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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.681, 22 maggio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI P R IV A TI

Anno XIV - Voi. XVIII

Domenica 22 Maggio 1887

N. 881

DEBITO E FERROVIE

Nel Novembre decorso abbiamo dato conto ai no­ stri lettori di un progetto allora discusso per risol­ vere la questione finanziaria delle nuove costruzioni. Avevamo ragione di credere che quel progetto fosse vagheggiato dall’on. Magliani, come quello che evi­ tava allo Stato di accrescere il proprio debito, senza sospendere la costruzione delle nuove linee. — Noi abbiamo lodato il concetto dell’ on. Ministro, lo ab­ biamo incoraggiato ad insistervi, ed abbiamo potuto accertarci che incontrava esplicito favore nei circoli parlamentari dove si comprende essere suprema ne­ cessità di arrestare per molti anni la fiumana dei debiti dello Stato.

La crise politica non diede agio di ritornare sul­ l’argomento, sino a che non fu formato il nuovo Ministero; e noi, per attendibilissime informazioni che abbiamo assunto, ci siamo persuasi alcune settimane fa che il progetto fosse stato ripreso, fosse stato ma­ turato, e che il Governo, specialmente nelle pre­ senti condizioni del credito, fosse più che mai con­ vinto di non poter aumentare per ora il debito dello Stato. Perciò nel numero del 2 4 Aprile u. s. an­ nunciammo con vero piacere che il Governo avrebbe trattato colle Società ferroviarie affinchè esse si as­ sumessero la costruzione delle nuove linee a certi patti, e in pari tempo emettessero esse i titoli ne­ cessari per procurarsi il capitale. Ciò che si otte­ neva con questo progetto non era, come si comprende, un sollievo del bilancio, ma era bensì un sollievo del debito dello Stato. Si sarebbe lasciato tempo ai titoli emessi fin qui con soverchia abbondanza, di collocarsi in sicuro impiego e si avrebbe senza dub­ bio ottenuto di rialzare il prezzo dei titoli di Stato mostrando coi fatti di volere la chiusura di tutte le edizioni del Libro del debito pubblico, chiusura tante volte promessa e non mantenuta.

E ci pareva che quel progetto fosse così saggio e nelle presenti contingenze così utile, che fummo larghi di lodi desiderando vivamente che fosse al più presto presentato e tradotto in legge. Ma ecco che ad un tratto veniamo informati tutto essere mutato e che quella idea veramente e saggiamente vantaggiosa è stata abban­ donata. Oggi ci si assicura che vennero, se non con­ cluse definitivamente, almeno concordate le basi per le quali le Società ferroviarie, assieme ad un sinda­ cato di Istituti, a capo dei quali starebbe la Banca Nazionale, emetterebbero per conto dello Stato tre- centocinquanta milioni di obbligazioni ferroviarie di Stato coll’ interesse del 3 per cento.

Le più grosse questioni che si comprendevano in

questa operazione, come quella del cambio, sarebbero state appianate, e la emissione verrebbe fatta in Germa­ nia, Inghilterra e Francia. Le Società verserebbero la somma nelle casse dello Stato affinchè questi prov­ veda alle nuove costruzioni in uno dei modi, a sua scelta, compreso nelle convenzioni 1 8 8 3 .

Questo modo di sciogliere il gravissimo problema delle costruzioni dal lato finanziario domanda di es­ sere bene esaminata e noi ci ripromettiamo di occu­ parcene non appena ci sia possibile valersi delle notizie che di qua e di là ci arrivano. Intanto però, giac­ ché vi è ancora tempo, crediamo, non fuori di luogo, una considerazione quasi pregiudiziale.

E domandiamo : — è questo il momento oppor­ tuno per gettare sul mercato 3 3 0 milioni di titoli dello Stato, o per annunciarne la prossima emissione?

Mentre il Governo poteva evitare questa emissione, ed esitò a farlo dal l°luglio 1 885ad oggi, cioè per quasi due anni, tal decisione doveva avvenire proprio quando il Presidente della giunta generale del bilancio, il Direttore Generale della Banca Nazionale, in docu­ menti ufficiali, affermano che una delle cause della debolezza del nostro credito sono le emissioni a getto continuo ? — Quando il Ministro delle finanze si è finalmente deciso a dichiarare che il bilancio è in disavanzo ed ha domandato aumenti di imposte ed autorizzazioni a nuove emissioni di obbligazioni eccle­ siastich e?— Quando per le recenti crise finanziarie siamo così impoveriti di moneta metallica che il cambio si mantiene all’l per cento e tutti i più competenti af­ fermano che ciò è dovuto alla eccessiva quantità di ti­ toli di credito italiano, dei quali sono saturi i mercati esteri ?

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E il Governo che aveva il mezzo di riparare a questo pericolo, che aveva promesso di chiudere il Gran Libro, oggi, proprio oggi, annuncia la emissione di 5S0 milioni di obbligazioni dello Stato?

A che prò le relazioni dell’on. Luzzatti ? — a che prò le severe considerazioni del comm. Grillo ? Noi desideriamo che le nostre informazioni ci abbiano tratti in errore e che le voci che corrono non sieno vere ; ma se si confermassero, dovremmo dire che Governo con questo atto attenta imprudentemente alla tranquillità economica del paese e gli prepara giorni tristi.

DAZIO FISCALE E DAZIO PROTETTIVO

Uno degli argomenti, coi quali si pretende difen­ dere quella parte dei progetti finanziari presentati testò ada Camera dall’ on. Maglia ni ed in via prov­ visoria approvati, che riguarda l’aumento del dazio sui cereali — è quello di asserire che trattasi di un provvedimento unicamente fiscale e che vi manca affatto ogni concetto di protezione all’agricoltura.

Ed a coloro che combattono 1’ aumento si dice : — non vedete che un aumento di L. 1 ,60 il quin­ tale non può essere considerato se non come un provvedimento fiscale, quando si tenga presente che la differenza di prezzo tra il grano importato dal­ l’estero ed il costo di produzione all’ interno è di circa 6 o 7 lire il quintale? — Non vedete che è una contraddizione palese quella dei liberisti i quali tacevano per un dazio di L. 1 ,4 0 e rumoreggiano tanto per un dazio di L. 3 ,0 0 al quintale ?

Questo ragionamento che oggi ci fanno coloro che propongono 1’ aumento del dazio sui cereali ha tanta apparenza di verità e di logica, che è riuscito a convincere coloro stessi che' cercavano avidamente una ragione qualunque che valesse a tranquillare la loro coscienza oscillante tra i principii a cui vorreb­ bero rimanere fedeli e l’opportunismo politico a cui debbono sacrificare. — Val quindi la pena di esami­ nare attentamente quella risposta e mostrare come non abbia che l’apparenza della logica e della verità.

E prima di tutto, noi che non abbiamo le ragioni politiche che ci sospingono, ma parliamo pel solo desi­ derio del vero, noi diremo con tutta sincerità il nostro pensiero, osservando essere vero che l’aumento del dazio sul grano di L . 1 ,6 0 non può essere nè effica­ cemente protettivo per la produzione nazionale, nè molto gravoso per i consumatori ; — essere anche vero che può destar meraviglia che i liberisti i quali non si affaticavano a domandare l’abolizione del dazio di L . 1 ,4 0 si commuovano tanto perchè que­ sto dazio viene portato a tre lire ; — infine essere anche vero che il principio della libertà economica non verrebbe gran fatto scosso se il dazio, come misura fiscale, fosse portato da L. 1 ,40 a L. 5 ,0 0 date specialmente le attuali condizioni della coltura italiana.

Ma appunto dopo aver fatte francamente queste di­ chiarazioni, le quali ci mettono in un campo netto e delimitato e tolgono anche la apparenza che vogliamo servirci della rettorica per combattere i nostri avver­ sari, questa nostra franchezza, ci dà il diritto di par­ lare ai proponenti il nuovo dazio con maggior li­ bertà.

Noi vogliamo dimostrar loro che sono caduti e si mantengono in flagrante contradizione e ciò che è peggio vi sono caduti e vi si mantengono senza che ve neìosse bisogno ; ed è la mancanza di coraggio di dire la verità, di dire chiaro e netto il loro pensiero che li ha spinti in un dedalo di confusioni teoriche e pratiche una peggiore dell’altra.

Se l’on. Magliani avesse detto al Parlamento che il bilancio aveva bisogno di maggiori entrate, che egli non sapeva trovare altra materia imponibile, capace di dare una pronta entrata se non i cereali provenienti dall’estero, e che perciò proponeva di applicare un dazio fino a tre lire sulla introduzione del grano, salvo poi a studiare altre fonti di reddito, __ noi avremmo potuto rammaricarci che l’on. Ma­ gliani cercasse proprio nel d «zio sui cereali otto o dieci milioni di maggiori entrate, avremmo potuto meravigliarci che egli, così fecondo di espedienti e di risorse, non sapesse trovare altro modo per pro­ curarsi tal somma, ma avremmo in pari tempo con­ venuto che, di fronte all’urgente bisogno di riparare alla prodigalità precedente, il Ministro poteva essere scusabile o che in certo modo la questione della li­ bertà, mantenuto il dazio in questi limiti e conside­ razione una misura fiscale, rimaneva quasi impregiu­ dicata.

Ma invece di scegliere questa strada che era la diritta e — ci si permetta la parola dura — la sincera, l’on. Magliani ha avuto la ingenuità di credere che con qualche frase vaga e con qualche dichiarazione a doppio senso si potesse contentare gli uni e gli altri; e dire ai liberisti: — il dazio è fiscale; men­ tre diceva agli agrari : — vi dò il dazio sui cereali in compenso dei decimi della imposta fondiaria.

E a nostro avviso questo è il punto meno netto sotto il quale oggi si presenta la questione. L’on. Ma­ gliani — parliamo di lui solo, perchè egli sostiene che non si contraddice, mentre all’oc. Grimaldi poco cale di aver avuto qualche tempo fa opinioni di­ verse — l’on. Magliani mentre può forse con ra­ gioni abbastanza attendibili sostenere che il dazio da Lire 1 ,4 0 a Lire 3 ,0 0 è ancora un dazio fiscale, deve sentire tutto il peso della propria debolezza, quando rivolgendosi agli agrari che combattono la sospensione di abolizione dei decimi della imposta fondiaria, dice loro che in compenso hanno I’ au­ mento del dazio sui cereali.

L e conseguenze di questa specie di doppia dimo­ strazione tentata dall’on. Magliani sono evidenti e sa­ ranno inevitabili: egli offre agli agrari le armi per do­ mandare logicamente quello che afferma di non vo­ ler loro concedere, cioè il dazio protettivo, — In ­ fatti suppongasi che, per disgrazia d’ Italia, la legge sull’ aumentò della tariffa d’ importazione del grano venga definitivamente approvata; gli agrari, i quali da questo aumento, per la parola stessa del Mini­ stro, aspettano il compenso alla sospesa abolizione dei decimi, e non lo troveranno adeguato, chiederanno e dal loro punto di vista, giustamente, che venga accordato un nuovo aumento.

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veroso e dignitoso, se anche credeva indispensabile

che si applicassero i dazi sui cereali, che altri do­ vesse compiere questa missione contraria alle dichia­ razioni da lui fatte ripetutamente. Gli uomini di Stato non hanno più ragione di essere se il loro nome non rimane legato a certe idee a certi concetti speciali che debbono rappresentare al paese quasi direbbesi un programma che lo affidi come, votando e scegliendo quel nome, votano e scelgono certe idee e certi concetti.

Il dazio sui cereali a 5 lire è un errore per molte altre ragioni che andremo in seguito dimostrando, ma è un errore gravissimo, per il modo col quale venne presentato; infatti le circostanze speciali sono tali da fargli perdere anche quella apparenza fiscale, colla quale avrebbe potuto essere in parte giustificato.

Il doppio giuoco tentato dall’ on. Maglioni lascia un gravissimo dubbio sulle sue vere intenzioni e ci si domanda se il Ministro illuda i liberali quando afferma che il dazio è semplicemente fiscale e che non consentirà mai ad aumentarlo, o se illuda gli agrari quando dice loro che in compenso dei due decimi accorda l’aumento del dazio.

Ond’è che noi, che combattiamo per tante altre ragioni il dazio sui cereali, vi aggiungiamo questa che ci par degna di attenzione, che cioè il modo col quale il Ministro presenta questo provvedimento è una minaccia di futuri inevitabili aumenti.

IL PROGETTO DELL' ON. SARACCO

Abbiamo dato a suo tempo x) un riassunto del progetto di legge presentata dall’on. Ministro dei la­ vori pubblici, « per maggiori spese ed altri provvedi­ menti per le strade ferrate complementari ». Ci pare venuto il tempo di analizzare quel progetto di legge e discutere i concetti dai quali parte il Ministro per ordinare la materia delle nuove costruzioni.

Di 19 linee di cui furono incominciati o compiuti i lavori, per chilometri 7 3 ,9 1 0 , e per le quali era stata preventivata la spesa di L . 1 2 0 ,4 6 1 ,7 3 3 , si è invece accertato un costo di L. 2 4 1 ,4 6 1 ,7 3 3 , cioè in più L. 1 2 1 ,0 0 0 ,0 0 0 . Di questi 121 milioni, una parte cospicua venne soddisfatta, fino alla concor renza di L . 6 8 ,8 3 6 ,3 1 5 , coi fondi assegnati ad altre linee. Il Ministro crede atto di giustizia che per mezzo di una legge ciascuna linea venga reinte­ grata nella pienezza dei suoi fondi predisposti per la loro costruzione. E promette che nel prossimo consuntivo saranno accesi altrettanti capitoli, quante souo le linee, per le quali si richiede una maggiore spesa, cosicché debbano star fermi, e non si pos­ sano mai violare i maggiori stanziamenti stabiliti per ciascuna delle linee stesse, se prima non interviene un voto espresso dal Parlamento.

Noi non possiamo che approvare questo criterio a cui si ispira l’on. Saracco, e che già VEconomi­ sta suggeriva tempo addietro all’ on. Genala. Non è giusto che alcune linee assorbano i fondi stan­ ziati per altre linee, e subitochè il Parlamento ha approvato colla legge 1 8 7 9 una tabella, che indicava il costo di costruzione delle singole linee, è al Par­ lamento soltanto che spetta il diritto di autorizzare

') V. VEconomista, numero 678.

una spesa maggiore per quelle linee che lo richieg- gano. Se non vi fosse in ciò il grande vantaggio della regolarità amministrativa, vi sarebbe quello di far comprendere al Parlamento anno per anno quali sono gli effetti finanziari delle leggi che talvolta approva senza grande ponderazione. Imparerà il Parlamento che per vincere una questione politica si possono votare due linee Eboli-Reggio invece che una, ma che poi qualcuno deve pagare il conto.

Da questo punto di vista adunque noi approviamo il progetto dell’on. Saracco e lo eccitiamo a tradurlo in fatto nel più breve tempo possibile.

In quanto al rimanente del progetto stesso, fran­ camente dobbiamo dire che ci ha prodotta la più penosa delle impressioni così per la forma com e per la sostanza. Il Ministro infatti viene a dire al paese quanto segue : — Badate che per le ferrovie fin qui costruite si è speso il doppio di quanto era stato previsto, perciò i 1 2 0 milioni sono diventati 2 4 1 ; vi domando quindi l’ autorizzazione di iscrivere in bilancio i 121 milioni mancanti. — E sin qui sta be­ n e .— Il Ministro delle Finanze dal canto suo ha detto chiaramente che bisogna provvedere a questa mag­ giore spesa, rinforzando le entrate; ed ha fatto pro­ poste di nuovi balzelli. — I due fatti si collegano e si completano e non vi è nulla da dire.

Ma ciò che fa veramente strabiliare sono « gli altri provvedimenti » per i quali l’on. Ministro domanda niente altro che 9 8 milioni e mezzo divisi in otto esercizi. Questi provvedimenti sono la costruzione delle due linee : la direttissima Roma-Napoli e la linea Geuova-Acqui-Asti.

L ’ on. Ministro osserva che quelle due linee non erano contemplate nei fondi assegnati per le co­ struzioni ferroviarie colla legge del 1 8 7 9 ; domanda quindi e per l’ una e per l’altra dei fondi speciali, che sono appunto i 9 8 milioni di cui sopra è parola.

Ora quale giudizio portare sopra questo primo atto dell’on. Saracco ? Un Ministro, che sale al potere dopo avere per tanto tempo criticata, e talvolta con successo, l’opera del Governo perchè soverchia­ mente largo nelle spese ; — un Ministro che sale al al potere ingenerando il sospetto che, pur di ottenere il pareggio del bilancio, sia disposto ad affrontare ogni impopolarità, perfino quella di ritardare le nuove costruzioni, e per primo atto che compie domanda quattro cose: la prima il riordinamento dei conti ferroviari, e di questo va lodato, ma quanto alla seconda chiede 5 0 milioni in aggiunta ai due mi­ lioni e mezzo stanziati per la direttissima Roma-Na­ poli ; colla terza domanda 48 milioni e mezzo in aggiunta al mezzo milione stanziato per la linea Genova-Acqui-Asti ; — colla quarta domanda 18 mi­ lioni di più per le costruzioni annuali delle altre linee.

In verità che questo è il colmo della contraddi­ zione e della inopportunità. Noi avremmo compreso l’on. Saracco che avesse detto : — Il Parlamento ha stanziato 1 0 2 milioni l’anno per le nuove costruzioni; negli anni passati se ne sono spesi di più, saldiamo il conto vecchio e negli anni venturi proponiamoci di mantenerci nel limite di 1 0 2 milioni, che è già una bella somma, di costruzioni annue, e che diventerà più grossa "tacitando il debito vecchio.

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assorbirà'delle diecine di milioni, è un voler di­ struggere con un solo atto tutta quella fama di se­ verità amministrativa e di parsimonia che l’on. Saracco si era acquistata, evidentemente senza merito alcuno.

Ed aggiungasi di più : per la direttissima R om a- Napoli vi è una legge chiara ed esplicita che ne or­ dinava la costruzione entro il 1 8 8 6 ; ma la linea G enova-Acqui-Asti può considerarsi come una linea nuova che il Ministro fa approvare di traforo, a sod­ disfazione del paese, del quale egli è sindaco ama­ tissimo.

Infatti l’art. H della legge 5 luglio 1 8 7 5 N. 8 7 5 (serie 3 a) d ice: « Quando il prodotto lordo chilo- metrico del tronco Genova-Novi abbia raggiunto le lire 1 5 0 mila, sarà provveduto con legge speciale per la costruzione di una linea ferroviaria da Genova ad Asti per Ovada, Acqui e Nizza Monferrato. — Sarà egualmente provveduto con legge speciale alla costruzione della suddetta linea, qualora gli enti in­ teressati offrano, a fondo perduto, un concorso sulla spesa di costruzione e di armamento a termini del­ l’articolo 4 della legge 2 9 luglio 1 8 7 9 , rinunziando alla partecipazione degli utili. »

In base a questo articolo l’on. Saracco, sindaco di Acqui, viene a domandare 4 8 milioni e mezzo per la linea che interessa il suo paese. — Per ammettere un simile atto bisogna non solamente che l’on. Sa­ racco abbia dimenticato tutto il catonismo del quale pur diede tante prove verbali nelle recenti discussioni finanziarie, ma che abbia perduto il senso della op­ portunità.

Era questo il momento di tirar fuori l’articolo 11 della légge 5 luglio 1 8 8 2 ? — Quando egli stesso, l’on. Saracco, deve far notare che la succursale dei Giovi costò finora 6 4 milioni invece di 21 ; quando nota che le altre 1 8 linee costarono 121 milioni più del preventivato ? Quando a tante altre spese si deve provvedere ? — Quando il paese comprende che la legge del 1 8 7 9 fu un errore commesso per­ chè l’ Italia credette di essere economicamente più forte di quello che in-effetto non sia?

L ’on. Saracco ha pure ritirato, per le condizioni finanziarie dello Stato, il progetto dell’on. Renala sulla riforma postale, sebbene l’art. 5 della legge 24 novembre 1864 avesse portato da 15 e 2 0 centesimi il prezzo del francobollo all’ interno solo in via prov­ visoria, la quale dura da 2 3 anni !

Noi non ci meravigliamo che il paese e la Ca­ mera abbiano provato un senso di meraviglia leg­ gendo il progetto dell’on. S aracco ; non ci maravi­ gliamo che la Commissione sia disposta a respin­ gerlo; speriamo che la discussione si faccia sollecita e che’ la Camera provi all’ on. Saracco che il pro­ gramma della parsimonia può essere motivo per sa­ bre al potere, ma non per restarvi, quando non sia tradotto anche in fatti.

Rivista Bibliografica

Th. Funck-Brentano. — N ouveau P récis d ’E con om ie politiqu eL e s E lem ents. — Paris , Librairie Plon, 1887, pag. 274.

Questo volume del Funck-Brentano, professore alla Scuola libera di scienze politiche in Parigi e noto per altri studi di diritto e di filosofia, contiene una trattazione alquanto disordinata, sebbene non priva

di pregi, degli elementi della scienza economica. E un po’”disordinata perchè l’Autore mentre abbandona la solita ripartizione, adottata dagli scrittori non ne segue poi alcuna, in modo che i vari capitoli del suo libro si succedono senza che tra essi vi sia sem­ pre il nesso necessario. Pare a noi, invece, che ap­ punto trattandosi di elementi convenga rilevare con la massima cura quali sono le premesse della scienza in generale e delle singole teorie in particolare, senza dire che lo studio di fenomeni dello stesso or­ dine va pur sempre mantenuto di seguito se il let­ tore deve avere una chiara intelligenza della materia. L ’Autore ad ogni modo, si può dire che ha voluto seguire quest’ ordine: prima tratta della produzione, poi della ripartizione e per ultimo della circolazione. E dopo aver tracciato brevemente un quadro storico della scienza discorre dello stato sociale, cioè dell’or­ ganismo sociale, e dello stato economico, il quale, dice, è retto dalla legge assoluta che l’uomo per soddisfare i suoi bisogni deve esercitare la sua attività ; in una parola, lavorare. Definisce assai vagamente l’economia come la scienza dei rapporti che si stabiliscono tra gli uomini per la soddisfazione dei loro bisogni; ed ha alcune pagine sul metodo in cui non dimostra di conoscere ' l’ importanza delle questioni che ad esso si connettono, perchè non si occupa dell’ in­ fluenza che hanno i diversi metodi sul carattere della scienza e sul suo progresso. Passa poi ad occuparsi in altrettanti capitoli del valore, del consumo e della produzione, della proprietà, del lavoro, delle forme principali del lavoro, del capitale, dell’offerta e do­ manda, della concorrenza e speculazione, della coor­ dinazione delle forme di lavoro, della ripartizione dei prodotti, della rendita, interesse, salari ecc.

Ma le definizioni e lo svolgimento delle teorie mancano spesso di precisione ; così nel capitolo sul valore, dove pur si trovano alcune osservazioni giu­ ste intorno a certe distinzioni, manca un chiaro con­ cetto del valore e delle leggi della sua formazione e misura, e non si può dire certo nè esatta nè suffi­ ciente la definizione che egli dà del valore, cioè che esso dipendo dal bisogno che se ne prova (pag. 101). In conclusione questo libro risponde poco al suo titolo, perchè salvo pochi capitoli in cui si vede qualche tentativo di uscire dalle vie più e più volte battute, nel complesso non ci pare soddisfi ai bisogni dell’in­ segnamento.

Victor Brants. — L a circu lation des hommes et des choses. — Paris — Louvain, 1887 pag. 277.

È questa la terza parte di un Précis des leçons che il prof. Brants dell’ Università di Lovanio va pubblicando dal 1 8 8 3 . Il primo volume tratta delle leggi e del metodo dell'economia politica, il secondo della lotta pel pane quotidiano, vale a dire della produzione e ripartizione delle ricchezze, il terzo si occupa appunto, come dice il titolo, della circola­ zione degli uomini e delle cose.

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la scienza non è il nostro e per molte ragioni scien­

tifiche che non occorre rammentare, ma questo non ci impedisce di riconoscere che i libri del Brants per l’abbondanza dei fatti, per la conoscenza della ma­ teria, per la chiarezza sono lavori pregevoli e me­ ritano di essere studiati. Così in questo volume lo scambio e il commercio, il credito e le istituzioni che ad esso si riferiscono sono argomenti svolti con cura e ordine logico, senza trascurare mai nessun aspetto delle teorie e delle questioni che tratta. In generale esposti gli argomenti prò e contro un dato principio si astiene dal giudicare, ma lascia intra­ vedere le sue simpatie per quell’ indirizzo eclettico che accetta i fatti compiuti anziché condannarli aper- tamante come spesso dovrebbe. Pochi quindi sono i punti nei quali ci possiamo trovare d’ accordo col prof. Brants, ma tanto più volentieri gli riconosciamo le buone qualità della sua esposizione imparziale e dotta.

Comm. Joseph Cerboni. — Sur V im portance d ’ u n ifier les études de la com ptabilitéM ém oire réim prim é a r e e d ’au tres travau x statistiques et p resen tée à l’Instìtut In tern ation al de Statistiqu e réun ì a Rome en A v r il 1887. — Rome, Botta, 1887, pag. 222.

Questa ristampa di un pregevolissimo lavoro del Comm. Cerboni sull’ importanza della unificazione degli studi di contabilità comprende cinque argo­ menti di molta importanza per la contabilità pub­ blica. La prima parte comprende la bella memoria intorno all’ utilità dell’ unificazione della contabilità ; la seconda, il riassunto delle scritture della Conta­ bilità generalo del Regno d’ Italia per l’esercizio 4 8 8 0 ; la terza il catologo delle opere sulla contabilità pub­ blicate in Italia dal 4 2 0 2 a oggi; la quarta il sag­ gio di statistica finanziaria comparata per i sette prin­ cipali Stati d’ Europa secondo i bilanci del 4 8 8 6 e I’ ultima dà notizie preziose sulle finanze e sulla con­ tabilità del regno d’ Italia. Queste due ultime e la prima sono certamente quelle che formano gli studi più interessanti perchè vi traluce la grande utilità per gli studi finanziaria della contabilità comparata. « Nessuna scienza, scrive egregiamente il Ragioniere Generale, possiede in sè stessa una maggiore unifi- cabilità della nostra, e ciò per l’omogeneità dei suoi elementi. La materia alla quale si applica la conta­ bilità va diventando sempre più uniforme ovunque. Gli Stati moderni provano a un di presso gli stessi bisogni, e ognuno conosce la tendenza che si mani­ festa in ciascuno di essi di andare a cercare alle stesse fonti le vie e i mezzi di soddisfarli ». La prova si può trovare splendida nel saggio di stati­ stica finanziaria comparata che non è uno dei lavori meno importanti di statistica compiuti in questi ul­ timi tempi, tanto che all’ estero periodici e scrittori autorevoli se ne sono serviti, lodandolo.

L ’ illustre Ragioniere Generale che ha tanto fatto pel progresso e la diffusione degli studi contabili, ha opportunamente presentato all’ Istituto internazio­ nale di Statistica il suo volume, che dal punto di vista contabile crediamo non trovi riscontro in nes­ sun altro

paese-L ’Istituto internazionale di Statistica dovrebbe ora considerare attentamente nei riguardi dell’ utilità che possono avere per la statistica, gli studi del Com­ mendatore Cerboni; e siamo persuasi che non man­ cherà chi da essi saprà trarne reale vantaggio.

Notizie. — Nuove pubblicazioni pervenuteci : Direzione Generale della Statistica. — Statistica dell’ istruzione secondaria e superiore per l’anno scola- lastico 1 8 8 4 -8 5 .1 — Introduzione. Roma tip. Elzevi­ riana, 1 8 8 7 , pag. L X X X IV .

Casse di Risparmio italiane. — Atti del primo Congresso nazionale tenuto in Firenze nei giorni 22, 2 3 e 2 4 novembre 1 8 8 6 — Firenze, coi tipi del­ l'Arte della Stampa, 188 7 , pag. 181.

Giornale degli Economisti diretto dal D.r A. Zorli. — Anno II, voi. II, fase. 3° — Bologna, 1 8 8 7 .

S om m ario : F. Lampertico. — Commemorazione di M. Minghetti — E. C. Boccàrdo: La educazione indu­ striale in Italia e la Scuola di Vicenza — C. F. Fer­ raris : Un nuovo trattato di Economia sociale — A. Rabbeno : La mobilizzazione della proprietà fondiaria secondo il sistema Torrens — Rivista dei fatti eco­ nomici, ecc., ecc.

A tti del Congresso Nazionale m arittim o tenuto in Genova nel febbraio 1 8 8 7 , pubblicato per cura dell’Associazione marittima ligure. — Genova stabili­ mento tip. genovese, 1887.

Ministero delle Finanze. — Annuario (Statistica finanziaria). — Roma, Botta 188 7 .

Bulletin de l’ Institut International de S tati­ stique Tome I - 5 ème et 4 ème livraisons - A n n éel886 — Rome, Botta, 1 8 8 7 , pag. 3 13.

S o m m a rio: Statistique de la superficie et de la po* pulation des contrées de la terre, par E. Levasseur — The economica of european Railways by J. S. Jeans. — Della depressione industriale nella Gran Bretta­ gna e negli Stati Uniti d’America del prof. C. Ricca — Salerno. — Delle condizioni igieniche e sanitarie d’Italia confrontate con quelle di alcuni Stati esteri del D .r E, Raseri : — Delle finanze delle amministra­ zioni locali in alcuni Stati europei. Appunti di sta­ tistica comparata di L. Sbrojavacca — Dell’ ordina­ mento degli uffici centrali di Statistica in Italia e in alcuni altri Stati : dei lavori che sono ad essi affidati e dei mezzi di cui dispongono. — Bullettài bibliogra- phique, ete., etc.

Gustave Humbert. — Essai sur les finances et la comptabilité publique chez les Romains — 2 voi., Paris, Ernest Thorin, 188 7 , pag. 5 4 0 e 5 0 2 .

RIVISTA ECONOMICA

C r i s i m i n is t e r i a le in F r a n c i a e s c io pe ri nel B elg io - Le r i f o r m e d e lla le g is la z io n e s u l l ’ a lc o o l in S v i z z e r a e in G erm a nia - G l i i n t e r e s s i d e lle r e n ­ dite dei p a e s i eu ro pei.

Non si può negare che la settimana è stata gra­ vida di avvenimenti di qualche importanza, e tra essi meritano particolare menzione la crise ministe­ riale in Francia e gli scioperi nel Belgio.

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tori di attuare le maggiori economie possibili e di non approvare nuove imposte, dopo molte discussioni, decise di proporre alla Camera il rinvio del bilan­ cio al Ministero affinchè trovasse altre economie per trenta milioni. D’onde un conflitto tra Commissione e Ministero, il qual’ultimo non si rifiutava a intro­ durre nuove economie, ma chiedeva che la commis­ sione gliele indicasse, che essa lo coadiuvasse nella ricerca. La Commissione non ne volle sapere e la maggioranza della Camera le diede ragione, provo­ cando così le dimissioni del Ministero.

Quali le conseguenze di una simile crise? Nei ri­ guardi politici possono essere varie, senza dubbio, ma sotto l’aspetto finanziario non le sappiamo vedere. Ebbe ragione, infatti, il sig. Goblet di dire che se i suoi avversari potevano avere in pronto un nuovo Ministero, lo stesso non poteva dirsi di un nuovo bilancio.

Il nuovo Ministero, qualunque sia, si troverà di fronte questa eterna questione finanziaria e per quanti sforzi faccia temiamo non riescirà con le sole economie a equilibrare il bilancio e a migliorare in generale la situazione finanziaria del paese. Se oc­ correranno nuove imposte o un prestito, si potrà chiedere a che scopo la crise attuale ? Ma non manca chi assevera che la cagione della crise non è tanto la questione del bilancio e il conflitto con la Com­ missione, quanto la politica. A questo punto però non ci inoltreremo a decifrare i misteri del retroscena politico, non senza deplorare, se esiste, questa con­ fusione di criteri che reca danno agli interessi eco­ nomici e finanziari della Francia.

— Nel Belgio mentre, la Commissione d’ inchiesta sul lavoro continua i suoi studi e, proprio in questi giorni, ha creduto di dichiararsi a favore dell’assicurazione ob­ bligatoria, gli operai dei bacini carboniferi si danno allo sciopero. Mons e Charleroi sono i due centri del movi­ mento operaio e già alcune migliaia di lavoratori hanno abbandonato il lavoro. I lettori rammentano senza dubbio gli eccessi ai quali diedero luogo gli scioperi avvenuti nel Belgio ai primi di aprile del passato anno ; per ora le notizie che si hanno la­ sciano credere che nulla di grave sia avvenuto e certo per ragioni varie il ripetersi dì quei deplorevoli fatti è oggi assai meno facile. Ma è pur un fenomeno degno di studio questo rinnovarsi continuo di scioperi, i quali non sarebbero prodotti, a quanto pare secondo le poche notizie che sì hanno, da ragioni economiche ben determinate. Bisogna quindi ritenere che si tratti di un movimento preparato dalle associazioni socialiste che nel Belgio sono bene organizzate per opera dell’Anseele. Ma a quali scopi miri questo sciopero, che si cerca di estendere più che è possi­ bile, non si vede chiaramente, mentre intanto non si vedono, ma sono certo sentiti, gli effetti che deri­ vano da un abbandono del lavoro. E i primi a ren­ dersene conto dovrebbero essere gli stessi operai, se la propaganda socialista non avesse tolto agli scioperanti la possibilità di vedere subito i pericoli ai quali vanno incontro. Intanto la Commissione di inchiesta nominata dopo i fatti dello scorso anno continuerà i suoi lavori ; però l’opera sua minaccia di complicarsi sempre di più e questa sarà forse una buona occasione per i compilatori di progetti di legge, ma i risultati pratici, i rimedi immediati che la Com­ missione doveva escogitare dove sono ?

— Ci sono dei prodotti che si direbbero predestinati a subire tutti i capricci e gli arbitri dei legislatori.

Uno di essi è senza dubbio l’acquavite, lo spirito o l’alcool che dir si voglia, quantunque non siano alla lettera la medesima cosa. E per farsi un concetto dei tentativi che i Governi hanno esperito per servirsi dell’alcool come fonte di copiose entrate, basta riflet­ tere ai progetti che furono più volte in discussione nei vari Stati, ma specialmente in Germania e nella Svizzera

Ne abbiamo discorso altre volte rendendo conto del progetto del principe di Bismarck per il mono­ polio dell’acquavite e dei progetti che il Governo della Svizzera stava elaborando e discutendo. Ora in quei due casi la questione può dirsi quasi risoluta. Infatti nella Svizzera il voto popolare ha, con una maggio­ ranza di circa 1 2 5 ,0 0 0 voti, approvata la nuova legge che conferisce al Governo federale svizzero il mo­ nopolio della fabbricazione e della vendita dell’acqua­ vite è però quella legge tanto complicata che si ricono­ sce in generale che il pubblico non poteva giudicare con perfetta conoscenza di causa. Il progetto di legge che come dicemmo, introduce il monopolio della fabbri­ cazione dell’alcool, eleva il prezzo dell’acquavite allo scopo di limitarne il consumo ; riduce il prezzo delle bevande spiritose sane, come il vino, la birra, il si­ dro ecc.; sopprime tutte le imposte indirette che gravano queste bevande spiritose in alcuni cantoni. La Confederazione assicura la soddisfazione dei bi­ sogni'del consumo d’aquavite mediante la fabbrica­ zione interna e I’ importazione. I dazi d’entrata sugli alcools sono aumentati di un franco ai litro e gli al- cools distillali all’ interno sono ceduti al commercio a un prezzo il cui minimo e massimo sono fissati

dalla legge. , . . . .

Il prodotto della nuova imposta sara ripartito tra i cantoni secondo la cifra della loro popolazione ; il 1 0 ° / 0 della somma ripartita sarà volta a reprimere la peste deH’alcoolismo. A partire dalla promulga­ zione della legge tutte le imposte indirette e i dazi di consumo (octrois) sugli acools saranno aboliti Le Camere hanno votato questo progetto quasi alla una­ nimità,la stampa e le autorità cantonali hanno general­ mente raccomandata l’approvazione del progetto e l’op­ posizione, del resto in qualche punto vivacissima, è stata infatti sconfitta.

Ma ciò non toglie che il progetto sia condannabile sotto più aspetti. Dal punto di vista economico non fa che creare un monopolio e stabilire una nuova imposta. Dal punto di vista igienico, sebbene voglia combattere l’ aleoolismo, il progetto non fa sperare che la lotta contro 1’ alcoolismo possa essere vera­ mente seria. Esso non contiene nessuna garanzia con­ tro la vendita al consumatore di liquori malsani; questa compito è stato abbandonato alle leggi can­ tonali nello stesso tempo che si dichiarano implici­ tamente con la legge nuova impotenti a reprimere il male. Il solo lato fiscale è adunque quello che si pre­ senta con caratteri positivi, ma anche in Isvizzera si ama, come negli altri Stali, di indorare la pillola destinata ai contribuenti e a questi si fa credere che la legge abbia fini igienici e morali per far passare la nuova ingerenza del Governo, la nuova imposta e il nuovo monopolio.

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per approvarlo. Ciò dipende principalmente dall’attitu­

dine odierna dei liberali nazionali, i quali, dopoaver fatto un tempo opposizione al principe di Bismarck, sono ora assai docili e sottomessi alla sua volontà.

Il progetto tende a limitare la produzione dell’al­ cool e la colpisce con una imposta minima di 5 0 pfen- nige (6 2 cent, e mezzo) per ogni litro d’alcool puro; stabilisce poi di ripartire il prodotto netto della per­ cezione dell’ imposta fra i diversi Stati tedeschi in ragione della loro popolazione. La quota della pro­ duzione per la Germania del Nord viene limitata a A litri e mezzo per abitante e a 3 litri quella per la Germania del Sud, ove il consumo è assai minore per la concorrenza che fanno la birra e il sidro. Malgrado questa differenza, il prodotto dell’ imposta sarà ripartito uniformemente fra tutti gli Stati, il che equivale a un favore accordato agli Stati del Sud. L ’alcool pagherà l’ imposta al momento in cui en­ trerà nel commercio. I distillatori dovranno presen­ tare la situazione della loro produzione durante gli anni 1 8 8 1 -1 8 8 2 , 1 8 8 5 - 1 8 8 6 , verrà in seguito fis­ sato a ciascuno di loro il massimo di quello che po­ tranno produrre al tasso di SOpfennige; ciò che sarà distillato in più dovrà pagare una imposta di 7 0 p fen ­ nige. Ogni stabilimento sarà provveduto di apparec­ chi di controllo e di registro.

Tali per sommi capi i punti principali della legge che è composta di molti articoli e scende ai piu mi­ nuti particolari. La nuova legge tedesca malgrado la severità dell’amministrazione non potrà impedire la frode, e non v’ ha dubbio che d irà, luogo a ingiusti­ zie notevoli. Non occorre dire poi che i motivi uma­ nitari anche in questo caso sono illusori. L ’ alcool gravato con una forte imposta non sarà per questo migliore di quello che fu oggi ; anzi l’aumento ine­ vitabile del prezzo costringerà i venditori a delle miscele e ad altre simili manipolazioni che peggio­ reranno il prodotto.

Il progetto ad ogni modo passerà e voteranno in favore i nazionali-liberali, i conservatori e parte del cen tro; il piccolo gruppo liberale-progressista ha di­ chiarato che non accettava aumenti nelle imposte in­ dirette e che non avrebbe consentito a un aumento dell’ imposta sull’alcool se non in cambio di una dimi­ nuzione delle imposte e dei dazi di entrata che gravano le sostanze alimentari.

Ma evidentemente su questo punto essi non ot­ terranno nulla, perchè la tendenza è piuttosto a fare un altro passo nella via del protezionismo che a re­ trocedere.

Anche il nuovo progetto sugli zuccheri pare non debba incontrare contradditori ; con esso sono au­ mentati i dazi doganali sulle barbabietole, sulle m e­ lasse e sullo zucchero.

Il Reichstag ha pure rinviato a una apposita Commissione un progetto di legge che ha per fine di far contribuire gli operai liberi alle spase che ne­ cessitano le organizzazioni delle gilde e maestranze per T istruzione degli apprendisti, gli arbitrati indu­ striali e oggetti analoghi. La sinistra progressista ha combattuto il progetto perchè costringe implicita­ mente gli operai liberi a entrare nelle maestranze che essi dovranno sostenere, loro malgrado, col frutto ilei loro lavoro. Sarebbe indubbiamente un nuovo co'po recato alla libertà industriale. Ma chi si occupa ornai in Germania di libertà economica ? Verrà forse la resipiscenza, ma per ora si naviga in pieno vincoli­ smo, come ai tempi di Gournay e di Turgot.

— In un momento in cui gli Stati d’ Europa sono costretti di ricorrere, tutti o quasi, a nuovi prestiti, a nuove emissioni di titoli, di varie specie è interes­ sante vedere quali sono i redditi che ai corsi’ attuali danno le varie specie di rendite perpetue emesse dagli Stati. È noto anzitutto che, o per le avvenute conver­ sioni o per i rialzi notevoli avvenuti nei corsi delle rendite europee, l’ interesse è andato diminuendo dal 1 8 7 0 in poi, quasi ovunque. Basta pensare ai fondi italiani e austriaci prima e dopo del 1 8 6 6 e alle rendite francesi e tedesche prima e dopo il 1870. Il 5 Od) italiano è sceso nel 1 8 6 6 sino a 3 5 lire, il 5 0|0 austriaco a 5 0 franchi ; oggi il primo oscilla intorno a 9 8 dopo aver raggiunto anche 1 0 2 , il A 0|0 austriaco ha raggiunto il corso di 9 8 e si negozia ora a 9 0 . Nel 1 8 7 0 il 3 0|0 francese scese a 5 0 fr. e malgrado una serie di incidenti sfavorevoli è ora al disopra di 8 0 fr. C'è in questo fatto materia di studio, e assai importante, per gli effetti che da esso ne sono derivati alla prosperità pubblica e alla di­ stribuzione della ricchezza. Ma non è di esso, che vogliamo e possiamo occup arci; qui giova vedere solo quali sono gli interessi che fruttano i vari de­ bili pubblici europei. E questo specchietto che fa i computi sui prezzi fatti alla Borsa di Parigi e che togliamo dall’ultimo numero del Rentier, lo indica chiaramente.

Red­ Per Cedole paga­

Fondi di Stato Prezzo dito cento b ili in

3 °p, Consolid. inglesi. 103-75 3~ 2.89 maggio no?em.

3 °[„ Belga . . . . 94 3 3.19 » »

3 *[, Danese . . . . 100 25 3. 50 3.49 giugno dicemb -3 '|2 Olandese 1886. . 99 3.50 3. 53 aprale « ttobre 3 '|2 Norvegese 1886 . 99 3. 50 3.53 maggio norem. 3 °[0 Francese (ani.) . 83.50 3 3. 59 geu - apr.Iug. ott

3 »[„ » (perp.) . 80 3 3. 75 » »

4 [0 Svedese 1880 . . 525 20 3,80 aprile ottobre 4 ‘ ¡4 Francese 1883. . 108 4. 50 4. 16 feb.m g.ag.nor. 4 Austriaco oro . . 90 4 4.44 aprile ottobre 4. 34 °[0 Italiano . . 98 4. 34 4. 45 gennaio loglio 4 °j. Russo 1867-69 . 84 4 4.69 moggio novemb.

4 q« Ungherese oro 81 4 4. 93 gennaio luglio

5 °i Busso 1877. . . 100 5 5 » »

4 ‘ |, » 1875. . . 89 4.50 '5.05 aprile ottobre 3 "[o Portoghese . .' . 56.50 3 5. 30 gennaio loglio 5 °[0 Rumeno. . . . 89 5 5.61 aprile ottobre 5 "(o Obbligaz. Serbe . 405 25 6. 19 genn.io log!o 4 "jo Spagnuolo estero. 65 4 6. 15 geo. apr.log.ott. 5 ”[0 Privileg. ottomane 345 25 7. 24 marzo settembre 5 °[„ Greco 1881. . . 345 25 7. 24 gennaio log io

5 % V 1884. . . . 335 25 7. 46 » »

6 »• 1879. . . 375 30 8 aprilo ottobre

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per cento, la rendita greca al 7 3|4 e all’ 8 per cento. Un capitalista che collocasse i suoi capitali a por­ zioni uguali in ciascuno di queste rendite ed effet­ tuasse per così dire un omnium, di fondi europei avrebbe un interesse medio del 5 0|0; poiché la scala degli interessi sta tra il 3 1(2 e il 7 1|2 per cento.

Non si può dire che i capitali dati a prestito agli Stati siano scarsamente produttivi; e non occorre rammentare gli effetti dannosi di questi esorbitanti prestiti che sottraggono all’agricoltura, al commercio e all’ industria, più o meno, secondo i paesi, il ca­ pitale di cui sempre abbisognano.

LA CASSA DI RISPARMIO DI IMOLA

Nell’assemblea generale tenuta il 17 marzo p. p. il direttore della Cassa di risparmio in Imola leg­ geva la sua relazione sull’esercizio 188 6 , che è il 3 2 ° dalla data della sua fondazione. Prima di pro­ cedere a riassumere il movimento dell’anno scorso non possiamo a meno di premettere che l'insieme delle cifre dimostra come la istituzione della Cassa di Risparmio in Imola sia stata grandemente apprezzata dalle classi che si ebbe in animo di incitare al rispar­ mio, risultando che il numero più notevole dei ver­ samenti si verificò dai IO ai 2 0 centesimi, e che i libretti, il cui credito, non eccede le 5 lire supera­ rono il terzo del numero complessivo dei libretti.

Alla fine del 1 8 8 5 i libretti rappresentanti i de­ positi ordinari a risparmio erano 8 1 0 0 rappresen­ tanti un complessivo credito di . L . 3 ,3 7 5 ,0 6 7 .1 0

Nel 1 8 8 6 si ebbero 6 5 1 5 versa­

menti con 8 3 8 libretti rappresentanti » 1 ,0 2 6 ,8 8 9 .3 7 a cui aggiunti gli interessi liquidati

a favore'dei depositanti in . . . » 1 3 6 ,8 1 9 .7 9 e L . 1 0 ,5 3 per rettifiche . . . » 1 0 .5 3 si ha un totale d i ...L. 1 ,5 3 8 ,8 1 7 .0 9

1 rimborsi operati con la estinzione di 611 libretti ammontarono a ... L . 7 7 0 ,7 3 8 .0 8 a cui aggiunte L . 319 ,1 1 per rettifiche » 319 .9 1

si hanno L . 7 7 1 ,0 8 7 .9 9 la qual somma defalcata dall’ammontare dei depo­ siti, rimanevano al 31 dicembre 1 8 8 6 , n. 8 5 9 7 libretti per L. 3 ,7 6 7 ,7 2 9 .1 0 .

I depositi rappresentanti il piccolo risparmio delle classi lavoratrici più bisognose ascendevano al 31 dicembre 1 8 8 6 a L. 1 5 ,5 2 7 .3 6 iscritti su 3 8 2 li­ bretti, e i depositi straordinari ammontavano alla stessa data a L. 8 1 8 ,3 1 5 .8 0 iscritte su 199 libretti. Riunite queste tre diverse categorie di depositi a risparmio si ha alla fine del 1 8 8 6 una cifra totale di risparmi per l’ammontare di L . 1 ,6 0 1 ,6 0 2 .2 6 , che supera di L . 7 4 7 ,1 5 1 .7 1 quella esistente al 31 di­ cembre 1 8 8 5 .

Passeremo adesso a dire qualche cosa del movimento nei varj modi di impiego verificatosi n e l!8 8 6 ,n e l qua­ le esercizio, il giro di cassa ascese a L. 1 6 ,1 9 1 ,7 5 2 .6 2 .

Cominciando dai prestiti ipotecari troviamo che alla fine del 1 8 8 5 ne esistevano 11 pei quali l’ isti­ tuto aveva un credito di L. 1 ,2 1 9 ,2 6 7 .7 8 comprese L . 4 0 ,8 8 9 .1 8 per interessi e accessori. Nel corso

dell’anno si stipularono 5 nuovi mutui per L . 1 0 7 ,0 0 0 e vennero addebitati interessi e accessori per Li­ re 7 5 ,9 6 5 .7 6 dando così fra crediti ed accessori un totale di L. 1 .1 0 2 ,2 3 3 .5 2 . Nel corso del 1 8 8 6 es­ sendo state riscosse fra estinzione di debiti, acconti e interessi la somma di L. 3 1 3 ,9 5 0 .3 1 rimanevano alla fine di dicembre dello stesso anno 4 5 mutui attivi per l’ importo di L. 1 ,0 5 1 ,2 8 3 .1 8 comprese L . 1 0 ,9 3 9 .9 0 fra interessi e accessori.

II conto relativo alle sovvenzioni dirette da i re- guenti risultati :

Effetti esistenti al 31

dicembre 1 8 8 5 . . N. 1 7 0 6 per L. 1 ,8 6 9 ,5 2 6 .6 1 Creati nel 1 8 8 6 . . » 3611 » 3 ,6 8 2 ,6 1 2 .8 2 si ha un totale di N. 5 3 1 7 per L. 5 ,5 5 2 ,1 6 9 .1 3 da cui togliendo L. 3 ,6 9 4 ,9 7 5 .8 8 rappresentate da 3501 effetti fra estinti, passati a conti speciali ed eliminati rimanevano al 31 dicembre 1 8 8 6 N. 1 8 1 6 effetti per L . 1 ,8 5 7 ,1 9 5 .5 5 .

Le operazioni di sconto si riassumevano così : Effetti in portafoglio al

31 dicembre 1 8 8 5 . N. 1 1 5 per L. 2 5 1 ,2 7 0 .8 0 Scontati nel 1 8 8 6 . . » 8 1 5 » 2 ,1 8 5 ,8 3 5 .2 2 Totale N. 9 2 8 per L. 2 ,4 1 0 ,1 0 6 .0 2 dalle quali cifre togliendo Numero 6 3 5 effetti per L. 1 ,6 7 2 ,5 1 8 .8 6 fra esami, riscontati, protestati, e portati a conto speciale rimanevano alla fine di di­ cembre 1 8 8 6 Numero 2 9 3 effetti rappresentanti L . 7 6 7 ,5 8 7 .1 6 .

Si fecero inoltre operazioni in investimenti, in sov­ venzioni speciali agli operai e di prestili agrari.

Il conto rendita e spesa non compreso 1’ utile conseguito dalla vendita di alcuni fondi pubblici da il seguente resultato. 1885 1886 Rendita . . . . L. 2 2 9 ,1 8 1 .9 6 2 5 7 ,5 8 3 .8 6 Spese . . . . » 1 7 7 ,8 3 3 .4 5 2 0 9 ,6 0 0 .6 0 Utile netto L . 5 1 ,3 5 1 .5 1 4 7 ,9 8 5 .2 6

I FALLIMENTI NEL 1886

Dal prospetto riassuntivo dei fallimenti dichiarati durante il 1 8 8 6 , pubblicato per cura del Ministero di agricoltura e commercio, togliamo alcuni dei dati più importanti, mettendolo in confronto con quelli resultati al 31 dicembre 1 8 8 5 .

1 fallimenti dichiarati nel 1 8 8 6 ammontarono a N. 1 3 1 6 contro 1 1 1 2 nel 1 8 8 5 , cosicché nell’ anno scorso si ebbero 2 0 1 dichiarazioni di fallimenti in più dell’anno precedente.

Dei 1 3 1 6 fallimenti dichiarati nel 1 8 8 6 , N. 18 furono prodotti da incapacità; 17 da cattiva, ammi­ nistrazione; 5 8 da dissesti finanziani e perdite in comm ercio; 4 5 per infortuni e 1 1 7 8 per cause ignote, ma che per altro dovrebbero essere note, poiché al tribunale di commercio che dichiara il fallimento, non possono certo sfuggire le cause che quel falli­ mento produssero.

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simativo del patrimonio indicato al momento della

dichiarazione del fallimento troviamo i seguenti dati :

Anno Attivo Passivo

1886 L. 5 2 ,7 3 4 ,7 7 7 ,8 3 7 4 ,0 5 3 ,0 8 2 ,1 4 1885 « 3 3 ,1 7 2 ,5 3 7 ,6 3 4 7 ,2 5 6 ,3 5 2 ,1 4 Dal confronto di queste cifre resulta che nel 1 8 8 6 l’attivo superò quello del 1 8 8 5 per l’ importo di L. 1 9 ,5 8 2 ,4 4 0 ,2 3 e il passivo fu superiore di L . 2 6 ,7 9 8 ,7 3 0 .

Nel 1 8 8 6 i fallimenti mancanti di attivo furono 1 1 0 ; quelli di cui si ignora l’ attivo e il passivo 1 8 6 ; quelli pei quali vi furono indizi di colpa e di dolo 1 4 ; e quelli infine pei quali si procedette all’arresto del fallito furono 4.

Dei 1 5 1 6 fallimenti dichiarati nel 1 8 8 6 , N. 4 6 8 lo furono ad istanza del fallito; 7 1 7 ad istanza dei creditori e 131 d’ufficio, e il loro numero si divide fra le varie provincie del Regno come segue:

Alessandria 5 7 ; Ancona 1 4 ; Aquila 11 ; Arezzo 1 0 ; Ascoli Piceno 6 ; Avellino 3 ; Bari 3 6 ; Belluno 2 ; Benevento 2 ; Bergamo 4 ; Bologna 21 ; Brescia 16; Cagliari5 ; Caltanisetta 6 ; Campobasso 1 ; Caserta 1 0 ; Catania 1 0 ; Catanzaro 6 ; Chieti 8 ; Como 1 3 ; Co­ senza 2 ; Cremona 1 0 ; Cuneo 3 2 ; Ferrara 7 ; F i­ renze 6 6 ; Foggia 8 ; Forlì 1 5 ; Genova 7 7 ; Gir- genti 1 ; Grosseto 3; Lecce 10; Livorno 2 8 ; Lucca 7; Macerata 5 ; Mantova 1 1 ; Massa e Carrara 5,' Mes­ sina 2 4 ; Milano 1 1 9 , Modena 1 7 ; Napoli 1 2 6 ; No­ vara 3 2 ; Padova 9 ; Palermo 2 6 ; Parma 9 ; Pavia 1 4 ; Perugia 7 ; Pesaro 5 ; Pisa 1 8 ; Piacenza 1 0 ; Porto Maurizio 8 ; Potenza 9 ; Ravenna 4 ; Reggio Cala­ bria 2 ; Reggio Emilia 7 ; Roma 8 3 ; Rovigo 1 3 ; Salerno 7 ; Sassari 9 ; Siena 4 ; Siracusa 1 5 ; Son­ drio 2 ; Teramo 8 ; Torino 1 2 0 ; Trapani 5 ; Tre­ viso 1 2 ; Udine 1 0 ; Venezia 5 2 ; Verona 2 0 ; Vi­ cenza 15.

Le provincie che nel 1 8 8 6 ebbero in confronto del 1 8 8 5 un numero di fallimenti superiori di 10 furono: Alessandria con 1 8 ; Firenze con 1 7 ; Ge­ nova con 5 2 ; Milano con 2 0 ; Novara con 1 0 , Pa­ lermo con 1 0 ; Pisa con 1 2 ; Roma con 5 9 ; Torino con 5 2 e Verona con 10.

1 fallimenti riaperti durante il 1886 furono 3 a Messina con un atttvo di L. 1 3 ,1 2 9 e un passivo di L . 2 5 ,1 4 8 e i a Siena, con L . 2 0 5 0 ,3 0 all’ attivo e 1 0 ,8 9 5 , 2 5 al passivo.

I fallimenti cessati nel 1 8 8 6 furono 2 4 1 , e quelli chiusi ammontarono a 7 59.

La durata media di ciascun fallimento fu di mesi 7 e 2 giorni, computando questo termine dalla data della sentenza dichiarativa alla compiuta verifica­ zione dei crediti e di 1 anno, 4 mesi e 1 giorno computandolo dalla completa verificazione dei crediti alla chiusura del fallimento.

I cancellati dall’albo dei falliti ammontarono nel 1 8 8 6 a 2 2 8 , di cui 6 lo furono per morte del fal­ lito, 1 per cessazione delle operazioni di fallimento, stante-l’insufficienza dell’attivo; 1 2 per rinvio della sentenza che pronunziò il fallimento; 35 per paga­ mento integrale dei debiti, secondo l’articolo 8 1 6 del codice di commercio e 1 7 4 per completo adempi­ mento delle obbligazioni assunte nel concordato.

Le sentenze pronunziate sopra domanda di mora­ toria furono nel corso dell’anno in numero di 41, con un attivo di L . 1 1 ,4 2 0 ,3 6 6 ,6 9 e un passivo di L . 8 ,9 0 9 ,9 5 3 ,9 7 .

Le ferrovie italiane nel dicembre 1886

Dal prospetto dei prodotti lordi approssimativi del mese di dicembre 1 8 8 6 in confronto con quelli de­ finitivi del mese corrispondente del 188 3 , si rileva che nel mese sopraindicato le ferrovie italiane in­ cassarono L. 1 8 ,4 8 5 ,5 0 9 con una diminuzione di L. 194 ,6 8 1 sul dicembre 1 8 8 5 .

La somma di L . 1 8 ,4 8 3 ,5 0 9 ottenuta nel decem- bre 1 8 8 6 dividevasi fra le varie linee nella seguente misura : Dicemb. 188G Dieemb. 1885 Rete Mediterranea.. L. » Adriatica... » » Sicula... » Ferrovie Venete.. . . » » Sarde... » » Diverse. . . » 9,039,118 7,950, Sii 5 721,059 107,719 121,268 542,920 8,919,186 8,364,523 698,446 99,035 134,159 462,841 Totale... L. 13,483,509 18,678,190

L a diminuzione di L. 1 9 4 ,6 8 1 , verificatasi nel di­ cembre 1 8 8 6 in confronto del decembre 1 8 8 5 divi- desi fra le varie linee nel modo seguente:

Rete Mediterranea.. L. + 119,932 » Adriatica... » -- 413,698 » Sicula ... » 23,213 Ferrovie Venete. . . . » “f- 8,684 » Sarde... 12,891 » Diverse . . . » + 80,079 Totale.. L. 194,681

Dal 1° luglio 1 8 8 6 a tutto decembre le ferrovie italiane ebbero un prodotto di L. 1 1 5 ,1 5 6 ,9 4 6 che supera quello del periodo corrispondente del 1885 di L. 2 ,9 9 5 ,7 6 9 .

Ecco adesso il prodotto chilometrico ottenuto nel decembre dei due anni indicati:

Decemb. 1886 Decem b. 1885 Rete Mediterranea.. L. 2,042 2,105 » Adriatica... » 1,701 1,892 » Sicula... » 1,115 1,135 Ferrovie Venete.. . . » 769 707 » Sarde... » 295 326 » Diverse . . . » 567 634 Media chilometrica L. 1,642 1,769

Lam edia chilometrica diminuiva nel decemb. 1 8 8 6 di L . 1 2 7 al chilometro. Dobbiamo osservare in propo­ sito che la lunghezza assoluta delle varie linee era al 51 decembre 1 8 8 6 di chi). 1 1 ,3 8 8 contro 10,561 al 31 decembre del 1 8 8 5 e che la lunghezza media di esercizio che era di chilometri 1 0 ,4 8 7 nel de­ cembre 1885 saliva a chilometri 1 1 ,1 4 2 nel decem­ bre del 1886.

Il prodotto di L . 1 8 ,4 8 3 ,5 0 9 ottenuto nel decem­ bre 1 8 8 6 dividevasi fra i vari redditi nel modo che segue :

Decemb. 1886 Decemb. 1885

Viaggiatori... L. 6,896,811 6,959,273 Bagagli . ... » . 311,693 321,935 Merci a grande velocità » 2,218,370 1,654,682 Merci a piccola velocità » 8,801,527 9,666,461

Prodotti fuori traffico » 255,108 75,839

T o ta le .... L. 18,483,509 18,678,190

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