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Cronache Economiche. N.029, 1 Marzo 1948

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N. 29

1° Marzo 1948

r~

C O N S I G L I O DI R E D A Z I O N E dott. A U G U S T O B A R G O N I prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. ANTONIO CALANDRA dott. G I A C O M O F RI S E T T I prof. dott. S I L V I O G O L Z I O p r o f . d o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I

prof. dott. L U C I A N O GIRETTI D i r e t t o r e

dott. A U G U S T O B A R G O N I C o n d i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e

QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

INTERVENTISMO DI QUALITÀ

La storia insegna che in ogni tempo e in ogni paese

gli uomini si sono dilettati nel perseguitarsi a vicenda affermando o negando la verità di un dogma. Poteva essere, il dogma, affermazione di carattere religioso — come, putacaso, la presenza reale nell'Eucaristia — o di un'aberrante zoologia razziale — la forma del cranio o il colore della pelle di determinati individui o di un popolo — o, infine, di politica economica. E' in quest'ultimo settore che, nella barbarie contempora-nea, ci si continua a combattere e perseguitare più idh'e mai, ira lotte che, spostato il dogma dall'ulitrater-reno al mondano, nulla hanno purtroppo da invidiare, per ferocia, alle guerre religiose di un tempo.

Anche nel settore politico-economico può poi acca-dere che il dogma scritto — in hoc signo vinces — sulle bandiere di questa o di quella fazione, nulla

ab-bia più a che fare con una reale situazione storica, con le esigenze del momento, e sia invece puro e sem-plice .residuo, sentimentalìe e passionate, di .esigenze ch'erano attuali decine e fors'anche centinaia d'anni or sono.

E' questo il caso della benedetta questione dell'terventismo statale nell'economia. Si vedon oggi in-dividui e partiti scagliarsi gli uni gli aitai l'anate-ma, sia negando ogni forma di interventismo e affer-mando dogmaticamente il laisser faire; sia giurando per l'ortodossia di superstizioni pianificatrici statola-tra, secondo le quali i sacerdoti della burocrazia do-vrebbero dirigere l'intera vita economica. E si dimen-tica — abbracciato l'uno o l'altro dogma — che l'esi-genza del laisser faire sorse con i fisiocratici del se-colo XVIII, ansiosi di permettere il libero gioco pro-duttivo di forze paralizzate da una congerie di rego-lamentazioni corporative e protezionistiche risalenti spesso sino all'alto medioevo; mentre l'esigenza del-l'interventismo sorse con i socialisti del secolo XIX, interpretanti giustamente la necessità di combattere il privilegio, l'ingiustizia, la tirannia antiproduttiva e an-tisociale del monopolio.

Laisser faire e interventismo hanno quindi, ognuno, la loro giustificazione e non sono affatto corni di un dilemma inconciliabile. Si tratta di distinguere tra il lasciar fare alle forze produttrici della concorrenza, con beneficio generale della comunità, e il lasciar fare a quelle sfruttatrici del monopolio; è mestieri far dif-ferenza tra l'intervento statale che miri a permettere libertà e uguaglianza di condizioni

nella gara fra i produttori e l'in-tervento che invece — sotto l'ipo-crita veste di « discipline », « di-fese » e altri eufemismi — finisca per favorire illegittimamente, a danno dei più e con immancabile distruzione di ricchezza, un ristret-to numero di privilegiati.

Neflfla canciiiiaziorie tra laisser faire e interventismo consiste la essenza della « terza via», espres-sione di moda che oggi corre sulla booca e dalla penna idi tutti a si-gnificare le cose più disparate e bizzarre, forse perchè l'espressio-ne è infelice e non si dovrebbe — tertium non daitur — parlare di terza, ma di via prima ed unica

del buon senso, della giustizia, della produttività e del benessere. Come il Faintaleoni osservava che in economia esistano unicamente due scuole: quel-la di coloro che quel-la sanno e l'altra di coloro che non la sanno; così, in fatto di « v i e » della politica econo-mica, va rilevato che una e una soltanto è quella da Seguirsi: la via della socialità del benessere comune. Sia ben chiaro che non ci si riferisce qui ad una via di mezzo, intesa in senso quantitativo; ad una vol-gare ricetta da medicastro da fiera, composta con un pizzico di libertà e un pizzico di interventismo. Simili vie di mezzo quantitative, tra libertà e monopolio, sono i sistemi da alcuni definiti « eclettici », ma in realtà ibridi e, come tutti gli ibridi, mediocri — di una mediocrità tutt'altro che aurea — che da troppi anni vanno deliziando con le loro assurdità antiecono-miche e antisociali i disigraziiatissimi popoli di molti paesi d'Europa e del mondo. Come c'è libertà anarchica e libertà limitata dal buon diritto altrui, cosi c'è in-terventismo e inin-terventismo. E. se inin-terventismo de-v'essere, sia interventismo di qualità. Faccia lo Stato i suoi piani o programmi, come li fa ogni ente e ogni individuo, ma sian piani miranti ad eliminare i bub-boni, doppioni e altre sovrastrutture, soTti coirne fun-ghi nel recente passato, spesso proprio per colpa di piani che di qualità ne avean ben poche. E gli inter-venti statali nell'economia siano tali — il Röpke li ha definiti « conformi » — da aumentare la produzione e gli scambi all'interno e oltie i confini liberati dai sipari ferrei del protezionismo parassitario, aumen-tando così parallelamente e immancabilmente la pro-sperità dei popoli e creando la base materiale indi-spensabile per l'elevazione morale e spirituale dei poveri e dei diseredati.

Anche quello dell'interventismo statale, come tanti altri della nostra civiltà decadente, è dunque problema di qualità e non di quantità. Il risolverlo è compito di una rivoluzione qualitativa, non di piazza ma dei cervelli umani, che i dolori, la miseria, l'angoscia dei contemporanei fanno necessaria e urgente; mentre le inutili guerre ideologiche delle ortodossie o eresie eco-ncmiidhe invocanti astratte verità rivelate non sono d i e danza macabra sul vulcano della più paurosa crisi dell'umanità.

*

SOMMARIO: Le scuole per a s s i s t e n t i sociali

SOMMARIO: (F. Bargoni) pag. IO

Interventismo di qualità Rosa dei venti pagi 13 Interventismo di qualità Pag. 1

Borsa compensazioni

pagi Borsa compensazioni pag. 14 L'unione doganale fra Italia e Fran- pag. IS

cia (E. Corbino) pag. 2 pag.

16 cia (E. Corbino) Rassegna borsa-valori

pag. 16 La battaglia del commercio . . . pag. 3 La difesa della patata contro la Il problema della nostra povertà dorifora (F. Della Beffa) pag. 18

(F. Saja) Pag. ò Notiziario estero pag. 20 Disoccupazione e blocco dei licen- Il mondo offre e chiede pag- 23

ziamenti (G. Alpino) pag. 6 Disposizioni ufficiali per il com-La formazione professionale delle mercio con l'estero pag. 26

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L'UNIONE DOGANALE FRA ITALIA E FRANCIA

Le trattative per la

unione doganale fra l'Italia e la Francia si.- svolgono con solle-citudine e si spera che beai presto, dalla f a s e di natura preliminare, si possa e n -trare in quella più

La « Gazzetta del Popolo » del 7 febbraio ha pubbli-cato questo interessante articolo dell'on. Epicarmo Corbino, che riproduciamo per cortese concessione dell'illustre studioso e del direttore del quotidiano

torinese.

decisiva, se pure più difficile, della formulazione di proposte concrete. Negli ultimi giorni poi è sorta la speranza che l'unione possa essere estesa al B e -nelux che, attraverso il coordinamento della vita e c o n o m i c a del Belgio, dell'Olanda e del Lussembur-go, è già una unità economica di grande rilievo.

Il Benelux costituisce una delle regioni a svi-luppo economico più avanzato del m o n d o e ne è relativamente la più popolata parte del m o n d o Con una superficie che n o n supera i 65 mila kmq., pari cio-è a quella del Piemonte, Lombardia e Li-guria, messi insieme, ha una popolazione di oltre 16 milioni di abitanti, cioè superiore a quella delle tre predette regioni unite art Veneto. La densità va oltre ì 220 abitanti per kmq., ed è quindi del 50 % maggiore di quella dell'Italia e di tre volte superiore a quella della Francia, che ha i suoi 42 m i -lioni di abitanti sparsi in più di 550 mila kmq. di superficie.

Dal punto di vista della popolazione la futura federazione doganale m o s t r a perciò forti squilibri, c h e costituiranno un ostacolo tanto più serio quanto diverso appare il dinamismo di ciascuno dei tre gruppi. Nel Benelux vi è una tendenza all'aumento presso a p o c o eguale a quella dell'Italia; in Francia invece persiste l a vecchia tendenza alla diminu-zione, mascherata nei suoi aspetti più gravi dal flusso immigratorio.

Presupposto di qualsiasi unione doganale è c h e si faccia massa c o m u n e delle risorse di tutti; il s o r -gere dell'unione provoca perciò, da un lato, il crollo delle frontiere doganali interne a carattere p r o tettivo (restano naturalmente all'impiedi m a d e -vono essere coordinati i dazi fiscali e le imposte d i fabbricazione) e dall'altro la libertà di circola-zione all'interno dell'unione delle varie categorie di lavoratori. M a mentre la scomparsa delle b a r -riere doganali h a effetti immediati, la completa affermazione della libertà di m o v i m e n t o degli u o -mini e alquanto più lenta, perchè gli uo-mini sono legati a fattori di carattere spirituale, politico e sociale che n o n esistono per le merci, e devono poi superare difficoltà di lingua e di tenore di vita di notevole entità.

E' per queste ragioni etile i progetti di unione d o g a n a l e incontrano sempre forti opposizioni, e più forti le incontrano là dove manchi un f o n d a m e n t o di carattere nazionale o supernazionale che n e r a fiamma dell'amor di patria, faccia fondere tutti i fattori di resistenza. Lo ZoUlverein tedesco di un secolo f a n o n f u che il preludio del sorgere di quella Germania, che poi doveva diventare così p o -tente; e qualche cosa di analogo si sarebbe forse avuto m Italia se gli avvenimenti politici n o n aves-sero concorso ad accelerare il ' processo di unifica-zione della penisola.

O g n i unione doganale infatti impone, lì per lì dei sacrifici a m o l t e categorie di cittadini dei paesi c h e n e facciano parte. I n genere gli effetti che ne derivano in un primo tempo sono negativi, e solo in un secondo tempo i vantaggi superano gl'incon-venienti al p u n t o d a lasciare un m a r g i n e sufficiente p e r coprire i precedenti disavanzi. Nei popoli che dovrebbero parteciparvi o c c o r r e quindi una c o -scienza politica assai sviluppata, u n a chiara vi-sione delle conseguenze benefiche connesse ad una maggiore vastità dei mercati e ad una più p r o f o n d a divisione del lavoro, i m a capacità di vedere l o n -tano per vincere con la proiezione dell'avvenire al m o m e n t o attuale, l'egoismo c h e f a fiorire la visione dei presente.

Che i popoli d'Eu-ropa, e più partico-larmente quelli inte-ressati all'unione in parola, abbiano oggi questa coscienza io n o n potrei affermar-lo. Si sarebbe anzi tentati a n o n c r e d e r -lo affatto, e ad escludere l'esistenza di uno stato d ' a n i m o favorevole, ove si osservi il complesso delle manifestazioni individuali e collettive degli ultimi tre anni, sia d a noi, ohe altrove.

L'esclusivismo prevale in queste manifestazioni; ad è un esclusivismo di categorie, di classi, di regioni, di campanile talvolta. D a noi esso si m a n i -festa con il b l o c c o dei licenziamenti, c o n le ri-chieste dei reduci e degli avventizi, c o n la d o m a n d a di c a m b i di esportazione sempre più alti, a n c h e a costo di accentuare il processo inflazionistico, con le tendenze all'autonomia regionale, che in qualche caso per ignoranza m i n a c c i a n o di scompaginare l'unità della patria.

M a altrove tale esclusivismo n o n è m e n o a c c e n -tuato e n o n è privo di manifestazioni, che f a n n o temere molto per il successo dell'iniziativa. Bastino per tutti le difficoltà che la nostra emigrazione, qualificata o no, incontra dovunque, m a special-mente in Francia, per la Iptta sorda che contro i nostri lavoratori viene condotta dalle organizza-zioni sindacali straniere. Desiderose di conservare la loiro situazione di monopolio mediante sistemi di boicottaggio economico e spirituale, esse sono purtroppo riuscite a chiudere, p e r esempio, il m e r -cato francese all'eccesso della nostra popolazione, senza peraltro riuscire a chiudere c o n t e m p o r a n e a -mente aJltre porte della Francia alle forze armate germaniche.

Sulla via dell'unifioazione e c o n o m i c a però i paesi latini si dovranno inoltrare rapidamente, se n o n v o r -ranno essere sommersi da altre grandi unità già esistenti, m a il p u n t o di partenza del processo uni-ficatore dovrà essere di carattere demografico, es-sendo questo il settore che, per ragioni di equi-librio politico, h a carattere pregiudiziale. Senza dissimularci la delicatezza della situazione degli altri contraenti n o i speriamo c h e da parte loro ci si venga incontro con a n i m o disposto a c o m -prenderci.

L'Europa n o n p u ò vivere a perenne carico degli Stati Uniti, ed il p i a n o Marshall finirà con il 1951. Potrebbe finire a n c h e prima se, a parte la nostra buona volontà, si dovesse colà manifestare qualche crisi tipo 1929, che nei nostri riguardi potrebbe farci sommergere da civiltà n o n desiderate, o ci obbligherebbe dopo ad accelerane i tempi in m a -niera molto pericolosa.

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LA BATTAGLIA DEL COMMERCIO

Il signor J. Gun Munro, condirettore dell'importante

settimanale britannico « Commerce Weekly », ha cor-tesemente inviato a « Cronache Economiche » questo articolo, che rappresenta un autorevole punto di vista

inglese sui problemi urgenti del commercio internazionale

Nel ventennio tra le guerre il n a z i o n a lismo e c o n o m i c o r a g giunse m a n i f e s t a z i o -ni p r i m a m a i viste, m a esso già esisteva, sicché il presidente Wilson, nel p r o c l a

-m a r e l'8 g e n n a i o 1918 i suoi f a -m o s i quattordici punti al C o n g r e s s o degli Stati Uniti, al p u n t o terzo aveva p r o p o s t o : « L a rimozione, n e i limiti del possibile, di tutte le barriere e c o n o m i c h e e lo stabilimento di eguaglianza di c o n d i z i o n i c o m m e r -ciali f r a tutte le nazioni aderenti alla p a c e ed associantisi p e r conservarla » .

Il terzo p u n t o di W i l s o n f e c e p u r t r o p p o la fine disgraziata di b u o n a p a r t e degli altri quattordici. Così, quando si i n c o n t r a r o n o in mezzo a l l ' A t l a n tico nell'agosto del 1941, R o o s e v e l t e Churchill d o vettero prendere in considerazione un m o n d o p r e cipitato nelle più assurde degenerazioni del m e r -c a n t y i s m o . E in-clusero le -clausole seguenti nella Carta A t l a n t i c a :

Quarto principio. - Gli Stati Uniti e il R e g n o Unito, col rispetto dovuto alle l o r o già esistenti obbligazioni, a g i r a n n o in m a n i e r a d a p e r m e t t e r e ad o g n i Stato, g r a n d e o p i c c i n o , vincitore o vinto, l'accesso in condizioni di p a r i t à al c o m m e r c i o e alle m a t e r i e p r i m e del m o n d o , necessarie alla c o -m u n e prosperità e c o n o -m i c a .

Quinto principio. - Gli Stati Uniti e il R e g n o Unito desiderano f a v o r i r e la più c o m p l e t a collaborazione nel settore e c o n o m i c o f r a tutte le n a zioni, allo scopo di garantire a. tutti migliori c o n -dizioni di lavoro, benessere e c o n o m i c o e sicurezza sociale.

La n a t u r a del linguaggio diplomatico è disgra-ziatamente tale c h e il terzo p u n t o di W i l s o n e il quarto e il quinto della C a r t a R o o s e v e l t - C h u r c h i l l s e m b r a n o a p r i m a lettura p r o m e t t e r e m o l t o di più di q u a n t o effettivamente n o n f a c c i a n o . Basta t e -n e r prese-nte il « -nei limiti del possibile » di W i l s o -n e il « c o n il rispetto dovuto alle loro già esistenti obbligazioni » della C a r t a Atlantica. Gli a m e r i c a n i n o n dovrebbero r i m p r o v e r a r e a Churchill di aver insistito per ottenere l'inclusione di queste ultime p a r o l e nella C a r t a A t l a n t i c a , S e n z a d u b b i o C h u r chill aveva in m e n t e la tariffa a m e r i c a n a H a w l e y S m o c t , ultraprotezionista, a d o t t a t a c o n c o n s e -guenze catastrofiche per il c o m m e r c i o internazio-nale p r o p r i o da quegli Stati Uniti il cui presidente W i l s o n aveva destato le speranze nel m o n d o c o n i suoi quattordici punti liberisti; e per di p i ù C h u r

chill n o n poteva i m p e g n a r e in anticipo i D o m i n i o n s britannici in un'azione cui p o t e v a al m a s -simo persuadere il G o v e r n o del suo paese.

S P E R A N Z E PER L ' A V V E N I R E

Val la p e n a di aver b r e v e m e n t e a c c e n n a t o alla storia diplomatica dei due m a g g i o r i tentativi i n t e r -nazionali del n o s t r o t e m p o per stabilir le basi di un a t t a c c o c o m u n e c o n t r o le barriere o p p o s t e al c o m m e r c i o internazionale, e ciò p e r c h è la recente f i r m a , avvenuta a G i n e v r a , di a c c o r d i tariffari tra 23 nazioni s e m b r a essere in g r a d o di aprire una n u o v a f a s e dello sviluppo e c o n o m i c o m o n -diale. A G i n e v r a il belga M a x Suetens, presie-d e n presie-d o la c e r i m o n i a presie-della f i r m a , r i c o r presie-d ò gli errori del recente p a s s a t o — e cioè il f a l l i m e n t o delle c o n f e r e n z e e c o n o m i c h e del 1927, 1930 e 1933 •— e f e c e risalire alla Carta Atlantica l'origine della c o n f e r e n z a di G i n e v r a , attraverso le t a p p e delle c o n f e r e n z e di H o t S p r i n g s e di B r e t t o n W o o d s . Il signor S u e t e n s osservò c h e c i ò c h e n o n si era raggiunto f r a il 1927 e il 1933 era stato raggiunto in m e n o di un a n n o a L o n d r a e a G i n e v r a . « S i a m o qui testimoni — egli a f f e r m ò — della nascita dei

primi f r u t t i di u n ' a -zione internazionale postbellica verso lo

a u m e n t o d e l l ' o c c u p a -zione... e verso quello del t e n o r e di vita » . T a l e considerazione ottimista derivava dal f a t t o c h e le n a z i o n i partecipanti alla c o n ferenza di Ginevra — le quali r a p p r e s e n t a v a n o circa il 70 per c e n t o del c o m m e r c i o di i m portazione e di esportazione del m o n d o — h a n -n o co-ncluso, sia i-ndividualme-nte c h e collettiva-m e n t e , p i ù di c e n t o negoziazioni collettiva-miranti alla riduzione degli ostacoli di ogni genere al c o m -mercio. Per d i più, l ' a c c o r d o generale in cui s o n o stati compresi i risultati di tutte queste n e g o z i a zioni o f f r e m a g g i o r i vantaggi di quelli c h e a v r e b bero p o t u t o derivare d a vina serie di a c c o r d i p u r a m e n t e bilaterali. Nessuno degli a c c o r d i di G i -n e v r a chiude l a via &d -u-n'este-nsio-ne ulteriore delle concessioni ad a l t r e nazioni a mezzo di a c cordi bilaterali e c i ò è n a t u r a l m e n t e permesso d a l l'accettazione u n a n i m e d i quel principio della c l a u -sola della n a z i o n e più favorita c h e f u in passato il f o n d a m e n t o della politica c o m m e r c i a l e b r i t a n -nica.

Sulla b a s e delle c i f r e del 1938, le nazioni p a r t e -cipanti a l l ' a c c o r d o di G i n e v r a rappresentano u n valore di c i r c a 15.500 milioni di sterline "li c o m -m e r c i o d'i-mportazione e si calcola c h e al-meno due terzi di tal valore p o s s a n o venir f a v o r e v o l m e n t e influenzati dagli a c c o r d i conclusi; m e n t r e per a l -cuni paesi si sale f i n o a percentuali varianti dal 76 all'86 per cento.

V a ricordato c h e l ' a c c o r d o d i G i n e v r a si r i f e -risce sia ai princìpi generali che alla pratica della politica c o m m e r c i a l e , e c h e esso stabilisce u n a f o r m u l a p e r c o o r d i n a r e princìpi e pratica sin q u a n d o la ¡fondazione dell'I.T.O. (Organizzazione I n t e r n a z i o n a l e per il c o m m e r c i o ) n o n garantirà il loro effettivo f u n z i o n a m e n t o .

C O N S E G U E N Z E S U L C O M M E R C I O

C O L O N I A L E

N o n si p u ò a n c o r a emettere un giudizio sicuro circa le c o n s e g u e n z e degli a c c o r d i di Ginevra sul R e g n o Unito, sulla Commonwealth e sull'Impero B r i t a n n i c o ; m a è c h i a r o c h e gli Stati Uniti h a n n o o t t e n u t o da n o i concessioni importanti. Quale c o n

tropartita a riduzioni delle nostre tariffe p r e f e -renziali p e r le colonie, gli S t a t i Uniti s e m b r a n o aver accettato di diminuire la p e r c e n t u a l e di g o m m a sintetica di produzione a u t a r c h i c a a c q u i stata dalle loro industrie, e di c o n s e g u e n z a a u m e n terà p r o b a b i l m e n t e l'esportazione di 'gomma c o l o -niale britannica verso gli Stati Uniti stessi.

A c c e n n a n d o all'aspetto coloniale della n e g o z i a -zione, il Presidente del nostro Board of Trade h a d i c h i a r a t o c h e da p a r t e britannica, e r a stata presa in attento e s a m e la necessità di facilitare l'accesso di nostri prodotti c o l o n i a l i sul m e r c a t o s t a t u n i tense e c h e se il R e g n o Unito h a f a t t o delle c o n -cessioni n e l settore dei suoi a c c o r d i preferenziali nel c o m m e r c i o c o n l e colonie, c i ò è avvenuto c o n l a contropartita di equivalenti v a n t a g g i a beneficio del c o m m e r c i o delle colonie stesse. E' quindi chiaro c h e il R e g n o Unito, l a Commonwealth e l'impero n o n h a n n o f a t t o a G i n e v r a dei sacrifici unilaterali.

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relativamente bassi, l ' a c c o r d o c o n t e m p l a il « c o n -g e l a m e n t o » di un c e r t o n u m e r o di t a r i f f e basse in c a m b i o di riduzioni di un c e r t o n u m e r o di tariffe alte americane. Patto, questo, c h e spesso viene t r a -s c u r a t o da c o l o r o c h e p r e t e n d o n o di n o n vedere altro c h e calamità per l'Inghilterra dalla c o n c l u -sione d e l l ' a c c o r d o ginevrino.

I critici d e l l ' a c c o r d o s e m b r a n o i g n o r a r e c h e p e r tutta la d u r a t a delle negoziazioni, il governo b r i t a n -n i c o si è te-nuto i-n c o -n t i -n u o , stretto co-ntatto c o -n i paesi della Commonwealth. Le negoziazioni stesse n o n h a n n o in alcun m o d o diminuito la ( » o p e r a -zione e c o n o m i c a f r a tali paesi e la m a d r e p a t r i a e 1 h a n n o invece p r o b a b i l m e n t e a n c o r a a u m e n t a t a .

C O M E A U M E N T A R E LE E S P O R T A Z I O N I

L e delusioni p r o c u r a t e in passato dalle varie t r a t -tative -concernenti il c o m m e r c i o internazionale n o n p e r m e t t o n o calcoli ottimistici sulle conseguenze c h e p o t r a n n o avere, nello sviluppare il c o m m e r c i o i n -ternazionale, i passi i n avanti c o m p i u t i a Ginevra I c o m m e r c i a n t i b r i t a n n i c i d e b b o n o f a r f r o n t e a certi sviluppi recenti della n o s t r a politica e c o n o -m i c a , c h e p o s s o n o giungere ad un risultato soltanto coli'opporsi agli sforzi intesi ad espandere l a r g a -m e n t e l e relazioni c o -m -m e r c i a l i f r a i vari paesi de] m o n d o . Di conseguenza, anche se ,i nostri p r o d u t -tori e c o m m e r c i a n t i riescono a p r o d u r r e e offrire c o n successo m e r c i di vario genere, le nostre e s p o r -tazioni n o n p o t r a n n o -aumentare, se c o n t i n u i a m o ad impedire le importazioni.

Nel 1938 l a G r a n B r e t a g n a p a r t e c i p ò c o n più del 10 per c e n t o al c o m m e r c i o d'esportazione m o n -diale, e il 1938 f u -tra gli anni c h e s e g n a r o n o le p i ù basse c i f r e di Commercio internazionale Se in avvenire gli altri paesi n o n si d e c i d o n o a d i m p o r -tare più di q u a n t o n o n abbiano f a t t o p r i m a del-l'ultima guerra, la G r a n B r e t a g n a , p e r pareggiare la propria bilancia dei p a g a m e n t i , dovrebbe p a r -tecipare al c o m m e r c i o m o n d i a l e c o l 35 per c e n t o del totale d i esso; c o s a c h e e v i d e n t e m e n t e n o n p u ò essere raggiunta. Il t a n t o necessario a u m e n t o delle esportazioni b r i t a n n i c h e d i p e n d e quindi da u n a parallela, larga espansione nel v o l u m e del c o m -m e r c i o -m o n d i a l e . Noi c o n t i n u e r e -m o o v v i a -m e n t e a c e r c a r e di conquistare alle nostr-e m e r c i una più g r a n parte dei m e r c a t i esteri disponibili, -e sino ad oggi a b b i a m o p o t u t o segnare -qualche p u n t o a n o s t r o f a v o r e , n o n o s t a n t e 1e difficoltà di questo d o -p o - g u e r r a ; m a è e v i d e n t e c h e -p o t r e m o risanare la n o s t r a e c o n o m i a soltanto a -mezzo -di un'espansione c o n t i n u a dei m e r c a t i mondiali.

Vlè m o t i v o di b e n e sperare a n c h e ali'infuori dei risultati raggiunti a G i n e v r a . I n f a t t i se, p r i m a dell'ultima guerra e p e r p i ù d i trent'anni, il p r o t e zionismo v e n n e giustificato come un r i m e d i o al d e -c a d i m e n t o del -c o m m e r -c i o internazionale, o g g i final-m e n t e più -non si osa sostenere questo p u n t o di vista, p e r c h è gli effetti della politica e c o n o m i c a p r o t e z i o n i s t i c o - a u t a r c h i c a s t a n n o f a c e n d o s i sentire c o n terribile severità su milioni di persone. I n v e c e d i portare la promessa prosperità, il protezionismo n o n h a f a t t o c h e intensificare il m a l c o n t e n t o s o -ciale e h a dimostrato di -essere n o n u n usbergo, m a u n velo sottile attraverso il quale t r o p p o f a c i l -m e n t e p e n e t r a n o i venti gelidi delle avversità.

O P I N I O N E P U B B L I C A E P R O C E D U R A

Le restrizioni al c o m m e r c i o sono diventate o r m a i u n a penosa -esperienza giornaliera di o g n i indiv i d u o e, a l m e n o nei paesi democratici, la m a g g i o -r a n z a delle popolazioni s e m b -r a disposta ad uni-rsi in u n o s f o r z o p e r r e n d e r libero il c o m m e r c i o a c o n d i z i o n e c h e u n a simile r i f o r m a n o n debba c o -sta-re t r o p p i sacrifici. Si c o m p r e n d e c h e bisogna attraversare un p e r i o d o -di transizione e si t e m e c h e alcuni dei p r o v v e d i m e n t i necessari p o s s a n o c o l -p i r e r o v i n o s a m e n t e q u a l c h e interesse. Si desidera

quindi ottenere l'assicurazione -che a n c h e altri paesi d e c i d a n o di seguire u n a politica liberistica.

T a l e e quale era la situazione, e tale e quale il

pensiero della pubblica o p i n i o n e al t e m p o dì Sir R o b e r t Peel, c e n t ' a n n i fa. I p r i m i tentativi r i f o r -m a t o r i del Peel f u r o n o a p p u n t o frenati dall'attesa c h e altri paesi, oltre l'Inghilterra, si decidessero a rivoluzionare le l o r o politiche e c o n o m i c h e p r o t e -zioniste. -Gli altri paesi- n o n si decisero e Sir R o b e r t Peel f u obbligato a persuadere l a ' s o l a Inghilterra a liberarsi dalle pastoie c h e le impedivano di i n i ziare il c a m m i n o verso un n u o v o ordine p o l i t i c o e c o n o m i c o . Questo n u o v o o r d i n e si d i m o s t r ò b e n e -fico n o n solo p e r la G r a n B r e t a g n a , m a per il m o n d o intero, e ì princìpi che ispirarono u n a simile, c o r a g -giosa rivoluzione s o n o a n c o r o g g i sani, c o m e lo e r a n o allora, a n c h e se l e condizioni m o d e r n e p o s -sono richiedere di a d o t t a r e un'altra p r o c e d u r a

L a t r a s f o r m a z i o n e graduale avvenuta nell'opin i o nell'opin e pubblica di tutto il m o nell'opin d o sui sistemi c o m merciali m o d e r n i ;ha in sè m o t i v i di i n c o r a g g i a -mento, p e r c h è c o n t i e n e implicitamente la promessa che, qualsiasi cosa capiti nell'immediato f u t u r o , le muraglie del separatismo e c o n o m i c o d o v r a n n o f a -talmente venire abbattute. Coloro c h e prevedevano un f a l l i m e n t o della c o n f e r e n z a di G i n e v r a sono stati d u n q u e dei falsi profeti.

I n a r m o n i a c o n i m o v i m e n t i dell'opinione p u b -blica europea c o n t r o il restrizionismo e c o n o m i c o , a n c h e l ' a m m i n i s t r a z i o n e a m e r i c a n a sta -combat-tendo c o n t r o il Congresso per ottenere u n o sviluppo delle i m p o r t a z i o n i negli -Stati Uniti. Si tratta — e d è cosa della m a s s i m a i m p o r t a n z a di f a r dei passi -avanti in correlazione c o n l ' a m p i a azione di strategia e c o n o m i c a legata alla storica offerta de' Generale Marshall, o f f e r t a ch-e è f o r s e in g r a d o di galvanizzare la v e c c h i a E u r o p a -e di f a r l e concepire in u n a n u o v a m a n i e r a il p r i n c i p i o della sovranità nazionale. A tal proposito il p r i m o ministro belga, signor iSpaak, e b b e a d i r e : ¡ « L a mia esperienza' personale m i insegna c h e in generale ci si appella alla sovranità q u a n d o si vuol f a r e o del n a z i o n a lismo aggressivo o u n a politica e c o n o m i c a n a z i o n a -l i s t i c a » . La sovranità, c o n t i n u ò i-l signor Spaak, d o v r e b b e essere usata per costruire e i vari paesi' del m o n d o p o t r e b b e r o servirla nel migliore dei m o d i se lavorassero in c o m u n e p e r il progresso c o -m u n e . In altre p a r o l e : la n u o v a sovranità dell'abb o n d a n z a p u ò realizzarsi soltanto se viene c a n c e l -lata l'antica s o v r a n i t à delle pastoie protezionistiche -e se viene p r o m o s s o al suo posto il libero c o m m e r c i o internazionale.

IL M O D E L L O DEL B E N E L U X

N-on per nulla il belga signor S p a a k si -espresse in -tal m o d o . U n o -degli sviluppi più notevoli della n u o v a politica e c o n o m i c a , e c i o è la c r e a z i o n e di u n ' u n i o n e d o g a n a l e tra il Belgio, l ' O l a n d a e il L u s -s e m b u r g o , -trovò o r i g i n e nel) -suo pae-se. O r m a i que-sti tre paesi s a r a n n o rappresentati d a c o m u n i dele-gazioni alle -conferenze e c o n o m i c h e m o n d i a l i : se cioè, per esempio, il Lussemburgo verrà ufficialm e n t e invitato a p a r t e c i p a r e ad un coufficialmitato e c o -n o m i c o i-nter-nazio-nale, il delegato scelto da questo paese sarà assistito da periti dell'Olanda e d°l Belgio.

L'esempio del B e n e l u x nell'abolire i dazi all'imp o r t a z i o n e all'imp o t r à essere seguito? O r m a i dieci n a -zioni europee, ivi c o m p r e s a la G r a n B r e t a g n a , s t a n n o studiando la possibilità di f o r m a r e u n ' u -n i o -n e d o g a -n a l e e u r o p e a e, m e -n t r e l'Italia e la F r a n c i a c o n d u c o n o trattative p e r applicare nei r e -ciproci riguardi la f o r m u l a del B e n e l u x , a n c h e la T u r c h i a e la G r e c i a h a n n o concluso un a c c o r d o c o m m e r c i a l e c h e p r e v e d e lo stabilimento di una unione doganale.

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3. • IL PROBLEMA DELLA NOSTRA POVERTÀ' '

I primi due articoli del Dott. F R A N C E S C O SAJA su « I l problema della nostra povertà» sono stati pubblicati nei n. 18 e 21 di « C r o n a c h e E c o n o m i c h e ».

U n a m a g g i o r e industrializzazione è indispensa-bile al n o s t r o paese per risolvere i g r a v i problemi e c o n o m i c o - s o c i a l i c h e i n c o m b o n o sull'agricoltura e per un migliore tenore di vita. N o n vi è d u b b i o c h e un tenore di vita più elevato è possibile solo se d i -m i n u i r e -m o il n u -m e r o dei c o n t a d i n i t r a s f o r -m a n d o l i in operai qualificati o in personale addetto ai ser-vizi extra agricoli. Il n o s t r o p r o b l e m a p u ò quindi essere e n u n c i a t o in questi t e r m i n i : trasferire parte

dei lavoratori dei campi ad altre attività. Il p r o b l e -m a p u ò se-mbrare facile, -m a le difficoltà per risol-verlo s o n o e n o r m i .

I n n a n z i tutto p r e o c c u p a l'aspetto finanziario, p o i c h é i capitali o c c o r r e n t i al t r a s f e r i m e n t o dei c o n t a -dini a m m o n t a n o a s o m m e i m p o n e n t i : esse s a r a n n o t a n t o p i ù elevate quanto più n u m e r o s a sarà la s c h i e

-ra dei lavo-ratori c h e dalla ter-ra passerà a d altre attività. Per conoscere, sia pure in m o d o approssimativo, l ' a m m o n t a r e d e i capitali necessari alla t r a s f o r m a z i o n e , o c c o r r e fissare il n u m e r o dei c o n t a -dini c h e dalla terra p a s s e r a n n o all'industria e d al c o m m e r c i o , o c c o r r e esaminare perciò la situazione d e m o g r a f i c a dei c a m p i .

Alla terra si d e d i c a n o circa diciotto milioni di lavoratori, ossia p o c o m e n o del 50 per c e n t o d i tutta la popolazione. S e si vuole migliorare sensibilmente il n o s t r o tenore di vita, o c c o r r e r à portare la p e r c e n tuale dei c o n t a d i n i a c i r c a il 30 per c e n t o della p o -polazione totale. C o n ciò n o n a v r e m o u n a distribu-zione della popoladistribu-zione, t r a le varie attività, uguale a quella dei paesi più industrializzati, c o m e l ' I n g h i l terra, l a Svizzera, la G e r m a n i a e l'America, nei q u a -li la popolazione c o n t a d i n a raggiunge c i r c a il 24 per c e n t o della p o p o l a z i o n e totale. T u t t a v i a a v r e m o conseguito un apprezzabile m i g l i o r a m e n t o e c o n o -m i c o - s o c i a l e , le cui c o n s e g u e n z e n o n s o n o del tutto prevedibili. P e n s a r e a d u n a m a g g i o r e industrializzazione, ad u n a p i ù a c c e n t u a t a d i m i n u z i o n e dei l a -voratori dei campi, per il m o m e n t o n o n è possibile; f o r s e è già t r o p p o ottimistico credere alla possibilità di ridurre i c o n t a d i n i al 30 per c e n t o della p o -polazione. T a n t o più c h e la questione d o v r e b b e es-sere risolta in un periodo relativamente breve.

P a s s a n d o dal 48 per c e n t o al 30 per c e n t o , la p o -polazione c o n t a d i n a diminuirebbe di sei milioni di unità, di cui oltre d u e milioni s o n o u o m i n i validi al lavoro. Se la d i m i n u i z i o n e dovesse avvenire nel corso d i un d e c e n n i o , si d o v r e b b e tenere c o n t o delle nascite e d in tal caso sette milioni sarebbero i c a m -p a g n o l i d a trasferire all'industria, di c u i c i r c a tre milioni d i lavoratori. Il t r a s f e r i m e n t o richiede spese e n o r m i ohe Ernest Dale (1) d e t e r m i n a in questa misura :

1) costo dell'istruzione ed ediioa&kme professio-male: 150 dollari a persona e c o m p l e s s i v a m e n t e 45U m i l i o n i ;

2) costo dei trasporti, dell'abbigliamento, del-l'alloggio, del mantenimento durante il trasferi-mento, c h e c a l c o l a t o i n 350 dollari p e r o g n u n a dei sette milioni di persone trasferite, a m m o n t e r e b b e a un totale di due miliardi di dollari;

3) costo dei capitali necessari per l'attrezzatura industriale. Questo è stato calcolato variabile da 600 a 2400 dollari per o g n i persona impiegata n e l -l'industria leggera, d a 2400 a 4800 nel-l'industria m e d i a , d a 4800 a 9000 nell'industria pesante. P o i -c h é la m a g g i o r p a r t e del -capitale di -cui h a bisogno l'Italia deve essere c o n c e n t r a t o nell'industria l e g -gera, p u ò ritenersi c h e l ' a m m o n t a r e del capitale necessario per o g n i l a v o r a t o r e trasferito si aggira

(1) C f r . : E R N E S T D A L E - Carne uno s t u d i o s o a m e r i c a n o v e d e il p r o b l e m a d e l l a r i c o s t r u z i o n e e c o n o m i c a italiana, i n « C r o n a c h e E c o n a m i o h e », n. 7, del 15 a p r i l e 1-947.

intorno ai 2000 dollari, per un totale di circa sei miliardi di dollari;

4) costo di manutenzione e ammortamento dei capitali nuovi e già esistenti, per una s o m m a di c i r -ca cinque miliardi di dollari.

A b b i a m o riportato i dati elaborati dal Dale per due ragioni; in p r i m o luogo p e r c h è egli h a u n a c o m p e t e n z a in materia f u o r i discussione, poi p e r -c h è il Dale è ritenuto u n esperto d i -c o s e italiane; le sue opinioni p e r t a n t o s o n o condivise dalle a u t o rità americane. Complessivamente, s e c o n d o l ' e c o n o mista a m e r i c a n o , o c c o r r o n o all'Italia circa 15 m i -liardi di dollari per c o m p i e r e la sua industrializzazione. La s o m m a è davvero ingente, specie se r a f -f r o n t a t a al nostro r e d d i t o nazionale.

E' difficile dire quale sia o g g i il nostro r e d d i t o nazionale. A m m e t t e n d o c h e esso possa p a r e g giare quello del 1938, d i s p o r r e m m o a l l o r a di un r e d d i t o di circa 3000 miliardi di lire attuali. M a o c c o r -r e -r a n n o ci-rca 800 milia-rdi all'anno pe-r l'indust-ria- l'industria-lizzazione, se questa dovesse essere c o m p i u t a nel corso del decennio. D o v e p o t r e m o trovare tanti m i -liardi? P u r t r o p p o la d o m a n d a c a d e in un p a u r o s o vuoto, p e r c h è le nostre condizioni di vita sono così ridotte che n o n è passibile a u m e n t a r e il reddito r e stringendo i consumi. A n c h e la bilancia c o m m e r ciale è passiva, quindi n o n si p u ò pensare di o t t e -nere i capitali attraverso le esportazioni. N e m m e n o si p u ò credere di p o t e r ottenere a prestito tutto il capitale c h e ci abbisogna. E allora? V e d i a m o d i esa-m i n a r e più esa-m i n u t a esa-m e n t e la situazione. L a s c i a esa-m o d a parte la restrizione dei consumi, per cui credo siano tutti d ' a c c o r d o c h e n o n vi è nulla d a fare. S o f f e r m i a m o c i sulle altre d u e vie : l'esportazione e d i p r e -stiti.

L'esportazione in passato era diretta p r i n c i p a l m e n t e verso la G e r m a n i a , la quale da sola a s s o r biva il 70 p e r cento dei nostri p r o d o t t i o r t o f r u t t i coli. Si tratta in p r i m o l u o g o d i trovare nuovi m e r c a t i per i nostri prodotti, p o i c h é p a s s e r a n n o p a r e c -chi a n n i p r i m a c h e la G e r m a n i a sia in g r a d o di assorbire il 70 per c e n t o della nostra f r u t t a e v e r dura. M a n o n d o b b i a m o p r e o c c u p a r c i solo della r i -c e r -c a dei n u o v i mer-cati, d o b b i a m o i n -c r e m e n t a r e la p r o d u z i o n e delle m e r c i esportabili, specie nel s e t -tore ove le c o n d i z i o n i ambientali ci c o n s e n t o n o di f a r e meglio degli altri. L ' i n c r e m e n t o della p r o d u -zione della f r u t t a e della verdura è auspicabile; esso ci sarà i m p o s t o dall'inserimento della n o s t r a e c o n o m i a nel grande m e r c a t o m o n d i a l e .

F a t a l m e n t e n o i dovremo, restringere la s u p e r fice di talune colture, specie di cereali, per f a r p o -sto a d altre p i ù adatte al nostro ambiente, p o i c h é la c o n c o r r e n z a n o n consentirà più di produrre c e -reali a d elevatissimo costo. L a n o s t r a agricoltura d o v r à avviarsi quindi verso u n a graduale e p r o f o n d a t r a s f o r m a z i o n e , per la quale o c c o r r e r a n n o c a p i t a -li. E c c o c h e a n c o r a u n a volta il nostro c a m m i n o è s b a r r a t o d a u n o scoglio difficile da superare, il c a -pitale. L'agricoltura d o v r à f o r n i r e i prodotti d a esportare p e r r i c a v a r n e in parte i capitali n e c e s -sari all'industrializzazione.

M a l'agricoltura si dibatte nei suoi gravi p r o -blemi, la c u i soluzione p u ò trovarsi solo attraverso l'impiego di capitali. P e r un p r o g r a m m a d i t r a s f o r -m a z i o n e agricola, a n c h e -m o d e s t o , o c c o r r e r à c i r c a un; miliardo di dollari.

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agricoli destinati alla esportazione potrebbe essere in un p r i m o tempo aumentata notevolmente, se i nostri agricoltori imparassero a difendere gli alberi d a frutto. Attualmente solo nei frutteti specializzati si riesce a salvare il 5060 per cento della f r u t -ta, negli altri casi n o n si raccoglie forse il 15 per cento del prodotto, perchè la maggior parte va p e r -duta. Un'efficace propaganda attraverso l'esempio potrà in breve t e m p o aumentare la produzione del-la frutta di tre o quattro milioni di quintali annui, senza investimento di capitali. Se all'azione di d i -fesa delle piante si accoppierà un miglioramento delle sementi impiegate nell'orticoltura e quello di talune colture di campo, si potrà avere un notevole aumento di produzione a n c h e nel settore orticolo. Occorre però c h e gli organi periferici del Ministe-ro della Agricoltura siano messi in m o t o e che sia ristabilito il perduto contatto tra tecnici e agricol-tori. E' probabile c h e la nostra agricoltura riesca nel corso di qualche a n n o ad aumentare la p r o d u -zione di molte colture e soprattutto di quelle il cui prodotto è destinato alla esportazione.

La maggior parte dei nostri prodotti agricoli va ora all'estero allo stato naturale e gran parte di essi viene lavorata prima di passare al consumo. E' necessario che la nostra industria alimentare si p e r

-fezioni p r o n t a m e n t e in m o d o che tutti i prodotti subiscano nel nostro paese le,,, manipolazioni che oggi vengono c o m p i u t e dai paesi importatori. D o b b i a m o conoscere i gusti e le preferenze del c o n s u -matore e fornirgli ciò che vuole lui e n o n quello c h e vogliamo noi. Se l'azione e l'incremento del-l'esportazione dei prodotti agricoli sarà fiancheg-giata da quelli industriali, una maggiore disponi-bilità di capitali sarà assicurata. M a occorre dire ohe n o n basta produrre p e r esportale, occ!or{re produrre bene e a basso costo.

Il costo di produzione dipende in gran parte dal costo della m a n o d'opera, il quale a sua volta dipen-de dai salari e dal rendimento dipen-dei lavoratori. Noi pensiamo c h e ridurre il salario finichè perdurano le attuali condizioni di mercato n o n sia possibile e n o n sarebbe neppure conveniente f a r l o ; m a ci s e m -bra che il rendimento del lavoro, sia esso individuale che collettivo, possa essere notevolmente m i gliorato. La politica degli scioperi a catena ha i n -dubbiamente funeste conseguenze sul rendimento collettivo, c h e purtroppo si ripercuote anche sul rendimento individuale. Se gli organizzatori n o n si persuaderanno di fare un uso più onesto e p a r c o dello sciopero, la nostra economia e perciò a n c h e gli operai n e subiranno le conseguenze. Gravi c o n -seguenze, poiché gli scioperi continui, ingiustifica-bili dal p u n t o di vista economico, creano, oltre c h e

disagio, sfiducia nei paesi esteri, di cui abbiamo troppo bisogno.

I nostri problemi n o n possiamo risolverli da noi soli: troppi capitali ci o c c o r r o n o c h e la nostra e c o -n o m i a -n o -n ci può dare. M a se -noi lavoreremo c o -n serietà e perseveranza, qualcosa riusciremo a fare c o n le nostre forze. In tal c a s o avremo bisogno di chiedere a prestito minori capitali, che più f a c i l -m e n t e ci saranno concessi. E' bene persuaderci che gli scioperi, i disordini, le feste n o n ci servono, ci d a n n e g g i a n o invece: all'interno perchè si produce di m e n o e all'estero perchè diminuiscono il nostro prestigio. I capitali necessari per migliorare il n o stro tenore di vita dobbiamo conquistarceli col l a voro, la serietà, la fiducia. E' inutile chiedere, p o i ché nessuno è disposto a prestare denaro a chi p e r -de il suo tempo nei caffè, al ballo o nelle piazze per sciocche ed inutili manifestazioni.

FRANCESCO SAJA

DISOCCUPAZIONE

E BLOCCO

DEI LICENZIAMENTI

La disoccupazione è, nell'epoca moderna, f e n o -m e n o nor-male di ogni e c o n o -m i a postbellica, sia co-me problema di reinserimento nella vita civile delle masse dei reduci di eserciti n o n più professionali m a a reclutamento nazionale, sia soprattutto come residuo di assestamento nel processo tanto l a b o -rioso, p e r la complessità e il tecnicismo della odierna struttura economica, di « riconversione » alle p r o d u -zioni e ai c o m m e r c i di pace e di adattamento a nuovi rapporti e a mutate situazioni internazionali.

Tutti ricordiamo, dell'altro dopoguerra, il perpe-tuarsi del f e n o m e n o in America, in Inghilterra e in Germania, assai oltre l a crisi del 1929, in cifre quasi stabilizzate dell'ordine di milioni di individui (7,2 e 3 rispettivamente) : c o n incidenze sui fatti m o n e tari ed e c o n o m i c i e p r o f o n d e reazioni in c a m p o p o liticosociale, che favorirono avvicendamenti di p a r -titi nei primi due paesi e nel terzo addirittura un rivolgimento di regime.

I n questo dopoguerra America e Inghilterra h a n n o saputo e p o t u t o graduare c o n buon successo l'assor-bimento dei reduci, inquadrandolo la prima in un vasto attivissimo processo di « riconversione », la se-conda i n un predisposto impulso alle industrie di esportazione. M a nei paesi vinti e ad alto li-vello demografico, il problema si è presentato c o n la tradizionale gravità, temperata per l'Italia d a taluni spunti di ripresa delle industrie (in buona parte intatte) per effetto della intensa do-manda di marci p r o n t e d a parte di vasti mercati : dai quali i maggiori e abituali fornitori di anteguerra, i m p e -gnati nella « riconversione » sono stati per qualche -tempo an-cora assenti.

Occorre comunque avvertire, c o m e suggeriscono episodi abbastanza clamor-osi (centri con migliaia di iscritti, -dei quali si presentano p o c h e -diecine a una offerta di lavoro) e c o m e -ci c o n f e r m a n o dirette espe-rienze di casi singoli -e confidenze -degli uffici sta-tistici, che la consistenza « reale » del f enomeno è, per fortuna, alquanto inferiore a quella « ufficiale » apparente dalle statistiche (oltre 1.800.000 unità), gonfiate da n o n p o c a gente di f a t t o occupata « sen-za libretti » e d a molta altra m a i occupata e iscritta per scopi vari, n o n ultimo quello di ottenere la tes-sera annonaria d i categoria A. Nonostante ciò e ad onta della t r o p p a retorica sulla « dignità u m a -n a » dei lavoratori se-nza posto, gover-na-nti e diri-genti h a n n o saputo f a r e ben p o c o sulla via di una soluzione « lavoro » del problema.

X lavori pubblici, p e r i quali il cittadino (disorien-tato dalle polemiche tra i ministri ch-e li affermano stanziati in precedenza e su necessità obbiettive, e .gli agitatori che li -dichiarano strappati dai misti de-gli organizzati) resta c o n l'impressione di una assai dubbia economicità, appartengono in m a g g i o -ranza alla soluzione « s u s s i d i o » , con l'aggravante dell'impegno di attrezzature e materiali. Lo stesso deve dirsi del blocco dei licenziamenti, che si tra-duce — atbrav-erso la cassa integrazioni, le commesse f u o r i concorrenza e le sovvenzioni statali alle i n -dustrie « malate » — in erogazioni, in gran parte a f o n d o perduto, a carico dei contribuenti.

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in questo strano blocco, vera « disoccupazione m a -s c h e r a t a » , o-s-sia « o c c u p a z i o n e fittizia» di gente te-nuta a sussidio, c o n l'aggravante di venir amlmini-strata nelle costose complicazioni della gestione delle aziende e di costituire in esse un fattore di disor-ganizzazione e anche di minor rendimento (valutato al 15%) della maestranza effettivamente utilizzata. A b e n vedere, anzi, il blocco è f attore di altra disoc-cupazione: la m a n o d'opera eccedente rappresenta un sopracosto aziendale, che esaurisce i mezzi di pagamento e comipromette lo smercio dei prodotti, spingendo l'azienda verso il dissesto e la conseguente disoccupazione dell'intera maestranza, compresa quella parte di essa che, c o n mia gestione economica, avrebbe avuto continuità e sicurezza del posto.

Il problema' « v e r o », a nostro avviso, n o n riflette l'attuale « disoccupazione ufficiale », m a piuttosto quella ohe potrà risultare quando, per effetto di estesi dissesti n o n più sostenibili con spesa pubblica o per l'adozione di una politica e c o n o m i c a risana-trice, si addiverrà inevitabilmente allo sblocco. Alla base abbiamo sempre, occorre ricordarlo, uno squi-librio p r o f o n d o t r a i mezzi di occupazione e quelle

« forze di lavoro » che di p e r siè sole, nella retorica della passata battaglia demografica e dell'odierna demagogia, sono definite ricchezze indipendente-m e n t e dall'esistenza dei capitali necessari a d appli-carle in m o d o economico, ossia in condizioni tecniche e di rendimento equivalenti a quelle dei paesi più progrediti e concorrenti.

La correzione di tale squilibrio dipende dal decorso del fatto demografico e soprattutto, c o m e a n -diamo ripetendo in ogni occasione, da u n o sforzo serio e tenace di risparmilo, capace di rimontare quella cronica carenza di capitali che h a

caratteriz-zato la storia del nostro lento progresso economico. E poiché una durevole e organica soluzione, su tali vie, è certo oibbìettivo lontano, n o n resta, c o m e -so-luzione urgente e nel limite dell'odierno possibile, c h e utilizzare c o n intelligenza gli esistenti capitali e distribuire l'occupazione c o n criteri logici, per equità (fine sociale) o per rendiìmento (fine e c o n o -m i c o e quindi anche sociale).

V e n i a m o così a toccare altri assurdi economici e sociali — di carattere che d i r e m m o costituzionale — del blocco dei licenziamenti, in quanto esso risale, alt-traverso rinnovi giuridici o pratici, agli ultimi mesi della repubblica di Salò ed h a q-uindi cristallizzato una situazione -di occupazione del tempo di guerra, n o n certo i n f o r m a t a a normalità né a criteri di e c o -nomicità.

I n quel tempo le industrie belliche, le più bisognose di protezione, h a n n o avuto il « b o o m » m a s -simo e si sono caricate di personale : alla cessazione delle ostilità si sono invece trovate, quasi di colpo, c o n le mjìnori possibilità di impiego e c o n le m a g -giori necessità di alleggerimento, ossia di risparmi-b nei costi, per poter eseguire radicali e costose « r i -conversioni ». M a il blocco h a vincolato il sovrac-carico e impedito, quanto m e n o scoraggiato (con la sicurezza e la quasi u n i f o r m i t à dei salari), ogni p a s -saggio verso i settori di p a c e o a « riconversione » leggera.

I n quel tempo, inoltre, le molte assunzioni, n e -cessarie alle maggiori esigenze e a coprire i vuoti dei richiamati, f u r o n o fatte tra coloro c h e il m e r

-cato, depauperato delle unità più giovani e attive, poteva offrire : sovente t r a elementi scadenti, oppure attratti la prima volta a un impiego, per sfuggire la mobilitazione civile o per assicurarsi un reddito a g

-giuntivo in periodi sempre più diffìcili. Sono poi tornati i reduci (molti senza garanzie di rientro in posti precedenti) e sorgono nuove forze di lavoro, -ma il blocco copre l'inamovibilità degli assunti di guerra, per molti dei quali la retribuzione h a carat-tere necessario in ben minor misura.

Impedire, col blocco, ogni rotazione (e selezione) nei posti disponibili n o n fa che consolidare i m a -lanni dell'economia e le peggiori sperequazioni, che tutti conosciamo, nei ceti operai e impiegatizi. G i à dalla famiglia con tutti i componenti occupati (pa-dre, figlio, figlia) a quella col solo padre occupato

(con due bambini, che ovviamente impegnano a n c h e la madre) si passa, a parità di b o c c h e d a m a n tenere, dalle 100.000 a meno di 30.000 lire di e n -trata mensile: che dire, allora, del disoccupato, cui n o n sempre soccorrono aiuti familiari o risparmi precostituiti?

Sentiamo, a questo punto, collettivisti e pianifi-catori, i credenti nello Stato paternalista, e regola-tore della vita economica e sociale, proporre il ri-medio giuridico, ossia la legge che tolga il posto all'uno e l o accordi all'altro. Non escludiamo simile risorsa, giustissima nei divari più stridenti, m a s o n o da prevedersi complessità di controlli e difficoltà di attuazione; soprattutto ci pare che si sovrappor-rebbe, a quello deprecato delle «posizioni acqui-s i t e » , qualche nuovo privilegio extra-economico', -tipo « demografico ».

Pensiamo, invece, che nell'automatico gioco sele-zionatore e armonizzatore delle leggi economiche, invano disprezzate e compresse dai dittatori, risieda il mezzo migliore di contemperare l'interesse gene-rale (massimo rendimento) con quello particolare

(garanzia di sussistenza). Col ripristino della n o r -malità nelle assunzioni e nei licenziamenti, della circolazione nei posti di lavoro, si avrebbero impulsi efficaci e necessari:

— al trapasso di maestranze, dai settori critici a quelli suscettibili di sviluppo, c o n graduale smobi-litazione della « -disoccupazione mascherata » ;

all'adeguamento e c o n o m i c o delle retribuzioni (e dei prezzi interni) ai ricavi in regime di prezzi internazionali, ossia di concorrenza, in m o d o da r i a -prire le prospettive di sbocco e q-uindi di vitale esi-stenza di gran paride delle aziende;

alla selezione degli elementi attuali, con la sostituzione dei m e n o validi e volonterosi, e al buon rendimento e al perfezionamento di tutti gli o c c u -pati, n o n più protetti dall'inamovibilità;

, all'allargamento di imprese e a nuove inizia-tive (scoraggiate dalle remore attuali), col risultato di creare altre linee di assorbimento di maestranza; — all'allontanamlento volontario, nei nuovi r a p -porti tra guadagno e rendimento, di molti elementi c o n vantaggio marginale di occupazione.

N o n cesseranno c o n ciò le sperequazioni nei r i -spetti dei nuclei familiari, m a risulteranno occupati gli attivi e i capaci, emersi dalla selezione, fattori della massima e più conveniente produttività g e n e -rale, e quindi della massima possibilità di sovvenire i « veri » disoccupati. L'importante è di spezzare il privilegio dei « n o n migliori », sicuri dei posti senza pratico impegno di rendimento sociale: occorre tasomima e comunque, nella situazione di generale s a -crificio, distribuire l'occupazione, col rimedio giu-ridico o col gioco della concorrenza, nel modo m e n o p o vero possibile !

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IL PROBLEMA DELL'APPRENDISTATO

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Nell'aprire un discorso sulla questione

dell'ap-prendistato c i a c c o r g i a m o di n o n poter s f u g g i r e alla presenza di quelle premesse generali (qui d i c i a m o sociali) c h e i n f o r m a n o tutta la nostra civiltà a base scientifica e tecnica. In f o n d o è un a t t o di o b b e -dienza, il nostro, c h e d o b b i a m o alle varie esigenze u m a n e per p o t e r m e g l i o salvare da un pericoloso isolamento questo i m p o r t a n t e p r o b l e m a : l ' e d u c a -zione professionale dei giovani di q u a t t o r d i c i anni c h e si avviano a d i v e n t a r e m a e s t r a n z e operaie e tecnici.

U n passo a v a n t i è stato c o m p i u t o d a l l ' e p o c a i n cui la condizione dei giovani nelle industrie era veramente i n u m a n a . S i a m o ai tempi in cui sorge il m i t o dell'uomo divorato d a l l a m a c c h i n a ; è a l -lora c h e questa i m m a g i n e p i e n a di p o l e m i c a e di r a n c o r e riassume u n simbolo, diventa g r a n d e m o tivo di lotta. Oggi sentiamo da più p a r t i p r o n u n -ciare r i c o n f e r m e sul valore della presente civiltà tecnicoscientifica. Paul L a n g e v i n è arrivato a p r e -vedére nei progressi di tale civiltà la liberazione dell'umanità. P u r tuttavia n o i sentiamo a n c o r a p e -sare su questo settore della n o s t r a vita l a vecchia i m m a g i n e d e l l ' u o m o divorato dalla m a c c h i n a . Non p i ù intesa nel senso di u n a volta, c o m e nella satira Tempi moderni d i Charlot, quindi c o m e violenta p o l e m i c a c o n t r o i sistemi di p r o d u z i o n e del grande capitalismo industriale, cioè valorizzazione, e c c . O r a questi sistemi s o n o in piena d e c a d e n z a ; da qualche t e m p o Huizinga h a avvertito tra l'altro l ' a g o n i z -zare d e i sistemi di produzione. Quindi il p r o b l e m a , pur r i m a n e n d o s e m p r e aperto, n e sposta i t e r m i n i : a b b a n d o n a la m a c c h i n a per o c c u p a r s i d e l -l ' u o m o , per stabi-lire u n r a p p o r t o p i ù giusto tra u o m o e m a c c h i n a .

Qui i n p a r t i c o l a r e si a f f a c c i a la questione delia istruzione professionale, Cioè necessità di migliorare la qualità e la n a t u r a del l a v o r o per stabilire a n c h e un c a m b i a m e n t o qualitativo dei p r o d o t t i . P e r c i ò viene a b b a n d o n a t o il v e c c h i o sistema e m p i r i c o d e l -l ' a c c o p p i a m e n t o de-l-l'anziano c o n i-l g i o v a n e (detto a n c h e sistema del rubar il mestiere) e si f a n n o strada altri criteri nuovi, esperimentati in questi a n n i passati. Ne è derivato un o r i e n t a m e n t o che h a rispecchiato m o l t o d a vicino la n a t u r a del n o -stro sistema industriale: da u n a p a r t e s o n o sorte le scuole di f a b b r i c a , dall'altra i corsi serali p r o -fessionali. M a a queste d u e impostazioni pratiche del p r o b l e m a è stato osservato c h e m e n t r e nella s c u o l a di f a b b r i c a si v e d r e b b e bene la specializzazione dell'operaio, nella s e c o n d a o c c o r r e r e b b e a n dare aldilà dei limiti scolastici, limiti c h e si r i -s c o n t r a n o in tutta la n o -s t r a -scuola a indirizzo tecnicistico. I n altre parole si è detto c h e la scuola di f a b b r i c a n o n è la sede adatta a creare m a e -stranze qualificate, e i corsi serali r i m a n g o n o i m a p u r a esercitazione scolastica.

M a r e c e n t e m e n t e p r o p r i o questo p e r i c o l o dello scolasticismo h a f a t t o r i t o r n a r e q u a l c h e nostro studioso ad a c c e t t a r e di n u o v o la p r i m a tendenza, cioè la scuola di f a b b r i c a . E ' stato d e t t o c h e i l i miti p u r a m e n t e scolastici della nostra s c u o l a a i n -dirizzo tecnicistico mettono' in condizione il tecnico d i p l o m a t o o l a u r e a t o di trovarsi per p a r e c c h i anni c o m e pesce f u o r di a c q u a nella realtà della vita di officina; c h e cioè per i m p a d r o n i r s i dei segreti di produzione gli o c c o r r e r e b b e u n l u n g o tirocinio. E allora ci si c h i e d e : n o n sarà m a i possibile a c c o r -ciare o eliminare questo tirocinio d'officina?

I n questi termini sta la n u o v a esigenza; e Giulio Preti r i p r o p o n e l a scuola di f a b b r i c a n o n soltanto p e r la f o r m a z i o n e delle m a e s t r a n z e operaie, m a a n c h e per i tecnici fino all'ingegnere. N o i a b b i a m o

f a t t o osservare all'illustre scrittore: è logico e utile a b b a n d o n a r e la f o r m a z i o n e delle categorie operaie al solo ed esclusivo arbitrio del privato (industriale) c h e oltre a d anteporre il suo interesse, r e -golerebbe tale f o r m a z i o n e in r a p p o r t o diretto alla sola esigenza della sua azienda? E Giulio Preti, f a c e n d o assegnamento sull'avvenire delle scuole di f a b b r i c a , c i risponde senza esaurire il nostro r i -l i e v o : « S o a n c h ' i o c h e o g g i chi -le organizza o -le f a organizzare è il padrone, il quale l o f a s e m p r e (soprattutto in un paese, c o m e il n o s t r o , in cui i padroni s o n o spesso meschini) c o n visuale l i m i -t a -t a e p o c h i f o n d i a disposizione. L'avvenire di queste s c u o l e dipende dall'avvenire della d e m o -crazia proletaria, dallo sviluppo d e i suoi o r g a n i

(Consigli di gestione, Sindacati, ecc.), e dalla m a -turità c h e essa riesce a raggiungere » .

A parte il f a t t o c h e o g g i ima scuola aziendale costa diecine di milioni all'anno, vediamo, per a p p r o f o n d i r e l ' a r g o m e n t o , di proiettare la n o s t r a d i -scussione nell'avvenire. Ora, s p o s t a n d o i termini su u n n u o v o piano, rileviamo subito c h e il p e r i -colo r i m a n e quello di p r i m a . A n c h e in u n a società a e c o n o m i a socializzata i limiti della scuola di f a b -brica n o n si allargano, p e r c h è la f o r m a z i o n e delle m a e s t r a n z e operaie sarà sempre « in r a p p o r t o d i -retto alla sola esigenza produttiva dell'azienda » . Grosso modo d i c i a m o : u n a f a b b r i c a di cuscinetti a s f e r e preparerà la sue m a e s t r a n z e qualificate e s p e cializzate p e r la sua p r o d u z i o n e e n o n per la p r o -duzione delle m a c c h i n e d a scrivere. Quindi c o n u n n u o v o assestamento sociale vi potrebbe essere u n a moralizzazione in questo settore, m a rimarrebbe n o n risolto l ' i n c o n v e n i e n t e sostanziale. A m e n o c h e Giulio Preti pensi all'operaio c h e d a 14 a n n i fino a l limite di c a p a c i t à lavorativa f a c c i a s e m p r e cuscinetti a sfere. S a r e b b e c o m e legare la d i -gnità dell'uomo alla condizione del tornio : n o n f a r e altro c h e la stessa cosa p r i m a d i essere messo f u o r i uso. B e n e o m a l e l'attuale scuola d i f a b b r i c a risolve il p r o b l e m a soltanto per le sue esigenze, m a sappiamiQi dall'esperienza c h e tali maestranze tolte dal loro a m b i e n t e si t r o v a n o c o m e pesci f u o r

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LE SCUOLE PER ASSISTENTI SOCIALI

In nome dell'Uni ci-nte Nazionale per le Scuole di Assistenza Sociale, che ho l'o-nore di presiedere, porgo un saluto e un vivo ringraziamento alla Camera di

Com-mercio Che qui vi ha adunati, e a quanti, studiosi del servizio sociale o ohte vi sono interessati per m o -tivo della loro attività nel campo dell lavoro, hanno voluto intervenire a questa inaugurazione del secondo Corso biennale della Scuola par Assistenti Sociali del Lavoro di Torino istituita, ora è circa un anno, in virtù di una 'convenzione d'ella nostra Union« con la Camera di Commencio di Torino.

E', quella d'i Torino, la quarta scuola per Assistenti Sociali che l'Unione, in meno di due anni, ha avuto la soddisfazionte di vedere sorgere a realizzazione della sua -iniziativa, ed io desidero qui rivolgere un partico-lare ringraziamento all'illustre Presidente della Ca-m-era di Commercio, -commi. Mi-noia, ed ai prof. Gio-vanni VilgMani -ch-e rappresenta l'Unione Nazionale per le Scuole di Assistenza Sociale a Torino, per l'attività così felicemente .consacrata all'istituzione e al funzio-namento della Scuoia.

Ringrazio anche la lo-cale Unione degli Industriali, ch-e alla Scuola ha voluto dare una icon-creta manife-stazione di simpatia e -di stima -con 1-a concessione di borse di studio a favore degli -allievi più meritevoli, ie il Rettore Magnifico dell'Università e i Presidi delle Facoltà che hanno voluto ospitare i nostri allievi nelle loro -aule.

Mentre il prof. Viglliand riferirà sul primo anno di funzionamento della Scuola, i-o desidero cogliere que-sta^ occasione per dare -alcune brevi notizie sull'atti-vità svolta, nel campo diellle scuole dii assistenza so-ciale, datila nostra Unione.

Essa sanse sotto la denomimazione d-i « Consorzio per la -Scuola Nazionale par Assistenti Sociali del Lavoro », l ' i l aprile 1946, per iniziativa dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e della Federazione Italiana delle donne metile arti, p r o -fessioni ed afflar! Vi aderirono, come finanziatori, i tre massimi istituti previdenziali .(l'ilstituto Nazionale della Previdenza Sociale, l'Istituto Nazionale per l'As-sicurazione contro le Malattie e l'Istitu-to Nazionale -p-er l'Assicurazione contro gl'i Infortuni siul Lavoro); il maggiore ente della previdenza facoltativa, che è l'Istituto Nazionale dielle Assicurazioni; poi la Con-federazione Generale del Lavoro, la ConCon-federazione Generale dell'Industria, 1'« Umanitaria » di Milano e, come enti non impegnati a -contribuzione finanziaria, numerose organizzazioni assistenziali o che svolgono attività scientifica in materia.

Il Consorzio, che si proponeva la formazione di "as-sistenti sociali aventi un'elevata preparazione profes-sionale, stabilì che per l'ammissione alle sue scuole il titolo min-imo di studio fosse la licenza di scuola media superiore ,e ohe la durata -degli studi fosse d'i due anni, con l'obbligo della frequenza -da parte degli allievi. I -docenti dovevano appartenere, come appar-tengono, nel maissimo numero, all'ordine universitario. I programmi dei corsi comprendono la parte dottrinale, .costituita dalle materie storiche, giuridiche, economiche, sanitarie, psicologich'e, e quelle specialmente c o n -cernenti il servizio sociale, e la parte applicativa costituita da esercitazioni piratiche di casistica assi-stenziale.

Il 2 maggio 1946 la nostra Scuola per Assistenti So-ciali del Lavoro in Milano, ospitata dall'« Umanitaria », iniziava ili suo funzionamento -che, nel biennio ormai trascorso, si ,è svolto in m o d o molto soddisfacente, sotto la direzione della dott. Paolina Tarugi e la so-vraintenidenz-a del prof. Antonio Cazzaniga, Preside della Facoltà di -Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano.

La Scuola ha portato a termine, alla finie del n o -vembre scorso, -ili suo primo corso biennale. Da esso sono uscite sedici allieve diplomate, di cui un gruppo è stato immediatamente assunto in servizio dall'Isti-tuto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavorio, in Milano, per l'assistenza dei grand-i in-validi del lavoro, degli orfani di lavoratori caduti sui lavoro, -degli infortunati ricoverati nei centri tra-uma-toiogici- ortope dici dell'Istituto -e nell'ambulatorio pe-r le malattie professionali.

Ieri, 16 corrente, essa ha iniziato un secondo corso biennale con lo stesso programma d'ej primo.

Nell'ottobre del 1946, in sèguito a scambi di idee intercorsi con gli esponenti del Ministero diell'Assistetiza post-bellica in occasione del Convegno di studi sociali a Tremezzo, il Consorzio si trasformò nella Unione N'azionale per le Scuole di Assistenza Sociale e stipulò, con quel Mi-nistero, due convenzioni, in base -alle quali si impegnò a istituire due corsi biennali per assistenti sociali, l'uno a Roma e l'altro a Milano, dotati di mezzi finan-ziari adeguati -e di -cinquanta borse di studio ciascuno, da assegnarsi con concorso per esami.

I due corsi convenzionati ebbero inizio rispettiva-mente il i2 febbraio e il 3 marzo 1947; hanno già svolto, co-n assidua e proficua attività dei docenti e degli al-lievi, il primo anno scolastico e iniziato il secondo.

1:1 corso di Roma è s-tato svolto -dalla scuola della U.N.S.A.S. denominata « C'entro di Educazione Profes-sionale per Assistenti Sociali », diretta dal prof. Guido 'Calogero dell'Università di 'Pisa. Esso- ha concluso, alla fine di ottobre del 1947, il primo anno scolastico ed ha iniziato il secondo l'8 gennaio scorso, «Km la parteci-pazii-one di 82 allievi.

II « Centro » ha anche svolto un corso accelerato di -assistenza all'emigrazione, dal quale siono stati diplo-mati 35 allievi.

Il 1" m-airz'o p. v., contemporaneamente allo svolgi-mento del programma del secondo anno scolastico, il « Centro » inizierà il primo anno scolastico di un se-condo corso biennale, che sarà questa volta diretta-mente finanziato .dall'Unione, con l'aiuto, del « fondo l'iire » déll'Am-ministrazione degl'i Aiuti Internazionali per i compiti di assistenza sociale.

Il -corso convenzionato di Mila-nò, che assunse la denominazione di « Corso Biennale di Assistenza So-ciale » e d è diretto, dalla dott. Lucia Corti A j m o n e Marsan, è anch'esso Ospite dell« Umanitaria»; ha avuto inizio, c o m e si è d'etto, il 3 marzo 1947, ed ha concluso il primo periodo di studi e di esercitazioni il 31 otto-bre dello scorso anno. Il secondo anno scolastico è stato iniziato il 17 novembre 1947 e vi sono stati am-messi trentaci-nque allievi.

Mentre i due corsi convenzionati hanno per fine la preparazione all'assistenza sociale cosi detta poliva-lente, le -due scuole di Milano e di Torino dirette ri-spettivamente dalla dott. Paolina Taru-gi -e dalla dott. Lia -Carli, sono state concepite secondo program-mi idi specializzazione nell'assistenza sociale del lavoro, specializzazione che tuttavia forma oggetto d'i parti-colare insegnamento nel secondo anno scolastico e n-on va a discapito d'i un'adeguata preparazione in ogni campo dell'assistenza sociale.

Tali .assistenti specializzate, che possono conside-ratisi corrispondenti alle « surintevidentes d'usine» e « consigliere sociali del l a v o r o » , il cui riconoscimento giuridico ha avuto già luogo in Francia, dovrebbero

a mio avviso, dare inizio a un'efficace coHaiboraz'ione non solo con i medici di fabbrica, ma anch-e con le commissioni interne e con i datori di lavóro per il be-nessere dei prestatori d'-opera -e per il miglior funzio-namento deìlte opere sociali aziendali. Questo afflan-camento o, addirittura, la partecipazione delle assi-stenti sociali del lavoro alle commissioni ' interne di azienda, verrebbe, secondo mie, ad eliminare le pre-venzioni che in taluni settori ancora esistono contro le assistenti di fabbrica stipendiate dai datori di la-voro. Comunque, l'Unione Industriale d-i Torino ha dato prova ch'essa slente come la tutela e l'assistenza del fattore umano della produzione costituisca uno degli elementi fondamentali d'ella organizzazione scien-tifica del lavoro.

Oltre a svolgere la sua attività didattica, l'Unione ha curato di mettersi in rapporto con il movimento ohe, 'in materia di assistenza sociale, si svolge nel -campo nazionale e in quello internazionale, ed ha par-tecipato a.1 Convegno di Studi Sociali a Tremezzo te-nuto nel settembre del 1946, e di cui h o già fatto cenno-alla Conferenza Internazionale di Servizio Sociale di Bruxelles nell'estate del 1946; e, nel 1947, alla Confe-renza Internazionale di Servizio Soci-ale tenuta all'Aja, -al Congresso del Comitato Internazionale delle Scuole di Servizio Sociale a Parigi, alle Giornate di Studio delle Assistenti Sociali diplomate di Sta-to francesi a Discorso pronunciato alla Camera di Commercio di

Torino dall'avvocato Foscolo Bargoni, presidente del I'UNSAS, in occasione dell'inaugurazione del II Corso biennale della Scuola per assistenti sociali del lavoro

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