L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, IN TER ESSI PRIV A TI
Anno X\III - Voi. XXY1I
Domenica 24 Maggio 1896
N. 1151
DUE ANNI DI FINANZA
Interrompiamo il modesto ed analitico studio che avevamo intrapreso sulla finanza dello Stato in que sti ultimi anni, per render conto ai nostri lettori di uno scritto mollo importante uscito nell’ ultimo fa scicolo della Nuova Antologia e dettato dall’on. An tonio Sai udrà, che fu sottosegretario di Stato al Mi nistero del Tesoro, quando era Ministro l’on. Sonnino. L’on. Salandra nei primi tre paragrafi del suo scritto traccia con sobria ed efficace parola la storia della finanza italiana specialmente nel periodo che immediatamente precedette la Amministrazione Son- nino ; nei successivi paragrafi illustra l’ opera del Ministero, del quale faceva parte.Sobria, ripetiamo, ed efficace è la parola dell’ on. Salandra nella prima parte ; ed in molte delle sue affermazioni e dei suoi giudizi non possiamo a meno di essere concordi, perchè le stesse affermazioni e gli stessi giudizi abbiamo esposti nell’ Economista, contemporaneamente allo svolgersi dei fatti e qualche volta, prevedendo gli eventi, anche prima che i fatti si svolgessero.
Possiamo quindi trascrivere le parole che leggiamo ora nella Nuova Antologia, come un’ eco di quanto a suo tempo abbiamo scritto nelle colonne di que sta rivista.
» La somma delle spese effettive dello Stato (senza « le costruzioni ferroviarie, ma tenuto conto del « servizio delle pensioni), arrestatasi intorno a 1100 » milioni dal 1870 al 1876, superò i 1200 milioni « nel 1877, i 1500 nel 1882, i 1400 nell’ esercì-* zio 1884-85, raggiunse rapidamente il massimo ” di 1754 milioni nel 1888-89, che fu l’arino delle * maggiori spese straordinarie militari, poi ridiscese « sino intorno a 1600 milioni. Si può dire all’ in— * grosso che la spesa pubblica sia cresciuta in venti * ai|ni di oltre mezzo miliardo. Il massimo inere- « mento, anche a non tener conto delle spese straor- « dinarie, si ebbe nel periodo che corse dal 1881 * al 1889-90. Le sole spese effettive ordinarie creb-* bero in questi otto anni di 574 milioni. »
Ed è questo, così sommariamente esposto, il vero punto sul quale per molli anni abbiamo insistito. Quando nell’ultimo periodo della Amministrazione Magliam si cercava di attribuire il disavanzo alle spese straordinarie ed alle ultra-straordinarie, ab biamo latto ogni sforzo per provare che il male stava, non già nelle spese straordinarie, ma in quelle ordinarie, perchè andavano straordinariamente aumen
tando, e che quindi sottintendevano, appunto perchè erano spese ordinarie che le entrate ordinarie non dovessero subire alcuna sosta, o peggio, il loro red dito non dovesse diminuire.
Notiamo quindi questo primo punto fondamentale di dissenso, non soio contro le amministrazioni che hanno in qualunque modo contribuito ad aumentare la spesa ordinaria od a tollerare ebe si aumen tasse, ma anche contro quelle amministrazioni che, conscie della causa del male, da cui era afflitto il bilancio, non intrapresero subito con radicali misure il rimedio che era urgente.
Abbiamo sempre sostenuto questo punto ed an cora oggi ci sembra non indegno di attenzione da parte di chi regge la finanza dello Stato ; — per chè non si può e non si deve ritornare alla spesa del 1881 ? Sono meglio di duecento milioni che si risparmierebbero senza, a vero dire, rovinare i servizi, giacché non è dimostrato in alcun modo che dal 1881 ad oggi sieno migliorati; anzi le raschia ture che si sono fatte al bilancio senza prima sem plificare, come era logico, gli uffici dello Stato e le sue attribuzioni, hanno prodotto maggiore lentezza, maggiore confusione e in complesso peggioramento sensibile nei servizi tutti.
E da parte nostra non abbiamo mai prese sul serio le economie escogitate dai Ministeri Rudinì- Luzzatti prima, Crispi-Sonnino poi, le quali non si basavano sulla semplificazione uei servizi, ma sulla illusione di poter ottenere gli stessi servizi con mi nore spesa.
L’on. Salandra, proseguendo la sua sintesi con sommaria parola aggiunge:
« Ma a questo punto bisogna aggiungere le cifre, « tenute finora fuori conto, delle costruzioni ferro- « viarie. Dal '8 6 2 al 1 8 9 3 -9 6 si spesero per tale « titolo più di 2 miliardi e mezzo di lire, di cui « circa quattro quinti, cioè 2 miliardi, ottenuti me- « diante emissioni. Di questa somma la parte di « gran lunga maggiore, 1562 milioni, fu spesa nel « decennio 1 8 81-91. Bene è vero che, escluso ogni « concorso del bilancio ordinario, queste spese non « ne modificarono a prima vista i risultati. Ma esse « fatalmente riapparirono sotto forme d’ interessi del « debito, del cui massimo incremento erano non « l’unico, ma il principale coefficiente. »
ma non si può dire che tanche dopo fatta la luce sul suo sistema, non abbia avuto imitatori, sebbene in pro porzioni minori. NelVEconomista, sostenitori come siamo sempre stati dell’esercizio ferroviario privato, e contrari ad ogni costruzione diretta da parte dello' Stato, abbiamo combattuto con tutte le nostre forze il sistema di costruzione così detto ad economia, il quale sistema se poteva servire, come servì emi- nentemene a fini politici e personali, doveva però ne cessariamente diventare oltre ogni previsione oneroso per il bilancio. E siamo d’avviso che con poco più della spesa che deriva dagli interessi dei debili contratti per certe costruzioni, lo Stalo avrebbe potuto affidare ad imprese private costruttrici ed esercenti, come ha poi fatto l’on. Saracco, una gran parte di quelle linee che hanno così fortemente gravato il bilancio.
Poi l’on. Salandra prosegue :
« Nè all’ Italia bastò in quel momento l’ irrefre- « nato rigoglio dei desideri e delle speranze : forti- « Bearsi d’armi, incivilirsi di scuole, cingersi e « ricingersi di rotaie. Le parve possibile realizzare « in pari tempo il massimo progresso finanziario, « cancellando le tracce più aspre dei tempi, che « ormai pur erano lontani, della lotta contro la pe li nuria e il disavanzo. Così si rinunziò ad oltre « 100 milioni di imposte di sicuro e crescente gel- « filo, sostituendo altri meno stabili proventi, che ad « ogni modo avrebbero potuto essere utilizzati per « i crescenti bisogni del bilancio. Così viceversa si « aumentò di più centinaia di milioni il capitale e « di più diecine di milioni l’ interesse del debito « pubblico per riscattare la carta circolante per « conto dello Stato, riuscendo solo a sostituirla con » una men legittima e men garantita circolazione « per conto delle Banche.
« Crescevano aneli’ esse le entrate, sia per svi li luppo, in parte reale e naturale, in parte arti fi li ciale e fittizio, della ricchezza e degli affari, sia « per effetto delle leggi fiscali, senza tregua modifi- « cate ed inasprite, ma non riuscirono a fronteg- « giare l’ incremento delle spese. Onde il disquilibrio « divenne normale e raggiunse una tal misura, che « non si può pensare senza stupore alla fiacca in- « coscienza, nella quale Governo e governati vis- « sero parecchi anni, non preoccupandosi dell’ av- « venire. »
Qui dobbiamo far alcune riserve su questo punto della illustrazione dell’oc. Salandra, parendoci non chiaro il concetto e non esatta la verità. L ’on. S a landra racconta che si sia rinunziato a circa 100 milioni di imposta di sicuro e crescente gettito e nella nota indica i 76 milioni di provento netto del macinato ed i 27 milioni del sale, perduti per la riduzione della tariffa.
È ben vero che nel 1878 venne abbandonata la imposta sul tnacinato, che rendeva 76 milioni, e non è qui il caso di discutere se e quanto fu bene per alte ragioni di mora'ità e di giustizia distributiva mantenere o no quella imposta. È bene invece notare che a quella rinunzia dei 76 milioni fecero riscontro provvedimenti, i quali furono così bene calcolali e risposero così bene alle previsioni, che le cifre delle entrate non hanno traccia di quella abo lizione.
Ecco, infatti, le entrate effettive ordinarie accertate negli esercizi 1 8 7 6 - 1 8 8 5 :
Anni entrate distacchi
1876 milioni . . . . 1114 1877 » . . . . 1174 + 60 1878 » . . . . 1184 4* 10 1879 » . . . . 1216 + 32 1-80 J> . . . . 1213 3 1881 » . . . . 1269 56 1882 » . . . . 1290 21 1883 » . . . . 1323 33
E scindendo anche il totale delle entrate nei tre rami principali (imposte dirette, tasse sugli affari, tasse di consumo), si ha il seguente prospetto, il quale non dà traode sensibili dell' abolizione del macinato :
Anni imp. dirette tasse sugli affari tasse di cc
1876 militni: 350 148 422 1877 » 355 157 432 1878 » 353 155 445 1879 » 361 153 470 1880 » 364 166 443 1881 > 373 169 484 1882 » 382 169 491 1883 s> 384 179 518
Sarebbe, quindi, tempo che gli uomini di finanza, esperti come 1’ on. Salandra, cambiassero I’ oramai vecchio lamento per la abolizione del macinato e riconoscessero apertamente che fu una pura e sem plice trasformazione di tributi in altri proventi che non furono meno stabili, ma diedero al bilancio non solo tutto quanto fu loro domandalo, cioè la resti tuzione del reddito abolito, ma anche qualche cosa di più, cioè un aumento di entrata, che nel com plesso, come abbiamo visto nel quinquennio 1879-83, ammonta ad oltre 140 milioni.
E nemmeno vale il dire cha_quei proventi, coi quali si potè abolire il macinato « avrebbero potuto essere utilizzati per i cresciuti bisogni del bilancio » come dice I’ on. Salandra, perchè rimaneva liberasi futuri ministri di Finanza la reimposizione del ma cinato abolito ; che se ciò per alti motivi morali, tributari e politici non ebbero il coraggio di fare, vuol dire che la sua abolizione, senza danno del bilancio, è stata, sotto molti aspetti, eneomievole.
Lo stesso ragionamento - che sembra a noi per suadente - si può fare per la diminuzione della ta riffa del sale avvenuta nel 188 6 -8 7 e che fece per dere all’ erario, nel capitolo rispettivo, 27 milioni, come osserva I’ on. Salandra.
Prima di tutto le entrate effettive ordinarie, r.el loro complesso, non risentirono alcun danno dal provvedimento sul sale, perchè questo fu compen sato da altri provvedimenti. Infatti, si ebbe:
Anni entrate distacchi
1885-86 milioni. 1409 1886-87 » ■ 1453 - - 44 1887-88 » 1499 - (- 46 1888-89 » . 1500 - - 1 1889r 90 3> 1562 - - 62
24 maggio 1896 V E C O N O M I S T A 323
Occorre appena avvertire che la depressione del 1888-89 è dovuta all’ applicazione della tariffa do ganale protezionista, che arrestò la importazione. I a line aggiungeremo che il provento della tassa sul sale nello stesso periodo fu il seguente:
Anni entrate distacchi
1884-85 milioni . ,. . 86.19 1885-86 » . 72.25 — 13.94 1888-87 » . . 58.94 — 13.71 1887-88 » . . . 59.19 + 0.25 1888-89 » , . 61.79 + 2.60 1889-90 » . 62.50 + 0.71
La cifra di perdila di 27.23 milioni, che l’ ono revole Salandra accusa nella sua nota, si basa su un conto ipotetico; infatti, la riduzione di tariffa, che portava una diminuzione di 20 lire al quintale per ogni specie di sale, essendo stata attuata col I o gen
naio 1880, nell’ esercizio 1883-86 essa ebbe appli cazione per un solo semestre e il 1886 87 fu, quindi, il primo esercizio, in cui il bilancio ne risentì com pletamente gli effetti; cosicché, confrontando il 1886-87 col 1884-85 si trova una diminuzione di milioni 27.25, non ostante un considerevole aumento, che si verificò nella vendita, perchè se la quantità venduta nel 1886-87 fosse stata pagata secondo la antica tariffa, il prodotto avrebbe superato i 90 milioni.
Non è dimostrato però con questo ipotetico ra gionamento che, se si fosse mantenuta la antica ta riffa, si avrebbe avuto il considerevole aumento nelle vendite.
Ed anche qui dobbiamo ripetere che nulla altro deve aver impedito ai più recenti uomini di finanza il ripristino della antica tariffa, se non le stesse con siderazioni di igiene e di giustizia distributiva che hanno consigliato nel 1885 la legge di diminuzione. Ma I’ on. Salandra nel suo efficace articolo so stiene un altro punto, intorno al quale dobbiamo fare qualche osservazione, non sembrandoci così esatto come la intonazione obbiettiva dello scritto avrebbe pur richiesto.
« Concorsero a mantenerveli (nella serena inco- « scienza) — egli ilice — le applicazioni dei tro- » vati [sic) della ragioneria della nos ra contabilità » di Stalo. Il genio italiano, abbandonato ad altri « popoli (sic) il primato delle scoperte nei regni « fecondi della natura (sic), venne consumando la « sua acutezza intorno alla creazione di una novis-* sima logica dei conti (sic). Si escogitavano mi- “ fallili congegni, dei quali unico forse, ma funesto, « difetto era il trattar t’ ombre come cosa salda. Ne * derivarono illusioni strane per la loro persistenza. * I fenomeni finanziari parvero mutar di natura, solo * perchè erano diversamente rappresentati. Così la « lamosa categoria del movimento dei capitali as- " surse a dignità di domina economico, in luogo “ di essere considerata, quale veramente era, un 11 ben trovato eufemismo, per significare alienazione * (li patrimonio o accensione di debiti. I bilanci si * affermarono o si credevano in equilibrio ; perchè c la differenza fra le spese e le entrale effettive si * compensava con avanzi in quella categoria. Ad “ essa pareva legittimo chiedere i mezzi per quasi * Ullte le spese aventi carattere di impiego stabile, * sebbene punto o poco remunerativo. »
Questo periodo dell’ articolo dell’on. Salandra ci
ha fatto una dolorosa impressione, perchè allo scrit tore, già sottosegretario di Stato al Ministero del Tesoro, era doveroso distinguere nel suo concetto l’aspetto psichico nel quale, può il concetto stesso avere una scusante, dall’aspetto finanziario, nel quale ogni scusante manca affatto.
Lasciamo stare il « genio italiano» che qui non trova posto, ed atteniamoci semplicemente al fatto conta bile. Fino al 1877 il bilancio dello Stato era diviso per le entrate in due parti : comprendeva la en trata (escluso l’asse ecclesiastico), ripartita in due titoli : 1° la entrata ordinaria ; 2° la entrata straor dinaria ; l’altra, la entrata dell’asse ecclesiastico pure diviso in due titoli : ordinaria e straordinaria. La spesa era divisa in due parti : ordinaria e straor dinaria.
Comincia nel 1878 il bilancio ad essere diviso in tre categorie : entrata e spesa effettiva, entrata e spesa per movimento di capitali (che anzi da principio si chiamò trasformazione di capitali) entrata e spesa per partite di g ir o ; più tardi cioè nel 1880 si aggiunse una nuova categoria .-entrate e spese per costruzioni di strade ferrate ; le spese per le tre categorie effettive, movimento di capitali e costruzioni di strade ferrate si chiamarono reali.
Nella categoria per movimento di capitali si in clusero: alle entrate, le alienazioni di patrimonio e le accensioni di debiti ; alle spese, le estinzioni di debiti.
Avvenendo che in alcuni esercizi si accendessero debiti o si alienasse patrimonio per somme superiori alla estinzione dei debiti, la categoria si chiudeva in avanzo ; ma era chiaro che, sebbene così chia mato, per necessità tecnica, questo avanzo era costi tuito da eccedenza dei nuovi debiti creati sulla estin zione dei debiti vecchi ; ed i progetti delle spese reali illuminavano chiaramente chiunque avesse avu to, non cognizioni contabili speciali, ma soltanto buon senso.
Ora può ben essere che non pochi dei 508, sen tendo che si colmavano i disavanzi del bilancio effettivo cigli avanzi della categoria del movimento capitali, abbiano creduto con ingenua coscienza che il bilancio dovesse ritenersi In pareggio ; ma dav vero che di questa illusione non possono chiamarsi colpevoli, nè i « trovati della ragioneria », nè il « ge nio italiano », nè « i mirabili congegni », ma piut tosto la legge elettorale, che non richiede a chi di venta legislatore, nemmeno la prova di cognizione degli elementi della aritmetica e della logica.
Crediamo che nessun bilancio di nessuno stato sia così chiaro, così facile, così evidente come quello italiano; crediamo che nessun altro paese abbia una contabilità così pronta e così esatta come la nostra e se dubbi sorgono essi ilei'ivano dalle parole degli uo mini politici e non dalle cifre dei documenti finanziari. Che la istruzione da noi sia più scarsa che altrove e che quindi anche le cose più semplici e più evi denti possano sembrare a molti dei misteri, è anche possibile ; ma non copriamo tale nostra ignoranza dietro parapetti di carta pesta ; diciamo le cose come sono e sono così : a chi li voleva intendere i bi lanci parlavano sempre chiaro, e se il Parlamento è stato ingannato dalla categoria del movimento dei capitali, vuol dire che volle essere ingannato, o che non legge, non studia, non comprende nemmeno le leggi che esso stesso emana.
altret-tanto duro nel suo significato, quel periodo del- l'on. Salandra, periodo che può sembrare una accusa
ingiusta « alla ragioneria », se non è una accusa di ignoranza rivolta con fine ironia « ai legislatori » considerati in moltitudine.
Del resto anche dal lato sostanziale è bene av vertire cho la categoria « movimento di capitali » non concorse che in parte molto limitata a coprire la spesa effettiva.
È ben vero che dal 1862 al 1894—95 la ecce denza od avanzo di questa categoria fu di 5867 mi lioni, ma di questi 3 8 6 7 milioni ben 5349 sono avanzi che si sono verificati nel periodo dal 1862 al 1 8 7 6 ; prima cioè che la categoria movimento di capitali entrasse nel bilancio ; resta, per il pe riodo susseguente, poco più di mezzo miliardo ; e non è senza interesse mettere di fronte le spese straordinarie effettive e la eccedenza della catego- goria movimento di capitali, durante questo ultimo periodo :
Eccedenza della categoria movimento di capitali Spese straordinarie effettive 1884- 8 5 . . . . milioni 30. 74 131.26 1885- 8 6 . . . . » 38.43 131.52 1886- 8 7 . . . . » 19. 78 126.29 1887- 8 8 . . . . » 15.78 175,34 1888- 8 9 . . . » 4.91 291.36 1889- 9 0 . . . . » 97.95 125.76 1890- 9 1 . . . . » 122.97 105.22 1891- 9 2 . . . . » — 78.20 1892- 9 3 . . . . » 28.12 72.49 1893- 9 4 . . . . » 79.07 94.16 1894- 9 5 . . . . » 95.26 86.08
Sono circa 530 milioni di eccedenza, contro 1410 milioni di spese straordinarie effettive; e le spese militari straordinarie superarono, certo, nel periodo stesso, la eccedenza della categoria « movimento di capitali », per cui il giudizio dell’on. Salandra: « i bilanci si affermarono e si crederono in equilibrio, perchè la differenza fra le spese e le entrate ef fettive si compensava con avanzi in quella catego ria », può sembrare espresso in forma che vada forse al di là del pensiero, che ha voluto esprimere. In queste questioni è bene non dare mai alla parola una tinta troppo carica, affinchè non ne rimanga poi oscurata quella verità che si intende di cercare.
Torniamo ad essere in massima d’ accordo col- l’on. Salandra, là dove lamenta l’eccesso dei debiti creati nel periodo 1889-93. « In questi quattro eser cizi - dice l’on. Salandra — si alienarono dal Tesoro per più di 1100 milioni di titoli, e l’ onere annuo degli interessi si aumentò di più di 50 milioni. » Anche qui però non ci pare esatta la espressione. Gli interessi per i debiti furono i seguenti nel qua driennio.
Perpetui Redimibili Variabili Totale
1889-90 Bilioni 438.19 106. 58 82. 45 628. 22 1890-91 » 441. 80 106. 30 82.10 630. 20 1891-92 » 449. 61 106. 25 86. 24 642. 80 1892-93 » 452. 95 108. 52 98. 51 659. 98
Nel quadriennio, adunque, l’aumento degli interessi non è stato che di 51.76 milioni; diventano 46 mi Moni, cioè meno di cinquanta, confrontando il 1892-93 col 1 8 8 8 -8 9 , nel quale ultimo anno la somma degli interessi pagati fu di 441.77 milioni per i debiti perpetui, di 93.77 milioni per i debiti redimibili e
77.50 milioni per i debiti variabili, in totale 613.04 milioni.
Nei paragrafi successivi l’on. Salandra esanima ra pidamente gli atti compiti dal Ministero Crispi-Son- nino ed i risultati ottenuti. E di questo argomento ci occuperemo in un prossimo numero, tanto più che molti apprezzamenti sulle condizioni attuali della finanza e sulle conseguenze dei provvedimenti presi dal caduto Ministero, furono fatti alla Camera nella recente discussione della legge di assestamento del bilancio; discussione della quale attendiamo i reso conto stenografici.
DISORDINI AMMINISTRATIVI
A mettere sempre meglio in luce i metodi di go verno e di amministrazione del passato Ministero è venuta nei giorni scorsi la pubblicazione di quella parte della relazione Astengo sui servizi del Ministero del l’ Interno che si è creduto di poter destinare alla pub blicità. Nemici di quella politica che vuol mettere una pietra sepolcrale sopra tutte le questioni di responsabi lità, politica che altra volta abbiamo esaminato nelle sue conseguenze in queste stesse colonne, crediamo che la pubblicazione dei fatti messi in luce dalla in chiesta sui servizi del Ministero dell’ Interno durante il governo dell’ on. Crispi fosse semplicemente do verosa. È bene che, poiché il male è stato fatto esso venga a galla e si provveda a un tempo a far opera perché certi fatti non possano rinnovarsi e perchè ciascuno abbia la responsabilità delle proprie colpe.L ’ Italia attraversa un periodo che si potrebbe chiamare del trionfo della impunità. Una morbosa sentimentalità, un falso concetto della responsabilità politica e morale degli uomini di governo, un’ abi tudine dannosissima di accordare le attenuanti anche ai maggiori colpevoli hanno reso difficile l’opera delia giustizia politica ; e in tal modo riesce possibile che uorniui screditati moralmente, politicamente e intel lettualmente vadano al potere e quel che è peggio che vi ritornino. Il trionfo della impunità non si avverte soltanto nei riguardi politici, ma anche in quelli penali con assoluzioni che giuridicamente si potranno anche spiegare, ma certo ripugnano al senso morale del maggior numero.
Ora l’ impunità avrà una nuova occasione di eser citarsi nelle irregolarità amministrative che sono state rivelate dalla inchiesta Astengo. E si che si tratta di fatti veramente allarmanti, non tanto per l’ entità delle somme irregolarmente, a dir poco, stornate e abusivamente adoperate, quanto per la circostanza che sia possibile, non ostante tutte le responsabilità amministrative, tutti i controlli sul maneggio dei denari dello Stato, che si compiano fatti del genere di quelli svelati dalla inchiesta.
24 maggio 1890 L’ E C O N O M I S T A 325
versato nella Cassa del Ministero dalla Società Agri cola delle Tre Fontane, a titolo di compenso per la cessione di un edifìcio fattale dal Governo, del fondo del Comitato esecutivo del Congresso penitenziario internazionale e di contabilità diverse. Or bene, al cune di queste Casse sono state adoperate, sarebbe il caso di dire sfruttate, per far fronte ai bisogni confessahili e inconfessabili, ai quali si provvedeva coi fondi segreti.
Ecco, infatti, le conclusioni della relazione :
Riassumendo, la Commissione richiama l’attenzione dell’Eccellenza Vostra sopra i seguenti punti:
1. Che nell’esercizio finanziario in corso le rate mensili di lire 83,333.33 del fondo di lire un milione stanziato al capitolo 59 del bilancio, per le spese se grete, non furono sufficienti al bisogno e però per far fronte alle cresciute esigenze si ricorse ai se guenti espedienti :
a) con decreti da convertire in legge 19 set
tembre e 20 ottobre 1895 furono prelevate dal fondo di riserva, con provvedimento che non ha precedenti nella storia deH’ Amministrazione italiana L. 350,000
b) si prelevarono dal fondo prove
niente dalla cessione di fabbricato alla Società Agricola delle Tre Fontane, che avrebbe dovuto essere versato al Tesoro
dello Stato . » 15,000
c) non si rimborsarono al fondo massa detenuti e guardie carcerarie lire 80,00(1, debito residuo del preleva mento di lire 130,000 fatto nell’aprile 1895 e che avrebbe dovuto col nuovo esercizio
essere subito rimborsato completamente » 80,000
d) si prelevarono dal capitolo 79
(Repressione malandrinaggio). . . . » 12,000 Totale spese in piò del normale in 8
mesi d’esercizio...L. 457,000 2° Che al giorno 10 marzo 1896, per spese se grete non fu rinvenuto in cassa che un fondo di lire 14,67> .22 ; composto di lire 2,670 22, residuo della rata ordinaria mensile di lire 83,333.33 e di lire 12 mila del prelevamento (allora compiuto) in dicato alla lettera d) precedente.
3° Che per le spese segrete sino alla fine dei- esercizio non rimangono quindi più disponibili che le tre rate di aprile, maggio e giugno di lire 83,333.33 cadauna . . . L. 25U,U00.00 ed il residuo rinvenuto in cassa soprain
dicato (non proporzionato alle due rima
nenti decadi del mese di marzo . . » 14,670.20 In tutto . . . L. 264,670.20 mentre prima che scada l’ esercizio, su questo capi tolo devono rifondersi totalmente i prelevamenti il legalmente compiuti sul fondo delle Tre Fontane e sui fondi massa detenuti e guardie carcerarie, in to tale lire 95 mila.
Di modo che su questo capitolo non rimangono effettivamente disponibili che lire 169,670.20 nette.
4° Che sul capitolo 79, « spese per la repres sione del malandrinaggio » (che è previsto nella somma di un milione) al 10 marzo non rimanevano disponibili che lire 175.167.65, per giungere sino alla 11116 u i " esercizio ; mentre in proporzione di tempo ^•ebbero dovuto rimanere almeno lire 305 mila. « • e Sl)* capitolo 32 del bilancio « Beneficenza -' us81di per infortuni » furono il 17 luglio 1895 prele- Ìr 6 -? P08te a disposizione di S. E. il ministro lire
■> mila, che vennero rifuse soltanto il 9 marzo 1896,
dr-stÌ* ®àe risulti a quale uso furono nel frattempo . 6° Che sul fondo di cassa delle contabilità spe lali, che dovrebbero essere tutto in numerario, sono
state prelevate per diversi esiti lire 24 mila non an cora interamente rimborsate, delle quali parte è di difficile esazione.
7° Che sui tre fondi : 1° della massa dei dete nuti; 2° della soppressa scuola allievi carcerari; 3° degli interessi massa guardie carcerarie vecchio ruolo, furono illegalmente prelevate per diversi scopi lire 392,739.26.
8° Che a far cessare la ingerenza illegale della Cassa del Ministero nella gestione del fondo massa detenuti occorre sia questo restituito in amministra zione alle rispettive Case di pena, le quali dovranno direttamente impiegarlo secondo le vigenti disposi zioni regolamentari.
9° Che il fondo della soppressa scuola allievi guar die carcerarie e interessi massa guardie carcerarie vecchio ruolo siano versati al Tesoro in conto pro venti straordinari, « modificando per quanto possa occorrere le disposizioni regolamentari vigenti al ri guardo;» non essendo giustificata la permanenza di tali fondi nella Cassa del Ministero, nè l’uso invalso di servirsene per riparare a deficienze di stanzia menti nel bilancio.
10° Che a riparare alla deficienza dei capitoli 59 per le spese segrete e 79 per la repressione del ma landrinaggio ed a rifondere i prelevamenti soprac cennati illegalmente fatti, occorre chiedere al Par lamento i fondi necessari.
Per quanto gravi sembrino queste irregolarità, il Ministero Crispi ci aveva abituati a così poco ri spetto per la legge, anche in ordine di fatti ben più elevato, che non è il caso di meravigliarsi, per l’ inde bito di fondi che avevano una determinata destina zione. Ma ciò non toglie che i fatti stessi e le ampie spiegazioni che intorno ad essi si leggono nella rela zione Astengo costituiscano uu complesso di anor malità tali, da impensierire seriamente sulla inefficacia degli attuali ordinamenti amministrativi e contabili diretti ad impedire nel senso stesso dell’ ammini strazione centrale le più palesi irregolarità. Di se dici mila lire per nove mesi non si ha traccia nella cassa del Ministero, esse restano a disposizione, di cesi, dell’ on. Crispi e questo non si capisce o si capisce troppo. — Vi sono dei fondi attribuiti a scopi ben determinati, ma questo non trattiene menoma mente il ministro, o chi per esso, di usarne per le spese segrete, per quelle spese cioè che servono a tutto, specialmente a difendere, colla stampa, gli spropositi del ministero (perchè le cose giuste e utili non hanno bisogno della difesa della' stampa prezzolata), a fare anticipazioni agl’ impiegati, in una parola a fare il proprio piacere pigliando i quattrini dove sono, calpestando leggi e regolamenti.
Il ministero che per tanti mesi ha tenuto scuola di arbitri, doveva compiere anche quelle irregolarità per essere in carattere ; e danno prova di una buona dose di scetticismo i membri del Governo caduto, quando sorgono a riconoscere la necessità di impe dire che si rinnovino le denunciate irregolarità.
L ’ on. Sonnino avrebbe prima dovuto accorgersi di troppe cose per poter alzare la voce autorevol mente; quando si accettano certe solidarietà bisogna subirne tutte le conseguenze e guardarsi dal voler aspirare al trionfo politico, sopratutto bisogna guar darsi dalla fretta. Gl’ italiani hanno facile I’ oblio, è vero; ma i fatti sono troppo recenti, perchè siano tollerate in silenzio certe astuzie politiche.
uf-fi ci stessi del Ministro e per opera di questi tante scorrettezze, come quelle che sono venute fuori colla inchiesta Astengo. È, quindi, legittimo il desiderio di coloro, che vogliono si faccia luce piena e com pleta e intendono che una buona volta si istituisca qualche sindacato speciale sulle spese segrete. Sarà questo un mezzo efficace per impedire che lo somme che il Parlamento crede di dedicare alla sicurezza pubblica si perdano, in non piccola parte, per ri gagnoli impuri e corrompano sempre più l’ambiente politico italiano.
M QUESTIONE DEGLI ZOLFI IN SICILIA1’
IV.
Le condizioni degli operai delle zolfare, avverte l’on. De Seta, vogliono essere considerale sotto due aspetti : sotto quello filantropico ed umanitario, e sotto l’altro economico e sociale. Quanto al primo la re cente legge 30 marzo 1893 n. 184, sulla polizia delle miniere, cave e torbiere, e la legge sul lavoro dei fan ciulli, hanno certamente recato un miglioramento nelle condizioni degli zolfatari od almeno hanno forniti mezzi sufficienti per ottenerlo. Non vi ha dubbio, che l’ applicazione rigorosa delle due leggi richie derebbe un servizio di vigilanza meglio organizzato, e che un personale più numeroso sarebbe necessario per ottenere un controllo veramente continuo ed efficace. D’ altro lato, anche la crisi ed il disagio dell’ industria, che rendono sempre minoro la ri chiesta delle braccia, impediscono che si usi tutto il rigore che si potrebbe, se non quello che si do vrebbe. La sicurezza della vita, la salute dei lavora tori potranno essere garantite con successo, tosto che l’applicazione della legge di polizia sulle miniere avrà potuto vincere le resistenze naturali dei primi tempi, e migliorate le condizioni dell’ industria sarà scomparsa la necessità di usare un giusto riguardo per le zolfare, il cui impianto nei rispetti della s i curezza e dall’igiene è stato reso deplorevole per il disordine e l’anarchia che hanno presieduto finora al loro esercizio.
Ma anche applicate rigorosamente queste leggi potrà ritenersi d’ aver provveduto abbastanza? si chiede il nostro autore. Due sono le grandi piaghe della classe lavoratrice nelle zolfare, egli rispoude, gl’ infortuni e il trasporto a spalla del minerale a mezzo dei fanciulli. Riguardo agli infortuni rica viamo dallo stesso opuscolo dell’ on. De Seta che nel 1893 erano assicurate presso la Gassa Nazionale di assicurazione contro gl’ infortuni del lavoro 79 miniere con 3000 operai e nel 1894, 82 con 40oo operai.
Se si considera però che nel 1893 il numero degli operai addetti al lavoro interno delle zolfare ascese a 24,204 ed a 21,113 nel 1894, si comprende come non si abbia soverchia fiducia nell' opera fin qui compiuta. Per questo si fanno insistenze perchè venga reso obbligatorio agli esercenti delle zolfare l’ assicurazione dei loro operai presso la detta Cassa nazionale senza impedire con questo che vivano
i) Continuazione e fine, vedi il numero precedente
del {'Economista.
le Casse speciali già istituite dalle amministrazioni delle zoifare e che altre ne sorgano. La questione del resto sta per.avere una soluzione col progetto di legge ora in discussione alla Camera.
Quanto al trasporto a spalla sono ormai note le condizioni speciali che fanno ostacolo alla sua abo lizione. Se si sostituisse la estrazione meccanica, si stema certo più costoso, la industria ne trarrebbe certo un gran giovamento. Ma il modo con cui le zolfare si sono venute trasformando da cave in mi niere, rende difficilissimo il sopprimere tale mezzo di trasporto. La disposizione interna delle gallerie, degli arnesi, delle discenderie, ecc. è determinata nella maggior parte dei casi dalle esigenze che si verificano nell’ abbassarsi dei lavori di escavazione, senza coordinare quindi ad un piano prestabilito e subordinandola anzi sempre alle necessità del tra sporto in uso e cioè a spalla.
Se si volesse ora introdurre il sistema di estra zione meccanica quasi tutte le vecchie opere rimar rebbero inutilizzate. Un tale rinnovamento potrà effettuarsi per le miniere importanti e da esercenti che dispongano di forti capitali. Imporre però l’abo lizione del trasporto a spalla per tutte le miniere equivarrebbe a prescrivere la chiusura del maggior numero di esse. Devesi poi tener conto che per al- cune zolfare situate in località molto elevate l’ im pianto delle macchine a vapore non può riescire conveniente, sia per il maggior costo di trasporto del combustibile, sia per la deficienza delle acque, che dovrebbero sollevarsi dal piano con spese rilevanti.
Non potendosi togliere per ora il trasporto a spalla, diventa manifesta la convenienza di regolare oculata mente I’ opera dei fanciulli che lavorano come tra sportatori e di proteggere efficacemente la loro sa lute e la loro libertà.
E a questo proposito riguardo alla proposta di portare da 10 a 12 anni il limite per l’ammissione dei fanciulli nell’ interno delle miniere, il De Seta osserva che non si può fissare in un minimo asso luto di età, se il lavoro delle zolfare può arrecare un maggiore o minore danno alla salute dei fan ciulli. Le zolfare diversificano tra loro, sia per la profondità, sia per la qualità e pendenza degli ac cessi, sia per la disposizione delle gallerie ecc. Un criterio unico di età può riuscire per certe zolfare irrisorio, per altre essere troppo restrittivo. Par rebbe quindi il caso di stabilire per l’ammissione in genere dei fanciulli nelle miniere un limite minimo di età di 10 o 1 2 anni ed un limite massimo di profondità delle miniere, superato il quale i carusi, se non adulti e cioè di età superiore ai 17 o 18 anni non dovrebbero poter essere impiegati in alcuu
modo. . . . li
Alla discrezione dei tecnici governativi dovrebbe poi essere rimesso il determinare miniera per mi niera, tenuto conto delle condizioni generali, della profondità di esse, il limite speciale di età dei fan ciulli che possono accudire ai lavori interni e il De Seta non crede che con ciò si verrebbe a por tare grave danno ai lavoratori, perchè.il provvedi mento non intende limitare il numero dei fanciulli
24 maggio 1896 L ’ E C O N O M I S T A 327
eipio che il legislatore possa intervenire in cotesta questione non v’ ha dubbio che sia necessario di metiere meglio di quello (die ora sia la legge in relazione alle speciali condizioni della industria sel cifera. Ma appunto perchè si possa svolgere quel leíito processo di eliminazione dei carusi, al quale il De Seta accenna, sarebbe necessaria un’ attivissima vigilanza, una ingerenza d*ogni minuto, che non sap piamo se lo Stato potrebbe esercitare, nè quali ef fetti di varia natura potrebbero derivarne.
Passando alla questione della retiibuzione vano- tato che il contratto che lega il manovale o caruso all’ operaio delle zollare o picconiere è tutto proprio e speciale di questa industria. Il picconiere, m'diante l’ anticipazione di una somma detta soccorso al ca ruso, se adulto, od alla sua famiglia se fanciullo, si assicura l’ opera sua fintantoché esso coi suoi gua dagni non abbia rimborsato la somma concessa. Un tale contratto è entrato nelle consuetudini e non si saprebbe come impedirlo, se non sopprimendo affatto P impiego dei carusi. Benché esso sia giuridicamente inammissibile, sta in fatto che il consenso comune lo fa rispettare ; uè è facile che i genitori impie tositi delle sofferenze del caruso, disconoscano i patti (cui nessun magistrato li astringerebbe) e ripetano la libertà del figlio, se prima questi non abbia pa gato il soccorso ed essi non siano in grado di re stituirlo per lui. Perciò il De Seta, non potendo spe rare nell’ opera della iniziativa privata per la tutela dei carusi minorenni, si affida all’ azione delle Au torità locali, tanto più che dipende da esse la costi tuzione ed il regolare funzionamento di una istitu zione, che sotto certi aspetti potrebbe servire egre giamente allo scopo e cioè i Collegi dei Probiviri, ai quali è conferita l’ autorità di conciliare le con troversie e di decidere, se di valore non superiore alle lire 200, non solo fra gli operai e gl’ industriali, ma anche fra capi operai ed operai ed apprendisti circa i salari pattuiti, le ore di lavoro, le indennità per l’ abbandono della fabbrica o per lo scioglimento del contratto di lavoro e di tirocinio.
Dal punto di vista economico, la questione degli operai delle zolfare non è meno grave che dal lato filantropico ed umanitario. Sta in fatto che ponendo mente alla partecipazione degli operai nel prezzo di vendita degli zolfi, devesi convenire che le con dizioni loro, specie per i picconieri, non sono in feriori a quelle degli operai di altre industrie ; anzi in molti confronti, appariscono inferiori. Dai calcoli fatti dall’ avv. Pagano risulterebbe che la partecipa zinne dei salari nel prezzo di vendita degli zolfi de purato delle spese di trasporto, magazzinaggio, porto alla vela e mediazione, è ascesa nel 1894 al 56,59 per cento, di cui il 33,55 per cento sarebbe andato a profitto del solo picconiere. Così i picconieri come i carusi lavorano a cottimo, essendo pagati i primi a un tanto per cassa di minerale escavato e tra sportato all esterno, i secondi ad un tanto per cassa di minerale trasportalo. Gli esercenti pagano il pic coniere e questi pagano i carusi, quindi il regolare le ore di lavoro resta nell’ arbitrio degli operai. Anche fini le opinioni sono discordanti, il cottimo è giu dicato sfavorevolmente dal De Seta, il quale crede die il legislatore dovrebbe prescrivere che il modo di pagamento delle mercedi non abbia a scostarsi dagli usi e dal'e consuetudini normali che vigono per tutte le altre industrie. Quindi a suo avviso dovrebbe stabilirsi che il pagamento delle mercedi
si eseguisca sempre in danaro, a scadenze che non oltrepassino le due settimane.
I collegi dei probiviri giudicherebbero delle con troversie entro i limiti di loro competenza con ob bligo di deferire i contravventori al Magistrato locale, per l’applicazione delle multe comminate dalla legge.
Le Note e le Considerazioni dell’ on. De Seta accennano da ultimo alla diminuzione nella richiesta di mano d’opera che ogni progresso in una data industria può, almeno temporaneamente, determinare. Per la industria degli zolfi questo è fatale che av venga, perchè vi concorrono la crise e la trasfor mazione che dovrà avvenire nella tecnica di quella industria. Sorge quindi un altro problema che potrà avere, a nostro avviso, soluzione più o meno difficile a seconda che sarà o no avviata la trasformazione del latifondo. Ma lasciando per ora da parte questo punto, crediamo anche noi che la questione degli zolfi dopo l’ampia trattazione fattane in questi ultimi tempi possa dirsi matura.
Gli scritti precisi e accurati nella esposizione dei vari termini di questa questione non mancano e tra essi prende posto questo dell’on. De Seta cosi sobrio e acuto, che ci parve assai opportuno di riassumere largamente; pur discordando su alcuni punti sentiamo il dovere di raccomandarne la lettura a quanti vo gliono formarsi un concetto preciso della questione degli zolfi in Sicilia, sempre aperta e sempre in at tesa che l’opera governativa e dei privati ne faciliti la soluzione.
RIVISTA DEGÙ ATTI DEL PARLAMENTO
I b i l a n c i e l a t i s i e c o n o m i c a - I t o r m e n t id e l C r e d i t o f o n d i a r i o - P r o p r i e t à e R i f o r m e - L e m a l i n c o n i e d e l l ’ i n s e g n a m e n t o p r i v a t o .
Mi trovo ancora davanti alcune note, tratte dagli Atti della Camera prima della catastrofe del crispismo, che farà epoca negli annali italiani, e voglio riferirle, non fosse altro, per debito di coscienza. La nota più amena riguarda i Bilanci, data la disinvoltura con cui la materia era trattata. - La discussione dei Bi lanci costituirebbe la più importante funzione della Camera - se si tiene al privilegio del voto sulle im poste, come si dovrebbe, se è vero che i cordoni della borsa sono in mano ai rappresentanti della nazione, o meglio ai contribuenti; ma in Italia, dopo la carta-moneta, la borsa diventò un di più, visto e considerato che il torchio da stampa fa da sè lutto, e ministri del Tesoro e di Finanza ne regolano il timpano e la pressione; quindi non più necessari nè borsa, nè cordoni.
sottratte realmente alle tasche dei contribuenti, nella qualità rispettiva di caricabili e taglieggiabili co munali, provinciali, consorziali, ecc. eco. - Che se poi a quelle entrate si aggiungessero le maggiori che si sono dovute procurare per conto della grande politica africana e degli avvenuti disastri, si ha il complesso di ciò che entra nella voragine della finanza pubblica, con due migliardetti, a così dire, esaurendo sempre più la potenzialità privata e pro ducendo quella tisi politico-economica che affetta la nazione. Altro che tisi o tesi militare !
Il Credito fondiario è invece una delle tesi più tormentose e tormentate dai politicanti, e fece una volta di più capolino nella Camera nello scorcio del recedente periodo di questa sessione parlamentare. - o di osar troppo dicendone ne\\'Economista, i di cui redattori di indiscussa competenza, ne hanno tenuto conto ai lettori in tutte le fasi diverse delle leggi e regolanienti; ma tolleranti come gli so, perchè liberali, delle altrui opinioni, dirò pure la mia, che non fa parte di alcun bagaglio politico, e perciò spre giudicata e senza sottintesi si presenta, come ingenua espressione d’ un solitario. - E l’ opinione è questa: che i legislatori potrebbero risparmiarsi di occupar sene, se volessero accogliere e sancire la vera libertà del credito.
Mi spiego.
Il Credito nel suo concetto essenziale è uno solo, che assume forme e parvenze diverse, altera la spe cialità dell’ obbietto cui si indirizza, delle forme e modi che assume. Se il pubblico fosse lasciato libero di esercitarlo come possono suggerire i suoi bisogni, si sarebbe potuto, forse, non reggimentare le banche d’ emissione, omettere di ricercare invano il vello d’ oro del credito agrario, e risparmiarsi di impa stare e rimpastare il credito fondiario. - Ne fornisce esempio il credito delle banche popolari, così pro ficuo e rigoglioso appena sorto, senza opera della legge.
* •f V
Questo credito, tutti che se ne intendono, lo sanno, è, nella sua forma più semplice, nulla più di un cre dito ipotecario, reale, dicevano i legali, nel quale il predio, il fondo, la cosa viene a garantire, a conso lidare la fiducia sul debitore. - Perciò questa forma di credito è, nella sua semplicità, più antica degli avvocati e dei parlamenti; e si è potuto sperimen tare, appena ha avuto luogo, a favore di chi dà la tradizione ¡strumentale o simbolica ilei titolo ili pro prietà, poiché non gli si poteva trasferirgli material mente il fondo. — La pubblicità dell’ ipoteca doveva naturalmente accrescerne la garanzia e perciò faci litarne il credito.
Invece, non fu così: mantenuta ne’ codici la pro prietà fondiaria circondata da privilegi, ricinta da precauzioni, ed il sistema ipotecario involto in una procedura sofi-tica e fiscale, il credito si è ristretto, è diventato pauroso e diffidente. Prima di fare un mutuo con ipoteca oggi è indispensabile il consulto di un legale ; e non è raro che, dopo fatto, se il debitore non paga, il mutuante, prima di involgersi in una rete curialesca tessuta di carta bollata a L. 3.6 0 il foglio, con pagine e sillabe limitate, ri sparmi di fare un favore al fisco, rinunziando al l’azione dei tribunali.
Di conseguenza, restrizione di credito. Le leggi economiche vogliono il loro impero : il credito
fon-diario privato, costando piti che non valga, si sfugge; ha porte chiuse. — Allora il legislatore, invece di aprirle, rimovendo gli ostacoli al credito, si rivolge da un altro lato; instituisce il credito fondiario, mercè un ente intermedio, investito di privilegi per la procedura e per le spese; crea il credito fon diario, ed abbiamo in proposito un sufficente cor redo di leggi e regolamenti dopo la costituzione del Regno.
Da principio non potevano esercitarlo che gli Isti tuti di beneficenza ; ma visto che non prosperava, chiamavansi in soccorso le banche di emissione, to gliendone il capitale alle industrie ed al traffico; ai clamori di questi ed al ristagno delle banche si volle surrogato un grande stabilimento speciale, nuovo, ma dandogliene il monopolio, imponendogli ohe operasse miracoli in un fiat, e spandesse ovunque la ric chezza. Siccome i prodigi non si manifestarono, il monopolio fu rimesso o condiviso con altri Istituti; ed ecco perciò il Credito fondiario tormentato un’altra volta nel Parlamento, miraggio ai poveri elettori i quali svolazzano come tante allodole sopra i loro rappresentanti e attendendone la restaurazione delle rovinate fortune !
Di fronte a codesta manifestazione di voti, resto incredulo. Ritengo che il Credito fondiario può di ventare utile, come qualsiasi altra forma di credito, se bene adoperato ; ma penso sarebbe più ragione vole dare alla proprietà fondiaria modo e mezzi da potersi da sè procurare il credito, senza interme diari, mercè la semplificazione nei modi e forma di trasmetterla, ricorrendo anzitutto al sistema Tor- rey, che ha fatto la sua buona prova in Australia ed altrove. Facilitato il credito ipotecario privato, il parlamento avrebbe minori disturbi di chi decide il Credito fondiario e si lagna se non dissecca pa ludi, argina fiumi, fogne, costruisce edifizi ecc.
Però, semplificato il regime della proprietà fon diaria forse scemerebbe il lavoro ad avvocati, pro curatori, notai, classi eminentemente eleggibili e sempre grandi elettori. Fossimo pazzi ! In un epoca, in cui nun si bada al prodotto, ma al lavoro, inca richiamo la legge, il Governo, lo Stato di aumen tare il lavoro per classi privilegiate, facciamo del Socialismo borghese e ... così sia !
*
*
Tuttavia i bisogni di riforme del genere suddetto si fanno sentire e battono alle porte del parlamento: al N. 32(1 degli Atti della Camera, si vede una proposta tendente a facilitare la locazione di stabili, evitandovi formalità e spese — vantaggio che sa rebbe ottenuto col sopradettò sistema — che se ne farà? È da sperarsi che qualcosa si farà, ritenendo che uno dei proponenti, salvo errore, ora è un vice ministro.
S u l l ’ I n s e g n a m e n t o .
In una tornata del dicembre un deputato ebbe la malinconia di ricordare alla Camera, che prima era molto più florido del presente, in Napoli, l’insegna mento privato: vi era un solo liceo pubblico. Intanto al liceo Vittorio Emanuele vi si sono aggiunte ora 18 classi e non bastano !
24
maggio 1896 L’ E C O N O M I S T A 329Si potrebbe rispondere: non sempre. È segno che si paga meno l’insegnamento pubblico, sebbene costi di più, perchè chi paga sono i contribuenti: Panta lone, che non studia, e spesso non ha figli da man dare al liceo.
Ci penserà l’ on. Ginnturco a ridonare ai privati la possibilità dell’insegnamento?
Vi è da dubitarne: pare che I’ on. Ministro ap partenga a coloro che sono gelosi della scuola pub- fa ica, perchè zelatiti della libertà politica. Thiers era così in Francia: l’ istruzione rigidamente in mano dello Stato per paura degli oltremontani ; così la libertà d’ insegnare fu soppressa. Ma invece un bel giorno la Francia, sotto I’ Impero, si palesò tutta gesuita : le cure dello Stato le avevano apprestato il cappellone: e cosi avviene sempre quando si viola una libertà qualsiasi, non si raggiunge lo scopo.
G. T.
Rivista Economica
Il saggio dello sconto nelle p rin cip a li piazze euro pee durante l ’ anno 1895. — La ferrovia Trans
caucasica.
11 saggio dello sconto nelle principali piazze europee durante l’ anno 1895. — L’andamento del
mercato monetario durante il 1895 non poteva es sere meno soggetto ad eventi. Dal principio alla fine dell’anno il saggio della Banca d’ Inghilterra ri mase immutato al 2 per cento, ciò che è al tutto senza precedenti, e lungo tutta I’ annata il saggio corrisposto dalle Banche inglesi sui depositi si man tenne al */2 per cento.
Ora, non ostante l’estremo buon mercato del de naro, l’oro continuò ad affluire in tali grandi quan tità dal di fuori, che la massa di moneta e di me tallo della Banca d’ Inghilterra, che al principio di gennaio era poco più di L. st. 33,000,000, crebbe alla fine di dicembre sino ad avvicinarsi a L. ster line 45,000,000. In parte questo aumento fu dovuto al trasferimento nella Banca del prodotto del pre stito chinese, emesso con la malleveria della Russia; ed è notevole il fatto che sebbene praticamente la Francia avesse fornito tutto il denaro, il Governo giapponese preferì di averlo custodito a Londra, piuttosto che lasciato a Parigi. È pure da notare che mentre la Banca d’ Inghilterra così aumentò grandemente la sua massa d’ oro, quelle possedute dalla più parte delle altre principali Banche nazio nali andarono soggette ad una considerevole dimi nuzione. Così la riserva della Banca di Francia scemò durante l’anno per 4 s/t milioni ¡quella della Banca di Germania quasi per 8 milioni ; quella delle Ban che associate di Nuova York per circa 1 l/t milione, e quella della Banca del Belgio per più ili 1 milione.
Dall’ altra parte, la Banca Austro-Ungarica, in grazia alla accumulazione d’oro da parte del Governo per l’attuazione della sua riforma monetaria, aumentò la sua riserva di lire sterline 9,000,000, e si ebbe pure un aumento nella riserva della Banca di Russia. È bene notare questi diversi movimenti, perchè ser vono a rettificare l’ idea che vi sia stata un’ accu mulazione generale delle riserve d’ oro, in virtù dell’ aumento nella produzione del metallo. Come dato di fatto, le nuove richieste dei paesi che pro ducono oro hanno in certo modo assorbito l’aumento
da essi ottenuto.
Saggi di sconto °/0 per anno, nelle principali piazze dell’Europa, nel 1895.
In principio dei mesi del 1895
C I T T À .2o3 a .2o3 £ ON <V o *5b osa .2 o03 V £ B <D <D r-S rO 0) ’r-t rO B <D £ B Media a tv 55 t-1 Cl, c3 ¿3__ bO3 obD -tJ >o « o s <4 a 3 < m O U5 s per cento
Londra. . . . ( Saggio della B a n ca.. 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 t Mercato aperto... 1 i 1 1 15. 1 6 l ì 1
h fa 58 16 » 0.80
Parigi... ( Saggio della B a n ca.. 2 4 2 4 2 4 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2.10
( Mercato aperto... 2 2 | 1 4 1 1 1 ! 1 1 i 4 1 1 1 ! 1 l 1 ! 1.59 Vienna . . . . ( Saggio della B a n ca.. 4 4 4 4 4 4 4 4 4 5 5 5 4.31 ( Mercato aperto... 3 1 3 4 ° 5a s 3 i 3 i 3 l 3 l 3 l 3 l 4 { 5 4 4 4.07
Berlino. . . . \ Saggio della B a n ca.. r»
0 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 4 3 0 6
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Francoforte J Sa« BÌ0 della Banca' • 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 4 3.13
( Mercato aperto. . . 1 4 1 i 1 i i 4 1 I 1 4 i ! 1 4 2 2 4 2 4 3 4 2.05
Amsterdam £ Saggio della B a n ca.. 2 * 2 i 2 4 2 4 2 I 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 3 2 4 2.69
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Bruxelles . . j Saggio della B a n ca.. 3 3 3 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 2 4 2.61
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Amburgo . . CSaggio della B a n ca..
I, Mercato aperto... 3 1 4 3 1 i 3 1 f 3 1 i 3 1 4 3 1 i 3 1 ì 3 i 4 3 1 l 3 2 i 3 2 3 c 8 4 3 4 3.13 2.00
Pietroburgo | Saggio della B a n ca ..
Tabella comparativa dei saggi dello sconto a Londra. An n i Mutamenti nel saggio iella Banca Massimo saggio della Bara Minimo saggio della Banca Media del saggio della Banca Me Ha del saggio di mer alo per le (ambiali di primo ordine a 3 mesi Mercato in meno delia Banca per cento 189Ö... nessuno 2 2 2 18/11 1/4/1 1894... due 3 2 2/2/1 19/3 1/2/10 1893... dodici 5 2 1/2 3/1/4 2/2/0 19/4 1892... quattro 3 1/2 2 2/9/11 1/9/5 1/0/6 1891... dodici 5 2 1/2 3/5/11 2/10/0 15/11 1890... undici 6 3 4/10/4 3/13/11 16/5 1889... otto 6 2 1/2 3/14/10 2/15/8 19/4 1888... nove 8 2 3/6/3 2/7/0 19/3 1887... sette 5 2 3/6/0 2/7/3 1 8 /9 1886... sette 5 2 3/6/4 2/1/0 19/4 L a f e r ro v ia T r a n s c a u c a s i c a . — In un recente
numero, il Novosti ritorna sulla questione di riu nire con una ferrovia la regione transcaucasica con la Russia europea.
La ferrovia attuale termina a Vladicaucaso, e le comunicazioni con Tiflis, Koutai's, Elisahelhpol, Kars, eco., hanno luogo parte con vetture, parte per mare sul Batoum e Poti o sul Bakon. Questo ultimo mezzo di navigazione è principalmente riservato alle merci, ma tanto l’uno che l’altro presentano gravissimi in convenienti in ragione del prezzo elevato e della lentezza dei trasporti. Così il Governo da lungo tempo si preoccupa della costruzione d’una ferrovia, che attraverserebbe il Caucaso da una estremità al l’altra e tanto più in quanto che eosiderazioni stra tegiche l’esigono imperiosamente.
S ’era progettato da principio di costruire una li nea da Vladicaucaso, attraverso le montagne, fino alla stazione di Avicha y, a dieci verste ad ovest di Tiflis. Un altro progetto univa la stazione Darg- Koch, della ferrovia di Vladicaucaso, a quella di Gori, a 70 verste ad ovest di T :flis.
Ma questi due pr-•getti sono stati abbandonati come troppo costosi, perchè si avrebbe dovuto costruire delle gallerie lunghe più diecine di verste, e simili lavori erano allora in Russia poco conosciuti.
Fra gli altri progetti studiati, il Novosti si ferma di preferenza su quello d’una ferrovia lungo il Mar Caspio ed il Mar Nero, senza attraversare le mon tagne.
Questo piano appartiene alla Compagnia di Vlau- dicaucaso, che si assumerebbe la costruzione. Esso avrebbe per punto di partenza il luogo dove la linea di Vladicaucaso attraversa il fiume Koubnn, rimon tandolo e dirigendosi su! Soukhoum e Poti lungo il Mar Nero.
Dal punto di vista commerciale questa ferrovia nulla lascierebbe a desiderare, perchè attraverse rebbe territori coltivatissimi e popolati, passando la ultima sezione di questa linea lungo il litorale del Mar Mero, la contrada la più fertile e ricca del Caucaso. Ma poi presenterebbe gravi inconvenienti dal punto di vista militare, perchè in caso di guerra la ferrovia sarebbe forse facilmente distrutta dalle truppe di sbarco. Qualunque sia il prescelto fra tutti
i numerosi progetti di una linea di raccordo fra il Caucaso e la Russia europea, il giornale di Pietro burgo trova che I' urgenza dì questa costruzione si impone ogni giorno più e che grandi interessi esi gono la sua pronta realizzazione.
L A
SITUAZIONE DEL TESORO
al 30 Aprile 1896
Diamo il solito riassunto della situazione del T e soro, durante i primi 10 mesi dell’ esercizio finan ziario 1893-96.
Il conto di Cassa al 30 aprile 1896 dava i se guenti risultati:
D a re
Fondo di Cassa alla chiusura del
l’ esercizio 1894-95 ... E. 348,518,485.47 Incassi di Tesoreria per entrate
di bilancio... » 1,426,041,405.60 Incassi per conto debiti e crediti ¡> 2,456,909,967.03
T ota le.. . . L . 4,231,469, 858.10
A v e re
Pagamenti per spese di bilancio. L. 1, 269,909,707. 94 Decreti ministeriali di scarico. » 17,261.94 Pagamenti per debiti e crediti
di T e so re ria ... » 2,659,751,132.95 Fondo di cassa al 30 apri
le 1896 ... » 301,791,755.27 T o ta le .. . . L. 4,231, 469, 858. 10
La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al
3 0 aprile 1896 risulta dal seguente specchio :
I>e1t>i ti
Buoni del Tesoro...L. 280,467,000.00 Vaglia del Tesoro... » 22,711,070.05 Anticipazioni alle Banche... » 50 ,000 ,0 )0.00 Amministrazione del Debito pnbb. » 137,315,727.05
Id. del Fondo Culto. » 20,482,076.81 Altre amministrazioni in conto cor
rente fru ttifero ... ... » 2,278,811.39 Id. id. infruttif. » 34,792,806.14 C. C. per l’emissione Buoni cassa . » 110,(DO,000.00 Incassi da regolare... » 8,297,309.40
Totale dei debiti L. 666,344,800. 84
C red iti
Valuta presso la Cassa Depositi e Prest, art.21 legge 8 agosto 1895 L. Amministrazione del debito pub. » Id. del fondo per il Culto » Altre amministrazioni... » Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » Deficienze di cassa a carico dei
24 maggio 1896 L’ E C O N O M I S T A 331
Confrontando col 30 giugno 1893 sì ha: 30 giugno 1895 30 aprile 189G
Debiti... milioni 630.0 666.3 Crediti... » 65.9 305.0 Eccedenza dei d e b iti... milioni 564.1 361.3
La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga cosi:
30 giugno 1895 30 aprile 1896 Differenze Conto di cassa L 318,518,485.47 301,791,755. 27 — 46,726,730.20 Crediti di Teso reria...» 65,970,594. 35 305.060,806 66+■239,030, 212. 31 Tot dell’attivo L 414,489,079.82 606,852,561.93 +192,363,482. 11 Debiti diTesor. » Debiti di Tesoro dedotto il totale dell’ a ttiv o .. L. 630,095,754.45 666 344,800.8! 4 - 30,243,040.39 215,606,674.63 59,492,238. 91 — 156.114,435.72 Gli incassi per conto del bilancio, che ammonta rono nell’ aprile 1896 a L. 172,227,227.49 e dal luglio 1895 all’aprile 1896 a L. 1,426,041,405.60, si dividono nel seguente modo :
Entrata ordinaria Incassi del mese di aprile 1896 Dif fe r e n z a c o ll ’a p r il e 1 8 9 5 | In ca s s i da lu g li o 1 8 9 5 a tu tto a p r il e 1 8 9 6 D if fe r e n z a co l lu g li o -a p r il e 1 8 9 4 -9 5 i
misliaia niieliaia migliaia mittliaia Redditi patrimoniali dello
di lire ili lire di lire di lire Stato... L.
Imposta sui fondi rustici 9,811 +• 144 71,132 - 4,402 e sui fa b b r ic a t i...
imposta sui redditi di rie- 32,605 + 759 163,082 4- 2,554 chezza mobile...
Tasse sugli affari in ammi- 25,777 - 5,530 206,771 - 86 straz.del Min. delle Fin.
Tasse sul prodotto del mo vimento a grande e
pie-14,193 + 79 160,287 - 1,257 cola vel sulle ferrov ìe..
Diritti delle Legaz. e dei Consolati a ll’ estero.. . . Tasse sulla fabbricazione
1.414 4 - 304 15,981 4 - 1,085
58 - 4 548 4- 75
degli spiriti, birra, ecc. 3,473 -5 1,000 34,705 4 - 7,411 Dogane e diritti marittimi
Dazi interni di consumo, esclusi quelli delle città
20,632 4- 1,323 217,190 4 - 23,216 di Napoli e di R om a . . 4,204 4- 116 42,533 4- 804 Dazio consumo di Napoli. 1,070
1 296 - 140 11,493 - 396 Dazio consumo di R om a . - 143 13,241 - 261 Tabaccai . . . . 15,807 - 343 157.788 — 89 S a li... 5 ,2S8 — 180 60,283 4- 1,026 Lotto... 5 428 — 3,733 40, OSb — 6,116 Poste... 4.479 + 769 43,783 -i- 1,225 Telegrafi... 1,020+ 8 10,594 + 683 Servizi diversi ..
Rimborsi e concorsi nelle 1,795 -t- 265 14,874 + 564 spese . . . 3,846 -f- 649 38,350 + 1,445 Entrate diverse .. 2,266 4 - 1,856 7,523 + 5,254 Tot. delle Entrate ordin. L. 154,470 - 1.798 1,316,251 + 32,735 Partite di g ir o ... 98 - 846 56,755 - 28.078
Entrata straordinaria Entrate efft ttive .
Movimento di vanitali . . 8I2 1.003
5,889 - 1729 16,740 4 8,387 46 252 — 16,674 Cnstruz. di strade ferrate
Capitoli aggiunti per resti 104 h 71 891 -1 0 0 .6 7 8 attivi. .
— — — —
1 otale Entrata straord. D. 17,657 4 - 7,455 53,034 —119,083 Totale generale in ca s si... 172.227 4- 4,809 1,426,04! -1 1 4 ,4 2 6
1 pagamenti poi, effettuati dal Tesoro per spese di bi lancio nell'aprile 1896 e nel luglio-aprile 1895-96
risulta dal seguente prospetto, che indica le differenze coi corrispondenti periodi dell’esercizio 1894-95.
Pagamenti M ese d i a p ri le 1 8 9 6 D if fe r e n z a c o l m e s e d ì a p ri le 1 8 9 5 D a l u g li o 1 8 9 5 a tu tto a p r il e 1 8 9 6 D if fe r e n z a c o l lu g li o a p ri le 18 94-95
Ministero del T esoro . . L.
migliaia migliaia di lire ; (li lire
18,9 75 —11 114 migliaia di lire 322,589 migliaia di lire -3 1 ,0 3 9 Id. delle finanze ... 23,657 4 - 5,696 1 5 7 ,I06 — 8,648 Id. di grazia e glust. 2,747 — 45 28,467 — 67 Id. degli aliar! esteri 635 - 500 8,427 •— 4-114 Id. dell’ lstruz.pubb. 3,825 4 - 273 34,497 — 729 Id. dell’ interno . . . 4 0 47 - 817 54,708 4- 1,982 Id. dei lavori pubbl. 4,351 - - 1,875 84,777 -3 8 ,1 3 9 Id. dello poste e tei. 4,244 4 - 277 44,708 4- 1,973 Id. della guerra. . . . 28,986 4 - 9,639 241,353 +44.044 Id. della marina . . . 8,617,4- 1,146 83,7(5 - 7,168 Id. della agric. ind.
e commercio. 878 — 42 9,567 4- 518 Totale dei pagamenti di bi
lancio. ... 100,998 4 - 2,635 1,269,909 -4 1 ,9 8 8 -49,201
Decreti minister. di scarico 17
Totale p a ga m en ti...L. 100,998 4 - 2,635 1,269,926 —91,190 Agli incassi il Ministero fa seguire le seguenti annotazioni sulle differenze che presenta l’ esercizio del mese di aprile 1896, con quello dell’ aprile 1895.
La diminuzione dell’anno corrente di oltre 5 mi lioni e mezzo nell' Imposta sui redditi di ricchezza mobile deriva per la massima parte dal versamento fatto in aprile 1895 dalla Cassa depositi e prestiti della somma dovuta per l’ intero esercizio 1894-95: la corrispondente somma per l’esercizio in corso fu versata, metà nel dicembre 1895, e l’ altra metà lo sarà nei mesi venturi.
L’aumento di oltre un milione nella Tassa sulla fabbricazione degli spiriti, birra, ecc. è dovuto prin cipalmente all’ imposta sul consumo del gas-luce e dell’ energia elettrica ed alla tassa sui fiammiferi.
L’ aumento di oltre un milione nelle Dogane e diritti marittimi si attribuisce alle abbondanti im portazioni di grano e di prodotti industriali.
La diminuzione di oltre 2 milioni e mezzo nel Lotto è dovuta a ritardata regolazione di vincite.
L’ aumento di oltre un milione e mezzo nelle Entrate div-rse deriva dal versamento fatto in aprile, dei profitti netti annuali della Cassa depositi e pre stili devoluti al Tesoro nell’ esercizio in corso, men tre nell’ esercizio passato fu fatto in giugno.
L’ aumento di oltre 14 milioni e mezzo nella ca tegoria Movimento di capitoli (Accensione di de biti) deriva da alienazione di titoli in seguito alla legge 26 marzo 1896, u. 76 (prestilo per la guerra nell'Eritrea).
E la diminuzione infine di 5 milioni e mezzo nella stessa Categoria ( Capitoli aggiunti per resti attivi) deriva dal versamento fatto in oprile 1896 dalla Cassa depositi e prestiti delle somme occor renti per il servizio delle pensioni ; operazione ces sata col I o luglio sj^so anno.