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Cronache Economiche. N.025, 1 Gennaio 1948

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n

COMPAGNIA GENERALE ITALIANA DELLA GRANDE PESCA

SOCIETÀ PER AZIONI - CAPITALE SOCIALE L. 50.000.000

D I R E Z I O N E :

LIVORNO - P. della Repubblica, 8 Telef. 32-993 - Casella Postale 250 Indi,Ino Talea'- : - GENE PESCA . - Livorno

SEDE L E G A L E :

ROMA - Via Regina Elena, 68 Telefoni 485-224 - 43-407 Indirizzo 7e/egr. : - CEK EPESCA . . Roma

"Genepesca V» varata nel 1946

C O N C E S S I O N A R I A PER IL PIEMONTE

S. A. S. T O L D O F R A N C O & C.

i

VIA BARBAROUX, N. 6 — T O R I N O — VIA BARBAROUX, N. 6

T E L E F O N I : 43-608 - 46-530

f — "N

(4)

COTONIFICIO

VALLE DI SUSA

SOCIETÀ PER AZIONI - CAPITALE VERSATO L. 100.000.000

S E D E L E G A L E I N M I L A N O

T O R I N O : C O R S O R E U M B E R T O , 8 - T E L E F O N O < i 5 - 3 8 < I

FILATI E TESSUTI GREGGI

E TINTI DI COTONE - CANAPA

F I O C C O - R A J O N - e c c .

Tjiiiuft ' Svilvlui

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S T A B I L I M E N T I :

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N. 25

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Gennaio 1948

r~ C O N S I G L I O DI R E D A Z I O N E d o t t . A U G U S T O B A R G O N I prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. A N T O N I O C A L A N D R A d o t t . G I A C O M O F R LS E T T I p r o f . d o t t . S I L V I O G O L Z I O p r o f . d o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I *

prof. dott. LUCIANO GIRETTI Direttore

dott. AUGUSTO BARGONI Condirettore responsabile

QUINDICINALE A (IRA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

N I C H O L A S M U R R A Y B U T L E R

Il 7 dicembre si è spento un grande americano e un

grande cittadino del m o n d o : Nicholas Murray Butler, premio Nobel per la pace, che ì j a lungo preadentei

della Columbia University, dell'Accademia delle arti e delle lettere degli Stati Uniti e della fondazione Gannagie per la pace internazionale.

Fra coloro che in ogni paese hanno combattuto e combattono per la conservaz.one dei valori più eccelsi della civiltà, contro gli orrori delle guerre e c o n o m i c h e e di quelle delle armi, Nicholas Murray Butler si è distinto con una vita interamente dedica'ta a chiarire i p r o b l e m i della nostra decadenza e a indicare rimedi capaci di curare e guarire i mali del nostro tempo. Se i responsabili delle sorti del m o n d o avessero seguito i consigli che il Butler suggeriva dalle c o l o n n e del New York Times fin dagli anni della pi ima guerra mondiale — r i p e t e n c o l i p o i in una serie ininterrotta di scriK'ti. e conferenze — su quelle che a v r e b b e r o dovuto .essere le basi di una pace durevole, m o l t o sangue, molte ro-vine, m o l t i dolori sarebbero stati risparmiati al m o n d o , e Vinti e vincitori d'Europa e d'altri continenti non dovrebbero oggi affrontare il compito di una ricostru-zione morale e materiale che ha del pauroso nella sua

immensità. E' merito precipuo del Butler — e d è anche l'insegnamento e il retaggio ch'egli lascia agli uomini di buona volontà — l'aver detto e scritto in ogni o c c a -sione non essere affatto sufficiente, " per evitare la

guerra, enunciare principi, redigere « c a r t e » o p r o -vocare mozioni di congressi; perchè principi, « c a r t e » e mozioni sono enfasi vuota, perchè le tradizioni non si conservano e gli ideali non si raggiungono con la sola f e d e e ccn i soli tributi della retorica, se la fede non viene seguita dalle opere, se le p a u r e e gli e g o i -smi provocatori di disastri non v e n g o n o combattuti con un rinnovamento del coraggio, se gli uomini non imparano a trovare le soddisfazioni più alte nel servizio

deCCa collettività.

O c c o r r e fare, con un p r o g r a m m a d'azione ben defi-nito, e non lagnarsi pigramente per i tempi tristi, attendendo c h e qualcosa cambi di per sè, ammoniva il Butler, e metteva in evidenza quale responsabilità potesse gravare anche sugli Stati Uniti, se questi a v e s -sero continuato a lasciar senza seguito di fatti troppe belle e inoperanti dichiarazioni di c o o p e r a z i o n e e soli-darietà internazionale.

Quale il p r o g r a m m a ? Nicholas Murray Butler v e -deva il rimedio nella rimozione delle cause della guerra e quindi, principalmente, nell'economia. Pace e prosperità e c o n o m i c a sono indissolubili nel mondo m o d e r n o , e rimedio e fine

consi-stono quindi nel benessere, c h e de-v'essere raggiunto con una politica di liberi scambi e con l'abolizione delle guerre e c o n o m i c h e dei sistemi protezionistico-autarchici, perchè le guerre e c o n o m i c h e sono guerre v e r e e proprie, distruttrici di ricchezza al pari di quelle d e -gli eserciti. O c c o r r e allora abbattere l e frontieabbattere economiche, d e b e l -lare il mercantilismo e ogni altra forma di nazionalismo e c o n o m i c o , costringere certi interessi parassi-tari a rinunciare ai vantaggi che

in un recente passato hanno saputo p r o c a c -ciarsi ai danni della collettivi-tà, cooperare fra •popoli di ogni naz.one affinchè agricoltura, industria e c o m -m e r c i o vengano veramente sti-molati e svilup-pati, e giungere, p r m a m Europa e poi nel m o n -do, a quegli Sta-ti UniSta-ti dell'eco-m^a che, soli, possono evitare il ripetersi giu-stificato di sogni di conqu.sta a r -mata. Butler osser-v a osser-v a esser più f a c i l e insegnar m i l l e giochi a

un cane vecchio che indurre gli uomini a mutar certe l o r o idee errate, specie nel campo dell'economia, m a conservava tuttavia fiducia nell'avvenire e amava ripetere le parole pronunciate da Gladstone alla Ca-m e r a dei CoCa-muni, quando una Ca-maggioranza ostile stava p e r rigettare il suo primo progetto p e r la Home Rwle irlandese: « La marea calante è dalla vostra parte, la m a r e a crescente è dalla nostra ». Butler ha purtroppo ora chiuso il notule c x l o dedla sua vita terrena, senza a v e r potuto assistere all'avverarsi della sua speranza, c u i avrebbe tanto contribuito. Possa tuttavia venire, tale marea, e presto, perchè il m o n d o non può più attendere troppo e perchè essa è quella del buon senso, del benessere e della pace. Quando verrà final-m e n t e il giorno in cui le final-miserie e i dolori di duefinal-mila milioni d'i esseri umani troveranno sollievo in

un'auten-tica pace del popolo, capace di assicurare a ognuno i frutti di un lavoro produttivo e i benefici della socialità del benessere — gli uni e gli altri dipendenti dalla libertà degli scambi — la memoria di Nicholas Murray Butler sarà da onorarsi c o m e quella di uno dei pochi pionieri che, sparsi nella serie delle generazioni, hanno saputo fare della loro esistenza terrena una bandiera di raccolta e di sprone per il raggiungimento del bene. L U C I A N O GIRETTI

S O M M A R I

O.-N i c h o l a s M u r r a y B u t l e r (L. Giretti) pag. A z i o n i s t i e aumenti di capitale

(G. Alpino) pag.

I rapporti economici dell'Italia coi paesi d e l l ' E u r o p a orientale (G.

C o s m o ) pag.

R a z i o n a m e n t o del credito (L. Danieli) pag. Rosa dei venti pag. 9

I l B o r s a compensazioni . . . . pag. 13

Rassegna borsa-valori • Pag. IS T o r i n o nel quarantotto (E. Barraja) pag. 16 N o t i z i a r i o estero . . . • pag- 19

Il m o n d o offre e chiede • Pag. 21

T r a t t a t i e accordi c o m m e r c i a l i . • Pag. 23 C o m u n i c a t i U . P . I . C 28

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AZIONISTI E AUMENTI DI CAPITALE

E' bastata nella prima decade di dicembre la n o -tizia, anzi la sola sensazione, di vari aumenti di capitale di società previsti da gennaio in poi, per spingere le quotazioni di Borsa ad ulteriori,

allar-manti c a d u t e : aumento di capitale vuol dire oggi, quasi esclusivamente, richiesta di denaro fresco e poiché questo m a n c a , e soprattutto si presume m a n -cherà a tale scopo, persino i cassettisti gettano i titoli sul mercato, per evitare un gravame o per fruire di un minor costo di riacquisto.

Atmosfera opposta, quindi, a quella dello scorso inverno e della primavera successiva, che tuttavia n o n p u ò sorprenderci. A cosa, infatti, sono serviti gli aumenti (per molte società anche ripetuti) di allora, destinati evidentemente a finanziare la ri-costruzione e la riconversione, o quanto meno ad integrare l'ampliamento dei cicli produttivi oltre le possibilità del normale credito breve di esercizio? A pagare retribuzioni in parte improduttive e nel complesso insufficienti di rendimento, a impostare produzioni su prospettive di sblocco rapidamente sfumate, con la corsa dei costi interni oltre il limite consentito dai prezzi internazionali: ossia a pagare sopra-costi n o n rientrati nei ricavi, a saldare sbi-lanci di esercizio in gran parte prodotti da fattori e x t r a - e c o n o m i c i .

Incide di riflesso sulle Borse l'assurda situazione c h e direttamente sconvolge le economie aziendali, soggette a una pratica impesta spogliatrice dei mezzi di esercizio e dello stesso patrimonio (blocco dei licenziamenti), premute in questi mesi da un processo di deflazione, indubbiamente necessario per ragioni di interesse generale, m a gravosissimo (e forse inefficace ai fini prefissi) perchè n o n integrato da analoghe pressioni sui costi e sul settore delle spese pubbliche. Se il mercato finanziario diserta gli aumenti di capitale, passa sotto silenzio la ri-duzione al 25 % della sovrimposta di negoziazione e forse non si commuoverebbe neppure — pensia-m o — alla stessa abolizione della nopensia-minatività dei titoli, la ragione è una sola: n o n si possono valoriz-zare in quotazione impianti magari imponenti, le cui prospettive di redditività sono scomparse, per dar posto a situazioni pratiche di dissesto.

• • •

All'infuori dei fattori politico-sociali n o n m a n c a n o poi — e vogliamo sottolinearlo — elementi nega-tivi c h e investono in via diretta la condotta degli amministratori delle società, per noncuranza' in ogni tempo della massa degli azionisti medi e p i c -coli e per errori e manchevolezze anche nei già

compiuti aumenti di capitale: in molti casi si è dimostrato di n o n valutare appieno le varia forme di aumento, n è di apprezzare le conseguenze fiscali presenti e future delle soluzioni prescelte.

Intendiamo alludere alle distribuzioni di azioni gratuite e specialmente agli aumenti nominali g r a -tuiti, che nulla potevano mutare della effettiva di-stribuzione della proprietà sociale m a soltanto sod-disfacevano, a prezzo di un volontario tributo di ben 25 %, un euforico pregiudizio di ambiente: certe aziende hanno cosi Rasentato volontariamente ( R a -re inc-redibile!) il miliardo di spesa; alt-re h a n n o inoltre raggiunto una tale inflazione di titoli cir-colanti (una società torinese n. 300 milioni!) da doversi prospettare, subito dopo le distribuzioni a p -parentemente gratuite, un prossimo... raggruppa-mento.

A queste manifestazioni, forse di spensierata c o m piacenza ai pregiudizi di assemblee ben p o c o c o m p e -tenti, sono da aggiungersi errori di senso tecnico: sopraprezzi rilevanti, emissioni di obbligazioni c o n -vertibili in azioni per un complesso nominale assai inferiore. La legge non prescrive n è sopraprezzi, nè perdite di conversione: essi si traducono in poste attive per i conti economici e per le riserve s o -ciali, creano quindi le premesse dirette o indirette di utili, ossia di spettanze degli azionisti, da c o n seguire in regolari dividendi. M a sanno gli a m m i

-nistratori quale complesso di oneri fiscali in varie sedi (dalla tassazione di bilancio a quella dei d i -videndi) dovranno soddisfare quei denari, pompati senza necessità dalle tasche degli azionisti, per ri-tornare in quelle stesse tasche? N o n sarebbe più saggio sopportare sulle « spese d'amministrazione » i costi delle operazioni e aumentare le riserve solo con utili interni n o n distribuiti (esentati così da certe imposte), chiedendo agli azionisti solo quanto la legge impone e dando loro, in sede di conversione, tutte le azioni che la legge permette?

Consideriamo alcuni casi tipici :

Società Rumianca: oltre ripetuti aumenti, c o n

distribuzione di azioni gratuite e a pagamento (ri-levante quota spese), ha emesso obbligazioni da L. 1000, convertibili in 6 azioni da nominali L. 50. Risultato: le azioni convertite vengono a costare L. 166, il sopraprezzo di L. 116 n o n risponde ad alcuna necessità aziendale, mentre si sarebbero p o -tute assegnare ben 20 azioni nuove, senza conse-guenze pratiche sul finanziamento sociale. L'assurdo maggiore è poi quello fiscale, perchè si negano oggi 14 azioni per le quali sarebbe sufficiente pagare la tassa ordinaria (2 %) di conferimento, mentre f u -rono p r i m a distribuite azioni gratuite soggette al tributo straordinario del 25 °/o.

Soeieità SIP: aumento gratuito delle azioni v e c

-chie da L. 250 a 750 nominali ed emissione di ugual n u m e r o di azioni nuove a 750 più 75 di spese.

Risultato: fortissimo onere fiscale senza benefi-c i o di azioni gratuite agli azionisti, gravosità per la sottoscrizione a pagamento, c o n onere triplo

rispet-to al nominale preesistente.

Società Venchi-Unìca: aumento di sole azioni a

pagamento (cinque per ogni gruppo di due vecchie) con lieve quota spese.

Risultato: conciliate le esigenze di finanziamen-to aziendale col desiderio di azioni nuove degli azio-nisti, in franchigia da ogni imposta n o n necessaria.

• • •

Qualcosa resterebbe da dire su quelle società che, c o n un contegno equivoco sulla negoziabilità dei ti-toli provvisori e negligenze nella distribuzione dei definitivi, h a n n o cagionato agli azionisti difficoltà e perdite e ai titoli fluttuazioni supplementari e sospette. Che dire poi dell'uso, ora invalso, di f a r v o -tare deleghe incondizionate per aumenti di vari miliardi, c o n facoltà ai consigli di determinare, e n -tro amplissimi limiti di tempo, l'epoca e la misura ideile singole quote di aumento o dell'intero?

Se i momenti n o n sono favorevoli alle operazio-ni, n o n resta c h e rimandare le assemblee e ricon-vocarle, c o n spesa modesta, nell'epoca opportuna e anche più volte. Si obbietta che le deliberazioni sono perfettamente legali, perchè votate, magari all'una-nimità, dalle assemblee: senza dubbio, m a sappiamo bene cosa siano le assemblee e c o m e la psicologia dei singoli poi muti, al verificarsi di eventi contrari. Se le assemblee h a n n o la debolezza di accordarle, pensiamo dovrebbe essere precauzione di correttezza dei consigli di n o n c r e d e r e simili cambiali in bianco. E' in gioco, ripetiamo, l'esistenza delle nostre a -ziende maggiori, alla quale n o n possono a sufficienza provvedere i « gruppi » detentori delle m a g g i o r a n -ze, che sovente seno tali soltanto attraverso il sapiente gioco di minoranze a catena e grazie al d i sinteresse di troppi azionisti. Solo la massa dei p i c -coli e medi investitori, il risparmio incoraggiato e fiduciosamente orientato, possono risolvere il p r o -b l e m a : se le contingenze degli ultimi tempi h a n n o

deluso e respinto molti piccoli o grandi azionisti d'occasione o di congiuntura, è necessario c h e al-m e n o n o n si scoraggino, con errori e noncuranze evidenti, gli abituali investitori medi e piccoli, estranei ai « gruppi » m a strumenti preziosi, specie nei tempi difficili, delle fortune delle società!

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I RAPPORTI ECONOMICI DELL'ITALIA

COI PAESI DELL'EUROPA ORIENTALE

Tutti sanno purtroppo ormai in Italia della si-tuazione di squilibrio in cui versa la nostra bilancia dei pagamenti, e c o n o s c o n o c o n una certa appros-simazione l'annoso e c r o n i c o problema del disa-vanzo della bilancia commerciale. Al riguardo viene spontaneo il c o n f r o n t o colla situazione del-l'altro dopoguerra. Il deficit del 1919-20 f u veramente e n o r m e : nel 1919 pari al 63 % delle i m -portazioni e nel 1920 al 56 %. Ora, mentre tutte le cause economiche e politiche che h a n n o operato sulla bilancia commerciale italiana nel periodo 1919-20 agiscono anche in questo dopoguerra, la circostanza c h e l'Italia si trovi in ima situazione politica opposta, aggrava i problemi della sua bi-lancia commerciale : l'aumento della popolazione avutosi rispetto al 1919 e la necessità della r i c o -struzione sono altri due fattori c h e concorrono al-l'appesantimento della situazione.

D'altra parte la considerazione fatta subito dopo la fine della guerra per quanto riguarda le espor-tazioni, c h e f r a i paesi europei l'Italia è tra quelli che h a n n o avuto minori distruzioni alle proprie i n -dustrie e potrebbe pertanto espandere le proprie esportazioni in misura considerevole, ci pare pur-troppo valida p e r il 1946, m a ormai superata. I nostri concorrenti sono già riapparsi sui mercati d'importazione, persino, se pure in misura ridotta, in Germania. Inoltre nell'esportazione italiana h a n n o sempre avuto parte importante i prodotti di lusso e dell'artigianato, c h e s o n o purtroppo le prime vittime in periodi di restrizione.

La nostra politica commerciale, orientata per un complesso di circostanze a tutti note verso l'Occidente si trova c o m e in u n vicolo cieco. Verso l ' O c -cidente — cioè verso i paesi altamente industria-lizzati dell'Occidente — le merci italiane possono essere esportate solo in insufficiente quantità (si veda l'attuale situazione dell'intercambio cogli Stati Uniti) o fin quando lo consente la congiuntura

(valga ad es. la caduta delle nostre esportazioni di frutta verso il R e g n o Unito per le restrizioni poste in quel paese). Di qui i tentativi fatti finora con notevole successo se pensiamo alla nostra condi-zione di paese ex-nemico, di realizzare l'equilibrio m a n c a n t e colla concessione di aiuti stranieri. M a la vera strada c h e può portare ad una definitiva sistemazione della nostra economia è quella della normalizzazione dei nostri rapporti economici col-l'estero. I prestiti esteri — o meglio, dato l'indi-rizzo attualmente prevalso, le sovvenzioni — rapi-damente si esauriscono, mentre le correnti di traf-fico si m a n t e n g o n o e si sviluppano nel tempo.

Per questa ragione si pensa da molti, e f o n d a -tamente, all'apporto di valuta pregiata c h e viene fornita dalle rimesse degli emigranti e dagli i n -troiti del turismo. E per quanto si riferisce alle nostre esportazioni si impone la necessità di p o -tenziarle al massimo, d a t o anche c h e le esperien-ze finora fatte in questo dopoguerra in materia di emigrazione e turismo n o n ci paiono molto m e o raggianti, nè poteva essere diversamente se si c o n -sidera che il processo di assestamento dell'econo-mia mondiale n o n è ancora terminato.

Prima della guerra m e d i a m e n t e il 60 % del c o m -mercio estero italiano si svolgeva coi paesi europei: è una realtà di fatto incontrovertibile, contro cui non giova asserire c h e questa concentrazione nel-l'ambito del vecchio continente fosse stata accen-tuata dalla politica commerciale fascista, ispirata alla preoccupazione di assicurare certi rifornimenti vitali in caso di guerra. In altre parole l'Italia vive sull'Europa ed entro la stessa: realtà immutabile di cui facilmente c i si c o n v i n c e gettando uno sguar-do alla carta geografica. Di qui la necessità di ri-prendere i nostri traffici con tutti i paesi europei.

L'affermazione della necessità n o n costituisce a n -cora la risoluzione del problema. Analizzando le statistiche del nostro commercio estero troviamo che mediante il 30 % dei nostri scambi si svol-geva coi paesi dell'Europa centro-sud-orientale. La parte maggiore era colla G e r m a n i a : per il m e m e n -to n o n si devono fare molte assegnazioni su una ripresa dei traffici con questo paese. Lo svolgimen-to in quessvolgimen-to mese di dicembre della Conferenza di Londra lascia p o c o sperare-di bene al riguardo. Possibilità invece ci pare esistano coi paesi del-l'Europa Orientale siti oltre la cosiddetta centina di ferro, cioè finiti nella sfera di influenza sovietica: l'accordo stipulato a R o m a il 28 novembre colla Jugoslavia mostra c h e siamo sulla buona strada. Tutti in Italia conoscono la profonda evoluzione politica e sociale attraversata dopo la fine della guerra dai paesi dell'Europa Orientale.

Non m e n o interessante è stata l'evoluzione econo-mica, c h e non si è limitata affatto c o m e general-m e n t e si crede a riforgeneral-me agrarie e a nazionaliz-zazioni più o m e n o estese. All'ordine del giorno sono in questi paesi i Piani di Due, T r e e Cinque anni per ravvivare le rispettive economie nazionali e gli accoiiidi coi paesi confinanti e gli altri Stati della zona. Il -tutto coordinato al nuovo piano Quin-quennale Sovietico ed in funzione delle mète lon-tane della Russia. Da un esame della situazione si può concludere che al m o m e n t o tre sembrano le mète principali:

1) la rapida ricostruzione dell'economia russa coll'aiuto di quelle degli Stati confinanti;

2) una maggiore collaborazione ed una, p r o -gressiva integrazione regionale attraverso l'indu-strializzazione dei paesi Balcanici ed un aumento

del ¡potenziale industriale in Polonia e Cecoslo-vacchia;

3) la costituzione di una vasta unità economica che dovrebbe raggiungere o superare il potere del-l'America o del complesso unificato G r a n Bretagna ed Europa Occidentale.

Se esaminiamo i dati statistici sulle esportazioni italiane verso questi paesi negli immediati anni prebellici rileviamo subito che esse erano preva-lentemente costituite da prodotti finiti. Sorge per-tanto spontanea la domanda se l'industrializza-zione in atto n o n possa alla fine costituire un in-tralcio grave al collocamento delle nostre merci. L'esperimento mondiale ci pare però dimostri che attraverso l'industrializzazione il fabbisogno di un paese di beni industriali n o n diventa g.ià più piccolo m a bensì maggiore. L'aumento del tenore di vita incrementa la richiesta di prodotti industriali, lo sviluppo della produzione industriale è sinonimo di maggiore assorbimento di macchine utensili, di parti staccate e degli innumerevoli prodotti del-l'industria, senza dei quali i propri prodotti n o n sono utilizzabili. Un aumento della produzione di vagoni vuol dire un maggior fabbisogno di l o c o m o -tive, mentre la diffusione dell'elettrificazione ri-chiede lavori di una complessità evidente. E' stato da tempo dimostrato, c o n l'esame delle statistiche commerciali, c h e le relazioni più intense n o n si registrano già tra paesi industriali ed agrari, m a tra alcuni Stati industriali ed altri dello stesso tipo; prima del 1914 G r a n Bretagna, Francia e S t a -ti Uni-ti, allora i tre Sta-ti industriali più importan-ti del m o n d o , erano i più forti importatori di m a n u -fatti esteri, tanto da potersi dire che insieme con il progresso delle loro industrie si ampliava p r o -prio la loro capacità di assorbimento dei prodotti industriali stranieri, sia per lo scambio di oggetti di natura diversa, sia idi tipi di qualità differente o di merci in uno stadio diverso di lavoro.

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ad un processo di progressiva industrializzazione, c h e n o n deve essere in sè considerato c o m e ima causa del marasma mondiale. In questo periodo due paesi risparmiati dalla guerra si sono particolar-m e n t e dedicati a favorire questo sviluppo: sono gli Stati Uniti e la Svizzera. Si prospetta qui tutta una g a m m a di esportazioni, c h e va dalla vendita dei brevetti o di un semplice progetto tecnico, sino alla vendita di installazioni intere accompagnate dall'invio di specialisti per il loro m o n t a g g i o e messa in marcia. E ciò che gli Americani definiscono la esportazione del « K n o w how », cioè la vendita del procedimento t e c n i c o : essi stimano c h e quesito tipo di esportazione ha raggiunto di per sè solo l'importo complessivo a n n u o di mezzo miliardo di dollari. Del pari sono di questo tipo le commesse c h e in questo m o m e n t o la Svizzera riceve dal m o n d o intero.

Ora l'attuazione dei piani di sviluppo nei vari paesi dell'Europa Orientale richiede l'impiego c r e -scente dei cosiddetti beni strumentali, cioè di attrezzature, e m a c c h i n e utensili, per cui l'industria m e c -canica italiana ha u n a possibilità superiore alla capacità di assorbimento del m e r c a t o interno. Tutti ricordano — tanto per citare un precedente coronato da successo — l'attività svolta daJlle Officine di Vil-lar Perosa per l'impianto di una fabbrica di cusci-netti a sfere a Niny Novgorod in Russia i n t o m o al 1932-34. I programmi di elettrificazione, di miglio-ramento della rete dei trasporti, di motorizzazione dell'agricoltura in corso di sviluppo nei paesi del-l'Europa Orientale postulano appunto il ripetersi di questo esempio: n o n ci si può che compiacere al riguardo c h e l'accordo commerlciale italo-bulgaro firmato a R o m a il 5 novembre 1947 prevede questa nuova veste cui si deve dedicare l'esportazione ita-liana, in quanto in un protocollo contempla appunto la partecipazione tecnica italiana alla realizzazione del Piano bulgaro.

Al convegno italo-francese di Milano, tenutosi nello scorso settembre per l'esame dei progetti di Unione Doganale, ha trovato il generale consenso degli esperti ivi convenuti la proposta del trasfe-rimento in Francia di imprese italiane complete dai dirigenti alle maestranze. Forse per nessuna altra attività l'utilizzazione in loco del complesso p r c d u t -tivo-tecnico inutilizzato in Italia si prospetta tanto convenientemente attuabile — n o n si deve però qui pensare a trasferimenti di maestranze -— quanto per l'edilizia e per i grandi lavori di costruzione in genere a n c h e nell'Europa Orientale, ove sono in c o r s o di costruzioni opere idrauliche, strade, f e r r o

-vie e centrali elettriche.

E ' certo però che uno sviluppo di questa parti-colare esportazione è condizionato dalle scarse di-sponibilità italiane di capitali. Il problema del fi-nanziamento appare infatti quello di più difficile soluzione, dato anche che i paesi in esame hanno già assorbito tutte le l o r o risorse per la messa in atto dei piani. Gli investimenti finanziari, ad es„ previsti dal Piano Triennale Polacco 1947-49 assor-b o n o di per sè soli una somma pari al 20 % del ' reddito nazionale e sembra possano essere coperti

solo per 4/5 col risparmio di quel paese. Sia politicamente c h e economicamente si c o m -prende l'importanza per l'Unione Sovietica che i paesi finiti nella sua zona di influenza raggiun-g a n o la massima unione possibile n o n solo in sede politica, m a anche economica. Sarebbe però erroneo affermare c h e l'U.R.S.S. sia l'unica forza propul-siva della graduale integrazione in atto, o che la Jugoslavia e l'Ungheria Armino un accordo c o m -merciale in semplice obbedienza alle direttive di Mosca. Il sentimento dell'unità e della comunione di interessi esiste da molto tempo prima della su-premazia russa: dal M a r e Baltico all'Egeo abitano circa 115 milioni di uomini, in assoluta prevalenza slavi (gli ungheresi e d i romeni paiono quasi s o m -mersi). Il movimento panslavista è, com'è noto, di parecchi decenni anteriore alla Rivoluzione Sovie-tica: la diffusione ora di sistemi politici simili nei diversi paesi e l'aumento degli scambi

internazionali, reso possibile dalla eliminazione della G e r -mania dal mercato, hanno permesso la cristalliz-zazione di queste tendenze in un'azione concreta. Cosi verso la fine di novembre è stato firmato a Sofia un accordo per una Unione Doganale fra Bulgaria e Jugoslavia, mentre è n o t o che d a alcuni mesi sono già state abolite le frontiere fra questo ultimo paese e l'Albania.

Risultati tanto più sorprendenti, se si pensa alla tensione politica ricorrente in- questa zona nevral-gica dell'Europa nel periodo 1919-39: basta scor-rere il libro del Salvatorelli: Un ventennio fra cLue

guerre, per farsi un'idea al riguardo. Tensione p o

-litica c h e si traduceva allora nella insignificante partecipazione della Russia negli scambi esteri prebellici dei paesi confinanti. Dall'I,8 % nel caso della Cecoslovacchia, si scendeva allo 0,45 % , 0,4 % e 0,12 % rispettivamente per Polonia, R o m a -nia e Jugoslavia. L o stesso f e n o m e n o si registrava nei rapporti reciproci fra questi Stati. La risul-tante di questa situazione anormale era il vuoto, c h e specialmente dopo la crisi economica del 1930 attrasse la Germania interessata alle materie pri-m e e ai generi alipri-mentari, c h e la regione offriva in cambio dei suoi prodotti finiti.

Si è così sviluppata una situazione di cui ha s a -puto approfittare la Russia: la grande potenza so-vietica si è sostituita a quella vinta scomparsa. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, la stampa economica tedesca amava in quel periodo parlare della complementarietà dell'economia del R e i c h altamente industrializzata c o n quella preva-lentemente agricolo-forestale di questi paesi. Ora si assiste ad un f e n o m e n o analogo, solo che invece della Germania è la Russia che agisce. Istruttivo al riguardo questo c o n f r o n t o per la parte tenuta dalla G e r m a n i a e paesi annessi nel 1938 e quella assunta dalla Russia nel 1946 negli scambi di al-cuni di questi paesi.

Percentuale Tedesca (1938) Russa (1946)

Importazioni Esportazioni Importazioni Eiportizloni P o l o n i a 26 28 61 74 U n g h e r i a 58 63 45 49 B u l g a r i a 48 50 66 82

A n c h e per gli altri paesi la situazione si presenta sostanzialmente analoga. Nel marzo 1939 il M i n i -stro dell'Economia Funk annunciava la stipulazione dell'accordo tedescoromeno, che doveva c o -stituire un modello generale per gli accordi ulte-riori. La R o m a n i a accettava d'aumentare la sua produzione agricola e di orientarla specialmente verso gli articoli di cui la Germania aveva biso-gno, c o m e i foraggi, le piante oleaginose, le fibre tessili. La Germania si impegnava a fornire in c a m -bio delle macchine e del materiale da guerra, e delle aziende miste tedesco-romene venivano inca-ricate di sfruttare i giacimenti, petroliferi e metalli-feri della R o m a n i a . Nel luglio 1947 veniva stipulato un a c c o r d o ungaro-sovietico : esso prevede uno scambio di materie prime russe contro alluminio, oli minerali e macchinario ungherese per l ' a m m o n -tare di circa 800 milioni di forinti (al cambio teo-rico, m e n o di 70 milioni di dollari), importo leggermente superiore al valore delle esportazioni c o m -plessive dall'Ungheria nel 1946. Solo circa il 15 % delle esportazioni magiare in Russia debbono c o n sistere di prodotti agricoli: la Russia ha più u r -gente bisogno del macchinario di cui essa necessita per il suo Piano Quinquennale. Per ottenerlo ha pertanto raddoppiato il quantitativo di carbone ed aumentato cinque volte i quantitativi di minerali di ferro consegnati all'Ungheria nel 1946.

L'acdbrdo negoziato colla Cecoslovacchia nel lu-glio 1947, poco dopo il ritiro dell'adesione di que-sto paese al Piano Marshall, è m e n o assorbente. Praticamente però garantisce ai Cechi

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E ' stato osservato da parte britannica che la Russia per ragioni « strategiche » si attribuisce principalmente il settore delle industrie pesanti che lavorano i metalli, che fabbricano macchine, instal-lazioni elettriche, materiale rotabile, veicoli, trat-tori, macchine agricole, mentre riserva ai paesi che entrano nell'orbita economica sovietica le industrie leggere e di produzione dei beni di consumo. La Russia cioè favorisce una ripartizione di compiti f o r n e n d o a detti paesi le materie prime che essi lavorano per suo conto; riceve i prodotti finiti, lasciando una parte di materie prime per la p r o d u -zione dei beni destinati al consumo interno dei paesi stessi.

Comunque dall'analogia della politica svolta pri-m a dalla Gerpri-mania, poi dalla Russia, nella stessa zona ci pare debba trarsi una conclusione di in-dole generale. Ed è che nell'organizzazione di un complesso economico (tutti ricordano la recente teoria tedesca del « Wirtschaftsraum » ) le economie dei paesi minori si debbono necessariamente ade-guare alle esigenze dell'economia della potenza che si è assunto il c o m p i t o direttivo di questa organiz-zazione. Potrà sembrare paradossale, m a è certo che l'Unione Sovietica ha avuto enormemente f a -cilitata la realizzazione dei suoi piani in quello che viene definito il suo « antemurale » dalla politica svolta dalla Germania p r i m a e durante la guerra. La penetrazione tedesca si svolse anche negli ultimi anni attraverso penetrazioni capitalistiche, s o -stituendosi alle partecipazioni e nelle proprietà di austriaci, cecoslovacchi ed ebrei. In base agli a c -cordi di Potsdam, la Russia è subentrata: le atti-vità tedesche nella regione sono finite nelle sue mani, ad es. circa duecento aziende nel caso della sola Ungheria. E' n o t o anzi c h e i Russi sono stati piuttosto proclivi a considerare proprietà tedesche, e quindi a sequestrare, quelle che erano finite c o -attivamente in m a n o tedesca per le modificazioni territoriali intervenute: basti ricordare al riguardo le divergenze sorte per le proprietà tedesche in A u -stria.

A c c a n t o a questo processo di avvicinamento al-l'Oriente e di adeguamento alle sue esigenze esiste— come si è accennato esiste— pure nella zona un p r o -cesso di integrazione economica nord-sud. Pro-cesso non facile in quanto per il m o m e n t o l'attività prin-cipale di tutti i paesi balcanici è l'agricoltura. Quin-di, eccettuato forse il tabacco bulgaro e il petrolio romeno, nessuno dei prodotti più importanti per la esportazione può essere acquistato in grande quan-tità dai paesi confinanti. Le loro economie n o n sono cioè complementari, fatto questo che nel pas-sato ha militato contro la formazióne di stretti legami economici, e la penisola Balcanica nel suo complesso dipende da ciò « h e essa può esportare verso altri compratori.

Dai dati attualmente disponibili sul commercio estero-bulgaro nel primo semestre 1947 (la Bulga-ria è il paese che m e n o ha sofferto della guerra) risulta che anche escludendo la percentuale dimi-nuita rispetto al 1946 della Russia gli altri Stati del « Blocco Orientale » ora assorbono rispettiva-mente il 23 % ed il 47,5 % delle importazioni ed esportazioni bulgare. Nel primo semestre 1946 tale percentuale n o n raggiungeva c h e il 6,9 % ed il 2 1 , 1 % : particolarmente sensibile è l'aumento de-gli scambi c o n Cecoslovacchia e Polonia. Orienta-m e n t o analogo si nota nell'evoluzione degli scaOrienta-mbi degli altri paesi. E' nota d'altronde l'intenzione c e -coslovacca di assumere l'eredità della Germania c o m e fornitrice di prodotti industriali della zona. '

L f Cecoslovacchia da sola non pare in grado di soddisfare il fabbisogno degli altri paesi della zona. Tre accordi, tutti di durata quinquennale c o n J u -goslavia, Bulgaria e Polonia, prevedono forniture industriali cecoslovacche per l'importo di 7,5, 3,5 e addirittura 15 miliardi di corone contro materie prime e generi alimentari di questi tre paesi : sforzo notevole, se si considera che la Cecoslovacchia deve, come abbiamo visto, espletare importanti f o r n i ture all'Unione Sovietica. Ecco così palesarsi a m

-pie possibilità per l'industria italiana : bisogna però agire tempestivamente perchè altri paesi non si in-seriscano prima, come ad es. vorrebbe fare l'Austria, Il protocollo speciale dell'accordo firmato a R o m a per la fornitura di macchinari industriali alla Ju-goslavia contempla l'esportazione da parte della nostra industria elettrotecnica e meccanica di macchine utensili, di impianti completi e grosse forniture per un ammontare preventivato di 150 milioni di dollari, ripartiti nei cinque anni di vali-dità dell'accordo. Lo stesso giorno della firma di questo importante accordo si aveva notizia ufficiale dell'invio di una missione ufficiale in Albania, l'u-nico paese con cui l'Italia non ha ancora riallac-ciato i rapporti nè diplomatici nè economici.

La situazione attuale dei nostri scambi in base agli ultimi dati risulta dal seguente prospetto:

Partecipazione dei sette paesi dell'Europa Orientale affli scambi italiani

Nostre importazioni Nostre esportazioni Paesi

1 9 3 4 1 9 3 8 1 9 4 7 1 9 3 4 1 9 3 8 1 9 4 7 (primo semestre) (p imo som.) 0 , 2 0 , 5 0 , 2 0 , 6 0 , 0 1 0 , 4 0 , 9 0 , 3 0 , 6 0 , 0 1 1 , 3 2 , 3 1 , 7 1 , 7 1 , 3 3 , 1 2 , 7 1 , 4 0 , 7 2 , 7 2 , 1 0 , 9 1 , 2 « 2 , 8 1 , 1 1 , 4 1 , 1 0 , 2 3 1 . 6 2 , 2 1 , 4 1 , 4 1 , 3 1 , 7 V 0 , 1 8 2 , 5 1 , 6 0 , 2 3 8 , 7 i l , a 3 , 7 1 0 , 2 8 , 7 4 , 5 A l b a n i a B u l g a r i a C e c o s l o v a c . J u g o s l a v i a P o l o n i a R o m a n i a U n g h e r i a Totale

Se prima della guerra mediante un 10 % dei nostri scambi si svolgeva con i sette paesi conside-rati, siamo ora in pratica scesi ad un 4 %. Ma la percentuale è calcolata su un volume di scambi ri-dotto : quindi la carenza dei traffici con questa zona

ci pare ancora più accentuata. D'altra parte, se è pacifica la nostra necessità di intensificare gli scambi verso l'Oriente europeo per lo meno al li-vello prebellico, n o n è m e n o evidente l'interesse di questi paesi di riattivare gli scambi coll'Italia. D i -chiarazioni ufficiali n o n sono mancate al riguardo d a parte polacca e cecoslovacca: questo concetto è stato ribadito ancora in occasione della firma dell'accordo italo-jugoslavo.

I paesi in esame n o n hanno interesse a c o m m e r ciare esclusivamente colla Russia o cogli Stati c o n termini: ancora nel giugno 1947 la Russia o c c u -pava solo il settimo posto fra i clienti e addirittura l'undicesimo fra i fornitori della Cecoslovacchia (il 60 % dei suoi scambi si svolge coi paesi dell'Occi.dente), mentre nel 1946 solo il 9 % delle sue i m -portazioni risulta provenire dalla Russia, c h e as-sorbì il 12 % delle sue esportazioni. Se nello scorso anno la maggiore parte dei traffici della Polonia si svolse coll'Unione Sovietica, fornitrice di carbu-ranti, cotone e semi oleosi in cambio di 13 milioni di tonnellate di carbone, ora però la percentuale dell'Europa occidentale va aumentando, in quanto accordi stipulati per il 1947 prevedono esportazioni di circa 10 milioni di tonnellate di carbone alla Svezia e ad altri paesi europei.

Se scendessimo ad un'analisi più dettagliata del-le nostre statistiche doganali, troveremmo molte voci (minerali, generi alimentari, legname, animali, ecc.) di cui la zona era nostra tradizionale f o r -nitrice. I Piani in corso di attuazione hanno c o m e m è t a l'aumento della produzione. Si verrà quindi fatalmente a determinare il problema delle e c c e -denze esportabili e quindi del loro collocamento. Si aggiunga che quanto più diversificati sono i r a p -porti commerciali di un paese, tanto più grande è

anche la sua indipendenza politica : i paesi dell'Eu-ropa orientale h a n n o già fatto una esperienza al riguardo colla Germania. E l'indipendenza di un paese è molto m e n o danneggiata da rapporti c o m -merciali su base paritaria, in cui ogni contraente richiede effettivamente i prodotti offerti dall'altro, che non attraverso rapporti commerciali, in cui la parte più debole si deve piegare alla più forte.

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RAZIONAMENTO del CREDITO

Larghi strati dell'opinione pub-blica vedono nel «razionamento del credito » — altrimenti detto « con-trollo qualitativo » — il toccasana contro l'attuale carenza di credito. Fondamento del « controllo quali-tativo » dovrebbe essere una de-finizione — composta arbit varia-mente da chi ha potere di governo — delle imprese e dei settori pro-duttivi « essenziali » per l'economia nazionale, distinti da quelli « non essenziali ».

Risolto tale problema, la prefe-renza nel finanziamento bancario dovrebbe venire data — si affer-ma — alle imprese essenziali, men-tre dovrebbe venire limitato (o addirittura negato) il credito alle altre.

V • •

E' stramo come si continui a per-sistere nella convinzione che il limitare o il negare credito a talu-ne imprese possa condurre senz'air tro il banchiere a trovarsi nella possibilità di concedere economica-mente credito ad altre. O, in altri termini, che finanziando talune imprese la banca sottragga al mer-cato risparmio che avrebbe potuto rivolgersi al finanziamento di altre. Siffatta convinzione deriva da una semplicistica concezione della banca che da un lato raccogliereb-be risparmi sotto forma di mezzi monetari e dall'altro li redistri-buirebbe sotto forma di concessioni di credito.

In realtà il meccanismo delle concessioni di credito è congegnato In ben altro modo: la banca finan-ziatrice, quando riconosce un'im-presa capace di ottenimento di cre-dito, non fa che consentire all'im-presa stessa di spendere questa sua capacità con un mezzo di paga-mento (biglietti, assegni o girocon-ti) a raggio di circolazione più largo di quello che altrimenti comporterebbe la negoziazione di-retta del suo credito per l'acquisi-zione di strumenti di produl'acquisi-zione (credito mercantile o di fornitura).

Il mezzo più spendibile altro non

è se non il debito deilla banca. Se 11 mercato, pur avendo la possibi-lità di convertire in moneta effet-tiva o legale i titoli di debito che così si creano, li accetta, li trat-tiene in circolazione o comunque non o-pera la conversione accen-nata, mostra di riconoscere la c bontà » del processo produttivo bancario. E i titoli emessi non in-flazionano il mercato, perchè espressioni di risparmio legato a svolgimenti produttivi d'impresa.

Banca e impresa, che in tal m o -do si sono reciprocamente

biate credito, hanno, con lo scam-bio, migliorate le loro prospettive economiche, le loro prospettive cioè di produzione e di risparmio.

La banca non ha sottratto rispar-mio ad altre imprese: ha ricono-sciuto all'impresa finanziata una capacità produttiva di risparmio e ne ha esaltata la fecondità in una misura che non sarebbe forse sta-to possibile raggiungere senza 11 suo intervento. I vantaggi econo-mici acquisiti dalla banca finan-ziatrice e dall'impresa sussidiata sono, non dimentichiamo, possibi-lità d'i risparmio acquisite anche per l'economia nazionale.

• • •

0,ra, se lo Stato imponesse alle banche una limitazione nelle scel-te delle imprese da finanziare, o imponesse una gerarchia di prefe-ferenza, che cosa accadrebbe?

Le imprese che la banca pur avrebbe giudicato meritevoli di credito troverebbero sul mercato altri riconoscimenti della loro ca-pacità produttiva di risparmio, ma indubbiamente meno efficaci, ot-terrebbero credito in forme meno spendibili, pagherebbero il credito più caro, i maggiori costi influireb-bero negativamente sulla loro

ge-ATTIVITÀ DELLA CAMERA

S C U O L A P E R A S S I S T E N T I S O C I A L I D E L L A V O R O

Hanno termine in questi giorni gli esami a compimento del primo corso biennale per assistenti so-ciali del lavoro, istituito in colla-borazione tra la Camera di Com-mercio di Torino e l'Unione per le scuole d'assistenza sociale di Roma. L'attività di queste scuole si svo'L ge sotto la vigilanza del Ministero e della Previdenza sociale e segni di considerazione sono anche per-venuti da altri Ministeri: Il Mini-stero di Grazia e Giustizia ha chie-sto la collaborazione delle scuole per i problemi della delinquenza e rieducazione minorile, e l'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sa-nità ha costituito in ogni principa-le centro un Comitato di inchieste sociali, di cui deve fare parte ob-bligatoriamente una Assistente so-ciale. E' prevedibile pertanto un crescente impiego delle Assistenti in tutti i campi di attività sociale, e di conseguenza la sempre maggiore necessità della loro preparazione in apposite scuole.

Sia l'Unione Industriale, che la

stione, la loro capacità produttiva risulterebbe mortificata.

Poco sarebbe il danno che deri-verebbe alla collettività (almeno secondo il parere di quelle « mi-noranze elette » che governano il Paese) dalla mortificazione della capacità produttiva delle imprese qualificate come « non essenziali », se questa modiflcafcione potesse tradursi in un'accresciuta possibi-lità, da parte del banchiere, di far credito a imprese giudicate « es-senziali ».

Ma noi vediamo come ciò possa verificarsi: i vantaggi economici perduti dall'impresa a cui si è ne-gato il finanziamento sono possibi-lità di risparmio perdute anche per l'economia nazionale.

E i titoli di debito, dello Stato o di banche, eventualmente emessi per sussidiare imprese che, dotate di insufficiente capacità di credito, hanno bisogno di una legge pro-tettrice inflazionerebbero il merca-to, in quanto non sorretti da una prospettiva economica, in quanto cioè non espressioni di riconosciu-te capacità formative di risparmio.

Inflazionerebbero: concorrerebbero cioè a secondare quel m o v i -mento di corrosione del valore dei risparmi monetari che il raziona-mento del credito vorrebbe invece appunto combattere.

LUISA DANIELI

Camera del Lavoro hanno già do-vuto rivolgersi ad altre città per avere delle Assistenti; l'Unione In-dustriale, data l'urgenza, è persino disposta ad assumere allieve della scuola già alla fine del primo an-no. In considerazione di tutto ciò la Camera di Commercio e l'UN-SAS si sono accordate peT l'istitu-zione di un secondo corso biennale da svolgersi in Torino con le stes-se modalità del primo e regolato dalla stessa convenzione.

C Ó R S O DI M O T O C U L T U R A A G R I C O L A

E' terminato il corso di motocul-tura organizzato dalla Camera peT gli agricoltori e lavoratori della provincia di Torino.

Il corso ha avuto inizio il 10 no-vembre e in un ciclo dii nove le-zioni ha illustrato, attraverso la parola del docente prof Adolfo Ca-rena, le ultime e più recenti con-quiste nel campo della meccanica agraria. Il numero dei frequenta-tori indica chiaramente che il cor-so ha avuto succescor-so lusinghiero.

Lezioni e esercitazioni sono state tenute presso il Campo sperimen-tale dell'Istituto di sperimentazio-ne per la chimica agraria.

1

CRONACHE ECONOMICHE

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R O S A D E I V E N T I

ENTI COMUNALI DI CONSUMO

Da un giornale cittadino si ap-prende che, su una sola partita di oli recentemente acquistata nel Meridione e non ancora venduta, l'Ente comunale di consumo di Torino sarebbe per conseguire una perdita netta da 20 a 30 mi-lioni, imputabile, com'è facile ca-pire, ai forti ribassi che in que-sti ultimi tempi si sono verificati nei mercati d'origine.

Siamo pertanto a questo: che in fase di prezzi ascendenti l'azio-ne calmieratrice dell'Ente comu-nale di consumo nessuno l'ha sen-tita, mentre in fase di prezzi ca-lanti i suoi propositi moderatori sono stati, nonché superati,

ad-dirittura travolti. L'Ente comu-nale di Torino non sa ora cosa augurarsi', se un rialzo del prez-zo dell'olio per liquidare senza perdite l'infausta operazione, op-pure la stabilizzazione del prezzo attuale, che, mentre avvantaggia senza dubbio il consumatore, in-tacca peraltro la dotazione di 100 milioni costituita a suo favore da-gli industriali torinesi in misura tale che, se vi si aggiungeranno i risultati di altre poche operazioni del genere, l'Ente comunale re-sterà ben presto senza più filo da fare tela.

A PROPOSITO DEI CONSIGLI DI GESTIONE

Secondo gli oratori che hanno preso la parola in occasione del secondo Convegno nazionale dei Consigli di gestione, tenutosi a Milano verso la fine dello scorso novembre con la presenza di 7500 delegati, al nuovo istituto spette-rebbe il merito di avere, nell'am-bito delle imprese in cui se ne è attuato l'esperimento, promosso la ricostruzione degli impianti dan-neggiati dalla guerra, sollecitato la riconversione degli stabilimenti e potenziato il ritmo della produ-zione industriale. Si sono citati, fra gli altri, gli esempi della M o n

-tecatini, che, grazie all'opera dei

Consigli di gestione, vanterebbe oggi una capacità produttiva pari al 120 per cento di quella ante-guerra; della S. Giorgio, che, tra-sformata la centrale ottica in se-zione macchinario tessile, si sa-rebbe trovata nella necessità di assumere nuove maestranze; del-la Franco Tosi di Taranto, che, occupata e diretta dai dipendenti, lavorerebbe ora più intensamente che negli anni prebellici; poi della

O.T.O., della S.I.A.P. e di altri

or-ganismi ancora, nei quali i

Con-sigli di gestione avrebbero operato con effetti non meno lusinghieri. Ammettiamo pure che tutto il merito dei successi decantati al Convegno di Milano si debba ascrivere all'istituzione e al fun zionamento dei Consigli di gestio-ne, e sorvoliamo altresì sul rilie-vo troppo malizioso che risultati analoghi si sono ottenuti in altri casi anche senza il vantato appor-to dei Consigli di gestione, per esempio nel settore delle costru-zioni civili. Chiediamoci, piutto-sto, se realmente ci sia ragione di compiacersi dei risultati esposti, o se, al contrario, non sia il caso di sollevare qualche timida eccezione sulla loro utilità per il complesso economico sociale.

Senza dubbio, l'opera di rico-struzione e di riconversione, che i Consigli di gestione segnano a loro credito, ha un significato mo-rale, un valore educativo che non si presta a calcoli utilitari. Tut-tavia, ogni processo di ricostru-zione e riconversione deve pur es-sere valutato net suo aspetto eco-nomico, come parte di un più va-sto processo aziendale nel quale soltanto può trovare ragione e giustificazione. La ricostruzione di immobili, la rinnovazione di macchinari e attrezzature, la ri-conversione di impianti industria-li sono tutte iniziative che, per essere attuate, hanno richiesto largo impiego di capitale, ma che altro ne richiedono, in forma di circolante, per servire proficua-mente alla produzione della ric-chezza. Ora è lecito un dubbio: l'opera di ricostruzione e di ricon-versione, così alacremente intra-presa dalle nostre industrie, non ha forse assegnato agli investi-menti di carattere duraturo una porzione troppo grande dei mezzi di produzione offerti dal mercato, perchè ne resti una quantità suf-ficiente per fornire adeguato cir-colante alle riattivate immobiliz-zazioni? Il ritmo della ricostruzio-ne e della riconversioricostruzio-ne non ha forse scontato una cadenza dì for-mazione nel risparmio e una ca-pacità di assorbimento del merca-to nazionale e mondiale superiori ad ogni ragionata previsione? Lo spettacolo delle officine ritornate in efficienza, delle macchine ri-messe a nuovo, dei negozi riaperti al pubblico è senza dubbio edifi-cante : ma dove sono i capitali circolanti necessari per utilizzar-ne la capacità produttiva? dove i mercati disposti ad assorbirne i prodotti a prezzi rimunerativi del loro alto costo di formazione?

Quanto all'incremento della produzione, altro risultato che i rappresentanti dei Consigli di ge-stione tengono a ostentare fra le loro benemerenze, non è detto che ce ne dobbiamo incondiziona-tamente rallegrare. I dati offerti in proposito al Convegno di Mila-no esaltaMila-no esclusivamente gli at-tuali rendimenti quantitativi del-la produzione, e questi non è im-probabile che siano effettivamente aumentati in alcuni settori, spe-cie in quelli chiamati a fronteg-giare una domanda per più anni

inappagata. Ma nessuno dei 7500 delegati convenuti a Milano si è dato la pena di indugiare sul-l'aspetto economico-aziendale del problema considerato; nessuno si è peritato di approfondire se l'in-cremento delle rese tecniche non siasi ottenuto con l'aggravio dei costi unitari di produzione o non abbia imposto la riduzione dei prezzi di smercio dei prodotti; nessuno, insomma, si è preoccupa-to di indagare i riflessi dell'asse-rito aumento di produzione sul-l'andamento reddituale delle im-prese sotto osservazione, cioè sul-l'unico indice veramente espressi-vo del contributo di utilità offerto dagli organismi unitari della pro-duzione ai risultati del processo economico sociale.

Non è da stupire che i congres-sisti di Milano, facendo il bilancio dei primi mesi di vita del nuovo istituto, si siano limitati a rilevar-ne gli effetti, reali o presunti, sulle manifestazioni quantitative della produzione, e su queste so-le si siano documentati per esal-tare l'utilità dei Consigli di ge-stione. E' la stessa derivazione dell'istituto da posizioni polemi-che più polemi-che da esigenze economi-che, è la stessa natura delle riven-dicazioni ad esso affidate, che lo rende inadatto a comprendere il fenomeno produttivo nella sua in-terezza, che lo fa unicamente sensibile ai suoi aspetti più im-mediati ed appariscenti, e sui quali, al tempo stesso, premono

gli interessi particolaristici che nei Consigli di gestione vogliono trovare una loro non effimera or-ganizzazione. Ed ecco appunto il pericolo: che attraverso i Consi-gli di gestione, questi interessi, già altrimenti tutelati, prendano il sopravvento sulle esigenze su-periori della produzione, distraen-done il corso da quelle mète, che assicurano il massimo di beneficio al corpo economico sociale.

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(le quotazioni riportate sono puramente indicative i

I T A L I A

I N D I C E N A Z I O N A L E D E I P R E Z Z I A L L ' I N G R O S S O ( E d i s o n ) (1938 = 100) ufficiali effettivi G e n n a i o 1947 3.389 6.796 O t . o b r e 5.240 10.811 N o v e m b r e 5.018 9.038 M E T A L L I F E R R O S I — T e n d e n z a i m m u t a t a . M E T A L L I N O N F E R R O S I — I q u a n t i t a t i v i o f f e r t i r i s u l t a n o s e m p r e s u p e r i o r i a g l i s c a r s i a c q u i s t i ; l e q u o -t a z i o n i , p r e s s o c h é n o m inali, s e g n a n o q u a l c h e r i b a s s o . P R E Z I O S I — T e n d e n z a a n c o r a d e -b o l e . L ' o r o al m i l l e è d i s c e s o a d u n m i n i m o d i 800 l i r e a l g r a m m o . I l p r e z z o d e v ' a r g e n t o p u r o v a r i a d a p i a z z a a p i a z z a ( d a L . 11.500 a 13.000 a l k g . ) . C O M B U S T I B I L I E C A R B U R A N T I — S o d d i s f a c e n t i g l i a r r i v i d i carbone d a g l i S t a t i U n i t i e d a l i a R u n r . i . G o -v e r n o h a p r e s o p r o -v -v e d i m e l i p e r a i u t a r e l ' i n d u s t r i a lignitifem n a z i o n a l e . Il p r e z z o d e l l a b e n z i n a a.l m e r -c a t o l i b e r o h a s e g n a t o u n l i e v e e t e m p o r a n e o a u m e n t o i n s i m p a t i a c o n il r i t o c c o d e l p r e z z i u f f i c i a l i . L ' a n d a m e n t o f u t u r o d i q u e s t o m e r c a t o è i n -c e r t o . F a r e b b e r o p r e v e d e r e a u m e n t i l ' a g g r a v i o d e l l e i m p o s t e d i l a v o r a z i o n e s u l petrolio e 1 s u o i s o t t o p r o d o t t i , o l t r e c h e la s m o b i l i t a z i o n e d e g l i a l l e a t i . F a r e b b e r o i n v e c e p r e v e -d r e r i b a s s i l a s c a r s a -d o m a n -d a e l e v e n d i t e i n c o r s o d i e f f e t t u a z i o n e d a p a r t e d i m o l t e d i t t e , l e q u a l i a v e v a -n o o t t e -n u t o p e r m e s s i d i i m p e r i a r e t a l e c a r b u r a n t e p e r l o r o u s o , m a s o n o icra c o s t r e t t e a r i d u r r e l e s c o r -t e p e r n e c e s s i -t à f i n a n z i a r i e . M o l -t o r i c h i e s t a l a nafta p e r il f u n z i o n a -m e n t o d e i g r u p p i e l e t t r o g e n i . G O M M A — D o p o l o s b l o c c o , i pneu-matici s e g n a n o q u a l c h e r i b a s s o . I l g o v e r n o h a d e c i s o d i c o n s e n t i r e la i m p o r t a z i o n e d i q u a n t i t a t i v i d i gom-ma e lattice s u f f i c i e n t i a c o p r i r e i l f a b b i s o g n o n a z i o n a l e , s t i m a t o p e r i l 1948 i n 30.000 t o n n e l l a t e d i gomma e 3000 t o n n . d i lattice. T E S S I L I — L ' i n d u s t r i a s e r i c a r i -c e v e i à u n finanziamento d i 3 m i l i a r d i d a l g o v e r n o . P e r i l m o m e n t o c o n t i -n u a ia d i s c e s a d e i p r e z z i d e i f i l a t i i -n s e g u i t o a v e n d i t e d i i n d u s t r i a l i p r e -m u t i d a n e c e s s i t à . f i n a n z i a r l e e d a i m p e g n i c o n i b a c h i c e l i o r i . M e r c a t o i n l i e v e m a c o n t i n u o r e g r e s s o p e r l e lane d ' I t a l i a . P E L L I --- M e r c a t o i n s i t u a z i o n e d i .attesa. S o l o c o n l ' i n i z i o d e l l ' a n n o p r o s s i m o g l i i n d u s t r i a l i t r a s f o r m a t o r i r i p r e n d e r a n n o g l i a c q u i s t i p e r la n u o v a s t a g i o n e . B E S T I A M E — U l t e r i o r e r i p i e g a -m e n t o d e i l e q u o t a z i o n i d e i bovini s u m o l t e p i a z z e . M a r c a t o s t a z i o n a r i o e i n c e r t o p e r i suini. Foraggi i n r i -b a s s o , p e r q u a n t o l e d i s p o n i -b i l i t à s i a n o s e m p r e i n f e r i o r i a l « a b b i s o g n o . C E R E A L I — M o l t e o f f e r t e d i c e -r e a l i h a n n o f a t o flette-re i p -r e z z i . R i s u l t a i n a u m e n t o - l a s u p e r f i c i e a g r a r i a i n v e s t i t a a f r u m e n t o . S e c o n -d o l e u l t i m e s t i m e , l a p r o -d u z i o n e d i risone di q u e s t ' a n n o . a m m o n t a a 5,5 roiloni d i q u i n t a l i , d i c u i 4 m i -l i o n i d a a m m a s s a r e . A L I M E N T A R I — Q u a l c h e r i b a s s o p e r e carni, . a n c h e a l m i n u t o , i n s e -g u i t o a l l a m e s s a i n v e n d i t a d i carni congelate. I n a u m e n t o le uova: i l m a s s i m o d e l l e q u o t a z i o n i s i r a g g i , u n

-! più recenti al momento della chiusura della

E S T E R O I N D I C E I N T E R N A Z I O N A L E D E I P R E Z Z I A L L ' I N G R O S S O ( C o n f i n d u s t r i a ) (1938 = 100) • G e n n a i o 1947 234 O t . o b r e 194(7 265 N o v e m b r e 1947 270 M E T A L L I F E R R O S I ! " — I n s e g u i t o • a i l l ' a c c e n t u a t a s c a r s i t à d i rettami, g l i S t a t i U n i t i h a n n o d e c i s o di p r o v v e -d e r e a -d i m p o r . a r l i -d a l l ' e s t e r o . M E T A L L I N O N F E R R O S I — I l m e r c a t o d e l rame h a a t t r a v e r s a t o i n A m e r i c a u n p e r i o d o d i i n a t t i v i t à ; i . p r e z z i p e r ò s i s o n o m a n t e n u t i f e r m i s s i m i . A L o n d r a s i p a r l a d i p r o s -s i m i a u m e n t i d e l p r e z z o d e l l o -stagno p e r e f f e t t o d e i n e g o z i a t i i n c o r s o c o n i p r o d u t t o r i d e l l a M a l e s i a e d e l l a N i g e r i a , n o n c h é i n s i m p a t i a c o n l ' a u -m e n t a t o p r e z z o d e i c o n t r a t t i n u o v i t r a g l i S t a t i U n i t i e l a B o l i v i a . P R E Z I O S I — R i a l z i d e l p r e z z o d e l platino a L o n d r a e a N e w Y o r k . D a B o m b a y s e g n a l a n o r i b a s s i p e r l ' o r o e l ' a r g e n t o . C O M B U S T I B I L I E C A R B U R A N T I — G l i s f o r z i i n g l e s i p e r a u m e n t a r e l a p r o d u z i o n e d i carbone s e m b r a s i a v v i c i n i n o finalmente a l s u c c e s s o . N e l 1948 la G r a n B r e t a g n a s p e r a d i p r o d u r r e 248 m i l i o n i d i t o n n . d i c a r -b o n e , r i s p e t t o a i 200 m i l i o n i p r o d o t t i n e l 1947; c i ò c o n s e n t i r e b b e d i r i p r e n d e r e l ' e s p o r t a z i o n e p e r u n q u a n t i t a t v o d i c i r c a . 1.1 m i l i o n i d i t o n n e l -l a t e . I n A m e r i c a s i è g e n e r a -l i z z a t o l ' a u m e n t o d e l petrolio. S e c o n d o s t i -m e a t t e n d i b i l i l a d o -m a n d a -m o n d i a l e d i p e t r o l i o a u m e n t e r à n e l l ' a n n o p r o s -s i m o d e l 6 % c i r c a . T E S S I L I — P e r lii 1 ° g e n n a i o p r o s -s i m o l ' e n t e p a r a -s t a t a l e a m e r i c a n o c h e h a i l m o n o p o l i o d e l l e i m p o r t a -z i o n i d i seta d a l G i a p p o n e a n n u n c i a r i b a s s i d i p r e z z a . U n a p a r t e d e l l a seta g i a p p o n e s e s a r à f a t t a r i f l u i r e d , a l l ' A m e r i c a v e r s o altri m e r c a t i , d a -t o c h e n e g l i S -t a -t i U n i -t i l e s c o r -t e e s i s t e n t i s o n o s u f f i c i e n t i p e r o l t r e d u e a n n i , s e i.l c o n s u m o - s i m a n t e r r à a l l i v e l l o a t t u a l e . S i f a n n o p i ù f o r t i i t i m o r i d i u n a s c a r s i t à m o n d i a l e d i cotone; i l c o n s u m o e c c e d e i a p r o d u z i o n e ; n e l l a s t a g i o n e s c o r s a i n -f a t t i d i -f r o n t e a u n c o n s u m o d i 27,5 m i l i o n i d i b a l l e si h,a a v u t o u n a p r o d u z i o n e d i 21,5 m i l i o n i d i b a l l e ; l e s c o r t e s o n o i n p r o g r e s s i v a d i m i n u z i o n e . P e r l a jula s i h a n n o m o l -ti f a t t o r i -di r i b a s s o , m a u n o d e i p r i n c i p a l i p r o d u t t o r i , i l P a c h i s t a n . h a a u m e n t a t o f o r t e m e n t e f-l d a z i o d o e s p o r t a z i o n e . P E L L I . — C o m ' è n o t o l ' A r g e n t i -n a a v e v a l i m i t a t o l e s u e v e -n d i t e n e l t e n t a t i v o d i o t t e n e r e u n a u m e n -t o d i p r e z z o . C o n s e g u e n -t e m e n -t e la d o m a n d a m o n d i a l e si è r i v e r s a t a s u i m e r c a t i d e g l i p t a t i U n i t i , d o v e l e q u o t a z i o n i s o n o s a l i t e d i m o l t o . E ' p r o b a b i l e c h e i p r e z z i m o n d i a l i d e l -l e pe-l-li si a s s e s t i n o i n d e f i n i t i v a s u u n l i v e l l o v i c i n o a q u e l l o s p e r a t o d a l l ' A r g e n t i n a . C E R E A L I . — s i n u t r o n o m i n o r i t i m o r i s u l d a n n i c h e l a s i c c i t à a v r e b -b e p o t u t o p r o v o c a r e ai r a c c o l t i ce-realicoli d e g l i S t a t i U n i t i . I n r i p r e -s a l e e -s p o r t a z i o n i a r g e n t i n e d i fru-mento. N e l l ' a n n a t a a g r a r i a 1947-1948 l a p r o d u z i o n e m o n d i a l e d i grano-turco s a r e b b e d i 4.800 m i l i o n i di s t a i a , l i e v e m e n t e s u p e r i o r e a l l a m e -d i a p r e b e l l i c a m a i n f e r i o r e -d e l 12 p e r c e n t o a l l a p r o d u z i o n e d e l l ' a n -n a t a s c o r s a . I -n E u r o p a si s e g -n a l a -n o r a c c o l t i a b b o n d a n t i n e i B a l c a n i e r e l a t i v a m e n t e b u o n i n e l l ' E u r o p a o c c i -d e n t a l i e. A L I M E N T A R I . — I l caffè p r e s e n -ta u n a t e n d e n z a a l l ' a u m e n t o r.el m e r c a t i d ' o r i g i n e ; i r a c c o l t i a m e r i c a n i s o n o o r m a i g i u n t i q u a s i a l t e r -m i n e . I n . r i b a s s o il eia,cao e i l p e p e .

OFFERTE-RICHIESTE

RAPPRESENTANZE

D i t t a di Chieti d e s i d e r a r a p p r e s e n t a r e , p r il c e n t r o I t a l i a , d i t t e i n d u -s t r i a l i d i q u e -s t a p r o v i n c i a . L ' I s t i t u t o N a z i o n a l e p e r 11 C o m m e r -c i o E s t e r o di R o m a , v i a T o r i n o 107, m e t t e i n v e n d i a t o n n . 3000 d i b a n d a s t a g n a t a d i i m p o r t a z i o n e s t a t a l e , d e -p o s i t a t a -p r e s s o i d e -p o s i t i d i G e n o v a d e l l a S. A . S i d e r u r g i c a C o m m e r c i a l e d i R o m a e d e l l a N u o v a U n i o n e S i d e -. r u r g l e a I t a l i a n a d i M i l a n o , a l p r e z z o d i L . 270 li k g . n e t t o . L e r i c h i e s t e d o v r a n n o p e r v e n i r e a l l ' I s t i t u t o p r e d e t t o . C o n d i z i o n i d i v e n d i t a i n v i s i o -n e p r e s s o la C a m e r a d i C o m m e r c i o d i T o r i n o . II C o n s o r z i o A g r a r i o P r o v i n c i a l e di L a t i n a i n d i c e , p e r il g i o r n o 8 g e n n a i o p r o s s i m o , u n ' a s t a p e r la v e n d i t a d i u n l o t t o d i n . 6000 s a c c h i d'i c o t o n e b i a n c h i u s a t i 50 X 50. C o n d i z i o n i i n v i s i o n e p r e s s o l a C a m e r a d i C o m m e r -c i o d i T o r i n o . R e c a n d o m i C a r a c a s ( V e n e z u e l a ) a c c e t t o r a p p r e s e n t a n z e e d i n c a r i c h i . R e -f e r e n z e a r i c h i e s t a . S c r i v e r e B i g l i a , v i a N i c o l a F a b r i z i 13, T o r i n o . F I E R A DI L I P S I A 1948 L ' e n t e fiera d i L i p s i a c i i n f o r m a d i a v e r r i p r e s o l a s u a r e g o l a r e a t t i v i t à e c h e , r i s p e t t i v a m e n t e a i p r i m i d i m a r z o e a l l a fine d i a g o s t o , s i t e r r à la- F i e r a P r i m a v e r i l e e A u t u n n a l e 1948. L ' i m p o r t a n z a i n t e r n a z i o n a l e di q u e -s ' a m u l t i -s e c o l a r e r a -s -s e g n a fieri-stica, a l l a q u a l e l ' I t a l i a h a s e m p r e p a r t e c i p a t o c o n n u m e r o s e p r e s e n t a z i o n i i n d i -v i d u a l i e c o l l e t t i -v e , è c o n f e r m a t a d a l v i v i s s i m o i n t e r e s s e p e r ¡.a ripresa d e -g l i s c a m b i i t a l o - t e d e s c h i n e l q u a d r o deljla r i c o s t r u z i o n e e u r o p e a . P e r t u t t e l e i n f o r m a z i o n i g l i i n d u s t r i a l i e i c o m m e r c i a n t i p o t r a n n o r i v o l g e r s i a l l a C a m e r a d i C o m m e r c i o I t a l o -G e r m a n i c a , C o r s o I t a l i a 8 - M i l a n o . g e r e b b e i n q u e s t e s e t t i m a n e . I n a u -m e n t o i l burro, p e r l ' i n t e n s i f i c a r s i d e l i a , r i c h i e s t a d o v u t a a l l e f e s t e . S t a -z i o n a r i o 11 lardo. R i c h i e s t a q u a s i nuilla p e r l o strutto. A n c o r a s e n s i -b i l i r i -b a s s i p e r g l i olii di oliva e d i semi. Si a n n u n c i a u n a f o r t e rid u z i o n e rid Ila s u p e r f i c i e a g r a r i a i n -v e s t i t a a semi oleosi. C e d e n t i i

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