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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.696, 4 settembre

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN A NZA , COMMERCIO, BANCHI, FER R O V IE IN TER ESSI P R IV A T I

Anno XIV - Voi. XVIil

Domenica 4 Settem bre 1887

N. 696

LE FINANZE DEI COMUNI

Bisogna riform are sotto l’aspetto tecnico le finanze com unali. Q uesta è la conclusione a cui siam o ve­ nuti nell’ articolo pubblicato nell’ ultim o n u m ero del- l’ Economista, convinti, com e siamo, che per ora sia vano pensare ad una riform a finanziaria, la quale non potrebbe tradursi altro che in un m aggior ag­ gravio del bilancio dello S tato, od in nuovi aggravi ai contribuenti.

E, a nostro avviso, la riform a non ha alcuna ra­ gione di essere rivolta al totale m ovim ento dei bi­ lanci com unali, sebbene a quei com uni grandi e piccoli, e sono num erosi, che si allontanano m ag­ giorm ente dal tipo medio, e senza alcuna giustifi­ cazione, offrono anom alie molto sensibili. — Non vi è da dubitarne, da qualche anno la questione delle finanze com unali ha cam biato il punto di partenza ed una riform a fatta oggi m irerebbe ad uno scopo molto diverso da quello a cui si sarebbe involta otto o dieci anni or sono. I nostri lettori ricordano certam ente che le preoccupazioni di qualche anno fa avevano origine dalle condizioni dei grandi com uni, alcuni dei quali, stretti dalle spese che loro erano state passate dallo Stato, e dalle m inori entrate per I’ assorbim ento di alcuni cespiti pure a favoce del bilancio dello S tato. Allora abbiam o avuto i fre­ quenti viaggi di alcuni Sindaci di città im portanti a Rom a per ottenere dal m inistro Magliani una m inore quota di abbonam ento nel dazio consum o; allora av­ vennero i Congressi com e quello di Torino nei quali i Sindaci delle m aggiori città d’ Italia si m ostravano seriam ente im pensieriti per lo stato finanziario delle loro aziende; allora si ebbe il periodo delle grandi prom esse dell’ on. Magliani che diceva nulla credere più urgente quanto una riform a radicale del sistem a tributario di Com uni e, si sotto intendeva sem pre, dei grandi com uni. Ma da allora ad oggi le cose sono molto m u ta te ; m eno qualche eccezione — e vi è ragione di cred ere che sia dovuta più che altro a difetto di am m inistrazione locale — i grandi co­ m uni hanno messo a nuovo le loro finanze ed au ­ m entata la elasticità dei loro bilanci. Qua econo­ mie, là m aggior vigoria nell’ im porre nuove tasse, altrove l’ aum ento n atu rale del reddito dato dalle vecchie fonii di e n tra ta : è un fatto che le lagnanze non sono più così vive, i bisogni non si presentano più così urgenti, e le preoccupazioni sono a poco a poco svanite. Lo sviluppo insperato delia ricchezza nazio­ nale in quest’ ultim o decennio, come ha contribuito a rinvigorire le finanze dello Stato, così ha prodotto anche in quelle dei grandi com uni u n salutare ri­

volgim ento. Invece prim a latente, poi a poco a poco palese, e finalm ente in q u esti ultim issim i giorni uffi­ cialm ente riconosciuta, si è m anifestata una condizione, che si direbbe di crise, nei piccoli com uni, che, o soverchiam ente fidenti hanno im pegnata troppa parte delle loro risorse in lavori pubblici, o hanno veduto scem are a vantaggio di g ra n d i centri le fonti della loro ricchezza.

E d ecco che ci si annuncia prossim a una riform a delle finanze com unali, riform a che dovrebbe avere per m ira, se si crede alle notizie pubblicate, special­ m ente il riordinam ento delle finanze dei piccoli c e n ­ tri, precisam ente com e qualche diecina d’anni fa si avrebbe avuta una riform a colla tendenza favore­ vole ai grandi centri.

Badiam o però di non affrettarci soverchiam ente a deciderci in un senso o nell’ altro ; i fatti dim o­ strano che l’enorm e rivolgim ento in terno che la co­ stituzione del nuovo regno ha portato, sposta con qualche oscillazione gli interessi ora qua ora là, tendendo n aturalm ente ad equilibrarli. P er ora q ue­ sto equilibrio non è raggiunto, ma sarebbe certo pericolosa una riform a che avesse p er base un pe­ riodo di oscillazione, della quale sono troppo evi­ denti le cause transitorie.

Una vera e radicale riform a delle nostre locali istituzioni non può avvenire, secondo noi pensiam o, che lentam ente, cioè m ediante singole disposizioni che aiutino le am m inistrazioni disposte a ben fare, frenino quelle troppo ardite e troppo spensierate e le obblighino tutte a m antenere certi lim iti, così nella gretteria com e nella prodigalità, così nel soverchio riguardo v erso i contribuenti e peggio verso alcune classi dei contribuenti, com e nell’ eccessiva trascu- ranza di quelle considerazioni econom iche che im ­ pongono di attingere anche largam ente alle fonti della ricchezza pubblica senza però disseccarle.

Oggi il legislatore dovrebbe veder lim itato il suo com pito nell’im pedire gli abusi che la legge attuale soltanto platonicam ente vuol vietati, e che le auto­ rità tutorie lasciano co rrere per quella apatia che è incancrenita orm ai in quasi tu tti i ram i dell’am m i­ nistrazione dello Stato.

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570 L ’ E C O N O M I S T A 4 settem bre 1887 biasim are o ad applaudire secondo che l’ indirizzo

che si prenderà ci sem bri buono o cattivo.

O ra lim itiam oci a qualche osservazione sullo stato attuale delle cose. M ettiamo di fronte i bilanci di due città im portanti, di popolazione quasi eguale e quindi di bisogni analoghi, e vediam o se alcuna cosa quei bilanci ci presentino di notevole. Al 31 di­ cem bre 1881 Bologna contava 123 m ila abitanti, Messina ne contava 127 mila. L ’una aveva nel 1884 un bilancio di L. 5 ,7 0 2 ,2 4 0 , l’altra di L. 2 ,0 9 6 ,8 2 8 .

V ediam o prim a com e si dividono le entrate :

Bologna Messina

Rendite patrimoniali da fab­

bricati... 134,000

Id. id. da fondi pubb. 917

Altre. . _ ... 15,000 Proventi diversi; dal servizio

funebre... 68,000 A ltr i... 50,000 Dazio c o n su m o ... 1,668,000 Tassa di esercizio e rivendita 52,000 Id. di fa m ig lia ... 250,000 Id. di macellazione . . . 86,000 Decimo sull’esazione dei red­

diti m o b iliari... 52,000 A ltre tasse e diritti . . . . 149,000 Sovrim posta sui te rren i. . 127,000

Id. id. fabbricati. 653,000

19.000 55.000 29.000 30.000 21.000 1, 819,000 6,000 16,000 60,000 12,000 28,000 Totale delle entrate ordin. L. 3,305,000 2,097,000 E ntrate straordinarie per ac­

censione di debiti . . . — 456,000

A ltre entrate staordinarie. 28,000 186,000

P a rtite di g i r o ... 1,968,000 1,177,000 Ecco due città di popolazione, eguale, tutte e due capoluoghi di provincia, tutte e due fornite di u n i­ versità , tutte e due occupanti u n posto cospicuo ..nella regione a cui appartengono, che ci presentano nelle entrate ordinarie la differenza di un m ilione ed un terzo, e, a parte la questione dei terreni, v e ­ diam o B ologna che ricava 653 mila lire dei fabbri­ cati e M essina solo 28 mila lire ; e dalle tasse e diritti Bologna ricava , a parte il dazio consum o, 5 9 0 mila lire, m entre Messina soltanto 8 2 m ila lire, e M essina non ha applicata nè la tassa di esercizio e rivendite, nè quella sulle v ettu re pubbliche, ne’ quella sulle private, nè la tassa sui dom estici, nè la tassa sul valore locativo, nè quella di famiglia o fuocatico, nè la tassa sul bestiam e agricolo, n è la tassa sui cani, nè quella sulle fotografie ed insegne; non ricava alcuna rendita dall’affitto di banchi per fiere e m ercati. Infine, è bene notarlo perchè ci pre­ senta u n ’altra prova di sperequazione, il decim o del­ l’im posta sui redditi di ricchezza m obile a Bologna rappresenta 52 m ila lire, a Messina 16 m ila.

E d ora vediam o com e si dividono le spese: Interessi per mutui passivi L.

Tasse ed altre spese p atri­ m oniali... Stipendi degli impiegati, ecc. A ltre spese di amministraz. Nettezza, illuminazione, ecc. Altre spese di polizia locale

ed ig ie n e ... Sicurezza pubbl. e giustizia. Manutenz. di strade e piazze

Bologna Messina 553,000 51,000 104.000 196.000 128.000 336,000 96.000 111,000 63.000 228,000 110,000 97,000 108,000 108,000 78.000 43.000

Altre spese di opere pubbli­ che o rd in a rie ... Stipendi ai maestri element. A ltre spese per l’istruz. pub. Culto... Beneficenza... Spese di riscossione del dazio c o n su m o ... Servizi diversi. . . . . Estinzione di debiti . . . . Polizia locale ed igiene s tra o rd in a ria ... Spese per opere pubbl. id.. Istruzione pubblica id. . . Servizi diversi id... Spese di amministrazione fa­

coltative ... Polizia locale ed igiene, spese

f a c o lta tiv e ... Sicurezza pubbl. e giustizia,

f a c o lta tiv e ... Opere pubbliche, facoltative. Istruzione pubbl. facoltative Beneficenza, facoltative. . . Spese diverse, facoltative. .

70,000 184.000 117.000 3,000 61.000 52.000 155,000 60.000 . 5,000 21,000 296.000 44,000 172.000 72.000 30.000 40.000 40.000 47.000 24.000 34.000 43.000 471,000 4,000 51.000 6,000 14,000 51,000 13,000 24.000 Ì3 9 ,000 233,000 68, 000 79.000 37.000 624,000 89.000 94.000 75.000 E p e r ora lasciamo al lettore le sue osservazioni, riserbandoci di studiare in altro num ero qualche bilancio di com uni m inori.

M E M I N I S S E J U V A B I T

L a co rren te protezionista ha preso il disopra e sono orm ai pochi coloro che, com e noi, sono rim a­ sti devoti ancora alle dottrine liberali. Ciò non to­ glie che crediam o nostro dovere, non tanto di r i ­ m anere fedeli ai principii sem pre professati, quanto di raccogliere tutti i fatti o tutte le m anifestazioni che possono giovare a m ostrarne la bontà e a sco­ p rire il lato debole delle teorie e dei provvedim enti dei nostri avversari.

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4 settem bre 1887 V E C O N O M I S T A 571 la tariffa protezionista. 11 suo fu u n discorso breve

e più una protesta che altro.

E noi avrem m o passato sopra a questo discorso, non già perchè l’on. Senatore non dicesse delle ot­ tim e cose, ma perchè in altre occasioni n e ha p ro ­ nunzialo certo dei più im portanti. Si direbbe che egli aveva orm ai capito 1’ am biente. In utile perdere il tem po a persuadere chi non vuol essere p ersu a­ so. Bastava dichiarare che ci si m etteva su una falsa strada.

P erò, per quanto 1’ on. S enatore fosse breve e ripetesse argom entazioni altravolta da lui egregia­ m ente svolte alla tribuna, fece alcune considera­ zioni tutte pratiche dal punto di vista della finanza e queste ci par prezzo dell’opera il rilevare. Il S e­ natore D igny non è un econom ista di professione, un dottrinario ; ha retto il portafoglio delle finanze e dipoi fu sem pre relatore dei bilanci, nè v ’ha legge d’ indole finanziaria, in cui non abbia avuto parte. Q uindi la sua autorità ha un peso, che nem m eno i no stri avversari possono disconoscere.

E bbene, lasciate da parte le solite discussioni e parlando da finanziere, 1’ on. D igny divide i 23 anni percorsi dalla finanza italiana dopo la fondazione del regno in tre periodi, e cio è: dal 1862 al 1874, dal 18 7 4 al 1881 e dal 1881 fino ad oggi. Nel prim o periodo siamo partiti da u n disavanzo di 447 m i­ lioni per giungere nel 18 7 4 a un disavanzo di 13 m ilioni, che è sparito 1’ anno dopo. Le entrate da 4 8 0 milioni sono giunte a 1077, crescendo così di circa 41 milioni all’ anno, il che è dovuto in parte allo sviluppo della ricchezza nazionale e in parte alle nuove im poste. Il debito pubblico era allora di nove m iliardi e mezzo. Nel secondo periodo, cioè dal 18 7 4 al 1881 si ebbero 203 m ilioni di avanzi, ma il debito pubblico salì a 11 m iliardi. P erò le entrate crebbero di 30 m ilioni all’ anno. In questo periodo di prosperità si com inciò una politica finan­ ziaria m eno cauta e nel terzo periodo le spese creb­ bero più delle entrate e ricom parve il disavanzo, piccolo prim a e poi m aggiore. Il debito pubblico però non è cresciuto che di mezzo m iliardo.

L ’on. D igny osserva pertanto che l’ Italia, m ante­ nendo la politica econom ica del Conte di C avour, ha potuto sostenere un aum ento continuo dai 3 0 ai 40 m ilioni d’ im poste. Oggi bisogna coprire un disavanzo valutato a 118 m ilioni. L ’ on. Maglioni calcola di ottenere 13 m ilioni dall’ aum ento del dazio sui ce­ reali. In verità, crediam o, si potrebbe dom andare se l’on. M inistro, che sul tam buro trovò il m odo di spre­ m ere danari da altre sorgenti per contentare gli agrari, non avrebbe potuto non m ettersi in contradizione colle idee da lui sem pre sostenute, cercando altrove quei 13 m ilioni. S e non che 1’ on. D igny nota essere probabile che da questo aum ento non avrem o n ien­ te, e se avrem o qualcosa il prim o anno, non avrem o più nulla nell’ avvenire.

Senza dubbio, e lo stesso on. S enatore ne con­ viene, si tratta di fenom eni così com plessi che le profezie riescono difficili. P erò non è senza inte­ resse udire ciò che pensa un finanziere e a agricol­ tore p er giunta.

« Bisogna sapere che l’ introduzione del grano è stata in m edia, p e r il quinquennio anteriore al 1884, di 2 2 6 ,0 0 0 tonn. all’anno ; poi abbiam o avuto ad u n tratto un aum ento, e l’introduzione è salita a 3 6 3 ,0 0 0 tonn. e poi 7 2 3 ,0 0 0 , infine a 9 2 6 ,0 0 0 tonn. in q u e ­ st’ ultim o anno.

« O ra, o signori, questi aum enti debbono necessa­ riam ente attrib u irsi ad un corrispondente aum ento nel consum o, e questo aum ento nel consum o non si spiega se non col rinvilio del valore del grano.

« E videntem ente, scem ando il prezzo del pane, il consum o della farina di grano si è allargato in quelle classi che si contentavano di m angiare farina di g ranturco o di cereali inferiori.

« L ’ onor. m inistro, prem esso che in quest’ anno P introduzione dovrebbe ascendere a circa un m ilione di tonn. di grano, calcola che di fatto non rag g iu n ­ g erà che le 8 0 0 ,0 0 0 tonn., visto l’ aum ento del dazio. Ma io credo che questo calcolo non sia abbastanza sicu ro . Agli occhi m iei, se noi col mezzo del dazio riportiam o il grano ai prezzi antichi, cesserà q u e l­ l’estensione di consum o che si era ottenuta, to rn e­ rem o ai consum i che si avevano avanti, tornerem o cioè all’ introduzione di 250, 280, al più a 3 0 0 m ila tonnellate all’anno. E quando si sia tornati a 3 0 0 mila tonn. all’anno, sapete che accad rà? Colle 9 0 0 m ila tonnellate a lire 1 ,4 0 si avevano 12 m i­ lioni e 6 0 0 m ila lire, colle 3 0 0 mila tonnellate a 3 lire avrem o solam ente 9 m ilioni.

« Ecco per m e la probabilità futura degli effetti di questa introduzione.... Mi lim ito adunque a racco m an ­ dare al signor m inistro ed al Senato di considerare che noi conosciam o gli effetti di una politica finan­ ziaria fondata sulle teorie liberali, ma non conoscia­ mo, alm eno p er nostra esperienza, quali saranno gli effetti di una politica finanziaria protezionista, com e quella che annunciava ie ri l’ on. senatore Rossi, e alla quale mi pare evidente che siam o incam m inati.

« Ne conosciam o però qualche cosa p er gli effetti ottenuti all’estero. Noi sappiam o che in Inghilterra gli sviluppi di entrata si erano ferm ati, e che quando R oberto Peel introdusse la libertà nella legislazione econom ica inglese ripresero subito u n g ra n d e vigore e un grande sviluppo le entrate del paese.

« Sappiam o che qualche cosa di analogo accadde in F ran cia, quando N apoleone III introdusse anche lui il principio liberale nella legislazione econom ica, e sappiam o che questi sviluppi hanno cessato quando è venuta la reazione protezionista.

« O ra, o signori, io prevedo, e questo è proprio dove io faccio la parte di C assandra, prevedo, dico, che coll’ introduzione della protezione nella legisla­ zione italiana, noi arriverem o a veder cessare gli aum enti di entrata. E siccom e gli aum enti di e n ­ trala sono stati la forza della finanza italiana p er tutti questi 25 anni, com e credo di avervi dim o­ strato, così io temo m olto dell’ avvenire, quando si

venga ad adottare una legislazione protettiva. » Nella tornata del 9 luglio l’o n . B rioschi conclu­ deva la relazione della Com m issione di finanza in ­ torno alla tariffa doganale col rip etere che nel m o­ m ento presente le soluzioni assolute n o n sono pos­ sibili e che la tariffa doganale rispondeva allo stalo reale delle nostre in d u strie. V iceversa poi citava l’on. Luzzatti, che aveva avvertito che la tariffa non poteva considerarsi com e definitiva a causa dei nuovi trattati da stipularsi.

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572 L ’ E C O N O M I S T A 4 settem bre 1887 « Colesta scuola ¡n sostanza sj rav vicina a quell’al-

tra che rip u lita m ente e venuta per l’organo doll’on. Rossi a parlarvi della bilancia com m erciale. Noi in­ tendiam o dunque nettam ente constatare la opinione nostra opposta a tali dottrine. Noi, m inoranza della C om m issione, accettiam o questa tariffa. Ma l’accet­ tiam o solo per due motivi.

« U no è che, per dichiarazione del (inverno e dello stesso rela to re dell’altro ram o del P arlam ento, la tariffa non è definitiva. E l’altro è che abbiam o fede ed abbiam o speranza che nel fare i trattati di com­ m ercio il G overno saprò m itigare questa tariffa e toglierle quel carattere strettam ente protezionista che che noi le ravvisiam o »

, V edrem o ora all’opera i nostri negoziatori. Certo gioverà che 1’ on. Magliani dia loro istruzioni con­ venienti ed egli avrà in ciò molta parte di respon­ sabilità, ma però ne avranno m oltissim a gli eletti a trattare. P o ich é se fosse esatto quello che taluni in altre occasioni sostennero, che cioè i delegati d eb ­ bono eseguire le istruzioni dpi Governo, in verità che non v arreb b e la pena di scom odare uom ini di tanto valore e si potrebbero m andare in loro vece gli applicati e m agari gli uscieri del m inistero. Al M inistro e al relatore, che alla Cam era afferm arono che la tariffa non era definitiva e che bisognava aspettare i trattati; noi diciam o: qui si parrà la vostra

nobilitate. Intanto però quel che finora sappiam o si è che il G overno austriaco ò disposto in massima agli accordi, e che quanto alla F ran cia, il nostro G overno non crede il m om ento opportuno p er ini­ ziare le trattative.

Nel pubblicare la lettera del nostro cor­

rispondente E. Z. su questo argomento

,

esprimevamo il desiderio cbe la questione

venisse discussa largamente. Siamo lieti cbe

l’Ing. Prof. Guido Vimercati abbia risposto

all’appello colla lettera cbe di buon animo

pubblichiamo. Non solo il Vimercati è uno

dei più fervidi apostoli dell’ insegnamento

professionale, ma la sua autorità ha tanto

maggior peso in quanto come professore

conosce bene le scuole, e come direttore di

una importante Società industriale conosce

i bisogni delle nostre industrie.

Ecco la lettera:

On. Sig. Direttore.

Firenze, 30 agosto 1887. Ho veduto, con vivo com piacim ento, risollevarsi nelle colonne AeWEconomista la questione dell’ in ­ segnam ento tecnico e professionale, ed ho letto con molto interesse tanto 1’ articolo a pag. 522, quanto la lettera del sig. E . Z. a pag. 5 5 5 .

V oglia ora, egregio sig. D irettore, perm ettere a m e, apostolo fervente e conviuto dello insegnam ento

professionale, di far qualche osservazione intorno al modo pratico col quale il sig. E . Z. proporrebbe di risolvere il problem a che ci preoccupa; una larga discussione su questo tema è opportuna, poiché a giorni sta per aprirsi in Milano un Congresso degli insegnanti secondari, nel quale si tratterà della r i ­ form a dell’insegnam ento tecnico.

Siam o tutti convinti che le Scuole tecniche, così com e esistono, sono ad d irittu ra perniciose, che con­ viene trasform arle? — ebbene, dice il sig. E . Z., quelle provincie nelle quali le Scuole tecniche sono com unali e non governative dieno il buon esem pio; la Toscana, specialm ente, potrebbe iniziare la tra ­ sform azione.

L’idea del sig. E. Z. è buona, e certo l’esempio della Toscana V arrebbe efficacem ente a far propa­ gare a grado a grado la invocata riform a in tutta Italia.

Ma disgraziatam ente la cosa non è così sem plice com e a prim a vista può sem brare.

Sulle S cuole tecniche im pera sem pre la legge Casati, del 13 novem bre 1859, aggravata delle istru ­ zioni m inisteriali del IO ottohre ' ^ 867 e più tardi della circolare 2 8 novem bre 1870 questa legge im pone una scuola tecnica in 0„ nj C om une capo- luogo di provincia; lo S tato peim ]la prom osso la istituzione di Scuole tecniche anche in centri assai m inori e, m enire da un lato siamo in tanti a dim o­ strare più che I inutilità, il danno di queste scuole tecniche, vediam o dall’ altr0i fion quanta soddisfa­ zione nostra si può im m aginarp< ef,0 q |oro nurnero va giornalm ente crescendo 0 q q com unali v an di­ ventando governative, come pochi giorni fa è avve­ nuto per quelle di M ontepulciano, di Mazzara del V allo, di bendinara^ qj passano e di C rem a.

Alla spesa annuale per gli stipendi ed assegni del personale dirigente ad insegnante delle Scuole te­ cniche governative, contribuiscono d’ ordinario in eguale m isura lo Stato ed i Com uni. Le spese per i locali e per il m ateriale scolastico e scientifico e lo stipendio dei hidplli sono a carico dei Com uni.

Le S cuole provinciali e com unali, se ordinate conform em ente a l’e governative, ricevono un sussi­ dio annuo dallo Stato, il quale sussidio non o ltre ­ passa i due quinti della snPsa effettiva per il per­ sonale dirigente e insegnante, dedotto il reddito pro­ veniente dalle tasse scolastiche.

E questo sussidio, com e dice l’ articolo 142 4el

Regolamento generale per le Scuole tecniche del Re­ gno, viene di preferenza accordato alle Scuole pa­ reggiate appartenenti ai Com uni ed alle P rovincie;

e per essere pareggiate, lo stesso Regolamento al­ l’articolo 135, prescrive, fra le altre, che vi sieno

osservati i regolamenti, i programmi e gli orari stabiliti per le Scuole tecniche governative.

È evidente pertanto che, per i Com uni, è questa una questione finanziaria : p er avere il sussidio go­ vernativo occorre che le scuole sieno pareggiate, e perchè sieno tali occorre che vi sieno osservati i regolam enti e program m i stabiliti per le Scuole go­ vernative.

(5)

4 settem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 573 Infatti nella Relazione sul Bilancio del M inistero

della Pubblica Istruzione presentata al Parlam ento il 4 giugno decorso sul bilancio 1 8 8 7 -8 8 , lessiam o queste parole:

« S u ll’argom ento della conversione di Scuole co­ si m unali in governative, la G iunta si ferm ò 1' anno « scorso per esam inare se non convenisse meglio « far sosta finché la Cam era si pronunziasse su b b il­

li segnam ento tecnico, pel quale era m ancata occa-

« sione di larga discussione. La conversione può « m igliorare le m odalità, ma ciò che occorre è dare « a queste scuole uno scopo proprio, adatto a certe « condizioni sociali : altrim enti urtereb b e negli stessi « inconvenienti della coltura classica, sproporzionata « ai bisogni, senza averne i vantaggi. Ben poche « sono le carriere alle quali lo insegnam ento tecnico « apre la via e resta in una zona interm edia inde- « finita Ira le professioni e il m estiere. Ciò deriva « in parte dall’origine; questo insegnam ento venne « per opera dello Staio, non per iniziative locali; « Provincie e Com uni im itarono anche in questo lo « S tato ; ma oggi molti vogliono torsi d ’ im paccio e « il Ministero trasform a il sussidio in assegno. Nella « forma è certo un progresso; si ha, non fosse al- « tro , la garanzia delle nom ine, dell’ ispezione più « efficace: ma il problem a rim ane sem pre lo stesso « e la G iunta si limita a sottoporlo all’esam e della « Cam era. »

La Com m issione incaricata di stu d iare il coordi­ nam ento degli studi per le scuole tecniche e gli istituti tecnici, costituita nel 1 8 8 0 dal m inistro Cop- pino, riconosceva : che la scuola tecnica non ha rag­

giunto alcuno dei fini cui era destinata; altre com ­

m issioni successivam ente nom inate concordarono pure nello stesso giudizio; ma ciò m algrado il M inistero della Pubblica Istruzione non si è peranco deciso a p roporre, su questo argom ento, una modificazione alla legge 13 novem bre 1839.

P er le fortunate condizioni di progresso econo­ m ico nelle quali si trova da alcuni anni il nostro paese, il bisogno di scuole professionali si è fatto vi­ vam ente sentire ed il grido dell’industriale che do ­ m anda operai istruiti è stato ascoltato dal M inistero di A gricoltura, Industria e Com m ercio, il quale con largo, sollecito e generoso concorso favorì la istitu­ zione e lo sviluppo della scuole d’Arti e Mestieri al cui definitivo assetto provvederà una legge che il P arlam ento sarà quanto prim a chiam ato a discutere. Allora potrà, in parte, effettuarsi quanto propone il sig. E,. Z. nella citata lettera.

Ma ciò non basterà per rim ediare al male che lam entiam o; lo dissi già nella m em oria che su q ue­ sto argom ento io lessi all’A ccadem ia dei G eorgofili nel 1883 e della quale mi consenta, signor D iret­ tore, ricordare queste parole:

« Io ritengo, onorevoli Colleglli, che se noi vo­

li gliam o trovare nella giovane generazione quegli ele-

« m enti di intelligente operosità, quelle forze che « valgano ad assicurare al nostro paese una vera e « solida prosperità industriale ed econom ica, noi « dobbiam o provvedervi coll’aum entare il concorso « della gioventù alle scuole professionali. E perchè « ciò avvenga noi dobbiamo chiudere quelle altre « vie che con m aggior seducente apparenza chiam ano « a sè i figli della classe lavoratrice. Il rim edio, se- « condo me, dovrebbe essere radicale.

« Restino delle Scuole tecniche quelle tante che « occorrono ad avviare i giovani all’Istituto Tecnico

« rispetto al quale esse dovrebbero stare com e i Gin- « nasi stanno ai Licei, e col quale Istituto formino a un tutto al pari di quello che abbiam o nell’ inse- « gnam ento classico.

« Le m olte som m e che il G overno, le P rovincie, « i Comuni ed altri enti spendono in m olta p a rte « d’Italia per il m antenim ento di tante scuole tecni- « che, vengano invece destinate alla creazione di « nuove scuole realm ente professionali, là dove non « ne esistono od il bisogno m aggiorm ente ne ric h ie d e ; « vengano im piegate a dare migliore assetto e c o r- « redo e ingrandim ento a quelle che già esistono e « che si manifestano non aver altro difetto che la « deficienza di mezzi ; concorrano col M inistero di « A gricoltura, Industria e C om m ercio nella nobile e « lodevole im presa. »

Fino a che resteranno aperte tante scuole tecni­ che in Italia (sono 430 di fronte a soli 73 Istituti tecnici), fino a che per essere am m essi agli esam i di concorso alle ferrovie, ai telegrafi, alle poste ecc. sarà richiesto quel diplom a che si chiam a licenza

tecnica, avrem o un bel creare scuole professionali:

le officine dispostati saran sem pre frequentatissim e e le S cuole tecniche avranno la parvenza di una necessità reclam ata dai più e spiegata dall’affluenza degli scolari.

Siam o convinti che dette scuole sono alberi che danno cattivi fru tti? — giù, colpi d ’ascia alla base e buttiam oli a te rra; ma fino a che esisteranno tali scuole, con fine in sè stesse, il m ale p erd u rerà, e per rim ediarvi non v’è che invocare dal M inistero della Pubblica Istruzione la riform a della legge che le ha create.

Mi perdoni, signor D irettore, se troppo mi sono dilungato, e mi abbia sem pre pel suo

Dev. G. Vi m b u c a t i

I l co m m ercio ita lia n o n e H ’aim o 1886

i .

La pubblicazione del m ovim ento del nostro com ­ m ercio du ran te il 1886, fatta colla solita cura dalla D irezione G enerale delle Gabelle, ci suggerisce l’i­ dea di m ettere sott’occhio ai nostri lettori quale sia, rispetto alla destinazione od alla provenienza l’entità del nostro com m ercio. Oggi che per la rinnovazione dei trattati di com m ercio si scrive tanto sul nostro m ovim ento com m erciale e si dicono tante inesattezze, non sarà inutile un quadro fedele che ci dia una notizia riassuntiva ma chiara del nostro com m ercio.

Darem o quindi p er ciascuno Stato così la im ­ portazione com e la esportazione in valori, riserv an ­ doci a far poi le nostre osservazioni.

A u strin -U n g lie ria . — L’im portazione to tale del­ l’A ustria—U ngheria fu nel 188 6 di L. 2 2 4 ,3 9 4 ,0 0 0 e si divise nelle seguenti voci principali :

1 Acque minerali L. 714,000 9 Zucchero... L. 4,964,000 2 Vino in b o tti.. . . » 7,070,000 10 T a b a c c o ... » 1,520, OOO 3 B ir r a ...» 3,086,000 11 Acidi :

arsenioso-4 Spirito...» 620 000 tannico, tartarico,

5 Olio di oliva . . . . » 1,406,000 fen ico, ecc... 519,000 6 Olii fìssi...» 882, 000 12 Gomme resin e..» 853, 000 7 Olii volatili ed es- 13 L e g n i, radiche,

senze...» 487,000 foglie, ecc., per

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574 L ’ E C O N O M I S T A 4 settembre 1887

14 In d a co... ..L. 1,033,000 694,000

40 Macchine...L. 1,300,000 16 F ila ti d i lino ca- 42 Orologi e

forni-napa o ju ta . . . . »

17 T e ssu ti id ... »

2,441,000 950,000

menti

d'orologe-18 Cotone in bioc- 43 Pietre preziose » 1,570,000 co li... 3,444.000 44 Pietre per

co-19 F ila ti di cotone » 260,000 struzione...» 1,967,000

20 T essuti e lavori 45 Carbon fossile.» 1,834,000

d i cotone... » 2,971,000 46 Lavori d i vetro,

21 Lana naturale o porcellana, ecc.» 2. 500,000 la v a ta ...» 4, 787,000 47 Bottiglie comuni* 828,000 22 T essuti e lavori

d i la n a o crino

48 Granaglie e a-

v e n a ... » 11,000, 000

o p e li...» 5, 222, 000 49 Farina e crusca» 4,133.000 23 Semi e b ozzoli.» 4. 241,000 50 Frutta secche.. » 1,100,000 24 Seta tratta greg. » 15,826,000 51 Semi oleosi ed

25 C ascam i...» 740,000 a lt r i...» 1,500, 000 26 Tessuti di seta. . »

27 A ltri lav. di seta »

28 Carbone e legna da fu o c o ... » 29 Legno c o m u n e 3.164.000 1.948.000 3.166.000 52 Equini. 14,500, 000 53 B o v in i...» 5,246, 000 54 Ovini, caprini e suini...» 600,000 55 Pesci preparati » 710,000 r o z z o...» 53, 620. 000 56 B urro eformag-1, 251,000 r jin 2,089,000 454,000 31 Utens. e mercerie » 32 Barche e basti-900,000 57 Uova di pollame» 58 Grasso ed acido 483, 000 1,575,000

33 Carta bianca o 59 Mercerie comuni

tinta e cartoni . . » 2,636,000 e fin i... » 5,680, 000 34 Pelli crude...» 4,447,000 60 Ventagli fin i . . » 450,000 35 Pelli conciate. . . » 800,000 61 P ia n o fo rti ed

al-36 Rqttami e ghisa. » 679,000 tr i stromenti

mu-37 Ferro lavorato. . » 1,100,000 s ic a li...» 676, 000 38 Utens. d i fe rr o. . » 338,000 62 Strum enti di

pre-39 Rame, ottone e bronzo in pani, c isio n e ...... « . » 63 Comma e gutta-1,008,000 spranghe, e o e ...» 500, ooo p e r c a...» 581,000

Abbiam o segnato in corsivo le voci che secondo il nostro avviso, rappresentano veram ente m erci di concorrenza e vediam o che form ano in tutto dai 59 ai 6 0 m ilioni la cifra di questi prodotti.

Ma è b ene tenere a m ente che tra i prodotti im ­ portati ne abbiam o p er 5 2 m ilioni che rappresentano tutto vantaggio nostro, o perchè sono m ateria prim a o perchè alim ento alle industrie, o perchè prodotti che noi non possiam o o non sappiam o fabbricare, e sono: le acque m inerali, la b irra , lo zucchero, il caffè, il tabacco, il cotone in bioccoli, la lana na­ turale, il sem e da bachi da seta, il carbon fossile, il carbone di legna, la legna da fuoco, le pelli crude, le pietre da costruzione ecc. — A ggiungasi a questi 3 2 m ilioni, contro i quali non vorrem o chiudere la nostra b a rrie ra , altri 5 4 m ilioni di legno

rozzo, cioè la m ateria prim a delle nostre costruzioni

ed avrem o circa 8 5 a 9 0 m ilioni di prodotti che p er la industria italiana sarebbe senza dubbio d a n ­ noso di non trasp o rta re o di veder gravati da un dazio di uscita, dalla parte dell’A ustria, o da un m aggior dazio di entrata dalla parte nostra.

L ’A ustria ha, senza dubbio, tutto l’interesse di m antenere, anzi di accrescere questa sua esporta­ zione verso l’jltalia, e l’Italia, dal canto suo, non dovrebbe essere ch e contenta di ricevere questi 90 m ilioni di prodotti che sono utili al suo sviluppo industriale e com m erciale. È ben vero che p er la stessa porta entrano in Italia altri 100 a 120 m i­ lioni di prodotti che potrebbero forse alm eno in parte essere fabbricate in Italia. Badiamo però che se le nostre frontiere o rientali sono aperte a quei pro­ dotti, non sono m ica spalancate. I filati di lino, ca­

napa e juta pagano un dazio di entrata che varia dal 3 al 12 per cento sul loro valore, i tessuti della stessa m ateria pagano u n m inim o del 9 4 [2 per c e n to ; — i filati di cotono pagano dal 12 al 20 p er cento sul loro valore; — i tessuti di cotoue sono colpiti da u n dazio perfino del 32 per cento; — i filati di lana u n dazio del 9 e IO per cento, ed i tessuti dal 14 al 18 p e r c e n to ; alcuni lavori di lana — com e le coperte — pagano il 20 per cento, ed i tappeti il 22 per cento, sem pre sul loro valore. I m obili sono essi pure colpiti dal dazio che varia da 8 1[2 a 12 per cento. E pagano il 14 per cento sul loro valore gli utensili in ferro e gli oro­ logi da tavola persino il 16 [per c e n to ; bottiglie com uni pagano il 18 p e r cento, le m ercerie com uni l’8 1[2 per cento, i ventagli dal 4 al 18 p er cento i pianoforti verticali 60 lire l’uno e quelli a coda 75 lire.

Da tutti questi elem enti è possibile una conclusione ? Noi crediam o di sì; ed è che per quanto riguarda il com ­ m ercio di im portazione dell’A ustria U ngheria lo sta­ to attuale non può v eram ente dirsi che sia per noi disastroso. Di fronte ad u na im portazione che v e ra ­ m ente fa concorrenza ai nostri prodotti, ve n e è u n ’altra quasi altrettanto notevole, della quale ci gio­ viam o; e la prim a, quella che ci è di concorrenza, è gravata da dazi protettivi non trascurabili, i quali lasciano com prendere chiaram ente che o la in d u ­ stria nazionale equivalente m anca, od è così infe­ rio re da non sapersi avvantaggiare nem m eno di un aggravio dal 15 al 20 p er cento in m edia sul v a­ lore dei prodotti che provengono dall’estero.

R I V I S T A E C O N O M IC A

/ / b ila n c io s tr a o r d in a r io fra n c e s e p e i 1 8 8 8 .P oste e t e le g r a f i in In g h ilt e r r a .

Il progetto del bilancio rettificato pel 1888, pre senlato dal G overno nel luglio scorso, di cui p a r­ lam m o in altra Rivista, non rig u ard a che il bilan­ cio ordinario. R estava adunque da equilib rare il bi­ lancio straordinario, al quale ha provveduto ora il sig. R ouvier e secondo le inform azioni date per prim o dal Rappel, il progetto relativo alla sistem a­ zione della parte straordinaria non rig u ard ereb b e che le spese per l’esercito e per la m arina, perchè il sig. R ouvier ha fatto rien tra re nella parte ordinaria le spese poi grandi lavori pubblici, che finora figu­ ravano nel bilancio straordinario e che cesseranno q uindi di essere alim entate dal prestito, larvato o m eno, per essere coperte colle entrate ordinarie del bilancio, vale a d ire dalle im poste, e lo stesso deve dirsi delle spese p er le strad e vicinali.

Il progetto di bilancio strao rd in ario pel 18 8 8 por­ terà una cifra com plessiva di spese per 1 2 2 ,2 0 5 ,0 0 0 franchi, di cui 9 1 ,5 0 0 ,0 0 0 per la g u erra e 3 0 ,7 0 5 ,0 0 0 p er la m arina. Q ueste cifre sono definitivam ente fis­ sate, ma lo stesso non può ripetersi quanto al modo di farvi fronte. In ogni caso è fuori di dubbio che sarà un prestito che con il bilancio straordinario v errà alim entato.

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4 settem bre 1887 L’ E C O N O M I S T A 575

cien creato con la legge 14 m arzo 18 5 5 , da non

confondersi col 4 1 |2 nuovo creato dalla legge del 27 aprile 1883, che p er sette anni ancora è al r i­ paro da qualsiasi conversione obbligatoria. Il 4 1 |2 vecchio figura sul gran libro del debito pubblico francese per in annualità di 3 7 ,2 1 3 ,5 3 4 franchi, som m a che al saggio attuale corrisponde in capitale a 8 8 0 milioni circa. Questo titolo potrebbe essere convertilo al 3 0 |o , in modo da fare u n prim o passo verso l’unificazione del debito. E la conver­ sione può effettuarsi ad annualità, nel qual caso l’o­ perazione avrà per effetto di rid u rre di 6 milioni e mezzo gli oneri annuali del b ila n c io , dim i­ nu en d o d’ altrettanto i 37 milioni inscritti al M i­ nistero delle finanze. Lo Stato potrebbe così utiliz­ zare i 6 milioni e mezzo per co n tra rre u n nuovo prestito di 170 milioni al 5 0 |0 , che perm etterebbe di equilibrare il bilancio straordinario del 1888.

Ma l’operazione potrebbe essere eseguita con un altro procedim ento, p u r ottenendo il m edesim o r i­ sultato.

Il m inistro delle finanze, avendo ottenuto dalle C am ere l’autorizzazione di fare la conversione del 4 1 |2 antico in 3 0 |o , farebbe un sem plice scam bio di titolo con i portatori. La conversione si farebbe in questo caso, pel capitale invece di farsi per le annualità e lasciando in bilancio una annualità di 37 m ilioni, il tesoro francese avrebbe im m ediata­ m ente il vantaggio dell’aum ento di capitale risu l­ tante dalla conversione del tipo di rendita corrispon­ dente. Infatti, com piuto il cam bio dei titoli, reste­ rebbe nelle casse del tesoro u n residuo disponibile di 170 m ilioni, che potrebbe essere utilizzato pel bi­ lancio straordinario del 1 8 8 8 .

Il m inistro delle finanze inclina, a quanto pare, p er questo secondo procedim ento, ma ora studia se l’operazione può essere com pletata con altre m isure atte a facilitare la liquidazione degli oneri straordi­ nari del bilancio e dei deficit degli esercizi precedenti. Il concetto che suggerisce questa riform a è senza dubbio buono e dim ostra che il m inistero francese persiste a voler applicare un program m a finanziario sincero. Se le spese strao rd in arie per la g u erra e la m arina non possono essere risp arm iate , la qual cosa sarebbe certam ente la m igliore, e però lode­ vole il m etodo che si intende seguire p er farvi fronte: quello cioè di fare un prestito alla luce, cor­ cando con opportune riform e che l’onere degli in te­ ressi sia elim inato.

La politica finanziaria del sig. R ouvier non potrà certo dall'oggi al domani rim arg in are le larghe fe­ rite recale al bilancio francese nei passati anni, ma è sulla buona strada e, se il tem po non gli farà di­ fetto, il sig. R ouvier riuscirà forse a g u arire la fi­ nanza francese dai non pochi mali che l’affliggono. Così potessimo dire della politica econom ica della stessa F rancia e di quella finanziaria del nostro paese.

— È utile per stim olare lo zelo dell’am m inistrazione della posta e conservare le sue buone disposizioni a fa­ vore del pubblico di essere inform ati dei risultati otte­ nuti nei paesi vicini. Il confronto è sem pre istruttivo e particolarm ente quello che piglia per term ine di pa­ ragone l’am m inistrazione inglese, poiché l’organizza­ zione del servizio vi è da lungo tem po oggetto di cu re attente, e vi si esperim entano ad ogni m om ento le riform e adatte a soddisfare le esigenze 'ncessanti del pubblico che in questo com e in tutto il resto ha diritto di essere ben servito.

Questo confronto ci è reso facile dai rapporti an­ nuali com pleti e particolareggiati che vengono pub­ blicati dal Postmaster General. P er questo vogliam o togliere dalla relazione sull’ ultimo esercizio, testé uscita, alcune inform azioni.

Il totale delle lettere, cartoline postali, lib ri, circolari e .g io rn a li trasportati dalla posta, eccettuati i pacchi postali, fu di 2 ,0 6 4 ,7 6 6 ,4 0 0 . Questa cifra ra p p re ­ senta una m edia di 5 6 invii per abitante, m edia che non è raggiunta da nessun altro paese, m a è anzi superiore più della m età a quella degli a ltri. L ondra partecipa pel 2 8 O/o in questo risultato e P Irlanda non vi figura che pel 6 O/o* È veram ene im possibile di non rim an ere colpiti dell’intensità di questo m ovim ento di corrispondenza e dall’ a ttiv ità che esso suppone nelle relazioni com m erciali. Ma è senza dubbio il buon m ercato della trasm issione delle lettere ordinarie che provoca la m aggior parte della enorm e differenza nel m ovim ento postale in­ glese a paragone di quello continentale. 11 porto delle lettere non costa che dieci centesim i per lutto il Regno U nito. Gli altri Stati hanno tasse m aggiori: m a da noi in ispecie la tassa delle lettere sem plici è molto elevata e, se la situazione delle nostre finanze 10 perm ettesse, sarebbe veram ente u tile una rid u ­ zione.

M algrado il basso prezzo della tariffa inglese, il provento totale dalle entrate postali e telegrafiche ha raggiunto i 255 milioni di franchi ; le spese a m ­ m ontarono a 185 m ilioni, sicché il prodotto netto fu di 70 m ilioni ; in aum ento di 1 m ilione sull’en ­ trata netta dell’annata precedente. I prodotti te leg ra­ fici, sono com e quelli della posta, in aum ento c o ­ stante. Ma questo servizio è quello nel quale l’am ­ m inistrazione fa le riform e p iù costose e i sacrifici che essa si im pone a tale scopo assorbono la totalità del prodotto lordo. Gli inglesi non hanno perduto di vista il principo che i m onopolii postale e telegrafico non devono esse strum enti fiscali, che essi sono degli interm ed iari com m erciali e che il tesoro deve solam ente incassare degli avanzi quando tutto il servizio è com pletam ente assicurato.

Questo spiega perchè l’Inghilterra ha speso nei 188 6 p er i suoi telegrafi una som m a di 1 ,8 0 0 ,0 0 0 lire sterline, m entre l’ entrata fu soltanto di 1,750,000 sterline e per qual ragione l’ am m inistrazione non ha esitato a rid u rre della m età la tariffa dei te le ­ gram m i.

La riduzione ha però prodotto im m ediatam ente i suoi effetti. Sotto il regim e della tariffa vecchia con la riscossione m inim a di 4 scellino, il num ero dei telegram m i era stato du ran te il prim o sem estre di N. 3 1 4 ,4 2 3 dando un prodotto di 6 0 4 ,4 5 6 ster line ; duran te il secondo sem estre nel quale fu applicata la tariffa nuova con riscossione m inim a di 6 pence, 11 n u m e ro dei dispacci am m ontò a 1 6 ,7 8 7 ,4 5 0 e il prodotto fu di 5 0 5 ,2 0 3 stertine. Si può rite n ere però che l ’ aum ento successivo dei dispacci trasm essi avrà coperta la perdita del Tesoro.

L a sollecitudine che pone l’ am m inistrazione in ­ glese a m igliorare il servizio postale telegrafico m e ­ rita di essere additato ad esem pio alle nostre a m ­ m inistrazioni così lente nei m iglioram enti p er tante cagioni. Ma anche in Inghilterra sono un po’ n el­ l’eccesso perchè non contenti di avere i vaglia postali

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r-576 L ’ E C O N O M I S T A 4 settem bre 1887 m alità che accom pagnano i vaglia. In questo modo

la posta diventa quasi un istituto em ittente e falsa il suo ufficio al m assim o grado. A parte questo, 1’ am m inistrazione inglese rim ane un esem pio v era­ m ente im itabile. — Il socialismo di Stato nella sua form a più caratteristica e acuta è però ben lungi dall’ attecchire in Inghilterra, e coi tempi che cor­ rono è interessante di segnalare un verdetto ostile al- l ' invasione dell’ intervento governativo nel dominio individuale che ci viene appunto dall’ Inghilterra. Un com itato parlam entare inglese ha funzionato dal 188 5 p er esam inare la questione dell’ assicurazione obbligatoria universale. Questo com itato, i cui poteri sono spirati due volte in seguito allo scioglim ento del Parlam ento, è stato rieletto. Esso aveva da occu­ parsi di u n progetto ideato da un ecclesiastico, Mr. Blackley, canonico di W inchester. Egli propo­ neva che ciascuno fosse obbligato fra i 18 e 21 anni di v ersare u na som m a di IO lire sterline ad una società nazionale di previdenza, in modo da p erci- pere 8 scellini la settim ana in caso di m alattia, 4 scellini la settim ana dall’ età di 70 anni in poi; tutte le classi della società tutti sudditi della regina senza eccezione sarebbero tenuti a questo versam ento; per gli indigenti sarebbe eseguito probabilm ente dagli altri. E siccom e le p e rs o n e . agiate non avrebbero bisogno di rice v ere questa pensione, il loro versa­ m ento profitterebbe agli altri.

11 com itato p erlam entare ha riconosciuto le buone intenzioni del canonico, ma propone di passar oltre sopra un progetto che porterebbe una grave lesione a principio del Self Help, alle nozioni di responsa­ bilità individuale, che trasform erebbe una g ran parte della nazione in pensionati dello Stato, che incorag- gerebbe alla frode, alla sim ulazione delle m alattie. E a questo proposito ram m entiam o che anche in G erm ania si è riconosciuto che la sim ulazione delle m alattie è uno degli inconvenienti riconosciuti nel sistem a dell’ assicurazione obbligatoria.

Del resto le difficoltà pratiche per E esecuzione del progetto in discorso sarebbero enorm i e la somma di 10 sterline appare subito probabilm ente insuffi­ ciente per assum ere il pagam ento dei soccorsi e delle pensioni.

Il com itato inglese ha condannata la proposta ed essa può rite n ersi per m orta e seppellita.

Le ferrovie italiane nel giugno 1887

Il prospetto dei prodotti lordi approssim ativi otte­ nuti nel giugno p. p. presenta in confronto di quelli definitivi conseguiti nel giugno d ell’ anno scorso le seguenti differenze : Giugno 1887 Giugno 1886 Rete M editerranea.. L. 9,564,911 » A d ria tic a ... » 8,114,788 » S ic u la ... » 578,522 Ferrovie V e n e te .... » 90,475 » Sarde... » 15?, 777 » D iv e rse ... » 638,736 9.305,086 6,972,870 575,952 98,180 139,797 550,911 T o ta le ... L. 19,145,209 17,440,896 Nel m ese di giugno 1887 si ebbe in canfronto del giugno dell’anno scorso un aum ento di L. 1,704,315.

Dal 1° luglio 188 6 a tutto giugno 1887 le fer­ rovie italiane introitarono L. 2 2 5 ,0 6 8 ,6 1 8 contro L. 2 1 4 ,2 2 9 ,3 4 4 ottenute nell’esercizio precedente, e

questi resultati che danno p er l’ esercizio 1 8 8 6 -8 7 u n maggiore incasso di L. 1 0 ,8 3 9 ,2 7 4 si dividono fra le varie reti e linee nella seguente m isura :

Rete Mediterranea. » A d riatica. . . . » Sicula... » Ferrovie V enete.. . . » » Sarde... » » D iverse. . . . » Esercizio 1886-87 L. 112,368,479 » 94,489,305 7,832,639 1,150,858 1,637,942 7,589,395 T o ta le .. . L. Il m aggiore incasso Esercizio 1885-86 106,051,279 91,554,823 7,493,333 1,402,142 1,512,193 6,215,574 214,229,344 225,068,618 di L. 1 0 ,8 3 9 ,2 7 4 ottenuto nell’ esercizio 1886-87 si divide fra le varie reti e linee nel m odo che segue :

Rete M editerranea.. -f- 6,317,200 » A driatica___ -f- 2,934,482 » Sicula... 339,306 Ferrovie Venete . . . . — 251,284 » S a rd e ... + 125,849 » D iv e rse .... -t— 1,373,721 Totale + 10,839,271 Ecco adesso il prodotto chilom etrico ottenuto nel giugno dei due anni

Giugno 1887 Giugno 1886 Rete M editerranea.. L. 2,094 2,139 » A d ria tic a ... o co 1,501 » S icula... » 863 888 Ferrovie V enete.. . . V 616 701 » S ard e... V CO OC CO 337 » Diverse . . . » 641 664 Media chilometrica L. 1,660 1,601 Esercizio 1886-87

Il prodotto chilom etrico ottenuto du ran te i due esercizi sopra indicati è rappresentato dalle seguenti cifre : Esercizio 1885-86 24,"871 20,709 12,047 10,015 3,679 8,354 20,206 Rete M editerranea... L. 25,200 A driatica. » Sicula... Ferrovie Venete. » S a rd e . . » Diverse. 90,267 12,053 8,220 3,985 8,031 Media chilom etrica.. . L. 19, 972

La m edia chilom etrica aum entava nel giugno 4887 di L. 59 e nell’ intero esercizio 1886-87 dim inuiva di L . 134 in confronto dell’esercizio precedente. No­ tiam o p era 'tro che alla fine dell’ esercizio 4886 87 la lunghezza assoluta delle linee era di cliil. 14,625 contro 1 0 ,923 alla fine dell’esercizio 1 8 8 5 -8 6 ; e che la lunghezza m edia di esercizio da chilom . 1 0 ,602 saliva a 11,369.

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4 settem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 577

LA SITUAZIONE DEL TESORO

a l 31 lu g lio 1887

Il conto del Tesoro alla fine di luglio 1887 cioè del prim o m ese dell’esercizio 1 8 8 7 - 8 8 presentava i seguenti resultati :

A t t i v o : Fondi di Cassa alla chiusura

del-l’ esercizio 1886-87... L. 312,276,003.93 Incassi del mese di luglio 1887. »

Per debiti e crediti di Tesoreria » Passivo : » Pagam enti del mese di luglio 1887 » Per debiti e crediti di Tesoreria. » Fondi di Cassa al 31 lu-

gno 1887... ... » 298,580,067.98 L a situazione dei debiti e crediti di T esoreria si 127,004,562. 30 216,261,561.59 685,542,127. 84 136,317,322. 86 256,644,737.40

30 giugno 1887 31 luglio 1887 Differenze Conto di cassa L. 842,276,003. 95 298,580,067.98 - 43.695,935.97 Situaz. dei cre­

diti di Tesor.a 66,773,216.96 143,574,135.10 4 - 76, 800,918.14 T ot.dell’atttivoL. 409,049,220.91 442,154, 203 .08 4 - 33,104,982.17 Situaz.dei debiti di Tesoreria.. 496,208, 462.58 532,626,204. 91 — 36,417,742.33 Situaz. passiva di ca ssa ... .L . 87,159,241.67 90,472, 001.83 + 3, 312, 760. 16

Gli incassi nel mese di luglio 1887 am m ontarono a L. 1 2 7 ,0 0 4 ,5 6 2 .3 0 con una differenza in più di L . 5 0 ,6 9 3 ,6 6 4 .6 6 sul luglio 1887 e i pagam enti a L . 1 3 0 ,3 1 7 ,5 2 2 .4 6 la qual som m a rappresenta una m aggiore spesa di L. 8 ,1 1 0 ,1 2 6 .2 4 in confronto del luglio 1886.

11 seguente prospetto contiene l’am m ontare degli incassi ottenuti nel luglio 1887 in confronto con la previsione m ensile del bilancio stabilita nella somm a di L. 1 4 6 ,5 6 8 ,1 8 7 e con gl’incassi ottenuti nel luglio dell’anno scorso.

Entrata ordinaria

Redditi patrimoniali. .. L. Imposta fondiaria. . . . . Imposta sui redditi di ric­ chezza mobile . . . . . Tasse in amministrazione

del Ministero delle F i­ nanze... ... Tassa sul prodotto del mo­

vim ento a «rande e pie- j cola velocità sulle ferr. Diritti delle Legazioni e! dei Consolati a ll’estero! Tassa sulla fabbric. degli

spiriti, birra, ecc... Dogane e diritti m aritt.. D azi interni di consumo. Tabacchi... . . . S a l i ... Multe e pene pecuniarie. L o t t o ... ... Poste... T eleg ra fi... Servizi d iv e rs i... Rim b. e conc nelle spese. Entrate diverse... Partite di g ir o ...

E ntrata straordinaria

Entrate effettiv e... Movimento di ca p ita li. . . Co8truz. di strade ferrate Capitali aggiunti per resti

attivi... Incassi nel luglio 1887 -Differenza col 12» preventivo Differenza con gli incassi nel luglio 1886 9,135,036 + 2.344. 525 — 491, 478 181,333 ... ... . 1,831,408 — 13,783,163 + 171,748 — 15,944,424 — 286,354 20,893,257 + 5,920,591 + 951,546 T o t a le ... ,L . 1,500,728 8 8 ,2 1 4 i 2,598,60! 14,159,445 6,393,514 1,378 5,515,687 3,450 992 1,483,192 1,151.763 1,513 913 225,272 5,738,589 333.305 1,783,118 167,673 127,004,562 4 - 82,951 + 217,153 4 - 32,382 4 - 49,107 —- 40 L 897 4- 1,310,385 — 4,923.888 4 - 220,080 — 387,923— 4,131 — 1,224.391— 836.975 — 1,247,755 — 157,015 4 - 1,2 1 2 14— 925 — 1,003,313— 1,802,299 — 115,674 4- 82,809 4 - 321,9*2 4- 605.327 — 266.570— 110,936 — 600,739 4 - 384, 846 — 297,036 4 - 53,849 — 1,848,387 7,128 — 594,092___ 187,133 — 1,227,172 4- 379,487 —16,157, 290 4-29,919,537 4 - 167,673 -p29,919,537 -19,563,6251+30,693,664

Da questo prospetto resulta che gli incassi del luglio 1887 furono inferiori d ìL . 19,363,625 alla previ­ sione m ensile del bilancio, e superiori di L. 30 ,6 9 3 ,6 6 4 a quelli ottenuti nel luglio dell’anno scorso.

Q uanto al m inore incasso in confronto della pre­ visione m ensile del bilancio dobbiam o osservare che in gran parte il m inore introito deriva dalla c irc o ­ stanza che la imposta fondiaria e quella sui redditi di ricchezza m obile riscuotendosi ogni due m esi, nel luglio di queste im poste non se ne incassava che una piccolissima parte.

Circa pòi al m aggiore introito di fronte agli in ­ cassi del luglio scorso notiamo che 1’ aum entò di L. 1 ,3 1 0 ,3 8 5 verificatosi nella tassa sulla fabbrica­

zione degli spiriti, birra, ecc., si riferisce ai m ag­

giori accertam enti dell’esercizio precedente, e queljo sulla costruzione di strade ferrate di L . 29,919,557 deriva dal prodotto delle obbligazioni ferroviarie 3 per cento alienate per far fronte alle spese delle costru­ zioni ferroviarie dell’esercizio 1 8 8 6 - 8 7 .

R iguardo poi alla dim inuzione di L . 1 ,8 0 2 ,2 9 9 avvenuta nel lotto abbiam o da notare che essa è apparente, dipendendo da pagam enti da regolarizzare.

Ecco adesso il prospetto della spesa che venne determ inata nella som m a di L. 1 5 0 ,1 4 6 ,4 3 1 al m ese.

P a g a m e n ti Pagamenti nel luglio 1887 Differenza col 12« preventivato Differenza coi pagam. i nel luglio 1886 Ministero del T e s o r o .. .L .

Id. delle finanze . . . Id. di grazia giust. Id. degli affari est. Id . dell’ istruz. pub. Id . dell’ in tern o. . . . Id. dei lavori pubb. Id. della guerra. . . . Id . della marina . . . Id . dell’ agric. indus. e commercio. 38,177,907 9,358,825 2,467,507 737,457 2,596,999 9,052,594 37,235,167 19,962,791 8,913,198 1,813,374 — 28,729,736 — 6,164, 983 — 346,771 4 - 71,936 — 778,896 4 - 3,668,339 4-14.934,096 — 3,412.581 4 - 379.185 - f 562,987 4 - 4,205,139 — 1,909,583 4 - 20,946 4 - 205,449 4 - 597,516 4 - 919,415 - f 2,502,030 4 - 192,701 4 - 1,225,002 - f 91,507 Totale... L 130,317,322 —19,829,109 4 - 8,110,126

I pagam enti nel luglio 1887 furono pertanto in­ feriori di L. 19,829,109 al dodicesim o preventivato, e superiori di L. 8 ,1 1 0 ,1 2 6 ai pagam enti falli nel luglio dell’anno scorso

IL BARATTO DEI BIGLIETTI DI BANCA NEL GIUGNO 188?

Il baratto dei biglietti di banca e a responsabilità dello Stato effettuato dalle banche di em issione nel passato m ese di giugno presenta i seguenti resultati:

Banca Naz. ita lia n a ... L. 165,173,725 Banco di N apoli... » 106,211,416 Banca Naz. T o sc a n a ... » 37,382,537 Banca R o m an a... » 30,099,100 Banco di Sicilia... » 19,401,049 Banca Toscana di credito. » 8,169,020 T otale... L. 366,336,847 nella quale cifra sono com prese L . 1 0 ,8 3 9 ,8 9 6 . 87 barattate in m oneta quasi tutta d’argento.

(10)

mag-578

gior baratto furono il IO , il 2 0 , il 28 e il 30. E la proporzione fu la seguente: 10 Giugno... L. 118,539,847 20 » ... » 90,504,168 28 » ... » 23,866,201 30 » ... » 70,904,674 L. 303,810,890

cifra che rappresenta quasi i cinque sesti d e ll’intiero baratto.

La inedia del baratto giornaliero fu di L i­ re 6 ,8 8 2 ,2 3 8 . 53 per la Banca Nazionale ; di L ire 4 ,4 2 5 ,4 7 5 .6 6 per il Banco di N a p o li; di L. 1 ,5 3 3 ,4 3 9 . 05 per la B anca Nazionale T o sca n a; di L ire 1 ,2 5 4 ,1 2 9 .4 8 per la Banca R o m a n a ; di L ire 8 0 8 ,3 7 7 .0 4 per il Banco di Sicilia e di L. 54 0 ,3 7 5 .8 3 per la Banca Toscana di credito. E la m edia giornaliera com plessiva fu di L . 1 5 ,2 6 4 ,0 3 5 .2 9 .

La circolazione m edia giornaliera delle sei banche fu di L. 5 9 5 ,5 5 4 ,5 9 3 per la Banca Nazionale ; di L. 2 2 1 ,7 7 8 ,8 8 9 .5 0 per il Banco di N apoli; di L i­ re 8 6 ,0 7 1 ,7 4 7 .8 2 p er la Banca Nazionale T oscana; di L. 4 8 ,7 9 1 ,2 1 5 per la Banca R o m an a ; di L i­ re 5 3 ,6 0 5 ,2 7 7 p e r il Banco di Sicilia e di Li­ re 1 2 ,9 6 4 ,0 8 0 .5 3 p er la Banca Toscana di credito; e così com plessivam ente L. 1 ,0 1 8 ,7 6 5 ,8 1 2 .6 5 al giorno.

Il baratto giornaliero per ogni 100 lire di circo­ lazione m edia resulta così di m illesimi 1,4 9 8 per ogni 100 lire di circolazione.

L a proporzione percentuale del baratto repartito in ragione della qualità dei richiedenti offre i seguenti resultati :

Altri istituti di emissione L. 331,666,607 90,53

Casse Governative... » 20,750 0,01

P artico lari... » 34,649,490 9,46 Totale... L. 366,336,847 1,00 F inalm ente la proporzione percentuale del baratto rep artito in ragione dei mezzi adoprati p er eseguirlo

presenta i dati che seguono :

Contro b ara tto ... L. 261,488,518. 91 71,38 Moneta metallica... » 10,839,806.87 2,96 Biglietti consor. di Stato » 50,333,828. 77 13, 74 Ricevuta in conto di

ri-contrata... » 15,623,011.22 4.26 Risconto del portafoglio ¡> 28,051,591.23 7,66 T o ta le ... L. 366,336,847.00 1,00 E la spesa per il baratto am m ontò a L. 15,802.97 la quale sta per ogni 100 lire di baratto com e uno a 0 ,0 0 4 3 e p er ogni cento lire di circolazione com e uno a 0,0014.

LA POPOLAZIONE ITALIANA NEL 1885 in attesa che venga pubblicato il volum e della statistica del m ovim ento della popolazione che si sta stam pando, crediam o opportuno riassum ere da varie tabelle pubblicate dalla Gazzetta Ufficiale i resultati generali p e r ciascuna provincia e p er tutto il Regno.

D urante il 188 6 furono registrati 2 3 3 ,0 0 0 m atri­ moni ; 1,08 7 ,3 6 0 nati non com presi 3 9 ,1 0 4 nati­

4 settem bre 1887 m orti, e 8 4 5 ,5 3 8 m orti. L’ eccedenza così delle nascite sulle m orti è stata di 243,822.

Dei 1 ,0 8 7 ,3 6 0 nati 5 5 9 ,5 6 3 furono m aschi e 527,797 fem m ine, cosicché per ogni cento fem m ine nate, nacquero 106 m aschi, e questo rapporto è identico a quello riscontrato nella m edia annuale del periodo dal 1862 al 1885.

Il totale dei nati si divide inoltre in 1,005,842 legittim i, 4 6 ,9 3 2 illegittim i, riconosciuti alm eno da uno dei genitori e 3 4 ,5 8 6 illegittim i non riconosciuti, oppure di stato civile ignoto, perchè trovati esposti in luogo pubbico. P er ogni 1 0 0 0 nati se ne conta­ rono adunque 9 2 5 legittim i, 45 illegittim i ricono­ sciuti, e 32 illegittim i non riconosciuti ed esposti. Q uesti rapporti coincidono quasi con quelli risco n ­ trati nel 1885 in cui per m ille nati si ebbero 924 legittim i, 44 illegittim i e 52 illegittim i non ricono­ sciuti ed esposti.

Dei m orti, che abbiam o veduto essere stati 845,538 appartengono al sesso m aschile 426 ,2 9 5 e 417,247 furono fem m ine, cosicché per ogni 100 fem m ine m orirono in m edia 102 m aschi. Nel 188 5 si ebbe identico rapporto, ma nella m edia annuale del pe­ riodo dal 187 2 al 1884 si riscontrano 105 maschi p er ogni 100 fem m ine.

Nel 188 5 i m atrim oni registrati furono 233,931 ; i nati 1 ,1 2 5 ,9 7 0 e i m orti 7 8 7 ,2 1 7 ; cosicché l’ ac­ crescim ento n aturale della popolazione p er eccedenza dei nati sui m orti, era stata di 3 3 8 ,7 5 5 abitanti. Nel 1 8 8 6 questa eccedenza fu soltanto di 24 3 ,8 2 2 abi­ tanti ; si vede ohe in quest’ anno le condizioni de­ m ografiche del Regno furono m eno favorevoli es­ sendosi avuto 3 8 ,6 1 0 nati di m eno e 56,321 m orti di più. Q ueste differenze si spiegano in parte per la m aggiore estensione e intensità d ell’epidem ia co­ lerica nel 188 6 in confronto dell’ anno precedente e in parte per le num erose epidem ie locali di vaiuolo e di difterite. Siccom e la statistica delle cause di m orte nel 188 6 era lim itata soltanto ai capoluoghi di provincia, di circondario o di distretto, e sola­ m ente nel 18 8 7 venne estesa a tutti i com uni del Regno, non fu possibile d eterm inare con precisione la causa dell’ aum entata m ortalità.

La popolazione italiana che secondo il censim ento eseguito nel R egno -il 31 dicem bre 1881 era di 2 8 ,4 5 9 ,6 2 8 p er il solo fatto dell’ eccedenza dei nati sui m orti, era calcolala alla fine del 18 8 6 nella cifra di 2 9 ,9 4 5 ,1 2 5 abitanti. F acendo astrazione del m o­ vim ento di em igrazione si sarebbe ottenuto in cin­ q ue anni un aum ento di 1,48 5 ,9 7 9 .

La cifra di 2 9 ,9 4 5 ,1 2 5 abitanti calcolata alla fino del 1886 dividevasi fra i vari com partim enti nelle seguenti proporzioni :

Piemonte 3,204,390 Lazio 917,098

Liguria 924,934 Abruzzi Moi. 1,396,214

Lombardia 3,872,792 Campania 3,033,257 Veneto 2,974,828 Puglie 1,671,401 Emilia 2,280,219 Basilicata 546,982 Toscana 2,316,204 Calabrie 1,317,173 Marche 988,271 Sicilia 3,148,958 Umbria 603,146 8ardegna 717,740 29,945,125

(11)

4 settem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 579 bero 7,78 m atrim oni ; 56,31 nati e 2 8 ,1 7 m orti.

Nel 18 8 5 i m atrim oni erano stati 7 ,8 8 p e r m,ille; i nati 57,91 e i m orti 26,51.

T u tte le regioni del Regno ad eccezione delle Calabrie, della Sicilia e deila Sardegna presentano nel 188 6 un quoziente di m ortalità più elevata che nel 1885. Le proporzioni m assim e sono date dalle Puglie (43,16 per ogni 1000 abitanti) ; dalla Basili­ cata (40,62), dagli Abruzzi (2 9 ,7 1 ) e dalla Cam ­ pania (29 ,5 6 ) ; le proporzioni m inim e sono date dal Piem onte (24,86 m orti per 1 0 0 0 ); della Toscana (2 4 ,8 4 ); dall’U m bria (2 5 ,5 8 ); dalle M arche (25,81) e dal Lazio (21,0).

In due com partim enti cioè nelle P uglie e nella B asilicata i m orti superarono il num ero dei nati.

Nella Liguria e nel V eneto la popolazione au ­ m entò di poco a motivo più che altro dello scarso num ero dei nati.

Da un ultim o prospetto che contiene il m ovim ento della popolazione dal 1861 a tutto il 1 8 8 6 si rileva che la popolazione del Regno che nel 1861 era di 2 1 ,7 1 7 ,8 3 4 , saliva alla fine dell’ anno scorso a 2 9 ,9 4 5 ,1 2 5 . L ’ aum ento fu si può dire annuale in - quantochè non 1’ abbiam o veduto interrotto che una sola volta cioè nel 1881 discendendo a 2 8 ,4 5 9 ,6 2 8 , m entre nel 1880 la popolazione era stata accertata nelle cifra di 2 8 ,5 2 4 ,9 9 9 abitanti.

LE FERROVIE INGLESI NEL 1886 Il Board o f trade pubblicava giorni sono il suo rapporto sull’esercizio delle strade ferrate del Regno U nito nel 1886. Ne riassum erem o alcuni dati,' di quelli che ci sono sem brati più im portanti, sia con­ siderati in loro stessi, sia posti in confronto con le statistiche delle re ti continentali.

Il 1886 non fu per le reti inglesi un annata m olto favorevole. R esulta infatti dalle statistiche pub­ blicate dal Board of trade che le ren d ite nette delle ferrovie inglesi raggiunsero soltanto il 3.99 per cento del capitale totale im piegato, cifra la più bassa dopo il 186 9 in cui le rendite discesero al 3.91 per cento. Nel 1882 la proporzione raggiunse il 4 .32 per discendere fino a 4 .0 2 per cento nel 1885.

L e rendite totali delle ferrovie inglesi, tenuto conto di qualunque risorsa, raggiunsero nel 1 8 8 6 la cifra di steri. 6 9 ,5 9 1 ,9 5 3 pari a lire ital. 1 ,7 1 9 ,7 9 8 ,8 2 5 .

L ’ aum ento sul 1885 fn di steri. 3 6 ,1 7 9 che è dovuto all’ esercizio di 169 m iglia di nuove linee.

La lunghezza totale delle linee inglesi nel 1886 di 19,352 miglia cioè di 5 1 ,1 2 4 chilom etri.

Il prodotto m edio per ciascun m iglio di esercizio è stato nel 188 6 di steri. 3 ,6 0 0 cioè di 88 mila franchi, cifra che rappresenla 29 steri, di m eno che nel 1885 e steri 139 nel 1884.

L a depressione si è fatta sen tire specialm ente nel trasporto delle m erci, e in quello dei m inerali, il pro­ dotto inerente a questo doppio traffico essendo ca­ duto a 1858 steri, nel 1885 e da 1931 nel 1884 a 181 3 steri, nel 1886.

L a statistica relativa al trasporto dei viaggiatori, dei colli, del bestiam e vivo e alle re n d i! diverse dim ostrano al contrario un m iglioram ento sodisfa— ciente sulle cifre degli anni precedenti.

P er dim ostrare la verità di quanto abbiam o detto crediam o opportuno rip ro d u rre il seguente spec­ chietto che contiene il num ero totale dei viaggiatori, e il tonnellaggio delle m erci e m inerali trasportati duran te gli ultim i q uattro anni.

A nni Viaggiatori Minerali Merci

1883 638,718,000 1884 694,992,000 1885 697,213,000 1886 725,584,000 189.486.000 76,897,000 183.616.000 75,712,000 183.777.000 73,512,000 181.941.000 72,668,000 A pparisce da questo prospetto che il com m ercio generale dell’ In g h ilterra è stato fortem ente colpito du ran te questi ultim i q uattro anni. La dim inuzione infatti è costante e sensibile nel tonnellaggio dei m inerali e delle m erci.

Soltanto il m ovim ento dei viaggiatori presenta un progressivo aum ento. È da notare p e r altro che i viaggiatori di 3 a classe doventano sem pre più num e­ rosi, m entre dim inuiscono costantem ente quelli di 1 a e 2 a classe.

Ecco infine in cifre tonde le ren d ite totali dei principali capitoli dell’ esercizio 188 6 confrontate con quelle del 1885.

1886 1885 V iaggiatori. Steri. 25,956,000 25,585,000 Colli . . . . 3,419.000 3,365,000 Merci . . . & 20,022,000 20,382,000 Bestiame vivo » 1,320,000 1,243,000 Minerali . . » 15,028,000 15,246,000

A ggiungendo a questi totali quelli dei bagagli e delle entrate diverse si ha u n totale generale di steri. 69,5.92,000 nel 18 8 6 contro 6 9 ,5 5 5 ,0 0 0 nel 18 8 5 .

IL RISPARMIO IN FR ANCIA NEL 1886

Dal M inistero di agricoltura e com m ercio è stato recentem ente pubblicato il m ovim ento delle casse di risparm io in F ran cia alla fine di dicem bre 1886. E c­ cone in riassunto i resu ltati principali.

I libretti accesi ebbero il seguente m ovim ento : 1886 . . . . N. 474,339

1885 . . . . » 482,682

Diminuzione . . . 12,343 cioè il 2,53 °|„ Gli esistenti al 51 dicem bre e ra n o :

1886 . . . . N. 5,090,132

18 8 5 . . . 4,926,391

A u m en to . . . . 163,741 eioé del 3,32 % I versam enti fatti nel corso dell’ anno furono :

1 8 8 6 . . . fr. 683,211,859. 95 1885 . . . . 676,314,527.09

Diminunz, fr. 3,102,667.14 cioè del 4,45 o|0 II saldo dovuto ai depositanti alla fine dell’ anno era rappresentato dalle cifre seguenti :

1886 . . . . fr. 2,307,025,131.56 1885 . . . 2,212,983,891.88

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