• Non ci sono risultati.

Cronache Economiche. N.043, 25 Settembre 1948

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Cronache Economiche. N.043, 25 Settembre 1948"

Copied!
52
0
0

Testo completo

(1)

VICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

SPEDIZ. IH ABBONAMENTO P O S T A L E ( I l JRUPPO)

mm

• • •

(2)

A V I C R O T E C N I C A

T O R I N O

Un impianto di

(3)

s" machines graphiques

et charactéres

machines-outiles

machines textiles

fonderie de fer

E s p o r t a z i o n e i s r t u t t o i l m o n d o

(4)
(5)

N. 43 25 Settembre 1948

€118111 'VSSSSSSSSSSSSSSSÌS' siSiS» W s s « « ^ " »Ss»® »S® wSSSwSSsSS' i W ^sgSsiiìsSìsB r C O N S I G L I O DI R E D A Z I O N E dott. A U G U S T O B A R G O N I prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. ANTONIO CALANDRA dott. G I A C O M O F R I S E T T I prof. d o t t . S I L V I O G O L Z I O p r o f . d o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I p r o f . d o t t . L U C I A N O G I R E T T I D i r e t t o r e d o t t . A U G U S T O B A R G O N I C o n d i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e ^ : . - j

QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

Seduta inaugurale de! Congresso - 2 settembre 1948

DISCORSO DEL CONTE CARLO SFORZA

M I N I S T R O D E G L I A F" F- A F? I E S T E R I

A nome del Governo italiano saluto cordial-mente questa prima riunione delle Camere di Commercio italiane e francesi. Io sono lieto che essa abbia luogo a Torino, non soltanto perchè Torino è per noi italiani un nome sinonimo di storia in azione, ma perchè fu qui che cinque mesi fa i nostri due Governi firmarono un im-pegno solenne di giungere ad un accordo grazie al quale l'economia della Francia e quella del-l'Italia non faranno più che una sola unità.

Il progetto di una unione economica fra la Francia e l'Italia avrebbe potuto sembrare un sogno qualche anno fa. Eppure esso oggi marcia verso la sua realizzazione, grazie alla leale e franca collaborazione fra i Governi delle due vi-cine Repubbliche e grazie anche alla compren-sione superiore delle categorie produttrici dei due Paesi, siano esse formate dagli imprenditori o dalle masse lavoratrici. Dai due lati delle Alpi esse hanno compreso che è nell'interesse di tutti di raggiungere una produzione più vasta e a miglior mercato, il che significherà anche un maggior impiego di mano d'opera e una contem-poranea diminuzione dei prezzi di consumo.

Ma ciò non è tutto, per importante che sia. Ci sono anche gli imponderabili. E questa volta, sol che lo vogliamo, gli imponderabili rappresen-teranno almeno due risultati importantissimi.

Un primo risultato sarà questo: che la Fran-cia e l'Italia avran mostrato di essere degne del loro glorioso passato se, ad un mondo che bran-cola in un'atmosfera minacciante di divenire il crepuscolo dell'umanità, esse mostreranno una unione che farà di nuovo, di noi francesi e ita-liani, i pionieri della storia di questo vecchio continente che dobbiam salvare ad ogni costo. Il secondo risultato sarà altrettanto sicuro: che il nuovo nucleo, composto di un centinaio di milioni di uomini fra i più laboriosi e dotati, costituirà una forza di attrazione sufficiente per altre entità nazionali cui noi lasceremo aperte Discorso del Conte Sforza pag. 3

Discorso del Presidente Minola . . pag. 4 Discorso del Ministro I. M. Lombardo pag. 5 Relazione tirale ( A . Bordin) pag. 6 Mozione di chiusura del Congresso pag. 11 La lotta contro l'inflazione in Gran

Bretagna ( D . Sachs) pag. 13 Sulla limitazione della proprietà

privata (R. C r a v e r o j pag. 15

le porte. E questo, o signori, sarà il modo più sicuro e più pratico per creare l'Europa.

Noi, cinque mesi fa, facemmo quanto era in potere nostro per la salvezza dei nostri due po-poli, dell'Europa, della pace. Lasciate dunque

che a nome di tutti voi mandi un saluto affet-tuoso al chiaroveggente statista francese, Geor-ges Bidault, in cui trovammo un compagno di fede, e un animatore leale, da Parigi a Torino.

Anche voi, oggi, renderete servizio ai nostri due Paesi e all'Europa se proclamerete la vacuità di quelle miopi visioni autarchiche che hanno sin qui imperversato, se affermerete la necessità dell'allargamento dello spazio europeo. Oggi, l'avvenire è ai grandi spazi. La formazione di tre grandi nuclei imperiali quali l'americano, il britannico e il sovietico, dimostra che le minori formazioni egoisticamente nazionali 6ono desti-nate a scomparire.

Voi lo sentite dunque, o signori. La vostra non è una riunione accademica; è ano di questi in-contri in cui, o si fallisce, o si in-contribuisce a fare della storia.

Voi aiuterete la storia che sorge anche sol-tanto se con le vostre discussioni creerete una atmosfera di sempre maggior conoscenza reci-proca, se agirete da araldi di quella sempre più stretta evoluzione dei rapporti italo-francesi che è destinata a concretarsi presto nell'unione do-ganale.

Ricordatevi che fra qualche anno potrete dire ai vostri figli, liberati ormai dalle fole delle au-tarchie e dalle violenze dei superati nazionali-smi: « A n c h e noi fummo fra gli artefici di quella economia nuova che si chiamò prima italo-fran-cese per chiamarsi poi europea ».

Non crediate che queste speranze siano ecces-sive. Sì, è vero: noi siamo tutti — tutti quanti — sull'orlo di un abisso, perchè paghiamo il fio di egoistici errori passati. Eppure sentiamo che potremo benissimo salvarci; ma a una sola con-dizione: veder grande!

S O M M A R I O

Il traffico commerciale italo-sviz-zero (E. Castellari) pag. 17 La cinematografia torinese (G.

Fer-r u z z i ) pag. 19 Le "novità,, della Viberti (L. A . ) pag. 20 Un congrès efficace (F. Palazzi T r i v e l l i ) pag. 23 Rosa dei venti pag. 27 Mercati pag. 28

Soluzione di un problema organiz-zativo pag. 29 Collaborazione franco-italiana nella

moda ( A . V a n n e r ) pag. 30 Borsa-Compensazioni pag. 32 Notiziario estero pag . 33

Il mondo offre e chiede pag. 35 Disposizioni ufficiali per il

(6)

Seduta inaugurale deI Congresso - 2 settembre 1948

DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA

DI COMMERCIO DI TORINO, CESARE MINOLA

In ogni Nazione civile si levano uomini delle più varie correnti politiche e delle più varie concezioni ideologiche, a porre in guardia contro il pericolo del mantenimento integrale e senza vincoli della sovranità nazionale. Il ripetersi periodico di guerre apocalittiche e rovinose, la manifesta incapacità

delle [guerre stesse e dei trattati cosiddetti di pace a risolvere, sia pure in compromesso, i pro-blemi politici, si impongono all'attenzione delle di-sorientate opinioni pubbliche. Né maggior fiducia l'esperienza permette di concedere quali strumenti di pace, agli accordi tra Nazioni le quali non inten-dano rinunciare alila loro sovranità, siano essi trat-tati bilaterali e temporanei, o siano pure orga-nizzazioni permanenti di Stati sovrani.

Non par dubbio oramai che lo spettro della guer-ra, e i suoi minori fratelli, la rappresaglia econo-mica ed il conflitto diplomatico, non cesseranno di terrorizzare l'uomo finché gli Stati manterranno la loro sovranità piena e la loro personalità di-stinta ed incomunicabile.

Ma non è solo il timore di guerra che induce ad auspicare le unioni e le fusioni di Stati. Lo stesso fondamento logico ed affettivo dell'unità e sovranità dello Stato moderno — che via via ven-ne cercato ven-nella ragioven-ne dinastica, etnica, razziale, storica, economica, geografica — è scosso.

Oggi le dinastie non presumono di essere an-cora le proprietarie dello Stato, ma organi costitu-zionali fondati sul popolare consenso; secoli di vicende —• ormai tutti ne convengono — hanno confuso le storie e mescolato le stirpi; i limiti geo-grafici, non sempre nettamente definibili, perdono ogni giorno d'importanza per opera dell'uomo che infaticabilmente coltiva deserti, naviga mari, va-lica passi, perfora monti e sorvola ogni ostacolo.

Il migliore fondamento della sovranità è oggi la fede dei cittadini in una comunanza di destino; ma può essa rimanere ancora a lungo circoscritta ai limiti giuridici dello Stato, quando le ideologie sempre più varcano i confini politici alla ricerca di proseliti, quando solo i grandissimi imperi di-spongono di quella autonoma potenza militare sen-za la quale illusoria è l'autonomia politica?

Soprattutto l'economia oggi affratella e cementa i popoli. I progressi nei trasporti e nelle comunica-zioni unificano i mercati annullando le distanze e sormontando gli ostacoli geografici: d'altro canto il più ampio mercato unificato è condizione di dimen-sioni produttive maggiori, che in molti settori ga-rantiscono la vittoria certa sui concorrenti e, in definitiva, un servizio migliore e meno costoso ai consumatori. Solo dalla unificazione economica in-tegrale è lecito attendersi quella divisione e spe-cializzazione nei compiti produttivi, quella circozione di brevetti, di prodotti, di capitale e di la-voro senza cui non v'è progresso.

Ma oggi sarebbe assurdo sperare in una unifi-cazione economica ove non si perseguisse e si rag-giungesse l'unificazione politica, giacché occorre vincere le resistenze di governanti gelosi della loro autonoma sovranità e premuti da produttori e da lavoratori avidi di protezione dalla esterna con-correnza.

La stessa tendenza politica odierna al controllo ed alla pianificazione dei fenomeni economici — tendenza di cui molti fra i presenti, ed io stesso, siamo ben lontani dal compiacerci — rende

ine-vitabile l'unione economica più ampia possibile, giacché non può regolarsi l'economia di cui molti dati sfuggono al controllo, di cui cioè sbocchi o rifornimenti sono soggetti a controlli e

pianifica-zioni di altri governi. Ma poiché queste moderne tendenze fanno in ogni momento dipendere l'eco-nomia dalla politica, non si può progettare di uni-ficare quella senza almeno coordinare questa.

E' dunque essenzialmente come condizione, pre-parazione e fase di un'unificazione politica che noi auspichiamo la progettata unione economica; il che non significa disconoscerne i vantaggi com-merciali immediati per l'integrazione delle due eco-nomie; e tanto meno disconoscere la necessità di opportunamente guardare la realizzazione dell'unio-ne, secondo il parere dei tecnici, al fine di limitare quanto più possibile quegli spostamenti improvvisi dei "fattori produttivi dall'uno all'altro impiego, che, mentre preludono ad un maggior reddito avvenire, distruggono l'accumulata ricchezza.

Propizio come non mai è l'attuale momento sto-rico per la realizzazione dell'unione economica italo-francese, e forse della stessa unione occiden-tale; né ciò dicendo intendo solo alludere alla ne-cessità di difesa dal comune incombente avversa-rio minacciante la nostra civiltà e le libertà poli-tiche. Ma è l'indole simile delle popolazioni, la co-munanza dei recenti tristi ricordi e delle miserie che tuttora soffriamo, la somiglianza delle

strut-ture economiche, la stessa precarietà o mancanza di sostegno tradizionale delle istituzioni politiche, infine la stessa debolezza militare e internazionale dei nostri due Paesi, che ci indicano la meta del-l'unione e ce ne facilitano la realizzazione.

E' soprattutto la comunanza fondamentale di cultura e di civiltà, ben più importante delle affi-nità etniche, la quale si rispscchia nelle lettere, nelle scienze, nel diritto, nel costume, nella politica e che, fondandosi sulla comune origine da Roma, si arricchisce di preziosi apporti dalle vicine civiltà, e si consolida nei secoli in un ininterrotto scambio, ora pacifico ed ora violento, di uomini, di idee e di prodotti.

Travagliati dagli stessi mali, tesi alle stesse mète, minacciati dagli stessi pericoli, i nostri due popoli iniziano oggi un cammino comune. Ed è significa-tivo che su questa via, nei primi passi di studio, di progettazione e di affratellamento, le Camere di Commercio francesi ed italiane procedano unite all'avanguardia. Esse, portatrici di interessi esclu-sivamente economici, ferrate di specifica e tradi-zionale competenza, per nulla fuorviate da presup-posti ideologici, non dovranno mai mancare di sti-molare con il loro entusiasmo, e correggere con la loro obbiettività, gli uomini politici ed i diplo-matici.

Non a caso la città designata a sede di questi lavori è Torino. Qui la civiltà francese nelle sue epoche più splendide penetrò profondamente; di qui naturalmente transiterà il traffico rinnovato fra i due Paesi e qui verrà diretto, perfezionato e smi-stato. La prosperità e la decadenza di Torino, in ogni tempo furono influenzate dalle vicende delle relazioni commerciali italo-francesi; e Torino ed il Piemonte guardano ai nostri lavori ed alla stessa graduale realizzazione dell'unione, non solo con simpatia e benevolenza, ma con speranza di legit-timi vantaggi.

(7)

Seduta finale de! Congresso - 5 settembre 1948

DISCORSO dell'On. IVAN MATTEO LOMBARDO

M I N I S T R O D E L L ' I N D U S T R I A E C O M M E R C I O La cooperazione economica fra la Francia e

l'Ita-lia è una questione essenziale non soltanto per i nostri due Paesi, ma specialmente per il fatto che essa costituirà un polo di attrazioni per ulteriori e più larghi sviluppi, i quali dobbiamo auspicare ar-dentemente, se davvero amiamo il progresso e vo-gliamo la pace.

Tutti sentiamo il drammatico contrasto tra, da un lato, l'ampliarsi delle idee e delle aspirazioni umane e i giganteschi progressi della scienza e della tecnica, e, dall'altro lato, il meschino restringersi dei territori nazionali, nel doppio senso politico ed economico. Questo contrasto costituisce una fa-tale strozzatura delle nostre possibilità di vita, di espansione e di più alta civiltà.

Perciò l'iniziativa presa dall'Unione Italiana delle Camere di Commercio di convocare questo Con-gresso è altamente lodevole, ed io ne apprezzo tutto il valore, che non è soltanto materiale, cioè ten-dente -ad un migliore benessere, ma ha una sua nobiltà nell'ideale di dare ai popoli un senso di distensione e tranquillità, e specialmente un ele-mento di fiducia nell'avvenire.

Bene è stato fatto di affidare a Torino l'onore di ospitare questo Convegno e alla Camera di Com-mercio Torinese il compito, che essa ha assolto egregiamente, di organizzarlo. Infatti, più di ogni altra regione d'Italia, il Piemonte sente e vive que-sto problema, giacché lo sviluppo delle relazioni economiche con la Francia è per il Piemonte una questione di vita. Torino, a mezza strada fra Pa-rigi e Roma, è destinata ad essere il fulcro politico e geografico dell'area della costituenda unione.

Ho apprezzato molto il senso pratico col quale avete impostato i lavori di questo Congresso. Non avete ripetuti i temi e le trattazioni già svolte da altri Enti ed in altri convegni. Avete lasciato in disparte i temi specifici relativi alle singole indu-strie ed attività economiche, che hanno già fatto oggetto di esame da parte di organizzazioni pro-fessionali di categoria, sia in Francia che in Italia. I problemi che avete scelto per i vostri dibattiti sono quelli nei quali l'azione delle Camere di Com-mercio è la più adatta e la più proficua, cioè i pro-blemi che interessano i rapporti economici nel loro insieme, che investono tutta l'economia e ne costi-tuiscono la base e la sintesi. Sono i problemi dei trasporti, dei porti e delle comunicazioni in genere, dei carichi sociali nelle industrie, dell'ordinamento fiscale e della pressione tributaria, dei movimenti migratori, delle correnti turistiche, degli scambi di merci e di prodotti, dei movimenti di capitali, delle valute, degli scambi culturali, ecc.

Una nota del Congresso' che ho molto apprez-zato sta nel fatto che nel tempo stesso che avete studiato a fondo i vari problemi relativi all'unione doganale e alla cooperazione economica, vi siete preoccupati di non lasciar passare troppo tempo, di non deludere l'aspettativa dell'opinione pubblica in lunghe dilazioni, in studi ponderosi, in discus-sioni interminabili. Pertanto avete fatto conver-gere i lavori del Congresso verso mète vicine da realizzare con urgenza. Mi è parso quindi molto opportuno che ogni tema trattato abbia dato luogo a due ordini di conclusioni e di proposte : quelle di reattizzare nel quadro definitivo e completo della cooperazione economica e quelle da attuare subito, anche alla spicciolata, di mano in mano che ciò si rende possibile, per incominciare a creare un in-sieme di fatti, di intese, di attuazioni che prepa-rino la via ad accordi ed azioni su un piano più ampio e generale. Insomma, voi dite: cominciamo a fare un sentiero, poi verrà l'autostrada.

Il fatto che le Camere di Commercio dei due Paesi dimostrino di volere ardentemente questa

unione doganale e questa cooperazione economica è il segno più sicuro della utilità e fattibilità di questa Unione. Le Camere di Commercio dimostra-no così di avere piena fiducia nei benefici e van-taggi che nasceranno dalla unificazione economica dei due territori nazionali in un'area più vasta, cioè in un mercato unitario che rappresenta una massa importante di mezzi ed attrezzature economiche, di energie, di competenze ed intelligenze di uomini da cui sorgeranno e si svilupperanno proficue possibi-lità, le quali oggi non si possono precisare una per una e tanto meno mettere in cifre, ma che tutti intuiamo e di cui tutti siamo fermamente convinti.

A mio parere le Camere di Commercio potranno proseguire nella via che hanno intrapreso, svol-gendo un'azione pratica di sommo valore. Molti sono i modi nei quali esse possono essere utili alla realizzazione della cooperazione economica fra i due '

Paesi. Cito qualche esempio di sfuggita. Le Camere di Commercio possono anzitutto compiere un'effica-ce opera di propaganda e di persuasione, diffon-dendo le ragioni della necessità della unione, agendo sulla opinione dei ceti economici, affinchè le preoc-cupazioni di singoli e limitati interessi non vengano ad ostacolare e ritardare l'auspicata unione. Le Camere di Commercio possono incominciare esse stesse a dare prova di senso pratico e di buona

vo-lontà, realizzando proficue intese fra di loro: Mar-siglia e Genova possono accordarsi per certi servizi dei loro porti; Milano, Torino e Genova possono prendere utili iniziative con le Camere di Com-mercio francesi per facilitare, come mi consta che già in parte hanno fatto, le operazioni di compen-sazione in merci; le Camere di Commercio di Ve-nezia, di Firenze e di Roma possono promuovere •con le Camere di Commercio di Nizza, di Parigi, di Algeri, lo scambio di correnti turistiche. Le Came-re di Commercio dei due Paesi possono istituiCame-re fra loro servizi in comune per scambi di informa-zioni, di dati, di segnalainforma-zioni, di esperienze.

L'Unione Economica non si realizzerà, e tanto meno si completerà, dall'oggi al domani. La realiz-zazione avverrà naturalmente per gradi ; le Camere di Commercio dovranno vigilare che nei vari stadi l'attuazione si compia con sani criteri economici.

Giustamente le Camere di Commercio auspicano che l'unione economica si attui in un regime di libertà, ma siccome è ovvio che questo voto non potrà compiersi senza temperamenti, specialmente in un primo periodo, toccherà alle Camere di Com-mercio di assistere il Governo perchè ogni eventuale necessaria regolamentazione avvenga con la parte-cipazione e la collaborazione delle Camere di Com-mercio, utilissime in questa azione per la loro pe-culiare dote, Chie è la loro forza e la loro ragione di esistere, di non essere il portavoce di un gruppo di interessi o di una categoria, ma di rappresentare tutta l'economia nel suo complesso unitario ed armonico.

Sarà quindi bene che i contatti iniziali così feli-cemente presi a Torino tra le Camere di Commer-cio Italiane e Francesi nel maggio scorso, e ripresi su più vasta scala in questi giorni, siano tenuti vivi ed intensificati.

Su questa collaborazione tra Camere di Commer-cio francesi e Camere di CommerCommer-cio Italiane poggia gran parte dell'edificio della cooperazione econo-mica fra i due Paesi, che vogliamo creare per il bene delle nostre popolazioni e per costituire un caposaldo della pace e del progresso civile.

(8)

R E L A Z I O N E F I N A L E

Illustrazione della scienza economica « pura », il Prof. A r r i g o Bordin, dell'Università di Torino, a f -fronta da politico realista, in questa sua lucida rela-zione Anale al Congresso di Torino, i vari problemi basilari dell'unione doganale italofrancese. Nel s o t -tolineare la tecnicità del Congresso, il P r o f . Bordin ne pone in evidenza il merito principale, eh'è stato di additare la strada giusta, insegnando il m o d o di percorrerla, di indicare il fine p r o p o n e n d o ì mezzi

atti a raggiungerlo.

Il mio compito è

^ A R R I G O

di -porre in rilievo il filo conduttore delle nostre discussioni e di ravvisare le con-clusioni alle quali esso conduce. Natu-ralmente non potrò tener con'.o di tutte le reiasioni anche se importanti e, sotto ogni rapporto, degne di elogio. Domando

pertanto venia delle omissioni che la brevità del tempo ed una certa scheletricità di esposizione mi impongono. (1)

Il nostro convegno poteva correre un grosso ri-schio, in cui altri convegni del genere sono incorsi-, quello di essere antistorico, inattuale e pertanto in-fecondo. Sarebbe stato, infatti, antistorico, se i nostri lavori avessero suonato sterile critica di re-centi e lontani interventi statali appuntando gli strali sui mezzi dei quali, per raggiungere certi fini,

una politica economica si avvale, e ciò perchè, su di un piano etico-politico, questi fini, in oggi, non si possono o non si vogliono condividere. La critica dei fini resta, e deve restare, su di un piano etico-politico nel quale ognun di noi può pensare come vieglio crede; quella dei mezzi corre su di un piano tecnico, del tutto distinto dal primo, per quanto ignoranza, • o peggio, spesso li voglia confondere. Il nostro è stato un congresso prevalentemente tecnico.

Sarebbero stati inattuali i suoi lavori se, pur te-nendo conto delle categorie direttamente interes-sate, non avessero avuto una chiara visione della realtà contingente. La quale è realtà mista, e cioè di mercati nei quali la libera iniziativa è condizio-nata, talvolta mortificata, da interventi di carattere statale e questi, a loro volta, non raggiungono la loro piena efficacia per l'indisciplina degli opera-tori. Una realtà così fatta piuttosto che rivelare un conflitto di mezzi enuncia un conflitto di finalità avverse. In una accolta come la nostra dove è rap-presentata una sola, se pur larga, categoria di ope-ratori del mercato e mancano del tutto gli interes-sati a tutte le altre numerosissime espressioni di vita dei nostri paesi, in assenza di validi contrasti, i pericoli accennati erano tutt'altro che fantastici.

Essi caddero fin dalla prima seduta. Gli oratori di giovedì scorso, sia sotto l'aspetto più generale di necessità internazionale sia sotto l'altro più circo-scritto ma più concreto (voglio dire l'aspetto eco-nomico), non solo precisarono nella ricostruzione di un reddito, andato perduto per la guerra, il tema

dei nostri discorsi, ma avvertirono che codesta ri-costruzione, volenti o no, sta alla base delle preoc-cupazioni di tutti i governi. Questa mèta è stato il dato, il presupposto indiscusso, dei nostri lavori.

Il prof. Papi, relatore generale all'apertura, in-dicò il congegno più adatto alla ricostruzione in quello che, ai fattori produttivi disponibili, aprisse

la via della massima redditività inserendosi fra il più largo numero di combinazioni produttive

possi-ci) Nell'esame e nel •confronto delle relazioni presen-tate e degli interventi mi è stata preziosa la collabo-razione dell'Ufficio stutti delloi Camera di Commercio di Torino, diretto dal Prof. Francesco Palazzi Trivelli, al quale scino sentitamente grato.

B O R D I N M a t â c h e e s t d e mettre en relief le fil conducteur de nos discussions et de ti-rer les conclusions 'auxquelles il nous a conduit. Naturelle-ment je n'ai pas pu tenir ¡compte de tou-tes les relations pré-sentées, même si cel-les qu'ont été écar-tées sont importan-tes et dignes d'éloges à tous égards. Je demande donc pardon des omissions imposées par la briè-veté du temps, et par la forme synthétique die l'exposition.

Notre congrès pouvait courir le gros risque du-quel d'autres assemblées ont été victimes: celui d'être anti-historique, inaictuel et par conséquent infécond. En effet, il aurait été anti-historique, si nos travaux avaient involontairement dégénéré en une critique stérile de récentes et de lointaines interventions de l'Etat en flétrissant le procédé dont se sert une politique économique pour attein-dre certains buts; et tout cela parce que, aujourd'hui, on ne peut ou bien on ne veut pas partager ces buts sur un plan éthique et politique. La critique des buts reste et doit rester dans le domaine éthi-que et politiéthi-que où chacun de nous a la faculté de penser comme bon lui semble. La critique des moyens, au contraire, se développe sur un plan technique, tout à fait différent du premier, bien qu'il arrive souvent, par ignorance ou pire, de les confondre. Notre congrès a d'une façon prédomi-nante un caractère technique.

Nos travaux auraient été inactuels si, tout en tenant compte des catégories intéressées, nous n'a-vions pas eu une claire vision de la réalité con-tingente. Cette réalité est miste parce que la libre initiative des marchés est conditionnée, et parfois même mortifiée, par les interventions de l'Etat les-quelles, à leur tour, n'arrivent pas à avoir leur pleine efficacité à cause de l'indiscipline des opé-rateurs. Une telle réalité, au lieu de révéler un conflit de moyens, énonce un conflit de finalités contraires. Dans une assemblée comme la nôtre où, bien que large, une seule catégorie d'opérateurs du marché est représentée et où manquent com-plètement les représentants de toutes les autres expressions de vie de nos pays, en absence de con-trastes valables, les dangers indiqués étaient loins d'être fantastiques.

Ces dangers furent évités dès la première séance. Les orateurs de jeudi dernier, en développant leur sujet soit sous l'aspect général d'une nécessité in-ternationale, soit sous celui, plus circonscrit mais plus concret, j'entends parler de l'aspect écono-mique, ont non seulement précisé le sujet de nos discours, « La reconstruction d'un revenu perdu à cause de la guerre », mais ils ont bien voulu sou-ligner que cette « reconstruction », bon gré mal gré,

est à la base des préoccupations de tous les gou-vernements; elle est donc la donnée, la base in-discutable de nos travaux.

(9)

cen-bili. Un congegno così fatto presuppone la più am-pia libertà di scelta fra le diverse vie di investi-mento, indefinito accrescimento del numero di que-ste vie, la loro più informata conoscenza, rischio e responsabilità degli imprenditori. Significa altresì, libera gara fra i centri di attrazione di codesti fat-tori produttivi, w qualunque specie essi apparten-gano, allargamento dei mercati. Conseguenza : in-nesto d'un mercato con l'altro, irrobustimento dei legami di interdipendenza fra le diverse zone e fra i diversi settori. Altra conseguenza : specializzazione delle produzioni secondo le caratteristiche naturali di ogni territorio e secondo il genio di ogni popolo, impiego dei fattori di produzione che nell'isola-1

mento o restano inoperosi o non trovano reddito adeguato, legami di interdipendenza tecnica e le-gami d'interdipendenza economica dai quali trag-gono novella vita anche le imprese che, dalla con-correnza, sembrerebbero destinate alla mutua di-struzione.

Naturalmente questo ambiente di perfetto e flui-do mercato deve, almeno per un certo lasso di tempo, soffrire della vischiosità, degli intoppi, do-vuti ad incrostazioni di carattere storico di cui l'antico isolamento dei suoi diversi comparti l'aveva gravato; sicché il congegno ravvisato dal nostro relatore è congegno che si metterà in moto con una certa gradualità.

Ma, fusione dei mercati significa altresì rafforza-mento, nei rispetti dei mercati ad essi stranieri, del loro potere contrattuale senza del quale rimarreb-bero sacrificati alle economìe che si espandono con finalità di dominio. Fusioni, accordi, intese, non vogliono, perciò, significare coalizioni rivolte a li-mitare la produzione, le zone di espansione, a be-neficio di pochi e con il danno dei più. Accordi siffatti sarebbero contrari alle stesse finalità della ricostruzione, comporterebbero distruzione di ric-chezza quando anche il poco è prezioso e, con tutta probabilità, solleverebbero forze invocanti interventi statali che, in omaggio alla perfetta fluidità del mercato, si vorrebbero proprio evitare. In sintesi, si vorrebbe organizzare un più vasto mercato nel quale impererebbe la concorrenza.

Da un punto di vista tutto personale confesso di non condividere la certezza dei più che un regime siffatto sia l'unica via per raggiungere la massima-zione del reddito collettivo. Ma, con eguale sincerità riconosco che nelle nostre economie semicapìtali-stiche dove, pur entro a certi larghi binari, le libere contrattazioni e la libera scelta delle forme produt-tive formano una prassi e un costume del tutto pre-valenti, nell'urgenza del bisogno, il regime concor-renziale è, forse, quello che ha maggiori probabilità di successo: bisogna giocare con la scacchiera che si ha e non con una scacchiera di fantasia. Occorre, poi, aggiungere che in un'economia riedificata, in quanto saranno favoriti anche interessi e gruppi che oggi sono negletti, verrà meno l'occasione di interventi attualmente tanto necessari.

Pertanto, nelle contingenze in cui i mercati si trovano, pur dovendo soggiacere a controlli e ad interventi, l'unione auspicata offre occasione che codeste forme di disturbo ad uno scorrevole svol-gimento di un'economia di mercato, siano tra di loro coordinate, giacché non si comprenderebbe come forme contrastanti d'intervento — tanto nei fini quanto nei mezzi — possano simultanea-mente agire nello stesso mercato. Uno dei mag-giori benefici del Benelux, nella fase attuale e nella prossima avvenire, sta appunto nella possibilità di tempestivi accordi di coordinamento.

Ma due mercati, geograficamente distinti, non possono risultare intimamente fusi fino a quando

très d'attraction de ces facteurs productifs quel que soit le genre auquel ils appartiennent, et consolidation des liens d'interdépendance entre les diverses zones et les divers secteurs des marchés. Autres conséquences: spécialisation des produc-tions selon les caractéristiques naturelles de cha-que territoire et selon le génie propre à chacha-que peuple; emploi des facteurs de production qui dans l'isolement restent inactifs ou bien ne trouvent pas de revenu proportionné; liens d'interdépen-dance technique et liens économiques qui donnent une nouvelle vie aux entreprises lesquelles, dans la concurrence, sembleraient destinées à la des-truction mutuelle.

Naturellement, cette ambiance du marché par-fait et fluide doit, au moins pour un certain laps de temps, souffrir de la viscosité, des obstacles dus aux incrustations de caractère historique dont l'ancien isolement de ses différentes répartitions l'avait opprimé. C'est pourquoi le procédé indiqué par notre relateur ne pourra fonctionner qu'avec une certaine gradualité.

Mais la fusion des marchés signifie aussi ren-forcement, à l'égard des marchés étrangers, de leur pouvoir contractuel sans lequel ils seraient sacrifiés aux économies qui se répandent dans un but de domination. Fusions, accords, ententes, ne veulent donc pas signifier coalition consacrée à limiter la production, les zones d'expansion, au bénéfice de quelques uns et aux dépens de tous les autres. De tels accords seraient contraires aux finalités mêmes de la reconstruction, ils compor-teraient une destruction de richesse — précieuse même quand elle est exiguë — et très probable-ment ils soulèveraient des forces qui invoqueraient des interventions de la part de l'Etat; interven-tions, qu'en hommage à la parfaite fluidité du marché, on voudrait bien justement éviter. En synthèse, on voudrait organiser un plus vaste mar-ché dans lequel la concurrence devrait dominer.

D'un point de vue tout à fait personnel, j'avoue que je ne partage pas la certitude qu'ont la plu-part des observateurs, qu'un tel régime soit l'u-nique voie pour atteindre le maximum du revenu de la collectivité. Mais avec la même sincérité je reconnais que le régime de concurrence est peut-être celui qui, dans un prochain avenir, a plus de probabilité de succès, puisque, dans nos écono-mies semi-capitalistes, le libre marché et le libre choix des formes productives, même endigués, for-ment un usage et une coutume tout à fait pré-dominants; il faut donc jouer sur l'échiquier réel et non sur un échiquier de notre fantaisie. Il faut en-core ajouter que dans une économie réedifiée où mê-me les intérêts et les groupes aujourd'hui négligés, seront favorisés, les cas d'interventions, actuelle-ment si nécessaires, seront éliminés. Par consé-quent, dans les contingences où se trouvent les marchés, l'union que nous souhaitons, tout en de-vant s'exposer à des contrôles et à des interven-tions, offre l'occasion de coordonner toutes ces formes d'obstacles qui empêchent le développe-ment aisé d'une économie de marché. En effet on ne pourrait pas concevoir comment ces formes d'intervention contrastantes aussi bien dans les buts que dans le moyens, puissent agir simultané-ment dans le même marché. Un des plus grands succès du Benelux, dans la phase actuelle et dans le prochain avenir, consiste justement dans la possibilité d'atteindre en temps utile des accords de coordination.

Mais deux marchés, géograplhiiquement distincts, ne peuvent pas résulter étroitement liés tant que, sans parler de leurs caractéristiques naturelles, leurs milieux économiques ne sont pas rendus uni-formes surtout après une longue histoire d'ordres politiques, juridiques et sociaux, et d'organisations monétaires qui sont nés et qui se sont développés dans des climats presque indépendants.

(10)

écono-— astrazion fatta dalle loro caratteristiche natu-rali — i loro ambienti economici non siano resi uniformi, specialmente dopo una lunga storia di ordinamenti politici e giuridici, monetari, sociali, nati e cresciuti in climi fra di loro pressoché indi-pendenti.

ORDINAMENTO FISCALE. — Una prima uniformità si deve raggiungere nella legislazione economica, in particolare, in quella fiscale e nella sociale. A prandi linee i due ordinamenti fiscali, l'italiano e il francese, sono simili. La pressione tributaria si riparte in aliquote nello stesso senso diverse, fra il settore dei gravami diretti e quello degli indiretti. Agli effetti dell'influenza della pressione tributaria sulla formazione dei prezzi, il diverso gravame nei due paesi dovuto alle imposte sul reddito e sul ca-pitale avrebbe scarsa importanza; per questo capi-tolo il coordinamento potrebbe essere limitato alla parte formale ed amministrativa. Nei riguardi delle indirette e delle imposte dirette speciali, sarà ne-cessario addivenire ad una uniformità di incidenza. Ciò vuol dire uniformità di imposizione ottenuta non tanto nei riguardi delle imprese dello stesso tipo quanto nei riguardi delle stesse occasioni di imposizione, dello stesso pretesto fiscale, giacché troppo variato e di troppo difficile impostazione riuscirebbe l'ordinamento che si avrebbe battendo la prima via.

ONERI SOCIALI. —• Dal punto di vista dell'impren-ditore si possono considerare alla stregua dei gra-vami fiscali indiretti; pertanto dovrebbero essere uniformati come si è detto per questi oneri tanto più che, a differenza dei fiscali, i gravami sociali provengono da ordinamenti dissimili sia per qualità di rischio assicurato, sia per il soggetto chiamato a coprirli e sia, infine, per l'entità del rischio coperto.

, Dal punto di vista dei beneficiari, in quanto que-sti rischi siano coperti in ambedue i paesi, essi do-vrebbero risultare del tutto equivalenti. Gli effetti degli oneri sui prezzi variano secondo le imprese perchè, secondo le imprese, diversa è la composi-zione dei fattori produttivi formanti il prodotto, e diverse sono, di conseguenza, le occasioni e le en-tità con cui questi gravami sono pagati. A questi effetti, sembra, dunque, difficile addivenire ad un regolamento comune. Sotto il capitolo degli oneri sociali, in ambedue i paesi si auspica una meno costosa e più razionale organizzazione dei servizi di contropartita.

POLITICA MONETARIA. — Tanto in Italia, quanto in Francia siamo in regime di corso forzoso e di inflazione. La politica monetaria, quella del credito, della circolazione e il regolamento del suo volume sono strumenti della politica economica e di quella extra-economica dei due governi. Ambedue i paesi sono in fase ricostruttiva.

Tutto ciò porta ad una vivace dinamica dei prezzi che nessun esterno e pertanto artificiale provvedi-mento riesce con efficacia a comprimere. Parlare, perciò,, di stabilità delle capacità di acquisto interne ai due paesi e, per suo effetto, di una stabilità del cambio fra le due monete è per lo meno inattuale, e si comprende come un'unione economica, esten-sibile anche al libero trapasso di redditi e di capi-tali, specie per investimenti a media e a lunga sca-denza, non sarà pienamente conseguibile fino a quando quelle capacità di acquisto non saranno na-turalmente costrette in più stretti confini. Pur ri-conosciuto questo stato di cose, sembra consigliabile che la dinamica suddetta possa quanto meno essere attutita da una più intensa e ricca varietà di

scam-mique et en particulier dans les législations fiscales et sociales. Dans les grandes lignes les deux législa-tions fiscales, italienne et française, sont sem-blables. La pression tributaire se divise en aliquo-tes dans le même sens différenaliquo-tes, entre le secteur des contributions directes et celui des contributions indirectes. Par suite de l'influence de la pression tributaire siur la formation des prix, la différente charge dans les deux pays, due aux impôts sur le revenu et sur les capitaux aurait une importance secondaire; pour ce chapitre, la coordination pour-rait être limitée à la partie fórmale et admini-strative. A l'égard des impôts indirects et de ceux directs spéciaux, il sera nécessaire d'arriver à une uniformité d'incidence. C'est-à-dire à une unifor-mité d'imposition se référant non seulement aiux entreprises du même type, mais aux mêmes oc-casions d'imposition, au même prétexte fiscal; car la législation qu'on aurait en suivant la pre-mière voie serait trop variée et trop difficile à établir.

Contributions sociales. — Du point de vue de l'entrepreneur, on peut les considérer de la même manière que les charges fiscales indirectes; ainsi elles devraient être uniformées comme on a dit pour ces dernières, d'autant plus qu'à la diffé-rence des charges fiscales, celles sociales provien-nent de législations dissemblables soit pour la qualité des risques assûrés, soit pour le sujet ap-pelé à les couvrir, soit, enfin, pour le montant du risque couvert.

Du point de vue des bénéficiaires, ces risques, s'ils sont couverts dans les deux pays, devraient résulter complètement équivalents. Les effets des charges sur les prix changent suivant les entre-prises parce que selon ces dernières la composi-tion des facteurs productifs formant le produit est diverse et, en conséquence, le poids de ces charges et les occasions avec lesquelles elles sont payées, sont aussi diverses. Pour toutes ces rai-sons, il semble donc difficile d'arriver à un règle-ment commun. Sous le chapitre des charges so-ciales, on souhaite dans les deux pays, une orga-nisation moins coûteuse et plus rationnelle des services des contreparties.

Politique monétaire. — En Italie aussi bien que en France nous sommes dans uifrégime de cours forcé et d'inflation. La politique monétaire, celle du crédit, celle de la circulation et le règlement de son volume, sont des instruments de la poli-tique économique et de celle extra-économique des deux gouvernements. Les deux pays sont dans une phase reeonstruetive. Tout cela porte à une très vive dynamique des prix qu'aucune mesure exté-rieure, et donc artificielle, ne peut réussir a com-primer avec efficacité. Il en résulte qu'il est pour

le moins inactuel de parler de stabilité des capa-cités d'achat intérieures aux deux pays et par conséquent de stabilité du dhiange entre les deux monnaies. On comprend donc comment une union économique même extensible au libre passage des revenus et des capitaux, et tout particulièrement pour les placements à moyenne et à longue échéance, ne sera pas tout à fait réalisable jus-qu'à ce que ces capacités d'achat ne soient pas naturellement contraintes dans des limites plus étroites. Tout en reconnaissant cet état de choses, il semble qu'il soit à conseiller que la susdite dy-namique puisse tout au moins être atténuée par une plus intense et une plus riche variété d'é-changes et par des dispositifs de règlements in-ternationaux qui soient susceptibles de se plier aux actuelles conditions incestantes des marchés. Pour cela, en tenant compte des nécessités im-médiates, il faut dépêtrer le mécanisme actuel du clearing qui présente, de plusieurs côtés, de graves défauts, surtout dans les applications pratiques des accords.

(11)

bi e da dispositivi di regolamento internazionale così elastici da piegarsi alle ancor mutevoli condi-zioni dei mercati. A questi effetti, e tenendo in do-vuto conto le necessità immediate, occorre disin-cagliare l'attuale meccanismo del clearing che da più versi, specie nelle pratiche applicazioni degli accordi, presenta gravi difetti.

Questi, mi sembrano, taluni idei principali ele-menti da esaminare e da ritoccare onde il clima economico dei due paesi riesca equivalente ad ogni operatore, francese o italiano ch'esso sia, dopo di che vari settori risulteranno avvantaggiati. Il mer-cato dell'energia, ad esempio, favorito nei due ter-ritori da situazioni geografiche e da regimi stagio-nali delle acque che consentono scambievoli com-pensi nei momenti d'abbondanza da un lato e di deflcenza dall'altro. Il settore del risparmio, se non nell'immediato futuro in un'epoca più lontana: è, infatti, notorio che il mercato francese più capi-talizzato del nostro offra disponibilità di risparmio maggiori di quelle italiane ed è altrettanto notorio — basta leggere la storia dei saggi di reddito — che il nostro mercato, a parità di rischio, offra più favorevoli occasioni d'impiego. Del resto il trasferi-mento dei capitali, dal primo al secondo mercato, attua il principio più in alto ricordato che, nella più grande area dell'Unione, i fattori produttivi debbano avviarsi alle strade di maggiore redditività.

Anche nel settore del lavoro l'uniformità di am-bientazione economica porterà vantaggi notevoli ad ambedue i paesi. In vista di ciò, occorre completa, effettiva, parità di trattamento sindacale, sociale ed assistenziale fra immigrati e nativi, facilità di rimesse dei risparmi ai familiari lontani; occorre altresì attutire, anche con opportune soluzioni tec-niche, il problema degli alloggi degli immigrati e risolvere il problema largamente sentito della equi-valente qualificazione delle maestranze. Tutte que-ste questioni sembra che trovino la miglior solu-zione nella conclusione di contratti diretti nomi-nativi, nel quadro della legislazione e degli accordi collettivi vigenti in ciascun paese.

Altro settore favorito sarà quello del turismo. Le zone turistiche italiane e francesi, come a stretto rigore si può dire di quelle di ogni paese, sembrano avere carattere di complementarietà e di indipen-denza piuttosto che carattere concorrenziale. Sicché, non difficili dovrebbero loro risultare accordi e mu-tevoli aiuti per alimentare, a loro comune bene-ficio, correnti turistiche nazionali e straniere. Nel quadro delle facilitazioni del traffico richieste, bi-sognerà largheggiare nella concessione di valuta, addolcire e sveltire i controlli di polizia e tutte le pratiche di carattere consolare, doganale ed ammi-nistrativo inerenti al servizio turistico e al movi-mento degli uomini d'affari.

Evidentemente i traffici saranno potenziati fa-cendo facili e numerose le vie d'accesso. Dati i pro-gressi delle comunicazioni attraverso le me stradali comuni e le reti aeree, meno impellente si presenta la necessità di nuove costruzioni ferroviarie. Si tratterà di migliorare il tracciato ed il traffico delle linee tuttora esistenti e di uniformarne le tariffe. Sarà, invece, da considerare l'opportunità di nuove vie di comunicazione stradale attraverso le Alpi oc-cidentali, specialmente laddove le attuali non

pos-français ou italien; ce qui sera d'avantage à diffé-rents secteurs. Par exemple, le marché de l'é-nergie électrique sera favorisé dans les deux ter-ritoires par des situations géographiques et par les régimes saisonniers des eaux qui permettent des échanges d'énergie dans les moments d'abon-dance d'un côté et d'insuffisance de l'autre. Il en est de même dans le secteur de l'épargne, si ce n'est pas dans un avenir immédiat, ce sera dans une époque future plus lointaine: on sait, en ef-ffet, que le marché français est plus capitalisé que le nôtre et qu'il offre une disponibilité d'épargne plus grande que celle italienne; il est pareille-ment notoire — il suffit de lire l'histoire des taux d'intérêt •— que notre marché, à risques égaux, of-fre des occasions d'emploi plus favorables. D'ail-leurs le déplacement des capitaux, du premier marché au second, réalise le principe rappelé plus haut, c'est-à-dire que dans la plus grande sur-face de l'Union, les facteurs productifs doivent se mettre sur les chemins d'un plus grand rendement. Même dans le secteur du travail l'uniformité de l'ambiance économique portera des avantages con-sidérables aux deux pays. En vue de cela, il faut

une complète et effective parité de traitement syndical et d'assistance sociale entre immigrés et natifs et •une facilité de passage des épargnes aux familles. Il faut aussi atténuer, même avec des opportunes solutions techniques, le problème des logements des immigrés et „résoudre le problè-me très important de l'équivalente qualification de la main d'oeuvre. Il semble que toutes ces que-stions trouvent la meilleure solution dans la con-clusion de contrats directs nominatifs, dans le cadre de la législation et des accords collectifs en vigueur dans chacun des deux pays.

Un autre secteur favorisé sera celui du touri-sme. Les zones touristiques italienne et française, comme à toute rigueur on peut dire de celles de tout pays, semblent avoir un caractère complé-mentaire et d'indépendance plutôt qu'un carac-tère de concurrence. C'est pourquoi,. à ces zones, il ne devrait pas être difficile d'arriver à des/ac-cords et a une étroite collaboration en vue d'a-limenter, à leurs communs avantages, des courants touristiques nationaux et étrangers. Dans le ca-dre des facilitations requises pour le trafic, il faudra être large en concessions de devises, il fau-dra adoucir et dégourdir les contrôles de police et toutes les démarches de caractère consulaire, doua-nier et administratif relatives au service touris-tique et au mouvement des hommes d'affaires.

Il est évident que les trafics seront accrus en rendant les voies d'accès faciles et nombreuses. Etant donnés les progrès des communications à travers nos communes voies routières et nos ré-seaux aériens, la nécessité de nouvelles construc-tions ferroviaires se présente moins urgente. H s'agira d'améliorer le tracé et le trafic des lignes actuellement existantes et d'en uniformer les ta-rifs. Au contraire il faudra prendre en considé-ration l'opportunité de construire de nouvelles voies de communication routière à travers les Alpes oc-cidentales surtout là où, à cause de l'altitude, les voies actuelles ne peuvent pas rester ouvertes du-rant l'entière année. Ces nouvelles routes dans les plus hautes régions pourront aussi servir à l'in-stallation de câbles pour le transport de l'énergie électrique.

(12)

sono, per l'altitudine, restare aperte durante l'intera annata. Queste nuove strade, nelle regioni più alte, potranno altresì servire al collocamento di cavi per il trasporto dell'energia.

Non sembra che i porti che si affacciano al Me-diterraneo settentrionale, qualora usino le stesse tariffe, a parità di servizio, sia all'interno e sia nel loro interland, abbiano a soffrire della reciproca

concorrenza. Pertanto, pur intravedendo che l'unione ne aumenterà il traffico, non si ricono-scono in questo accrescimento motivi di deviazione delle correnti naturali. Tanto i porti italiani quanto i francesi hanno capitale importanza nei riguardi del centro Europa in concorrenza con i porti nord-occidentali sull'Atlantico. L'uniformità di tariffe, tanto ferroviarie quanto fluviali, data la diversa penetrazione dei territori nazionali verso il centro europeo, potrà salvaguardare la naturale riparti-zione del traffico fra i porti dei nostri paesi.

Questi, per sommi capi, sono i temi e le solu-zioni studiati dal Congresso in funzione di una più veloce ed organica ripresa economica delle due na-zioni e per fissare uno dei punti di coagulo per la creazione dì un unico mercato europeo. E' inutile dire che il Piemonte, estendendosi lungo pressoché tutta la frontiera con la Francia, sarà il ponte di passaggio fra i due mercati. In particolare, dall'au-spicata facilità dei rapporti trarrà vantaggio la zona della fascia alpina di crinale a temperamento di tutti i mali derivanti dalla naturale evoluzione dell'economia generale dei quali soffrono tutte le alte valli della catena.

reconnaître dans cet accroissement des motifs de déviation des courants naturels. Les ports ita-liens aussi bien que les ports français ont, à l'é-gard du centre de l'Europe, une importance ca-pitale en concurrence avec les ports nord-occi-dentaux qui se trouvent sur l'Atlantique. Etant donnée la différente pénétration de nos territoires nationaux vers le centre européen, l'uniformité des tarifs ferroviaires aussi bien que fluviaux pourra sauvegarder la naturelle répartition du trafic entre les ports de nos pays.

En résumé, ce sont là les sujets et les solu-tions étudiés par le Congrès en fonction d'une plus rapide et organique reprise économique des deux nations et pour fixer un des points d'entente pour la création d'un marché européen unique. Il est inutile de dire que le Piémont qui s'étend le long de presque toute la frontière avec la France, sera le pont de passage entre les deux marchés. De la souhaitable facilité des rapports, la zbne des Alpes sur les flancs des montagnes limitrophes, tirera, en particulier, un profit qui atténuera tous les maux dérivant de la naturelle évolution de l'économie générale dont souffrent toutes ces hautes vallées de la chaîne.

Messieurs,

pendant nos travaux, nous avons essayé de lier et de enter la branche économique de la multi-forme vie nationale d'un pays avec celle de l'au-tre. Greffer veut dire couper, blesser, mais cela veut dire aussi donner une nouvelle force aux deux arbres. Dans la délicate période de transition, pour arriver à la plénitude d'une vie libre et com-mune, il faut encore travailler, surveiller, se ren-contrer dans un esprit de loyale collaboration.

C'est pourquoi en prenant congé de vous, je ne vous dis pas adieu, mai je vous dis au revoir.

Coke per i n d u s t r i a e r i s c a l d a m e n t o . B e n z o l o ed o m o l o g h i . C a t r a m e e derivati . Prodotti azotati per agricoltura e i n d u s t r i a . Materie p l a s t i c h e . Vetri in l a s t r a . Prodotti i s o l a n t i " V i t r o s a "

(13)

MOZIONE DI CHIUSURA DEL CONGRESSO

I delegati delle Ca-mere di Commercio italiane e francesi riuniti a congresso dal 2 ai 5 settembre 1948 a Torino: Esaminati i prin-cipali problemi rela-tivi all'Unione econo-mica tra la Francia e, l'Italia,

riconoscono che il protocollo' firmato a Torino il 20 marzo 1948 risponde ad una sana concezione

dei rapporti tra le due economie, ed apre atì esse fruttuose prospettive;

ritengono anzitutto che l'Unione deve essere rea-lizzata in un regime di libertà e non di pianifica-zione, al fine di permettere il più rapidamente pos-sibile la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali;

fanno voti che la Commissione mista che deve riunirsi nei prossimi giorni a Roma solleciti la rea-lizzazione pratica del progetto di unione, che verrà a creare un vasto mercato di circa 100 milioni di francesi e di italiani, i quali benefilcieranno di con-dizioni di produzione e di distribuzione più razio-nali e più economiche. In tal modo sarà pure fa-cilitata la formazione di una Unione Europea alla quale parecchi Governi hanno già dato la loro adesione di principio.

In questa speranza, e come preparazione del-l'Unione economica, essi domandano, sin d'ara, ai due Governi:

•—• di aumentare i contingenti d'importazione e di esportazione da un Paese verso l'altro preparando cosi la graduale soppressione dei contigenti stessi e la restaurazione d'un regime di scambi liberà;

— di abolire il regime delle licenze d'importa-zione e d'esportad'importa-zione per un maggior numero di merci, senza attendere la soppressione dei contin-genti ;

— di adottare tutte le vie possibili per favorire gli scambi ed il loro pagamento sia per mezzo di clearing sia per mezzo del sistema di reciprocità; ciò si rende necessario fintanto che dureranno lo squilibrio dei prezzi e l'instabilità monetaria;

— di stabilire nel regime di reciprocità due ca-tegorie di merci: quelle da subordinare ad una au-torizzazione e quelle per le quali non sarà neces-saria nessuna autorizzazione, essendo sottoposte sol-tanto al controllo delle Banche autorizzate, per i relativi pagamenti;

—• di armonizzare le legislazioni fiscali e sociali dei due paesi e di coordinare le loro politiche mo-netarie e creditizie;

— di rinunciare ad una organizzazione puramente amministrativa delle migrazioni di mano d'opera, ed incoraggiare la conclusione di contratti diretti nominativi tra datori di lavoro e lavoratori nel iquadro delle convenzioni collettive di lavoro, ap-plicate in modo da assicurare parità di condizioni di lavoro agli italiani e ai francesi:

— di sopprimere la formalità dei visti ai passa-porti e di favorire il movimento turistico indivi-duale e collettivo fra i due Paesi aumentando le disponibilità di divisa e adeguandole alla durata del soggiorno.;

— di promuovere le intese tra Enti locali italiani e francesi entro una congrua fascia di confine, per la conclusione di accordi di comune interesse ten-denti ad un migliore uso delle risorse locali e dei servizi delle zone confinarie;

— di migliorare le comunicazioni f erroviarie tra la Francia e l'Italia, particolarmente via Modane Cuneo e Ventimàglia, e di ristabilire i collegamenti diretti tra Milano e Bordeaux;

— di applicare le tariffe interne nelle relazioni postali tra i due Paesi.

Les délégués des Chambres de Com-merce de France et d'Italie réunis à Tu-rin du 2 au 5 sep-tembre 1948:

Après avoir exa-miné les principaux problèmes posés par la réalisation d'une Union Economique et Douanière entre la France et l'Italie;

considèrent que le protocole signé à Turin le 20 mars 1948 répond à une conception des deux éco-nomies qui leur ouvre de fructueuses perspectives;

estiment tout d'abord que l'union doit être réa-lisée dans un régime de liberté et non de plani-fication, afin de permettre le plus rapidement pos-sible entre les deux pays la libre circulation des personnes, des marchandises et des capitaux;

forment le voeu que la Commission mixte qui doit se réunir dans quelques jours à Rome hâte la réalisation pratique du projet d'union. Ainsi sera crée un large marché de près de 100 millions de français et d'italiens qui bénéficieront de conditions de production et de distribution plus rationnelles et plus économiques. Ainsi sera facilitée la forma-tion d'une union européenne à laquelle plusieus gouvernements ont déjà donné leur adhésion de principe.

Dans cet espoir, en vue de préparer l'union éco-nomique, ils demandent dès maintenant à leurs gouvernements :

—• d'accroîtres les contingents d'importation et d'exportation entre les deux pays en préparant par la même voie leur suppression progressive et la restauration d'un régime d'échanges libres;

— d'abroger la procédure des licences d'impor-tation et d'expord'impor-tation pour un nombre plus grand de marchandises, sans attendre l'abolition des con-tingents;

— d'user de tous les moyens pour favoriser les échanges et leur règlements, tant par la voie du clearing que par la voie de la réciprocité, celle-ci étant surtout nécessaire tant que subsisteront le déséquilibre des prix et l'instabilité monétaire;

— d'établir dans le régime de réciprocité deux catégories de marchandises: celles dont l'échange ne sera subordonné à une autorisation et celles dont l'échange ne sera soumis à aucune autorisation, seuls leurs règlements continuant à être contrôlés par les Banques agrées;

—- d'harmoniser les législations fiscales et sociales des deux Pays et de coordonner leurs politiques de la monnaie et du crédit;

— de renoncer à une organisation purement ad-ministrative des migrations de main d'œuvre et d'encourager la conclusion de contrats directs no-minatifs entre employeurs et travailleurs dans le cadre des conventions collectives de travail appli-quées d'une manière identique aux italiens comme aux français;

— de supprimer la formalité du visa des passe-ports et de favoriser les mouvements touristiques individuels et collectifs entre les deux Pays, en aug-mentant les allocations de devises et en les pro-portionnant à la durée des séjours;

— de favoriser l'entente des collectivités loca-les frontalières pour le règlement d'exploitations et de services communs;

— d'améliorer les communications ferroviaires notamment vie Modane, Coni et Vintimille, et de rétablir une liaison entre Milan et Bordeaux;

— d'appliquer le tarif intérieur dans les relations postales entre les deux Pays.

Su proposta dell'Unione Italiana delle Camere di Commercio, nella seduta conclusiva del Congresso per la cooperazione economica italo-francese, il Presidente della Camera di Commercio di Torino, comm. Minola, è stato designato all'unanimità quale delegato a por-tare la mozione conclusiva innanzi al Congresso In-terparlamentare di Genova, e innanzi alla Commis-sione Mista di studio italo-francese di cui egli fa parte.

Le président de l'Union des Chambres de commerce d'Italie: S T E F A N O B R U N .

(14)
(15)

LA LOTTA C O N T R O L ' I N F L A Z I O N E

IN GRAN B R E T A G N A

La via della rico-struzione europea è irta di molte difficol-tà; ma fra tutte quella che probabil-mente più importa superare è l'inflazione generata dalla guer-ra. La Gran Breta-gna, come ogni altro paese che ha preso

parte al conflitto, si è trovata alla fine di esso con un grande aumento nel potere d'acquisto dei suoi abitanti, ma con una capacità molto ridotta di soddisfare ad esso. Affinchè la pressione esercitata da quésto potere d'acquisto, esistente sotto forma di depositi bancari, risparmi personali, riserve delle società, ecc. non prendesse il soprav-vento, la Gran Bretagna ha mantenuto, dalla fine della guerra, un livello altissimo di tassazione. Il bilancio presentato nello scorso aprile da Sir Staf-ford Cripps faceva un certo numero di concessioni ai redditi guadagnati, onde fornire nuovi incentivi all'aumento della produzione; ma manteneva il li-vello fisso dell'imposta a 9 s. per sterlina (cioè il 45 %) e aumentava la tassa speciale per le società (nota come tassa sui profitti) dal 5 al 10 % sui gua-dagni accantonati e dal 12 1/2 al 25% sui profitti distribuiti, o dividendi.

Sono questi, naturalmente, provvedimenti che ri-guardano direttamente il reddito corrente della po-polazione, ma non riducono il vasto potere d'acqui-sto accumulato durante la guerra. Tuttavia l'effetto di una cosi austera politica fiscale è senza dubbio di creare un'atmosfera in cui i detentori di fondi sono meno ansiosi di spenderli. Chiunque si trovi oggi in Inghilterra può osservare che gli empori sono molto meglio forniti di merci di quanto r>on lo siano mai stati dalla fine della guerra. L'au-mento nella assegnazione di tagliandi per l'abbiglia-mento annunciato in maggio non è stato tuttavia seguito da un affollamento degli acquirenti nei ne-gozi. In molti rami del commercio hanno fatto nuo-vamente la loro comparsa le vendite eccezionali estive a prezzi ridotti. Ih altre parole il pubblico viene nuovamente invitato a spendere il suo de-naro, dopo un lungo periodo durante il quale esso si è mostrato ansioso di separarsene senza bisogno di stimolo alcuno..

SANITÀ E C O N O M I C A

Tutti questi indizi dimostrano che la politica anti-inflazionistica perseguita dal Governo britan-nico sta raggiungendo il suo scopo. E' questa senza dubbio una prova di sanità dell'economia britan-nica, ma altri aspetti di questa politica sono forse non meno incoraggianti. In conseguenza del suo sforzo bellico, la Gran Bretagna ha dovuto trascu-rare gran parte delle sue attrezzature industriali

d i D A V I D S A C H S

II signor D A V I D S A C H S , noto pubblicista britannico e redattore dell'« Investor's Chronicle », sottolinea in questo articolo, con riferimenti al suo paese, che se la via della ricostruzione europea è irta di difficoltà, quella ohe più importa superare è l'inflazione generata

dalla guerra.

per mancanza di ade-guata manutenzione. Inoltre, molti dei suoi impianti fiissi sono stati distrutti dai bombardamenti. Uno dei più i m p o r t a n t i compiti del dopoguer-ra edopoguer-ra la sostituzione di questi impianti fis-si c o n s u m a t i o di-strutti entro il più breve tempo possibile, in modo che la Gran Bretagna potesse riconquistare il suo posto di una delle più grandi nazioni industriali del mondo.

Furono iniziati progetti ambiziosi in questo sen-so e molto è stato in realtà attuato. Ma durante il 1947 apparve evidente che si stava tentando di fare troppo: la costruzione di troppi impianti fissi era stata intrapresa contemporaneamente in un momento in cui ogni sforzo doveva essere fatto per aumentare le esportazioni e mantenere un adeguato livello di vita all'interno. La difficile situazione eco-nomica costrinse l'anno scorso il Governo britannico a ridurre alcuni'dei suoi progetti riguardanti gli impianti fissi, e sebbene questa necessità fosse ben compresa, si temette che simile politica potesse pre-giudicare gravemente la futura ripresa della Gran Bretagna.

INVESTIMENTI E IMPIANTI FISSI

Secondo le previsioni ufficiali, la Gran Bretagna dedicherà quest'anno Lst. 1800 milioni alla manu-tenzione e all'aumento dei suoi impianti fissi. Que-sta somma può essere sufficiente come può non esserlo; ma nelle condizioni attuali ciò che conta è sapere se la nazione rinuncerà a consumare un quantitativo di produzione corrente sufficiente a per-mettere che abbia luogo questo investimento di ca-pitali per impianti fissi, senza aumentare la pres-sione inflazionistica. Il problema è stato esami-nato recentemente da vari economisti. Le loro con-clusioni sono che, grazie soprattutto alle eccedenze esistenti nei bilanci delle autorità pubbliche e specie del Governo centrale, vi dovrebbe essere un

accan-tonamento sufficiente di denaro ¡nel cosiddetto settore pubblico dell'economia britannica da permettere il finanziamento non solo di un investimento di ca-pitali di Lst. 1800 milioni, ma probabilmente anche maggiore. I calcoli in questo campo sono natural-mente molto approssimativi; ma ciononostante la maggior parte degli osservatori sono concordi nel ritenere che la Gran Bretagna sta finalmente av-viandosi nella giusta direzione, e cioè verso la pos-sibilità di disporre di un maggior investimento di capitali. Se la Gran Bretagna riuscirà a tenere a freno l'inflazione e a ripristinare al tempo stesso l'efficienza del suo macchinario industriale avrà dato un grande contributo alla ricostruzione europea.

In occasione del convegno delle Camere di Commercio Italo - Francesi a Torino lutti i trasporti e le operazioni doganali sono state affidati alla Casa di Trasporti Internazionali :

T W A N S R O R A s . r . » .

(16)

Commercial group for home-trade, Import, Export.

PATRUCCO & TAVANO - S.r.I.

IT © JES. JL W ©

Via F. Cordero di Pamparato 36 - Phone 74-466

C a b l e A d d r e s s : P A T A V A N - T O RI N O

COMPEX-EXPORT COMPANY - S. r.

T © K I ^

©

Via Cavour, 48 - Phone 86-191

C a b l e A d d r e s s : I T A L C O M P E X - T O RI N O Sole Agents for Italian and Foreign Firms, producing the

following articles :

METALLIC HARDWARE OF ALL KINDS AND FOR ALL USES (knitting needles

and wool knitting needles, hooks, buck-les, straps, crochets and other articles for tailors; curlers clasps curling pliers, hair-pins, invisible pins and other head-dress-ing articles; purse and hanghead-dress-ings rhead-dress-ings; garter hooks (velvet) safety pins, tailors and offices pins, paper clips, aluminium pliers and curlers clasps thimbles of all kinds, metallic combs, etc).

GENERAL HARWDARE AND HABERDAS-HERY (horn, galalith, rhodoïd and

cellu-loid combs; vanity sets; powder cases; etc.; sun glasses; frames for sun and com-mon glasses; hair-nets; pocket and purse small mirrors; cigarette-holders; « Calu-met » patented pipes; tobacco Calu-metallic cases; cotton shoe-strings; cotton plaits; elastic small laces; slide-fasteners « Ri-Ri »; knives and scissors of all kinds; mouth organs; centimeters for tailor; glass-beads; necklaces; clips; Venetian made pins; sewing threads; darning yarns,

etc. « C. D. C. »; silk and rayon neckties

and foulards of all kind; /cotton, wool socks stockings and gloves; etc.).

TEXTILES (worsted an dwoollen tropical

cloth; crepelle; galles; flannels cotelé; doubleface; linen and cotton joint cloth; etc.; gentlemen's outfits of all kind; elas-tic clothes; etc.).

MISCELLANEOUS PRODUCTS (clinical

ther-mometers; electro - sanitary apparatuses « Gallois »; machines for manufacturing metallic hardware (safety-pins; needles; all tools and machines; cables; rubber coated cables; cords and electric mate-rials; Italian handicrafts typical small-wares; etc.).

Agents and Representatives in all parts of the world. Price-lists, samples and in-formations on our complete line available on request. W e are ready to define your négociations promptly and to assist you when applying for international exchanges. Inquiries invited!

Groupe commercial pour le commerce intérieur, l'Exportation et l'Importation:

PATRUCCO « TAVANO - S.r.l.

T © I ^ ©

Via F. Cordero di Pamparato, 36 - Tél. 74-466

Adresse Télégraphique: PATAVAN-TORINO

COMPEX-COMPAGNIE D'EXPORTATION

S. r. 1.

T O K I H O

Via Cavour, 48 - Tél. 86-191

Adresse Télégraphique: ITALCOMPEX-TORINO Représentants exclusifs de maisons italiennes et

étran-gères productrices des articles suivants:

QUINCAILLERIES EN METAL DE TOUT GENRE ET POUR TOUTS LES USAGES

(aiguilles à tricoter et à laine; agrafes, boucles, crochets et tout autre article pour tailleurs; frisoirs, fermoirs, bigoudis, épingles invisibles, etc. pour la coiffure; anneaux pour bourses et rideaux; agrafes pour jarrettières (velvet); épingles de sûreté; épingles pour tailleurs et bureaux.: clips presse-papiers /pinces et bigoudis en aluminium; dés de toutes sortes pour tailleurs; peignes métalliques.

QUINCAILLERIES ET MERCERIES'EN GENRE

(peignes en corne, galalithe, rhodoïde et celluloïde; trousses, boîtes à poudre, etc.; lunettes pour soleil; montures pour lu-nettes à soleil et autres; filets de toutes sortes pour coiffure; petits miroirs de poches et de bourse; porte-cigares; pipes brevetées « Calumet »; boîtes métalliques pour tabac; lacets en coton pour chaus-sures; tresses en coton; cordonnets élas-tiques; fermetures éclair « Ri-Ri »; canifs et ciseaux de toutes sortes; harmoniques à bouche; centimètres pour tailleurs; ver-roteries en genre, colliers, clips, épingles de Venise; fils à coudre; fils à repri-ser, etc. « C.D.C. »; cravates pour hommes et foulards de toutes sortes en soie na-turelle et en rayon; bas et gants en laine et coton pour hommes et femmes; etc.).

TISSUS (tissus peignés et cardés de type

tro-pical, crêpelles, galles, flanelles, côtelés, doublefaces, etc.; toileries et cotonnades en tissus unis; confections de toutes sortes pour hommes; tissus élastiques; etc.).

MISCELLANEES (thermomètres cliniques;

ap-pareils électrosanitaires 1« Gallois »; ma-chines pour la production de quincaille-ries métalliques (épingles de sûreté, ai-guilles; outils et machines en général; câbles, cavets, cordonnets et matériel électrique; produits typiques de l'artisa-nat italien; etc.).

Riferimenti

Documenti correlati

I pastori che accompagnano il bestiame non necessitano di passaporto; è loro sufficiente la carta d'identi- tà ed uno speciale salvacondotto rilasciato dall'autorità prefetti-

Secondo gli oratori che hanno preso la parola in occasione del secondo Convegno nazionale dei Consigli di gestione, tenutosi a Milano verso la fine dello scorso novembre con

Attualmente pertanto la formazione degli operai qualificati avviene soltanto presso le scuole-officina delle grandi aziende o attraverso lo sforzo perso- nale dei garzoni

I diri- genti della politica russa non possono essere mai stati così sciocchi da non capire che le loro richie- ste in materia di riparazioni e sul modo di con- cepire l'unità e

L'industria dei mobili ha tratto molto profitto dalla -costruzione degli aero- plani; la plastica è stata adottata per usi domestici e decorativi; l'industria chimica si è largamente

di conto valutario 50 % (cambio di espor- tazione) quotato alla borsa di Roma il giorno precedente quello dell'emissione del mandato alle casse di pagamento. b-p del capo I

servire sempre, è altrettanto vero che gli essicatoi e le trebbiatrici avranno da compiere un lavoro ridotto all'incirca il 50 % di quello che compiono attualmente. Molte aziende

La via buona è ancora quella antica, già speri- mentata da Cavour, il quale credeva più in Man- chester — e cioè nella efficacia dei liberi scambi — che nei congressi della pace