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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.24 (1897) n.1203, 23 maggio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C IE N Z A ECO N O M ICA, F IN A N Z A , CO M M ERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , I N T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXIV - Voi. XXVIII

Dom enica 23 M agg io 1897

N. 1203

L ’ A F F R I C A

M entre scriviam o la C am era sta chiudendo la lunga discussione sulle interrogazioni presentate a proposito della politica coloniale. La poca coesione e disciplinatezza dei partiti, e la deficienza di carat­ teri, non lascia prevedere quale possa essere il r i­ sultato del voto ; auguriam o che esso sia ispirato soltanto all’interesse del paese, senza preoccupazione di persone, senza l’influenza di puntigli di qualsiasi specie. L’ argom ento ha una im portanza gravissim a e la Cam era avrebbe l’obbligo di far conoscere con tutta fa possibile chiarezza quale sia il suo pensiero; il G overno, a vero d ire, non ha m ancato di m ettere il problem a abbastanza netto per il presente e di far com prendere quale sia la sua tendenza per il pros­ sim o av v e n ire; tocca ora alla rappresentanza della nazione di deliberare, ma soprattutto di deliberare senza equivoci, senza sottintesi.

Si può dire che orm ai gli oratori parlando dai di­ versi settori della C am era abbiano abbastanza chia­ ram ente fatto com prendere quali propositi li m uo­ vessero, e se non erriam o stanno di fronte tre partiti :

il prim o che dom anda l’ im m ediato od alm eno il prossim o abbandono della occupazione, anche di Massaua ;

il secondo che vorrebbe restrin g e re la occupa­ zione effettiva alla sola Massaua ;

il terzo che crede necessario ed utile m antenere occupato anche l’altipiano.

È ben naturale che in siffatto argom ento, così pregiudicato da tanti dolorosi avvenim enti, la rettorica possa esercitare una grande influenza. L’abbandono dei territo ri già occupali, senza che una rivincita di g u erra sia avvenuta, sem bra a m olli un abbassa­ m ento di livello m orale della nazione davanti ? sè stessa, davanti al nem ico e davanti gli altri popoli; preferirebbero l’abbandono com pleto di ogni politica coloniale.

Ma questa soluzione, se ha i suoi fautori, trova anche dei vivaci oppositori, i quali afferm ano che in tal m odo l’Italia non rinuncia soltanto per o ra, ma per sem pre, od alm eno per lungo periodo storico a svolgere una politica coloniale; e credono che ciò possa nuocere non soltanto ai destini avvenire della patria, ma che tale inettitudine confessata, contri­ buisca am be a dim inuire l’ estim azione degli altri popoli europei verso l’ Italia.

Il G overno, che ha m anifestato il p are re di lim i­ tare il piò possibile la occupazione e non ha na-, scosto anche il rem oto scopo di abbandonare total­

m ente la colonia, giustifica tale intendim ento colle necessità finanziarie, dim ostrando che con un bilancio lim itato a soli sette milioni è soltanto possibile m an­ tenere m ilitarm ente M assaua, m entre per esercitare un effettivo dom inio sull’altipiano, occorre in tem pi norm ali una spesa che si aggira intorno ai 3 0 m i­ lioni ; somm a questa che il bilancio non ha dispo­ nibile senza nuovi provvedim enti fiscali, e venne già accennalo alla imposta fondiaria ed all’aum ento del prezzo del sale.

L'Economista ha già m anifestato altra volta il

proprio parere sulla questione che non è nè facile nè sem plice, perchè im plica ad un tem po la politica presente ed avvenire, suscita vivace il sentim ento della dignità e delle aspirazioni del paese, e tocca anche la parte finanziaria in modo diretto e indi­ retto. Ed appunto per tutto questo com plesso di fatti e di connessioni dei fatti tra loro, noi crediam o che non si possa approvare una deliberazione che im porli il ritiro im m ediato sic et simpliciter da M assaua, ma crediam o d’altra parte che sia per più aspetti peri­ coloso il m antenere la occupazione al di là del te r­ ritorio che circonda M assaua. E d a questo convin­ cim ento siam o indotti non soltanto dalle considera­ zioni finanziarie alle quali più volte abbiam o accen­ nato, ma anche dalla profonda persuasione che se m anteniam o la occupazione m ilitare dell altipiano si ripeteranno inevitabilm ente quegli stessi fatti e quelle stesse dolorose disillusioni che abbiam o avuto fino a qui.

È im possibile am m ettere che un governo m ilitare — giacché la effettiva occupazione dell’altipiano do­ m anderebbe un governo m ilitare od alm eno un go­ verno prevalentem ente m ilita re — possa stare dopo le disfatte subite, in continuo contatto coi vincitori, senza che ad ogni tratto non sorgano motivi per suggerire di approfittare della loro debolezza e delle loro divisioni.

Non si può im m aginare un com andante di truppe bianche ed indigene posto ai confini dell’altipiano senza che, dopo qualche m ese di ozio, non senta il bisogno di provare le sue truppe al fuoco e di te n ­ tare di dare al paese qualche nuovo territorio acq u i­ stato con poca fatica.

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gene-rali italiani, od alm eno non li abbiam o visti quanto e q uando occorreva prudenti, riteniam o doveroso te ­ nerli lontani da ogni tentazione.

S e si m etteranno truppe sull’ altipiano fra poco sarem o di nuovo alle prese prim a colle bande, poi sarem o im plicati nelle gelosie tra i capi del territorio vicino, o piglierem o ancora a proteggere il m eno fido, o il m eno forte, o il m eno gradito, e ci atti­ rerem o nuovam ente addosso la g u e rra : e questa volta bisognerà farla a fondo, giacché un paese può sopportare con rassegnazione una sconfitta ma non due.

L’altipiano pertanto non si dovrebbe m antenere occupato, se non in quanto sia possibile farlo con un governo civile. Ma se ciò non fosse possibile, e lo crediam o veram ente difficilissim o, sarà più che mai p rudente ed utile restrin g ere l’occupazione a M assaua. Nè sarà poi gran male. V ediam o l’ Inghilterra e la F ra n cia , l’una con Zeila l’altra con G ibuti, quanta in­ fluenza abbiano in questi ultim i tem pi saputo eserci­ tare a vantaggio dei loro interessi. Si dirà che quei d ue paesi sanno fare e bene la loro politica coloniale m e n tre n o i ... E b b en e; questo è un m otivo di più ; p er non allontanarci dalla cesta e per non spingerei ali’ interno, dove i pericoli di insuccesso sono ancora

m aggiori.

E d è questo il nostro voto.

LA FINANZA IN PARLAMENTO

L a discussione sulla colonia E ritr e a ha dato o c­ casione all’on. Luzzatti di trattare con una certa am piezza della questione finanziaria, e non si può n eg a re che nel discorso pronunciato dall’ on. Mini­ stro del Tesoro spicca siffattam ente la fede e la convinzione, che le sue dichiarazioni, le sue osser­ vazioni, le critiche che oppone ai suoi avversari assum ono perciò stesso una notevole im portanza.

In sostanza egli conferm a di aver presentato un bilancio che per il prossim o esercizio d arà , come p er il corrente, il pareggio ; e dim ostra che le sue previsioni, sebbene prudenti, danno risu ltati migliori a quelli che i suoi oppositori com e gli on. Colombo, W olìem borg e C arm ine hanno fatto apparire alla C am era. E non vi è dubbio, a nostro m odo di v e ­ dere, che l’ on. Luzzatti abbia m otivo giusto per com piacersi delle risultanze al bilancio da lui p re ­ sentato. E perchè è cessato per alcuni cespiti il m ovim ento retrogrado del gettito e in altri è so ­ pravvenuto q u alch e aum ento, e perchè i lavori pubblici hanno spinto le econom ie fino a sospendere o quasi ogni nuovo lavoro, la differenza tra le entrate e le uscite che non era che di una trentina di m ilioni, ha potuto per questi fatti quasi pareggiarsi ; alcuni espedienti abilm ente escogitati dal M inistro del T e ­ soro, hanno colm ata la d ifferenza, e costituito quindi il pareggio. R im ane il punto solo incerto della entrata pei dazi sul grano ; ma questa entrata non può essere prevista con qualche approssim azione da nessuno, giacché essa sarà m aggiore o m inore secondo il raccolto che può essere scarsissim o od abbondantissim o e nel prim o caso dare al bilancio più degli anni scorsi, nel secondo essere al disotto anch e delle m edie decennali o dodecennali o ses- senali invocate dal M inistro.

T u ttavia, ci sia consentito notare che pu r non im pugnando le cifre e le previsioni dell’ on. Luzzatti, crediam o che il punto controverso non sia quello in­ torno al quale egli si è affaticato. A bbiam o già avuto occasione di rilevarlo a proposito di un articolo com parso nella Nuova Antologia ed attribuito all’on. S aracco, che la vera questione finanziaria in Italia non sta nell’apprezzam ento dei capitoli del bilancio, ma nella tendenza delle entrate e delle spese del bilancio. C erto che esam inando i singoli capitoli delle entrate e delle spese, su alcuni di essi possono so r­ g ere divergenze di opinione, o perchè la entrata si ritiene da alcuni irraggiungibile, o perchè non si crede bastante per ce rte spese la som m a iscritta, o perchè si trovano om m issioni o dim enticanze ; — m a, tutto considerato le divergenze su questi elem enti non possono essere tali da m odificare radicalm ente la com plessiva stru ttu ra del bilancio nelle sue p rin ­ cipali partizioni. L e en tra te e le spese effettive si e no si pareggiano ; e col m ovim ento di capitali bi­ sogna provvedere alle costruzioni di strad e ferrate ed all’ am m ortam ento dei debiti p er quella parte a cui non supplisce la eccedenza delle entrate effettive.

Lesinando m olto sulle spese, sperando in buoni risultati per le entrate si può au m en tare l’avanzo del bilancio effettivo e quindi dim inuire l’onere che si r i­ chiede al c re d ito ; m a tutta la differenza prevedibile si riduce ad u na o due diecine di m ilioni che sono troppo poca cosa p er una cifra di 1 5 0 0 m ilioni a cui ascende il bilancio della entrata e della spesa.

Il ferm arsi p ertanto su questo punto sarebbe un disconoscere la im portanza stessa della questione fi­ nanziaria ed un creare una piccola q uerela per c o ­ p rire quella più grossa ed im portante che effettiva­ m ente divide gli uom ini che hanno più voce nelle questioni finanziarie.

E , a nostro modo di vedere, la questione sulla quale volentieri sorvolano ma che effettivam ente divide gli uom ini parlam entari che volentieri d iscu­ tono d i' finanza, e ne hanno la com petenza, è una

questione di tendenza.

Il bilancio così com e è oggi costituito potrà dare un m ilione più, u n m ilione m eno il p areg g io ; m a anche se il pareggio fosse raggiunto e consolidato è opportuno e conveniente m antenere a tanta altezza alcune spese e specialm ente le spese m ilitari?

Lo stesso on. Luzzatti — osserva l’on. Colombo — non ha altra volta convenuto che fosse utile d im i­ n u ire la spesa per l’esercito? E non è da molti rite­ nuto che anche m antenuta com e è attualm ente la spesa essa apparecchi co ll’attuale ordinam ento delle m aggiori im periose esigenze ? —-E com e si può pro­ cedere ad una riform a trib u taria, dicono altri, se si m antiene il bilancio in tali condizioni che non può disporre di qualche diecina di m ilioni per tentare e co n d u rre a term ine quegli esperim enti che valgano ad affrancare la nazione dalla schiavitù del fisca­ lismo ?

Q uesto, se non erriam o, è il punto sottinteso che v eram ente costituisce la questione finanziaria ed è questo il punto sul quale con molta abilità, non lo neghiam o, ma con poca utilità per la chiarezza delle cose, sorvolarono gli oratori parlam entari tanto quando si discusse il progetto m ilitare dell’on. Pelloux, quanto quando si discussero le interpellanze su ll’Affrica.

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23 maggio 1897 L ' E C O N O M I S T A 323 grandi poteri dello Stato, e quindi potrebbe non es­

sere applicabile, o rendere assolutam ente incom pa­ tibile col portafoglio chiunque queste econom ie po­ nesse a caposaldo del proprio program m a.

Però la abilità parlam entare non derim e la q u e­ stione e non determ ina, p u r troppo, nuovi fatti che valgano a m odificarla.

Coloro che non vivono nel solo P arlam ento e non considerano soltanto gli ideali, per quanto nobilissim i, astratti, sentono che va sem pre più infiltrandosi nel paese il convincim ento che persistendo questo stato di cose, tutta la attività della nazione è assorbita da tre soli fatti, fatalm ente oggi im produttivi pagare gli interessi dei debiti; - difendersi insufficientem ente da eventuali nem ici estern i; - riscuotere le tasse. Il rim anente : giustizia, sicurezza pubblica, istruzione, lavori pubblici ecc. eco., è tutto abbandonato, tra­ scurato, quasi cancellato dal bilancio. E d è quindi naturale che il paese stesso si dom andi : - ma fino a quando d u rerà questo stato di cose? E se dovesse d u rare a lu n g o ... ad quid?

Il Parlam ento sente com e tale argom entazione sia ostica, ed evita di discutervi sopra ; ciò non toglie che il problem a esista e divenga ogni di più for­ m idabile e che la eloquenza dell’ on. Luzzatti per dim ostrare che il suo preventivo m igliora di venti milioni quello dell'on. Colom bo, lasci freddo il paese che aspira a ben altro, e che ad ogni modo com ­ prende essere di secondaria im portanza il ra g g iu n ­ gim ento di tale scopo, quando ben altre sono le esigenze e le aspirazioni di chi vede l’effetto che lo stato presente produce colla pubblica econom ia.

Vi sono due m etodi per o rdinare la finanza : - toglierle tutto ciò che ha di em pirico e di irrazionale per aum entare le e n tra te ; - od aggravare l’em pirism o e l’ irrazionale per ottenere il pareggio prom ettendo poi le riform e trib u ta rie.

Abbiam o fin qui seguito il secondo m etodo e lo crediam o errato, tanto più che lo aggrava la spro­ porzione di alcune spese.

Bisogna quindi tentare il prim o.

POLEMICA PROTEZIONISTA

I lettori hanno potuto leggere nel num ero pas­ sato le ragioni che l’ on. S enatore De A ngeli ha creduto di poter opporre alle nostre considerazioni sulla protezione doganale accordala all’ industria co­ toniera e sugli effetti che ne sono derivati. Nega il nostro egregio co ntradittore che si possa p arlare di crisi cotoniera, perchè le filature e le tessiture se ­ guitano a lavorare con profitto. Q uesto punto pos­ siam o am m etterlo facilm ente, e se la parola crise può p arere eccessiva, diciam o pure ch e si tratta di un momento diffìcile per l’ industria cotoniera, come corregge l’ on. De Angeli. Ma da che deriva questo

momento difficile ? P e r noi il dubbio, a questo pro ­

posito, non è p o ssib ile; esso deriva dalla eccessiva protezione daziaria che ha consentito uno svolgi­ m ento esuberante della industria stessa. D’ onde una concorrenza che deprim e i prezzi ; ma non tanto certam ente da togliere quei guadagni che la tariffa daziaria assicura. Q ui preghiam o il nostro contradit­ tore di non fraintenderci.

La concorrenza tra i cotonieri esiste indubbia­ m ente, ma è la concorrenza che si determ ina non nell’ am biente del m ercato aperto, bensì in quello del m ercato chiuso o per lo meno di difficilissimo accesso per I’ alta b arriera doganale. La concorrenza in tale condizione non va confusa (e I’ on De A n­ geli lo sa certo meglio di noi), con quella ehe si avrebbe se i dazi fossero non protettivi, ma fiscali, essa è proprio quella che reca i m inori vantaggi e che troppo spesso fra le altre cose da luogo a coa­ lizioni palesi o segrete tra i produttori, dalle quali i consum atori non hanno certo benefici. C oncor­ renza esiste ora tra i cotonieri, ma non ci dica l’on. De Angeli che sia quella che si ha in terra di libero cam bio e della quale quindi dobbiam o ra lle g ra rc i; essa deriva unicam ente dai dazi 'p ro ­ tettivi , che furono a u m e n ta ti, anche quando la protezione bastava. Q uesto è il torto dei cotonieri. L ’ on. De Angeli dice che i dazi per i m anufatti che l’ industria produceva non furono aum entati nel 1887, ma egli s ’ inganna, come gli fa notare an ­ che il doti. Jannaccone nella lettera che ci ha diretto e che più sotto pubblichiam o.

Che adunque la concorrenza odierna tra i co­ tonieri italiani sia tale da p ro d u rre gli stessi effetti della concorrenza libera, non possiamo am m etterlo. Già abbiam o fatto notare che è precisam ente quella concorrenza che provoca poi le crisi, il licenzia­ m ento di operai, la chiusura di stabilim enti oppure quegli accordi tra industriali di cui si hanno tanti esem pi nei paesi dove il protezionism o più infie­ risce, negli Stati U niti e nella G erm ania ec. Che poi per effetto della eccessiva protezione la concor­ renza dovesse sorgere tra i produttori nazionali di tessuti e di filati di cotone, la cosa era prevedibile e naturale, com ’ è n aturale ch e ora si cerchi di a t­ tenuarla, dom andando l’ abolizione del lavoro n o t­ turno. P er ora siam o alla richiesta della dim inu­ zione di produzione, ma forse non tard erà a venire dalla stessa fonte la proposta di u n accordo fra i cotonieri per lim itare in altro modo la produzione stessa. Sono gli effetti soliti del protezionism o por­ tato alle sue estrem e conseguenze e ci pare che basti il fin qui detto per chiarire che, a parte la questione di parola, se cioè si tratti di crisi o di m om ento difficile, il fatto è che si produce troppo e si vuol rid u rre il lavoro. F rancam ente, se così non fosse, I’ altruism o dei signori cotonieri non si sp in ­ gerebbe fino ai punto da chiedere I’ abolizione del lavoro notturno, e se alcuni industriali non ne vo­ gliono sapere di cotesta abolizione è perchè per essi ancora non esiste la pletora di produzione trattan ­ dosi di generi che per la qualità o per altre cause non sono ottenuti da tutti o si esportano facilm ente.

Del resto, ecco ciò che diceva giorni sono il com m . C respi, presidente dell’Associazione fra in­ dustriali cotonieri e Borsa cotoni:

« È orm ai am m esso da tutti che di fronte al costo della m ateria prim a non v’ ha più m argine per la industria, che i m ercati interni soffrono assolutam ente di pletora dì produzione ; è dim ostrato ed è noto che un guadagno industriale si potrà ottenere soltanto col dim inuire la produzione o col perfezionarla.

« Abolite il lavoro notturno e la produzione di­ m inuisce e si perfeziona.

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dap p ertu tto ove la m ano d ’opera è scarsa o può tro v a r lavoro altrove, ed è conseguentem ente cara, dappertutto ove non h avvi capitale abbondantissim o, ed è il caso di m olte ditte p u re buqnissim e, non si costru rran n o i nuovi stabilim enti con gran fretta e prim a d ie la produzione raggiunga il lim ite massimo attuale dovranno passare ben più di tre anni richiesti per l’ applicazione della legge.

« Una volta abolito il lavoro n otturno, quando si avrà pletora di produzione si potrà ad divenire ad una concorde dim inuzione, o alm eno alia dim inu­ zione fra dati gruppi di industriali o di articoli, come si fa in tutti i paesi, in tutte le industrie del mondo, com e am m aestra 1’ esem pio classico dei short-times in g le si; sarà possibile l’ unione, m entre oggi, divisi com e siam o, ogni accordo è im possibile e noi sin­ golarm ente siam o gli schiavi del consum o. Questo è uno dei punti capitali che ci condusse alla nostra p roposta».

La questione del lavoro n otturno la tratterem o in altro m om ento, ma intanto non possiamo tacere che questo modo di ragionare dim ostra quanto siano af­ fondati nell’e rro re i cotonieri. L’abolizione del lavoro n o ttu rn o è per loro un espediente m om entaneo, prevedono già che sorgeranno nuovi stabilim enti e che allora bisognerà venire ad accordi; com e si vede si passerà da espediente ad espediente, finché verrà il m om ento in cui la forza delle còse sarà tale da soverchiarli e da d eterm inare la vera crisi. P e ro ra siam o al «m om ento difficile».

F in alm en te, la contradizione che crede di trovare l’on. De Angeli nelle nostre parole intorno alla espor­ tazione può essere apparente, ma non è certo reale. A vevam o avvertito anche noi che la esportazione avviene principalm ente pei tessuti, ma il fatto che me­ rite re b b e un accurato esam e è qu esto : com e mai la produzione interna ha bisogno di una protezione pel m ercato interno, m entre può com petere all’ estero con quei produttori contro i quali qui, in casa, ha preteso di avere ed ha ottenuto una difesa daziaria considerevole?

E vid en tem en te la protezione é eccessiva e questo, vuol giustizia si dica, lo riconosce anche l’ on. De A ngeli. P erò quanti sono tra i cotonieri fabbricanti di "filati e di tessuti, e non stam patori di tessuti, del suo avviso? Q uanti accetterebbero, senza opposizione, una riduzione dei dazi sui filati e sui tessuti?

Del resto, si convinca l’on. De A ngeli che è pos­ sibilissim o che la protezione aum enti artificialm ente i prezzi all’ interno, vi determ ini una concorrenza più o m eno vivace e la stessa industria esporti a prezzi m i­ n o ri, tali da com petere coi produttori e s te ri; si con­ vinca di ciò, perchè è precisam ente quello che avviene p er l’ industria cotoniera italiana. La protezione è tanto alta orm ai che anche con la concorrenza d ie s i è venuta determ inando fra i cotonieri nazionali, rim ane tutto calcolato, un m argine di guadagno più che suffi­ ciente. Siccom e poi la protezione è com pleta, cioè si ha per tutti i prodotti, q uantunque in m isura dif­ feren te, così se anche a d eterm inare la esportazione influisce la qualità, il pregio artistico e via dicendo, rim a n e il fatto che notavam o più sopra, che cioè la protezione alla industria cotoniera è orm ai esu ­ b e r a n te , potendo l’ industria nazionale gareggiare su i m ercati neutrali con quella estera.

A ncora, osserverem o all’on. De A ngeli che egli d ichiarando che dalla m aggior protezione che le ta ­ riffe concedono oltre il necessario, nessuno può trar

profitto, nega, per voler provar troppo, ai dazi pro­ tettivi qualsiasi azione. E rro re del genere di quello che com m ettono gli a g ra ri, negando che il dazio sui cereali aum enti, di tanto quanto è la sua m isura, il prezzo del grano. P rovate ad abolire i dazi sui filati e sui tessuti e v edrete se i consum atori, non ostante la presunta concorrenza intern a, avranno o no vantaggio.

C oncludendo per ora questa polem ica, che non fu inutile perchè servì alm eno ad accertare che la pro­ tezione alla industria cotoniera è orm ai eccessiva, noi lasciam o la parola al dott. Jannaccone, il quale a torto, a nostro avviso, fu accusato di parzialità n e l- P esam e della protezione accordata ai cotonieri.

Ecco ciò che egli ci scrive:

Torino, 19 Maggio 1897.

111.™° Professure,

Non per intromettermi nella discussione o per in­ tavolar polemiche, ma semplicemente per difendermi dalla taccia di parzialità e di inesattezza, che troppo affrettatamente l’on. Senatore De Angeli mi dà, la prego di accogliere queste mie poche righe.

Nella Bua lettera del 12 Maggio corrente, pubbli­

cata nel N° 1202 dell’Economista, l’on. Sen. de An­ geli riporta dal mio articolo sull’ihdasir.a del cotone

e l'abolizione del lavoro notturno i seguenti periodi:

« La produzione goduta per la tariffa del 1878 più « non bastava ai cotonieri; ma, a guardar sottilmente, « il disagio in cui essi si trovavano nel 1886 era già « un effetto della protezione di cui sin allora erano « stati circondati. La forte difesa, in fatto, di cui « godevano i filati sino al N° 20, aveva generato un « eccesso di produzione, il quale già seriamente mi- « nacciava l’indùstria. Ma i cotonieri credettero che « il rimedio a questo male dovesse essere una prote- « zione più forte ancora, da accordarsi specialmente « ai filati dei numeri più alti e ai tessuti ». E sog­ giunge: « Questo, me lo consenta, Egregio Professore, « non si chiama narrare i fatti colla maggiore im- « parzialità possibile; e l’inesattezza mi obbliga a « ripetere cose che si sono già dette cento volte. »

E dice che la tariffa del 1878 proteggeva efficace­ mente i filati di titolo grosso e i tessuti più ordinari; che, dopo il felice esperimento della tariffa del 78, i cotonieri chiesero solo una tariffa che permettesse loro la produzione di filati di numeri superiori e di tessuti fini ; che la protezione bastava, anzi era per­ fino esuberante per gli articoli efficacemente protetti; che, insomma, la protezione chiesta ed accordata, non era specialmente ma esclusivamente pei filati dei nu­ meri più alti e i tesmti.

Dovrei, innanzi tutto, ripetere la solita doglianza di coloro che veggono citati da contraddittori parole o scritti propri, quella di non esser citati per intero: da altri periodi, in fatto, la mia imparzialità sarebbe dimostrata. Ma ciò non risolverebbe la grave questione dello specialmente o àe\Vesclusivamente, e quindi tiro

via e vengo a questa.

Il Senatore de Angeli dice, dunque, essere parziale ed inesatta la mia affermazione che nel 1887 i co­ tonieri chiedessero una « protezione più forte ancora, da accordarsi specialmente ai filati dei numeri più alti e ai tessuti». Egli vuole sostituire allo special-

mente un esclusivamente; diceche la tariffa del 1878

proteggeva efficacemente i filati di titolo grosso e ripete più giù che « i dazi per i manufatti che l’in- « dustria produceva non furono accresciuti e, rispetto « ai manufatti per cui la protezione fu aumentata, « l’industria era nascente».

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23 maggio 1897 L ’ E C O N O M I S T A 325

del 1887. E queste tabelle mostrano che i dazi sui tessuti gregei furono aumentati tutti, tutti, sugli or­ dinari e sui fini. I tessuti della prima classe ebbero, nella tariffa dell’87, 62 invece di 57, quelli della se­ conda 74 invece di 64 e via dicendo. E quanto ai filati, mostra l’altra tabella che i dazi furono elevati tutti, eccetto quello per la prima classe che rimase a 18 lire. Ma la prima classe, per lo sdoppiamento fatto nel 1878, comprende solo i filati di numero in­ feriore al 10. Quelli dal 10 al 20, che sono ancora grossi e che si producevano di già e abbondante­ mente, ottennero dunque un aumento; e infatti eb­ bero 24 invece di 22.

_ L’esclusivamente^ del Senatore de Angeli, con le ra­ gioni che lo legittimerebbero, non regge dunque di fronte alle cifre, e il mio specialmente sta bene a suo posto.

Ma, se pure le cifre non m’avessero dato ragione, i miei citati periodi non potrebbero essere tacciati di parzialità e d'inesattezza. Essi hanno un significato più generale o almeno furono scritti con questa in­ tenzione. La protezione più forte ancora, di cui vi si parla, si riferisce all’industria complessivamente presa, e non ad uno speciale dei suoi rami, quali la mani­ fattura dei filati grossi o dei fini o dei tessuti. E l’appunto che contiene non è rivolto ai singoli pro­ duttori di questo o quell’articolo, ma ai cotonieri in generale, i quali chiedevano, sia pure per altri pro­ dotti^ gravi dazi protettivi, nonostante che il felice

esperimento della tariffa del 1878 avesse messa in

angustie l’industria.

Altro ancora avrei a dire, ma mi accorgo che le poche righe son divenute molte. Mi scusi, signor professore, e s’abbia i miei ringraziamenti ed ossequi.

Demmo

P . Ja n n a c c o n e.

PER LE B E H C I H M L I M LI E M C » ’ >

Non bisogna stancarsi mai di battere il chiodo della convenienza, certo reciproca, pei due paesi, di concludere un trattato di com m ercio. Coloro che afferm ano, ragionando su qualche cifra o anche fa­ cendone senza> che I’ [(alia non ha più bisogno di conchiudere un trattato con la F ra n cia , avendo tro­ vato com pensi altrove, dim ostrano di ignorare le condizioni del nostro com m ercio di esportazione. L’ Italia ha bisogno di trovare facile ingresso ai propri prodotti sui m ercati del m ondo civile, e la perdita anche parziale di uno solo, non può che nuocerle. Si pensi un poco che la condizione di non piccola parte della nostra vita econom ica è la stazionarietà. Q ualche sviluppo, artificialissim o del resto, e assai costoso, nelle industrie tessili non com pensa affatto lo stato d ’ irrigidim ento della nostra produzione agricola. Essa ha bisogno di essere stim olata da una esportazione facile, rim u n erativ a, continua e questa non può aversi che m antenendo relazioni com m erciali am ichevoli con tutti gli altri paesi, in modo da non trovarci di fronte a com petitori più favoriti o se vuoisi m eno m altrattati di noi. Lo svi­ luppo progressivo agricolo d’Italia, non illudiam oci, dipenderà più dal consum o dei molti prodotti da parte dell’estero che dalla richiesta m aggiore del­ l’interno del paese. Q uesto per ragioni ben note non è in grado ora, e p u r troppo non lo sarà neanche *)

*) V edi il num ero preced en te dell’ Economista.

prossim am ente, di consum are quantità proporzional­ m ente m aggiori di prodotti agricoli ; quindi la p ro ­ duzione agricola non ha che uno stim olo debole a prod u rre m aggiorm ente per il m ercato interno. E a che scopo im piegare capitale e lavoro in quantità crescente, per ottenere derrate che poi non si pos­ sono esitare nè all’interno nè all’e ste ro ? F orse che in causa della politica doganale le provincie m eri­ dionali non ebbero già a risentire una crisi od al­ m eno un aggravam ento della crisi a g ric o la? Così l’avvenire agricolo dell' Italia è legato strettam ente con la politica dei trattati di com m ercio ; se questi verranno sem pre conclusi con tutti i paesi e a con­ dizioni relativam ente buone, potrem o sperare che l’agricoltura abbia quell’ausilio di capitali che è in­ dispensabile al suo progresso ; se no, lasciamo stare i concorsi, i prem i, le com m issioni, le scuole e tutto il rim anente che tende a favorire il m iglioram ento dell’agricoltura o alm eno non diam ocene tanto p en­ siero ; tanto, le difficoltà recate dal protezionism o alla esportazione renderebbero vani gli sforzi diretti a p ro d u rre di più e meglio.

E poiché la F ran cia è stata e può in gran parte ridiventare un m ercato di prim aria im portanza per la nostra esportazione è evidente che sono in erro re coloro i quali per sentim enti politici o d’ altro c a ­ rattere non vogliono riconoscere che un trattato ci gioverebbe. Se anche il trattato si lim itasse a con­ cederci la tariffa m inim a, il vantaggio non sarebbe disprezzabile, m entre non potrebbe costituire un sacrificio grave pei protezionisti francesi e quindi im possibile ad ottenersi. A noi gioverebbe, ripe­ tiam o, di essere trattali com e gli altri paesi e se anche con la tariffa m inim a non vedrem m o riso r­ gere tutti i ram i della esportazione, non v’ è dub­ bio che, date le differenze tra i dazi massimi e quelli minimi II risultato sarebbe sem pre soddisfa­ cente. Certo questo lungo periodo di relazioni com ­ m erciali affievolite ci ha nuociuto, sviando la clien ­ tela, dando m otivo forse alla ricerca di succedanei di taluni nostri prodotti, interrom pendo vecchie co n ­ suetudini e relazioni. E per questo il vantaggio che può procurare una tariffa più m ite non sarebbe forse im m ed iato ; ma può essere questione di tempo e non d’altro perchè nel com m ercio il tornaconto dorem a sovrano.

Dice giustam ente l’on. Giusso, che quanto all’a r­ gom ento che si pone innanzi da molti o per igno­ ranza o per altra ragione m eno scusabile, che cioè sia inutile fare un trattato con la F ra n cia perchè ciò che si è perduto con questo Stato si è guada­ gnato con altro, esso v eram ente più che degno di confutazione è tale da eccitare la più schietta ila ­ rità . Q uando ciò si afferm a non si viene a consta­ ta re al irò che una cosa so la ; che m entre tutti gli altri S tati, in questo ultim o decennio hanno no te­ volm ente accresciuto il loro m ovim ento com m erciale, l’Italia sola è rim asta stazionaria ; il che vuol dire che non ha seguito, in grazia della nostra stolta politica doganale, il gran d e progresso, che hanno raggiunto e conseguito tutti gli altri Stati.

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1 ,1 6 2 ,2 6 2 ,6 9 9 ; nel 1873 di 1 ,1 3 1 ,3 9 3 ,0 0 0 fino a rag­ g iu n g ere in qualche anno più di 1 ,2 0 0 m ilioni. Che se si voglia la m edia delle nostre esportazioni dal­ l’anno 1888 al 18 9 3 si vedrà eh’ essa ha raggiunto la cifra di 9 3 1 ,2 2 8 ,4 2 9 , m entre anteriorm ente ai 1888 e p er il lungo periodo di ben 17 anni cioè dal 1871 al 1887 la "media della nostra esportazione sia di L. 1 ,0 7 4 ,3 8 8 ,4 3 3 . Sicché pel valore delle nostre esportazioni l’ Italia anziché progredire ha retro ce­ duto di 23 anni. Che se poi si voglia fare il con­ fronto fra il m ovim ento com m erciale dell'Italia con quello dei principali Stati di E uropa per un decen­ nio, si troverà sim ilm ente che m entre noi siam o andati indietro, tutti gli altri Stati di E uropa, tranne la F ra n cia , si sono avanzati, quali più quali m eno, in m odo assai sensibile, com ’ è dim ostrato dal s e ­ guente prospetto :

Movimento del commercio speciale d’ importazione ed esportazione (esclusi i metalli preziosi).

S ta ti ’) Anno 1885 A nno 1895 D ifferenza

I t a l i a ... 2,410,627,789 2,224,995,807 — 185,631.982 F ra n c ia . . . . 7,176,500.000 7,093,700,000 - 82,800,000 S p ag n a . . . . 1,462,760,702 1,477,678,000 -+• 14,917.298 Belgio . . . . 2,547,000,000 2,873,200,000 + 331,200,000 A ustria-U n g h eria 2,887,009,000 3,087,827,800 4- 500,818,800 O landa . . . . 4,953,900,000 5,490,660,000 + 536,760,000 R u ssia . . . . 3,810,800,000 4,337,000,000 4- 826,200,000 In g h ilte rra . . . 16,201,553,224 17,363,051,675 -t 1 161,498,451 G erm an ia . . • 7,255,860,000 9.298.560,000 + 2 042,700,000

V eniam o infine alle ultim e due obbiezioni, che cioè facendo un trattato sulla base della tariffa minima da parte della ■ F rancia e della tariffa convenzio­ nale da parte nostra, noi ci esporrem m o a v e ­ d e r turbati i nostri rapporti col m ercato francese ogni qualvolta piacesse al G overno della Repubblica di m odificare le basi della tariffa m inim a, che è una tariffa a u to n o m a ; e che è vana illusione lo sperare che la F ra n cia possa consentire all’Italia delle m o­ dificazioni speciali alla sua tariffa com e le ha con­ sentite alla Svizzera. Ora noi, continua il relatore, dopo ponderato e m aturo studio siam o venuti nel convincim ento che, anziché accrescere queste tariffe, la F ra n cia le an d rà m an m ano dim inuendo, perchè l’esperienza ha dim ostrato che quel sistem a non ha dato i frutti che i suoi propugnatori si aspettavano ; che se poi la F ra n cia , anziché scem are le sue tariffe le avesse a rialzare, neanche di ciò noi dovrem m o essere im pensieriti, perchè im porta al com m ercio italiano p iù della mitezza delle tariffe l’eguaglianza di trattam ento con le altre nazioni. l

l) Nel ragguaglio dei valori per gli Stati esteri si

è ritenuto : la lira sterlina = lire 25 ; il marco =: L. 1,25 ; il fiorino = L. 2,10.

Per la Spagna, la Russia e il Belgio le cifre della terza colonna sono quelle pel 1894 e non pel 1895 ; così pure per l’Olanda la cifra indicata nella seconda colonna riflette 1’ anno 1888 perchè prima di que­ s t’epoca le cifre ufficiali comprendono anche il com­ mercio dei metalli preziosi.

Q uanto poi - conclude il relatore - al credere che la F rancia voglia fare all’ Italia delle concessioni come ha fatto alla Svizzera, riducendò per alcune voci la tariffa m inim a, neanche noi per verità ci facciamo illusioni; ma questo non ci sconforta, nè ci addolora. Vi ha alcune voci per le quali noi potrem m o avere un grande beneficio a vederle dim inuite e la F rancia potrebbe facilm ente consentire, trattandosi di alcune nostre specialità, a ino' d’ esem pio le doghe di c a ­ stagno per botti, com e il form aggio di G ru y ère p e r la Svizzera, pel quale la F rancia aderì ad una rid u ­ zione; ma per le altre non vi abbiam o fede e non ce ne preoccupiam o, sia perchè la F ra n cia dovrebbe cam biare indirizzo econom ico per poterle consentire e noi anche ottenendole, non guadagnerem m o più che tanto, sia perchè la dim inuzione sarebbe data a noi com e alle altre nazioni, colle quali siamo in concorrenza.

Dopo ciò che è intervenuto nelle relazioni com ­ m erciali con la F ra n cia , noi pensiam o che non sia pratico il chiedere riduzioni della tariffa m inima, perchè la F ran cia non si trova di fronte a ll’ Italia nelle condizioni in cui si è trovata verso la Sviz­ zera, ed oggi capo del governo è in F rancia quel signor M eline a cui si deve gran parte del successo avuto nel 189 2 dai protezionisti. P er tentare se­ riam ente di far qualche cosa in questo argom ento, dopo gli erro ri com m essi, non è possibile altra via che quella della reciproca concessione della tariffa m inim a francese e del regim e daziario convenzionale italiano con gli opportum i adattam enti.

Ma si avrà la forza di vincere certi pregiudizi politici ed econom ici? S i avrà il coraggio di affron­ ta re le ire e i danni dei protezionisti e peggio dei politicanti che hanno bisogno di creare antagonism i politici e di agg rav arli, per crearsi anche una po­ sizione da sfru tta re ? Ne dubitiam o fortem ente. T ut tavia, crediam o doveroso di agitare spesso questa questione, affinchè l’ opinione pubblica non sia fu o r­ viata dalle interessate, quanto erro n ee dim ostrazioni degli avv ersari.

SU UNU NUOyA RSE DELLA QUESTIOHE A6RARM IN IRLAliA”

Ma un altro fatto ben grave (ed è questo il fe­ nom eno al quale alludevam o da principio) interviene a ren d e r precaria la condizione dell’Irlan d a, vale a dire, l’essere il regim e tributario cui da molti anni va soggetta, sproporzionato alle forze di essa. Q u e ­ sto eccesso di gravam e fu ultim am ente constatato, e determ inato in modo certo, in un docum ento uffi­ ciale, cioè nel R apporto della Commissione reale

d'inchiesta sulle relazioni finanziarie tra Gran Brettagna e Irlanda. T a le Com m issione, presieduta

dall’on. C hilders, e nella quale a lato dei N aziona­ listi irlandesi, si trovavano U nionisti in g ran n u ­ m ero, e, anche pel v alore scientifico delle persone, si può dire fossero m eglio rappresentati gl’interessi britannici che gl’ irlandesi, e non si avevano quindi presunzioni di parzialità, veniva, con voti 10 su 12 *),

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23 maggio 1897 L ' E C O N O M I S T A 327 in base a dati statistici forniti dallo stesso G overno,

alle seguenti conclusioni : 1 che G ran Brettagna e Irlanda son da trattare, per gli scopi di sim ile inchiesta, com e enti se p a ra ti; Il che il P atto di U nione (1800) impose all’lrlanda un fardello dim o­ stratosi poi eccessivo ; III che l’aum ento d ’ imposte cui essa fu sottoposta nel periodo 1 8 5 3 -6 0 non fu giustificato dalle circostanze allora esistenti ; IV che l’identità del saggio d’ imposta non im plica n eces­ sariam ente u n ’ uguaglianza .di gravam e ; V che m en­ tre dall’ Irlanda si esige attualm ente circa */,, di quello che si ritrae dalla G ran B rettagna, la re la ­ tiva capacità contributiva della prim a è assai infe­ riore e si ritiene non superi ^20 ; (secondo alcuni non giungerebbe che a l/w)- La differenza si fa ascendere a non m eno di L. st. 2 ,5 milioni all’anno (altri la valuta a 2 ,7 5 ed anche 3 m ilioni). Ciò che equivale a dire com e negli ultim i 35 a 4 0 anni siano stati estorti d all’ Irlanda alm eno due m iliardi e mezzo di franchi, in più di quanto si poteva rag io ­ nevolm ente esigere — nè sull’im portanza di questo fatto, com unque si voglia considerare, fa m estieri di insistere. Come si è detto, esso non fu scoperto solo adesso, ma già lam entalo da pubblicisti, ritenuti per questo inesatti o parziali ; e abbiam o sott’occhio, ad esem pio, uno studio del Giffen, scritto fin dal 1886. — The economie vaine of Ireland to Great B r i-

tain — in cui q uest’eccesso d’imposta si fa ascen­

dere appunto a L . st. 5 milioni ; però è questa la prim a occasione nella quale il significante fenom eno venne constatato ufficialm ente.

Non sarà inutile aggiungere com e il prim o punto enunciato derivi direttam ente dalle disposizioni del Patto di U nione che all’art. 7° stabilisce per l’ Ir­ landa speciali diritti in m ateria finanziaria e un trattam ento proporzionalo alle risorse di essa *). Q uanto alla seconda asserzione, essa ap p arirà piena­ m ente giustificata se si considera che verso il 1817 il debito dell’ Irlanda, da L. st. 2 4 milioni a cui ascendeva nel 1800, era più che quintuplicato, ed essa trovavasi praticam ente, in ¡stato di fallim ento, per le disposizioni del patto di U nione, con cui fis- savasi che i contributi dell’ Irlanda e della G ran Brettagna alle spese dei Regno U nito dovessero e s­ sere nella proporzione di 2,1 5 . P er l’ accennato pe­ riodo 1 8 5 3 -6 0 devesi poi osservare che il G ladstone col voler portare i tributi allo stesso saggio che nella G ran B rettagna, elevava da 5 a 8 m ilioni di L. st. il gettito annuale delle im poste in Irlan d a, m entre ancora sentivansi gli effetti della gran d e

ca-*) L’intero Atto d’Unione comprende otto articoli : i primi due concernono la corona e la successione al trono; il 3° stabilisce che il Regno Unito s a rap­ presentato da un unico Parlamento; il 4° regola il numero dei Pari e Deputati irlandesi che di esso fa­ ranno parte; il 5° fonde le due Chiese d’(Irlanda e Gran Brettagna in una (Chiesa Unita) — e venne ad essere abrogato nel 1809 col Disestaòlishmenl bill del Gladstone — ; il 6° equipara i sudditi britannici e irlandesi in materia di commercio, navigazione e trattati con potenze straniere ; il 7° regola il debito dei due paesi e il rispettivo contributo alle spese del Regno Unito; 1 ’8° pone il sistema giudiziario irlan­ dese sotto la protezione e il controllo del Parlamento comune. Oltre a ciò il Patto di Unione richiama un atto del Parlamento irlandese, che regola la convo­ cazione e l’elezione dei pari e dei deputati, concede l’uso dei gran sigillo d’Irlanda, e la conservazione del Consiglio privato irlandese.

restia del 1846 *) e com inciavasi appunto a goder qualche sollievo (nel 1853 estendevasi all’ Irlanda

Yiucome fax quando appunto le esigenze del bilan­

cio ne avevano portata l’aliquota al 6 ,7 5 circa p er c e n to ; nel 1 8 5 3 -5 4 il dazio sugli spiriti da 2 3U v e­ niva aum entato a 4 scellini p er gallone, e nel 1860 a 10 scellini).

A queste osservazioni di fatto si risposo che un trattam ento speciale fu già concesso aH’Irlanda, esen­ tandola da im poste che si pagano nella G ran B ret­ tagna. Ma è da notare com e tali im poste dieno quivi un gettito di L. st. 4 ,1 8 8 ,3 0 0 , e si ritiene che questa somm a sarebbe aum entata forse pel va­ lore di un decim o se vi contribuisse anche 1’ Ir­ landa. Si obietta pure che dei prestiti fatti per F lrlanda ne furono cancellati, ridotti o resi gratuiti per */5 (equivalente a L. st. 10 m ilioni) m entre di quelli concessi alla G ran B rettagna solo 1/so ebbero un trattam ento sim ile ; ma in realtà di tali 10 m i­ lioni di L. st., 9 m ilioni alm eno non costituiscono veri prestiti pe,' scopi locali, paragonabili a quelli della G ran Brettagna, e si contrassero invece per sopperire a pubbliche strettezze, a spese in g ran parte im produttive, e di questi, 4 m ilioni furono dedicati a sollievo del povero duran te la grande carestia.

Si disse inoltre che siccom e dei 7,5 m ilioni di L. st. annualm ente forniti dall’Irlanda, ben 5,6 mi­ lioni sono spesi per essa, rim anendo un contributo alle spese com uni del Regno Unito di m eno di L ire st. 2 milioni ; m entre la G ran Brettagna su L. si. 80 milioni che paga, ne contribuisce 5 8 ,4 milioni, così l’Irlanda dà un contributo equivalente a 1/3o di quello britannico. Ossia (dovendo secondo la sua capacità relativa concorrere per 1/w) inferiore di L. st. 920

m ila a quanto sarebbe da esigere — e si ha quindi u na com pensazione tra la m aggiore tassazione e la m aggiore spesa. Ma senza dire che restereb b e sem pre da giustificare una differenza di circa L . si. 1,5 m i­ lioni, si può rispondere che il Patto di U nione non fa distinzione fra spese locali b ritanniche e irlandesi, ma stabilisce il concorso dell’Irlanda alle spese g e ­ n erali, e quindi anche a quelle relative al governo civile, secondo le proprie risorse, senza tener conto della parte del Regno Unito per cui venissero fatte ; e che se il m antenim ento dell’ordine, il far rispet­ tare le leggi, e l’ esazione delle entrate im periali, perchè esigono una spesa m aggiore in Irlanda che altrove, devono im putarsi com e spese locali, sarebbe ragionevole ne fosse dato ad essa m edesim a il con­ trollo, vale a d ire si riconoscessero le aspirazioni p er l'Home mie *).

È da notare che il suddetto eccesso di spesa è per gran parte assorbito dal servizio per la sicurezza pubblica: le truppe residenti in Irlanda, per es., sono, per rapporto alla popolazione, in num ero doppio che

*) Un’ idea dell’importanza di questo avvenimento si può avere confrontando le cifre assolute dei due censimenti del 7 giugno 1841 e 31 marzo 1851 : la popolazione irlandese che nel primo, come dicemmo già, risultava di 8,175,000 individui, discendeva nel

secondo, a 6,552,300.

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nella G ran Brettagna, esigendosi cosi una m aggiore uscita annuale di L. st. 1,800,000; e il Corpo dei con- stabili, se fosse organizzato come in Inghilterra n in Scozia, costerebbe un mezzo m ilione di L. st. m entre ora vi si spende tre volte tanto. Questo stato di cose non dipende dall’ essere la crim inalità m aggiore in Irlanda che altrove, poiché in realtà i delitti contro la vita e la proprietà son ivi meno frequenti che in In g h ilterra, e più num erosi soltanto i crim ini m inori, dovuti principalm ente all’indole degli abitanti e al- l’aleoolism o * *). Ma si attrib u isc e al fatto che I’ I r ­ landa è governata contro la propria volontà, con criteri inform ati esclusivam ente o quasi, agl'interessi britan n ici, e con quelli irlandesi, quindi, in conflitto, tanto che dall’ U nione in poi si ebbero due rivolu­ zioni, e ciò che più m onta, uno stato continuo di g u erra tra la gran massa del popolo da un lato, il governo e i landlords dall’altro 2). D altra parte d o ­ lorosi ritorni nei delitti agrari giustificano p u r troppo le m isure co e rcitiv e: senza cercare m olto indietro esem pi di cu i si troverebbe grande abbondanza, ba­ sterà rico rd are com e nel 18 8 6 e prim o trim estre 1 8 8 7 si com m ettessero in Irlanda 131 0 reati gravi fra cui 11 om icidi, 25 colpi d’arm a da fuoco con­ tro persone e 125 contro le case, e dei colpevoli soli 3 (uno p er ciascuna di queste ultim e categorie) fossero potuti processare e condannare. Il terrorism o prodotto dalle gesta dei Feniani era tale che ben 9 0 0 persone si trovavano nel 1877 sotto la pro te­ zione della polizia. — Ma non è m en vero che il sistem a coercitivo si m ostrò finora inefficace tanto solo, com e ad es. prim a del 1829, quanto accom pagnato con mezze m isu re, concesse secondo le pressioni del m om ento, com e avvenne dopo tale d a ta ; e che la questione irlandese non potrà mai dirsi veram ente risoluta se non si giungerà a ren d e r possibile di gov ern are l’Irlan d a col diritto com une senza ric o r­ re re a leggi eccezionali.

( Continua) G. S.

Rivista Bibliografica

A c h i l l e Loria. — La proprietà fondiaria e la que­

stione sociale. — Padova, Fratelli Drucker, 1897,

pag. 321 (lire 3).

Il prof. L oria ha riunito in questo volum e di

Studi alcuni suoi scritti già pubblicati e ora e s a u ­

riti, ai quali ne ha aggiunto uno nuovo. Q uelli che già conoscevam o sono tre, ossia le due prolusioni ìlei 1881 e del 1 8 9 1 : La legge di popolazione e il

sistema sociale, La terra e il sistema sociale e P a

r-*) Il consumo degli alcools é andato fortemente cre­ scendo negli ultimi anni e si ritiene che tale aumento equivalga all’ aumentare dello sgravio dei fitti con­ cesso dalla Land Commission.

*) Dal 1800 al 1832 per es., vi furono^ in Irlanda soli undici anni senza leggi eccezionali ; dal 1832 al 1885 appena due.

ticolo su Carlo Darwin e l'economia politica, inse­ rito dapprim a nella Rivista d filosofia scientifica e pubblicato poi nel volum e dedicato a D arw in ; il nuovo studio tratta della nazionalizzazione della

terra. Si hanno così due saggi tecnici e due critici,

quelli dedicati a sostenere ciò che il Loria crede essere il vero, questi rivolti a com battere alcune opinioni apparentem ente affini alle su e proprie, ma in realtà sostanzialm ente diverse ed opposte.

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23 maggio 1897

V

E C O N O M I S T A 329

Dr. Lujo Brentano. — Agrarpolitik. Ein Lehrbuch: 1

Theil. Theoretische Einleitung in die Agrarpolitik.

— S tu ttg a rt, C o tta, 1897, pag. 145.

Il dotto professore dell’ U niversità di Monaco ha svolto in questo suo libro le basi teoretiche della econom ia agricola com e introduzione allo studio della polica agraria. Infatti egli tratta partitam ente del suolo e delle sue proprietà, del sistem a dei tre e più cam pi, delle m igliorie, del prodotto del suolo, della proprietà e la rendita fondiaria, del prezzo del terren o , e del program m a agrario in relazione a quello. A quest’ultim o proposito l’A utore si occupa delle idee dei liberali, di quelle del R odbertus, dei protezionisti agrari, dei bim etallisti e di altri temi attinenti appunto alla politica agraria.

La precisione e la chiarezza della trattazione si notano in ogni pagina ; essa riesce particolarm ente interessante nella parte relativa al tentativi e alle proposte dirette a sostenere il prezzo della te rra.

L’A utore prom ette di far seguire a questa prim a parte una seconda sulla costituzione e lo stato della economia tedesca nel secolo X V III e una terza in ­ torno alla legislazione agraria del secolo X IX e ai suoi effetti.

C. Léger. — La liberti integrale. Esquisse d’une

théorie républicaine des lois. — P a ris, A lca n , 1897, pag . 95.

In quest’ opuscolo l’A utore dopo aver dim ostrato la necessità che le leggi regolino la società si fa a stabilire secondo quali principi dovrebbero essere ispirate le leggi nella repubblica.

Il Léger si è proposto specialm ente di ren d ere intelligibile por tutti e di precisare l’idea di libertà e alcune delle sue più im portanti applicazioni alla legislazione. Suo scopo è stato di m ostrare che se molti spiriti generosi non credono più che basti il rispetto della libertà e si volgono verso l’eguaglianza ciò avviene perchè le teorie più refrattarie al p r o ­ gresso e più contrarie alla vera libertà si sono adornate del nom e di liberalism o. Egli ha dunque cercato di determ in are i d iritti essenziali, che d e ­ vono essere rispettati in un cittadino, perchè sia veram ente libero e si è sforzato anche di precisare il lim ite che la legge deve im porre all’attività um ana perchè la licènza non regni sotto il nom e di libertà.

Avv. Carlo Betocchi. — Il contratto di lavoro nel­

l’economia e nel diritto. — N apoli, N. Jo v e n e e C., 1897, pag. 650 (lire 10).

T ra i temi del Congresso giuridico indetto a N a­ poli pel m aggio 1807 (rim andato poi all’ultim a ora, sem bra, all’autunno di quest’anno) — inform a l’A u ­ tore — era la « costruzione giuridica del contratto *di lavoro » ; questo im pulso e quella data p resta­

bilita dettero origine al presente volum e, di cui sono propri i difetti di tu 'te le cose da doversi com piere a scadenza determ inata.

L ’egregio A utore, già noto fra gli studiosi di eco­ nom ia per una pregevole m onografìa sulle Coali­ zioni industriali (N apoli, 1891), con m odestia, di cui gli va resa lode, riconosce per prim o che il suo dif­ fuso studio sul contratto di lavoro non è scevro di difetti. Ma vuole giustizia che noi diciam o com e il

suo libro paragonato a quelli sul m edesim o tem a usciti negli ultim i due anni all’ estero sia superiore p er estensione e profondità di indagini, per I’ esame m inuto e completo di m olte questioni econom iche e sociali che hanno relazioni intim e col contratto di lavoro, per il copioso e istruttivo m ateriale che offre a coloro che vogliono studiare tutto o parte del­ l’interessantissim o tema di diritto econom ico. L ’A u­ tore ha fatto largo uso del miglioro m ateriale scienti­ fico che la letteratura econom ica e g iuridica, italiana e stran iera, gli offriva e ha potuto così com porre u n ’ opera che fa quasi le veci di una piccola b i­ blioteca sulla questione presa a trattare.

Noi non possiamo qui ren d er conto di un libro che in 6 5 0 pagine tratta tutti i punti del vastissim o tem a con molta larghezza ; ci lim iterem o quindi a dire che l’avv. Batocchi ha voluto principalm ente esporre lo stato presente delle m olteplici questioni e questo ha fatto coscienziosam ente e in m odo chiaro e istruttivo. A lcune riserve dobbiam o certo fare su vari punti, ma del resto il libro non va giudicato p er le sue tendenze bensì p er lo svolgim ento chiaro e ordinato della m ateria.

Alcuni errori di stam pa l’A utore avrebbe certo potuto correggere, se la ristrettezza del tem po non glielo avesse im pedito. P er conto nostro dobbiam o rilevarne uno, ed è quello relativo a questo stesso giornale, che viene citato m olte volte, e sem pre por svista, quale « Econom ista d’Italia. »

Non ci m ancherà occasione, del resto, di far cenno più volte di questo libro trattando delle questioni del lavoro che diu tu rn am en te si dibattono ; intanto lo segnaliam o ai lettori com e la più com pleta ed estesa m onografia sinora pubblicata in Italia sul con­ tratto di lavoro.

Louis Ullmo. —■ Le problème social. — Paris, Al­ can, 1897.

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Rivista Economica

E ffe tti della tariffa americana — / / « Safe Depositi

di LondraQuanto costa l’ amministrazione di LondraCasse postali di risparmio in Italia

Riduzione ferroviarie per g l i agrumi - Per i bi­ g lie tti ad itinerario combinabile.

Effetti della tariffa americana. — Dal m om ento

ìd cui il nuovo P residente, M ac-K inley, si è inse­

diato alla Casa B ianca, le im portazioni di m erci negli S tati Uniti sono, in vista della nuova tariffa, per lo meno raddoppiate, ciò che desta serie a p ­ prensioni. Ecco le cifre delle im portazioni per ogni settim ana in valore di dollari.

Merci 6 al 13 marzo. . . 9,411,463 13 al 20 marzo. . . 10,654,886 20 al 27 marzo. . . 8,250,062 27 marzo all’aprile . 12,077,388 3 al 10 aprile . . . 12,774,523 10 al 17 aprile . . . 12,275,865 17 al 24 aprile . . . 14,055,266 24 aprile al 1° maggio 14,086,180 1° all’8 maggio . . 14,382,019 M aterie prim e 2,578,960 2,337,601 2,271,340 2,667,347 3,875,184 3,679,306 3,442,368 3,672,150 5,380,371

Sono 4 1 1 ,9 6 7 ,6 4 8 dollari — ossia 5 6 0 milioni di frauchi di prodotti im portati. La nuova tariffa ha fatto riem p ire tutti i magazzini, sicché il com m ercio appena sancita la tariffa, risentirà un terribile c o n ­ traccolpo; sono 5 6 0 milioni d’oro che gli S tati Uniti devono inviare in Europa e siccom e le richieste di gran i am ericani sono in continua dim inuzione, non è im probabile una nuova crisi.

11 T esoro ha com unicato al Senato che sta esa­ m inando la tariffa com e le fabbriche di tessuti ab ­ biano introdotto negli Stali Uniti tanta m ateria prim a da bastare al consum o di due anni e tanto zucchero p er il consum o di sei m esi. In diverse proporzioni è lo stesso per altre m erci. E da qui a luglio c’è tem po ad im portare molta roba ancora.

Il « Safe Deposit » d i Londra. — A Londra si sta per costruire un nuovo « Safe Deposit » sul mo dello di quello che funziona già in G hancery Lane e che è, nel genere, lo stabilim ento più sfarzoso e più fortem ente difeso contro i pericoli di furto e d’incendio.

Esso consiste in una specie di cantina, alla quale si accede con una scala di m arm o bianco fra due m uri ornati d’ iscrizioni in oro esaltanti gli utili della previdenza. Al basso di questa scala, una vasta anticam era con enorm e porta di m etallo introduce alle gallerie ove giacciono i milioni londinesi. Q ueste gallerie contengono 5 0 0 0 casse forti allineate sulle due pareti cui sono infisse e g u arn ite di doppia chiave, delle quali una è conservata d all’abbonato, l’altra dal guardiano.

L a porta di accesso che chiude ogni galleria pesa 1 2 0 0 chilogram m i, un m ovim ento d'orologio com ­ plicatissim o ne regola in tal modo il m eccanism o che bisognerebbe im piegare la dinam ite per aprire questa porta in un ’ora che non sia quella stabilita dal regolam ento.

U na seconda sala conduce a cento « celle coraz­ zate » im m ense casse forti nelle quali l’abbonato può p en etrare, sedersi ad un piccolo tavolo m etallico,

staccare i suoi tagliandi, scrivere, ecc. Molti inglesi prim a di passare per le Indie o per l’A ustralia, de­ positano in una di queste celle la loro intera for­ tu n a ; poi s’ im barcano senza tim o ri; essi sanno che si trova al sicuro, troppo profondam ente sotterrata perchè il fuoco possa intaccarla e troppo ben custo­ dita dalle porte d ’acciaio e dalle sentinelle arm ate perchè i ladri possano stendere fino ad essa la m ano.

Quanto costa l ’amministrazione di Londra. —

L ord W elby diede lettura nell’ultim a seduta del­ l’Assemblea della C ontea, del bilancio di L ondra per l’esercizio 4 8 9 7 -9 8 .

Le spese pel 4 8 9 6 -9 7 erano calcolate 2 ,4 3 2 ,9 3 2 lire sterline. Esse vengono ora elevate a 2,348 ,2 2 3 lire sterline, con un salilo di 84,707 lire sterline. P er l’anno venturo (1 8 9 7 -9 8 ) le spese sono valutate in 2 ,4 5 2 ,4 8 9 lire sterline. U n’ im posta d’ un penny, prelevata per tutta la contea, produsse lo scorso anno 4 4 9 ,3 0 6 lire, e si spera che q u est'anno p ro ­ d u rrà 450,414 lire sterline.

Ecco alcune cifre del bilancio p er il 4 8 9 8 - 9 9 : il capitolo delle spese pel m antenim ento dei poveri nelle Case di lavoro prevede una spesa totale di 3 2 6 ,8 0 9 lire sterline. La spesa pei pom pieri si p re ­ vede in 3 2 ,6 0 0 lire sterline e quelle del m ateriale in 2 8 ,8 5 0 lire.

La m anutenzione dei parchi e delle passeggiate pubbliche apporteranno una spesa di 1 0 7 ,5 9 0 lire sterline, com prese 7 8 0 0 pei concerti che vi saranno dati. In più la sorveglianza dei teatri e caffè-concerti figura nel bilancio per 142 0 lire sterline.

Casse postali di risparmio in Italia.

Situazione al 31 gennaio 1891.

Libretti rimasti in corso in fine 1896- N. 2,997,562 Libretti emessi nel gennaio . . . . » 42,330 N. 3,039,892 Libretti estinti nel gennaio . . . . » 31,127 Erano accesi al 31 gennaio libretti . N. 3,008,765 Depositi in fine 1896 ...L. 478,617^7ìkT9 Depositi nel g e n n a io ... 41,189,722. 98

L. 519,887,302.17 Rimborsi del gen n aio ... » 23,389,192.86 Rimanenza dei depositi al 31 genn. L. 466,448,109. 31 ossia 18 milioni in più del fino dicembre.

Riduzioni ferroviarie per gli agrumi. — Dal 1° giugno prossim o i prezzi della tariffa lucale, N. 5 0 2 piccola velocità accelerata, saranno ridotti del 20 per cento, in via di esperim ento p er un anno. I prezzi delle tariffe internazionali, lim itatam ente al percorso delle reti M editerranea ed A driatica, sa­ ranno ridotti del 30 per cento, esclusa la S erie B della tariffa speciale, N. 55 piccola velocità acce­ lerata.

Però alle spedizioni di agrum i d irette all’estero saranno p u re applicati, per il percorso italiano, i prezzi della tariffa 5 0 2 ribassati del 2 0 per cento, nei casi in cui risultassero inferiori a quelli ‘delle tariffe internazionali ridotti del 3 0 p er cento.

(11)

23 maggio 1897 L’ E C O N O M I S T A

riffa ridotta consistenti, c o m 'è noto, in una serie di biglietti valevoli per diverse tratte di viaggio fo r­ m anti un itinerario non interrotto e lasciato alla libera scelta del viaggiatore sotto determ inate con­ dizioni.

In detta conferenza fu convenuto ■ in m assim a di attu are i biglietti in parola su entram b e le reti, e tanto in servizio interno che cum ulativo, sulle basi seguenti:

Riduzioni di tariffe variabili secondo che si tratti di linee servite da treni diretti, o solam ente da treni A'\v&n\-omnibus, oppure di linee tronche di d i­ ram azione ;

M aggior riduzione di lutti i viaggi di percorso superiore a 20 0 0 kil. ;

Ribasso del 50 p er cento sul prezzo ridotto degli adulti per il viaggio dei ragazzi ; percorso m inim o 4 0 0 k il.;

P e r i percorsi fino a 3 0 0 kil. si dovrà fare un viaggio circolare;

P er quelli da 8 0 0 kil. in avanti è lasciata ogni libertà d ’itinerario e potranno quindi tali biglietti essere usati anche p er viaggi di andata e rito rn o ;

D urata variabile da l o a 45 giorni secondo la estesa del percorso con facoltà di prorogarla per un periodo eguale verso pagam ento di un su p p le­ m ento.

Alla preparazione e distribuzione dei biglietti sa­ ranno autorizzate le sole più im portanti stazioni, circa 20.

Le dom ande dei biglietti potranno essere fatte a q u alunque stazione ed anche a mezzo postale.

CONCORDATO COLL’ IMMOBILIARE Il

Il 14 corrente davanti la seconda sezione del T ri­ bunale di Rom a si riunirono i creditori dell’ Im m o­ biliare. L e parti d ’accordo conclusero perchè sia o r­ dinato il deposito dei docum enti rispettivam ente pro­ dotti in giudizio e sia fissato un term ine perchè gli interessati possano p renderne cognizione. I posses­ sori di obbligazioni chiesero intanto di essere prov­ visoriam ente am m essi al passivo, e il cu rato re Tit- toni dichiarò di non opporsi a tale dom anda.

La sentenza v errà pubblicata nei prim i giorni della ventura settim a, e dopo la pubblicazione il curatore chiederà l’ autorizzazione di fissare l’ adunanza dei creditori per presentare una proposta di concordato concreta. L’adunanza si terrà nei prim i del prossim o giugno; e siccom e già le adesioni dei creditori su ­ perano i 48 m ilioni, si ritiene sicura la stipulazione del concordo m edesim o del quale noi pubblichiam o appresso il testo preciso.

1° Cessione del patrim onio alla m assa dei cre d i­ tori che lo liquiderà nel com une interesse m ediante uno, o più liquidatori sotto la sorveglianza di una Com m issione com posta di tre m em bri, tutti nom inati dall’assem blea dei cred ito ri ¡stessi, con le più a m ­ pie facoltà, com presa quella di esercitare e transi­ gere q u alunque azione di responsabilità contro gli am m inistratori ed i sindaci, sia singolarm ente che collettivam ente, nonché di continuare o transigere le eause contro quei creditori che si pretendono p ri- viliegiati, esercitando contro di essi, anche le azioni di cui agli articoli 707, 7 0 8 , 709 Codice di com ­ m ercio.

381 2° Il prodotto dellé azioni di responsabilità contro gli am m inistratori ed i sindaci sarà distribuito per m età tra la massa dei creditori e gli azionisti, sem- prechè l’ assemblea riconosca questo concordato e nom ini il suo liquidatore e rappresentante per ri­ cevere i conti, fare il riparto del 5 0 per cento del ricavo dell’azione di responsabilità di cui sopra.

5 ° Q uando gli azionisti non si p restino alla no ­ m ina del liquidatore e rappresentante, la nom ina stessa sarà provocata dal T ribunale a norm a d e l­ l’articolo 2 1 0 del Codice di com m ercio.

4° L ’accettazione del presente concordato posta l’approvazione delle speciali convenzioni per transi­ gere e liquidare i rapporti con la Banca d’ Italia, con il Credito M obiliare e con la Società dei Beni imm obili, convenzioni che saranno stipulate dai li­ quidatori nom inati come al n. 1 dopo l’omologazione del concordato, e sulle basi seguenti :

P er la Banca d’ Italia :

Esecuzione del com prom esso 31 agosto 1895 r e ­ gistrato il 30 agosto 1896, e ratifica del contratto Capo fatta successivam ente, con le m odifiche seguenti.

1 ° La Banca d ’ Italia non pagherà le residue L . 1,000 ,0 0 0 contanti;

2° La Banca d’ Italia restituirà ai liquidatori della fallita Im m obiliare n. 8 0 0 0 azioni dell’ Istituto Ita­ liano di credito F ondiario ;

3° Dalle attività date in paga saranno stralciate le due Case Peggion ;

4° Il diritto al prem io inerente alla edificazione del Rione A medeo in Napoli verrà rilasciato a fa­ vore della massa dei creditori, e la Banca d’ Italia dovrà prestarsi a ren d ere esigibile il prem io stesso ; 5° I crediti restano ceduti senza ulteriori spese della fallita, ma con le garanzie di diritto, e coll’o­ n e re alla massa da estinguere le eventuali note di collocazione a favore dei terzi.

6 “ Le spese della stipulazione dell’atto definitivo, com presa la registrazione del com prom esso e del­ l’altro atto successivo sovra indicato, saranno per un quarto solam ente a carico della massa.

P er il Credito M obiliare in luiuidazione ; 1° Pagam ento del suo credito (capitale ed inte­ ressi) da conteggiarsi conte infra, in contanti, alla ragione di un terzo del suo am m ontare, entro q u in ­ dici giorni da quello in cui la omologazione del concordato sarà resa definitiva.

In conto di tale somm a saranno cedute al C re ­ dito M obiliare le n. 1 4 ,6 3 2 azioni R isanam ento, che ora tiene a pegno al prezzo di lire 25 cadauna.

2° La Società dei beni imm obili rin u n cierà alla garanzia p er il Risanam ento.

3 ° Gli interessi saranno conteggiati sino alla do­ m anda giudiziale alla ragione del 3 per cento ; da quel giorno sino alla dichiarazione di fallim ento al tasso com m erciale del 6 per cento.

4° Ciò m ediante resteranno transatte tutte le cause nei riguardi con il M obiliare e la Società dei beni im m obili.

CRONACA BELLE CAMERE DI COIERCIO

Camera di Commercio di Pesaro. — N ell’ u l­ tim a sua adunanza deliberava quanto se g u e:

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