• Non ci sono risultati.

IV Convegno Nazionale di Medicina Legale Previdenziale

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "IV Convegno Nazionale di Medicina Legale Previdenziale"

Copied!
635
0
0

Testo completo

(1)

IV Convegno Nazionale

di Medicina Legale Previdenziale

Centro Congressi Forte Village S. Margherita di Pula (Cagliari)

23-25 ottobre 2002

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Con il Patrocinio

della Presidenza della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale

(2)

Prof. Anaclerio M.

Presidente della Commissione Medica Superiore per l’invalidità civile e le pensioni di guerra di Roma

Il gradito invito del Prof. Cimaglia, che ringrazio, a prendere parte alla Tavola Rotonda che dà inizio ai lavori del IV Convegno Nazionale di Medicina Legale e Previdenziale mi dà l’occasione di fare un cenno ad alcuni temi che saranno affrontati in queste tre giornate nella piacevolissima oasi naturale di Santa Margherita di Pula in cui siamo ospitati.

Saluto, oltre le autorità presenti, i moltissimi colleghi degli Istituti Previdenziali, ospedalieri, universitari e militari, a taluni dei quali mi legano vincoli di antica amicizia.

Un anno trascorso alla Presidenza della Commissione Medica Superiore e di Invalidità Civile mi consente di esprimere alcune considerazioni unitamente ad alcune convinzioni, maturate coordinando le 20 sottocommissioni medico-legali in cui si articola la Commissione che, come ribadito dalla legge 295 del 1990, rappresenta l’organo di appello nei confronti dei giudizi emessi nel settore invalidità civile dalle innumerevoli commissioni mediche delle ASL nonché dalle commissioni mediche periferiche di verifica del Ministero dell’Economia e Finanza, qualora modifichino il giudizio espresso dalle commissioni anzidette.

Quante domande di riconoscimento di invalidità civile pervengono alle ASL su tutto il territorio nazionale in un anno? Quante sono le commissioni a tal fine operanti presso le ASL in tutta Italia?

Quante domande vengono accolte? Quante vengono respinte? Quante di quelle accolte dalle ASL vengono respinte dalle 96 Commissioni Mediche periferiche di Verifica del Ministero dell’Economia e Finanze operanti su tutto il territorio nazionale?

Nell’impossibilità, pur nell’epoca di informatizzazione avanzata di rispondere con dati numerici verificati, alle domande dianzi poste, per il perdurante scoordinamento, che, sia all’interno delle diversificate realtà regionali nonché tra le istituzioni dello Stato, impedisce a tutt’oggi la raccolta di dati numerici attendibili, farò riferimento, a titolo esemplificativo, alla situazione rilevabile nell’anno 2001 nella sola provincia di Roma.

In tale provincia operano 62 Commissioni medico-legali presso le varie ASL, i cui verbali vengono sottoposti, al vaglio della Commissione Medica di Verifica competente per territorio entro 60 giorni dalla ricezione.

Delle 47.500 verbali pervenuti nel corso dell’anno 2001 alle Commissioni di Verifica di Roma e Provincia, ne sono state sospese per richieste di integrazioni 3.200, sospese per visita diretta circa 1.600 e convalidate le restanti.

Per quanto riguarda i volumi di lavoro che impegnano la Commissione Medica Superiore, gli uffici competenti mi comunicano una media di circa centomila ricorsi annui.

Tale numero rilevante supera di gran lunga le possibilità di smaltimento in tempi ragionevoli delle pratiche di ricorso cui gli organici di medici – ben al di sotto di quanto previsto dalle disposizioni di legge - devono far fronte.

Ciò determina il superamento del limite amministrativo di 180 giorni previsto dal Legislatore prima di consentire l’accesso al Tribunale del Lavoro, con conseguente incremento del contenzioso giudiziario e delle spese cospicue ad esso connesse.

L’osservatorio centrale e privilegiato rappresentato dalla Commissione Medica Superiore consente altresì di rilevare difformità marcate tra le commissioni medico- legali delle ASL sia in merito alla formulazione dei giudizi che per quanto riguarda

(3)

l’accuratezza degli accertamenti effettuati nonché la completezza dei verbali che, quando carenti per esempio nell’obiettività riscontrata, o peggio ancora illeggibili, costringono a sospendere l’esame del ricorso per la richiesta di integrazioni o chiarimenti con ulteriori perdite di tempo.

Ed ora una proposta che a taluno dei presenti potrà far storcere il naso ma che, sia a me che all’amico collega Cimaglia, in colloqui informali, è apparsa come una soluzione possibile per abbattere, almeno per taluni selezionati casi, i tempi troppo lunghi di procedimenti giudiziari: attivare, con idoneo supporto legislativo, una sorta di consulenza-arbitrato da effettuare, ove possibile, negli stessi locali di Tribunali, con un CTU che alla presenza dei CT di parte, sottoponga a visita l’istante e, sulla base della documentazione acquisita agli atti, risponda ai quesiti posti dal Magistrato utilizzando un adeguato verbale prestampato.

Ritengo che, in una percentuale non trascurabile dei casi, ciò consentirebbe una netta contrazione dei tempi oltre ad un abbattimento dei rilevanti costi diretti ed indiretti che gravano nello specifico settore sul capitolo spesa di giustizia.

Un cenno infine all’informatizzazione.

E’ da ritenere oggi attuabile un sistema che, predisponendo tutte le possibili tutele di salvaguardia e riservatezza degli atti sia sanitari che giudiziari, consenta di realizzare un archivio dati elettronico in modo tale da sostituire la mole di cartaceo che sommerge gli uffici giudiziari.

In tal modo sarà possibile acquisire speditamente tutti i dati utili a ricostruire un percorso anamnestico lavorativo nonché acquisire i precedenti clinici e medico-legali del soggetto da sottoporre a nuova valutazione.

Un esempio pregevole a questo riguardo è stato già realizzato presso la sede centrale dell’INAIL dove, in qualsiasi momento, è agevole accedere, con un semplice PC, fornito ovviamente di una chiave d’accesso, ai dati relativi ad un singolo lavoratore, ed acquisire in tempo reale con la possibilità di valutarli congiuntamente in teleconsulto centro-periferia, i risultati relativi ad indagini strumentali come radiogrammi, elettrocardiogrammi, ecocardiogrammi effettuati in sedi remote.

Sono fermamente convinto che questa sia la strada da percorrere.

Sono solo spunti di riflessione che in questa tavola rotonda ho voluto lanciare a questo vasto e qualificato oratorio perché, nel prosieguo dei lavori, possano essere oggetto di opportuno approfondimento e di critica costruttiva, nell’intendimento, credo comune a tutti, di migliorare la qualità del lavoro che, quotidianamente, come medici legali, siamo chiamati a svolgere ed in definitiva rendere un servizio utile sia in termini di tempi che di costi all’intera collettività.

(4)

“RIABILITAZIONE RESPIRATORIA NEI SOGGETTI TECNOPATICI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIE CRONICHE OSTRUTTIVE CRONICHE CONTRATTE SUL LAVORO”

Francesco Troìa

Dirigente Medico di 2° livello CML di Matera

Riassunto:

la FKT nelle BPCO propone non solo di favorire il deflusso delle secrezioni,ma soprattutto di intervenire direttamente sul modo di respirare,modificandolo in relazione al tipo ed al grado dei danno funzionale. Dopo un primo approccio ad imparare a risolvere le contrazioni abnormi di alcuni gruppi muscolari si inizia la fase rieducativi respiratoria vera e propria che si propone di raggiungere la riduzione della frequenza respiratoria, eliminazione di asinergismi e in coordinazioni dei mm. Respiratori, respirazione a labbra socchiuse, aumento delle escursioni diaframmatiche, regolazione del ritmo respiratorio.

Data la maggior frequenza delle BPCO il trattamento fisioterapico si propone come obiettivo di raggiungere un vero e proprio controllo della respirazione e di rieducare cioè il paziente a respirare in un modo diverso e più redditizio ed economico. Inoltre il nuovo modo di respirare appreso deve diventare il modo di respirare del paziente più che un esercizio respiratorio, ricreando così un automatismo respiratorio più efficiente.

La rieducazione respiratoria può essere scomposta, più che altro a scopo espositivo, in diverse componenti:

1. respirazione a bassa frequenza

2. eliminazione di asinergismi e in coordinazioni dei muscoli respiratori 3. respirazione cosiddetta “a labbra embricate” o “increspate”

4. respirazione diaframmatica 5. regolazione del ritmo respiratorio.

Questi interventi fisioterapici vanno sempre preceduti da due fondamentali momenti propedeutici: la presa di coscienza respiratoria e il rilassamento che costituiscono le basi indispensabili su cui fondare il trattamento successivo.

La presa di coscienza respiratoria che consiste nel portare il paziente a rendersi conto di che cosa che non nel suo modo di respirare, del perché quindi dei suoi problemi respiratori e di che cosa è necessario fare per ovviare a questi inconvenienti, in modo che egli accetti coscientemente e con un buon spirito di collaborazione di sottoporsi poi ad un trattamento lungo, impegnativo e non sempre gradevole. Data la diversità dei pazienti e la etereogeneità dei quadri patologici l’acquisizione di una buona presa di coscienza respiratoria presuppone molta chiarezza, molta pazienza da parte del fisioterapista. Con il rilassamento si cerca di risolvere

Quelle abnormi contratture muscolari che costituiscono una evidente caratteristica patologica delle BOC e che impedirebbero qualsiasi successivo intervento volto a modificare il pattern respiratorio. Inoltre il rilassamento è già di per sé stesso utile, in quanto i muscoli contratti consumano ossigeno senza dare in cambio alcun rendimento ventilatorio. Non solo ma la contrattura muscolare fa anche parte di quel circolo vizioso tra ansia e malattia, che il rilassamento in qualche misura riesce ad interrompere, con effetto positivi a volte sorprendenti.

(5)

Il tecnopatico BPCO tende a respirare nel volume di riserva inspiratoria(VRI) e con una Frequenza Respiratoria (FR) sempre molta elevata La respirazione agli alti volumi polmonari è la naturale conseguenza dell’atteggiamento inspiratorio del torace e di per sé costituisce un meccanismo di complesso abbastanza efficiente. Respirare ad alti volumi polmonari consente infatti al paziente di mantenere pervio un maggiore numerosi vie respiratorie, in quanto agli alti volumi polmonari la pressione pleurica si mantiene negativa, inferiore quindi alla pressione intra bronchiale. Sebbene i risultati di una respirazione a bassa frequenza siano sul piano soggettivo veramente favorevoli, non è facile in pratica, convincere il paziente a rinunciare a quello che, a lui pare l’unico mezzo a sua disposizione per vincere l’insufficienza respiratoria. In compenso però, quando il paziente si rende conto dei benefici effetti di una respirazione lenta e profonda, diventa per questo assai meglio disposto verso la FKT.

Altro punto da considerare è la respirazione diaframmatici che può essere ottenuta in diversi modi. L’obiettivo della fisioterapia è dunque quello di ricostruire l’atto respiratorio secondo un modello quanto più possibile vicino a quello fisiologico, aiutando il paziente ad avvicinarsi gradualmente al ritmo respiratorio ottimale compatibile con il tipo e il grado del suo handicap funzionale. Anche qui, come per la respirazione diaframmatici, i risultati possono essere migliorati e consolidati con l’aiuto di apparecchi di bio feed back respiratorio.

La FKT respiratoria riesce a raggiungere nella maggior parte dei casi questi obiettivi come hanno dimostrato orami oltre vent’anni di esperienza e di controlli funzionali dei risultati. Affinchè la FKT possa risultare efficace essa deve rappresentare un momento di intervento collaterale alla terapia farmacologia e non, come purtroppo ancora oggi talvolta accade, una alternativa ad essa. Propria questa errata impostazione metodologica derivano molti insuccessi, che avrebbero potuto essere evitati integrando la FKT in una visione terapeutica globale. Avendo ben presenti i risultati che si vogliano raggiungere, unitamente alle possibilità ed ai limiti della FKT respiratoria, possiamo oggi dire che questa metodica terapeutica ha un ruolo di primo piano nel trattamento delle BPCO migliorando notevolmente la qualità di vita di questi pazienti.

Migliora anche il loro atteggiamento psicologico verso la malattia, in quanto si sentono padroni di un mezzo che li rende protagonisti attivi nella lotta contro un aggravarsi della dispnea che appariva ineluttabile e che li rendeva sempre più farmaco e ospedale dipendenti. E’ evidente quindi che l’adozione di criteri fisioterapici può determinare il recupero della capacità lavorativa e quindi del danno respiratorio.

L’introduzione delle strutture per la riabilitazione sono state ideate e rese operative secondo modalità diverse nei vari Paesi ed a seconda delle differenze locali di tradizione di cultura e dei modelli medico sociali esistenti. Tuttavia, se non schemi generali per ogni paese è necessario ritenere determinanti almeno i principi generali dettati dalla OMS. Si discute, anche attraverso il calcolo dei costi benefici, sulla sede della riabilitazione se ospedaliera o tipo day hospital o in sanatori attrezzati allo scopo.

Si ritiene quindi che la riabilitazione esigendo solo o prevalentemente disponibilità di interesse culturale e solidarietà verso il malato, non richieda strutture costose e possa essere svolta in sede comprese nella area cardio respiratoria e possa essere almeno nella seconda e terza fase di tipo ambulatoriale. Infine siamo convinti come scrivevamo dei recente che riabilitare un BCPO significa insegnargli a vivere assieme agli effetti della sua BPCO a correggere l’errata interpretazione dei suoi sintomi ed a prevenirne l’insorgenza ad adottare ed a fargli accettare la terapia a lungo termine a correggere gli indici di rischio ad istruirlo sull’alimentazione più corretta e sulle modalità per ridurre il suo peso se in eccesso a consigliargli una adeguata attività fisica, ad insegnargli a reagire allo stress; ad assisterlo, in una parola, nel momento di inizio della sua seconda vita dopo una fase di stabilizzazione clinica della malattia.

L’analisi è stata condotta secondo la metodica della intenzione a trattare. I pazienti sottoposti a riabilitazione hanno avuto un numero medio di ricoveri in ospedale minore (1,7 vs 2,2)p=0,048) e un numero medio di giorni di degenza ospedaliera minore (10,4 vs 21,0, p=0,022) rispetto a quelli nel gruppo dio controllo. I pazienti nel gruppo

(6)

a domicilio (1,5 vs 2,8 p=0,037) rispetto al gruppo controllo. I pazienti nel gruppo sottoposto a riabilitazione hanno mostrato un miglioramento più consistente nella capacità di deambulazione (p=0,002 ) e nella valutazione dello stato di salute generale e specifico per la malattia (p meno 0,05) rispetto ai pazienti del gruppo di controllo. I 2 gruppi di trattamento non hanno mostrato differenze per quanto riguarda il numero di pazienti ricoverati in ospedali (40 vs 41, p=0,98).

In pazienti affetti da malattie polmonari croniche invalidanti un programma di riabilitazione respiratoria multidisciplinare in regime ambulatoriale ha ridotto l’utilizzo dei servizi sanitari e migliorato la valutazione dello stato di salute generale e specifico per la malattia. I risultati ottenuti hanno rilevato benefici a lungo termine derivanti dalla riabilitazione respiratoria in regime ambulatoriale.

BIBLIOGRAFIA

Rizzi C.,Nocifora C.,Aleo R.,Mazzini A.,Rondella A.,Di Loreto G.,Marinelli E.,”L’insufficienza respiratoria:orientamenti valutativi in ambito medico legale previdenziale”in Atti XXXV Sett. Med. Osped. 401,1990.

(7)

ASPETTI PSICOPATOLOGICI E CRIMINOGENETICI DEL MOBBER NELL’AMBITO DELLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO NEL PUBBLICO IMPIEGO

Dr. Francesco Troìa

Dirigente Medico di 2° livello CML di Matera

Riassunto:

La psicopatologia forense e la criminologia definiscono il disagio lavorativo nell’ambito del pubblico impiego come una situazione di conflittualità fra soggetti diversi inseriti nel contesto di aggressione,di esclusione e di emarginazione di un lavoratore sia esso mobber che mobizzato. Tale condizione individua una vera e propria patologia sociale che si origina da uno strisciante processo distruttivo della persona e che può nascere da comunicazioni o comportamenti ostili che possono essere palesi e occulti. I motivi possono essere i più disparati:noie gelosie,invidie,disorganizzazioni lavorative con carenze di regole e relativo carico di stress che tali portano con sé , oppure condizioni più frequente è l’evoluzione ai massimi gradi della carriera. In questo breve lavoro si individuerà la figura del mobber ovvero del mobizzante nei suoi aspetti psicopatologici e criminogenetici. Saranno evidenziati i processi di vittimizzazione e la loro incidenza nel processo produttivo aziendale oltre al danno economico provocato. Si evidenzieranno alcuni aspetti sulla recente evoluzione del danno alla persona nel rapporto di lavoro in riferimento ad alcune proposte dalla dottrina e qualche considerazione in tema sul riscontro causale fra attività lavorativa e danno biologico.

Questo studio propone una analisi di un particolare fenomeno rilevato in ambito lavorativo che consiste in una forma di molestia non di tipo fisico bensì caratterizzata dalla ripetizione per un lungo periodo,da un parte di una o più persone,di atteggiamenti ostili basati sulla comunicazione che hanno come conseguenza l’isolamento sociale della “vittima” designata. In particolare si è preso in esame una variabile importante nella etiogenesi di tale fenomeno e cioè il clima organizzativo e con i successivi aspetti riguardanti le possibili misure di intervento e di prevenzione da impiegare contro il diffondersi di questo fenomeno nell’ambiente di lavoro. I risultati delle ricerche prese in esame ci dicono che tale fenomeno è altamente distruttivo per la salute del lavoratore in quanto può causare gravi conseguenze come il “disturbo post traumatico da stress”(DSPT) non meno rilevante risulta essere il danno arrecato da questo fenomeno all’economia organizzativa a causa dei ritiri anticipati,dell’ assenteismo e dei cali di produttività del personale coinvolto in processi di mobbing. Una costante emersa da questo lavoro riguarda il fatto che il mobbing non dipende dalle caratteristiche della personalità della vittima o dell’ aggressore bensì è strettamente relazionato alla degenerazione dei conflitti interpersonali che scoppiano in ambienti di lavoro mal organizzati e mal gestiti dal punto di vista delle risorse umane. Nonostante che tale fenomeno sia molto diffuso negli ambienti di lavoro esso si può prevenire tramite alcune misure come la legislazione specifica,l’informazione in azienda, la formazione del menagement e,soprattutto, con la creazione di ambienti di lavoro incentrati sulla cultura della partecipazione e del coinvolgimento costruttivo del lavoratore. Al processo di vittimizzazione della parte offesa si passa alla figura del “mobber” cioè del

“tiranno” nell’ asse verticale senza escludere quello orizzontale dei colleghi. La

(8)

presenza di forte aggressività sul posto di lavoro può portare a conseguenze molto gravi alla salute della persona sottoposta a tali fenomeni. Molti interrogativi vengono posti se effettivamente i lavoratori mobizzati sono veramente malati o sono malati al contrario i loro persecutori?

Sorge il sospetto infatti che il vero malato sia proprio il “mobber”,tale personaggio apparentemente sfugge a una qualificazione categorica, e mentre la vittima si ammala,perde giorni di lavoro,soffre di patologie come quelle prima descritte,il mobber continua a svolgere tranquillamente la sua attività. In ambito psico patologico il “tiranno” è stato definito una personalità “narsicistica perversa”nelle forme più semplici. In quelle più gravi “deliranti” in patologie psichiatriche con disturbi di personalità fino a veri e propri quadri di “psicosi paranoidea”. Tali personaggi sviluppano un piacere appagante nel ferire e nell’aggredire; è certamente uno

“psicotico senza sintomi”che trova il suo equilibrio scaricando su un altro il dolore che non è capace di sentire e le contraddizioni interne che rifiuta di prendere in considerazione:questo transfer del dolore gli permette di valorizzarsi a spese dell’altro.Si sviluppa pertanto,una carica di intensa aggressività che si può caratterizzare come una condotta posta in essere con l’intento precipuo di rimuovere e superare qualsiasi situazione che minacci gravemente l’integrità e la posizione funzionale del “mobber” nel proprio ambito lavorativo.Essa diviene allora solo un mezzo comportamentale per raggiungere specifici finalismi.Se l’aggressività viene distolta dai suoi compiti selettivi ed evolutivamente protettivi congegnati dalla natura,essa degenera,nell’uomo in quella forma di patologia che è la

“violenza”.Assistiamo allora ad una sorta di drammatica regressione “rettiliana” che perde i connotati di qualsiasi dimensione umana e nella quale “l’aggressività” di tipo strumentale tipica delle specie inferiori viene trasformata in violenza fine a se stessa,indiscriminata e priva di freni limitanti.Con riferimento al lessico psichiatrico il termine aggressività si articola in concetti diversi:

1. destrudo,l’energia della pulsione di morte(o istinto di morte) contrapposta alla libido(teorie di matrice psicoanalitica);

2. idee o comportamenti rabbiosi carichi di odio distruttivo;

attività o azione animata da una particolare energia.Bemchè i termini di “rabbia” e

“odio” vengono spesso usati in maniera indifferente per descrivere manifestazioni della pulsione aggressiva,alcuni preferiscono tenerli distinti usando “rabbia” per descrivere una reazione primitiva (rettiliana) che ha luogo prima della formazione di rappresentazioni e relazioni oggettuali stabili e “odio” per definire una forma di aggressività diretta contro un oggetto frutto di una elaborazione mentale più complessa.Questo disturbo è frequentemente invalidante è dà come conseguenza principale l’incapacità di diventare un adulto indipendente in grado di gestirsi responsabilmente e può condurre alla commissione di reati penalmente perseguibili contro la integrità personale.I meccanismi psicodinamici di questi soggetti sono rappresentativa un atteggiamento verso la società o comunque verso le istituzioni caratterizzato da una tendenza dapprima nettamente ascendente della loro attività o linea di vita,che si arresta ad una certa distanza dallo scopo che essi stessi ed il loro ambiente avevano fissato. Grazie alle mediazioni di operazioni,in larga parte intellettuali,ma ugualmente attive in una lotta contro le difficoltà da essi forgiate,ottengono una scusa inconscia per proteggere,giustificare o rimandare indefinitamente il loro insuccesso,possibile o probabile nella vita.Uno dei presupposti di questo atteggiamento consiste in un profondo sentimento d’insoddisfazione di fronte alla vita,sentito come ineluttabile e che obbliga il malato a tentare di nascondere il suo insuccesso tanto a se stesso quanto agli altri,per non ferire il proprio orgoglio e la propria fierezza. Questa attività il cui scopo è un ideale di superiorità deve,nel suo sviluppo,condurre automaticamente ad un atteggiamento di critica e di ostilità verso l’ambiente del malato,atteggiamento che,in ultima analisi è diretto contro gli altri,contro delle influenze e delle situazioni dietro le quali si

(9)

suppone che si nasconda tutta l’umanità. In questo modo gli altri sono resi responsabili dell’insuccesso dei piani troppo presuntuosi del malato. Nella

“paranoia” l’anticipazione dello scopo di superiorità (megalomania) serve ugualmente da base solida al sentimento di superiorità e permette al malato di sfuggire alle responsabilità di un insuccesso nella società,creando delle ragioni secondarie di attività. L’autovalutazione di questi soggetti è amplificata fino alla rassomiglianza con un “essere superiore”. Riposa su di un profondo sentimento d’inferiorità compensato e mostra la sua debolezza nella rapida rinuncia a rispondere alle richieste della società, nell’abbandono dei progetti e nel trasferimento del campo di azione nel campo del non reale nella notevole tendenza a costruire delle scuse paranoiche di natura anticipatrice nell’insistenza posta nell’accusare gli altri.Il malato evidentemente manca di fiducia in se stesso. La sua diffidenza nei riguardi degli altri uomini nel loro sapere e nella loro potenza lo spinge a costruire delle idee cosmogoniche religiose o politiche,dato che il contrasto esistente tra le sue creazioni immaginarie e le vedute generali gli permette di affermare il suo valore e la sua superiorità.Le idee di questi soggetti affetti da tale disturbo paranoideo sono molto difficili da correggersi perché il “malato” ne ha bisogno sotto quella precisa forma, se vuole stabilire il suo punto di vista di irresponsabilità come scusa per la sua mancanza di successo, e se è obbligato a cessare la sua attività nella società.

Queste idee gli permettono al tempo stesso di mantenere la sua fantasia di superiorità,senza dover fornire delle prove, perchè può sempre rigettare la colpa sul conto dell’ostilità degli altri.La rottura con la realtà è ottenuta mediante la creazione intermediaria del meccanismo preparatorio del delirio,grazie al quale è distrutto il sentimento di responsabilità del “mobber” .

Il sentimento della sua importanza è tuttavia accresciuto grazie all’identificazione con il suo delirio di persecuzione,il suo orgoglio delirante e la sua megalomania. Questo meccanismo rappresenta un’attività compensatrice, nata dal suo timore di un disprezzo e si sviluppa nel senso di una protesta virile.La lotta solitaria dell’individuo a disposizione pranoica con lo scopo di dominare, fa in modo che le persone del suo ambiente vengono considerate come nemiche o come i pedoni di un gioco di scacchi.Il sentimento di una reale buona volontà nei riguardi degli altri è completamente assente tanto nei paranoici quanto negli individui affetti da nevrosi o da una altra psicosi. Un tale soggetto non può essere considerato come un sicuro partecipe alla vita della società e d’altra parte egli comincia tutte le relazioni umane con un natteggiamento falso.Questo atteggiamento anormale risulta da una valutazione di sé troppo debole e da una sovraestimazione delle esigenze della vita.Questo atteggiamento lo porta a creare l’adattamento della nevrosi o della psicosi.il suo comportamento ostile verso la società non è assolutamente innato ed espugnabile, è solamente una porta di uscita tentatrice ed insensata.Il comportamento del “mobber” di tale natura manifesta sin dall’infanzia un tratto che però conduce la persona molto facilmente ad un arresto davanti alle difficoltà.Troviamo spesso ne4lla vita di questi soggetti malati frequenti interruzioni della loro linea diretta,di natura apparentemente inspiegabile,tutte le imprese che ritardano l’azione (ivi compresi i cambiamenti frequenti d’impiego ed il vagabondaggio) sono in realtà volute dall’idea direttrice che chiede al malato di sprecare il proprio tempo per poterne guadagnare. L’amore del dominio, l’intolleranza, l’assenza del sentimento del cameratismo,la mancanza di relazioni affettive o la scelta di certe persone docili,sono delle manifestazioni che si ritrovano frequentemente nella vita di questi soggetti. Il mondo del lavoro è sicuramente costellato da megalomani,paranoici,aggressivi,ma molto spesso purtroppo si tratta di persone normalissime che si limitano ad eseguire una strategia aziendale o a imitare il gruppo nella sua azione di vessazione del collega. L’adeguamento al branco o al capo costituisce un atteggiamento per certi versi naturale,talvolta che, uno o più soggetti carismatici si scagliono contro qualcuno perché ,diversi altri

(10)

individui si schierino subito dalla parte del più forte, scaricando tutte le proprie frustrazioni sulla vittima designata. I “mobber” quindi il più delle volte si configurano come la stessa azienda. Non bisogna dimenticare come i mobber di oggi possono diventare poi i mobbizzati di domani;le aziende infatti,spesso scelgono il “dirigente paranoico e autoritario” per assicurasi una migliore gestione e una più sicura tensione produttiva ma i dirigenti invecchiano e per mandarli via bisogna pagare indennità altissime. La figura del “mobber” quindi viene impersonata all’interno dei luoghi di lavoro da un capo,da un collega o da un altro personaggio di per sé insignificante,i quali,in modo subdolo e nascosto,agiscono,senza una ragione apparente,all’interno della comunità di lavoratori,per sottoporre a continua persecuzione un lavoratore ignaro e inconsapevole di tali manovre perpetrate ai suoi danni. Caratteristica comune alle tipologie del mobber sarebbe l’apparente indifferenza di tali soggetti nei confronti di quanto accade nel posto di lavoro,mentre intensa e continua permane la loro propensione alla maldicenza,al gusto di creare situazioni paradossali tra compagni di lavoro,annientando la personalità di qualcuno di essi,questo qualcuno è appunto la vittima. Ai fini della identificazione del fenomeno non sono dunque rilevanti le situazioni di conflitto solo temporaneo frequentemente presente nelle relazioni interpersonali nei luoghi di lavoro,ma sono quelle particolari situazioni con riguardo alle quali la frequente ricorrenza,pressoché giornaliera,la durata e l’intensità delle condotte vessatorie poste in essere nei confronti della vittima,determinano una insostenibilità psicologica che può portare ad un crollo dell’equilibrio psico fisico del soggetto mobizzato,con la comparsa di vere e proprie patologie dal punto di vista psichiatrico o psicosomatico. Spesso,secondo Leymann nell’ambito della organizzazione del lavoro,specie nelle strutture piramidali si sviluppa una sindrome psicopatologica individuata nel delirio cosiddetto

“burocratico” da non confondere con l’organizzazione burocratica che conserva un carattere fisiologico,consiste nella progressiva, ingravescente ed irreversibile

“burocratizzazione” di un istituto o settore di esso con conseguente deviazione del flusso delle attività lavorative,normalmente rivolte all’esterno,verso l’interno della struttura stessa ( implosione). Quale è il risultato finale? E’ che il tempo dedicato a tutto ciò si dilata fino ad occupare tutto quello disponibile,per cui niente rimane per lo svolgimento di quelle attività lavorative tanto accuratamente programmate e pianificate dal lavoro burocratico preparatorio. Quest’ultimo quindi si trasforma da strumento per ottimizzare il lavoro produttivo ad attività fine e se stessa. La contrapposizione tra la psicologia individuale a quella sociale o collettiva si rivela,quando la si consideri più attentamente, ben meno profonda di quanto non appaia a prima vista. Indubbiamente la prima ha come oggetto l’individuo e ricerca i mezzi di cui questi si serve e le strade che segue per ottenere la soddisfazione dei si;tuttavia ben di rado ed in casi assolutamente eccezionali essa riesce,in questa ricerca, a fare astrazione dai rapporti tra l’individuo ed i suoi simili. La psicologia collettiva,sebbene abbracci un numero incalcolabile di problemi ed impone al ricercatore innumerevoli compiti,ancora male o insufficientemente differenziati. La sola classificazione delle diverse forme di raggruppamenti collettivi e la descrizione dei fenomeni psichici che producono richiedono un enorme lavoro di osservazione ed hanno già costituito l’oggetto di una ricchissima letteratura. Data l’ampiezza della zona d’azione della psicologia collettiva, è appena il caso di avvertire il lettore che il mio esiguo lavoro tocca solo pochi punti di questo vasto argomento;vero è che questi sono i punti che interessano in particolar modo la psicoanalisi , nelle sue ricerche sull’animo umano. Il mobber, è quindi un individuo che si trova o che fa parte di un “gruppo verticistico ” subisce, sotto la sua influenza,delle profonde trasformazioni riguardanti la sua attività psichica. La sua affettività viene straordinariamente esaltata,la sua attività intellettuale notevolmente ridotta, mentre l’esaltazione dell‘una e la riduzione dell’altra si effettuano nel senso dell’assimilazione di ogni individuo a tutti gli altri. E quest’ultimo risultato può essere ottenuto solo con

(11)

la soppressione di tutti i modi d’inibizione propri di ciascuno e con la rinuncia a quanto vi è d’individuale e di particolare nelle tendenze di ciascuno. Noi sappiamo che questi effetti ,spesso poco desiderabili,possono essere neutralizzati, almeno in parte, dall’organizzazione ;ma, affermando questa possibilità,si lascia intatto il fatto fondamentale, cioè l’esaltazione dell’affettività e l’abbassamento del livello intellettuale negli individui che fanno parte del gruppo primitivo. Si tratta dunque di trovare spiegazioni psicologica di queste modificazioni psichiche che il gruppo imprime all’individuo. E evidente che i fattori razionali di cui abbiamo parlato prima,cioè l’intimidazione,esercitata dal gruppo sull’individuo e , di conseguenza,l’azione dell’istinto di conservazione subita da questi ,non sono sufficienti a spiegare i fenomeni osservati. Tutte le spiegazioni che si sono preposte da autori che hanno scritto di sociologia e di psicologia collettiva si riducono, in fondo,pur sotto nomi diversi, ad una sola, a quella che si riassume nella magica parola di “suggestione”. E’ vero che il Tarde parla di “imitazione”,ma dobbiamo approvare quello che dice un autore,quando,criticando le sue idee, ci dimostra che l’imitazione cade sotto la categoria della suggestione ed è una conseguenza di questa. Le BON riconduce tutte le caratteristiche dei fenomeni a due fattori:la suggestione reciproca e quella esercitata dal capo. Il prestigio, a sua volta,viene esercitato solo a favore della suggestione. Per quanto riguarda Mc Dougall, in un primo momento avremmo potuto credere che il suo principio di “induzione affettiva primaria” ci risparmiasse di dover ammettere la suggestione. Ma esaminando meglio questo principio, ci accorgiamo che esso esprime i ben noti fenomeni della imitazione e del contagio insistendo solo sull’aspetto affettivo di questi fenomeni. E’

chiaro tuttavia, che l’importanza che viene attribuita al comportamento, quale espressione dello psichismo del soggetto, non può esimerci dal considerare i rischi connessi ad una sopravvalutazione dello stesso,ovvero il rischio che la caratterizzazione in termini di devianza di un comportamento si traduca tout court nella attribuzione ad un soggetto della qualifica di deviante (si rinvia in proposito alle teorie concernenti il problema dell’identità negativa e dell’etichettamento )-In campo clinico può realizzarsi del resto il rischio opposto,ovvero quello di attribuire un significato di devianza in questo caso patologica, a tutti i comportamenti di un soggetto che è stato già qualificato come malato di mente. Coerentemente con quanto abbiamo sin qui sostenuto,riteniamo che una corretta valutazione medico legale non possa mai basarsi solo su una diagnosi sindromica, posto che i sintomi non definiscono di per se stessi strutture di personalità e sono,quindi,elementi solo indicativamente diagnostici e prognostici. L’argomento merita una più ampia esplicazione, in rapporto alle numerose e diversificate situazioni in cui la valutazione medico legale non può prescindere dalla diagnosi di personalità. In questa sede ci limitiamo a rilevare che il problema si pone sempre e comunque in rapporto alla definizione delle diverse ipotesi di danno psichico,ovvero tutte le volte che si prospetta una valutazione del nesso di causalità tra un evento che incide traumaticamente e la risposta di un soggetto nelle forme sintomatiche che traducono una rottura di un equilibrio preesistente. Ogni evento traumatico reale o fantasmatico che sia ,può inoltre alterare un l’equilibrio della personalità. In tali casi,sono certamente da considerare come fattori di grande rilevanza l’intensità e la velocità di incidenza del trauma,ma occorre tenere anche conto che il tipo di risposta è in un certo senso già iscritto nella struttura della personalità del soggetto,nell’ambito della quale si sono configurate le complesse relazioni interne tra pulsioni e difese,le modalità di rapporto con l’oggetto,i punti di fissazione delle cariche pulsionali .Vale a dire che la struttura della personalità ed i suoi equilibri dinamici sono sempre in gioco nelle continue interazioni con gli eventi del mondo esterno. Questi, sotto il profilo psichico,assumono significati diversi in relazione con l’assetto strutturale del soggetto ed in rapporto alle particolari configurazioni dell’economia interna delle energie pulsionali e difensive. Il nesso di causalità ,dunque,tra un evento di qualsiasi

(12)

tipo e la risposta del soggetto può essere colto solo se dell’evento si segue il percorso all’interno della struttura lungo i nodi delle sue relazioni interne,ed i molti rinvii ad altri nodi che funzionano come stazioni in cui i significati subiscono trasformazioni o vengono addirittura investiti,incrementati o alleggeriti di cariche affettivo emotive. Tale comportamento talora viene a rivestire nei confronti delle pressioni interne e/o esterne un vero e proprio significato di adattamento o di coping sia pure inefficace e patologico. D’altra parte che il reato rappresenti sovente una modalità di risoluzione del conflitto è particolarmente evidente sia in campo dell’ambiente familiare,quale ad esempio il parricidio ,reato questo che non sempre è reattivo ad una situazione contingente ma sovente sembra anzi essere stato attuato e vissuto alla stregua di punto di partenza per una nuova riorganizzazione sia interna che esterna delle relazioni e dei vissuti, talora con scomparsa dello stesso disturbo psichico,precedentemente presente. Anche il reato, perpetuato dal

“mobber” può essere talora considerato come una fra le tante modalità di adattamento (per quanto disorganizzante e surrettizia) aspetto questo di cui non si può non tener conto sia ai fini della comprensione del fatto sia ai fini della valutazione del successivo assetto psicologico e psicopatologico del soggetto anche in chiave riabilitativa. D’altra parte che il reato rappresenti sovente una modalità di risoluzione del conflitto è particolarmente evidente sia in campo privato che quando ci troviamo a valutare soggetti comunque immaturi sul piano della integrazione ideo affettiva e dello sviluppo delle funzioni simboliche in quei casi cioè in cui il soggetto tende ad esprimere l’ansia sul piano del comportamento e cioè dell’agito,per insufficiente incapacità di mentalizzazione. Per quel che concerne l’area di operatività criminologica, infatti,sovente ci si trova a che fare con soggetti che sembrano spostare questo conflitto dall’area familiare a quella sociale più allargata,nei confronti della quale si ripropongono perciò le stesse ambivalenti dinamiche. L’attenzione ai disturbi del processo di autonomizzazione, ma anche del sentimento di appartenenza che tanta importanza possono rivestire nella genesi del disturbo del comportamento su base conflittuale, assumono così importanza non solo nel momento della comprensione del reato,ovvero di quei comportamenti che oppongono il soggetto al gruppo,ma anche in rapporto al successivo tentativo di promuovere processi di risocializzazione che necessariamente devono tener conto della presenza o meno di sentimenti di appartenenza, o viceversa di fuga e rifiuto.

(13)
(14)

GLI EFFETTI BIOLOGICI DELLE RADIAZIONI NON IONIZZANTI AD ALTE FREQUENZE: INTERAZIONI TRA NEUROIMMUNOCITI ED IMMUNOCITI NELL’AMBITO DEL SNC IN SOGGETTI CON ESPOSIZIONE AL RISCHIO.

Francesco Troìa INAIL Matera

Sommario: Dopo una breve introduzione sulla fisica delle radiazioni elettromagnetiche e meccanismi di produzione e campi di applicazone nel settore dei trasporti e della distribuzione di energia elettrica,applicazioni domestiche,settore industriale ed applicazioni mediche e di ricerca,telecomunicazioni controllo radar telefoni portatili si farà attenzione alla adozione di tutte le bande di frequenze sono ammesse in alcuni paesi e che le frequenze hanno specifiche applicazioni nei diversis settori.Si descriveranno le modalità di interazione della radiazione non ionizzante non ottiche con la materia biologica con particolare attenzione agli effetti tra loro complementari induzione di correnti elettriche e produzione di calore con rialzo termico dimostrato con modelli biomatematici.Cenni di sorveglianza sanitaria e normative nazionali e internazionali.Saranno ampiamente descritti gli effetti dovuti alla interazione di campi elettrici e magnetici con le strutture biologiche ed in particlare con il SNC attraverso la produzione di correnti che stimolano i tessuti nervosi e muscolari, o indurre un campo elettrostatico causando stress.Saranno successivamente descritti le interazioni delle onde elettromagnetiche con la materia vivente dunque si configura come una serie concatenata di eventi fisici,chimici e biochimici che spiegano gli effetti biologici finali come risultato di meccanismi di dissipazione dell’energia assorbita e di processi di riaggiustamento delle strutture e delle funzioni perturbate nell’assorbimento.

L’assorbimento di energia da parte dei tessuti produce infatti nel complesso una perturbazione che ne modifica,stabilmente o temporaneamente,la struttura e lo stato energetico,innescando processi che si concludono con una conversione dell’energia assorbita in energia termica,con conseguente innalzamento di temperatura di tessuto.Il rilassamento inoltre può dare luogo ad effetti solo di natura fisica o può effettuarsi attraverso il riarrangiamentodelle strutture perturbate,secondo vie che interferiscono in vario modo con i normali processi chimici e biochimici,potendo indurre quadri di sofferenza biologica non direttamente imputabili ad effetti termici.

Premessa:

Le alte frequenze sono comprese nel capitolo delle NIR (Non Ionizing radiation) cioè tutte quelle forme di radiazioni elettromagnetiche il cui meccanismo di interazione con la materia sia diverso dalla ionizzazione e che sono caratterizzate da fotoni di energia inferiore a 12 eV.Normalmente le alte frequenze si suddividono in radiofrequenze (RF) che sono le onde elettromagnetiche con frequenza compresa tra qualche kHz e 300 MHz,e le micronde (MW) che coprono il campo di frequenza superiore da 300 MHz a 300 GHz. Nel campo delle alte frequenze si stabilisce un legame tra campo elettrico ed induzione magnetica che rende i campi accoppiati e strettamente connessi tra di

(15)

loro (si parla a questo proposito di onde o radiazioni elettromagnetiche );un campo elettromagnetico ad alta frequenza presenta nella sua propagazione una zona di induzione e una di radiazione. Nella zona di induzione, nota anche come zona di

“campo vicino”,i campi elettrico e magnetico hanno una configurazione molto complessa dipendente dalla struttura geometrica ed elettrica della sorgente, non sono in fase, sono quasi statici e viene a mancare la proporzionalità tra campo elettrico e magnetico .Nella zona di radiazione nota anche come zona di “campo lontano”, la componente elettrica del campo (V/m) è proporzionale a quella magnetica (A/m) secondo la relazione: E=377H e la densità doii potenza D (W/m²) definita vettore di Poynting data dal prodotto vettoriale tra E ed H,è legata ad essi dalle relazioni: D=H² x 377; D=E²/377. Dunque in questo caso si potrà assumere come quantità di dosimetria indifferentemente una delle tre grandezze fisiche sopra descritte,essendo tra di loro legate da rapporti costanti.La loro ampiezza decresce con la distanza dalle sorgenti con legge di proporzionalità inversa.Viceversa nella zona di campo vicino devono essere misurate separatamente le intensità di campo elettrico e magnetico e la misura della densità di potenza non ha alcun significato fisico. Nella propagazione delle onde eletrtromagnetiche nel vuoto i due campi sono perpendicolari tra loro e con la direzione di propagazione.Quando un’onda elettromagnetica incide all’intrfaccia tra due mezzi diversi viene in parte riflessa nel primo mezzo ed in parte trasmessa nel secondo.L’onda trasmessa nel secondo mezzo si attenua per effetto delle dissipazioni,con andamento esponenziale al crescere della distanza dall’interfaccia e la lunghezza d’onda della radiazione e la velocità do propagazione si riducono per effetto della diversa costante dielettrica.Le modalità di assorbimento di energia elettromagnetica dipende non solo dalle caratteristiche del soggetto ma anche dalla sua forma e della posizione relativa rispetto al campo incidente,oltrechè al apporto tra le sue dimensioni e la lunghezza d’onda della radiazione.Infatti un campo elettromagnetico alle microonde può dar luogo a differenti quantità di energia depositata e a distribuzioni del campo indotto altamente disuniformi anche in sistemi biologici che differiscono per la sola geometria in modo maggiore di quanto avviene cone le radiazioni ionizanti.La dosimetria a micronde è la determinazione della potenza assorbita e della sua distribuzione in un sitema biologico esposto ad un campo elettromagnetico alle frequenze radio e micronde.La grandezza assunta a descrivere l’entità di questa interazione è il SAR (Specific Absorption Rate) definito come quantità di potenza EM assorbita dall’unità di massa e funzione del campo elettrico indotto.La valutazione del SAR locale o globale che sia richiede quindi una misura del campo all’interno dell’oggetto esposto.La sefguente espressione definisce il SAR: δ/δ•t (dW/ρdV) (W/Kg) esso è la derivata rispetto al tempo dell’energia dW dissipata in un elemento di materiale di densità r contenuto in un volume dV. Rispetto al campo elettrico e la densità si avrà SAR =δE²/ρ (W/kg). SAR =J²/σρ (W/kg) ove δ ed r rappresentano la conducibilità e la densità del mezzo ed E (V/m) e J (Am²) sono rispettivamente il valore efficace del campo elettrrico nel mezzo e la densità di corente indotta;il SAR diventa così attraverso le misure di E e di J nel mezzo una grandezza misurabile e quindi idonea a descrivere anche quantitivamente l’interazione tra la radiazione elettromagnetica ed i sistemi biologici.Altra espressione utile per la misura del SAR si ottiene dalla equazione che descrive il bilancio di energia termica in un volume infinitesimale di tessuto biologico e che trascurando i termini legati al metabolismo e ai transitori termici si riduce alla Qp/ρ=SAR c= dT/dt (W/kg) ove c è il calore specifico del tessuto Qp è il calore assorbito per unità di volume e dT l’incremento di temperatura.

Le sorgenti di radiofrequenza e micronde;

(16)

L’impiego di sorgenti elettromagnetiche a radiofrequenza è andato sempre più aumentando durante questo sefolo e particolarmente negli ultimi decenni,la tecnologia dei dispositivi a stato solido ha reso l’utilizzo di tali apparecchiature sempre più competitivo in moltissime applicazioni industriali oltre che ovviamente nel campo delle telecomunicazioni.Sotto il profilo dell’inquinamento elettromagnetico le sorgenti di campoi RF e MW possono essere suddivisi in due gruppi principali a seconda che l’immissione nell’ambiente sia voluta oppure indesiderata e quindi anche fonte di riduzione dell’efficienza produttiva. I quattro settori fondamentali di utilizzo delle radiazioni elettromagnetiche a RF e MW sono i seguenti:

Telecomunicazioni e radiolocalizzazioni:

Collegamenti direttivi:radar,ponti radio,telecomunicazioni spaziali,ecc.Sistemi di diffusione dell’informazione:radio televisione,telecomunicazioni in genere.

Processi produttivi industriali ed artigianali:

riscaldamento induttivo per trattamenti e fusione di metalli.frequenze tra 10 3e 30 kHz e fra 80 kHz e 5Mhz,potenza da 1 a 400 kW.

Incollaggio di carte,tessuti e legno,saldatura della plastica.frequenza fra 3 e 50 MHz potenza da 5 a 200kW.

Distruzione di insetti e larve in cereali e tabacco e dei tarli del legno:

frequenze nel range dei MHz,potenza da 5 a 100kW

Industria alimentare(sterilizzazione,essiccazione,scongelament cibi precotti) frequenze nel range dei MHz,potenza da 5 a 100kW.

In tutti questi casi l’esposzione indesiderata avviene in spazi confinati ed è di tipo professionale.

Attività domestiche:

forni a microonde frequenze da 0,3 a 3 GHz potenze da 0,3 a 1,2 kW l’esposizione avviene in ambienti confinati e riguarda individui della popolazione.

Applicazioni mediche.

Marconiterapia radiofrequenza di 27,12 MHz con potenza massima di 500 W.

Radarterapia:micronde di 2,450 GHz con potenza massima di 200W.

Ipertermia:frequenza e portenza come la radarterapia,l’energia viene però convogliata su aree più piccole.

La produzione e propagazione di campi magnetici:

Nella zona reattiva o di campo vicino non tutta la potenza che circonda il conduttore viene irradiata ,un aparte di essa viene alternativamente emessa ed assorbita dall’antenna ed i campi magnetico (H) ed elettrico (E) possono avere reciprocamente direzioni e fasi qualsiasi.E’ possibile caratterizzare il campo elettromagnetico vicino all’antenna mediante la grandezza “densità di energia”definita dalla relazione U=½(έo x E²+μ x H² ) Joule/m³

E= campo elettrico ( V/m) H=campo magnetico (A/m) έo=percettività magnetica del vuoto o dello spazio libero=8,854 x 10 (-12) Farad/m; μo=percettività magnetica del vuoto o dello spazio libero=1,257 · 10( -6) Henry/m per r≥2D²/λ≈3λ (λ lunghezza d’onda) zona radiativa o del campo lontano- le componenti del campo elettromagnetico sono legate dalla seguente equazione:

E/H=Zo impedenza dello spazio libero=377 Ohm.

Il campo elettrico e quello magnetico sono in fase mutuamente ortogonali e la direzione di propagazione della radiazione elettromagnetica è perpendicolare al piano E ed H condizione di onda piana).In qualsiasi punto della zona radiativi attorno aal soprgente la potenza incidente per unità di superficie è data dalla formula P=E•

H=E²/Zo =H² • Zo (W/m²)

(17)

L’assorbimento di energia elettromagnetica ad alta frequenza sviluppa calore distribuendosi all’interno del corpo non in maniera uniforme a causa di differenti proprietà dielettriche dei tessuti esposti delle diverse proprietà riflettive e rifrattive delle varie intrfacce che a partire da quella aria/pelle il campo elettromagnetico attraversa.L’assorbmento dell’energia elettromagnetica ad alta frequenza è fortemente dipendente dalle dimensioni fisiche e dall’orientamento del corpo del soggetto esposto in rapporto alla frequenza e alla polarizzazione del campo elettromagnetico.All’aumentare della frequenza diminuisce progressivamente la capacità dei campi eletromagnetic di penetrare all’interno dei sitemi biologici e di conseguenza l’assorbmento si concentra sulle strutture esterne.Nell’interazione dei campi ad alta frequenza con i sistemi biologici il fenmeno più significativo dal punto di vista protezionistico è l’assorbimento di potenza e il conseguente sviluppo di calore.Tale fenomeno è quantificato mediante un parametro,il tasso di assorbimento spefcifico(SAR) che definisce il tasso di potenza espresso in Watt /Kg deposto nell’unità di massa del sistema esposto.Il calore indotto all’interno del sistema esposto del CE si somma al calore endogeno di origine metabolica.La regione di spazo prossima ad una antenna che irradia CEM è denominata “REGIONE DI CAMPO VICINO”.Nell’esposizione di campo vicino l’assorbimento di energia può risultare ancora più disomogena di quanto i verifichi in zona radiattiva.In questo caso oltre alla intensità e alla frequenza dei campi è necessario considerare anche la struttura spaziale dei campi irradiati ed alla configurazione antenna radiante/assorbitore.Tale situazione si verifca frequentemente nella utilizzazione di telefoni cellulatri e nella espoizone occupazionale dei lavoatori addetti ai riscaldatori aindzione e radiofrequenze utilizzati in numerose aplicazioni industriali ed artigiane.

Effetti Biologici sull’uomo:

il campo elettromagnetico fornisce energia al tessuto biologico tramite le perdite della conduzione e le perdite dielettriche.la densità di corrente totale è data dalla corrente di conduizione e da quella di spostamento:

J=σE+έδE/δt

J= densità superficiale corrente indotta (A/m²) E=campo elettrico incidente (V/m)

σ=conducibilità del tessuto (S/m) έ=costante elettrica del tessuto (F/m)

L’effetto principale dell’interazione delle radiofrequenze e microonde con un sistema vivente è quindi rappresentato da un trasferimento di energia che assume la forma del calore,con un aumento della temperatura locale o di tutto il sistema.Per avere una variazione di temperatura misurabile occorre che l’esposizione sia intensa.Tenendo conto di questo effetto è stato definito il S.A.R. ( Specific Absorption Rate ) che è la potenza elettromagnetica assorbita per unità dio massa e si esprime in watt per chilogramma. A livello cellulare e nucleare gli effetti biologici della alte frequenze non sono termici ma sono sconosciuti.Nella presente trattazione saranno messi in evidenzia possibili teorie che possono determinare alterazioni a livello immunitario ed in particolare a livello del SNC ove sono stati descritti casi di lesione e quindi di patologie.

L’effetto principale dell’interazione delle radiofrequenze e microonde con un sistema vivente è quindi rappresentato da un trasferimento di energia che assume la forma del calore,con un aumento della temperatura locale o di tutto il sistema.Per avere una variazione di temperatura misurabile occorrere che l’esposizione sia intensa.tenendo conto di questo effetto è stato definito il S.A.R. ( Specific Absorption Rate ) che è la potenza elettromagnetica assorbita per unità dio massa e si esprime in watt per

(18)

chilogramma. A livello cellulare e nucleare gli effetti biologici della alte frequenze non sono termici ma sono sconosciuti.nella presente trattazione saranno messi in evidenzia possibili teorie che possono determinare alterazioni a livello immunitario ed in particolare a livello del SNC ove sono stati descritti casi di lesione e quindi di patologie.

Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche a livello del sistema immunopoietico e al livello del SNC non è ben chiaro anche se recenti studi hanno dimostrato la loro azione in particolare fra le interazioni tra neuroimmunociti e da immunociti nell’ambito del SNC.Recenti studi hanno dimostrato che il SNC è dotato di funzioni effetrtrici del sistema immune come dimostrato dalla reazione di rigetto di trapianti cutanei allergenici in cervelli di conigli presensibilizzati dall’osservazione di infiltrazioni T linfociti in casi di encefaliti virale ed autoimmune dalla possibilità di trasferire con successo l’encefalomielite allergica sperimentale (EAE) mediante cellule T specifiche per la proteina basica della mielina (MBP) e dalla prevenzione di certe forme di encefalite virale sperimentale con trattamento immunosoppressivo.Il cervello pertanto costituisce un sito di risposta immunitario contro agenti infettivi ed autoantigeni in corso di leucemia,linfoma,terapia immunosoppressiva e sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) sono state osservate infezioni più gravi e più frequenti a carico del SNC.Queste osservazioni sollevano la questione se nel SNC la distruzione cellulare immunomediata dipenda dai linfociti periferici o da cellule residenti nel SNC che abbiano acquisito una immunocompetenza o dalla combinazione dei due eventi. Allo scopo di comprendere meglio i meccanismi fini di una risposta immune non si tratta soltanto di tenere in debito con to le interazioni tra cellula e cellula ma anche quella tra cellule e matrice extracellulasre.La matrice extracellulare viene riguardata sempre più come un elemento di estema importanza nei processi citobiologici sia in condizioni fisiologiche sia patologiche.la matrice extracellualre riflette in qualche modo la stortia metabolica della cellula.E’ stato suggerito che le citochine costituiscono come dei simboli in un linguaggio intrercellulare farebbe parte dello stesso linguaggio.In tal modo a quanto sembra gli organismi pluricellulari possono usufruire della loro “passata esperienza” per stabilire cole le loro cellule debbono rispondere alle citochione e ciò vale soprattutto per il SNC.Il quantitativo di informazioni potenzialmente contenuto in una serie specifica di molecole di carboidrati,nell’ambito di una macromolecola della matrice,può superare quello del genoma stesso:quindi le interazioni con la matrice consentono alle citochione di suscitare risposte adattative ben più complesse di quelle di cui possono essere capaci proti o eucarioti unicellulari in virtù delle possibili varianti codificate nel loro patrimonio genetico.L’induzione di una reazione immune nell’ambito del SNC dipende in primo luogo dal contatto di cellule T con gli endoteliociti cerebrali e dalla penetrazione dei linfociti attraverso le paretio vasali un processo che può essere facilitato dagli enzimi rilasciati dalle cellule T preattivatte dall’azione delle radiazioni elettromagnetiche.A seguito dell’interazione tra APC (antigene attivato ) intracerebrale e antigeni e linfociti T attivati all’interno del SNC.L’IFN-γ induce l’espressione di antigeni del MHC I classe(istocompatibilità ) su astrociti,oligodentrociti e cellule microgliali, nonché su alcuni neuroni murini, e l’espressione di antigeni di II classe su una sottopopolazione astreocitaria ed altrew cellule gliali.Le linfochinine e le monochinine sono peraltro capaci di stimolare le cellule B oppure di inibire il fattore trofico trasformante e di attivare cellule T o di inibire i monoliti,ne risulta che il sistema neuroimmune può modulare in maniera molto accurata la sua risposta.Sono stati descritti inibitori dell’IL-1 prodotti dalle stesse cellule che sintetizzano IL-1 capaci di bloccare selettivamente il recettore per l’IL-1 di I tipo presente sui linfociti T.La somministrazione di una forma molecolare tronca della porzione extracellulare del recettore per l’IL-1 inibisce il rigetto dei trapianti ed il recettore solubile per l’IL-1 blocca

(19)

la proliferazione B cellulare e la produzione di immunoglobuline IgG e prolunga la sopravvivenza di allo trapianti.A quanto sembra magrofagi e microgliociti esercitano un ruolo molteplice nelle risposte di ipersensibilità ritardata funzionando come APC secernendo prodotti citotossici rilasciando citochine fagocitando cellule danneggiate e morte.Il bersaglio dell’attacco immune nelle risposte di ipersensibilità ritardata non necessita di espriemere alleli del MHC per essere distrutto mediante attivazione macrofagica e mucrogliocitaria.Invece nel caso della citotossicità dipendente dall attivazione dei linfociti T la cellula bersaglio deve presentare alle T l’antigene associato a molecole di 1 classe del MHC.Allora le cellule CD8 citotossiche rilasciano perforino che forma canali di poliperforina in grado di consentire la fuoriuscita di ioni dalla cellula causandone la morte.Perché un organismo possa funzionare è necessario che le sue cellule comunichino fra loro,esse lo fanno o per contatto diretto o attraverso segnali portati da un impulso elettrico o da un messaggio chimico.Qualunque segnale richiede un ricevente o rcettore nel caso di un mesaggero chimico,il recettore è tipicamente una proteina che avverte l’arrivo di qel mesaggero e ne interpreta il messaggio regolando l’attività cellulare a cui esso è diretto.Il messaggero intracellulare probabilmente più versatile è lo ione calcio e il suo principale recettore che sembra mediare e regolare la maggior parte delle sue molteplici attività è la “Calmodulina”

una proteina a diffusione universale.Nella fattispecie sembra che soggetti esposti a radiazioni elettromagnetiche a alta frequenza presentino alterazioni di questo meccanismo che portano a morte le cellule nervose.L’mportanza del calcio nella contrazione muscolare ,ma anche nel meccanismo della endocitosi e l’esocitosi,la motilità cellulare,il movimento dei cromosomi che precede la divisone cellulare e forse il processo di divisione dello stesso.Esso ha anche un ruolo fondamentale oltre che sul glicogeno anche sulla liberazione dei neurotrasmettitori.Sono stati trovati da vari autori quali Rober de Lorenzo a Yale nella membrana delle terminazioni nervose di una cellula nervosa una chinasi calmo-modulina dipendente che fosforila la proteina tubulina.La fosforilazione modifica le proprietà fisiche e chimiche che dalla tubuulina che si agrega quindi formando strutture filamentose.Sempre De Lorenzo sostiene che i filamenti possono interagire con la membrana per facilitare la liberazione di noradrenalina.L’abbassamento di concentrazione intracellulari di calcio è causato quindi dalla chiusura dei canali del calcio voltaggio dipendenti di tipo L,il cui stato di apertura risente del potenziale di membrana ed è regolato dalle concentrazioni di potassio,se il livello di potassio è alto la membrana è depolarizzata e i canali sono quindi in parte aperti,mentre se è basso la cellula si trova in un potenziale di riposo e i canali L sono parzialmente chiusi.A conferma del ruolo determinante dei canali di tipo L si trovò che l’apoptosi può essere indotta anche mantenendo il potassio elevato,ma incubando le cellule con un antagonista specifico di questi canali.Il livello di calcio intracellulare modula la liberazione di un fattore ad azione antiapoptotica.In questo caso un abbassamento del calcio diminuirebbe la produzione del fattore antiapopotico con conseguente attivazione del programma di morte.Recenti studi sperimentali (Volpe et Coll.-CNR Roma) hanno descritto che la funzione della polarizzazione generalizzata (GP) della sonda fluorescente 2-dimetilamino-6-lauroilnaftalene veniva usata per valutare la variazione dinamica dei lipidi di membrana.Una variazione significativa della dinamica dei lipidi di membrana aveva luogo invece in seguito al differenziamento delle FL con DMSO.La loro esposizione all’MF attenuato della MSR non comportava tuttavia variazioni della dinamica dei lipidi di membrana.Alltro lavoro presentato dallo stresso autore ci riconduce ad un “adattamento delle membrane al campo magnetico”

dalla quale emerge che dopo una lunga esposizione delle cellule all’MF praticamente non si verificavano altre apprezzabili variazioni della dinamica dei lipidi di

(20)

membrana.Ciò indicava in maniera inequivocabile l’avvento di un fenomeno di adattamento.

Gli oligodendrociti ad esempio possono essere lisati in questo modo tramite un sinergismo astrocito-linfocitario che determina il rilascio di perforino e la mediazione di ioni calcio.Il mantenimento e la riparazione tissutale nel contesto del SNC e la risposta agli agenti patogeni dipendendone dalle interazioni neurogliali e dagli effetti biologici delle citochine prodotte dalle cellule del SNC e del sistema immune.L’omeostasi cellulare verosimilmente rappresenta un equilibrio tra effetti di citochine agonistiche ed antagoniste che si integrano in un complesso di eventi nei quali fattori qualitativi,quantitativi e temporali giocano un ruolo importante.Nel SNC astrociti e neuroni si scambiano segnali che consentono loro di mantenere in equilibrio dinamico i rispettivi stati metabolici.La rottura di tali meccanismi omeostatici può ingenerare uno scompaginamento nelle comunicazioni intercellulari del SNC la distruzione della barriera ematoencefalica e la proliferazione gliale.L’omeostasi degli astrociti è regolata da network citochinico,gli astrociti producono IL-1 quando attivati a seguito di lesione traumatica o infettiva;peraltro infezioni lesioni e senescenza inducono gli stessi astrociti a produrre IFN-ά ed IFN-β che aumentano l’espressione plasmalemmale di molecole del MHC di I classe rendendo le cellule suscettibili alla lisi da parte di linfociti T.Quindi il network citochinico neuronoglio-linfocitario sembra rivestiore un ruolo chiave nella genesi e nella regolazione della risposta neuroimmune.Un tale concetto certamente è d’aiuto nel tentativo di comprendere i meccanismi operanti nelle malattie neurofisiologiche e neurodegenerative e più in generale le interazioni tra sistema immune e sistema nervoso.La mancata identificazione di un meccanismo lesivo a carico del SNC ci induce ad avanzare molte ipotesi etiologiche nel campo della biochimica/immunogenesi cellulare e di biologia cellulare che sottoposte alla azione di onde elettromagnetiche assumono un comportamento deviato rispetto alla normale attività delle stesse strutture provocandone la sofferenza cellulare e quindi la loro morte indipendentemente dalla loro esposizione di breve o lunga durata.Pertanto indipendentemente dagli effetti di tipo termico ove sono interessati maggiormente le alterazioni di membrana ed in particolare della ionizzazione del calcio,e di quelli non termici attribuibili a carico del SNC per interessamento diencefalico ed astennico vegetativa.Il presente lavoro vuole descrivere la situazione delle conoscenze indicative e presumibili dell’inquinamento ambientale e professionale.Sono stati descritti gli effetti biologici sull’uomo sia in base alla teoria dei campi magnetici sia in base ai meccanismi biodinamici dovuti alle onde elettrromagnetiche ad alta frequenza.I vari meccanismi del danno affrontati variando la frequenza e le caratteristiche elettriche dei sistemi viventi.

Per quanto attiene invece alcuni cenni circa il nesso causale fra esposizione a campi elettromagnetici ed effetti biologici vi sono molte pronunce dai Supremi Collegi di cui ne riportaimo alcuni esempi.Le indagini epidemiologiche successive agli studi offerti negli scorsi anni dalla American Industrial Hygiene Association Journal 1993 e dal rapporto I.S.T.I.S.A.N. 1998 in cui viene riconosciuto un ruolo apprezzabile dell’esposizione ai campi elettromagnetici nella eziologia di molte malattie fra i quali le leucemie il carattere causale non è ancora dimostrato.Si afferma con decisione che non esiste alcuna prova convincente che l’esposizione ai campi elettromagnetici causi patologie specie quelle tumorali non avendo assolutamente effetti biologici riproducibili tranne il caso di valori che vanno ben al di là da quelli riscontrati nelle abitazioni della gente.L’ipotesi di un ruolo causale dei campi E.L.F. nell’insorgenza della patologie neurologiche o tumorali esula è vero dal tema specifico.Per quanto riguarda gli effetti non tumorali si evidenziano patologie a carico del SNC ove studi relativi ai rischi di malattia del motoneurone,di demenza di associazione tra queste e il morbo di

(21)

parkinson anche se le evidenze epidemiologiche sull’associazione tra queste patologie e l’esposizione ai campi Elettromagnetici a 50/60 Hz hanno carattere preliminare e una valutazione definitiva è per ora prematura.Nel verificare la sussistenza del rapporto di causalità utilizzando i criteri propri dell’indagine medico legale,si ritiene che tali patologie possono essere etichettate come lesioni intese come alterazioni che possono avere carattere temporaneo quali le sindromi cefaliche,mentre quelle a deficit sensitivo motorio o disturbi cognitivi avente carattere permanente con incidenza sulla integrità psico fisica,non possono essere riferite nel rispetto dei criteri cronologico,dell’efficienza,della causa lesiva perlomeno di alta probabilità,e sulla scorta degli studi eseguiti,ad altra causa lesiva.Nella patologie ambientali e professionali sono due i paradigmi di indagine universalmente accertati:

1. Classificazione della patologioa su causa etiologica o monofattoriale per la quale vige il modello deterministico tra causa ed effetto che è analogo al modello usato nello studio delle malattie trasmissibili ove scoperto il bacillo si sa che darà sempre e solo quella malattia.

2. Classificazione delle patologie dal punto di vista nosologico che hanno una diffusione nella popolazione comune e che possono in certi gruppiu di soggetti che stanno in un ambiente particolare vedere accresciuta la loro frequenza.

Per la seconda classificazione nella quale rientrano le cause inquinanti ambientali di radiazione elettromagnetiche il paradigma ideale della dimostrazionedel nesso di causalità è quello della sperimentazione come avviene per i farmaci: l’efficacia di un nuovo farmaco, rispetto al precedente è dimostrata quando,azzerare tutte le variabili di disturbo,le persone trattate con il nuovo farmaco stanno meglio. Lo studio su popoalazioni umane esposte ad agenti ambientali non è sperimentale ma osservazionale e le regole di questo criterio per valutare la causalità comportano la valutazione della significatività statistica che non vuole significare criterio solo statistico ma criterio di valutazione di causalità come risulta da studi epidemiologici non sperimentali.Il criterio osservazionale consente di constatare le eventuali modificazioni delle situazioni preesistenti dopo avere sottoposto un soggetto ad esposizione a campo elettromagnetico per un certo periodo.Se l’osservazione evidenzia una modifica non attribuibile ad altri fattori non può disconoscersi adeguata fondatezza all’affermazione della sussistenza di un nesso di causalità.Come dire che sotto il profilo medico legale è ipotizzabile la ragionevole probabilità che l’esposizione a campo eletrtromagnetico sia causa unica ed efficace o quanto meno concausa delle patologie del tipo di quelle generalmente vengono lamentate in sede di giudizi.La correttezza della metodologia medico legale in presenza di sintomatologia pur priva di elementi obiettivabili trova spesso riscontro in studi della Commissione dell’Unione Europea in cui si dà atto che la più aggiornata cultura scientifica europea considera le patologie neurologiche come dipendenti da esposizioni ad CEM.

Il nesso di causalità può essere quindi escluso solo quando gli esiti delle ricerche,inizialmente d’incertezza come all’epoca delle prime costruzioni ed attivazioni delle sorgenti od utilizzo di mezzi professionali,successivamente quando è negata scientificamente il rischio dell’evento e non quando la scienza anche con giudizio postumo abbandona l’incertezza e riconosce come nel caso di specie la ragionevole probabilità di un danno alla salute da esposizione a campi E.M.In conclusione è opportuno soffermarci sulla sorveglianza sanitaria degli esposti.Di particolare interesse risultano le raccomandazioni del NIOSH/OSHA statunitense che partendo da un riconosciemtno anche di effetti non termici .Mentre in Italia partendo dal CPRNI per la protezione contro le radiazioni,hanno applicato protocolli di sorveglianza sanitaria anche in riferimento della legge quadro del 22.febbraio 2001.il cui principio è quello di dettare principi fondamentali diretti ad assicurare la tutela della salute dei

(22)

lavoratori,delle lavoratrici e della popolazione dall’esposizione a campi elettromagnetici e magnetici nonché la tutela dell’ambiente e del paesaggio,ai sensi e nel rispetto degli art. 9-32- 3- e 117 della Costituzione.

Riferimenti

Documenti correlati

Le cycle électoral 2002, constitué par l’élection présidentielle de mai et les élections législatives de juin, a non seulement permis le retour de la droite française

In particolare la Direttiva 91/383/CEE del 25/06/1991 (sul lavoro a tempo determinato o un rapporto di lavoro interinale“), completa ed integra “le misure volte a promuovere

L’Ispettorato di Ginevra, denominato “Office Cantonal de l’inspec- tion et des relations du travail” meglio conosciuto con la sigla OCIRT, ha emanato un’apposita “brochure”

Per la partecipazione dei relatori/moderatori invitati al convegno è stata prevista l’emissione della biglietteria ferroviaria/aerea e la sistemazione alberghiera

- Oltre una visione deterministica della tecnologia - Oltre una visione tecnologica della trasformazione - Oltre una visione industriale dei rapporti tra capitale e lavoro - Oltre

Essi credono che ogni passo del progresso significhi che una parte sempre più grande della popolazione del globo sia costretta a una lotta più dura per l’esistenza […] Per

Progetto “GAME - Gamification Adventures Make Experience” - Emilio Di Sipio, Funambola Sas Progetto “Formazione immersiva tramite realtà virtuale” - Simone De Santis, Kappaten Srl

In quantitative terms, transferred aid has a markedly stronger impact on migration than total aid including the non-transferred component, but the link is still fairly modest: