su un canale diverso da quello uditivo, senza modificare il testo originale. Tuttavia, risulterebbe comunque svantaggioso soprattutto quando le lingue parlate nell'originale sono totalmente sconosciute al pubblico destinatario, ostacolandolo quindi nel seguire la narrazione in modo agevole.

Per questo e altri motivi, per molti paesi il doppiaggio rimane la strategia traduttiva prediletta sebbene il suo essere domesticating porti all'eliminazione del suono delle voci straniere, cancellando o riducendo la coesistenza delle varie lingue presenti nella versione originale.38 O'Sullivan sottolinea inoltre che il doppiaggio “can take advantage of the inaudibility of the source dialogue to rewrite and more or less adapt the source dialogue”.39 Lo studio già citato di Corrius e Zabalbeascoa propone un resoconto sulle varie modalità impiegate in fase di doppiaggio per gestire la L3. In primo luogo, i due studiosi spiegano che la L3 può essere una lingua parlata (da uno o più personaggi o trasmessa, per esempio, tramite una canzone) oppure scritta (trasmessa attraverso la presenza di cartelli stradali, giornali, email, ecc.), distinguendo successivamente tra la possibilità di trovarsi di fronte a una lingua inventata o naturale. Nel caso delle lingue inventate, il traduttore può scegliere di mantenere la stessa lingua inventata anche nel testo di arrivo, soprattutto se questa non è strettamente basata sulla L1, oppure utilizzarne una diversa. Nel caso delle lingue naturali si possono verificare varie situazioni:40

37Ibid., p. 190

38 Ibid., p. 180

39 Ibid., p. 188

40 Corrius, M. & Zabalbeascoa, P. (2011). Language variation in source texts and their translations. The case of L3 in film translation. Target I, 23(1), pp. 119-120.

(26)

16

la L3 del testo di origine coincide con la L2. In questo caso è difficile, se non impossibile, mantenere il multilinguismo perché gli elementi percepiti come

“stranieri” dal pubblico del testo originale sono al contrario familiari al pubblico del testo di arrivo, perciò la diversità linguistica tende a sparire nella maggior parte dei casi, anche se è possibile mantenerne l'idea tramite diverse strategie di compensazione (per esempio, parlare della lingua in questione);

la L3 del testo di arrivo è la stessa del testo di partenza. In questo caso la L3 resta invariata e viene trasferita al testo di arrivo, sebbene le sue funzioni, le sue caratteristiche e le parole attraverso cui si manifesta possano cambiare in base a ciò che il traduttore ritiene necessario affinché il testo di arrivo risulti attendibile nel ricreare la relazione esistente nel testo originale tra la L1 e la L3;

la L3 del testo di arrivo coincide con la L1. Ciò può succedere, per esempio quando la L3, coincidendo con la L2, viene sostituita nel testo di arrivo con la L1 o ogni volta che il traduttore la ritiene una scelta migliore per mantenere le stesse caratteristiche del testo di partenza;

la L3 del testo di arrivo non coincide con nessuna delle altre lingue coinvolte nel testo di origine e nel testo di arrivo. Questo accade, per esempio, quando il traduttore ritiene che una lingua diversa dalla L3 del testo di origine sia più adatta alla rappresentazione della stessa relazione esistente tra la L1 e la L3 del testo di origine;

la L3 non è presente nel testo di arrivo. Ciò accade quando i segmenti di L3 del testo di origine sono eliminati nel processo di traduzione, portando così ad una standardizzazione del testo di arrivo.

Risulta evidente che la varietà di soluzioni a disposizione dei traduttori per rendere la L3 nel doppiaggio sia molto ampia e che queste spesso richiedano un certo livello di creatività e capacità di rielaborazione del testo originale.

1.2.2 Il multilinguismo nelle serie TV

Tutto quanto illustrato finora riguarda la produzione cinematografica, ma è applicabile anche al contesto televisivo. La reputazione negativa della televisione è risaputa: molti sostengono che sia dannosa per la salute fisica e psichica degli spettatori, non solo perché guardare la televisione è un'attività sedentaria, ma anche perché propone contenuti violenti o volgari, meglio noti come “programmi spazzatura”. In realtà, si tratta di una generalizzazione che non considera l'altrettanto vasta offerta di programmi di qualità come quelli di attualità, i

(27)

17

documentari o le serie TV. Queste ultime in particolare hanno contribuito alla creazione di un nuovo concetto di televisione e di pubblico grazie al fatto che propongono contenuti intelligenti, che fanno riflettere, motivo per cui spesso sono studiate ad hoc per un certo tipo di spettatori, contrastando quindi la precedente tendenza ad attirare quante più persone possibili.

Sebbene si parli di recente diffusione delle serie TV, la narrativa seriale è in realtà molto antica e risale all'epoca Vittoriana, periodo in cui compaiono i primi romanzi pubblicati in forma di installments su riviste e giornali,41 pratica diffusa anche in Francia e in Italia con i rispettivi feuilleton e romanzo d'appendice. La caratteristica comune a questo tipo di pubblicazioni è la volontà dell'autore di rappresentare la realtà in modo fedele attraverso la narrazione di vicende lunghe e complesse che suscitino la curiosità dei lettori, invogliandoli a leggere l'episodio successivo. Anche nel contesto cinematografico si tratta di una pratica piuttosto consolidata: i primi film con una struttura episodica, interrotti nei momenti di maggiore suspense, risalgono al periodo intorno al 1910.42 Si tratta principalmente di storie d'azione o avventura, che spesso vengono interrotte nel momento in cui il protagonista si trova in una situazione di pericolo, per esempio appeso a una roccia o a un edificio rischiando di cadere nel vuoto: da qui deriva la nota espressione cliffhanger, usata proprio per indicare il modo in cui finiscono questi episodi. Durante il XX secolo questa tipologia narrativa si è diffusa ulteriormente grazie alla radio e alla televisione, che consentivano di raggiungere tantissimi spettatori contenendo i costi.

Tutti sanno cosa si intende con “serie TV” ma, in realtà, esiste grande incertezza per quanto riguarda la terminologia. In primo luogo, molti studiosi distinguono tra, usando la terminologia inglese, serial e series (serie). L'Oxford Dictionary of English definisce il serial come “a story or play appearing in regular instalments on television or radio or in a magazine”, e series come “a set or sequence of related television or radio programmes”. Il serial sarebbe quindi una narrazione divisa in un certo numero di frammenti non conclusivi, concatenati al segmento precedente e successivo. Può essere in forma continua, come le soap opera (lunghe narrazioni che rimandano la conclusione) o le telenovelas (lunghe narrazioni che arrivano a una conclusione), o in forma di miniserial, cioè una serie di pochi segmenti trasmessi in un breve periodo di tempo. Con series si indica un prodotto composto da un certo numero di episodi che hanno una conclusione interna, come le serie antologiche, le sit-com o

41Law, G.,(2000). Serializing Fiction in the Victorian Press. New York & Hampshire, UK: Palgrave. p. 13.

42 Bordwell, D., Thompson, K. (2004) Storia del cinema e dei film. Dalle origini a oggi., Milano: Il Castoro

(28)

18

le serie più in generale. Le prime sono serie composte da episodi diversi tra loro in quanto presentano personaggi e storie diverse, ma con un filo conduttore che li lega (genere, attori, argomento). Le sit-com invece sono composte da brevi episodi della durata di circa 30 minuti il cui genere è solitamente quello della commedia e che presentano sempre lo stesso gruppo di personaggi. Si potrebbe quindi affermare che ciò che ciò che distingue il serial dalla serie è il fatto che il primo tende a posticipare la conclusione, ma in realtà queste due modalità di narrazione “have increasingly collapsed into one another, so much so that […] it has become more difficult to distinguish one form from another”.43 Nonostante le differenze presenti, si tende a riunire tutti questi prodotti all'interno della categoria delle serie TV, distinguendo tra due modelli principali:44

serie composte da episodi che presentano una vicenda che vede la sua conclusione entro la fine dell'episodio;

serie composte da puntate con finali sospesi, in cui gli eventi presentati non si concludono mai all'interno di un'unica puntata ed è quindi necessario continuare la visione per vedere come finirà.

In realtà, “although the classic structure of the self-sufficient episodic series has not yet completely disappeared, the narrative formulas have gone through a process of mutation and hybridization and many TV series have become serialized”.45 La complessità presentata finora esiste anche in relazione al genere, per cui si usa la stessa categorizzazione esistente per il cinema, in quanto spesso una serie TV non può essere classificata all'interno di un singolo genere: esistono commedie con elementi drammatici e viceversa o, come sempre più spesso accade, le tematiche vengono affrontate in modi non convenzionali, ricorrendo per esempio all'umorismo per parlare di argomenti seri. Inoltre, esse si caratterizzano anche per una struttura interna complessa dovuta alla presenza di una rete di riferimenti sia interni che esterni al testo: tramite i flashback si fanno riferimenti ad eventi o personaggi comparsi in episodi precedenti, oppure si possono trovare riferimenti a persone ed avvenimenti della vita reale, motivo per cui il pubblico deve guardare gli episodi con attenzione, non solo per ricordare quanti più dettagli possibili della storia ma anche per poter cogliere altri riferimenti

43 Ndalianis, A. “Television and the Neo-Baroque”, in The Contemporary Television Series, 2005, 1, pp. 83- 11. [Disponibile su: https://minerva-

access.unimelb.edu.au/bitstream/handle/11343/34672/67304_00003513_01_Ndalianis002.pdf?sequence=1 (ultimo accesso: 26/03/2016)]

44 Pescatore, G., Innocenti, V. (2012). “Information Architecture in Contemporary Television Series”.

Journal of Information Architecture, Vol 4, No. 1-2. [Disponibile su:

http://journalofia.org/volume4/issue2/05-pescatore/. (ultimo accesso: 26/03/2016)]

45 Ivi.

(29)

19

che portano ad una migliore comprensione del testo, presupponendo quindi un certo livello di conoscenza culturale. Si può infine affermare che le serie TV trattano principalmente di persone e problemi ordinari, rappresentando quindi la realtà in modo verosimile e permettendo al pubblico di identificarsi con i personaggi, diventando una sorta di specchio del mondo reale, di cui il multilinguismo è senza dubbio una caratteristica predominante.

Le serie TV più conosciute ed apprezzate sono senza dubbio frutto di produzioni straniere, sebbene anche in Italia vi sia una produzione piuttosto varia. Infatti, le produzioni televisive italiane hanno incluso programmi caratterizzati da serialità fin dagli inizi. Negli anni Cinquanta erano diffusi gli sceneggiati, cioè adattamenti di opere letterarie in forma di miniserie: le performance degli attori erano trasmesse in diretta, le scenografie erano molto scarne e fisse a causa dell'impossibilità di registrare e, di conseguenza, di modificare le riprese prima della trasmissione, il che è divenuto possibile a partire dal decennio successivo. Nello stesso periodo si è diffusa la serie episodica, che consiste in quattro episodi che narrano di misteri da risolvere. Negli anni Ottanta e Novanta le produzioni italiane crollano e vengono surclassate dalle serie di produzione americana. Tuttavia, verso la fine di questo periodo si assiste ad un incremento della produzione di soap opera e miniserie strutturate come serial, caratterizzate cioè da una continuità che lega le varie stagioni. Sebbene la produzione italiana sia quindi piuttosto ricca, è generalmente sottostimata, in particolare perché il pubblico preferisce le serie straniere, che propongono temi e personaggi in modi innovativi, esplorando diversi generi.46

Infine, è necessario menzionare la dipendenza che questi programmi creano nel pubblico, che spesso ricorre al binge-watching, che consiste nel guardare tanti episodi in poco tempo. Questo, in passato, non era possibile: gli episodi venivano trasmessi con cadenza settimanale e per poter guardare consecutivamente più episodi era necessario attendere l'uscita del DVD. Successivamente, molti siti web hanno iniziato a offrire la possibilità di guardare gli episodi online in streaming, creando dei database che rendono gli episodi disponibili alla visione entro poche ore dalla loro trasmissione in televisione. Nonostante si tratti di una pratica illegale, il ricorso a tali siti è molto diffuso in quanto offrono la possibilità di vedere l'episodio a poca distanza dalla sua trasmissione negli Stati Uniti. La visione in streaming è inoltre preferita da coloro che vogliono guardare gli episodi in lingua originale, che anche chi non conosce la lingua originaria può comprendere grazie al lavoro delle comunità di

46Www.quora.com/Why-have-TV-shows-become-so-popular-recently. (ultimo accesso: 23/04/2016)

(30)

20

fansubbers, che si impegnano a creare i sottotitoli gratuitamente, per passione. Attualmente stanno iniziando a comparire altre soluzioni legali: per esempio, per soddisfare i desideri del pubblico, Sky scelto di trasmettere gli episodi di alcune serie TV, sottotitolati, a sole ventiquattro ore dalla loro trasmissione negli Stati Uniti (es. The Following, 2013 - 2015).

Inoltre, con l'avvento di Netflix in Italia nel 2015, gli appassionati di serie TV possono vedere le proprie serie preferite in tempi ancora più brevi, in quanto tutti gli episodi vengono resi disponibili lo stesso giorno, e con funzionalità più avanzate, tra cui la possibilità di scegliere tra diverse combinazioni di lingue in forma di audio e di sottotitoli.

Quanto illustrato dimostra che le serie TV si configurano come una vera e propria sfida per i traduttori, che oltre a dover risolvere le tipiche problematiche legate alla natura audiovisiva di questi prodotti, si trovano a dover gestire gli ostacoli derivanti dalla continuità che si crea nel contesto della narrazione seriale: avvenimenti e personaggi si sviluppano e si evolvono nell'arco di lunghi periodi, rendendo necessaria una continuità delle scelte traduttive impiegate, che devono tener conto della possibilità di ripercussioni in episodi futuri.

(31)

21

2. Orphan Black

Orphan Black (OB) è una serie TV nata in Canada ad opera di Greame Manson e John Fawcett, trasmessa dal 30 marzo 2013 sul canale canadese Space e su BBC America negli Stati Uniti. In Italia, le prime due stagioni sono state trasmesse da giugno 2014 a gennaio 2015 sul canale a pagamento Premium Action e gratuitamente da settembre 2015 ad oggi sul canale Italia2. Inoltre, da ottobre 2015 è presente sulla piattaforma Netflix. Ha riscosso grande successo grazie a Tatiana Maslany, attrice principale ed interprete di un gran numero di personaggi che, seppur identici nella fisionomia, sono molto diversi tra loro sotto vari unti di vista, riuscendo a caratterizzarli e a farli interagire tra loro in modo impeccabile.

OB inizia in medias res, mostrando Sarah Manning, la protagonista, a bordo di un treno. Sarah è una ragazza orfana che fino a quel momento ha vissuto alla giornata insieme al suo ormai ex fidanzato Vic, un violento spacciatore. Ha una figlia di nome Kira, che ha affidato alle cure di Siobhan Sadler (chiamata “Mrs S.”, o “Signora S.” nella versione italiana), sua madre adottiva. Dopo un anno trascorso allo sbando con Vic, decide di lasciarlo per tornare da sua figlia e fuggire con lei e Felix, fratello adottivo di Sarah, usando i soldi ricavati dalla vendita della cocaina rubata a Vic. Al suo arrivo in stazione assiste al suicidio di una donna, Elizabeth Childs, che pochi istanti prima di buttarsi sotto al treno in corsa si gira verso di lei: in questo momento Sarah scopre che la donna è identica a lei e la sua vita viene irrimediabilmente sconvolta. Sarah decide di rubarle la borsa per assumere la sua identità con l'intenzione di ripulire il suo conto in banca e porre fine a tutti i suoi problemi, ma una serie di ostacoli inaspettati le impedisce di portare a termine il suo piano. Trascorso poco tempo scopre infatti di essere sfuggita per puro caso ad una vita fatta di menzogne: Sarah è un clone e, insieme alle sue genetic identicals, è oggetto di un esperimento sul tema della natura in contrapposizione alla cultura condotto dal DYAD INSTITUTE, un istituto di ricerca che ha creato tanti cloni in varie parti del mondo per poter osservare le loro vite tramite l'aiuto di un monitor, una persona loro vicina che funge da sorvegliante. La protagonista scopre inoltre di essere in grave pericolo: qualcuno sta cercando di ucciderle e mette a rischio la sua vita per

Figura 1 Locandina della serie TV Orphan Black

(32)

22

difendere se stessa e le sue “sorelle” da questa minaccia, non senza indagare sul grande mistero che avvolge la loro esistenza.

2.1 Il multilinguismo in Orphan Black: versione originale e doppiata a confronto

Uno dei temi principali di OB è quello della contrapposizione tra natura e cultura: in che modo la natura, intesa come l'insieme delle caratteristiche innate di un individuo, e la cultura, intesa come l'insieme delle esperienze personali di un individuo, possono influire sulla formazione dell'essere umano in termini comportamentali? La risposta viene ricercata attraverso un esperimento condotto dal DYAD INSTITUTE: gli uteri di diverse madri surrogate sparse per il mondo diventano il mezzo per portare alla luce una serie di bambine geneticamente identiche, dei cloni, per studiare il modo in cui si differenzieranno in base al contesto in cui crescono, pur partendo dalla stessa base genetica, dalla stessa natura. Da qui deriva una delle caratteristiche più rilevanti di OB, cioè il multilinguismo, creato proprio dalla presenza di personaggi provenienti da varie parti del mondo che entrano in contatto tra loro:

alcuni vengono dall'Europa, per esempio dalla Germania, dall'Ucraina e dal Regno Unito, altri provengono dal Canada o dagli Stati Uniti. Inoltre, anche gli altri personaggi coinvolti provengono da diverse zone, tra cui la Francia, l'Irlanda e il Sud Africa. Ciò implica che le differenze linguistiche non siano relative soltanto alla lingua madre dei personaggi, ma siano presenti anche all'interno di una stessa lingua, in quanto ognuno di loro parla una differente varietà dell'inglese, caratterizzata da particolarità fonologiche, lessicali e grammaticali.

La funzione del multilinguismo è quindi principalmente quella di ricreare situazioni di realismo linguistico sia per quanto riguarda i personaggi considerati nella loro individualità, sia per quanto riguarda le situazioni di contatto linguistico. All'interno di questa categoria si collocano le varie ragioni che motivano i singoli utilizzi di una lingua straniera da parte dei personaggi, come la necessità di comunicare in un paese straniero o la scelta di utilizzare la propria lingua per fare riferimenti culturali o al contesto famigliare. Inoltre, in particolare per quanto riguarda le varietà dell'inglese, il multilinguismo assume un ruolo più importante, cioè quello della caratterizzazione dei personaggi, soprattutto nel caso dei cloni: i loro accenti e le scelte lessicali individuali di ognuno di loro contribuiscono alla creazione di un linguaggio soggettivo, unico, direttamente assimilabile a un personaggio in particolare.

Riferimenti

Documenti correlati

2948/2020) per significarle che, in considerazioni dell’evolversi della situazione sanitaria e in ottemperanza delle nuove disposizioni Governative che hanno disposto il

206 Anche se abbiamo osservato come non vi sia una disciplina ad hoc ma solo delle interpretazioni interpretative. 207 Chiaramente ci sono le disposizioni dell’art. 2501 quater

Il problema vero è che la liberalizzazione, così come è ora, non potrà mai portare lontano più di tanto nel calo dei prezzi dal momento che il 90% dei medicinali a nostro

Sono così seguite le implementa- zioni di moltissimi testi filosofici e letterari con grandi progetti di catalogazione e lemmatizzazione di termini con la costruzione di

PAROLA D’ORDINE: DIFFERENZIARSI / La crisi economica del 2009 e l’avvento delle vendite online anche nel mercato del pet impongono un ulteriore ripensamento della

Come ricordato da Malcom Le Grice, l'apparato cinematografico, basato sullo scorrimento dei 24 fotogrammi al secondo si offre come piattaforma ideale per la creazione del

[r]

49 Cencetti, «Il fondamento teorico della dottrina archivistica», 40.. di vita propria, si occupa Valenti il quale, a proposito del fatto che la realtà archivistica è ben diversa