L’ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE IN TE RESSI P R IV A T I
A n n o XIV - V oi. X V lll
Dom enica 18 Dicem bre 1887
N . 711
IL TRATTATO DI COMMERCIO COLLA FRANCIA
Abbiamo lascialo passare qualche settimana senza discorrere sulla questione del trattato di commercio colla Francia perchè pareva a noi di aver detto tutto quanto valeva a difendere le nostre idee sul l’argomento. D ’altra parte ci rammaricava il vedere che la questione veniva da molti portata nel campo dei sospetti, non risparmiando velenose accuse ai negoziatori italiani — Non nascondiamo però che è per noi di non piccola sodisfazione il vedere come, sebbene tardi, e forse troppo tardi, le opinioni si sono mutate tanto che oggi, se ripetessimo quanto VEco nomista già disse qualche mese fa, ci troveremmo all’ unisono colla maggioranza della stampa italiana, colla quale allora sembravamo tanto discordi.
L 'Economista lamentava che si fosse denunciato il trattato di commercio colla Francia, e riteneva sa rebbe stato più saggio lasciarlo in vigore fino al 1892, od almeno subirne, ma non provocarne la deca denza; oggi molti convengono che si è agito con troppa leggerezza mettendo a cimento le nostre re lazioni commerciali colla Francia; — l'Economista propugnò, appena sorsero le difficoltà per la rinno vazione, che si convenisse in una proroga, ed oggi non solamente si è fatta strada tale idea, ma alcuni asseriscono che sia la sola via ili uscita ; — VEco nomista ha manifestato il timore che v i fosse pro posito deliberato di non rinnovare il trattato, ed in questi giorni alcuni giornali hanno usato verso a l cuni uomini politici un linguaggio a questo propo sito cosi severo e così pieno di accuse, che però noi crediamo destituite di fondamento, ma che non per questo sono meno gravi qnando trattasi di persone, le quali sono chiamate a trattare in nome del paese interessi tanto delicati.
Non è però il momento questo di fare recrim i nazioni, nè di investigare se sia retto in tutto e per tutto il modo col quale vengono trattate in Italia questioni di tanta importanza ; noi speriamo sempre e vivamente un radicale cambiamento nelle persone che hanno il monopolio della economia italiana, per chè desideriamo che il paese ottenga dichiarazioni sin cere che additino la via che si vuol percorrere e la meta che si vuol raggiungere. Intanto è giuocoforza accontentarci del minor male e nutrire la speranza che questo nuovo momento di ansietà che attraversa il paese, serva di lezione e di norma a tutti.
Non sappiamo se si riescirà a rinnovare il Trat tato colla Francia; I’ ultima votazione avvenuta alla Camera francese, nella quale I’ articolo per la pro
roga del trattato fu approvato, ma ebbe 179 voti contrari, mentre quello per il rialzo delle tariffe fu approvato quasi alla unanimità, ci lasciano credere che gli animi non sieno troppo disposti ad una con ciliazione.
Da parte dell’ Italia però crediamo che la via da seguirsi dovrebbe essere una sola : usare tutti i mèzzi per ottenere un trattato non peggiore di quello che sta per decadere.
Noi abbiamo sostenuto e provato che il trattato attuale fu molto più vantaggioso al commercio ita liano che non sia al commercio francese, e questa nostra affermazione non è stata ancora smentita ; mentre adunque è forse spiegabile la condotta della Francia, non lo è forse altrettanto quella dell’ Italia, quando non si voglia ammettere il preconcetto di rom pere le relazioni colla Francia.
Ma le disposizioni del paese contro una simile conclusione negativa cominciano a manifestarsi; e noi speriamo che fra poco diventeranno abbastanza vive perchè il Governo sia costretto a tenerne conto.
Bisogna uon farsi illusioni : — prima di tutto è equo non desiderare di più, quando il trattato che si aveva colla Francia ci era già sufficientemente favorevole; poi è necessario tener presente che se si rompessero i rapporti commerciali colla Francia, essa ci pagherebbe di rappresaglie infinite; e noi man diamo in Francia 70 milioni di vino, 30 milioni di olio, 160 milioni di seta ; abbiamo in Francia 2 m i liardi del nostro debito, e 60,000 operai.
È possibile che si comprometta tutto ciò per la ostinazione dei negoziatori ? — Ai protezionisti veri o mascherati noi domandiamo un poco di coscienza ; e se anche vogliono condurre l’Italia alle loro dot trine lo facciano per evoluzione e non per rivo luzione.
LETTERE PARLAMENTARI
822 L’ E C O N O M I S T A 18 dicembre 1887 una Camera iu cui nulla vi è, tra i partiti, di
seriamente organico, se ne togliamo quel gruppo di SO o 60 deputati che soglionsi indicare coll’ appel lativo di ex-pentarchici. E quando nei resoconti delle votazioni si leggono 69 voti contro la legge del Ca tenaccio, o SS contro il Riordinamento dell’Amm ini strazione Centrale (Legge dei Ministeri), si può essere sicuri eh’ essi non esprimono finora il concetto di organizzare una opposizione, o di spingere ad una crisi ; perchè ragrauellati su diversi banchi rappre sentano in un caso l’ avversione a un provvedimento che sembra divenuto irrisorio, e nell’ altro tante persone convinte che non dovessero abbandonarsi a un tratto le tradizioni parlamentari di quaran- t’anni.
L ’ on. Crispi ha una posizione tale da non temer nulla all’ interno, per molto tempo almeno. E a ren dersi più forte, egli cerca di concentrare nelle sue mani la maggiore autorità possibile ; prima colla legge dei Prefetti, poi con quella dei Ministeri, ora la facoltà speciale di concludere provvisoriamente convenzioni di commercio e di navigazione colla Francia, la Spagna e la Svizzera. — La tendenza del Presidente del Consiglio è evidente e non si ar resterà qui ; ma non per usare troppo largamente dei poteri che il Parlamento via via gli accorda e gli accorderà. Sinora infatti non si può dire ch’ egli applichi molto o troppo la legge sui Prefetti, e lo stesso dovrebbe presagirsi della legge dei Ministeri.
Nel primo progetto di questa legge, il Governo col 1° articolo proponeva tassativamente d’ istituire dodici ministeri ; nel progetto, sostituito a quello da un giorno all’ altro, il certo, per dire così, diventa incerto, e colla promessa di studiare anche la isti tuzione del Ministero delle Belle Arti, 1' on. Crispi si riserva di fare quello che meglio conviene al Go verno, e quindi, all’ occorrenza, di non far nulla per ora. Ciò sarà più opportuno e accomodante per l’ on. Magliani, il quale ha sempre affermato che non comprendeva la creazione del Ministero del Te soro, staccato da quello delle Finanze, e ch’egli non si sarebbe adattato mai ad avere uno solo di quei portafogli. Ora per qual ragione il Presidente del Consiglio provocherebbe una crisi singola del Mini stro Magliani ?
È vero che l’ on. Magliani non rappresenta più pel Gabinetto la forza di una volta, del 1882-83-84 ; allora egli era non solo il grande elemento meri dionale in un ministero presieduto da un antico subalpino, ma dinanzi alla Camera plaudente era il taumaturgo capace di abolire le imposte e di ac crescere tutte le spese che ai Deputati piacevano. Ora non ò creduto come allora ; ma non lo abban dona la fama, giustamente acquistata, di essere uomo abilissimo. Molti — non i più competenti — riten gono eli’ egli possa riparare alla nostra situazione finanziaria, assai pregiudicata da alcuni errori e da molte debolezze, che I’ Economista non ha mai man cato di rilevare.
E a proposito di debolezze, apro una parentesi per notare una contradizione del Governo, avvenuta nella seduta d’ ieri. L ’ on. Crispi, in omaggio del principio da lui introdotto di togliere la iniziativa delle spese alla Camera, dichiarò che il Governo si disinteressava al progetto di legge per i superstiti di Talamone, e il progetto naufragò. Immediatamente dopo il Governo sosteneva il progetto per i danneg giati della provincia di Cosenza, iti cui la Commis
sione della Camera di sua iniziativa aveva aggiunto 30,000 lire a carico dello Stato !
In ogni modo — per tornare all’ argomento — l ’ on. Magliani, abile finanziere, facile a trovar risorse siano pure provvisorie o strardinarie, è finora il Ministro delle Finanze e Tesoro, che conviene al- l’ on. Crispi. Il quale, da uomo più specialmente politico, mal soffre gli ostacoli che alla sua azione possano venire da questioni finanziarie, essendo con vinto che uno Stato può e deve trovare sempre il danaro che gli occorre. — Ma presto o tardi, non molto tardi, la questione finanziaria s’ imporrà anche a lui.
Udremo sabato la parola del Ministro Magliani. — Non sappiamo se le previsioni della Esposizione finanziaria saranno rosee; certo saranno meno scure di quelle che risultano dai documenti pubblicati.
Il consuntivo 1886-87 presenta un disavanzo nor male fra Entrate e Spese effettive di L . 8,007,924.74, oltre una emissione per costruzioni ferroviarie che raggiunge L. 196,239,317. io , a cui per un giusto compenso finanziario, devesi aggiungere un debito latente per pensioni di oltre 20 milioni.
Colla legge di assestamento 1887-88 il disavanzo previsto nel Bilancio normale fra Entrate e Spese effettive è di 83 milioni, più 1’ emissione per co struzioni ferroviarie in L. 297,678,000; e anche qui bisogna aggiungere il debito latente per pensioni, naturalmente maggiore di quello del Consuntivo 86-87 sopraccennato.
Vi sarà certo un miglioramento nelle Entrate, e su questo attenderemo gli apprezzamenti della Com missione del Bilancio. Ma di contro abbiamo, innanzi alla Camera, e più nè verranno, parecchi progetti di maggiori spese, che, non essendo ancora divè llute legge, non possono comprendersi nel Bilancio di assestamento.
Per rendersi ragione dei nuovi impegni, che Ca mera e Governo stanno per prendere, giova enu merare i- progetti presentati, che pel 1887-88 por tano aumento di spesa, sebbene della maggior parte di essi sia difficile, quasi impossibile determinare la cifra :
Spesa ordinaria: 1.® Conservazione dei Monumen ti ; 2." Costruzione di Edifici Scolastici; 3.° Scuola di Ginnastica in Roma ; 4.° Consorzi d’ acqua a scopo industriale ; 3.° Legge dei Ministeri ; 6.° Pen sioni per gli operai borghesi dipendenti dal M ini stero della Guerra.
Spesa straordinaria: l.° Legge dei M inisteri; 2.° Arretrati per le Strade Nazionali Provinciali (li re 2,281,213); 3.® Danneggiati dal Terremoto di Cosenza (L. 300,000).
Dopo queste cifre e previsioni bisogna tener conto del grande ignoto dell’ Africa, una spesa che trasmi grerà lungamente da un bilancio all’ altro per- farla apparire minore, ma che già al dì d’ oggi giunge ad una cifra effettiva molto superiore ai 20 milioni vo lati colla Legge del 10 Luglio scorso. V i bachi dice che a quest’ ora siamo assai vicini agli 80 milioni.
Se teniamo poi conto degli Stati di Previsione 18 88-89, ci si presenta già un disavanzo di li re 15,000,000 fra Entrate e Spese effettive, al quale bisognerebbe aggiungere tutto I’ ammontare della spesa cagionata'dai progetti di legge, piu sopra enu merati e della spesa straordinaria dei seguenti tre progetti, che gravano appunto sul Bilancio 1888-89 :
1. ° Bonifica dell’Agro R om ano.... .. L . 1,000,000
2. ° Arretrati Strade Nazionali Provin
ciali... » 10,686,872
3. ° Edifici M ilitari.. ... ... ... » 3,000,000 L. 14,686,872
È da osservare che nell’ Entrata di quegli Stati di Previsione, non è tenuto conto dell’effetto presu mibile dagli ultimi aumenti degli zuccheri che al massimo può calcolarsi in L . 10,000,000.
Però anche qui vi ha la solita defìcenza di quanto riguarda le pensioni e di tutta la spesa straordinaria a cui siamo andati e andiamo incontro per la spe dizione d’ Africa ; della quale spesa, appunto perchè straordinaria, non si poteva tenere alcun conto negli Stati di Previsione, prima che il Parlamento approvi la legge speciale.
Tenendo presenti questi dati generali, ma essen ziali, ci sarà più facile seguire il Ministro delle F i nanze nelle sue dichiarazioni, aspettate con qualche ansietà dagli, ingenui per trarne buoni auspici ad ogni costo, dalle persone serie e competenti per giu dicare non tanto della situazione, quanto della in tenzione del Ministro, per sapere cioè s’ egli voglia ritornare su quella strada che già percorse tanto onorevolmente.
L’ ERA DELLE CONVERSIONI
e la d i mi n u z i o n e d e l l ’ i n t e r e s s e
A più riprese abbiamo tenuto al corrente i let tori sulla conversione testé fatta in Francia della rendita 4 0(0 e 4 1|2 0|0 in 3 0(0. Essi sanno quindi dicrià che senza avere resultati splendidi, la conver sione francese, tenuto conto delle circostanze in mezzo alle quali avveniva, ebbe risultati soddisfa centi. Non va infatti dimenticato che mai, forse, una conversione, venne fatta in mezzo ad avvenimenti così poco propizi. Senza rifare la cronaca degli in cidenti che nel Novembre scorso sorsero in Francia con una abbondanza punto desiderabile, basta riflet tere alla crisi politica, formata da una crisi mini steriale e da quella presidenziale, che travagliò quel paese per parecchie settimane, la quale non era certo il mezzo migliore per incitare i possessori del 4 1|2 per cento e 4 per cento ad accettare, anziché il rimborso il modo di conversione proposto.
Comunque sia di ciò, non insisteremo più a lungo sulla conversione francese, parendoci più interessante invece di richiamare l’ attenzione dei lettori su altre conversioni e sopra alcune considerazioni generali che sono suggerite dall’argomento.
Già qualche anno fa gli studiosi di cose finan ziarie, specie in Germania, si sono occupati della tendenza contemporanea di convertire i ’ecciti de biti d i Stato in altri portanti un interesse minore.
824 L ’ E C O N O M I S T A 18 dicembre 1887 dell’ammortamento. La lista menziona per centoventi
dei valori più noti a Parigi e per cinquunlasette fra essi F interesse attuale è inferiore al 4 0,0. I valori tedeschi hanno anzi un saggio di interesse ancor minore; ed è noto che p e r ii consolidato inglese, il quale rende poco meno del 5 0|0, si parla* già di una possibile conversione al 2 412 0(0. Ad ogniìnodo e senza dare a quest’ ultima circostanza un peso maggiore di quello che le va attribuito, è chiaro che collo scendere del saggio medio di interesse, le conversioni si moltiplichino e ciascuno cerchi di profittare del ribasso del prezzo del danaro.
Quale debba essere la conseguenza di questo fe nomeno economico, non pare difficile a vedersi. Il ribasso nel saggio dell’ interesse non può avvenire senza che le economie private abbiano a soffrirne. Ciò è fatale e, peggio ancora, coloro che sentono maggiormente la perdita sono i piccoli capitalisti. L ’ operaio che ricavava 400 lire da 10000 lire di capitale a gran fatica risparmiato, deve contentarsi di 550; lire il rentier che ha un capitale di 100,000 lire non può più calcolare che sopra un reddito annuale di 3,500 lire. Considerato adunque il fatto da un punto di vista particolare, le conversioni si risolve rebbero in tante parziali sofferenze. Ma il fenomeno va esaminato da un punto di vista più elevato e ge nerale; e allora si vede quale vantaggio considerevole
tragga la società tutta dal buon mercato del danaro. Si dice frequentemente che la causa del males sere economico della società risiede nella ripartizione ineguale dei guadagni tra il capitale e il lavoro. Si vuole che il capitale guadagni i 5|6 e che il lavoro riceva solo un sesto degli utili. La controversia che sorge da coteste affermazioni non può essere qui da noi neanche brevemente svolta. Ma si può chiedere se le condizioni del lavoro non sono intimamente connesse oltreché col valore delle ricchezze da esso prodotte anche col prezzo dei capitali necessari alle industrie. L ’ industriale che ha dovuto prendere a prèstito per dare un migliore o maggiore sviluppo alla sua industria, per procurarsi la materia prima, o gli strumenti ece. raggiunto il resultato di ven dere i prodotti deve consacrare il meglio del suo guadagno al pagamento degli interessi. Ci pare evi dente che, più l’ interesse è elevato, meno grande può essere la rimunerazione del lavoro, sia ' desso intellettuale o manuale.
Certo il piccolo capitalista vede scemate le sue rendite, e per ciò stesso soffre. Ma o egli è in con dizione di far fruttare il suo capitale e allora può scendere nel campo della lotta industriale e com merciale, o non lo è, e deve piegare il capo dinanzi all'im pero di una legge che agisce per effetto dello stesso capitale, in via di continua accumulazione. Bisogna dunque considerare questo fatto dell’abbas samento graduale dell’ interesse come un fenomeno in generale benefico, che la società deve favorire col progresso'ordinnto e pacifico, anziché impedire o invertire radicalmente con le lotte sociali e le guerre internazionali, i due più grandi coefficienti di con sumo e di rincaro del capitale. Sunt bona mixta malis ; e anche nel ribasso dell’ interesse noi non negheremo, come ha dimostrato il Leroy-Beaulieu nel suo Essai sur la rèpartition des richesses, che possa esservi qualche cosa di deplorevole. Ma non illudiam oci; anche nell’ ipotesi migliore resteranno sempre al capitale quegli impieghi in cui il rischio supposto o realmente maggiore del.’ordinario accorda
una larga rimunerazione. Intanto fortunati i paesi che sono in condizione di trar partito dada riduzione nel saggio dell’ interesse. E auguriamoci che venga presto anche la volta dell’ Italia, per opera princi palmente di una politica finanziaria, che abbandoni completamente gli artifici e gli espedienti.
INCORI SULL’IBOUZIE DEI TRINILI DI COMMERCIO
Nel numero passato di questo giornale noi espri mevamo la speranza che la Camera dei Deputati avrebbe respinto il progetto di legge presentato dal- l’ onoiv Guardasigilli, sull’abolizione dei tribunali di commercio. La nostra speranza è stata compieta- mente delusa, la Camera, quasi all’ unanimità, ha accettalo il progetto dell’ on. Zanardelli, il quale, si può dire, non ha neppure sentito il bisogno di difenderlo e di pronunciarvi sopra uno dei suoi soliti dotti ed eloquenti discorsi. Questa, diremo così, mansuetudine della Camera elettiva ci addolora molto per due ri flessi e cioè: I o perchè dimostra che l’ assemblea dei rappresentanti della nazione non è penetrata dei bisogni veri e sentiti del paese e per farsi troppo schiava di pregiudizii che le fanno trascurare tutti i principii di vera e sana libertà civile, per attuarla nel miraggio d’ una febbrile, inorganica, impotente libertà politica, che lungi dall’ essere, come dovrebbe, garanzia della civile, ne è la più acerba nemica. 2° perchè lascia credere che la Camera elettiva, subor dina la legislazione del paese alle esigenze momen tanee della politica, credendo suo debito piuttosto vo tare leggi cattive, che combattere un ministero gradilo, mentre invece dovrebbe piuttosto combattere un mi nistro gradito, che votare cattive leggi. U n’assem blea che subordina a considerazioni politiche la san zione legislativa, abdica la maggiore e m iglior parte del suo potere, e dimostra che di esso non ha nep pure una chiara ed esatta nozione.
Nè sembri avventato e temerario questo nostro giudizio, imperocché è apparso chiaro che la Ca mera elettiva non ha valutata l’ importanza e la gra vità della riforma che le si proponeva ed ha volato all’ unanimità quella riforma senza dimandarsi se era buona o cattiva, unicamente per non scuotere dai loro seggi i ministri e specialmente il guardasigilli, ancora, turbato dell’ avere dovuto votar contro pochi giorni prima, a una misura legislativa da lui pro posta e a un principio costituzionale, per sostenere il quale era andato al potere nove anni fa.
merciali d’ Italia e che nella sua applicazione può anche mutare radicalmente la giurisprudenza in ma teria commerciale, togliendole quel carattere di equità consuetudinaria che ha sempre avuto.
E neppure ci sappiamo capacitare come il disegno di legge dell’ on. Zanardelli non sia stato oppugnato da quei rappresentanti della nazione che vogliono instaurare in Italia un self-governement all’ uso in glese e per propagarne l’idea e l’amore hanno im presa una specie di crociata nella Camera e nel paese. Come non si sono accorti che gli stessi prin- cipii, gli stessi argomenti che si accampano per abo lire i tribunali dì commercio, possano dimani servire
per combattere le riforme amministrative che essi propugnano? Come non hanno pensato che era un cattivo principio per l’ instaurazione d’un selfgover- nement o d’ un decentramento istituzionale sostituire ai cittadini investili d’ una funzione giudiziaria atti nente agli interessi della loro classe, dei giudici im piegati dello Stato? Come potranno sperare di im piantare istituzioni di decentramento razionali in Ita lia, dal momento che la classe politica italiana ab batte e distrugge quelle che hanno una vita lunga ed onorata nel nostro paese? Essi deploreranno forse un giorno di non aver praticato l’antico ada gio : principila obsta e capiranno che per ottenere una larga applicazione d’ un qualunque principio d organizznzione politica e sociale in un paese parla- mentare bisogna sovrattutto curare che non si creino precedenti ad essi anche solo indirettamente contra rli, e questo perchè nei governi a discussione ha gran voga la logica formale ed esterna nei ragionamenti.
L ’ onor. Guardasigilli e i sostenitori del suo pro getto nella Camera hanno fatto valere i soliti argo menti, già molte volte conbutati, alcuni dei quali ahhiamo nell’ articolo precedente esaminati. Fra quelli tralasciati da noi la volta scorsa vogliamo sceglierne tre e di essi parlare, molto più, ripetiamo, che hanno avuto l’onore di essere esposti nell’ Assemblea elet tiva e vi hanno trovato una troppo onorevole acco glienza. Si è detto che i tribunali di commercio hanno fatto il loro tempo, perchè ora il diritto com merciale è codificato e non è più consuetudinario come prima. Che cosa si vuole intendere con ciò ? Forse che nelle contestazioni commerciali deve ta cere la consuetudine ed applicarsi la pura e sem plice prescrizione giuridica? In questo caso non v ’è chi non veda come sia erronea tale opinione e come sia impossibile che ciò succeda. Nelle questioni com merciali avrà sempre vigore grandissimo la consue tudine non solo, ma anche l’ equità, e i giudizii do vranno sempre ad esse informarsi se non si vuole che riescano dannosissimi agl’interessi che inten dono tutelare. Forse si vuole che nei giudizii in materia commerciale la prescrizione di legge non sia messa in seconda linea? Ma a questo rimedia il diritto di ricorso alle corti superiori ^che noi am mettiamo pienamente nelle parti e che si potrebbe, nell’ interesse della legge, conferire d’ ufficio al pub blico ministero. Del resto anche quando nelle con testazioni commerciali vigeva la consuetudine, que sta non si è mai intesa nel senso che dovesse esclu dere o imporsi al diritto ma piuttosto con esso ar monizzarsi; e ciò ora è reso più facile anche ai giudici commercianti, appunto perche le prescrizioni giuridiche sono codificate e quindi accensibili a tutti e facilmente da tutti comprensibili.
Si è detto che è nell’ indole dello Stato moderno
l’ unità della giurisdizione e che a questa contraddi cono i tribunali di commercianti. Che cosa s’ intende per unità di giurisdizione? Forse che il diritto di giudicare deve tutto emanare dalla stessa fonte? Ma nessuno ha mai negato al Re, capo supremo dello Stato e dal quale emana la giustizia, il diritto di nominare e istituire i giudici commerciali. Forse si è inteso ehe la norma giuridica dev’essere unica e applicabile indistintamente a tutte le contestazioni? Ma anche questo non ha nulla a che fare coll’ abo lizione dei tribunali commerciali, inquantochè le corti superiori possono sempre, come abbiamo detto, riformando le sentenze commerciali, ristabilire la forza e la prevalenza della prescrizione di legge.
Infine si è detto che i giudici scelti fra i com mercianti giudicano, se non direttamente almeno in- difeltemente, sempre in causa propria e quindi pos sono essere tratti a curare più che la giustizia i loro interessi. — Ben poco valido argomento questo perchè ha il difetto di provar Iroppo ! Se dovesse applicare questo principio non so dove troverebbe fon. Guadasigdli un giudice nelle contestazioni civili. — In tutte le questioni attinenti alla proprietà immo biliare dovrebbero essere esclusi i giudici possidenti beni rustici e urbani; in tutte quelle attinenti alla proprietà mobile dovrebbe curare che i giudici non possedessero denaro, o avessero somme investite in qualche impiego fruttifero, in tutte le contestazioni fra locatore e conduttore dovrebbe escludere quelli che possedessero o avessero affitto case e con questo non avrebbe finite le sue fatiche l’ on. Zanardelli, imperocché ogni cittadino ha parenti in linea ascen dente o discendente o collaterale e quindi può nellle questioni di diritto famigliare e successorio trovarsi indirettamente a giudicare in causa propria.
Lo ripetiamo; è assurdo invocare quell’ argomento per abolire i giudici commercianti; se non bastano le attuali si fissano altre cause d’ incompatibilità momentanea e permanente, ma non generalizziamo, altrimenti si cade nell’ assudo e nel ridicolo.
Noi speriamo ehe il Senato non approverà così precipitosamente, come alla Camera elettiva, il pro getto del Ministero. Non dimandiamo che si lascino i tribunali di commercio come sono ora, vorremmo solo che si studiasse seriamente e profondamente la questione che è molto grave ed ha un’ importanza grandissima sia per le sue relazioni colla prosperità del commercio sia per le sue relazioni coll’ ordina mento generale dello Stato italiano.
Il Senato non mancherà di studiare con animo calmo e sereno la questione, specialmente se le rap presentanze legali dei commercianti, le Camere di Commercio, vorranno interessarsene. Alcune hanno già fatti stndii in proposito, si mettano in corrispon denza colle altre, sveglino se addormentate e insieme influiscano affinchè non si tratti leggermente, come si è fatto finora, un problema importantissimo quale è quello dei tribunali di commercio. — Il tempo speriamo non mancherà loro, sebbene ne abbiano lasciato passar molto infruttuosamente, perchè il Ministero non vorrà violentare il Senato per una legge non politica ; in ogni modo si affrettino ; ne hanno il preciso dovere, perchè la legge le ha co stituite tutriei e rappresentanti il commercio e esse devono sentire questa loro missione nella questione che riguarda non solo gl’ interessi, ma anche l’onore i della classe intera dei commercianti.
826 L’ E C O N O M I S T A 18 dicembre 1887
Il PICETTO 01 L K SOLLE CASSE 01 RISPARMIO
D i fatto, le Casse di Risparmio hanno goduto fi nora in Italia la massima libertà ed indipendenza. Le popolazioni le hanno riguardate finora come isti tuzioni paesane ed anche private, poste all’ infuori dell’ azione del Governo e dei pericoli della politica. A questa opinione, che di esse ha sempre avuto il popolo, si deve l’ immensa fiducia che il popolo in esse ha riposto e la loro incontestabile floridezza. Di diritto l ’ esistenza delle Casse non era cosi libera ed indipendente. Nessuna legge sanciva in modo espresso la loro libertà. Una legge si invocava per inaugurare a vantaggio delle Casse, o meglio a van taggio delle popolazioni, che di esse si servono, una libertà più sicura, una libertà che fosse non solo di fatto, ma anche di diritto. Sub lege libertas, pa reva dovesse essere la massima inspiratrice della aspettata riforma legislativa.
N ell’ articolo precedente abbiamo già detto che non corrisponde troppo a simile aspettativa il dise gno di legge presentato alla Camera dei Deputati il 19 novembre decorso dal ministro Grimaldi.
Questo disegno dispone, che spetterà al ministero di promovere con decreto regio la instituzione delle Casse e l’approvazione dei loro atti costituitivi ; che sarà riservato ugualmente al ministero di fare ap provare con decreto regio le modificazioni proposte agli atti costituitivi delle Casse esistenti (art. S). Quando non si rilevasse abbastanza chiaramente dal testo che il ministero intende non solo di avere il diritto, come sarebbe giusto, di esaminare se gli atti costituitivi contengono nulla di contrario alla legge organica delle Casse, od alle leggi generali deilo Stato, ma anche di farsi giudice della convenienza di tutte le disposizioni degli atti, e di aggiungerne, toglierne o modificarle a suo piacimento; la rela zione premessavi viene a spiegare che tale appunto è il concetto ministeriale. Questa relazione spiega, che l’assenso del Governo per l’ istituzione delle Casse, e per le modifiche de’ loro statuti ha da essere non già un riconoscimento, ma una autorizzazione, sor volando per altro sulla tesi troppo difficile da soste nere. Quando nel 1882 il Parlamento si occupò del disegno di legge, proposto dall’ in allora ministro Berti, per riordinare le Casse di Risparmio, disegno che cadde per la viva opposizione incontrata, e che pure tendeva ad assoggettare le Casse ad una au torizzazione preventiva del Governo, fon. Mantellini, come relatore della Commissione parlamentare in caricata di esaminare il disegno, scrisse una dotta e splendida relazione, nella quale sostenne che non poteva competere altro diritto al Governo, salvo quello dì riconoscere la legalità degli atti costituitivi e di registrarli. D ’ allora in poi pareva che i prin- cipii liberali avessero fatto strada, e che il sistema autoritario avesse perduto terreno. Infatti il nuovo Codice di Commercio svincola le società anonime e cooperative da ogni preventiva autorizzazione, pre scrivendo soltanto che abbiano a presentare i loro atti costitutivi al tribunale civile, il quale non ha altro incarico, salvo quello di verificare se siansi in essi adempiute le condizioni volute dal Codice stesso. La legge 13 aprile 1886 n. 3818 pel conferimento della personalità giuridica alle società operaie di mutuo soccorso, dispone, che dette società sieno te
nute soltanto ad esibire i loro atti costitutivi al tri bunale civile, il quale, verificato l'adempimento delle condizioni volute dalla legge, ordina la registrazione degli alti medesimi. Per l’articolo 2 del Codice civile i Comuni, gli Istituti, i Corpi morali per poter essere considerati come persone capaci di diritti ed ob bligazioni, devono essere legalmente riconosciuti. Y i è la necessità del riconoscimento senza dubbio. Ma nelle sane dottrine giuridiche e sociologiche non si trova certamente la necessità dell’ autorizzazione del governo. Questa non si può trovare se non che nei vieti principii autoritarii, che fanno del governo un tutore universale, gli addossano incarichi pei quali è inetto, e lo gravano di una responsabilità che non gl’ incom be, esonerandone coloro ai quali essa veramente spetta, e spegnendo così l’ iniziativa individuale. Col disegno di legge non solo si ritorna all’ antico sistema autoritario, ma lo si peggiora. La vecchia legge 5 agosto 1862 n. 733 sulle opere pie, riservava al Governo V autorizzazione per la costi tuzione di opere pie, e per la riforma dei loro sta tuti ; ma frenava l’azione del ministero vincolandolo a dover sentire in proposito i pareri del Consiglio di Stato, dei Consigli comunali, delle Deputazioni e dei Consigli provinciali. Invece per le Casse di r i sparmio, il ministero non avrebbe freni di sorta, nè sarebbe dato ai fondatori e reggitori delle Casse, nè ad alcuno per e s si, la facoltà di reclamare contro gli arbitrii ministeriali, che è pur ragionevole di am mettere, se non come probabili, almeno come pos sibili.
Secondo il disegno di legge, le Casse di risparmio sono soggette alla vigilanza del Governo, il quale, anche se non esistono reclami, può ordinare diret tamente ispezioni a carico di esse (art. 23 e 24). L ’ amministrazione di un’ opera pia, non trovata in regola, si scioglie per decreto reale, sentita la de putazione provinciale e previo il parere del Con siglio di Stato (art. 21, 23 e 24 della legge 3 ago sto 1862). Per le Casse di risparmio, il nuovo di segno di legge sancisce pel ministero la facoltà di promuovere lo scioglimento dei relativi Consigli d’am ministrazione mediante decreto reale, e di mandare un commissario governativo a reggerle. Il ministero resta unico giudice della necessità, della opportunità, della convenienza di un atto così grave : esso non è tenuto a sentir pareri ; nessuna guarentigia è data contro i suoi possibili arbitrii.
Ed ora veniamo al colmo. Secondo il nuovo di segno di legge, le Casse di risparmio saranno as soggettate ad un contributo annuo per la vigilanza del Governo ; e perfino la misura del contributo resta in arbitrio del Governo (art. 33).
teorie assolute, è incompetente ad apprezzare i veri bisogni delle Casse, per le quali appresta un sistema livellatore, che toglierà ad esse la possibilità di adattarsi alle varie condizioni delle località in cui operano.
Infine l ' ingerenza esorbitante del Governo sce merà alle Casse la fiducia della popolazione, perchè la verità è che, questa especialmente il popolo m i nuto, laborioso e parsimonioso, che forma la solida clientela delle Casse di risparmio, guarda il Governo colla maggior diffidenza.
Se le nostre informazioni sono esatte, come ab biamo ragione di credere, i dubbi da noi sollevali hanno trovato in qualche ufficio degl’ interpreti au torevoli, i quali esposero considerazioni molto s i
m ili alle nostre. ,
Oltre a ciò si sarebbe affacciata un’ idea. S i e chiesto se per avventura, quando si volessero im porre certi vincoli, ciò non potesse farsi unicamente per le Casse che fossero per fondarsi in seguito, ri spettando le Casse esistenti. Noi non divideremmo naturalmente questa opinione.
Quanto ai prestiti ai Comuni e alle Provincie, os servammo che certi fatti a tutti noti potevano ren dere ragionevole una qualche limitazione, ma che non era° savio andare all’ eccesso opposto.^ E non è mancata l'espressione di un voto, che cioè quei pre stiti si ammettano, limitandone la cifra a una quota
del capitale. . _
Noi non sappiamo se la maggioranza della Com missione parlamentare divida queste opinioni, ma riteniamo la cosa non improbabile.
Rivista Bibliografica
Giacomo Rajmondl. — Proposta di un monopolio di
vendita degli alcool.
. Un interessante monografia sul monopolio di ven dita degli alcool venne recentemente pubblicata dal Sign or'’ Giacomo Rajmondi, conosciuto studioso di questioni finanziarie ed economiche, e che gode buona e meritata fama per parecchi suoi scritti intorno a quelle discipline. — L ’ autore prende le mosse nel suo lavoro coll’ esporre il quadro della situazione finanziaria nostra attuale, e dei nuovi o sempre più ingenti bisogni reclamati dal paese, pei quali la finanza dello Stato non potrebbe provvedere se non con aggravio delle contribuzioni. Esamina quindi quali imposte e tasse si potrebbero riformare, per concludere che sola la tassa sulla fabbricazione degli spiriti potrebbe con una riforma, fornire i mag giori cespiti che si richiedono. — Entrato nell ar gomento, l ’autore espone un breve, ma chiaro, cenno storico sulla fabbricazione degli alcool, occupandosi della parte tecnica dell’ industria, e della sua pro gressiva sottoposizione all’ imposta. Mette quindi a raffronto i dati statistici sulla produzione e sulla tassa di fabbricazione degli alcool nei diversi Stati d’ Europa; deducendo, che, mentre in Inghilterra l’ imposta diede, nel quinquennio 1880-84 L. 474 mi lioni con una quota individuale di L . 13.14, in Francia L . 238 milioni, con una quota di L. 6.86, in Russia L. 569 m ilio n i, con una quota di L . 6.63 ; in Italia la tassa diede nel detto periodo
solo 18.9 milioni, con una quota di L . 0.65 per abitante. Osservando quindi che havvi latitudine per un aumento della tassa, passa ad esaminare le con dizioni della industria in Italia offrendo dati ed os servazioni còlle quali la un’ acuta critica sulla legislazione che regola la imposta. Si dichiara con trario alla divisione dello fabbriche d’ alcool in due categorie, e alla esenzione dalla tassa di fabbricazione p e rle distillerie non superiori ai cinquanta litri, non essendo giustificata la esenzione da ragioni di eco nomia agraria, come in altri Stati, ma costituendo nn privilegio ingiusto e irrazionale. — L ’ egregio Autore a questo punto sviluppa il concetto della riforma da lui compilata, e dando prova del a sua estesa erudizione su tale argomento, fa la compara zione tra le legislazioni dei diversi Stati, e accen nando ai progetti di riforma studiati o adottati in Germania, in° Russia ed in Francia, e criticando i diversi sistemi, propone che meglio convenga all’ Ita lia il monopolio ristretto alla sola vendita al minuto cosi regolata : Lo Stato dovrebbe assicurare alla fabbricazione lo spaccio dei suoi prodotti, obbligan dosi all’ acquisto dell’ alcool, fabbricato in paese ad un prezzo minimo da stabilirsi di tempo in tempo ; 1’ acquisto si farebbe per mezzo di trattativa privata o per incanto : e se il prezzo dell’ alcool nazionale superasse del 5 0/o quello dell’alcool estero, lo Stato potrebbe fare le sue provviste all’ estero. — Il m o nopolio di vendita dovrebbe essere appaltato. Per quanto riguarda la fabbricazione: In distillazione sarebbe liberal e così il commercio all’ ingrosso del l’ alcool nazionale e la esportazione; mentre _ la im portazione sarebbe vietata ; infine la rettificazione dell’ alcool sarebbe obbligatoria.
Questi sommi capi del progetto di riforma sono poi abbastanza largamente svolti dell’ Autore, il quale prevede e combatte le obiezioni, e si soffetma ad esplicare come dovrebbe esercitarsi il monopolio e il relativo appalto. « L ’ alcool messo in bottiglia e distribuito come i sali e tabacchi per la rivendita. Questa non può effettuarsi che nei pubblici esercizi s o le t ti alla sorveglianza. Resta libero al venditore di°richiedere al bevitore qual prezzo eh’ egli vuole. La bottiglia contiene un litro di acquavite rettificata a 45 o-radi ed 6 venduta al prezzo costante di L . 1.2-3 cadauna. » — Con questa riforma, prevede I’ autore un maggior reddito dalla tassa di 21_ mi lioni. dei quali nove milioni recuperati dallo Stato, che ora è costretto a perderli per la frode e il
contrabbando. .
828 L’ E C O N O M I S T A
18 dicembre 1887 auguriamo che dai competenti sia, come si merita,
esaminato e discusso, affinchè di quel molto di buono che esso contiene sia tenuto conto da chi re^ge la cosa pubblica.
(Rivista (Economica
I l ra p p o rto de/ S e g re ta rio del Tesoro d e g li S t a t i U niti. - I l p re z z o d e ll’ a rg e n to in In g h ilt e r r a n e l 1 8 8 6 -8 7 . - L a c a r t a m o n e ta n e ll’A rg en tin a.
Il signor Fairchild segretario della Tesoreria nel suo rapporto annuale al Congresso dichiarò che egli non è partigiano della soppressione dei fondi di ammorta mento, e crede preferibile il sistema di consacrare ciascun anno al riscatto del debito pubblico quelle somme che possono essere disponibili. L ’ on. segre tario del Tesoro condivide i voti del presidente Cle veland in ciò che concerne il diritto della tesoreria di acquistare delle obbligazioni a premio, salvo Der i fondi di ammortamento, e come Cleveland egli non crede che I eccedenza del Tesoro debba essere im piegata a far fronte ai bisogni dello Stato.
Fairchild opina che la riduzione delle entrate pro venienti dalle imposte, sia il solo mezzo conveniente di prevenire i pericoli che minacciano il paese, ma non è all imposte interne che bisogna domandarla. Quelle che occorre ridurre al più presto possibile sono i diritti di importazione su tutti gli articoli, di cui un gran numero dovrebbe essere classato in fran chigia. G li abusi, le ineguaglianze delle tariffe do vrebbero essere riformate.
Egli crede che anche tenendo conto dell’ attuale situazione e di tutti gli interessi onesti grandi di minuzioni potrebbero essere fatte senza'recare of fesa alle diverse industrie, le quali in .seguito come per ¡’ avanti continuerebbero a trovarsi in eccellenti condizioni.
M. Fairchild propone di rimediare alle difficoltà che nascono dalle ambiguità delle tariffe e delle di sposizioni doganali, stabilendo più che è possibile uGi diritti spGCificij 6 non piu ad vctlorstìi. E g li vor- rebbe inoltre che si accordasse ai bastimenti costruiti all estero e appartenenti a cittadini americani, il di ritto di fare il commercio fra gli Stati Uniti e eli altri paesi con la bandiera americana.
Toccando la questione monetaria rileva che, i cer tificati d argento essendo sempre più impiegati come moneta corrente, una parte dello stock monetario rimane inutilizzato, e quantità di dollari in argento sono ammassati nelle casse del Tesoro. E gli vorrebbe che lo si autorizzasse a emettere dei certificati per i valore delle specie monetarie e a non battere che il numero di dollari necessari, come garanzia dei cerliheati in circolazione.
Passando ai bilanci M. Fairchild annunzia che lo entrate dell’anno fiscale ascesero a 383 milioni di dollari, e le spese compreso il fondo di ammorta mento a 316,817,783 dollari.
L e entrate dell anno prossimo sono calcolate con !e leggi esistenti a dollari 383 milioni e le spese a 0-0,530,793. Questi che abbiamo riassunti sono i Punb più importanti della esposizione finanziaria latta al Congresso dall’ on. Segretario del Tesoro.
— 1 giornali inglesi che trattano argomenti di fi nanza e questioni economiche hanno recentemente pubblicate alcune importanti notizie sul movimento dell’ argento nel corso del 1886 e nei primi mesi del 1887.
Rileviamo da esse che il prezzo dell’ argento da den. 46 3/4 in media per oncia che tanto valeva nel gennaio 1886 discendeva a 42 ’ s/i6 nel mese di agosto per risalire a 46 l/u nel mese dì dicem bre. In sostanza il prezzo medio dèli’ argento fu nel 1886 di den. 45 3/s per oncia, cioè a dire in feriore di den. 0,3 1/i al prezzo medio del 1885.
Il punto più basso dell’ argento fu raggiunto il 3 agosto, allorché fu segnato il prezzo di den. 42 per oncia, ma si pronunziò tosto un miglioramento egualmente rapido, in seguito al quale il più alto prezzo dell’ anno, 47 den. per oncia, fu raggiunto il 20 novembre. Da quest’ epoca fino ai primi giorni del dicembre la domanda di questo metallo essendo stata limitatissima, si discese a 45 den. con un r i basso di den. 1 ‘/.a e 2 sui più alti prezzi raggiunti. Ma da questo momento la situazione cambiò di nuovo, inquantochè il basso prezzo provocò dal Continente varie ordinazioni che lo fecero risalire alla fine di dicembre a den. 46 1/2.
La cagione immediata della depressione avvenuta nel corso del 1886, che cominciò nell’ aprile, si dovè al continuo succedersi dei più bassi rapporti del cambio nell’ India, prodotti dalla necessità delle case di Manchester di restare al coperto nelle fu uro spe dizioni per l’ India.
Il miglioramento avvenuto inseguito si ascrive quasi interamente agli acquisti fatti dal governo fran cese per la coniazione delle monete per il Tonchino, acquisti che assunsero tanta importanza, che si credè che si trattasse di una vera speculazione.
I carichi dell’argento per l’ India ascesero a ster line 4,500,000 contro 6,300,000 nel 1885, e le ven dite delle cambiali e delle rimesse del Consiglio in diano salirono a steri. 11,600,000 al prezzo che versa da scellini 1 °/1(J den. a 1,4 */2 den. per rupra.
II totale delle importazioni ed esportazioni neg]i
ultimi sette anni fu: 6
Importazioni Esportazioni 1880 Sterline 6,500,000 1881 » 6,700,000 1S82 » 9,100,000 1883 » 9,300,000 1884 » 9,535,000 1885 » 9,300,000 1886 » 7,015,000 7.250.000 7,000,000 8, 950,000 8.700.000 9.720.000 9.600.000 7.195.000 ( Nei primi quattro mesi del 1887 il prezzo del- 1’ argento in verghe è stato :
Gennaio denari 46 13|ie per oncia
Febbraio » 46 6L »
Marzo
Aprile 45 s|44 s
E quindi per questi quattro mesi il prezzo medio e stato di den. 45 15/16 per oncia ossia den. 0 */,, più alto che nel corso del 1886; ma questo corso non si è mantenuto, perchè nella prima settimana di dicembre lo troviano disceso a den. 44.
— La Legge sulla carta-moneta è stata definitiva mente approvata, e anderà in vigore nei primi giorni dell anno venturo, appena che saranno stampati i biglietti nazionali.
il sistema monetario della Repubblica Argentina e di far cessare una volta per sempre la speculazione sulla moneta metallica.
La Costituzione riserva al potere esecutivo nazio nale il diritto di battere moneta, m i i sofisti hanno cercato di eludere questa disposizione della legge fondamentale, pretendendo che la costituzione non abbia inteso parlare di carta-moneta. In virtù di questa teoria, si permise in tutte le provincie l’emis sione di biglietti, cbe crearono una certa anarchia monetaria, della quale era giunto il tempo di uscirne.
La carta-moneta fu imposta dalla necessità. Emessa senza alcuna garanzia sarebbe caduta in completo discredito, se non si fosse armata la Banca di Buenos- Ayres di privilegi fiscali formidabili. Ne resultò una gran facilità di credito e per conseguenza una pro sperità eccezionale per quelle provincie, che furono dotate di quella istituzione.
Le altre provincie vedendo i vantaggi prodotti dalla carta-meneta, imitarono l’ esempio di Buenos- Ayres. Ciascuna di esse volle avere una banca e ne derivò uri’ anarchia monetaria, a cui la nuova legge sta per porre rimedio.
Da qui innanzi lo Stato soltanto può emettere bi glietti di banca aventi corso legale e corso forzalo. Esso gli garantisce e perchè la garanzia sia seria ed efficace li emette contro un deposito in oro, che rappresenta I’ 85 per cento del valore scritto dei biglietti. Gli altri quindicesimi sono garantiti con delle riserve determinate dalla legge.
La nuova legge interessa al più alto grado i ca pitalisti europei.^Ai termini della medesima, i pri vilegi fiscali accordati alle banche di emissione in una epoca in cui erano assolutamente necessari, ces sano oggi per la legge di emissione, la quale dando una garanzia effettiva e incontestabile alla moneta fiduciaria, rende inutile un privilegio divenuto troppo leonino da che non è più imposto dalle circostanze.
I capitalisti che si erano dedicati da lungo tempo all’agiotaggio dell’oro hanno accolto di cattivo umore una legge destinata a far cessare gli abusi, a cui fin qui aveva dato luogo 1’ anarchia monetaria.
PRESTITO BEVILACQUA LA MASA
A proposito di quanto abbiamo scritto nell’ ultimo nnmero dell 'Economista su questo prestito, troviamo ora nella Gazzetta Ufficiale del Regno il seguente comunicato del R. Commissario,
x A questo Commissariato giungono frequenti in terpellanze di portatori di obbligazioni del Prestito Bevilacqua La Masa intorno alle convenzioni stipu late fra la concessionaria duchesa Felicita di Bevi lacqua vedova La Masa e gli assuntori della siste mazione di detto prestito subordinata alla condizione che questi ultim i abbiano potuto a tutto il 51 d i cembre 1887 riunire nelle loro mani, mediante ri scatto, 600,000 delle obbligazioni già emesse.
« Ritenuta l’ utilità di formulare una risposta gene rale per tutti i portatori, il sottoscritto dichiara che egli, nel nome del R. G overno, non ha fatto atto d’ intervento nelle sovrespresse convenzioni che per stabilire le condizioni alle quali unicamente avrebbe potuto essere emanato il R. decreto di approvazione della nuova sistemazione de! prestito, affinchè questa
fosse fatta in conformità della legge, A tale uopo fu espressamente stabilito che il R. decreto non sarebbe stato emanato che quando la concessionaria, o per ' essa gli assuntori, avessero fatto a titolo di garanzia un preliminare deposito di lire 33,000 di rendita nelle casse dello Stato.
« Da codeste premesse è facile dedurre la conse guenza che, non essendo le suddette convenzioni impegnative per la concessionaria e gli assuntori fino a che non sia stato eseguito il deposito cauzionale delle lire 35,000 di rendita, ed essendo l’ obbligo, stipulalo fra la concessionaria e gli assuntori, di pro cedere all’esecuzione delle convenzioni, subordinato al riscatto delle 600,000 obbligazioni al 31 dicem bre 1887, se a questa data le 600,000 obbligazioni non saranno riunite, dovrà intendersi cessato in di ritto qualsiasi obbligo incontrato dalla concessionaria e dagli assuntori fra loro e verso i terzi.
« In tale caso, essendo ornai preclusa qualsiasi pro babilità di altre combinazioni di riordinamento, non resterà che precedere alla subasta della sostanza immobiliare ipotecata, assistendovi questo Commis sariato soltanto per curare, nei lim iti delle sue fa coltà tulelatrici, la giusta e regolare distribuzione del prezzo fra i portatori delle obbligazioni.
« È bene cbe questi ne sieno edotti, e non si fac ciano illusioni. Il Governo durante il periodo di sospensione degli atti esecutivi, ha creduto d’ inter pretare i loro desideri, prestandosi ad agevolare le combinazioui, che gli fossero proposte per scongiu rare la jattura della vendita del patrimonio ipote cato ; ma se altro non resterà a fare, bisognerà che quelli abbiano presente che il compito di questo Commissariato non potrebbe estendersi oltre essen dosi la giurisprudenza affermata nel modo più as soluto e irrevocabile per esonerarlo da qualsiasi re sponsabilità dei danni cbe dalla fallita operazione del prestito potessero derivare alla concessionaria e ai suoi creditori. »
Roma 15 dicembre 1887.
I l Commissario : Castellini.
L’emigrazione italiana all’estero nel Io semestre 1881
La Direzione Generale della Statistica ha pubbli cato varie tavole nelle quali sono raccolti i resultati sommari della emigrazione avvenuta nel 1° seme stre dell’anno in corso, confrontati con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente.
La emigrazione, come abbiamo detto altre volte vien distinta in emigrazione propria e in emigrazione temporanea. La prima comprende quei cittadini che si recano all’ estero per un tempo indefinito e la seconda quelli che emigrano in cerca di lavoro tem poraneo.
Nel primo semestre 1887 si ebbe a notare un aumento tanto nella emigrazione propriamente detta quanto in quella temporanea. Infatti mentre nella emigrazione propriamente detta furono contate nel primo semestre del 1886 n. 33,398 persone, nel primo semestre del 1887 il loro numero salì a 53,208. E l’emigrazione temporanea da 54,533 per sone crebbe a 58,773.
prò-830 L ’ E C O N O M I S T A
18 dicembre 1887 vincie si trovano per il primo semestre 1887 i se
guenti rapporti :
Numero 1597 da Campobasso; 1266 da Potenza ; 1112 da Salerno; 963 da Treviso : 811 da Cosenza ; 794 da Benevento; 555 da Catanzaro; 457 da Avel lino; 456 da Lu cca ; 410 da Cliieti ; 385 da Ve nezia ; 354 da Rovigo ; 294 da Caserta ; 286 da Mantova; 284 da Massa; 250 da Sondrio; 243 da Padova; 239 da Genova; 223 da Udine; 162 da Cuneo; 141 da Pavia; 121 da Piacenza; 116 da Macerata; 114 da Vicenza; 114 da Aquila; 108 da Alessandria; 104 da Milano; 101 da Palermo- 100; da Belluno.
L ’ emigrazione temporanea si ragguagliava a 100 mila abitanti delle singole province nel modo che segue :
Numero 5481 da Udine; 4355 da Belluno; 631 da Como; 551 da Bergamo; 449 da Vicenza; 458 da Lu cca ; 427 da Cuneo; 366 da Sondrio; 313 da Massa ; 276 da Treviso; 275 da Torino; 228 da N apoli; 179 da Venezia; 138 da Parma; 116 da Livorn o; 117 da Piacenza; 85 da Caserta; 78 da Reggio Emilia ; 70 da Padova ; 67 da Aquila ; 67 da Campobasso; 62 da Brescia e 62 da Genova. Le altre provincie ebbero una emigrazione minore.
Dalle provincie di Bologna, Ferrara' Ferii, Ravenna, Arezzo, Firenze, Grosseto, Siena, Ascóli, Pesaro — Urbino, Perugia, Roma, Teramo, Bari, Foggia, Lecce, Reggio di Calabria, Caltanisetta, Catania, Siracusa, Cagliari e Sassari l'emigrazione tanto deliuna specie, che dell’ altra fu minore o nulla.
Considerando gli emigranti delle varie regioni per i paesi di destinazione senza distinguere l’ emigra zione propria dalla temporanea, resulta che s u fto - tale dell’emigrazione che nel primo semestre del 1887 ascese a 115,981 cittadini, 58,261 dichiararono di recarsi in paesi europei e precisamente 13,995 per la Francia, 25,722 per l’ Austria, 6267 per I’ Un gheria, 4828 per la Svizzera, 3891 per la Germa nia,^ il rimanente per altri Stati Europei.
L emigrazione per paesi fuori d’ Europa è cre sciuta. Troviamo infatti che nel primo semestre 1887 54,197 persone dichiaravano di andare in America, mentre nel primo trimestre dell’ anno scorso non furono che 51,223. E distinguendo i vari paesi fuori d’Europa in cui si diressero quei 54,197 emigranti, troviamo che 17,159 dichiararono di andare alle re pubbliche della Piata (nel l°semestre 1886 erano stati soltanto 11,666); 10,654 al Brasile contro 4450 nel primo semestre dell’anno scorso; 23,780 agli Stati Uniti d’ America contro 12,333 e il rimanente ad altri paesi dell’ America.
Distinguendo gli emigranti per sesso dei 55,208 emigranti, che costituiscono I’ emigrazione propria, 41,294 erano maschi e 13,914 femmine e nella emigrazione temporanea, che abbiamo veduto ascen deva a 58,773 persone, 54,603 erano maschi e 4,170 femmine.
IL MOVIMENTO POSTALE IN ITALIA
R prospetto delle rendite postali del 1° trimestre dell’ esercizio finanziario 1887-88, confrontate con quelle del 1° trimestre dell’esercizio precedente, pre senta un aumento di L. 656,717.47.
Infatti nel 1° trimestre dell’ esercizio in corso cioè nei mesi di luglio, agosto, e settembre i vari uffici del Regno incassarono L. 10,400,967,45 con tro L. 9,744,249.98 nei tre mesi corrispondenti del 1886.
Il seguente prospetto contiene i proventi del 1° trimestre dei due esercizi sopra indicati :
Francobolli ordinari L.
Idem per pacchi . »
Cartoline . . . . »
Segnatasse . . . »
Francatura dei gior nali col bollo pre ventivo o con abbon. » Rimborsi dovuti dalle
amministraz. estere. » Riscossioni diverse . » Prim o trimes. del 1887-88 Primi trimes. dei 1886-87 7,054,635.59 606,957.05 -1,189,748.70 988,083.12 6,686,972.85 532,060.55 1,120,559.20 900,646.93 V 149,767.57 238,048.12 219,635.69 92,139.73 52,378.94 93,592.39 10,400,967.45 9,744,249.98 Totale .
Nel 1° trimestre dell’ esercizio in corso ammon tarono i francobolli tanto ordinari che per pacchi, le caloline, Je segnatasse, la francatura dei giornali, e i rimborsi delle ammistrazioni estero.
Dettero minor prodotto soltanto le riscossioni diverse.
Mercato monetario e Banche di emissione
Il mercato monetario di N ew -Y ork ci dà un sen sibile miglioramento, tanto nella situazione delle Banche Associale, quanto nei cambi, quanto nei saggi del mercato.
Il fondo metallico e la riserva eccedente sono aumentati, il primo di 1.5 milioni di dollari e la se conda di 2.6 milioni.
I cambi ebbero movimento favorevole all’ America, tanto per quello su Parigi quanto per quello su Londra. Il primo è salito da 5.25 a 5.25 7/8 ; il secondo è sceso da 4.81 1/2 a 4.81.
II saggio per la carta commerciale è oscillato tra 5 e 7 per cento, quello per i prestiti per sicurtà da 5 a 6 per cento.
La situazione della Banca d’ Inghilterra al 15 d i cembre presenta un aumento di 155 mila sterline nell’ incasso metallico, di 529 mila nel portafoglio, di 403 mila nella riserva totale; aumentavano pure i conti correnti dello Stato per 211 mila sterline, dei privali per oltre un milione. Soltanto la circo lazione è diminuita di 268 mila sterline. Questa situazione veramente eccellente in un periodo cosi prossimo alla fine dell’ anno rispecchia quella del mercato il quale procede di bene in meglio, poiché la abbondanza del danaro è tanto notevole da rendere molto facili le operazioni di liquidazione di fin d’anno. Il saggio del danaro ebbe perciò in questo intervallo una nuova diminuzione. I prestiti brevi si ottengono all’ uno per cento e la carta a tre mesi al 2 7/8 per cento; ma anche a questi prezzi così bassi il danaro è sempre più offerto che domandato.
Questo basso prezzo del danaro naturalmente fa ca dere i cambi, determinando nuove compere d’ oro per la Germania.
aucora, è probabile che più vive domande d’ oro sarebbero rivolte alla Banca d’ Inghilterra.
La Banca di Francia ci dà una situazione al 15 d i cembre, nella quale troviamo diminuito di tre in i-, lioni e mezzo l’ incasso metallico quasi tutto in oro; il portafoglio di poco meno di IO milioni, di due o mezzo la circolazione, di IO milioni i conti cor renti collo Stato, e di oltre un milione e mezzo quelli dei privati. Invece la circolazione è aumentata di oltre 20 milioni e mezzo.
Tuttavia il mercato monetario parigino è dive nuto più facile. Il saggio per la prima carta banca ria è negoziato a 21 |4 0|0 e quella per il commer cio a 2 *112 0|0- Perù le offerte della carta sorpas sano ancora sensibilmente la domanda.
Il premio sull’ oro 4 1|2 0|Q.
I cambi sono sempre poco favorevoli alla piazza francese; lo chèque su Londra si mantiene assai ele vato, cioè da 25,34 a 25 34 1|2; il cambio su Ber lino è fermo a 123 1;32; quello sull’ Italia da 1 a 1 5|16 0(0 di perdita per il breve e da 15|16 a I 0|0 di perdila per il lungo.
Anche a Berlino come' a Londra la domanda di da naro è molto esigua, mentre è grande l’abbondanza. Il saggio dello sconto sul mercato libero è aumen tato lievemente da 2 114 a 2 3|8: quello dei pre stiti giornalieri a 2 1|8 e quello per fine mese non oltrepassa il 2 per cento.
II movimento retrogrado dei cambi si è accentuato vieppiù in questa settimana, di modo che rasentano il punto d’oro dell’ importazione del metallo prezioso.
Lo chèque su Parigi è disceso da 80 40 a 80.30 ; quello su Londra da 20 35 a 20.34; sull’ Italia a 10 giorni da 79.30 a 79.25 ; questa tendenza è dipesa dall’ essere stati spediti molti titoli bancari e di rendita a Parigi e a Londra.
La Banca dell' Impero ha riportato il saggio per le sue compere di sconto sul mercato libero da 2 1/4 a 2 1/2 per cento; e ciò in concorrenza al lieve au mento avvenuto sul mercato.
La situazione delle Banche italiane al 30 novem bre dà le seguenti cifre di movimento sulla circo lazione :
Banca Nazionale d’ Ita lia ... + 1,853,000 Banca Nazionale Toscana...
- j -
176,000 Banca Toscana di Credito . . . . -j- 58,000 Banca Romana... -f- 1,002,000 Banco di N a p o li... -f- 1,410,000 Banco di Sicilia... -j- 826,000 + 5,327,000 1 nostri cambi sono sempre alti : su Francia 101.20, su Londra 25.46, su Svizzera 101.40.Situazioni delle Banche di emissione italiane
Banca Nazionale Italiana
30 novembre differenza Attivo Passivoi Cassa e r i s e r v a . . . . Portafoglio... Anticipazioni... O r o ... A rgen to... Capitale versato... Massa di rispetto... Circolazione... Conti correnti a vista
[j. 290,936.000 ,» 407,261,000 .» 78.547.000 .» 180,876,000 .» 33,742,000 » 150,000,000 » 38,356,000 ,» 621,479,000 ,» 70,149,000 —1-13.537,000 — 5,750,000 4 - 1.431,000 4 - 1,341,000 4 - 6, 820,000 -1- 1,855,000 — ■ 3, 523,000
Banca Nazionale Toscana
30 novembre differenza Cassa e riserva ... L- 38,861,000 + Portafoglio... » 53.637,000 ■+• 492.000 Attivo { Anticipazioni... » 5,930.00« + 4,000 Oro ... » 16od7,UUU — v A r g e n t o ... » 4,132.000 4 - 334,000 [ Capitale versato...» 21,000.000 *■" „ ■ \ Massa di rispetto...» 3,454,000 — — Passm ’ c o la z io n e ...» 82,10,.000 -1- 176,000 ( Conti correnti a v is t a ... » 1,483,000 4 - 4o3, 000
Banca Toscana di Credito
30 novembre differenza
f Cassa e riserva ... L. 5,450,000 4 - 343.000 l Portafoglio... » 3,490.000 - 460.000 Attivo ) A n ticipa z ion i... » 7,615,000 — 580,000 ¿O ro ...» 4,575 000 — — ( A r g e n t o ... * 460,000 - 9,000
Ì
Capitale versa to...» 5,000,000Ma-sa di risp etto... * 400,000 7“
Circolazione ... * 14,830,000 -+- 58,000 Conti correnti a v is t a ...» 22,000 4 - 15,000
Banca Romana
30 novembre differenza¡
Cassa e riserva... L- 20.701 000 Portafoglio... » 36,921.000 4- 429,000 .Anticipazioni... » 552,000 Ì ’ nnn Oro * 13,307,000 4 - 1,000 Argènto » 2,713,000 4 - 2,000Ì
Capitale v e r s a to ... •» 15.000,000 Massa di rispetto...» 3,915.000 “ C ir co la zio n e ... . . . » 57,878,000 4 - 1,002,000 Conti correnti a vista... » 1,800,000 -b 177,000Banco di Napoli
30 novembre differenza ( Cassa e riserva... L . 108,813.000 - 2,695,000 \ P o r t a fo g lio ... » 149,876,000 4
-Attivo
\
A n ticipa zion i...»8<(i7ÌÌ*iXS "t"
«Ki’ nnn ) Oro decimale...» 76,136,000 -b 651,000 f Argento decimale... » 3,904,000 54o,000( C ap ita le... » 48,750,000 — — n ■ \ Massa di rispettò...» 16.700.000 PasslvoJ Circolazione . ...» 230,279 000 4 - M IO . 000 (c o n t i correnti a v is ta ...» 54,916,000 - - 4,099,000
Banco di Sicilia
30 novembre differenza ( Cassa e riserva ...L . 30,678.000 — \ Portafoglio...» 44,764.000 — 5.000 Anticipazioni . . . ... 8. 153 090 + 142. 000 ( Numerario... » 22,110,000 -j” li «50,000 f C a p ita le...» 12.000.000 ~ • \ Massa di rispetto... » 3,800.000 — “ Passivo circolazione.P. ... » 51, 020.000 + 826.000 ( Conti correnti a v is ta ... » 26,316,000 — 1,563,000Situazioni delle Banche di emissione estere.
Banca di Francia
15 decembre _ . ( oro.. . F r . 1,124.863,000 ■ Incasso metallico! tQ , h l92 545,000 Attivo ^ Portafoglio...» 566,426.000 A nticipa zioni...» 406. 501,000 C ircola zion e... » 2,7 ¿G. 986,000 _ • 1 Conto corrente dello S ta to 175,115.000PasslV0i » dei privati* 357,687.000
Rapp. tra la circ. e l’ incasso
Banca d’ Inghilterra
15 decembreÌ
Incasso m e ta llico ... L . 20.558,000 Portafoglio...» 18.977,000 Riserva totale... » 13,179,000 ( C irco la zio n e ...» 23,579,000 Passivo] Conti correnti dello Stato 4,700,000 ( Conti correnti p a rtic o la ri...» 23,672,000Banca Austro-Ungherese
7 decembre l Incasso m etallico...Fiorini 219,734,000 Attivo «P o rta fo g lio ... » 138,649,000