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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.669, 27 febbraio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI

Anno XIV - Voi. XV1I1

Domenica 27 Febbraio 1887

N. 669

A1C0RA SULLA GRISE DEL MERCATO FIIAIZ1AR10

(alla

NUOVA ANTOLOGIA)

N ell’ ultim o fascicolo la Nuova Antologia dedica alcune pagine del suo Bollettino -finanziario alla crise ed esamina anche alcuni degli argomenti che ab­ biam o esposti nei precedenti articoli. — Noi crediam o utile la discussione, specie su quelle questioni che m eno facilm ente danno m otivo a scam bio di opi­ nioni e che per la loro natura sono delicatissime, ed amiamo che tali discussioni siano mantenute nei limiti di quel prudente riserbo che esigesi per ne­ cessità di cose. Ma in pari tempo crediam o che sia obbligo di coloro, che intraprendono a trattare un tema, di avere un concetto chiaro e preciso di quello che voglion o dire. Ora ci dispiace assai di dovere notare che lo scrittore della Nuova Antologia manca di un concetto chiaro sulla questione che tratta, od ha le sue buone ragioni per mantenersi in una specie di equilibrio, nel quale è difficile intendersi, ma che dovrebbe piuttosto consigliarlo a non toccare 1’ ar­ gom ento.

L o scrittore del Bollettino della Nuova Antologia assicura e ripete che i fatti verificatisi nella recente crise non lo hanno sorpreso, perchè ha troppo esatta conoscenza delle cose e perchè li riconosce « effetto di un andamento sbagliato » essendo stati (chi ?) larghi di prom esse e corrivi nello eccitare i d e­ sideri delle popolazioni avide di ben essere, e molto più larghi e corrivi nello spendere e nelle emissioni a getto continuo, mentre sarebbe stato opportuno un procedim ento inverso. » E gli com prende che si dica : --- « bisogna finirla con le em issioni di rendita; adoperare ogni mezzo per dim inuire lo stock fluttuante che se ne ha all’ estero ; rifornire il paese di riserva metallica, profittando delle occasioni pro­ pizie : bisognava che l’ abolizione del corso forzato fosse stata anteceduta da un savio e robusto ordi­ nam ento bancario ; che 1’ oro entrato dal prestito dei 6 4 4 milioni non fosse stato rinchiuso nei for­ zieri del Tesoro e delle Banche, ma fosse stato sparso in larga vena su tutto il paese; che l’ Italia avesse liquidato i suoi conti con \’ Unione latina e avesse inaugurato il m onom etallism o aureo, magari con 1’ aggiunta di un tanto di scudi, com e zeppa per tenerlo ritto. » E per conto suo aggiunge « che sa­ rebbe convenuto ancora di ritardare l’ abolizione del corso forzato e che sarebbe stato più utile il farlo con altro mezzo, fuorché con quello del prestito. » D opo queste aperte e franche confessioni, le quali

meritano veram ente ogni encom io — sebbene a dir vero vengano fuori nella rivista Romana m olto tardi, tanto tardi anzi da sem brare un mettere le mani avanti — lo scrittore della Nuova Antologia cam ­ biando ad un tratto sistema e rifuggendo dalle legittime conclusioni a cui dovrebbe venire, quasi paventando di travolgere nel biasim o anche chi ha tim ore di com prom ettere, esclama ; « nessuno senza ingiu­ stizia avrebbe potuto rovesciare la intera respon­ sabilità di quanto accade sul G overno, 'perchè ce

n è per tutti; che sino a tanto che la bilancia

com m erciale continuerà a tenerci debitori dell’ este­ ro e fino a che la nostra rendita rim arrà, com e è, un titolo internazionale per eccellenza, noi sa­ rem o esposti, prima degli altri, a qualunque soffio di vento contrario, e d ovrem o, più degli altri, sop­ portarne le conseguenze. » E poi con soverchia fa­ cilità aggiunge : — « che il brontolare sul passato può inasprire il m ale presente e togliere il m odo di giudicarlo con la imparzialità e serenità che sono necessarie, ma non può recarvi, nella condizione nostra, alcun rim edio. L aonde, anche am m ettendo che in certe determinate cose si poteva far m eglio, o m eno inopportunam ente, abbiam o creduto e cr e ­ diam o sem pre essere cosa più utile nelle presenti contingenze di adoperarsi a prevenire nuovi mali

nel futuro, per quanto ci è dato di farlo, che il

bonfonchiare in errori veri e supposti, che ormai hanno avuto i loro effetti. E ci è sem brato e ci pare che il calcio dell’ asino non possa essere nè il p rov­ vedim ento più efficace, nè la ricom pensa più onesta, rimpetto ad uom ini che hanno affaticata la mente e la vita nel fare quello che essi hanno creduto e credon o essere il bene del paese. »

Ora parliam oci chiaro.

Che cosa intende e chi pretende di nascondere lo scrittore della Nuova Antologia, dicendo che della colpa per questo andamento sbagliato ce n’ è non solamente per il G overno, ma ce n è per tutti ? Da parte nostra, quando in queste questioni parlia­ m o del Governo, non alludiamo soltanto all’ on. Mi­ nistro della Finanze, ma anche alle persone che hanno il diritto ed il dovere di consigliarlo ed illum inarlo. Sappiam o benissim o che, date le nostre condizioni, il Ministro avrebbe dovuto avere chiaro e preciso un program m a ed un indirizzo, e quello volere ed im ­ porre, ma sappiam o anche che, specialmente per ciò che riguarda il credito, o fosse fiacchezza di tem pra, o desiderio di condividere la responsabilità, il G o­ verno volentieri e frequentem ente lasciò più che non convenisse, libera la mano ai diversi funzionari, e seguì troppo spesso il parere degli uom ini autore­

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mi-nistri mutassero, sem pre quello stesso gruppo di persone chiuse in ristretta cerchia, fuori della quale non vi era nè esperienza, nè dottrina, nè sapere, consigliarono al G overno e talvolta a lui si im po­ sero ed esercitarono sulle cose econom iche la com ­ pleta egem onia, così i nostri rim proveri si indiriz­ zarono precisam ente a questo g ru p p o; in questo senso la Nuova Antologia ha ragione di dire che della responsabilità ce ri è per tutti. Noi abbiamo applaudito ed incoraggiato l’on. Magliani quando abolì il corso forzato, perchè pareva a noi che al­ lora avesse così viva e così energica la fibra da saper guidare la nave del credito italiano anche in m ezzo ai marosi violenti che potevano seguire quella ardita operazione. — Ma, abolendo il corso forzato, 1 on. Magliani ci prom ise il sollecito riordinam ento degli istituti di em issione ; e questo riordinam ento, dopo quattro anni, è ancora di là da venire non solo, ma, se non erriam o, ha anzi fatto un passo in­ dietro in quest’ ultim o tempo qualunque razionale soluzione. — E ci dica lo scrittore della Nuova

Antologia; — se nei 1885 l’ on. Magliani fosse stato

lasciato libero di presentare quel progetto, che m e­ glio credeva rispondente ai bisogni del paese, e non fosse stato costretto a metter fuori quell’aborto che il solito gruppo gli im pose, non avrem m o oggi a l­ m eno delineata la via per uscire dalla confusione nella quale con tanta jattura siam o impelagati ? La responsabilità del G overno esiste in quanto non seppe resistere; ma ha ragione di dire la Nuova

Antologia che ce ri è per tutti, poiché fu il solito

gruppo che volle un progetto m orto prima di na­ scere.

Quando l’on. Magliani abolì il corso forzato, espose in Parlam ento idee ben diverse sulla lega monetaria latina da quelle che nel 1 885 furono poi stipulate' ma nel 1 885 chi andò a Parigi a sottoscrivere alle dileggiate esigenze del sig. C ernuschi? — Chi lodò ed approvò quella con venzion e? Il solito gruppo a cui la Nuova Antologia tenne bordone ; essa ha quindi ben ragione di dire che della responsabilità

ce n’è per tutti.

Quando l’ on. Magliani propose la abolizione del corso forzato, prom ise anche che avrebbe chiuso il Gran L ibro del debito pubblico. — Cerchi la Nuova

Antologia, cerchi negli atti parlamentari e troverà

relatori e membri della Giunta od approvanti, od alm eno silenziosi di fronte alle proteste altrui per le nuove emissioni a getto con tinu o, alcuni m em bri di quel gruppo, per il quale certam ente lo scrittore della autorevole rivista romana dice che responsa­ bilità ce n’ è per tutti.

Noi non accettiamo niente affatto la teoria, molto com oda per chi ha errato, che il rivangare sul passato sia ozioso perchè nulla rim edia; e m eno an­ cora possiam o tacere di fronte a coloro che erra­ rono, solo perchè hanno creduto di far bene. — Queste sono massime evangeliche, che non valò-ono nei rapporti generali. Quando vi sono uomini, i quali accettano alti ed onorifici posti, e quando v e ne sono altri che vogliono ad ogni costo essere e parere i soli competenti in tutto un ordine di fatti e si im pongono consiglieri indispensabili e lasciano credere che senza l’ opera loro il paese andrebbe in rovina, essi assumono anche la responsabilità dei loro atti e danno agli altri il diritto di sindacarli e di censurarli. Ed è precisam ente per prevenire nuovi mali nel futuro che noi ci crediam o in dovere di segnalare al pubblico |

le conseguenze che derivarono dalla fiacchezza dee-li uni, dalla vuota presunzione degli altri, dalla man­ canza di convinzioni e di pri nei pii in altri ancora ; a p oco a poco il paese si persuaderà che, ad evi­ tare nuovi mali nel futuro, bisogna mutare sistema, e se gli uom ini del solito gruppo non voglion o adat­ tarsi a questo mutamento, bisogna lasciarli a parte, scegliendone di quelli che sappiano e dicano quello che vogliono.

La Nuova Antologia v orreb b e che noi tacessimo sulle cause della disorganizzazione nostra nella crise attuale che im perversa sul m ercato. P erch è? A b ­ biam o taciuto nel 1885. A che valse la lezione ? — A trovarci ne! 1 887 più sprovveduti ancora del­ l’A prile 1885.

Noi ci siamo doluti che non esista unità di in ­ dirizzo e di concetto nei nostri rapporti internazio­ nali per quanto riguarda il credito : vuol sentire il lettore che cosa ci risponde la Nuova Antologia?

« Quali sieno queste relazioni, se e quali intelli­

genze esistano fra i grandi stabilimenti pe.r operare insiem e con unità di vedute e d’ intenti, non pos­ siamo sapere. Se l’Economista ha il m odo di couo- scere tutte queste cose, o se le sa, abbia la cortesia d illum inarci, noi siamo qui tutto orecchi per ap­ prenderle. »

Ora è precisamente perchè queste relazioni, q u e­ ste intelligenze, queste unità di vedute e di intenti

non si vedono e non appariscono, che noi abbiamo

m osso lamento perche I andamento della crise provò appunto che nè relazioni, nè intelligenze, nè unità di vedute e di intenti esistono tra i nostri grandi stabilimenti di credito. Vuole la Nuova Antologia che, rom pendo il riserbo mettiamo avanti dei fatti? V u ole che diciam o al pubblico che nei giorni più disastrosi, mentre uno degli stabilimenti di em issione com perava, un’ altro vendeva, e tutti e due intende­ vano di giovare al mercato? — E che nessuno pensava di im prim ere a queste parti disorganizzale e neutra- lizzantisi nella loro azione, una qualche unità d’ in­ d irizzo? Vuole che riportiam o i giudizi di uomini autorevoli di finanza che a Parigi ed a Berlino r i­ masero scandalizzati nel vedere che saltava agli oc­ chi 1 assenza dell Italia nella difesa dei suoi in­

teressi ? E non abbiam o neppur detto a casaccio,

com e mostra di credere la Nuova Antologia, che la Banca Nazionale d' Italia avrebbe potuto essere arbitra della situazione, perchè basta non io-no- rare la storia dei nostri istituti di emissione dal 1874 ad oggi per essere convinti che da a llo ra , certo per nobilissim o sentimento di abnegazione, la Banca Nazionale d ’ Italia, trascurando di esercitare quelli che erano pur suoi d iritti, cooperò a elle gli altri istituti suoi rivali si togliessero da posizioni imba­ razzanti, ed aumentassero di forza e di estensione.

Ce lo creda lo scrittore della Nuova Antologia non si coopera al bene del paese, affaticandosi a ne­ gare la verità più palese per salvare degli uom ini dal biasimo che meritano, o per la loro fiacchezza o per la loro v an ità; com e non si distruggono le contraddizioni, che esistono flagranti per chiunque sappia leggere, col negarne la esistenza. Noi d e l-

VEconomista potrem o avere qualche volta ecceduto

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I NUOVI PRIVILEGI

N ei paesi retti a regim e costituzionale uno dei più grandi pericoli che possano m inacciare il m anteni­ m ento di quella relativa eguaglianza tra i cittadini che le società m oderne prom ettono, è quello che nelle funzioni del potere legislativo soverchi una classe a danno delle altre. E questo soverchiare na­ turalmente può nascere o per virtù propria di una classe, o per disorganizzazione delle altre, o per la influenza o 1’ abilità che una classe può esercitare sulle altre. È però conform e alla natura umana, e conform e anche agli esempi che innum erevoli ci offre la storia, la tendenza di ciascuna classe ad acquistare la preponderanza nella funzione del p o ­ tere centrale ; com e è pure tendenza della classe che arriva ad ottenere la supremazia di adoperare a proprio profitto i poteri che ha conquistato.

Tuttavia tali pericoli derivanti dalla libertà do­ vrebbero avere in sè stessi il loro correttivo, poiché è ben naturale che se l’ azione della classe prepon­ derante sia troppo vivam ente diretta a proprio pro fitto ed a danno delle altre classi, queste più facil­ mente possano e sappiano organizzarsi nella resi­ stenza prima, nella lotta poi, onde per mantenersi al potere la classe soverchiante deve adoperare la m oderazione o la abilità più fine per non urtare gli interessi delle altre classi.

È a questa teorica di equilibrio e di avvicenda­ mento, sulla quale si basa principalm ente il regim e costituzionale, che viene affidata la tutela della libertà e della eguaglianza dei cittadini. Se non che la retta funzione di questo m eccanism o, che dovrebbe essere, quasi si direbbe autom atico, presuppone in tutte le classi sociali quella sufficiente coltura che valga a far loro com prendere se le m isure adottate dal po­ tere centrale sieno o no favorevoli ai loro interessi. A vviene infatti e non raramente - così in politica, com e in econom ia, com e in qualunque ram o della pubblica amministrazione - che le conseguenze e lo scopo dei provvedim enti legislativi sieno opposta- mente giudicati dai partiti politici e si propongano leggi propugnate in nom e dell’ interesse generale di tutta la nazione ed oppugnate com e privilegio a fa­ vore di una sola o di alcune delle classi sociali. E se su tali questioni è poi chiamata a decidere la massa della popolazione, accade che il più delle volte sia manifesta la mancanza di coltura sufficiente per com prendere la portata delle leggi stesse ; perciò la vittoria dipende, non tanto dalla intrinseca bontà della causa che si difende, quanto dalla abilità colla quale la causa viene presentata e dalla apparenza che, di fronte alla massa profana, può assumere.

E siccom e i partiti politici sanno benissim o che sarebbe vano provocare il verdetto degli elettori sopra principii di ordine generale, o sopra questioni econom iche e politiche che dal pubblico sarebbero mal com prese, per solito le crisi parlamentari o m i­ nisteriali si manifestano sopra questioni secondarie, peggio ancora sopra program m i personali abbastanza vagamente redatti perchè la elasticità della frase nasconda un troppo reciso pronunciam ento sopra i punti che non si voglion o trattare davanti agli elettori.

Queste considerazioni di ordine generale sopra il difetto capitale dei sistemi costituzionali, ci tornano alla mente, riflettendo alla attuale gravissima que­

stione che si agita nelle sfere parlamentari per i

dazi compensatori sui cereali. È troppo chiaro che

la questione di tali dazi è presentata oggi con tutta la abilità della quale gli interessati dispongono e colla quale cercano di vincere. Essi si rivolgono al paese e d ic o n o : - l’ agricoltura soffre di una crise a cu ta ; la im portazione del grano dal 1881 è salita da 1 ,4 7 3 ,0 0 0 a 1 ,6 4 6 ,0 0 0 a 2 ,5 2 4 ,0 0 0 a 3 ,3 3 1 ,0 0 0 fino a 7 ,2 3 5 ,0 0 0 quintali nel 1 886 : la esportazione è diminnita da 9 6 2 ,0 0 0 a 7 7 ,0 0 0 nello stesso p e ­ r io d o ; — la coltivazione del grano non è già rim u­ neratrice per il proprietario, il quale vede ogni anno scem ate le proprie rendile ; - i proprietari quindi sono nella impossibilità di far esegùire lavori di m iglioram ento nei loro fondi, perciò la classe agri­ cola vede dim inuite le fonti del guadagno. La causa di tutto ciò sta nella concorrenza am ericana, russa ed indiana, poiché il grano di quei paesi si vende ai porti per L . 17 a 19 il quintale, m entre in Italia la produzione del grano costa da 2 2 a 23 lire il quintale. Mettete adunque un dazio di entrata sul

grano estero, sufficiente perchè compensi ì due prezzi e che il produttore italiano abbia assicurato il pro­ fitto. E inutile dire che aggiungono ohe tale pro­

fitto permetterà la trasformazione della coltura, il m iglioram ento delle terre e quindi la prosperità del­ l’agricoltore.

La questione così posta naturalmente può sem ­ brare addirittura risolta a favore dei propugnatori dei dazi com pensatori sui cereali. Ma la sostanza è m olto diversa dalla forma, e se togliam o la fina abi­ lità colla quale si espone il quesito, vedrem o che diverse possono essere le conclusioni.

E veram ente basta riflettere un p oco al nostro sistema tributario per vedere che abbiam o due classi di contribuenti principali : — l .° quelli della ric­ chezza m obiliare dai quali lo Stato ricava eirca 2 6 0 m ilioni, e quelli della ricchezza im m obiliare terreni (lasciam o i fabbricati) sui quali ricava 1 00 m ilioni, che diventano in grossa m edia 2 0 0 quando si tenga conto delle sovraim poste.

Ma nel nostro sistema tributario la tassa sui red­ diti di ricchezza m obile varia anno per anno col variare degli effettivi redditi denunciati od accertati; la im posta fondiaria rimane fissa.

F acciam o ora un breve calcolo in base ai dati che i proprietari di fondi stessi ci forniscono ; secondo loro, essi nella coltivazione del grano perdono oggi circa 3 lire per ettolitro, dato il costo di produzione ed il prezzo del grano estero ad uno dei porti del regno. Si potrebbe adunque ammettere che il prezzo rim uneratorio di una lira ogni 22 lire, cioè circa del 4 e mezzo per cento, si avesse quando il grano toccasse in media il prezzo dalle 22 alle 2 3 lire.

Ora prendiam o ¡ prezzi m edi del frumento d a I1 8 6 2 al 1 886 sul m ercato, per esem pio di Milano ; noi abbiam o le seguenti cifre :

Costo di un

quintale quintalePer ogni

Guadagno per ogni cento lire

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1870 L. 29. 25 guadagno netto L.. 6.25 cioè L. 2 1 .0 5 % 1871 » 32. 81 2> » 9. 81 » » 29. 90 » 1872 » 38. 01 » » 8.01 » » 21. 07 » 1873 » 40. 65 » » 17. 65 » » 43. 42 » 1874 » 42. 45 » » 19.45 » » 45. 57 » 1875 » 30. 32 » » 7. 32 » » 24.14 > 1876 » 30.50 » » 7.50 » » 24. 58 » 1877 » 34. 64 » » 11.64 » » 33. 66 » 1878 » 33. 56 » » 10.56 » » 31.47 » 1879 » 33. 20 » » 10. 20 » » 30. 72 » 1880 » 35.41 » » 12. 41 » » 35. 04 » 1881 » 28. 63 » » 5. 63 » » 19.66 » 1882 » 27.67 » » 4. 67 » » 16. 84 » 1883 » 24. 93 » » 1.93 » » 7. 74 » 1884 » 23. 53 » » 0. 53 » » 2.2 5 » 1885 » 22. 83 perdita » 0.17 perdita» 0. 74 » 1886 » 21.15 » » 1. 85 » » 8.74 » Da questo prospetto, che ricaviam o da docum enti ufficiali, è dimostrato che nei 25 anni del periodo 1 8 6 2 -8 6 per due soli anni vi sarebbe stata una per­ dita, due anni il guadagno sarebbe stato inferiore al cinque per cento, quattro anni tra il 5 ed il 10 per cento, tredici anni superiore al 20 per cento e di questi sette superiore al 3 0 per cento e due su­ periore al 40 per cento. — E per quanto queste cifre sieno suscettibili di qualche m odificazione, ri­ mane sem pre una cosi enorm e porzione di guadagno accum ulato da doversi dim andare in nom e di quale giustizia, in nom e di quale eguaglianza si invocano provvedim enti a favore dei proprietari che hanno fatti tanti e cosi lauti guadagni.

Del resto le stesse conclusioni vengono da un altro c a lco lo ; l'agricoltu ra avrebbe, a quanto affermano i più esperti, circa 3 miliardi e mezzo di prodotto lordo annuo, di cu i un miliardo e mezzo circa di reddito netto. Ora la tassa pagata al govern o per questo reddito è di 1 00 milioni annui, cioè il 2.8 0 per cento del reddito lordo, ed il 6 .6 0 per cento del reddito netto. Com prendendo anche la sovraim - posta com unale e provinciale, si avrebbe che la prò prietà paga il 5 .6 0 p er cento sul reddito lordo ed il 13 .3 2 per cento sul reddito netto.

Ora dica l’ imparziale lettore, se la questione dei dazi sui cereali, com e viene posta a vantaggio dei proprietari ed a danno dei consum atori, non rappre­ senta veram ente una nuova forma di privilegio colla quale una classe della società, soltanto per­ ché sente di essere prevalente nel potere legislativo, sfrutta a proprio vantaggio le istituzioni che sotto­ mette alla sua cupidigia.

INTORNO AD ALCUNI PUNTI

D E L L A Q U E ST IO N E O P E R A I A 1’

I I.

Il grande sviluppo industriale raggiunto dagli Stati Uniti è stato in parte, certo non indifferente, un ri­ sultato del protezionism o inaugurato col 1 8 6 2 , quando il dazio m edio dal 1 8 .8 4 per cento, com e era stato nel periodo 1 8 5 9 -6 2 , fu portato con la tariffa di guerra al 4 8 ,3 5 per cento. M a errerebbe d ’ assai chi pensasse clip gli Stati Uniti possano sconfessare

*) V . L ’Economista, numero precedente.

la condanna pronunziata contro il protezionism o dalla scuola liberale econom ica. L e vicende che attraver sano gli Stati Uniti, quando si tenga conto delle condi­ zioni e circostanze speciali del paese, sono una c o n ­ ferma evidente che la protezione non ha fatto altro che sacrificare, per usare le parole del Manning, le masse a qualche m igliaio di privilegiati. E senza entrare ora in questo argom ento, che uscirebbe dal nostro proposito, c 'è pure un fatto che i protezio­ nisti non dovrebbero trascurare ; alludiamo cioè agli scioperi oggi più frequenti e più gravi agli Stati Uniti che in qualunque altro paese. Che essi derivino da uno stato di cose prodotto dal protezionism o, lo af­ ferma replicatamente il Manning stesso, quando dice nella sua relazione che la politica sedicente protettrice è stata nel fatto assolutamente dannosa agli operai, e che i produttori degli Stati Uniti, non potendo smal­ tire le m erci nei paesi che ammettono le materie prime in franchigia, sono giunti a farsi nel mercato interno una concorrenza violentissima e i salariati soffrono crudelm ente da questo stato di cose.

Alcune cifre intorno agli scioperi varranno, con ­ fidiamo, a convincere il lettore che la situazione della classe operaia non potrebbe essere ora agli Stati Uniti m aggiorm ente perturbata.

Nel 1886 ’ ), tenuto conto soltanto degli scioperi più rilevanti, disertarono dal lavoro per un tempo più o m eno lungo 4 4 8 ,0 0 0 operai, di cui 8 0 ,0 0 0 furono licenziati dai padroni (lochout) per non ce­ dere alle dom ande di gruppi parziali di operai. C on­ siderati dal punto di vista degli operai, gli scioperi ebbero risultati piuttosto meschini, dacché soli 9 1 ,5 0 0 operai sopra 4 5 0 ,0 0 0 ottennero ragione delle loro dom ande. Nel Gennaio di quest’ anno si nota un peg­ gioram ento nella situazione degli scioperi e gli o p e ­ rai coinvolti in essi am m ontano a 7 8 ,0 0 0 contro 4 8 ,0 0 0 nel gennaio 1 8 8 6 ; nei primi tre giorni di febbraio altri 17 scioperi toglievano il lavoro a 9 9 0 0 operai, mentre 8 scioperi com inciati nel 1 886 e riguardanti 5 0 0 0 duravano ancora nel gennaio di quest’anno. Ora che la m aggior parte di questi scio­ peri sono cessati, un periodico assai pregevole di Nuova Y o rk , il Bradstreet's, ha calcolate, s’ intende in via approssimativa, le conseguenze ch ’ essi hanno prodotto dal 1 ° Gennaio in poi, tanto rispetto ai salari perduti dagli scioperanti, quanto circa alle perdite subite dalle com pagnie e dal com m ercio degli Stati Uniti in generale. E i resultati, cui per­ viene quel periodico, sono questi : i salari perduti dal 1 ° gennaio al 10 febbraio am m ontarono a 3 m i­ lioni di d olla ri; le perdite subite dalle com pagnie di navigazione o dagli esportatori di carbone per cause varie a 9 0 0 ,0 0 0 dollari, infine una perdila pel com ­ m ercio di esportazione di Nuova Y o rk (il centro p iù colpito dagli scioperi nelle ultime settimane) valutato per due sole settimane a 3 ,3 8 0 ,0 0 0 dollari. *)

Questi calcoli potranno essere più o m eno esatti e conform i al vero, di ciò non v ’ ha dubbio ; ma non è questo ch e ora c ’ interessa e a noi basta far notare al lettore che di tutte le perdite, più sopra riferite, quella forse m eno errata riguarda il salario degli operai. E ciò per una ragione evidente. Se

l) Si vegga per maggiori particolari il Bradstreet’s

di Nuova Y ork dell’ 8 Gennaio 1887.

(5)

infatti il com m ercio può riguadagnare in parte ciò che ha perduto, con un m aggiore im pulso dato al m ovim ento com m ercia le, i salari sono irrem issi­ bilmente perduti e il loro com puto è tra i meno ardui, potendosi col num ero degli operai in ¡sciopero e in base a un salario m edio determinare la somma da essi perduta.

Com unque sia di ciò, abbiamo voluto riferire queste cifre prima di passare a considerare l’ inchie­ sta privata sulla questione operaia, affinchò da esse possa desumersi l’ indole e lo sviluppo che i co n ­ flitti tra il capitale e il lavoro hanno assunto agli Stati Uniti. E sono appunto la estensione e la gra­ vità loro che hanno suggerito una tale inchiesta, la quale, se è più che altro una raccolta di succinti pareri, il più delle volte con risposte puramente af­ fermative o negative alle dom ande fatte, presenta pure un certo interesse a ragione della varietà di persone interpellate. Ed ecco il breve questionario:

Gli scioperi e le coalizioni (strikes and lock-outs) sono una. caratteristica necessaria del salariato?

L ’ arbitrato è il nesso mancante tra il lavoro e il capitale ?

Non possiamo sperare di scoprire qualche più soddisfaciente ed equa base per la divisione dei pro­ fitti derivanti dalle intraprese industriali?

Sta forse il rim edio nella partecipazione indu­ striale - in una partecipazione mutua di tutti quanti contribuirono ai profitti derivanti dalla produzione ?

-La cooperazione di produzione è praticabile agli Stati U n iti?

Esaminiamo brevem ente i risultati di tale in chiesta.

Quanto alle opinioni espresse dagli econom isti di professione, nella m aggior parte insegnanti, giova avvertire che agli Stati Uniti i professori di e con o­ mia politica sono oggi in gran parte ascritti alle scuole eterodosse e soprattutto- chiedono con gran calore l’ intervento dello Stato a regolare i rapporti econom ici. V i sono, è vero, non poche cattedre oc­ cupate da scrittori di merito e appartenenti alla scuola classica, quali il P e rry , il Graham Sum ner, il N ew com b e pochi altri ; ma l’ insegnam ento va gradatamente passando a giovani che hanno spesso com piuti gli studi nelle Università germ aniche e at­ tinte le dottrine etico-storich e, da essi poi talvolta, com e avviene sem pre dei neofiti, portate alla esage­ razione, specie per l’ influenza dell’ elem ento etico.

In generale, se gli econom isti interpellati non vanno d’ accordo quanto alla risposta relativa alla prima domanda, se cioè gli scioperi siano una ca­ ratteristica necessaria del salariato, sono però p res­ soché unanimi nel ritenere che l’ arbitrato è suscet­ tibile di uno sviluppo notevole in futuro. P ure si notano anche sul prim o punto discrepanze radicali nel m odo di giudicare. Così il Prof. Adam s risponde che gli scioperi e le coalizioni gli sem brano essere un resultato inevitabile del progresso industriale basato sulla forma attuale di organizzazione del la­ v oro. « Non vi può essere, egli dice, una soluzione permanente del problema operaio finché il salariato perdura » e conseguentem ente ¡’ arbitrato è il primo passo verso il detronizzamento del salariato. Un altro, il prof. Seligm an, ci dice in vece che gli scioperi e le coalizioni non sono una caratteristica necessaria del salariato, perchè form ano il prim o tentativo rozzo e semi barbaro di togliere colla sem plice forza i m ali palpabili del nuovo regim e econom ico. Ma la

gran maggioranza degli econom isti di professione pensa che gli scioperi e le coalizioni derivano ine­ vitabilmente dalla lotta tra i padroni e gli operai per stabilire la parte spettante a questi ultimi e che quindi debbono accom pagnare sem pre il salariato.

Al contrario, degli industriali sono in m aggior num ero quelli che negano la necessità degli s c io ­ peri, mentre gli operai vanno d’accordo con gli e co ­ nomisti surriferiti, della qual cosa non è certo il caso di maravigliarsi perchè ricorrendo tanto spesso allo sciopero si capisce com e debba formarsi l’ opi­ nione del loro carattere necessario finché dura il sistema di retribuire il lavoro colla forma del sa­ lario. E coloro i quali giudicano sfavorevolm ente il salariato è anche naturale che o non accettino 1' ar­ bitrato e neghino che esso sia il nesso mancante tra il capitale e il lavoro o gli riconoscano un carattere transeunte e lo qualifichino per un espediente, un palliativo.

Così il prof. Hadley osserva che se l’ arbitrato è un buon mezzo per regolare le controversie, esso però non rim uove la causa del conflitto, mentre si deve prevenire anziché curare. Il Dr. W h eeler scrive : « l’ arbitrato è un ottimo palliativo, ma non può togliere la causa del m ale, a m eno che sia appli­ cato ai prodotti di m ercato. Se i prodotti sono v en ­ duti secondo la libera concorrenza, la quale fa ribassare i prezzi, il lavoro deve essere soggetto alla stessa regola e bisogna aspettarsi che gli operai re­ sistano in tutti i m odi possibili alla forza che d e­ prim e la loro rim unerazione. » E il presidente di una com pagnia industriale dice che l’arbitrato non è un rim edio efficace per le divergenze tra il capitale e il lavoro, dacché il prezzo del lavoro dev’ essere fis­ sato dalla domanda e dalla offerta e questo princi­ pio agirà egualm ente, nonostante qualsiasi sforzo de­ gli operai e dei padroni o degli arbitri. Altri si esprim ono con m aggior forza contro l’ arbitrato ri­ cusando di annettervi qualche importanza od espri­ m endo la convinzione che solo con 1’ obbligatorietà sua possa essere di vera utilità.

Non vogliam o esprim ere ora il nostro pensiero su tali argom enti ; lo farem o dopo che avrem o rias­ sunto in un prossim o articolo le risposte alle altre dom ande.

R ivista Bibliografica

C. F. De Bardi. — Studii di questioni sociali. — Fi­ renze, Tip. Ricci, 1886.

O ggidì si sente spesso citare a proposito quanto a sproposito la Mezzeria, e gli uni vedono in codesto sistema ogni bene, sì che lo vorrebb ero esteso anche alle regioni ove esso non è in vigore ; altri invece lo trovano un inciam po insorm ontabile al progresso agri­ colo ed alla introduzione della grande coltura. Com e spesso avviene, nè tutto il vero nè tutto il falso sta da una parte sola, e di ciò restiamo persuasi allor­ ché abbiam o letto il lavoro il cui titolo sta a capo di questo scritto.

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per ottenere il m iglior assetto della società non può trascurare quell’ elem ento m orale che ne è uno dei principali.

Nel libro che ci sta dinanzi l’ Autore prende le m osse da altri suoi lavori già pubblicati nella Riforme

Sociale e nella Rassegna Nazionale e relativi alla Mez­

zeria. Ma nel presente lavoro oltre all’ avere sviluppato i concetti già esposti in quelli precedenti egli ha preso a considerare la Mezzeria non solo nella sua origine storica ma anche nel suo stato attuale. Afferm ando poi com e essa oggi sia assai onerosa per i proprietari, m en­ tre gli stessi contadini vi stanno a disagio, non tanto nei rapporti econom ici com e nei rimanenti, egli in­ daga se l’ odierno sistema sia suscettibile di m odifi­ cazioni più consentanee allo spirito dei tem p i, alle critiche condizioni del m ercato agricolo, all’ interesse dei proprietari com e a quello dei contadini. L ’ Autore afferma che la Mezzeria quale vige' attualmente in T o ­ scana non potrebbe estendersi in altre regioni, che anzi le esigenze dei m oderni metodi di grande coltura sono incom patibili colla Mezzeria , la quale per conse­ guenza si vede anche in Toscana minacciata dall’ in­ teresse dei proprietari.

E non si potrebbe essa abolire per sostituirla con altri sistemi già adottati in diverse parti d’ Italia?

L o si potrebbe certo, ma l’ A u tore non lo desi­ dera perchè questi altri sistemi sarebbero bensì più convenienti pel proprietario, ma toglierebbero quella classe dei m ezzadri, laboriosa, pacifica, intelligente ed abbastanza agiata, elem ento di ordine e di pro­ gresso pacifico nella società, per sostituirvi la classe infelice, turbolenta e misera dei proletari.

La mezzeria, benemerita della Toscana non solo per i riguardi agricoli ma per quelli m orali e so­ ciali, non deve del tutto distruggersi ; l’ Autore rico­ nosce in essa qualcosa che non si deve mutare se non si vuol rom pere in m odo pericoloso con antiche e saggie tradizioni, se non si vuol andare incontro a un pauroso ignoto. L ’ unità familiare raccolta in­ torno al podere : la divisione delle tenute nei poderi com e ora, questa è la parte che non dovrebbe esser toccata. Ma la divisione dei p rodotti, l’ indole dei rapporti fra padrone e contadini sarebbero suscetti­ bili di utili innovazioni, le quali senza rom pere quei vincoli cordiali che esistevano fra essi, anzi con soli­ dandoli, pare avessero a dare al contadino un mag­ gior grado di indipendenza e di iniziativa che gli sarebbe assai vantaggioso, n o n -solo in ordine alla libertà, ma anche in ordine al m iglioram ento econo­ m ico. La principale riform a, che si vorrebbe appli­ cata alla mezzeria, riguarderebbe la divisione dei frutti. Ora m algrado il nom e di mezzeria, il padrone viene a prendere circa il decimo del ricavato lordo del fon d o: potrebbe avere di più, secondo l’ Autore, senza che ne avesse a scapitare il contadino. Il Bardi pensa che non si dovrebbero tutti i raccolti dividere a metà : quelli più utili al contadino, specie pel suo nutrim ento, dovrebbero in massima parte essergli la­ sciati, e d’ altra parte spettar dovrebbero nella mas­ sima parte al padrone quei prodotti dei quali il con­ tadino non ha assoluta necessità, ma che hanno facile spaccio sul m ercato, com e il vino e l’ olio.

L ’ Autore sa quanto il sistema vigente si presti alle frodi e sia fecondo di tentazioni pel contadino quando sia di problematica onestà : pertanto nella divisione che egli propone, in proporzioni diverse a seconda dei prodotti, egli vorrebbe sostituire quan­ tità fìsse da convenirsi alla materiale spartizione delle

raccolte. V orreb b e una specie di affitto in generi a press’ a poco quale già vige in altre parti d’ Italia.

S’ intende bene che conservando l’ unità del podere e facendo del bestiame esclusiva proprietà del con­ tadino, la grande coltura, quale si usa in gran parte della Lom bardia non sarebbe applicabile: ma secondo l’ Autore essa non lo sarebbe parimenti, stam ela con ­ figurazione e natura del s u o lo , neppure con altri sistemi.

Si potrebbe però verso la grande coltura m uovere un primo passo, ed esso consisterebbe nella specia­ lizzazione delle colture, nel togliore la soverchia pro­ miscuità di esse com e è ora in T oscana : e questa specializzazione sarebbe aiutata dalle riform e che 1’ Autore desidera introdurre e in forza delle quali il contadino che non sarebbe più obbligato a divi­ dere col padrone piccole quantità di fagioli per es. od altro, troverebbe di sua con ven ien za, com e lo troverebbe il padrone, di ridurre tutte le pendici a vigneti o uliveti senza ingom bro d ’ altra co ltu r a , mentre la parte piana si destinerebbe quasi esclu­ sivamente alle grascie ed alle pasture.

L ’Autore crede che il contadino, pel solito assai intelligente in fatto di allevam ento, quando godesse di m aggior libertà, potrebbe trovare discreti guada­

gni nella pollicoltura e neH’ allevamento del bestiame. Il padrone potrebbe m eglio confezionare il suo vino e il suo olio e avrebbe assai m eno seccature e spese di sorveglianza e di amm inistrazione ; verrebbe poi tolto il conto corrente, baratro senza fondo, nel quale il padrone spesso getta il suo denaro, e mezzo pel contadino di frodare ed ingannare il proprietario. L ’Autore, giacche i tempi volgono a lib e rtà , crede che il contadino pure richieda m aggiore indipendenza ed iniziativa. Tutto il lavoro del Bardi è rivolto a introdurre graduate riform e nel sistema della m ez­ zeria, le quali, senza distruggere un istituto che fu ed è tuttora alimento di ordine e di m oralità, lo trasformino così da adattarlo alle mutazioni portate dal tempo, così da renderlo resistente alle crisi agra­ rie, così da tenere ancora, non incatenati ma riuniti in un vincolo non esclusivam ente econom ico ma an­ che morale, padrone e contadino.

Noi non ci faremo garanti che tutte le proposte dell’ Autore possano essere facilm ente attuabili, e che tutte diano i frutti che egli ne spera, ma pure cre­ diam o che il suo libro racchiuda molte osservazioni pratiche ed utili ad un tem po, e vorrem m o che le riform e da lui proposte potessero essere presto c i­ mentate ad un’ esperienza fatta su larga scala.

R . CoBNIANI.

William Graham. — The one pound note in thè rise and

progress of banking in Scotland, and its adaptdbi-lity to England. — E dinburgh, Jam es T hin, 1886,

p a g. 324.

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del sig. Graham ; il quale con molta competenza, perchè occupato in un grande istituto bancario, e con una forma attraente ha rifatta la storia non solo delle difficoltà, delle vicende e dei trionfi del bi­ glietto da una sterlina, ma ci presenta anche un in­ teressante quadro storico dello sviluppo del sistema bancario scozzese.

E il libro del Graham ha anche uno scopo di attualità. È noto quali e quanti siano i lagni intorno alla scarsezza dell’ oro. Or beue, per attenuarla fu più volte proposta, in questi ultimi tempi, in In­ ghilterra l’ abrogazione del divieto di emettere biglietti di taglio inferiore alle 5 sterline e l’ introduzione ap­ punto del biglietto da 1 lira, ad imitazione di quanto si fa in Scozia da quasi due secoli. E la proposta ha incontrato il favore e l’approvazione quasi gene­ rale, dacché senza ripromettersene ì grandi vantaggi che vogliono riscontrarvi alcuni scrittori che esage­ rano la funzione della moneta, si pensa, e giustamente, che l’ uso dei biglietti da una sterlina renderà sem­ pre m eno necessario il bisogno di far circolare l’ oro e quindi m inore la perdita derivante dall’ uso della moneta metallica. L ’ introduzione del biglietto in di scorso, o m eglio la sua adattabilità all’ Inghilterra è appunto il fine pratico del libro del sig. Graham, il quale non occorre dirlo è ad essa pienamente favo­ revole e discute e confuta validamente le obbiezioni sollevate contro il biglietto da -1 sterlina.

In com plesso per la rassomiglianza che le questioni bancarie presentano nei vari paesi, questo libro, fatto con molta cura e illustrato da fac—simili dei primi biglietti emessi, merita di essere segnalato an­ che ai nostri m onetologhi, i quali potranno attingervi notizie precise sulla storia bancaria di un paese che ha saputo attuare i più sottili accorgim enti del

credito. R. D. V .

The Quarlely Journal of Economics — voi l.°, N. l.° e 2.° — Publiahed f o r Harvard University. — Boston, G. Ellis, 1887.

Com e abbiamo annunziato altra volta la Harvard

University di Cam bridge (Massachussetts — Stati

Uniti) ha intrapresa la pubblicazione di una rivista trimestrale di econom ia politica. Abbiam o dato nel n. 651 dell’ jEconomista il som m ario del fascicolo di ottobre. Quello del Gennaio, testé pervenutoci, con ­ tiene uno Schizzo storico dei Cavalieri del Lavoro di Carroll D. W righ t, il quale è Com m issario del- l’ ufficio federale di Statistica del L avoro in W a ­ shington. Il W righ t, senza esprim ere alcun giudizio nè in favore nè contro i Cavalieri del L avoro, espone estesamente la form azione e l’organizzazione dell’ or­ dine ed è da credersi anche fedelm ente essendo stato coadiuvato da alcuni m em bri dell’ ordine stesso. Il Prof. F . W . Taussig tratta a lungo dello sciopero avvenuto nel 1 8 8 6 presso le società ferroviarie nella parte su d-ovest degli Stati Uniti. Oltre questi due articoli di grande interesse, il fascicolo contiene un breve scritto di A. B. Hart sulla disposizione delle

terre pubbliche degli Stati Uniti, una critica della teoria del valore del Prof. Marshal ed altri scritti

m inori sulla partecipazione al profitto ecc. Cotesta Rivista iniziata con intendimenti seri e con larghi criteri promette bene e non tarderà certo ad occupare un posto distinto tra le pubblicazioni pe­ riodiche di econom ia.

RIVISTA ECONOMICA

Le d e lib e ra z io n i del C ongresso n a zio n a le m a rittim o d i GenovaL ’im p o sta s u l reddito in F ra n c ia , se­ condo i l p ro g e tto del m in is tro D auphinL a r e ­ p re s s io n e d e lle fr o d i c o m m e rc ia li in In g h ilt e r r a e

/ / nuovo b ill s u lle m a rch e di fabbriche.

Il congresso marittimo di Genova, di cui abbiam o dato il program m a nel n. 667 de\\’ Economista, è riuscito inferiore all’aspettativa, non per il num ero delle persone intervenute nè per quello dei voti formulati, ma per la poca serietà delle sue discus­ sioni e delle dom ande stesse da esso fatte. L o rico ­ noscono gli stessi fautori del Congresso, i quali sono costretti oggi a deplorare l’inopportunità e l’ e­ sagerazione di alcune delle proposte formulate ed offerte alla discussione: così dice il Commercio di di G enova, e un altro giornale dice che si dom andò il possibile e l’im possibile, il giusto e l’ ingiusto.

D opo ciò sarebbe davvero una esagerazione da parte nostra il voler esaminare 1’ opera di questo Congresso al lum e di quella critica serena e im par­ ziale, ma inflessibile, che siam o soliti a usare quando ci troviam o di fronte quelli che a noi paiono as­ surdi ed errori econom ici. Teniam o dunque conto del giudizio già pronunziato da periodici favorevoli non solo al Congresso, ma avvezzi ad appoggiare molte delle dom ande che la marina m ercantile fa ora, dopo che è stata favorita da una legge con ­ dannabile sotto tutti i rapporti. E riserbandoci a prendere prossimamente in esame alcuni punti del program m a discusso, o, m eglio, deplorevolm ente tra­ scurato, a G enova, riferiam o i principali voti form u­ lati dal Congresso.

Il Congresso, convinto dell’ im prescindibile neces­ sità di attivare in paese la costruzione navale in ferro, fa voti perchè ripristinato il sistema dell'esen­ zione tem poranea dei-m ateriali navali, non sia alte­ rata la misura del prem io alle costruzioni accordate colla legge sui premi alla marina m ercantile;

fa voti perchè il prem io di navigazione sia ac­ cordato ai bastimenti nazionali, sia a vela che a v a ­ pore, finché essi saranno annotati di prima classe, indipendentem ente dalla loro età;

che i bastimenti a vela di classe inferiore sieno prem iati, in proporzione o quanto m eno facilitati nella retribuzione delle tasse;

che il prem io di navigazione sia accordato a quei piroscafi nazionali o nazionalizzali che nel periodo prescritto dalla legge, atti alla navigazione di lungo corso, sono o saranno classificaii 0 ,9 0 , equiparan­ doli a quelli di prima classe.

Il Congresso fa istanza al G overno perchè voglia estendere a favore del grande e p iccolo cabotaggio il benefizio dei premi di navigazione di cui nella legge 6 dicem bre Ì8 8 5 , o quanto m eno, e nel solo caso che tale parità di tratlim ento non si potesse adottare, con cedere tem poraneamente, ossia finché dura la concessione dei prem i suddetti, l’ esenzione dalle lasse dirette e indirette gravanti le navi a d ­ dette alla navigazione di grande e piccolo cabotag­ gio. In special m odo poi liberarle dal pagamento dei diritti consolari, coordinando questa riforma col riordinam ento del servizio consolare nel senso sovra espresso.

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nel senso della terza proposta dell’Associazione ma­ rittima ligure.

Fa voti al G overno perchè sia presentato al più presto un disegno di legge per il riordinamento del credito m arittim o, e raccom anda la creazione d’ una Cartella ipotecaria marittima, autorizzando gli isti­ tuti di em issione del Regno a poter rilasciare le dette Cartelle.

F u chiesta anche l’ abolizione dei diritti consolari o per lo m eno la riforma di essi ; la soppressione dell’ obbligo nei bastimenti che approdano nei porti dello Stato, di pagare dopo 4 mesi un secondo an­ coraggio, e per quelli che approdano nei porti dello Stato provenienti dall’ estero in zavorra, senza fare operazioni di com m e rcio , l’ abolizione dell’ ob b ligo di pagare un quarto della tassa di ancoraggio.

M olte altre dom ande e num erosi voli furono de­ liberati dal Congresso, al quale non si potrà certo negare una troppo estesa applicazione del detto me-

lius àbundare quam deficere. In ogni m odo non tutto

il lavoro del Congresso è condannabile e alcuni voti il prim o ad esem pio, sono senza dubbio giustificati, dato ch e s’ intenda, com e si è fatto di' proteggere real­ mente l’ industria marittima e facilitarne il suo svi­ luppo. Il Congresso di Genova, è però egualmente una prova novella ch e dai Congressi c ’ è ben poco di bu on o da riprom ettersi, diventando troppo spesso nient’ altro che un cam po di oziose discussioni e di contradditorie e non ponderate deliberazioni.

— In Francia la Camera dei Deputati avendo d e­ liberato di introdurre nel 1 8 8 8 l’ imposta sul red­ dito, il ministro delle finanze, sig. Dauphin, ha già escogitato il m odo, secondo il quale la nuova im­ posta potrà essere applicata. Lo scopo del ministro è di colpire il reddito, determ inandone l’ammontare secondo alcuni segni esteriori che dovrebbero accer­ tarne il più esattamente possibile la reale esistenza. Ed a questo scopo egli prende com e indizio il va­ lore locativo, trasforma l’imposta mobiliare attuale, che è una imposta di ripartizione, in imposta di quotità e mediante quindi un rapporto variabile e il fitto o valor locativo determina pel reddito sul quale ciascun contribuente dovrà pagare.

Giova avvertire che presentemente l’ imposta mo­

biliare è unita a quella personale sotto il nom e di contribution personelle et mobilière, che sono dovute

da ogn i abitante francese e straniero di qualunque sesso se gode dei suoi diritti e non è reputato indigente, e m entre la tassa personale si com pon e del valore di tre giornate di lavoro, il cui prezzo è fissato annualmente per ogni com une dal consiglio generale del diparti­ m ento, la imposta im m obiliare ha per base il valore locativo della parte destinata all’ abitazione personale in qualunque abitazione am m obigliata. Il ministro pro­ pone adunque di separare le due imposte e si serve di quella mobiliare per stabilire l’imposta sul red­ dito. E d ecco in qual m odo.

L e città e i com uni saranno divisi in otto cate­ gorie, secondo la cifra della popolazione, escluso Parigi che form erà una categoria speciale. Una pro­ porzione che varia da una categoria all’ altra è sta­ bilita tra il valor locativo e il reddito probabile ; questa proporzione è inversa vale a dire il rap­ porto tra il fitto e il reddito dim inuisce quando la popolazione aumenta. Cosi la serie delle cifre della popolazione è : prima categoria al disotto di 5 0 0 0 abitanti. 2 a da 5 0 0 0 a 1 0 ,0 0 0 , 3 a da 10,000 a 2 0 ,0 0 0 , 4 a da 2 0 a 3 0 ,0 0 0 ece., e per calcolare

il reddito probabile si moltiplica il fitto (loyer) com ­ preso nella prima categoria, per 10, nella seconda per 9, nella terza per 8 , nella quarta per 7 ecc. Calcolato in questo m odo il reddito probabile, l’ im ­ posta sarà percepita in ragione di un tanto per cento del reddito e l’ aliquota sarà uniform e per tutta la Francia e sarà fissata ogni anno nella legge del b i­ lancio. L ’ intenzione del ministro è di fissare per l’ esercizio 1 8 8 8 questa aliquota all’ 1 0|0 del red ­ dito calcolato secondo il processo suesposto.

Saranno esonerati dall’ imposta i piccoli fitti e cioè a Parigi quelli inferiori a 5 0 0 fr., e per le altre città e com uni la cifra dalla quale com incerà la eso- nerazione varierà da 5 0 0 a 25 fr. conform em ente delle categorie formate in base alla popolazione.

Verrà un m om ento più opportuno di parlare di questo progetto che solleva in Francia molte critiche; ci limitiamo ora a notare che se esso è ingegnoso poggia però su un principio non esatto, che cioè il valor locativo sia un indizio valevole a determinare il reddito. Nella m aggior parte dei casi, è provato, che la relazione non sussiste.

— Anche in Inghilterra si sente da qualche tempo la necessità di porre un freno alle frodi com m er­ ciali, a quelle specialm ente relative alle m arche di fabbriche. Sino dal 1 862 l’ Inghilterra ha una legge sulle m arche di fabbrica [thè Merchandise Marks Àct) ma pare che essa non sia sufficiente perchè ora il ministro del com m ercio ha presentato alla Camera dei Comuni un bill per riform are la legislazione del 1862.

L e disposizioni del progetto di legge riguardano tutti i prodotti manifatturati e tutti gli articoli di com m ercio ai quali è stata affissa una marca di fab­ brica (trade mark) fraudolenta o che per 1’ im bal­ laggio, la confezione e la manipolazione possono in­ durre I’ acquirente a crederli diversi da quelli che realmente sono. E la riform a principale portata dal progetto consiste nell’ inversione della prova, l'onere della quale passa dall’attore al convenuto o in altri termini è sem pre a carico del venditore della m erce al quale si fa addebito di frode. L'esposizione, quindi di m erci portanti una marca fraudolenta per là ven­ dita od anqh& l’ essere trovati in possesso di essa è tosto secondo ih nuovo bill una ragione per inferire un intento fraudolento. Tale deduzione può però essere dimostrata erronea in una serie di form e, ma deve essere in qualche m odo provato che il possessore, o chi sarebbe divenuto venditore della m erce, non aveva preso parte direttamente o indirettamente nella frode. Se egli può m ostrare di avere ottenuta la m erce in buona fede e che aveva ragionevoli m o­ tivi per credere genuina la marca di fabbrica, si sottrae alle penalità com m inate dalla legge.

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dell’ industria inglese torni in onore e percorra il m ondo com m erciale, raccogliendo quel favore che era suo vanto incontestato. Ma si può dubitare sui risultati del bill e sull’ efficacia sua. Fu osservato gi 'Stamente, ed è ovvia osservazione, che se una casa tedesca, ad esem pio, manda all’ estero dei p ro ­ dotti con la marca di Sheffield o di Manchester, il danno pei produttori inglesi può esse rv i, e vi sarà anzi di certo, senza che la legge possa nulla.

O ccorrerebbe un accordo internazionale a tutela delle rispettive m arche di fabbrica, ma esso non è nè agevole, nè forse voluto da alcuni Stati, e, ad ogni m odo, sarebbe difficilissim o i! determ inarlo senza incorrere nel pericolo di inalzare delle barriere ai progressi industriali. La legge ora proposta avrebbe indubitatamente il vantaggio di preservare il m er­ cato inglese dalle frodi com m esse, sia all’ interno sia all’ estero, coll’ uso di illegittime marche od altro se­ gno, e non v’ è certo nessuna ragione perchè I’ ap­ propriazione di una tale proprietà vada impunita.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

al 31 dicem bre 188C

Il conto del T esoro al 31 dicem bre 1 8 8 6 cioè a dire alla fine del 1° semestre dell’ esercizio 1 8 8 6 -8 7 presentava i seguenti resultati :

A t t i v o : Fondi-di Cassa alla fine dell’eser­

cizio finanziario 1885-86. . . L. 389,740,050.68 Crediti di Tesoreria alla scadenza

dell’ esercizio suddetto . . . . Incassi dal 1° luglio al 31 dicem­

bre 1886 (Entrata ordinaria) . Entrata stra o rd in a ria ... Debiti di Tesoreria al 31 die. 1886.

41,744,299.06 722,278,271.49 64,669.775. 25 635,614,067.51 Totale. . . . L. 1,854,646,463.99 P a s s i v o :

Debiti di Tesoreria alla scad. dell’esercizio finanz. 1885-86. Pagamenti dal 1° luglio a tutto dicembre 1886. . . •• . Crediti di Tesor.* al 31 die. 1886 Fondi di Cassa al 31 die. 1886

L. 535,845,994,65 » 851,220,330.60 » 76,170,341.55 » 391,409,797.19 T o t a le . . . L . 1,854,646,463.99 Dal confronto di questi due prospetti apparisce che nei primi sei mesi dell’ esercizio 1 8 8 6 -8 7 le spese superarono gli incassi per l’ ammontare di L i­ re 6 3 ,6 7 2 ,2 8 3 .8 6 .

Dal prospetto poi degli incassi e dei pagamenti operati nel decem bre p. p., resulta che le entrate am montarono a L . 2 1 3 ,4 5 9 ,8 5 7 .4 1 con una differenza in m eno di L . 6 6 9 ,4 4 2 .5 5 sul decem bre del 1885.

Fra le diminuzioni più notevoli avvenute nella entrata registriam o : L . 2 ,1 0 9 ,0 6 0 .2 2 sulle dogane

e diritti marittimi, ma questa dim inuzione sem bra

che non sia che apparente essendosi versate nel di­ cem bre 1 885 l’ am m ontare del dazio di tante partite per circa 4 m ilioni che figuravano fra le riscossioni doganali del precedente novem bre rimaste sospese per la legge del ca ten a ccio; L. 2 ,2 6 1 ,2 6 2 .4 0 sui

sali, dim inuzione derivante dalla differenza del prezzo

di vendita, L . 1 0 ,4 2 9 ,2 7 4 .4 3 sulla costruzione di

strade ferrate, dim inuzione derivante dal non essere

stato ancora provveduto alla alienazione del titolo

ferroviario per far fronte alle spese di costruzione e infine L. 2 0 ,2 7 7 ,6 6 3 .6 8 su capitoli aggiunti per

resti attivi, la qual m inore entrata ha origine dal

fatto che nel mese di decem bre 1 8 8 6 non ebbe luogo alcuna alienazione di rendita, per star di fronte a residue spese in conto capitale delle ferrovie in eser­ cizio, mentre nel novem bre 1 885 si ebbe 1’ incasso di L. 2 0 ,2 7 7 ,6 6 3 .6 8 .

Fra gli aumenti più importanti meritano di essere segnalati un aumento di L. 3 ,2 0 6 ,3 8 2 .5 9 suH’ i m -

posta nei redditi di ricchezza mobile, derivante per

oltre 1 ,7 0 0 ,0 0 0 lire da m aggiori versamenti nella tassa per ritenuta, e pel rimanente dell’ aumentato prodotto dell’ imposta accertata mediante i ruoli ; un aumento di L . 3 ,1 0 8 ,9 8 3 .7 6 sui tabacchi, derivante dalla nuova tariffa; un aumento di L . 1 ,0 8 4 ,8 9 8 .2 4 sulle partite di giro, che deriva perla massima parte dal versam ento fatto nel decem bre 1 8 8 6 dell’ im po­ sta di ricchezza m obile sugli interessi dei titoli del debito pubblico in deposito alla Gassa dei depositi e prestiti, di quelli vincolati di proprietà del T esoro e delle obbligazioni sui beni ecclesiastici, versam ento che non ebbe luogo nel decem bre del precedente esercizio ; e infine un aumento di L . 2 3 ,7 5 6 ,8 6 2 .8 0 sull 'accensione di debiti proveniente da alienazione di obbligazioni eccclesiastiche.

Dal 1 ° luglio a tutto decem bre 1 8 8 6 le entrate am m ontarono a L . 7 8 7 ,5 4 8 ,0 4 6 .7 4 con una diffe­ renza in meno sul periodo corrispondente del 1 885 per l’ im porto di L. 1 0 7 ,3 2 1 ,4 7 3 .3 5 che pesa per la massima parte sulla entrata straordinaria.

I pagamenti nel dicem bre 1 8 8 6 ascesero a L i­ re 3 5 8 ,1 4 5 ,5 1 2 .2 4 con una differenza in più sul decem bre 1 8 8 5 di L . 1 5 ,8 9 1 ,4 2 5 .8 1 e dal 1 ° luglio a tutto decem bre am m ontarono a L . 8 5 1 ,2 2 0 ,3 3 0 .6 0 con una differenza in meno, sul periodo corrispon­ dente del 1 8 8 5 d i L . 4 3 ,8 2 3 ,7 3 7 .6 3 .

il seguente prospetto contiene l’ am m ontare degli incassi ottenuti nel dicem bre 1 8 8 6 in confronto al dodicesim o preventivato stabilito nella somma di L . 1 4 3 ,2 6 2 ,2 6 5 e con gli incassi ottenuti al dicem ­ bre del 1 8 86.

Entrata ordinaria

Redditi patrimoniali... L, Imposta fondiaria. . . ... Imposta sui redditi di riC' chezza m o b ile ... Tasse in amministrazione

del Ministero delle Fi-Incassi nel dicembre 1886 2,974,462 81,503,524 54,763,369 Differenza col 12° prevent. — 3,415,652 + 1 6 , 235,371 +37,401,046 differenza cogli incassi nel dicembre 1885 549,660 — 221,806 + 3,206,382 nanze... Tassa sul prodotto del movi­

mento a grande e piccola

15,020,850 + 919,850 + 635,807

velocità sulle ferrovie. . . Diritti delle Legazioni e dei Consolati a ll’estero... Tassa sulla fabbricaz.degli

1,493,780 4- 56, 280 4- 21,416

54,720 —1 21,946 + 15,899

spiriti, birra, eco... 3,343,616 + 634,450 + 966,907 Dogane e diritti marittimi 18.910,109 — 473,491 - 2,109,060 Dazi interni di consumo.. . 7,045,357 + 247, 253 + 77, 487

3,108,945 T abaccai... ... 16,759,129 + 1,067,629 +

Sali... . ... 5,831,958 + 956,958 — 2, 261,262

Multe e pene pecun iarie... 752 + 586 + 158

L o t to ... ... 6,574.039 + 199,039 + 245,505 Poste... . ... 4,016,621 + 374,955 + 197,676 Telegrafi... 1,090,638 4- 51,561 4- 79,872 Servizi d iv e rs i... 1,283,598 — 328, 393— 221,322

Rimb. e concorsi nelle spese 1,917,626 + 29,161 4- 261.532

Entrate diverse... 1,928,351 + 1,311,501 4 - 2,626 Partite di giro...

Entrata straordinaria 6,951,742 —

778,231 + 1,084,898 Entrate effettive-... 1 942,230 - f 1,103,672 + 779, 976 Movimento di ca pita li...

Costruz. di strade ferrate e

29,867,899 +26,442,739 +23,620, 355 capitali a gg iu n ti... 165,417 —11,705,346 -30,7 06 ,9 8 8

(10)

Da questo prospetto com parativo apparisce che nel decem bre 1 8 8 6 le entrate superarono il dodice­ simo preventivato di L. 7 0 ,1 9 7 ,5 9 2 e furono inferiori di L . 6 6 9 ,4 4 2 a quelle ottenute nel decem bre del 1885. Il m aggiore incasso di fronte al dodicesim o preventi­ vato deriva per ciò che riguarda l'entrata ordinaria da m aggiori introiti nella tassa di ricchezza m obile, non che dalla circostanza che le imposte dirette riscuo­ tendosi ogni due mesi vennero appunto incassate nel m ese di decem bre, e per ciò che riguarda la entrate straordinaria ha origine da un m aggior mo­ vim ento di capitali.

E cco adesso il prospetto della spesa, la quale nel bilancio di previsione è stata determinata nella som ­ ma di L . 1 4 1 ,6 8 5 ,7 6 3 al m e se :

Pagamenti

Ministero del Tesoro. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. . L. delle fin a n z e ... di grazia giustizia degli affari esteri dell’ istruz. pubb. dell’ in tern o... dei lavori pubblici della guerra... della m arin a ... dell’agric. industr.

e commercio. ..

I , Differenza

Pagamenti Differenza jcoipagam .i nel dicembre 286,139,298 18,695,041 2,896,728 691,445 2,660,5771 5,109,548 14,399,955 21,003 4941 5,770,630

col 12o pre­ ventivato ¡nel dicem. 1885 778,793 --1-223,395,129 +-19,979,085 4 - 3,404,282|4- 3,830,057 + 83,778 — 60,280 + - 37,754 + 98,838 — 412,119!— 93,085 — 200,362 4 - 977,910 — 7,642,807 — 5,840,683 — 1,164, 385 — 2,376,520 — 1,340,341 — 476,864 424,289 — 147,029 Totale... L. 358,145,512.+216,459,540¡4-15,891,425

I pagamenti nel dicem bre 1 8 8 6 superarono adun­ que il dodicesim o preventivato di L. 2 1 6 ,4 5 9 ,5 4 0 e i pagamenti fatti nel decem bre 1 885 di L. 1 5 ,8 9 1 ,4 2 5 .

Se si confrontano finalmente gli incassi e i pa­ gamenti si hanno i seguenti resultati :

Eutrate nel dicem bre 1 8 8 6 L . 213 ,4 5 9 ,8 5 7 .4 1 P a g a m e n t i ... » 3 5 8 ,1 4 5 ,5 1 2 .2 4 Differ. in meno nelle entrate di L . 1 4 4 ,6 8 5 ,0 5 4 .8 3

Nel dicem bre 1 885 si aveva avuto :

Entrate... L. 2 1 4 ,1 2 9 ,2 9 9 .9 6 Pagamenti... ... ,342,251,086.43 Differ. in meno nelle entrate di L . 1 2 8 ,1 2 4 ,7 8 6 .4 7

LE

EO IE

NEL

La Camera di Commercio di Sassari pubblicava

giorni sono la sua relazione sulle industrie e sul com m ercio nel 1 8 8 6 della provincia di Sassari.

Rileviam o da quella relazione che Panno scorso fu per quel distretto un periodo di generale rista­ gno negli affari. S i ebbe infatti una sensibile dim i­ nuzione nella esportazione dei principali prodotti della provincia, com e bestiame, granaglie e olio, i quali per_ giunta vennero venduti a prezzi più bassi degli anni precedenti. Anche i sugheri che finora si erano sottratti alla crise com une, subirono la sorte generale.

La produzione del vino avrebbe potuto com p en ­ sare le dim inuzioni verificatasi per gli altri prodotti, perchè in qualità e quantità specialm ente del vino nero da taglio superò di m olto le previsioni di tutti. Però anche questo prodotto non diede i resultati

che si speravano, sia per i prezzi fattisi nelle ven­ dite, sia per la grande quantità rimasta invenduta. E di questo generale dissesto, la relazione dice che se ne ha una prova nelle strettezze finanziarie in cui versano tutti i propretóri, nel ritiro di molte intraprese com m erciali, nella difficoltà di avere de­ naro a prezzi m odici e nel sem pre crescente nu­ m ero dei fallimenti. Il prodotto dei minerali nella Argentiera, che è la principale miniera della provincia, fu più copioso che negli anni precedenti, ma la dim inuzione dei prezzi di vendita che arrivò fino al 15 per cento, rese inutili quei resultati.

Anche la produzione del corallo fu alquanto scarsa. N el 1886 la campagna corallifera fu in tutto il vasto littorale della provincia condotta da 9 velieri soltanto con un personale com plessivo di 45 individui e della portata di 18 tonnellate di stazza. Questi galleg­ gianti limitarono la loro azione alle sole acque di Al­ ghero, ove pescarono com plessivam ente chilog. 127 di corallo netto di prima qualità, che fu venduto da L . 125 a 130 al chilogram m o. La pochezza del prodotto dice la relazione, dimostra che questa in ­ dustria, la quale pochi anni or sono assicurava la for­ tuna di moltissime famiglie, è ora in decadenza, e m inaccia di scom parire, sia che ciò dipenda dalla mancanza di banchi coralliferi o dalla dim inuzione del prodotto di fronte alle gravi spese od alla grande concorrenza a cui i coralli sono posti nelle piazze di vendita.

Quanto al m ovim ento industriale non troviam o altro che nel 1 8 8 6 ebbe vita in Sassari un labora­ torio da falegname sotto la ditta fratelli Clemente, che promette buoni resultati anche dal lato artistico e m onum entale, e che il Cav. Dara è sem pre in­ tento a dare m aggiore sviluppo alla sua accreditata conceria con nuove costruzioni.

1 Monti di pietà, le Casse di prestanze agrarie

e altre opere pie in Italia alla fine di de­

cembre 1886.

Nel bollettino semestrale del credito e del rispar­ mio il Ministero di agricoltura e com m ercio p u b b i- cava giorni sono la situazione alla fine di decem ­

bre 1 886 di tutti quei istituti di beneficenza. Ne daremo alcune fra le cifre che possono m eglio in­ teressare i nostri lettori.

Monti di pietà. Al 31 D icem bre p. p. esiste­

vano nel Regno 3 3 0 monti dì pietà divisi fra i vari com partim enti nel m odo che se g u e:

Piemonte Liguria Lombardia Veneto Emilia "Umbria Marche Toscana

11 m aggior num ero dei monti di pietà si trova nelle Marche, nel Veneto, nella Lom bardia, nell’E m i­ lia ecc., e il num ero più piccolo nella Sardegna, nella Rasilicata, nelle Calabrie ecc.

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