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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.676, 17 aprile

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE IN TERESSI P R IV A T I

Anno XIV - Voi. XVIII

Domenica 17 Aprile 1887

N. 676

LE COSTRUZIONI FERROVIARIE

L ’ on. Magliaia è pronto a proporre provvedimenti finanziari che valgano a mettere subito il bilancio in condizioni normali e rispondenti ai vecchi e nuovi bisogni. È il voto che da due anni noi siamo andati ripetendo e perciò non possiamo essere che lieti di questo nuovo indirizzo assunto dall’ou. Ministro delle finanze. — Noi abbiamo detto che non si possono fare grandi cose con pochi mezzi e che l’Italia deve sciegliere tra la grande politica e quella di raccogli­ mento, e che se scegliesse la prima, come pare vo­ gliano e Governo e Parlamento e paese, è necessario avere un bilancio che lasci un margiue abbastanza largo. Il nuovo Ministero si apparecchia a raggiun­ gere questo importante scopo e noi non possiamo che applaudirlo.

Potremmo non trovarci d’accordo sulla forma che il Ministro proporrà per conseguire l’ intento; m a, lo abbiamo già avvertito, questa è questione di se­ condaria importanza di fronte alla urgenza di rior­ dinare il bilancio, nè ci mancherà tempo di espri­ mere la nostra opinione sopra i progetti che saranno presentati dall’ oh. Magliani.

Però il consolidamento del bilancio non è che una parte del riordinamento finanziario; occorre anche pensare, e sollecitamente, a regolare il debito pub­ blico.

Negli ultimi anni due cause venivano ad accre­ scere annualmente la massa del debito dello Stato: — si facevano debiti per sopperire ad alcune spese o r­ dinare o straordinarie, per esempio per 1’ ammorta­ mento dei debiti redimibili, per i lavori militari e per quelli del T e v e r e ;— e si facevano debiti, sotto la forma di trasformazione di capitali, per la costru­ zione delle nuove linee ferroviarie.

Coi provvedimenti finanziari che l’on. Magliani pro­ porrebbe, supposto che il bilancio ricavi un aumento di oltre 6 0 milioni per nuove entrate, cesserà senza dub­ bio il bisogno di creare nuovi debiti per la prima delle cause anzi dette. È necessario però provvedere an­ che alla seconda, cioè sollevare lo Stato dalia neces­ sità di mettere ogni anno sul mercato, per le nuove costruzioni di strade ferrate, più di un centinaio di milioni.

Negli articoli da noi scritti fino dal novembre ul­ timo1) abbiamo, con tutta la chiarezza possibile, esami­ nato il lato amministrativo e finanziario del problema delle nuove costruzioni, e nulla abbiamo da aggiun­ gere o da modificare su quanto allora abbiamo scritto.

’) Vedi E con om ista, N. 653, 656, 657, 659.

È dal luglio 1 8 8 5 che le nuove costruzioni non pro­ cedono; un poco perchè, aggravatasi la situazione finan­ ziaria, era vagheggiato il concetto di liberare lo Stato dall’ onere delle obbligazioni ferroviarie, mollissimo perchè ostacoli d’ogni natura si frapposero aba atti­ vità dell’ on. Genala per procedere nell’applicazione dei suoi piani. È noto che la l e g g e '1 8 8 5 per le convenzioni ferroviarie dava al Consiglio di Stato non già un potere consultivo, ma effettivamente un potere deliberativo sopra la materia dei contratti per le nuove costruzioni. Sono note pure, non soltanto la struttura vecchia e la consuetudine scarsamente liberale che fanno del Consiglio di Stato una m ac­ china che non agevola il movimento amministra­ tivo, ma la influenza che esercita in quel consesso l’ onorevole Spaventa, uomo di una tenacità non sempre illuminata, e sopratutto perseverante nelle antipatie personali. Ora dopo le discussioni vivaci per le convenzioni proposte dall’on. Genala, era inevita­ bile che l’on. Spaventa nel Consiglio di Stato eser­ citasse tutta la sua autorità a servizio dei suoi ri- sentimenti. Fatto è che, specialmente per l’opera ap­ punto del Consiglio di Stato, sulle nuove costruzioni regna da circa un anno e mezzo la maggiore con­ fusione, poiché la sola cosa possibile parve quella di non far nulla o pochissimo.

Al nuovo Ministro, on. Saracco, il quale nella grave questione si può dire non è pregiudicato da alcun precedente, deve tornare più agevole sciogliere la intricata matassa con un provvedimento radicale, che forse l’on. Genala non poteva proporre senza parere in contraddizione con antecedenti sue di­ chiarazioni.

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ventennio. 1 patti di esercizio potrebbero rimanere quali sono nelle convenzioni attuali.

Questi i punti principali della soluzione che ab­ biamo illustrata nei nostri articoli di Novembre scorso, quando ci constava che erano argomento di discus­ sione al Ministero delle Finanze. — Obbiezioni non ne abbiamo sentite fare, poiché non merita il nome di obbiezione l’allarme destato da alcuno perchè lo Stato si proponeva di concludere un affare di due miliardi, dando tutte le costruzioni in mano alle tre Società esercenti. Prima di tutto non sappiamo perchè lo Stato, al quale ogni giorno si domandano nuovi e maggiori servizi, non debba compiere degli affari ; nè sappiamo ad ogni modo come si potrebbero co­ struire quattromila chilometri di ferrovia, senza concludere dei contratti grandi e piccoli. Ma vera­ mente non crediamo che ci sia bisogno di affidare in Hocco la costruzione di tutte le linee; già occorrerà molto tempo prima che tutti i progetti tecnici sieno compilati, e quindi l’ incarico potrebbe essere affi­ dato mano a mano che i progetti stessi si compiessero. Noi facciamo voti che il Governo proceda risolu­ tamente per questa via colla quale otterrebbe due scopi: — il primo quello di chiudere veramente il Gran Libro del Debito pubblico, il secondo quello di liberare lo Stato dalla immensa responsabilità che gli incombe direttamente per le nuove costruzioni, alle quali, come si vede, accudisce con molta incertezza.

I D E C I! DELLA FONDIARIA

i dazi sui c e r e a li ed il caten accio

Abbiamo detto nel precedente articolo, che ci riser­ viamo di discutere i progetti fiscali dell’on. Magliani quando saranno conosciuti in modo completo. Oggi, per quanto a noi consta, non sono ancora fissale in modo definitivo le idee del Governo sopra questa parte im­ portantissima del suo programma.

È però oppurtuno seguire la discussione che si è impegnata tra la stampa più autorevole intorno ai provvedimenti che si attribuiscono all’on. Magliani por ottenere un aumento delle entrate. Danno mo­ tivo a discussione specialmente tre punti delle sup­ poste modificazioni tributarie: — la sospensione dello sgravio dei decimi dell’ imposta fondiaria ; — l’au­ mento dei dazi sui cereali e la legge del catenaccio. Non sappiamo se veramente il Ministero intenda proporre la sospensione pura e semplice dello sgravio dei due decimi della imposta fondiaria, o se piut­ tosto non sia nel suo intendimeuto di proporre che lo sgravio stesso avvenga con più lenta gradua­ zione. Ad ogni modo la Perseveranza prende occa­ sione dalle voci corse per scrivere un articolo di una vivacità insolita pel grave giornale di Milano; « Se la minaccia della sospensione si traducesse in atto, scrive la Perseveranza, tutta quanta la stampa dal Secolo all’ Osservatore Cattolico, passando attra­ verso a tutte le gradazioni politiche, griderebbe in coro: tutti i più sinceri patriotti, nel vedere cassata, dopo pochi mesi, una legge di giustizia, così popolare, così importante, e così sospirata per un quarto di secolo, ne sarebbero accorati per la grave offesa che l’inconsulta misura recherebbe al prestigio delle isti­ tuzioni ; e nessun deputato di tutte le regioni ac­

cennate, per quanto benemerito per altri titoli, po­ trebbe ripresentarsi agli elettori dopo avere votato a favore del Ministero una simile proposta. »

Guai adunque se si sospendono i decimi della fondiaria; la Perseveranza minaccia dei suoi fulmi­ ni tutti quei deputati che avessero il coraggio di ripresentarsi agli elettori, dopo avere votata una legge che sospende un benefizio alla classe miserabilissima dei proprietari agrari così vivamente patrocinata dal giornale di Milano !

In quanto poi ai dazi sui cereali che colpirebbero la classe ricchissima dei lavoratori, dei contadini, degli indigenti, dei ricoverati, dei mendicanti, ec., la Perseveranza trova nella sua alta sapienza il modo di affermare quello che nemmeno i più saldi campioni dei dazi hanno affermato così assolutamente in F ra n ­ cia, e dice : « in primo luogo che un aumento di tre ed anche di quattro franchi per quintale non aumenta nemmeno di un centesimo il prezzo del grano indigeno, perchè l’ importazione americana ed asiatica è in grado di fare una vittoriosa concorrenza sui mercati di E u ­ ropa alla produzione indigena, anche assoggettandosi ad una tariffa di entrata di tre, di quattro o di cin ­ que franchi. In secondo luogo appunto perchè 1’ im­ portazione estera continua come prima, malgrado il rialzo dei dazi, ne avviene che i Governi europei sono in grado di percepire grossi introiti sulla im­ portazione del grano estero, senza far aumentare in casa propria il prezzo delle materie prime a detri­ mento delle classi povere. »

Hanno capito i lettori le nuove e sapienti teorie della Perseveranza? Per esse in venti righe si ri­ solvono problemi che gli studiosi invano cercano di sciogliere da tanti anni ; quelli sulla incidenza e ri- percuzione dei dazi. La Perseveranza, pur di aver un argomento perchè ai proprietari sia mantenuto lo sgravio di 2 0 milioni di imposta, non esita ad affermare, prima che in causa del dazio il grano in ­ digeno uon aumenta nemmeno di un centesimo, poi che non aumenterà in genere la materia prima. Lo Stato quindi ricaverebbe da 2 0 a 3 0 milioni.... e sapete chi li pagherebbe secondo la Perseveranza ? Gli americani, gli indiani e gli australiani, i quali porterebbero qui il grano, pagherebbero il dazio e continuerebbero a venderlo allo stesso prezzo di prima.... per dar modo ai sapienti scrittori del gior­ nale di Milano di avere una prova di più in difesa dello sgravio ai proprietari.

E dopo avere coraggiosamente spiattellate queste profonde osservazioni economiche la Perseveranza continua : « il Governo nostro potrebbe, quindi, pre­ sentare al Parlamento 1’ aumento del dazio di en­ trata sui cereali, entro certi limili, come una im­ posta prelevata sui produttori esteri, e punto nociva alle classi povere. Per certo il Ministero, così fa­ cendo, incontrerebbe qualche opposizione presso al­ cuni economisti intransigenti; ma a questi esso po­ trebbe rispondere, vittoriosamente, che le necessità finanziarie dello Stato possono indietreggiare talvolta davanti alla possibilità di accrescere le sofferenze delle classi povere, ma non già davanti alle astrazioni dottrinarie di questi economisti. »

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valore. — Ecco una prova che l’ interesse individuale

è molla potentissima se arriva a far perdere alla Perseveranza, sempre calma e sempre prudente, la misura della logica. La Perseveranza che difende il proprio gruppo di agrari interessati personalmente nello sgravio è la sincerità in persona.... noi che combattiamo in nome di un principio astratto e dot­ trinario, noi siamo intransigenti !

Il terzo punto sul quale si discute è quello della legge del catenaccio; cioè l’applicazione provvisoria a tamburo battente dei dazi, affine di impedire le grandi importazioni di cereali o di petrolio finché si discute in Parlamento intorno alla legge.

Alcuni giornali si sono manifestati favorevoli a questo sistema; il primo fu la Opinione, la quale da poco tempo a questa parte ha assunto un carattere spiccatamente favorevole a tutte le misure economiche che sono illiberali; la Gazzetta di Genova, il Corriere della sera ed altri furono dello stesso avviso; — la Nazione ha invece vivacemente combattuta quella misura.

Francamente, a noi pare che a priori quel sistema non possa condannarsi in tutti i casi, allo stesso modo per il quale non si condannano a priori tutte le leggi che in qualunque modo e forma sospen­ dono il procedere regolare delle garanzie costitu­ zionali. La sospensione della giurìa, lo stato d’asse­ dio, le leggi eccezionali ecc., in certi casi sono ve­ ramente necessarie, in altri sono utili; ma tutti con­ vengono che per adottare quelle misure occorrono dei gravi motivi; e si solleverebbe tutto il paese, se mancando i gravi motivi, si prendessero delle misure politiche eccezionali.

Ora, a nostro avviso, parte importante delle ga­ ranzie costituzionali è la procedura parlamentare, specialmente in argomento di imposte, in quanto il Parlamento ha origine e ragione di esistere soprat­ tutto per autorizzare il Governo a gravare i con­ tribuenti. La sospensione della procedura normale, nella discussione delle imposte, corrisponde alla so­ spensione di una delle principali garanzie politiche. Quali sono i motivi gravi per i quali urge una si­ mile eccezionale procedura? — È proprio vero che lo Stato ha bisogno immediatamente dei 5 0 milioni che potrà ricavare dai dazii ? — Se anche la nor­ male discussione desse luogo alla provvista per il bisogno di un anno dei generi colpiti, questo r i ­ tardo nel riscuotere i 3 0 milioni non potrebbe in altro modo essere compensato?

Ma, dice il Corriere della Sera, la introduzione anticipata sarebbe tutta a vantaggio degli speculatori che alzerebbero il prezzo anche sulla merce intro­ dotta prima della applicazione del dazio. — Il Cor­ riere della Sera però ci pare esamini troppo super­ ficialmente la questione. E veramente se anche gli speculatori si mettono in caso di fare un guadagno, corrono anche un rischio, comperano cioè la merce al prezzo d’oggi, esponendosi a venderla deprezzata per le vicissitudini del mercato, ed esponendosi a tutti i pericoli di una grande provvista. — Il Corriere dimentica che anche nelle cose economiche vi è il lato che non si ved e; la speculazione è un effetto del dazio, cioè di un regime artificiale contrario alla sana economia ; il rimedio del catenaccio è un errore che si sovrappone ad un altro errore. E se anche fosse vero che la discussione regolare della legge potesse far guadagnare qualche milione alla massa degli spe­ culatori italiani, ci pare che questa naturale conse­

guenza della legge non valga la ripetizione di una misura così grave come b quella della procedura eccezionale.

A tacere di tante altre ragioni è per questo ch e noi crediamo di unirci a coloro che non opinano conforme allo spirito democratico del nostro paese una seconda prova della legge del catenaccio, spe­ cialmente poi trattandosi in questo caso di una im ­ posta che è così controversa e che darà argomento a fiera lotta tra le due scuole economiche che si com­ battono. Ammiriamo l’astuto tentativo dell’on. Luz- zatti, che per primo nella Opinione consigliò il prov­ vedimento, a fine di far passare senza discussione e quindi senza l'incomodo di pronunciarsi, il dazio sui cereali, ma questi atti ginnastici della nuova scuola economica non possono essere approvati dal paese, e l’on. Maglioni sicuramente non seguirà il consiglio.

LE CONVENZIONI POSTALI

e le condizioni della marina mercantile

Dunque (e questo dunque presuppone che l’ arti­ colo del nostro precedente numero abbia avuto al­ meno alcuni pochi lettori) le future Convenzioni po­ stali marittime devono essere apparecchiate con lar­ ghezza di vedute e in previsione di un futuro anche non immediato ; e devono tener d’occhio in special modo il Mar Rosso, l’estremo Oriente e le vie com ­ merciali che saranno determinate dalla apertura del Canale di Panama.

Ma se così vuole l’interesse del commercio nazio­ nale, non si è visto ancora in che cosa se ne av­ vantaggi particolarmente la marina m ercantile; in altri termini, come e perchè tutta quanta la marina mercantile italiana risenta benefizio dalla concessione del servizio postale marittimo a uno o a pochi eser­ centi l’ industria dei trasp orti, qualora il servizio stesso sia razionalmente stabilito. — Vediamolo ora.

Quando si dice marina mercantile, rendiamoci ben conto di quello che si dice. Marina mercantile con­ siderata come campo di attività, elemento di lavoro, sorgente di ricchezza, comprende molte e molte cose.

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sto oltre a ciò e in pari tempo, il lucro Servante diretta- mente ai pochi dall’ impresa per la qua’e forniscono i capitali giova indirettamente anche ai molti, grazie alle nuove forme di attività a cui dà luogo,' giacché i lucri accumulati vengono a costituire altri capitali che prima non esistevano, e non è nell’indole del capi­ tale di restar mai a lungo inoperoso.

Tutto ciò sia detto in genere e a nuova afferma­ zione della profonda e vasta solidarietà che v’ è tra tutti gli interessi umani. È d’altronde una ovvia no­ zione quella del vantaggio economico che ogni nuova produzione di ricchezza arreca in un àmbito assai più vasto di quello ove nasce, simile al movimento che sotto forma di cerchi concentrici imprimono su una estesa superficie d’acqua lo scaturire d’una sor­ gente subacquea o la caduta d’ un grave dall’alto. Ma si potrebbe anche aggiungere, in ciò che con­ cerne la marina mercantile, non esser poi sempre vero che il capitale impiegato nella industria dei trasporti stia nelle mani di pochi ; chè anzi la forma di comproprietà rappresentata sia da carati sia da azioni o nominali o al portatóre, in parte lo fraziona, lo sparpaglia, lo distribuisce.

A buon conto l’ industria dei trasporti marittimi dà luogo in un paese alla riunione di ingenti capi­ tali, al loro mettersi in moto, al loro divenire frut­ tiferi, al loro accrescersi. E poiché l’assunzione di quel pubblico servizio che è il trasporto della posta per via di mare, è già un primo fondamento alla prosperità di una o più Compagnie marittime, è chiaro che il servizio stesso porge alle ulteriori forme della marineria una larga e solida base.

Ma v’ è ben altro. Assicurata così una parte del lavoro sorge subito iì bisogno degli strumenti del lavoro stesso. Nel nostro caso essi sono le navi e tutti i loro accessori. — Dunque costruzioni, ripa­ razioni, forniture, e via dicendo.

Può talvolta l’ industria delle costruzioni non se­ guire quella della navigazione collo stesso passo. Per esempio, noi abbiamo più volte dimostrato che in Italia, oggi come oggi, la costruzione delle navi non presenta convenienza, potendosi comperarle a miglior prezzo all’estero, mentre qui sono più costosi il ca­ pitale, il ferro e il carbone. Ma prescindendo dal fatto che tale industria, se oggi non è rimuneratrice può esserlo in avvenire, un piccolo margine di tor­ naconto anche adesso ce l’ ha, all’ infuori del siste­ ma artificiale dei premi Piccolo margine diciamo, e dovremmo anzi dire piccolissimo, perchè in Italia non si può costruire se non una minima parte del numero di piroscafi occorrenti e qualche nave a vela e in legno, vale a dire quelle la cui razza è destinata a occupare un posto sempre meno impor­ tante nell’elemento liquido.

Pur tuttavia se oggi non si può costruire fuorché poco, è sempre meglio che nulla, dacché quelle po­ che costruzioni danno pur da vivere a un certo nu­ mero di persone, tra ingegneri, maestri d’arte, operai, macchinisti, ecc., richieggono una certa quantità di appositi materiali e di lavoro, pongono in circolazione una certa quantità di danaro, costituiscono insomma una industria, presentemente non vasta, lo ripetiamo non rigogliosa, ma che tra gli elementi di quel tutto complesso che è la marina mercantile va pure anno­ verata. E crediamo che essa si spegnerebbe affatto, se i servizi postali su scala assai estesa non richie­ dessero per sé una notevole parte del naviglio m er­ cantile nazionale, in guisa che l’offerta abbondante

di materiale navale, che ci viene dall’estero, si ac­ caparrasse del tutto anche quel più modesto cliente che è la marina libera.

Ma più che le costruzioni, sono elementi di atti­ vità nei nostri porti le riparazioni. Ed anche qui v’è lavoro per ingegneri, carpentieri, calafati, fonditori, per intere officine, talune delle quali anche grandi e operose, in cui si esercitano i più svariati mestieri che colla navigazione hanno attinenza. E ci vogliono cantieri, bacini, derivazioni di linee ferroviarie, il tutto con relativo personale alto e basso. — È su­ perfluo dire che a tutto ciò dà elemento, non esso solo, ma in prima linea, il naviglio destinato al ser­ vizio postale ; il quale prima di tutto costituisce una entità complessiva ragguardevole, ha esistenza dura­ tura come tale e non può venire venduto da un momento all’altro nè tenuto mai inoperoso, e secon­ dariamente ha facoltà, interesse e consuetudine di fare anche operazioni commerciali, attirando la pre­ ferenza dei negozianti in confronto del naviglio libero, se non per ciò che sia la durata delle soste nei porti, per ciò che concerne la regolarità e puntualità delle partenze, degli arrivi, dell’ itinerario da percorrere.

Vengono poi le industrie minori. Colori, vernici, vele, cordami, sistemi e materie di illuminazione, strumenti di precisione, forniture di provviste

r

ii-, mentari.... e la lista potrebbe essere continuata. Mille e mille professioni e mestieri vengono ad avere im­ pulso, perchè vengono ad avere ragion d’ essere e vita assicurata. E siccome una cosa ne chiama un’al­ tra, agenzie, case di commissione e di spedizione, banchi, magazzini, uffici d’arruolamento, imprese di facchinaggio, ecc. ecc.

E il meglio lo abbiamo lasciato per ultim o: il collocamento proficuo di tutto il personale navigante, dai più dotti ufficiali ai più modesti marinai e mozzi, passando per la trafila dei sotto ufficiali, dei mac­ chinisti, dei fuochisti, dèi timonieri ; personale na­ vigante che in Italia annovera migliaia e migliaia di persone, il fiore delle popolazioni delle nostre estesissime costiere, quello che può e deve essere ed è un semenzaio del personale marinaresco da guerra, al quale è affidata per una metà la difesa della patria.

Ma tutto ciò, si dirà, vi sarebbe anco indipen­ dentemente dai servizi postali marittimi. Vi sarebbe, osserviamo noi, ma in ben più piccola misura. Nè tanti capitali sarebbero messi in moto e a frutto, nè tante industrie speciali sorgerebbero o prosperereb­ bero o si perfezionerebbero, nè tanta massa di sti­ pendi e di salari assicurerebbe la vita a popolazioni intere (e si badi che lasciamo qui da parte ogni considerazione morale, sociale, o patriottica) quando la marina mercantile, che da per tutto si dibatte nella lotta mondiale della concorrenza, non avesse, senza pregiudizio del suo ramo libero e soltanto commerciale, un primo nucleo, una prima base nel suo ramo vincolato a convenzioni governative e au­ torizzato bensì a servire anche il commercio, ma destinato precipuamente al servizio pubblico della posta.

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delicata che tratteremo a parte in altro momento.

Qui diremo soltanto che un principio assoluto, se­ condo noi, non v’è e che la scelta tra i due sistemi deve essere determinata dalle condizioni speciali di un dato tempo e di un dato paese. In genere, in omaggio ai principii della libertà economica e della liberà concorrenza, meglio molte Società che poche, meglio poche che una sola. Ma anche, in applica­ zione di tutto ciò che abbiamo detto qui sopra, meglio una sola che nessuna. E con più agio di­ mostreremo: meglio una sola purché solida, potente e durevole, che molte, ma povere di mezzi pecu- niarj e di materiale navale. Parliamo, se occorre ridirlo a scanso di equivoci, di quelle che fanno il servizio postale obbligatorio e sovvenzionato, non di quelle per la navigazione libera, le quali quanto più numerose, tanto meglio.

Rimandiamo alla settimana ventura l’esporre qual­ che nostro concetto sull’ utile che la navigazione po­ stale e sussidiata reca a quella commerciale e libera, in compenso della concorrenza che le fa, nonché sulle riforme che sarebbero da introdursi nella legge del 1 8 8 5 , intese a far sì che i premj di naviga­ zione sieno, non già, come oggi sono, uno spreco del danaro dei contribuenti a vantaggio di una in­ dustria sola, ma il correspettivo d’ un servigio ehe cotesta industria potrebbe rendere largamente al paese.

R I V I S T A E C O N O M I C A

Le p rim e sedute d el C ongresso S ta tis tic o d i Roma.

L a p ro s s im a riu n io n e d e l C o n sig lio S u p e rio re d e l- / ' in d u s tr ia e d e i C om m ercio.Le vicende d e lla le ­

g is la z io n e fis c a le s u g li z u c c h e ri in G erm a n ia.

Come abbiamo detto a suo tempo il giorno 12 fu inaugurata la Sessione di Roma dell’ « Istituto internazionale di Statistica. »

L ’on. Ministro Grimaldi prese primo la parola ed in lingua francese pronunziò un applaudito discorso con il quale portò il saluto del Governo del Re agli scienziati illustri convenuti a Roma.

Disse della importanza dei problemi statistici, in­ scritti all’ordine del giorno, e conchiuse con l’au­ gurio che la Sessione di Roma sia proficua allo svi­ luppo sempre crescente della scienza in genere e della Statistica in specie.

Al Ministro Grimaldi rispose Sir Rawson, presi­ dente dell’ Istituto internazionale e presidente del Congresso. Egli ringraziò della ospitalità benevola e cortese che il Governo del Re concede al Congresso internazionale di statistica ed a nome proprio e dei colleghi, espresse i sensi di devozione e di omaggio del Congresso per S. M. il Re.

Il Congresso approvò indi lo statuto e discusse sui mezzi migliori, onde trarre dalle proprie riunioni il maggior profitto a vantaggio della scienza.

Presentata dal segretario dell’ ufficio di presidenza la relazione finanziaria si nominarono i commissari- revisori del bilancio.

Più tardi ebbe luogo la prima assemblea generale. F ra le notabilità scientifiche estere che assistevano alla prima seduta del congresso vanno notate:

Sir Rawson William, presidente della Società sta­ tistica di Londra, Dottor Engel Ernst, antico diret­ tore dell’ufficio di statistica elei Regno di Prussia, Dottor Carlo Keleti, già presidente del congresso in­ ternazionale di statistica rii Budapest, Ing. Emilio Cheysson, ingegnere capo dei ponti e strade al ministero dei lavori pubblici in Francia, Dott. Neumann-Spallart, professore all’ Università e alla Scuola superiore di agricoltura di Vienna, membro della Commissione centrale di statistica.

Dottor Inama Sternegg, presidente della Commis­ sione centrale di statistica a Vienna. — Levasseur Emile, professore al collegio di Francia e membro dell’ Istituto francese. — De Foville Alfredo, capo dell’ ufficio di statistica al ministero delle finanze in Francia. — Dottore Antonio Beaujon direttore dell’ Istituto di statistica e professore dell’Università di Amsterdam. — Robert Gilfen, presidente della società di statistica di Londra. — Joseph Kòròsi, direttore dell’ ufficio di statistica di Budapest. — Dott. Leone Vacher, deputato, presidente della, so­ cietà statistica di Parigi. — Kiaer Andreas Nicolai, direttore dall’ ufficio centrale di statistica di Cristia­ nia, Norvegia. — E molti altri scienziati illustri, convenuti dai vari paesi d’ Europa.

Dopo che il comm. Bodio ebbe fatto alcune co­ municazioni al Congresso, il presidente dette la pa­ rola ai vari relatori.

Lesse primo una dottissima monografia I* illustre Engel intorno al consumo come misura di benes­ sere degli individui, delle famiglie e delle nazioni. Poscia il sig. Keleti diede lettura di uno studio sul bilancio dell’ alimentazione del popolo ungherese.

Il sig. Cheysson lesse quindi una memoria sulle officine.

Da ultimo il prof. Neumann Spallart lesse il suo rapporto intorno al metodo migliore per apprezzare lo stato sociale ed economico d’un paese in un’epoca determinata.

Nel giorno successivo in mattinata si raccolsero i Comitati.

Il Comitato della statistica dei prezzi ha udito la relazione del dottor Beaujon, professore dell’Univer- silà di Amsterdam, intorno ai mezzi migliori di com­ pilare le tavole dei prezzi medi dei principali pro­ dotti dell’agricoltura, dell'industria e dei trasporti ; queste tavole sono destinate a servire di base per misurare le variazioni dei prezzi a diverse epoche e le divergenze dei prezzi nei varii paesi.

Il Comitato della statistica della proprietà fondia­ ria ha ascoltato la relazione dei signori maggior F . G. Craigie, segretario della Camera d’ agricoltura a Londra, e A. De Foville, capo dell’ ufficia di stati­ stica al ministero delle finanze in Francia, intorno ai mezzi migliori di procurare delle informazioni comparative sulla divisione delle proprietà e sul­ l’estensione delle coltore agrarie nei vari paesi, a a seconda della qualità dei coltivatori (proprietari, fittaiuoli o mezzadri).

Nell’assemblea generale parlò il prof. Neum ann- Spallart, sul tema già annunziato di Statistica sociale.

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Egli restrinse le sue osservazioni ai paesi occi­ dentali d’Europa e agli Stati Uniti d’America.

Spiegò quindi il sistema grafico, col quale si pro­ pone di determinare i caratteri della produzione per ciascun anno in un determinato paese.

Con lo stesso sistema egli determina le medie del­ l’emigrazione, della criminalità ecc., per cui può dirsi una specie di barometro dei fenomeni socio­ logici e demografici.

Con cjuesto sistema il prof. Neumann si ripro­ mette di arrivare a delle previsioni economiche ap­ prossimative, come si è arrivati a delle previsioni meteorologiche abbastanza precise.

E questo sarebbe il risultato pratico del sistema del prof. Spallart.

Codesta dotta comunicazione dà luogo ad una animata discussione, alla quale prendono parte i si­ gnori Yon Mayr, già direttore dell’ufficio di stati­ stica nel Regno di Baviera, dott. Leone Levi, prof, al Kings College di Londra, Engel, De Foville, Milliet, direttore dell’ ufficio federale di statistica della Svizze­ ra, Lexis, prof, a Breslavia e il relatore prof. Neumann. Il presidente dà quindi la parola al prof. Inama Sternegg, dell’Università di Vienna, il quale legge in lingua tedesca una memoria sui mezzi più ac­ conci di sviluppare la statistica storica.

Nella giornata successiva si riunirono primi ¡'C o­ mitati :

Al Comitato del lavoro il sig. Robert GrifFen, sotto segretario del Commercial Department, Board of Trade di Londra, ha riferito circa i mezzi di otte­ nere informazioni comparative sulla statistica del la­ voro nei vari paesi.

Al Comitato dei censimenti, il signor Joseph Ko- rosi, direttore deH’ ufficio di statistica di Buda-pest, ha comunicato una sua memoria, intorno alle diver­ genze che esistono fra le pubblicazioni relative al movimento demografico, e sui mezzi più adatti per renderle più omogenee e comparabili.

Ebbe poi luogo la terza assemblea generale, nella quale il prof. Carlo Ferraris, esaminò brevemente le difficoltà particolari che incontra la statistica del mo­ vimento dei metalli preziosi nel commercio interna­ zionale.

L ’on. Ferraris osservò che per ottenere una buona statistica internazionale dei metalli preziosi, non ba­ sta averne fatta una categoria speciale nel movi­ mento commerciale, e dimostra, con dati di fatto, com e.non si possa aver fiducia nelle cifre statisti­ che contenute nei documenti ufficiali ; mettendo in rilievo gli errori che si contengono nelle statistiche del movimento dei metalli preziosi dell’ Austria, del­ l’ Italia, della Francia e dell’Inghilterra.

Passò quindi ad esporre un processo per evitare siffatti errori, che consiste nel prendere il movi­ mento dei metalli preziosi alla sua sorgente e se­ guirlo nel suo corso fino al punto d’arrivo.

Quanto all’esportazione per via di terra basta te­ ner conto dei dati forniti dalle ferrovie alle stazioni di frontiera.

P er la via di mare la cosa è più difficile, poiché i dati forniti dalle Compagnie di navigazione non sono esatti. Bisogna quindi ricorrere alle denuncio delle somme consegnate alle Compagnie dagli Istituti di Credito, dal Tesoro dello Stato e dall’ Ammini­ strazione delle poste. Sottratte queste somme dal tolale dell’esportazione, il resto rappresenta il mo­ vimento dei privati.

Lo stesso metodo, press’ a poco, si può seguire per determinare il movimento d’ importazione.

Concluse essere necessario ricostruire su questi dati la statistica del movimento dei metalli preziosi, poiché come è compilata attualmente non corrisponde nè ai bisogni degli studi, nè a quelli del commercio. Terminò rilevando le enormi differenze fra i dati forniti dalla statistica doganale e quella della Divi­ sione industrie e comm ercio, e concluse insistendo sulla necessità di riformare le statistiche internazio­ nali in modo analogo a quello da lui accennato.

Intorno al rapporto dell’on. Ferraris si impegnò una breve discussione, a cui presero parte i signori John Biddulph Martin, segretario onorario della So­ cietà di statistica di Londra, R. H. J. Paigrave, membro della Società di statistica di Londra, dot­ tor Guglielmo Lexis, professore all’ Università di Breslavia ecc.

Chiusa la discussione, ebbe la parola il dott. Leone Vacher, deputato al Parlamento francese, e presi­ dente della Società di statistica di Parigi, il quale diede lettura di una dotta monografia, intorno olla di­ minuzione della mortalità e all’aumento nella durata media della vita in Europa, Dopo di aver consta­ tato, coll’appoggio delle cifre, questo fatto consolante, passò in esame le cause che I’ hanno prodotto o che hanno concorso a produrlo; fra le quali, per quanto riguarda la Francia, egli mise in prima linea, la rivoluzione francese per gli effetti economici che ne derivarono e la migliore organizzazione del servizio sanitario.

Finalmente accennò alle condizioni sanitarie del regno d’ Italia e si rallegrò dei progressi immensi fatti in pochi anni dal nostro paese a questo ri­ guardo. Da ultimo confessò che sotto l’aspetto igie­ nico Roma non è più riconoscibile dopo il 1 8 7 0 , del che va data larga lode al governo italiano.

Il cav. Bodio presentò al Congresso una tavola col diagramma Lexis per calcolare e paragonare la mortalità media nelle diverse epoche della vita e nei differenti p aesi; e ne fece una lucida dimostra- strazione. Espose quindi altri dati interessanti sulle nascite e le morti, sulla malaria e sulle varie epi­ demie predominanti in Italia.

Parlarono poi sullo stesso argomento il sig. Le- vasseur, ed altri, e alle sei si scioglie la seduta.

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17 aprile 1887

L ’ E C O N O M I S T A -

251

Basta leggere l’ordine del giorno per l’ imminente

sessione del Consiglio per vedere tosto la urgenza di taluni provvedimenti sottoposti al suo esame e la gravità di altri. I temi inscritti all’ordine del giorno si possono classificare in cinque gruppi, rife­ rendosi essi o a questioni relative alle imposte e tasse, o ai dazi di consumo, o alla legislazione com ­ merciale e industriale o al servizio ferroviario e a quello postale o infine a proposte di vario genere.

Gli argomenti sono numerosissimi e non esitiamo anzi a dire che sono troppi e alcuni dovranno es­ sere certamente rinviati ad altra sessione. Ma non pochi argomenti esigono che il Consiglio si pronunci e soprattutto con autorità, il che non gli sarà im­ possibile jse vorrà abbandonare il sistema di far riferire sopra molti argomenti la stessa persona, occupata più spesso in un cumulo di altri lavori e se toglierà quel deplorevole inconveniente pel. quale relatore della medesima questione in più consessi è sempre la stessa persona.

F ra le proposte varie notiamo quella del riordi­ namento delle Banche di emissione conservando loro il privilegio attuale, ma in modo che possano vi­ vere Tuna accanto all’altra (relatore prof. Cognetti de Martiis) — quella del riordinamento dei servizi marittimi, dei provvedimenti sull’ emigrazione al­ l’estero — proposte tutte sulle quali è bene che si inizi una discussione seria e concludente, perchè ogni giorno che passa dimostra la necessità di prov­ vedere.

Non parliamo poi della riforma postale che do­ vrebbe essere attuata, vale a dire definitivamente san­ cita, entro l’anno corrente per uscire da uno stato di cose che dura da 2 2 anni e ci mette in condi­ zioni di assoluta inferiorità rispetto a tutta l’ Europa, come dice giustamente l’ ordine del giorno. Nè ci soffermiamo sopra altre importanti questioni su cui il Consiglio Superiore dell’ Industria e del Com­ mercio è chiamato a pronunciarsi perchè sono tutte egualmente importanti e avremo agio di discorrerne a lungo a suo tempo. Vogliamo solo sperare che il Consiglio saprà corrispondere con ponderate deli­ berazioni alla importanza delle questioni che dovrà discutere.

— La storia della legislazione fiscale presenta for­ tunatamente pochi capitoli così desolanti come quello dell' iipposta sugli zuccheri. Noi abbiamo più volte discorso del regime fiscale sugli zuccheri adottato in Francia per ¡scopo di protezione e abbiamo mostrato i risultati che ne sono derivati. Ma non è solo in Francia che in questa materia si va avanti commettendo sempre nuovi errori e raccogliendo nuove disillusioni; anche in Germania i progressi della scienza, i perfezionamenti introdotti nella cul­ tura delle barbabietole e negli strumenti delle fab­ briche hanno fatto sorpassare incessantemente i limiti approssimativi del reddito ottenuto dalla barbabie­ tola e fissato dal legislatore.

Per tal modo lo Stato non trova nell’ imposta sugli zuccheri i milioni di cui ha bisogno per le sue crescenti spese ; i consumatori indigeni pagano le loro parte di imposta, ma i milioni pagati dagli in­ dustriali escono dalle casse dello Stato in virtù del sistema dei premi di esportazione. Di qui la neces­ sità di una nuova riform a; necessità che una re­ cente discussione parlamentare al Reichstag ha messo in piena luce. Presentemente non si tratta in appa­ renza che di restituire sullo zucchero esportato il

montare delle tasse pagate all’ interno, ma mediante la differenza tra il reddito presunto e quello effet­ tivo ottenuto dalla barbabietola questa restituzione è una fonte di guadagni per l’ industriale e una per­ dita non indifferente pel Tesoro.

Dal 1883 al 1886 la cassa dell’ impero ha resti­ tuito sullo zucchero esportato 1 0 9 i[2 milioni di marchi secondo alcuni e solo 72 milioni di marchi secondo altri. Siccome esistono nell’ impero 4 0 0 fab­ briche, ciascuna di esse avrebbe ricevuto da 6 0 ,0 0 0 a 9 0 ,0 0 0 marchi. Questa sovvenzione non figura a parte nel bilancio perchè è coperta dagli introiti del- l’ imposta. Gli esportatori, anzi, secondo i calcoli del deputato Witte, avrebbero ricevuto 3 6 milioni di marchi l’anno in premi più di quello che hanno pagato per tasse. Nel 1 8 8 5 - 1 8 8 6 1’ impero ha ri­ cevuto 1 8 milioni netti secondo l’organo del depu­ tato Richter ; ne avrà 1 2 1(2 nel 1 8 8 6 - 8 7 e un giorno, se perdura questo regime fiscale, bisognerà accertare forse un disavanzo invece di una entrata nell’ imposta sugli succheri.

Questa situazione di cose è considerata come ol­ tremodo grave in un momento in cui l’ impero te­ desco ha bisogno di nuovi mezzi pecuniari per lo aumento dell’ esercito. Quando fu modificata la le­ gislazione sugli zuccheri non si prevedeva una tale rapida diminuzione nei proventi della tassa sullo zucchero. Nel 1 8 6 9 il drawback fu fissato sulla base di l i 3(4 quintali di barbabietola per un quin­ tale di zucchero. Nel 1883* il draiobach fu modifi­ cato in base a 11 1[4 quintali di barbabietola per 1 quintale di zucchero : ma sin da allora occorre­ vano meno di 10 quintali di barbabietola per otte­ nere un quintale di zucchero, nel 1 8 8 4 bastavano 9 ,9 nel 1 8 8 4 - 8 5 era sufficente 9 ,0 2 e nel 1 8 8 5 - 8 6 8 1(2 quintali. Nel 1 8 8 6 il drawback fu modificato e calcolato in base a 1 0 quintali e 1|6 di b arb a- bietola e questa modificazione non è entrata in vi­ gore che quest’anno'. Durante gli ultimi tre anni gli esportatori di zucchero ebbero 18 marchi per quin­ tale metrico esportato, pel quale furono pagati nel 1 8 8 3 - 8 4 1 4 marchi 0 7 , nel 1 8 8 4 - 8 5 1 4 marchi 4 4 ; nel 1 8 8 5 - 8 6 13 marchi 64.

I conservatori propongono di far fronte alla m i­ nore entrata tassando maggiormente il consumatore indigeno; il sig. de Benningsen suggerisce l’idea di dividere per metà 1’ imposta e di metterne una metà non più sulla barbabietola ma sul prodotto fabbricato, cioè sullo zucchero. I liberali vogliono soppressa l’ imposta sulla barbabietola per tassare soltanto il prodotto.

Comunque sia, il lettore può vedere da questi cenni a quali conseguenze funeste d’ordine econo­ mico e finanziario, a quali contraddizioni si faccia capo con quella che si chiama « la intelligente tu ­ tela dell’ industria nazionale ». E questo è ¡’effetto che ognuno può vedere; non occorre aggiungere che altri e non meno deplorevoli son destinati a maturare in avvenire.

Le ferrovìe italiane nel luglio 1886

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nel mese di luglio del 1 8 8 0 in confronto del mese corrispondente del 1 8 8 5 .

Il totale complessivo dei prodotti lordi ottenuti nel mese di luglio ascese a L. 18,510,5-17 con un aumento di 9 0 8 ,1 6 7 sul mese corrispondente del 1 8 8 5 .

1 suddetti prodotti si dividono fra le varie reti nella seguente misura :

Luglio 1886 Luglio 1885 Bete M editerranea.. L. 9,687,945. 8,711,274 » A d ria tic a ... » 7,283,535 7,459,341 » S ic u la ... » 640,479 647,366 Ferrovie V en ete... » 93,600 90,565 ¡> Sarde... » 128,795 133,218 » D iverse.. » 676,193 560,313 T o ta le... L. 18,510,547 17,602,080

Il maggior prodotto del luglio 1 8 8 6 resultante nella cifra di L . 9 0 8 ,4 6 7 si repartisce come segue :

liete Mediterranea A driatica . .. » S icu la... Ferrovie V enete.. » S ard e... » D iverse. L. + 976,671 » — 175,806 » — 6,887 » 4" 3,035 » — 4,423 » + 115,877 T o ta le ... L. 908,467

Ecco adesso il prodotto chilometrico di ciascuna

linea : L u glio 1886 Lu glio 1885 Bete M editerranea.. L. 2,206 2,074 > A d riatica... » 1,603 1,717 » S icu la... » 989 1,064 Ferrovie V enete.. . . » 668 646 » S arde... » 313 324 » Diverse . . . » 776 795 Media chilometrica L. 1,682 1,691

La media chilometrica nel luglio del 1 8 8 6 è di­ minuita di L . 9, ma dobbiamo osservare in propo­ sito che nel luglio 1 8 8 6 la lunghezza assoluta delle linee era di chilometri 1 1 ,0 2 9 contro 1 0 ,4 2 2 nel luglio 1 8 8 5 , e la lunghezza media di esercizio che era di chilometri 1 0 ,4 0 6 nel luglio del 1885 saliva a chilometri 1 1 ,0 0 1 nel luglio 1 8 8 6 .

Il prodotto complessivo di L. 1 8 ,5 1 0 ,5 4 7 divide- vasi fra i vari redditi nelle seguenti proporzioni :

Luglio 1886 Luglio 1885

V iaggiatori...L. 7,661,420 B a g a g l i ... » 322,831 Merci a grande velocità » 1,752,115 Merci a piccola velocità » 8,584,014 P rodotti fuori traffico » 190,167

7,490,730 335,898 1,502. 838 8,194,483 78,131 Totale. . . . L . 18,510,547 17,602,080

Nel luglio 1 8 8 6 dettero adunque maggior prodotto i viaggiatori, le merci a grande e a piccola velocità, e i prodotti fuori traffico. Solo i bagagli furono in diminuzione.

il commercio del cotone nel Í8E6

Durante lo scorso anno nel commercio del cotone non vi fu alcun che di eccezionale da essere notato, e per quanto nel complesso la situazione Cotoniera presenti qualche miglioramento, i profitti furono tut­

tavia alquanto limitati, nè tali da corrispondere agli esercizi di molti anni indietro. La storia del 1 8 8 6 può riassumersi così :

Per ciò che riguarda la materia greggia, l’anno si aprì con viva domanda, e i prezzi durante il mese di gennaio ebbero tendenza a crescere. Nel febbraio gli affari diminuirono, e la diminuzione ebbe natu­ ralmente per effetto di produrre qualche debolezza nei prezzi, i quali peraltro ripresero verso la fine di marzo e nell'aprile. Nel maggio i prezzi aumen­ tarono fortemente e fra il gennaio e la fine di giu-gno presentarono le seguenti variazioni :

Good fair Good fair Mid egiziano Su rat Bowedes

Gengaio. . . den. 5 3/4 ^ % 5 Giugno . . . » 7 1[t 3 7» 3 7 .

Nella seconda metà dell’ anno si ebbe una do-manda più bassa, e i cotoni americani ed egiziani subirono qualche ribasso, mentre i Surat aumenta­ rono un poco. Nel settembre i prezzi ripresero tanto che il cotone egiziano che era caduto da den. 7 1 /8 a 6 5 /4 risaliva a den. 7 1 /2 . Anche le qualità ame­ ricane aumentarono, e i Suret quantunque non au­ mentassero sensibilmente, si mantennero abbastanza fermi. Nell’ottobre i prezzi ribassarono di nuovo, e la reazione si dovè più che altro alla carezza del denaro, inquanto che le vendite non avevano ces­ sato di essere attive. E la tendenza al ribasso pro­ seguì anche nella prima metà di decem bre, ma nella seconda, si riprese in parte i prezzi perduti, tanto che fra il gennaio e il dicembre vi furono le seguenti variazioni :

Good fa ir Good fa ir Mid egiziano S u ra t Bowedes

Gennaio. . . den. 5 s/i 4 8/ l6 5 Decembre. . » 6 3/i6 3 15/ (6 5 1/ i

I cotoni egiziani furono quelli che oscillarono più sensibilmente degli altri, avendo variato fra den. 7 1 /2 come limite più alto e 5 3 /4 come limite più basso con una differenza così di circa il 3 0 per cento. E ciò danneggiò considerevolmente l’industria filandiera di Boston, ove si filano di preferenza i cotoni egi­ ziani: ma ad eccezione di questo, i movimenti dei prezzi durante il 1 8 8 6 non furono molto importanti.

Passeremo adesso ai filati.

(9)

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L ’ E C O N O M I S T A

253

affari precipitarono di male in peggio. La produ­

zione dei filati continuò in abbondanza eccedendo la domanda, e benché fossero fatte proposte per ri­ durre la produzione, o per diminuire i salari, non si fece nè 1’ una nè I’ altra cosa. I prezzi però au­ mentarono durante il secondo trimestre dell’anno, ma I’ aumento essendo stato così lieve si pensò a limitare la produzione.

Nella seconda metà dell’anno i mesi di luglio e agosto non presentano alcun miglioramento, ma ne­ gli ultimi mesi si ebbe un cambiamento in meglio dovuto al fatto che la continuata attività del com­ mercio dei tessuti pose alla fine il consumo dei telai in equilibrio colla produzione del filato. Da questa epoca gli affari hanno molto migliorato grado a grado e i filatori ora si trovano in molto migliori condizioni, benché il margine dei profitti sia ancora piccolo, specialmente sui ritorti. L ’ aumento del prezzo dei filati ha diminuito i profitti che si otte­ nevano sulle merci in pezza, poiché sulle stoffe non si possono avere alti guadagni se non quando il fi­ lato si vende 3 /4 d. per lib. Però, ciò nonostante i fabbricanti lavorano con attività, e probabilmente vi sono in esercizio più telai ora che negli anni scorsi. E cco adesso i prezzi del filo e della tela al prin­ cipio e alla fine dell’ anno :

1886 Io Gennaio 31 Dicembre F ila ti — — _ S . D . S . D.

N. 4 0 Mule torto buono 2 a qualità 0 8 3 /8 0 8 1 /8 » 3 8 W ater torlo id. 0 8 1 /8 0 8 1 /4

T ela

26- in, 66 reed,Printer 29 iarde, 4 lib.2 onei 4 0 4 1 1/2 27- in, 72 reed, » 5 lib. 2 once 4 1 0 2/2 5 0 37 1/2 iarde 8 libbre 4 once 6 7 1/2 6 9 40-in, 66 reeddetto, 8 lib. 12 once 7 4 7 6 40-in 72 reed detto, 9 lib. 5 once 8 7 1/2 8 10 1/2

36 iarde, 9 lib. 6 0 5 6

Da quanto abbiamo detto si può concludere che il commercio dei tessuti di cotone procede abba­ stanza bene durante l’anno scorso, e quello dei filati che aveva perduto nella prima parte dell’anno, otte­ neva qualche miglioramento verso la fine.

LI SITUAZIÖIE

E l i c i

CELLI

E DELLA M ELI!

Poiché l’attenzione del pubblico è sempre rivolta verso la B u lgaria, dove la lotta tra la Russia e la Reggenza continua più o meno palesemente, non sarà inopportuno di gettare uno sguardo sulla situa­ zione economica della Bulgaria e della Rumelia. E un giornale di Costantinopoli, la Turquie ci reca in pro­ posito interessanti notizie che qui appresso riassu­ miamo.

Il principato di Bulgaria e la Rumelia orientale formano, sui due versanti dei Balcani un paese po­ polato da circa 3 milioni di abitanti. Sotto la domi nazione dei tu rc h i, la maggior parte della popola­ zione si era data all’agricoltura, cioè alla coltivazione della terra con ¡strumenti agricoli addirittura primi­ tivi. L ’industria era trascurata in conseguenza delle esigenze del fisco ottomano. Pur tuttavia i bulgari

hanno inclinazione per i lavori industriali, e non v’ha dubbio che ben presto si vedranno sorgere in quei paesi fabbriche è opifici. Già si lavora una specie di panno denominato chatak, il quale è ec­ cellente, e si lavorano pure passamani affa turca. 1 tappeti bulgari non sono belli ; ma sono però, a quanto p are, di lunghissima durata, per cui sono assai ricercati in Austria-Ungheria. Quel che si pro­ duce di meglio in Bulgaria sono gli utensili per uso domestico in rame battuto. V’ ha una conceria di pelli a Rustchuk e una fabbrica di saponi a Sofia.

Le principali industrie che sono ancora da crearsi in Bulgaria sono : i mulini a vapore, le fabbriche di candele steariche, le fabbriche di saponi, le fabbriche di mattoni e di tegole, i forni per calce, le concerie m eccaniche, gli opifici per la chincaglieria, le di­ stillerie a vapore, le fabbriche di mobili. La indu­ stria vinicola potrebbe essere assai lucrosa, il paese essendo ricco di vigneti, ma i Bulgari non sanno fare il vino.

Una sola linea ferroviaria, quella Rustchuk-Varna (2 2 5 chilometri) è da molto tempo in esercizio in Bulgaria. Essa apparteneva ad una Società inglese, ma in seguito è stata riscattata conformente al trat­ tato di Berlino, e dopo una legge votata dall’Assem­ blea bulgara.

La linea Yakarel (frontiera rumeliota) a Tzaribrod (frontiera serba) di una lunghezza di 113 chilometri, è in questo momento in via di costruzione. Tale linea ferroviaria allaccerà la rete ottomana a quella serba, cioè alla rete generale, europea. Essa sarà probabilmente terminata nel 1 8 8 7 . La costruzione ne è fatta da una Società bulgara. L ’ Assemblea na­ zionale, nella sessione di luglio, ha votato un credito per studiare la costruzione delle linee di Sofia-Ku- stendie (frontiera di Macedonia) ; di Sofia .al Danu­ bio con allacciamento sopra Yarna-Rustchuk, di Yam - boli a Burgas (Mar Nero). L’ esecuzione di tali linee ferroviarie completerà la rete bulgara propriamente detta.

Le transazioni commerciali col principato di Bul­ garia hanno luogo per via dei porti del Mar Nero, cioè a Varna e Baltchick, e per gli scali del Da­ nubio, di cui i principali sono : Rustchuk, Silistria, Tutrukan, Sistova, Nicopoli, Rahova, Lom -Palanka e Widdino.

Nel 1 8 8 5 ,sono stati importati in Bulgaria 7 7 ,4 2 7 ,6 9 8 kg. di merci per una somma di 4 1 ,5 6 3 ,5 0 5 franchi; e sono stati esportati 2 3 9 ,9 0 4 ,1 2 6 kg. di prodotti, per la maggior parte grezzi, i quali rappresentano una somma di 3 4 ,2 2 1 ,9 8 4 fr.

L ’Austria-Ungheria figura in prima linea e, se­ condo tutte le probabilità, terrà sempre il primo po­ sto tra i paesi importatori in Bulgaria ; la sua vicinanza, il buon mercato della sua produzione, il costo bas­ sissimo dei trasporti fluviali sono altrettante cause, le quali contribuiranno a mantenere la sua prepon­ deranza.

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i giuocattoli per bambini, gli strumenti agricoli e le macchine.

La Rumelia orientale gode di un clima più dolce di^ quello della Bulgaria. Il suo territorio è quindi più fertile e più ricco ; la sola industria dell'essenza di rose ha prodotto, nel 1 8 8 5 , 1 3 7 5 chilogrammi, ' i 5 n ra PPresentail° un valore di 1 ,2 0 0 ,0 0 0 fran­ chi. Il commercio delle pelli di capretti e di capre è sempre stato importante; però è in diminuzione in seguito alle restrizioni che il governo impone all allevamento della capra in alcune regioni del paese e specialmente in quelle ove si trovano fo­ reste appartenenti allo Stato.

L allevamento delle pecore è al contrario, molto fiondo. In quanto alla seta, la Rumelia ha ottenuto nel 1885 circa 1 0 0 ,0 0 0 kg. di bozzoli, dei quali un terzo è stato esportato in Francia, ed il rimanente a Brussa, ove sono impiantate numerose filande, i cui prodotti vengono spediti in Francia. La Rumelia produceva per lo passato una maggiore quantità di bozzoli ; ma, a causa delle malattie che hanno per molti anni rovinata la produzione, l’ industria seri­ cola è stata molto trascurata. Il tabacco si coltiva principalmente nei distretti di Kerdjali. Nel 1 8 8 5 la raccolta è stata di 2 5 8 ,0 0 0 kg. I tre quarti della produzione sono consumati nella provincia e in Bul­ garia ; il di più viene spedito a Malta e in Egitto. La Rumelia è un paese molto ricco di legnami. P er molto tempo la coltivazione delle foreste è stata fatta con criteri sì poco regolari, che la loro di­ struzione completa era divenuta una questione di tem p o; fortunatamente il governo ha preso di re ­ cente misure severissime in proposito; si può quindi dire assicurato un prospero avvenire a tale impor­ tante ramo dell' industria rumeliota.

La produzione del vino raggiunge una media an­ nua di circa 1 5 0 ,0 0 0 ettolitri.

Nelle statistiche del commercio estero della R u­ melia orientale, l’Inghilterra occupa il primo posto; ma per taluni articoli la Germania e l’ Austria hanno incominciato a farle una vittoriosa concorrenza. L ’ul­ tima statistica, pubblicata a FiIippopoli dalla dire­ zione delle finanze della Rumelia orientale, riguarda 1 anno 1 8 8 5 . Essa portava l’ ammontare generale delle importazioni ad una cifra di 4 0 0 ,0 0 0 'lire tur­ che (9 ,2 0 0 ,0 0 0 franchi). Da quell’ epoca il movi­ mento degli affari è diminuito in modo sensibile in seguito alla emigrazione dei musulmani, i quali e^ano i maggiori consumatori dei prodotti esteri, ed anche a causa della crisi che sta attraversando quel paese.

Si può valutare a 7 milioni di franchi soltanto la cifra delle merci di provenienza estera introdotte in Rumelia durante il 1 8 8 5 . Se fosse bene ammini­ strata, la Rumelia orientale potrebbe, al pari della B u lg aria, triplicare ed anche quadruplicare, in un periodo di anni relativamente breve, la cifra del suo commercio d’ importazione.

Sarebbe da desiderare che i negozianti e gl’ in­ dustriali italiani si mettessero in grado di sostenere sui mercati bulgari la concorrenza degli importatori inglesi, tedeschi ed austriaci, i quali inviano pro­ dotti di qualità inferiore, ma a prezzi bassissimi,

LE CASSE DI RISPARMIO IN FRANCIA NEL 1 886

Il Ministero del commercio in Francia ha recen- . temente pubblicato diverse tavole statistiche conte­

nenti il movmento delle Gasse di risparmio nel 188 6 . Da queste tavole appariscono questi resultati :

1 libretti emessi per nuovi depositi furono' nel 1 8 8 6... 4 7 4 ,3 3 9

1 8 8 5... 4 8 6 ,6 8 2

In meno nel 1 8 8 6 1 2 ,3 4 3 cioè a dire il 2 ,3 3 per cento.

Al 31 decembre i libretti esistenti erano : 1886 . . . . 5 ,0 9 0 ,1 3 2 1885 . . . . 4 ,9 2 6 ,5 9 1

In aumento al 31 die. 1 8 8 6 163 ,7 4 1 ossia il- 3 ,32 per cento.

I depositi effettuati sono rappresentati dalle se­ guenti cifre :

1886 fr. 6 8 3 ,2 1 1 ,8 5 9 .9 5 1885 » 6 8 6 ,3 1 4 ,5 2 7 .0 9

Diminuzione nel 1 8 8 6 di fr. 3 ,1 0 2 ,6 6 7 .1 4 vale a dire di 0 ,4 5 per cento.

II saldo dovuto ai depositanti al 31 die. era nel 1886 di fr. 2 ,5 0 7 ,0 2 5 ,1 5 1 .5 6 1885 » 2 ,2 1 2 ,9 8 5 ,8 9 1 .8 8

Aumento al 51 die. 1 8 8 6 di fr. 9 4 ,0 4 1 ,2 3 9 .6 8 cioè

del 4 ,2 5 per cento.

Dal complesso di queste cifre resulta pertanto che i libretti emessi nel 1 8 8 6 furono inferiori di 1 2 ,3 4 3 a quelli del 1 8 8 5 .

Il numero dei libretti esistenti al 31 dicembre si è tuttavia accresciuto di 1 6 3 ,7 4 1 , avendo così il nu­ mero dei conti aperti oltrepassato considerevolmente il numero dei libretti pagati. Al 51 decembre 1 8 8 6 i libretti in attività erano più di 5 milioni, un set­ timo circa della popolazione della Francia.

Le casse di risparmio incassarono nel 1 8 8 6 fran­ chi 5 ,1 0 2 ,6 6 7 .1 4 meno che l’anno precedente. Il saldo peraltro dovuto ai depositanti si è accresciuto al 31 decembre 1 8 8 6 di fr. 9 4 ,0 4 1 ,2 3 9 .1 8 , ma questo au­ mento è inferiore della metà a quello resultato alla fine di decembre 1 8 8 5 , e rappresenta presso a poco la cifra degli interessi capitalizzati a favore dei de­ positanti.

Statistica dei telegrafi nel Io semestre dell’ esercizio 1886-87

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