L ECONOMISTA
G A Z Z E T T A SE T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI
Anno XIV - Yol. XVIII
Domenica l i Dicembre 1887
N. 710
LA RIFORMA DELLE CASSE DI RISPARMIO
Il 19 novembre p. p. il Ministro di Agricoltura Ita presentato alla Camera dei Deputati i f disegno di legge per 1’ ordinamento delle Casse di Risparmio, da qualche tempo preanunciato.Appunto perchè preannunciato,fquesto disegno di legge deve trovare la pubblica opinione non impre parata a giudicarlo. A predisporla hanno contribuito parecchie pubblicazioni, ed un apposito congresso tenuto dagli amministratori delle Casse di risparmio in Firenze nel novembre 1886. Pareva consentito ge neralmente, che se si può ravvisare opportuna l’ ema nazione di una legge, per togliere incertezze e dub bi, che sono nati rispetto ai lim iti dell’azione e della vigilanza del Governo su di esse, la nuova legge però dovesse essere essenzialmente rivolta a consacrare 1’ autonomia delle Casse, rispettando i loro organi-, smi e metodi d’ amministrazione, che hanno a loro favore una esperienza quasi secolare, ed il suffra gio amplissimo della pubblica fiducia, di cui le Casse di risparmio meritamente godono, e che non fu scossa nè punto, nè poco dalla dolorosa crisi di Ca gliari, fatto eccezionalissimo, sul quale la giustizia non ha ancora fatta piena luce, e che bene esami nando si troverà essere imputabile a cause tutte speciali, che forse si sarebbero potuto e dovute pre vedere e riparare a tempo.
La prima impressione, che si riceve dalla lettura del disegno di legge presentato, è che esso non r i sponda perfettamente all’ aspettativa della pubblica opinione ; che non rispetti abbastanza I’ autonomia delle Casse; che possa turbarne l’ azione. A d ir vero, pare anche che questo non sia l ’ intento dei com pilatori. La relazione, che precede il disegno, è in formata a principii liberali ; ma poi il disegno non sembra rispondere a quei principii.
Noi ci proponiamo di esaminare pacatamente ed ampiamente la legge. Per ora ci restringiamo a chia mare l ’attenzione della pubblica opinione, della stam pa, e sopratutto degli amministratori delle Casse di risparmio sui seguenti punti.
I l disegno di'legge riserva al Ministero d’ A g ri coltura l’ approvazione degli statuti delle Casse di risparmio e delle modificazioni da apportarsi ai me desimi. Ora sarà la competenza del Ministero r i stretta ad accertare che gli statuti non contengono disposizioni contrarie alla legge organica sulle Casse ed alle leggi generali dello Stato? Ovvero avrà il Ministero facoltà di rimpastare gli statuti e di in trodurvi quelle disposizioni che ad esso piacerà,
I
senza alcuna possibilità di reclamo per parte dei fondatori? Il disegno, come è formulato, sembra am mettere il secondo concetto. Ora è.ciò conveniente? 0 può riuscire pericoloso ? Se al Ministero si vuol lasciare un qualche potere discretivo al riguardo, non sarà necessario di stabilire delle garanzie, per chè in caso di arbitrii, sempre possibili, sia dato reclamare contro di esso?
Il disegno di legge determina i modi di impiego dei capitali raccolti dalle Gasse. L ’ enumerazione sembra tassativa, cioè tale da escludere assoluta- mente qualunque altro impiego. Gli impieghi con sentiti sono i seguenti :
1. ° Cambiali a due firme.
2. ° Prestiti agrari a sensi della legge 23 gen naio 1887, n. 4276 sul credito agrario.
3. ° T itoli di debito pubblico dello Stato. 4. ° T ito li di altra specie garantiti dello Stato. 5. ° Cartelle fondiarie.
6. ° Cartelle agrarie.
7. ° Mutui con prima ipoteca sopra beni stabili per somma che non ecceda la metà del valore dei beni medesimi, e purché l’ impiego in tali mutui non superi un sesto dell’ ammontare complessivo de gli impieghi.
8. ° Anticipazioni sopra pegni di titoli, di cui ai numeri 3, 4 e S, cioè titoli di debito pubblico dello Stato, o da questo garantiti e cartelle fondiarie.
A spiegare il partito, che le Casse di risparmio potranno trarne dalla legge sul credito agrario, d i remo, che in forza di essa alle operazioni superior mente accennate potranno aggiungere queste altre : a) Sovvenzioni in conto corrente a favore di agricoltori, garantite da ipoteca o da privilegio spe ciale sopra i fru tti dei fondi e sopra tutto ciò che serve a coltivarli.
b) Prestiti a Consorzi, legalmente costituiti, per prosciugamento ed irrigazioni od altri lavori aventi per iscopo miglioramenti agrari.
Fino ad ora, e senza inconvenienti, le Casse di risparmio hanno avuto una assai maggiore libertà d’ investimenti.
806 L ’ E C O N O M I S T A
11 dicem bre 1887
interdetti dalla nuova legge, mentre si dice tanto che esse devono aiutare gli agricoltori?
Moderatamente le Casse di risparmio ora investono fondi in titoli industriali e commerciali. Conveniamo che questo è un impiego, che deve essere tenuto in ristretti lim iti e fatto con molta prudenza. Ma si ha da escluderlo in modo assoluto? Le Casse di risparmio non potranno possedere neppure un’ azione della Banca Nazionale, perchè sarebbe un titolo com merciale ? Se in tanto bisogno che ha l’ Italia d’in dustrie, sorge un’ impresa industriale per azioni, sarà vietato alla Cassa di risparmio del luogo ove l’ im presa sorge, di sottoscrivere anche una sola azione a titolo d’ incoraggiamento? E così una Cassa di risparmio non potrà più sottoscrivere neppure una azione per la fondazione di una Banca cooperativa, .mentre tanto si raccomanda a quelle di aiutar que- •ste .dalie stesso Ministero di agricoltura, che all’ uopo ;ha, scritto (24 febbraio 1883) alle Casse apposita
cirefelare ? Queste non. sembrano contradizioni? V i sono al presente delle Casse di risparmio che, .seguendo un consiglio dato dal senatore Boccardo, accordano sovvenzioni in conto correute a Monti di Pietà. Anche questa operazione avrà ad essere con dannata ?
Le Casse di risparmio finora sono state larghe sovventrici dei Comuni, delle Provincie ed altri corpi morali. Veramente talune, specialmente quelle collegate ai Comuni, e rette da amministratori eletti dai consigli comunali, si sono trovate alle volte co strette ad acconsentire ai Comuni crediti che avreb bero volentieri negati. Esse stesse domandavano su tale proposito un freno, una remora, contro le inces santi pretese dei Comuni. Ma acqua si chiedeva e non tempesta ! Il disegno di legge dà tempesta, cioè il divieto assoluto. Non sembra che sia troppo ? Non sembra, che la legge eccessiva, resterà perciò inef ficace? Trovandola ingiusta, la si deluderà senza scrupolo.
I modi ovvii e leali di contrarre i prestiti muni cipali sono due, con emissione di obbligazioni, o con scrittura registrata; in entrambi i casi'è di regolala lunga scadenza e l’ ammortamento graduale. "Tolta alle Casse di risparmio la facoltà di'acquistare titoli di prestiti comunali, e di sovvenire i Comuni di rettamente in base a regolari contratti registrati, non vi è da temere che si trovino obbligate a dare alle sovvenzioni in favore di municipi forme anormali, per esempio quella di mutui ipotecari, prendendo l ’ ipoteca sul palazzo municipale, sui fabbricati delle scuole che invece di essere attività sono passività ; op pure la forma cambiaria, che sarebbe anche peggio? Ciò che è più grave nel disegno di leggo," sta poi nelle disposizioni transitorie. Entro due, o cin que anni dalla entrata in vigore della nuova legge, i prestiti su pegni di derrate o merci, i titoli indu striali e commerciali, i conti correnti con monti di pietà e con chiunque non sia agricoltore, i titoli di prestiti municipali, i prestiti diretti concessi a Comuni od altri corpi morali, dovranno essere indistinta mente liquidati, venduti, estinti. Come si ha da in terpretare questa disposizione del disegno di legge? I prestiti, che sono stati concessi a venti o trenta anni, come si liquideranno? Non si potranno cer tamente obbligare i debitori a pagare prima delle scadenze pattuite. Si intenderanno obbligate le Casse di risparmio a vendere i loro crediti all’ incanto al men cattivo offerente?
Quanta materia di studio e di esame presentano tntti questi interrogativi che ci siamo fa tti; e come sorge il dubbio che il progetto presentato non sia stato sufficientemente studiato., :
LA QUESTIONE FERROVIARIA
La questione ferroviaria, sotto il suo duplice aspetto tecnico e finanziario, è ora di così alta importanza per il nostro paese, che chiunque ne volesse pub blicamente discorrere per portarvi il suo tributo di luce, non dovrebbe avere altra mira che la salus publica dei nostri saggi propadri. Ammessa natu ralmente la perfetta competenza in materia, vogliamo dire, cioè, che la questione stessa non guadagne rebbe un palmo di terreno verso la sua razionale soluzione, se si recassero nel campo della discussione altre armi, fuorché quelle delle proprie cognizioni d’ordine tecnico ed economico.Ed è per tali ragioni che noi ci rallegrammo nel leggero sul Monitore delle Strade Ferrate del 19 no vembre un articolo su questo importantissimo argo mento, il quale, e per la competenza di questo gior nale in materia ferroviaria e per il nome di chi lo scrisse, offre un duplice interesse.
L ’ autore di tale articolo è l’ Ing. Guido Paravicini, che spesso si occupò di sim ili questioni con dottrina’ ed imparzialità di giudizio, le quali neppure in que sta circostanza gli vennero meno. Non potendo per ragioni di spazio dare un sunto di quel lungo articolo, diremo brevemente che egli arriva alle due seguenti conclusioni :
1. ° Che per assicurare la pronta esecuzione delle linee ferroviarie già votate dal parlamento e che imperiose ragioni politiche ed economiche non ci permettono di più oltre ritardare, è assolutamente ne cessario concederne la costruzione a società private ;
2. ® Che il suddetto provvedimento porta con sè la conseguenza di dover cedere alla industria p ri vata anche la proprietà dell’ attuale nostra rete fer roviaria, essendo impossibile la coesistenza di due sistemi, cioè del puro esercizio per alcune linee e della concessione completa per le altre.
Sul primo punto concordiamo pienamente col- fi Ing. Paravicini, il quale suffragò la sua opinione con validissimi argomenti. E di tale opinione ere-- diamo sia la maggior parte degli uomini compe tenti d’ Italia, essendo questo il sistema più gene ralmente adottato all’ estero e che diede i migliori risultati, beninteso quando le condizioni finanziarie del paese ne permettono fi applicazione.
Infatti vediamo come l’ on. Bonghi nel discorso pronunziato a Conegliano abbia riconosciuto, egli per il primo, essere questa fi unica soluzione del problema ferroviario; come alcuni periodici, assai riputati in materie tecniche, arrivarono alle stesse conclusioni, e così pure alcuni giornali politici. Anzi notizie officioso pubblicate in questi ultimi giorni sembrano far credere come simile provvedi mento sia per essere adottato dal Governo ; e la cosa ci sembra tanto più probabile, inquantochè gli uomini attualmente al potere furono sempre fa vorevoli all’ esercizio privato delle ferrovie e patro cinarono altre volte il sistema delle concessioni.
11 dicem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 807
prefato Ingegnere per le ragioni che andreipo espo nendo colla maggior brevità che ci sarà possibile.
In primo luogo diremo che il problema delle co struzioni ferroviarie è troppo urgente perchè si possa ora discutere della vendita della rete di proprietà dello Stato, a così breve distanza dalle recenti di scussioni sull’argomento, e, se altre ragioni non ci fos sero, questa sola basterebbe ad indurci a conservare ancora le Convenzioni, le quali, se anche non per fette, sono pur sempre suscettibili di miglioramento. Noi però siamo fermamente convinti che la causa del cattivo andamento del servizio ferroviario non debba ricercarsi nelle Convenzioni, ma bensì nella applicazione che ne venne fatta e nelle condizioni peculiari delle linee nostre.
Che queste siano affatto insufficienti a dar esito al traffico continuamente crescente è un fatto irrefra gabile e che dipende sia dalle ristrettezze finanziarie nelle quali versava il nostro bilancio in questi u l timi anni, sia dalla circostanza che il Governo, avendo allo studio le Convenzioni e sapendo di dover ab bandonare 1’ esercizio delle ferrovie, poco si curava di aumentare la dotazione del materiale mobile e di eseguire i lavori necessari.
Questo fatto era così palese che non poteva sfug gire al legislatore e difatti colla legge del 23 apri le 1883 venivano stanziati ben l u ì milioni per met tere le linee in ¡stato di corrispondere al traffico verificatosi in quell'anno. Quella somma però fu ri partita su quattro esercizi finanziari stante la mate riale impossibilità di poter redigere i progetti ed eseguire i lavori in un tempo minore.
Or bene, due anni sono oramai trascorsi e non la metà di quella somma, ma neppure il quarto venne speso finora ; dal che ne consegue che quegli ampliamenti di stazioni, quei raddoppi di binari, quelle aggiunte di meccanismi, quegli impianti di segnali, che avrebbero permesso alle nostre linee di smaltire un traffico maggiore, non vennero eseguiti.
Lo stesso dicasi degli acquisti di materiale 'rota bile, che furono fatti in modo inadeguato al bisogno. Dopo ciò chi potrebbe maravigliarsi se i treni' r i tardano, se si rifiutano vagoni al commercio, se si sospendono le spedizioni per le stazioni più impor tanti ? E dovrassi incolpare le Convenzioni di que sto stalo di cose?
A noi pare invece che le medesime abbiano po sto il Governo in grado di dare alle linee un as setto regolare, mettendo a sua disposizione i 131 milioni stanziati con la legge del 27 aprile 1883, somma che altrimenti non si sarebbe avuta, perchè venne ricavata dal capitale versato dalla Società eser cente per 1’ acquisto del materiale rotabile e d'eser cizio.
Ma v’ ha di più. Siccome quella somma era calcolata in base al traffico iniziale del 1883, e coll’ ulteriore aumento di prodotti sarebbero stati necessari nuovi provvedimenti, così le Convenzioni provvidero anche all’avvenire coll’istituzione della Cassa per gli aumenti patrimoniali, alla quale assicurarono redditi sufficienti perchè potesse fornire per ogni milione di aumento dei prodotti una somma di tre milioni, di cui una metà per l ’ aumento del materiale rotabile e l’altra metà pel miglioramento delle linee ; cifre queste che I’ esperienza aveva dimostrate sufficienti.
Coloro che fecero le Convenzioni possono adunque con tutta ragione respingere da sè la responsibìlità dell’ attuale stalo di cose e riversarne la colpa a chi
spetta davvero. Forse questa ricade su coloro che, incaricati di applicare le Convenzioni, emanarono dei regolamenti che sono la vera causa del cattivo an damento del servizio. E da questo unicamente d i pende quanto I’ lng. Paravicini ha messo in rdievo e cioè la lentezza colla quale vengono eseguiti i lavori, effettuati gli acquisti del materiale rotabile ed adottati i provvedimenti necessari. È inutile poi soggiungere che arrivando questi con tanto ritardo, diventano in u tili o per lo meno insufficienti; non dovendosi per di più perder di vista, che i 131 mi lioni già citati erano calcolati sul traffico esistente nel 1883 e che il notevole aumento avutosi in se guito e che richiederebbe l’ attuazione di altri nuovi provvedimenti rende un po’ più sensibili quegli in-; convenienti.
fi Governo però sembra voglia ravvedersi e r i fare i regolamenti per renderli più consoni allo spi rito delle Conversioni ferroviarie ed allora vedremo se continueranno aucòr$ i lamentati inconvenienti ed in caso affermativo potremo incolparne ed a ragione le Convenzioni e pensare al rimedio. Non prima però che 1’ esperienza abbia avuto luogo.
Dimostrato così essere per lo meno prematuro, il voler mutare radicalmente le condizioni delle linee attualmente in esercizio pel solo fatto che il servizio non procede colla desiderala regolarità ; esaminiamo se tale provvedimento si renderà ne cessario' per un altro motivo e cioè per uniformare le linee stesse al sistema delle concessioni che si vorrebbe adottare per le linee costruendo.
L ’ lng. Paravicini opina di sì, trovando incom patibile la coesistenza dei due sistemi, cioè del sem plice esercizio per le ferrovie esistenti e della conces sione per quelle da costruirsi. Noi invece crediamo che i due sistemi siano fra loro conciliabili ; senza danno per la regolarità del servizio e senza diffi coltà amministrative.
E tale è il caso della Società delle Strade F e r rate Meridionali, la quale è proprietaria di alcune linee, mentre di altre è soltanto esercente; e la cosa come ognuno può sincerarsi, ebbe ad essere siste mata senza alcuna difficoltà dalle Convenzioni fe r roviarie.
Altrettanto dunque si potrebbe fare nel caso at tuale ; ed a togliere ogni benché minima difficoltà basterebbe introdurre nelle concessioni dei patti spe ciali che le mettessero in condizioni analoghe al si stema vigente.
8 OS L ’ E C O N O M I S T A 11 dicem bre 1887
dal momento che dovevano rinunciare all’ esercizio di quelle linee.
Ora ciò che fu possibile nel 1885, ci pare fa tti bilissimo anche nel 1887. Anzi troviamo che la cosa si presenta ^adesso con maggior semplicità perchè ogni Società può rimanere esercente delle linee di cui è concessionaria, ciò che invece non potè farsi nel 1883.
Ci pare così di aver dimostrato che la concessione delle nuove linee non obbliga per nulla a modificare e tanto meno ad abolire le Convenzioni ferroviarie. Ma diremo di più, cioè : che anche volendolo sa rebbe assai difficile il poter trovare una Società di sposta ad acquistare le ferrovie esistenti ed obbli garsi a costruire le nuove. Occorrerebbero infatti a questo scopo ingentissimi capitali, e chi conosce le condizioni economiche del nostro paese sarà persuaso essere affatto impossibile sopperirvi col solo nostro credito, viste tanto più le difficoltà incontrale pochi mesi or sono per la vendita delle obbligazioni fer roviarie. Ma se anche ciò fosse possibile, non sa rebbe certo prudente Consiglio immobilzzare tutti i nostri capitali disponibili nella impresa ferroviaria, distogliendoli così dalla industria e dal commercio, dove potrebbero trovare applicazione più utile e più proficua pel paese.
In entrambi i casi dunque si dovrebbe ricorrere a stranieri e ricadere così in quella condizione di cose dalla quale volemmo use re nel 1876 rad avere cioè tutte le nostre ferrovie, campo così importante dell’ attività nazionale e mezzo indispensabile per le operazioni m ilitari, in mano a stranieri.
Riassumendo, diremo che se plaudiamo all’Ing. Pa ravicini per aver sostenuto colla sua nota competenza la necessità di ricorrere al sistema delle concessioni per conseguire più sollecitamente e più economica mente le nuove linee, non possiamo però convenire con lui che simile provvedimento trascini seco anche la necessità di abolire le Convenzioni per la rete attuale, e speriamo che egli stesso abbia in seguito ad associarsi al nostro parere.
L’ ABOLIZIONE DEI TRIBUNALI DI COMMERCIO
L ’ on. Zanardelli ha presentato alla Camera un progetto di legge por I’ abolizione dei tribunali di commercio, deferendo gli affari di loro competenza ai tribunali c iv ili e correzionali. — Da parecchi anni si discuteva sulla convenienza di una riforma dei tribunali commerciali, ma però nessuno l’ aveva pro clamata urgentemente necessaria e sopralutto non era mai apparso che i tribunali di commercio produ cessero tali e tanti incovenienti da rendere indi spensàbile l’ adottare un provvedimento così radi cale qual’ è quello proposto dall’ on. Guardasigilli. Per quanto in Italia si sia propensi a ridurre l’ attività pubblica dei cittadini alla pura funzione elettorale politica e amministrativa, per quanto la gran maggioranza degli Italiani creda o finga di credere che sola garanzia della libertà sia il diritto di voto nella formazione dell’assemblea determinante l’azione del Governo e delle assemblee curanti gli affari lo cali , noi speriamo che nella Camera e nel paese non si lascierà passare come cosa di poco conto la proposta deli’ on. Zanardelli.
Senza volere entrare nella questione storica, che pur si potrebbe utilmente fare, possiamo affermare senza tema di errare che la giurisdizione negli affari commerciali affidata a tribunali composti o totalmente o in parte di commercianti ha tradizioni antichis sime nel nostro paese e si riconnette ai tempi nei quali l’ Italia aveva una potenza commerciale molto maggiore di quella che ora non abbia. — Le vicende politiche hanno potuto trasformare i tribunali di com mercio, ne hanno spenta anche in alcuni luoghi, come in Toscana, l’esistenza, ma non hanno potuto in alcun modo spegnere il ricordo di quelle g iu ri sdizioni antiche e impedire che siano rammentate con orgoglio e venerazione.
Appunto per tutelare e rinnovare quelle tradizioni noi siamo partigiani d’ una riforma dei tribunali di commercio, i quali ora sono costituiti in modo che ben poco alla tradizone si conformano, ma non sap piamo indurci ad approvare la. misura proposta dal- 1’ onor. Guardasigilli che abolisce del tutto ogni ve stigio delle libere giurisdizioni commerciali, ne vuol togliere fino il ricordo, sottomettendo tutte le liti e gli affari giudiziari! riguardanti il commercio alla competenza dei tribunali .ordinare.
Si dice che i tribunali di commercio come ora sono costituiti mal corrispondono al loro ufficio ; noi conveniamo che vi potrebbero corrispondere meglio, ma questa è una ragione sufficiente per correggerne il modo di composizione, non già per abolirli. Se si dovessero abolire tutte le istituzioni politiche, am ministrative e giudiziarie che non compiono bene, o meglio che compiono male il loro ufficio in Italia, quante delle attualmente esistenti si salverebbero dalla distruzione?
Si dice che i giudici commercianti sono ignari delle leggi e quindi non possono convenientemente applicare, secondo giustizia, il diritto ai singoli casi contenziosi. — Questo si potrebbe dire in un paese dove il commercio fosse, diremo così, nell’infanzia, ma nei paesi civili nei quali l’ attività commer ciale assorbe tante forti intelligenze, tante capacità, dove laureati, uomini istruiti, colti e ricchi sono in grandissimo numero interessali direttamente nelle industrie e nei commerci ci pare sia un po’ azzar dato negare che nella classe commerciale e in d u striale si possano trovare poche centinaia d’ uomini atti a sedere giudici nei tribunali commerciali. — È questione di scegliere bene e non altro. — Del resto anche come sono ora composti i tribunali di commercio non meritano la severa condanna di cui li colpisce l’ onor. Guardasigilli. Sono ben rari i casi di sentenze scandalose, di corruzione, di in capacità assoluta anche dove v ’ è un solo o non v’ è alcun magistrato togato a presiedere. La magistra tura togata, che si vorrebbe sostituire ai commer cianti, dal suo canto dà garanzie maggiori di bene esercitare il suo ufficio ? Non ci pare. — È univer sale il lamento in Italia che la magistratura, special- mente nei prim i gradi, diventa sempre più inetta e inferiore all’ ufficio altissimo che deve compiere.— Nelle corti d’ appello e di cassazione il male è mi nore perchè gli elemeuti m igliori vi vengono con centrati, ma nei tribunali di primo gradò i giudici capaci diminuiscono sempre di numero e non sono rimpiazzati perchè ben pochi dei giovani che escono dalle Università si dedicano alla carriera giudiziaria e questi pochi non sono sempre i m igliori.
11 dicem bre 1887
L’ E C O N O M I S T A
809Guardasigilli stesso, ci sembra cosa imprudente, per lo meno, confidare a una magistratura riconosciuta inferiore al suo ufficio attuale altre e maggiori e de licate attribuzioni. — Quale commerciante aumen terebbe il lavoro a un impiegato che egli conoscesse o non del tutto o a mala pena atto a sbrigare gli affari ordinariamente affidatigli? Ora I’ onor. Guar dasigilli, sia detto col massimo rispetto all’ eminente cittadino onorato e meritamente della fiducia della Corona, ci pare' che colla sua proposta faccia quello che nessuno dei commercianti da lui dichiarali in capaci di sedere come giudici nelle cause che inte ressano la loro classe, farebbe. — Secondo noi, l’onor. Zanardelli doveva, prima di presentare il pro getto d’ abolizione dei tribunali di commercio, fare approvare dalle Camere e sanzionare dal Re la r i forma della magistratura. — Allora nessuno avrebbe trovato una contraddizione logica e flagrante fra le parole del ministro e del deputato invocante una riforma generale per togliere i mali gravissimi che affliggono la magistratura, e la proposta dallo stesso fatta di aumentarne le attribuzioni. — Nessuno al lora avrebbe potuto opporgli, come certo si farà ora, che egli mette, come si suol dire, il carro avanti ai buoi.
Si dice anche che si aboliscono i tribunali di commercio per amore di eguaglianza. — In certe regioni non esistono, sopprimiamoli nelle altre, così tutte saranno pari. — Nei tempi moderni vige una strana perversione del concetto dell’eguaglianza che fa rassomigliare i popoli che ne sono invasi a tanti Tarquinii abbattenti chi s’ innalza un po’ sopra al livello comune. Una strana perversione che minac cia tutte le più care e sante libertà dell’ uomo e mira ad annullare le m igliori e maggiori conquiste della civiltà moderna ! Ma se essa alle volte assume un aspetto tragico e terribile, alle volte nelle sue applicazioni assume un aspetto di comicità irresisti bile, come quando la si invoca per sopprimere i tribunali di commercio nei luoghi dove esistono perchè non in tutta l’ Italia sono stabiliti. Si potrebbe accettare il concetto d’ eguaglianza assoluta se si trattasse di estenderne l’ istituzione, ma non v’ è al cuna ragione di accettarlo nel easo contrario. Come si possono privare i commercianti di una regione d’ un ufficio che è loro affidalo e al quale hanno sempre adempiuto perchè in altre regioni quest’uf ficio non è esercitato o non si è voluto esecilarlo? Si dirà anche che il rendere giustizia ai cittadini è una funzione dello Stato, funzione della quale questo non può in alcun modo abbandonare 1’ esercizio. — D’ accordo, senonchè gli Stati veramente e sana mente liberi si distinguono dagli Stati assoluti o solo in apparenza liberi principalmente per questo che i prim i tendono ad affidare le funzioni che loro appartengono quanto più possano ai cittadini, senza costringerli nei vincoli burocratici, i secondi invece tendono a trasformare i cittadini in impiegati e a farli agenti del Governo.
I giudici di pace in Inghilterra sono funzionari dello Stato, perchè hanno in mano attribuzioni di potestà amministrativa e giudiziaria, ma non sono impiegati. — Lo stesso si dica dei giudici commer cianti fra noi e non fa opera liberale quello che a un cittadino preposto a una funzione di Stato sosti tuisce un impiegato. — Perchè ciò si possa legitti mamente fare occorre una urgente, assoluta e im prescindibile necessità. — Esiste essa nel caso spe
ciale da noi esaminato? Non crediamo: gl’ interessi del commercio non sono meglio tutelati dove non esistono i tribunali commerciali, di quello che lo siano dove questi esistono. — La piaga del falli mento doloso in sostanza e innocente in apparenza rode il commercio in ambedue i casi e anzi si può dire che dove si sanno scegliere bene i giudici fra i commercianti, questi riescano molte volte a porvi rimedio. — Non vi sanno invece porre rimedio, altro che in casi rarissimi, i giudici togati ignari delle pratiche e delle astuzie commerciali, i quali anche che siano peritissimi nelle leggi cadono nove volte su dieci vittiine degli intrighi che intorno a loro annodano gli interessati.
Per concludere su questo argomento diremo che non ci pare nè buona razionalmente, riè utile nel caso speciale, nè liberale l’ abolizione dei tribunali di commercio proposta dall’ on. Guardasigilli e fac ciamo voti perchè essa venga dalle Camere legisla tive respinta.
Do m e n i c o Za n i c h e l l i.
SUL PRESTITO BEVILACQUA LA MASA
A suo tempo abbiamo fatto cenno delle proposto di un gruppo di banchieri, i quali si dichiaravano pronti a riprendere il servizio delle estrazioni del prestito Bevilacqua La Masa, le quante volte i por tatori delle obbligazioni di fronte al benefizio che la sistemazione del prestito avrebbe loro procuralo, si mostrassero disposti a condividere col gruppo stesso i sagrifizi nècessari a raggiungere lo scopo.
In sostanza il gruppo degli assuntori diceva ai portatori di obbligazioni : — le vostre obbligazioni oggi nulla valgono o pochissimo perchè la Conces sionaria non ha mezzi coi quali proseguire il ser vizio del prestito : — se le pratiche già iniziate e condotte quasi all’ ultimo termine per costringere la concessionaria per mezzo dei tribunali, giungessero al- 1’ ultimo loro stadio, seguendo il principio già san cito dalla recente sentenza della Corte di Appello di Venezia, a cui aderì il Commissario governativo, ogni obbligazione non potrebbe ottenere che una parte proporzionale del prezzo ricavato dal patrimo nio della Bevilacqua la Masa, la quale quota pro porzionale non potrebbe essere che molto inferiore al prezzo a cui il gruppo degli assuntori offrono di computare le attuali obbligazioni ; — da ciò conse gue la possibilità di metter termine alla vecchia vertenza, sistemando il prestito a condizioni che sotto ogni aspetto si possono chiamare eque.
810 L ’ E C O N O M I S T A
11 dicem bro 1887
si mostrarono er,¡tanti a depositare le loro azioni. — Perchè? Non sappiamo comprenderlo; forse il fitto dipende da una inconscia fiducia che il Governo possa, voglia e forse debba al caso disperato prov vedere lui stesso alla sistemazione; forse si ritiene che il gruppo degli assuntori possa fare egualmente 1 operazione anche senza ottenere il deposito dello C00 mi'a azioni. Ad ogni modo i portatori si mo strarono diffidenti, ed ascoltarono facilmente i con sigli di coloro che chiesero subito quanto il gruppo dei banchieri avrebbe guadagnato nella operazione.
Ora noi prediamo utile per molte ragioni e sopra tutto perchè abbia termine un fatto che poco o molto è una continua testimonianza della leggerezza colla quale operò il Governo nelle varie vicissitudini del prestito, crediamo utile che i portatori abbiano nuova occasione per trarsi d’ impaccio. — Infatti sappiamo che gli assuntori dòpo trascórso il termine che avevano già fissato in Ottobre, pèr la presentazione delle ob bligazioni, ebbero incoraggiamenti ed adesioni da al cune importanti Ditte d’ Italia, nominiamo la Banca Veneta di depositi e conti correnti, la Gassa di ri sparmio di Milano, ¡ signori M. Bori li e fio-li di F i renze, A. Carrara di Genova, fratelli Casareto e fra telli Croce di Genova, a rinnovare le offerte riaprendo nuovamente gli sportelli della Banca Nazionale per il deposito-delie obbligozioni. Il Commissario gover— nativo, che da parte sua si è adoperato in tutti” questi anni a trovare una combinazione la quale salvasse dal- I estrema iattura con equo temperamento i due inte ressi, dei portatori prima, della Concessionaria poi, e che non ha potuto, dopo molto lavoro approdare se non alla combinazione tuttora in parola, crediamo si ado- pri a persuadere il pubblico che sarebbe vano atten dere provvedimenti eccezionali ed impossibili ad avve rarsi, come ne è prova il naufragio del progetto di legge l ’ anno scorso presentato alla Camerale che, procedendosi alla liquidazione della sostanza Bevilac qua la Mesa, ridotta in condizioni meschine da tanti anni di discredito e dalle mutate sorti in genere della proprietà fondiaria, non potrebbero i portatori rica vare dalla esecuzione forzata che miseri risultati.
Alcuni periodici hanno cercato di vedere quanto guadagnerebbero gli assuntori; — ammettasi pure che possano avere un certo utile, ma questo trova la sua giustificazione in due fatti : primo che è ipote tico, secondo che verrebbe dopo alcuni anni di studi
di fatiche e di spese. ’
Non è invece fuori di luogo richiamare l’ attenzione su quanto guadagnerebbero gli attuali portatori di ob bligazioni, i quali in fin dei conti avrebbero liqui dalo la impresa col SO per cento e col diritto di partecipare agli u tili avvenire. — Non nascondiamo il nostro desiderio che gli assuntori cedano alle do mande per quanto tarde, però insistenti di coloro che vorrebbero fosse ripreso I’ affare e la nostra speranza che i portatori si persuadano subito dèlia utilità per tu tti di cooperare affinchè abbia esito fortunato.
Rivista (Economica
L a p ro d u z io n e del fe r r o e d e i c o m b u s tib ili f o s s ili in It a lia . — / d e b iti d e lla G erm ania. — Le fin a n ze
d e i C om uni in F r a n c ia n e l 1 8 8 7 .
La produzione complessiva delle miniere di ferro come abbiamo veduto, allorché abbiamo parlato dei servizio minerario in Italia, fu nel 1883 di tonnel
late 200,933 del valore di L. 2,125,286. e quindi di 21,413 tonnellate di meno che nel 1884, e con un minor valore di L. 489,438. La minor produ zione lu dovuta, oltre alla sospensione dei lavori nelle miniere della Sardegna, anche a minor pro duzione delle miniere dell’ Elba, e di quelle della Lombardia e del Piemonte. A ll’ Elba la produzione fu di 173,000 tonnellate, invece di 180 mila che si ebbero nell’ anno precedente.
L ’ affitto delle miniere dell’ Elba, che scadeva il 30 giugno 1885, fu mandato all’ incanto per un nu°vo triennio, e a condizioni alquanto modificate, ma milita la prova venne concluso un nuovo af fitto colla Banca Generale, e; coila Società Veneta per imprese e costruzioni pubbliche.
Le condizioni del nuovo contratto furono : pro duzione non maggiore di 180 mila tonnellate al- I anno, ili cui non più della metà di minuto lavato: canone L. 4.50 per tonn., coll’obbligo di vendere agli industriali italiani a L. 6.50 per tonn., il m i nuto lavato, e a L. 5 l’andante. Per il minerale che ! affittuario fonde a Follonica o a Cecina, non deve essere corrisposto al Governo che il canone di L. 1,20. Gli alti forni di Cecina e di Follonica produssero nel 1885 tonnellate 4,591 di ghisa. L ’alto forno di Vada rimase inattivo.
In Lombardia le condizioni delle miniere di ferro e delle officine siderurgiche continuarono ad essere favorevoli. Era corsa voce che la Società degli alti forni ed acciaierie di Terni volesse riattivare alcune miniere della Valle di Trompia per la fabbricazione di ghise speciali da_ trattarsi per acciaio nei forni M u ’tin Siemens, dei quali si proponeva pure I’ im pianto in Marcheno; ma siffatta proposta si collegava più a condizioni vantaggiose del Governo, anziché alla possibilità economica di costituire un’ industria indipendente.
L i quantità di ghisa fabbricata nel 1885 in Italia con minerali italiani non fu che di tonti. 16 mila circa, cioè a dire 2,500 tonn. in meno ohe nel 1884; al contrario il ferro fabbricalo per la massima parte colla ribollitura di ferro veeciiio fu ili tonn. 140 mila, l’ acciaio di oltre 6 mila tonnellate in con fronto delle 120 mila di ferro, e 4,643 tonnellate di acciaio fabbricato nell’ anno precedente. V i sa rebbe stato pertanto un aumento di oltre 22 mila tonnellate fra ferro e acciaio.
Le ferriere della riviera Ligure continuarono a progredire malgrado le difficoltà con le quali deb bono combattere. Nel 1885 produssero da 65 mila tonnellate di ferri laminati di varia forma e sezione.
In Piemonte rimasero spenti tutti gli alti forni e le officine del ferro agirono con molta rilassatezza. Delle altre ferriere italiane nulla si ha da dire.
11 dicem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 811
invece maggior produzione, dovuta all’ impianto di varie fornaci falle sul luogo.
A Sarznneilo in Liguria si dovè sospendere l ’estra zione per sei mesi a motivo dell’ approfondamento del pozzo elio venne spinto a 205 metri. La produ zione per conseguenza diminuì di un 5 mila tonnel late di fronte all’ anno precedente.
Anche a Terras de Collii in Sardegna i lavori di estrazione dovettero essere sospesi a motivo di un incendio e non poterono esser ripresi che verso la fine dell’anno. A Bacu Abis fu sospesa la fabbricazione delle mattonelle, che non può essere ripresa che con nuove disposizioni.
La miniera di Leffe in Lombardia continuò a la vorare col solito impulso.
Nell’ importante giacimento di Marginano presso Spoleto venne coltivata soltanto la nuova miniera di Uncinano e di S. Silvestro e la produzione totale fu di (>,500 tonnellate.
Nella miniera di P ulii presso Vahlagno la colti vazione andava assai bene, ma dovette essere per qualche tempo sospesa in seguito all’ incendio av venuto negli scavi degli sdisti bituminosi.
In Piemonte la produzione delle miniere di an tracite si ridusse quasi a nulla, così pure quella di antracite e di sdisti nel Veneto.
I giacimenti torbiferi si trovano più specialmente nel Veneto 1’ uno in Fontega presso Vicenza e l’ al tro a Codigoro. Le torbiere italiane produssero nel 1885, 40 mila tonnellate di torba per il valore di L. 500 mila.
Nel chiudere questi brevi cenni sui combustibili fossili, non possiamo astenerci dal far menzione degli agglomerati che si fabbricano con 75 parti circa di carbone minuto e con 25 0/o di bitume. Le fab briche principali sono a Novi Ligure, Venezia, A l tavilla presso Vicenza, Livorno, Napoli e Brindisi. Nel 1885 si produssero circa 400 mila tonnellate di questi agglomerati del valore circa di 10 a 12 m ilioni, e con i’ impiego di circa 250 operai.
— Alla fine del 1871 il debito delflm pero Germanico che ha assunto anche gl' impegni della Con'ederazione del Nord si elevava a 7 6 9.5 milioni di marchi, di cui 692 m ilioni con interessi. Al 31 dicembre 1873 non restavano a rimborsarsi che due m ilioni di mar chi circa sul capitale dei 769 milioni. Dal 1877 al 1886 l’ Impero emise otto imprestiti rappresentanti nominalmente 492 milioni di marchi, ed effettiva mente 426,941,000 di marchi.
Mentre le altre grandi potenze negoziavano dei grossi prestiti, l’ Impero non aumentava che di poco la cifra annuale delle sue operazioni di tesoreria, che per alcuni esercizi non oltrepassò i 42, 38, 40, 29 ed anche 28 milioni di marchi.
Oltre i titoli con interesse elio rappresentano quel capitale nominale di 492 milioni di marchi , l’ im pero ha emesso dei boni di Cassa imperiale per 148 milioni.
li prodotto di questi prestiti servì a costruire fer rovie, lavori per le poste, telegrafi, esercito e ma rina, e a pagare le spese della riforma monetaria.
Se dall’ insieme delle entrate del bilancio 1886-87 previsto nella somma di marchi 696 milioni, si de falca la spesa per il servizio del debito valutata a 18 milioni di inarchi, resulta che il debito non as sorbe che il 2. 63 per cento del totale.
Se poi dalle entrate (696 milioni) si d traggono le eontribuzioni matricolari, si vede che l’ Impero
dispone di 558 milioni di proprie risorse, mentre che il suo debito effettivo non è che di 492 mi lioni di marchi.
Passiamo adesso a valutare l’ insieme della ren dita budgetaria degli stati tedeschi da una parte, e dall’ altra l’ ammontare dei loro debiti:
Milioni di marchi
Rendite degli Stati (Impero non compreso). . 1 , 8 9 8 Rendite dell’Impero (contribuzioni matricolari
eccettuate)... 588 Rendite totali della Germania... 2,456 Debito totale della Germauia (Impero e Stati)
in capitale... . 7,599 Spese annuali della Germania (Impero e Stati)
del servizio del debito germanico... 354
Questi 554 milioni di spese rappresentano il 14 ° /° circa deila rendita budgetaria totale (2,456 milioni di marchi ossia 52 marchi e 40 pfenning per abitante). E il passivo totale essendo di 7,599 m ilioni di mar chi, la quota parte del debito resulta nella cifra di 162 marchi per abitante.
Ma in Germania le proprietà, e gli esercizi dello stato forniscono una grossa parte alle pubbliche en trato. Così noi budget del 1886-87 della Prussia, della Baviera, della Sassonia, e del Wurtemberg vi figurano per le somme che seguono :
Milioni di marchi
T otale... 1,139.4 milioni di marchi
Defalcando questi 1.159 milioni di marchi dal totale delle entrate del Tesoro Germanico (2,456 mi lioni di marchi) si vede che le imposte non vi figu rano clie 1,317 milioni di marchi.
Così per determinare il contributo medio di cia scun cittadino tedesco bisognerebbe dividere il pro dotto dell’ imposte (1,517 milioni di marchi) e non il totale delle entrate dello Stato, come abbiamo fatto più sopra.
— La situazione finanziaria dei comuni, pubblicata non è molto dal Ministero francese dell’ interno, com prende, oltre i comuni della Francia propriamente detti, anche quelli in cui è divisa l’ Algeria e la re lazione è seguita da due tavole statistiche, nella prima delle quali si fa un confronto delle risorse comunali del 1887 con quelle degli anni precedenti e nella seconda vien rilevata la situazione finanziaria dei
comuni per dipartimenti.
La Francia nel 1887 era divisa in 36,120 co- mani contro 36,055 nel 1878, cosicché nel corso di 10 anni vennero istituiti 145 nuovi comuni. Un. tale aumento può essere che sia stato consigliato dall’ accrescimento della popolazione, la quale da 37,672,048 abitanti alla fine di dicembre 1881 sa liva a 38,218,903alla fine dei 1888, aumentando così nel corso di cinque anni di 546,855 abitanti, non che dall’ aumento della superficie la quale al seguito di rettificazioni fatte dall’ ufficio catastale resultava
Proprietà e foreste, 88.3
Prussia? Miniere e opifici.. 110.5
Strade ferrate . .. 691.0
Baviera’ Pl| pl.ietà... g2.8
Sassonia (Proprietà e ferrovie 36.5
Wurtemberg (altre rendite
812 L ’ E C O N O M I S T A
11 dicem bre 1887
di ett. 32,814,699 mentre nel quinquennio prece dente era valutato a ett. 52,813,673. In inedia orni comune comprende 1,462 ettari di territorio.
Le rendite annuali dei comuni, compreso Paridi eccettuata la valutazione delle prestazioni in natura latti per la costruzione sulle vie vicinali, ascesero fra contribuzioni ordinarie e speciali, e i centesimi addi zionali per insufficienza di entrata
e nel' Ì S ... ... fr- 473,329,952
e nel 1886
... » 470,133,297
e quindi un aumento nel 1877 . di fr. 3,196,655 Senza la città di Parigi, e i comuni compresi nel dipartimento della Senna, le rendite degli altri co muni ammontarono nel 1887 a fr. 245,859,002 con tro fr. 244,159,998 nell’ anno precedente.
La tassa ordinaria di consumo, e quelle straordi narie, e ie sopratasse dettero un prodotto nel 1887 di fr. 279,110,487, nella qual somma la città di Pa rigi entra per oltre 144 milioni.
n I ^ a mU',iÌ l,ell’A1geria erano ada fine del 1886 IN. 312 e la popolazione tanto europea che musul mana elevavasi a 3,302,945 abitanti. La media della superficie del territorio per ciascun comune è di 40,517 su di una superficie totale di ett. 12,641,354 che tanti ne comprende la colonia francese.
Nel 1887 le rendite tanto ordinarie che straordi narie ascendono a fr. 23,613,981 e l ’ ammontare degli introiti annuali provenienti dagli uffici di be neficenza a fr. 283,116.
t e Casse postali di risparmio alla line di ottobre 1887
Nel mese di ottobre vennero autorizzali a fare operazioni di risparmio altri sei uffici postali, i quali aggiunti a quelli autorizzati precedentemente fanno un totale di 4097 uffici postali incaricati di rice vere il risparmio dei cittadini.
I depositi nello», ammontarono a L . l 1,584,257.77, ma essendo i rimborsi ascesi a L. 12,827‘684. 46 sí ebbe in questo mese una perdita di L. 1,243,426.69
Dal 1876 fino a tutto ottobre 1887 i depositi ami montarono a L . 945,911,321.07 a cui aggirati gl’in teressi capitalizzati per l’importo di L. 21,519,960.51 si ha un credito totale a favore dei depositanti per la somma di L. 967,431,281.58. .
Nello stesso periodo di tempo i rimborsi avendo raggiunto la somma di L. 742,153,671.91 si aveva al 31 ottobre p. p. una rimanenza attiva a favore dei depositanti per l ’ importo di L. 225,277,609. 67.
Confrontando i resultati ottenuti alla fine di ottoi bre con la situazione esistente al 31 dicembre 1886, si ha ohe gli uffici postali incaricati di fare operai ziom di risparmio aumentarono di 137: i depositi crebbero di L. 134,917,007.39, e la rimanenza at tiva detratti i rimborsi di L. 12,186,304.91.
Ecco adesso il movimento dei libretti :
E m e ssi E s tin ti
R im a s ti ac cesi
Nel mese di ottobre N. 20,645 10,318 10,327
Nei mesi precedenti
dell’anno in corso » 243,312 76,258 166,954
Negli anni
prece-d e n ti... » 1,764,530 367,906 1,396,624 Alla fine di ottobre rimanevano accesi N. 1,573,905
J1 Commercio dei Vini in F rancia nel 1887
Stando per terminare il raccolto dei vini ottenuto nella vendemmia del 1886, non sarà inutile conoscere quale sia stata durante i prim i otto mesi dell’ anno in corso l’ importanza degli arrivi in Francia di vini esteri, paragonandoli con quelli dei corrispondenti periodi dei due anni precedenti :
O tto p rim i m esi E t to li tr i V alo re
del 1885 ... 5,124,716 » 1886 ... 7,121,129 » 1887 ... 7,137,366 236,612,220 321,450,805 348,226,470 1886 1887 3,580,967 4,280,481 1,465,106 1,840,095 224,970 453,950 1,850,086 1,682,840 7,121,129 7,737,366
Come si vede da due anni la costante diminuzione dei raccolti in Francia ha avuto per conseguenza un aumento nelle importazioni di vini esteri per circa 118 milioni di franchi, somma che è andata princi palmente nelle mani degli spagnuoli e degli italiani.
Il seguente specchietto dimostra in qual modo le quantità ricevute in Francia vanno repartite fra i vari paesi di provenienza negli ultim i due anni.
Algeria .
La Spagna occupa il primo posto ; in quanto al- r Algeria, le sue importazioni incominciano a pren dere un certo sviluppo, che non può che aumentare con 1 estendersi dei vigneti nella colonia algerina, ove di continuo si fanno nuove piantagioni.
In quanto alle esportazioni della Francia, esse hanno rappresentato, durante i primi otto mesi del- F anno corrente, per i vini della Gironda in fusti ed in bottiglie, la somma di 95 milioni e 500,000 franchi, di fronte a 93 milioni nei prim i otto mesi del 1886 e ad 81 milioni per lo stesso periodo del 1885
L esportazione dei vini dagli altri dipartimenti ha subito una certa diminuzione. Infatti durante i primi otto mesi del 1885, l’ esportazione dei detti vini era del valore di 84 milioni di franchi, mentre nello stesso lasso di tempo del 1887, siffatta cifra è discesa a 65 milioni, cioè, in due anni, una di minuzione di 19 m ilioni di franchi.
LE CASSE POSTALI DI RISPARMIO
in Inghilterra nel 1886
11 dicem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 813
saliva al 31 Dicembre 1886 a steri. 50,874,338. E questa cifra confrontata con quella resultante al 31 dicembre 1885 presenta un aumento di sterline 3,176,000, e sale poi a sterline 53,771,279 distri buita fra 3,731,421 conti separati, se vi si aggiunge il saldo in titoli pubblici posseduti alla fine dell’ anno da 35,305 depositanti per un importo di lire ster lina 2,896,941.
I depositi nel 1886 furono in numero di 6,562,395 per l ’ ammontare di steri. 15,696,852: nel 1885 erano stati N. 6,474,484 per l’ importo di ster line 15,034,694.
I rimborsi furono in numero di 2,390,655 per steri. 13,689,943 contro 2,280,062 per l’ importo di steri. 13,202,742 nel 1885. La somma di interessi a credito dei depositanti fu di sterline 1,169,590 con un aumento di steri. 77,478 sull'anno precedente.
Nel 1886 la somma degli interessi a credito dei depositanti fu di steri. 1,169,590 con un aumento di steri. 77,478 rispetto al 1885.
II numero dei nuovi uffici postali aperti al rispar mio nel corso del 1886 fu di 245, dei quali 196 nell’ Inghilterra e nel Paese di Galles, 27 nella Sco zia e 22 nell’ Irlanda. Il numero totale degli uffici alla fine del 1886 era di 8351.
Il più gran numero di versamenti operato in una giornata fu di 50,547 il 30 Gennaio per l ’ importare di steri. 116,153 e la maggior somma versata in una giornata fu di steri. 125,094 per opera di 34,301 depositanti che ne effettuarono il versamento il 1 Gennaio.
Il più gran numero di rimborsi in una giornata fu di 21,665 per l’ ammontare di steri. 64,440, e avvenne il 21 decembre e la maggior somma r i t i rata il 14 dicembre per la somma di steri. 68,646 per opera di 14,933 persone.
La media giornaliera dei versamenti è stata di 21,445 per il numero, e di steri. 51,296 per l’am montare e quanto ai rimborsi di 7,812 per il numero è di steri. 44,738 per l’ importo.
L ’ ammontare medio di ciascun versamento è stato di steri. 2,75 e 10 den. e di ciascun rimborso di
steri. 5,14,5.
Il numero dei nuovi conti aperti durante il 1886 fu di 758,270 contro 730,862 nel 1885 e i conti chiusi di 362,499 nel 1886 e di 548,887 nell’anno precedente.
I 3,731,421 conti rimasti aperti alla fine del 1886 dividevansi come segue :
N u m ero R a p p o rto co n la p o p o la z io n e S a ld o m edio d o v u to a cia s c u n d e p o s ita n te s te r i. scell. d e n . Inghilterra e Paese di Galles 3,452,355 1 a 8 13 12 11 Scozia . . . 131, *73 1 a 30 8 0 0 Irlanda . . 147,193 1 a 33 18 7 5
CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Camera di Commercio di Venezia. — La Ca
mera di commercio di Venezia, preoccupandosi del danno che viene al commercio degli ohi di oliva dall’ introduzione in Italia degli olii adulterati, ha
diretto ai ministri d’ agricoltura e commercio e delle finanze un lungo memorandum nel quale dopo am pie considerazioni chiede : 1" che venga abolita la tassa di fabbricazione per 1’ olio di cotone o che quest’ olio sia parificato agli altri esteri di oliva e di semi oleosi non nominati, col dazio unico di L . 1 5 ; — 2° che venga stabilito in eque propor zioni un dazio sui semi oleosi ; — 3° che si prov veda a colpire nella stessa misura tutti g li olii di semi prodotti in Italia.
Camera di commercio di Sjena e Grosseto. —
Nella seduta del 23 novembre in seguito ad un re clamo fatto dal Sig. Barabino, faceva istanza al Go verno perchè nell’ interesse del commercio s’ inter ponesse presso la società delle ferrovie mediterranee, affine di ottenere tariffe ridotte sull’ uso dei vagoni, e maggior tempo sullo scarico dei medesimi. Dopo di che deliberava di appoggiare l’ istanza della Ca mera di commercio di Cremona, diretta ad ottenere di estendere la tassa camerale anche alle società ferroviarie, e per ultimo confermava la deliberazione presa il 23 aprile scorso in merito alle tariffe doga nali sulle pelli e sui cuoj.
Camera di Commercio di Torino. — Nella seduta
del 25 novembre deliberava quanto appresso: 1° Dopo accurata discussione da cui risultò la gravità della crisi che continua a minacciare Torino, deliberò la trasmissione d’ un telegramma, proposto dai consiglieri Sclopis e Babbi, al Ministro di agri coltura, industria e commercio per insistere nelle già fatte domande di pronti ed efficaci provvedimenti onde porre riparo all’ attuale disservizio ferroviario. 2° Rapporto alla istanza della Camera di com mercio di Savona diretta ad ottenere I’ appoggio della Camera torinese nella sua domanda al Governo per la sistemazione del Porto di Vado, deliberava di ap poggiare quell’ istanza nel riflesso dell’ importanza che ha quella sistemazione per la città e provincia di Torino.
3° Sulla domanda dei conciatori e rifin ito ri italiani chiedenti che sui negoziati in corso e futuri pei trattati di commercio, sieno tenute libere le voci della categoria pelli, deliberava di appoggiare quella domanda nella considerazione che il tener libere quelle voci non è pericoloso, ma rende anzi possi bile il proteggere efficacemente uno dei più rag guardevoli rami di produzione italiana.
Camera di Commercio di Vicenza. — Nella
seduta del 29 ottobre approvava le liste generali degli elettori commerciali della provincia e delibe rava di produrre al Governo una memoria tendente a provocare una modificazione alle vigenti disposi zioni riguardanti 1’ epoca delle elezioni commerciali e la costituzione dei seggi elettorali, chiedendo al tresì l’ appoggio delle altre Camere di Commercio del Regno. Deliberava pure di sottoporre all’ appro vazione superiore una nuova circoscrizione delle Sezioni elettorali della provincia.
E nella tornata del 17 novembre approvava dap prima il seguente ordine del giorno :
« La Camera fa voti al Governo, perchè abbia ad adoperare ogni mezzo, onde la stipulazione dei nuovi trattati di commercio avvenga prima della scadenza delle vigenti convenzioni commerciali ;
814
L ’ E C O N O M I S T A 11 dicem bre 1887
nazione, insiste a che venga applicata la tariffa ge nerale, nel caso che non sia possibile concludere in tempo i nuovi negoziati commerciali. »
E rapporto alla Circolare della Direzione delle ferrovie meridionali, che impugna il diritto delle Ca mere di commercio, fuori della propria sede, di sottoporle alla tassa camerale, basandosi a recenti decisioni della Suprema Autorità Giudiziaria, fu de ciso di ricorrere al Governo, onde voglia provocare un provvedimento legislativo, che consenta alle Ca mere il mezzo di percepire un reddito che è loro giustamente dovuto.
Camera di commercio di Milano. — Nella seduta
del^ 27 novembre, prèndendo atto dei vari temi pro porti per la prossima riunione del Consiglio superiore del commercio e dell’ industria, prendeva ad esami nare quello riferenlesi alla istanza dell’ industria se rica rivolta ad ottenere che l’ art. 5° della leoge sul lavoro dei fanciulli sia modificato in questo senso: enga elevato a IO anni il limile minimo d i età e limitato a 12 ore il lavoro giornaliero fino al- l età di 15 anni ; e dopo viva e lunga discussione la Camera concluse dando incarico al suo Presi dente, che prenderà parte ai lavori del Consiglio superiore, d instare per ottenere a favore degli opi- hci di trattura e torcitura serica, la proroga di un altro anno all’ applicazione dell’ art. 5° delia le<?ge sul lavoro dei fanciulli, affinchè frattanto il Governo stuelli se ed in quali lim iti sia necessario di modi- lieare la legge, perchè, senza rinunziare agli alti fini umanitari ai quali s’ inspira, essa si concili colle esigenze delle varie industrie. Esaurito questo argo mento, approvava un ordine del giorno col quale aderiva alle deliberazioni del Consiglio Comunale di Milano chiedenti la concessione della ferrovia Sa- ronno-Mendrisio, facendo voto che tale iniziativa venga so lecitamente accolta e per uhimo approvava le liste elettorali di commercio per il 1887.
Mercato monetario e Banche di emissione
Le Banche associate di Nuova Y ork subirono una nuova diminuzione nella loro riserva eccedente per quasi un milione di dollari e per quasi due milioni nel fondo metallico ; è a questo specialmente che si deve I aumento nei saggi degli sconti e le muta zioni nel cambio divenuto sfavorevole all’ America. Infatti le anticipazioni si sono fatte al 6 e poi al 7 3 i l per cento e la carta a 3 e 4 mesi fu negoziata al 7 e perfino all’8 I]2 per cento. Il cambio* su Lon dra e aumentato da 4,81 1,4 a 4,81 1.2, e quello su Parigi rimane sempre fermo a 523.
Pare che una maggiore domanda di sconti da una parte ed una attiva ricerca d’oro dal Canada abbiano prodotto questa situazione la quale però per ora non è inquietante. In Inghilterra la situazione è migliore dell ultima settimana, sebbene la Banca abbia p e r- duto 70 mila sterline di incasso metallico.
Però essendosi felicemente risoluta la crise francese e non avendo avuto la Germania ulteriore bisogno di oro; non si manifestarono quelle vendite di va lori che erano dapprima temute ed il mercato ac
cenna a mantenersi calmo sebbene prudente e vi gilante. La buona carta a 3. mesi fu negoziata al 3 0|Q e le anticipazioni sono offerte al 2 0|0- Grande è la domanda (Iella carta su Francia Germania e Spagna; lo chèque su Parigi segna 25.33 1|2 su Germania.da 20.39 a 20.10. 11/rublo a Londra mo stra tendenza ad aumentare di prezzo.
Notiamo che la Banca d’ Inghilterra ha diminuito di 294 mila sterline il portafoglio, mentre i conti correnti dello Stato aumentarono di 345 mila ster line e di 407 mila quelli dei privati.
Il mercato di Parigi nulla presenta di singolare, tranne la persistente abbondanza del denaro offerto da tutte le parti ; e questa abbondanza si renderà, ancora maggiore quando il Governo ordini il rimborso degli 80 milioni ai portatori che non hanno accettata la conversione del 4 e 41 |2 per cento. La situazione della Banca di Francia accusa una perdita di 6 milioni d’oro e quasi due d’argento, dovuta a qualche richiesta da Berlino; somma però insignificante di fronte allo stock metallico della Banca che supera i due milioni.
Là carta buona a Parigi fu però negoziata a 2 112 per cento. Quella commerciale al 2 5i8 e 2 3i4 per cento con qualche difficoltà.
Da Berlino annunciano che la situazione mone taria è ottima e che la abbondanza del denaro è sempre grande ; nel mercato libero il saggio dello sconto oscilla tra 2 112 e 2 1(8 per cento.'la Banca dell Impero ha ridotto il saggio per le sue compre di sconto da 2 1|2 a 2 1|4 per cento.
I cambi sempre favorevoli alla Germania ; su Pa rigi 80.40, su Londra 20.35 sull’ Italia 79.30.
In Italia non è stata ancora pubblicala la situa zione 30 Novembre delle Banche italiane. Del resto crediamo che nulla di nuovo potrebbe dirci perchè la situazione del nostro mercato non è variata »ran
fatto. 3
H cambio su Francia segna 101.15, quello, su Lon dra 25. 35, su Germania 125.60, su Vienna 203 1(2.
Situazioni delle Banche di emissione estere.
Banca di Francia
Attivo In c a s s o m e ta llic o !o ro * * *(a rg e n to » P o rta fo g lio ... » A n tic ip a z i o n i... »
( C ir c o la z io n e ...» 2 ,7 0 6 .2 6 9 .0 0 0 Passivo' C onto c o r r e n te d ello S tato » 131,417.000
* » d ei p riv a ti» R ap p . t r a la c irc. e l ’in casso
8 d ecem b re 1 ,128.060, 906 1, 192,756,003 566, 268.000 406. 237.000
t
359,370,000 d iffe re n z a — 6,110,000 — 1 ,9 5 5 0 0 0 — 5 1 ,6 62.000 4 - 3, 004, 000 — 11,376 000 — 89, 790, 000 4 - 28,960,000 Banca d’ Inghilterra Attivo Passivo 8 d ec em b re In casso m e t a l l i c o ... L . 26.423 000 __ P o rta fo g lio ... » 18.’648,’000 — R is e rv a to ta le ...» 12,776.000 C ir c o la z i o n e ... .* 2 3 ,847,000 4 -C o n ti c o r r e n ti d ello S t a t o . . » 4 ,4 8 9 ,0 0 0 -j-C o n ti c o r r e n ti p a r t i c o l a r i . . .» 2 2 ,5 5 2 ,0 0 0 4-Banche associate di Nuova York.d iffe re n z a 70.000 - 294.000 70 .0 0 0 1 ,000 • 345,000 - 407,000 Passivo! C ir c o la z io n e ... » 8 ,0 0 0 ,0 0 0 1 C o ati c o r r e n t i e d ep o siti... » 355,000,000 8 d ec em b re d if f e re n z a i In c a s s o m e ta n ic o ... D o lla ri 68,100,000 — 1,900,000 Attivo i P o rta fo g lio e a n tic ip a z io n i . . » 364,400.000 -|- 1 800 000 (. L e g a i te n d e r e ...» 26,100,000 + l,5O0,'ooO
11 dicem bre 1887 L ’ E C O N O M I S T A 815 Banca di Spagna 3 d ec em b re d iffe re n z a \ In casso m e ta llic o ... P e s e ta s 308,344.000 + 10» ^91.000 j P o r ta f o g lio ... » 902,505,000 - 2,899,000 „ - ( C ir c o la z io n e ... * 591,558,000 212,000 Pass,TOi C onti c o r r e n ti e d e p o s i t i . . . . » 379,953,000 - 6 ,259,000
Banca dei Paesi Bassi
3 d ec em b re d iffe re n z a
r . . . ( o r o . . . . F io r . 4 8 ,5 90,000 — 5,000 l In casso m e U l h c o ia t0 i _ , 9 7 ,618.000 + 223,000 AttlT0 P o rta fo g lio ... » 4 9 ,7 7 6 ,0 0 0 - 924 000 ( A n tic ip a z i o n i... » 49 ,1 4 1 ,0 0 0 -H 431,000 „ . < C irc o lazio n e...» 194.215-000 — ^ .^ .O O O Passlvol C onti c o r r e n ti... » 33 ,3 4 9 ,0 0 0 -t- 731,000
Banca Austro-Ungherese 30 n o v e m b re d iffe re n z a l In casso m e ta llic o ...F io r in i 219,841.000 — Attivo \ P o r ta f o g lio ... H I 090.000 - 3,923, 000 f A n t i c i p a z i o n i ... » 2 3 ,3 43,000 — 601, 090 „ . ( C ir c o la z io n e ...» 368 707,000 - 6 ,204,000 Pasi-1T0 \ C o n ti c o r r e n t i... » 9 4 ,490,000 + 113,000
Banca nazionale del Belgio
1 d ec em b re d iffe re n z a
( In c a s s o m e tallico ... F r . 99,305,000 -1- 3 ,971.000
...» - s . ^ , Wo
( C i r c o l a z i o n e ... » 362,488.000 — 2 ,5 8 5 ,0 0 0 Passivo | c o r r e n t i... » 6 9 ,730,000 + 1 ,537,000
Banca Imperiale Germanica
30 n o v em b re d iffe re n z a f In c a s s o m e ta llic o ...M arch i 787. S i i , 000 -I- » ,0 8 2 ,0 0 0 Attivo P o rta fo g lio ... > 4 8 5 ,8 1 0 ,0 0 0 + 2 ,9 0 8 ,0 0 0 ( A n tic ip a z io n i . . . * ...» « : 879 000 i 3 ,0 9 0 ,0 0 0 . ( C i r c o l a z i o n e ... » 883, 780,000 + 18,03 2,000 Iassiv0{ C onti c o i r e n t i ... » 3 70,897,000 - 7 ,6 0 0 ,0 0 0
RIVISTA DELLE BORSE
Firenze, 10 dicembre 1887.
La elezione di Sndi-Carnot a Presidente della Repubblica francese avendo posto fine alle incertezze interne della Francia, e avendo anche scongiurato i pericoli di gravi disordini che sarebbero indubbia mente avvenuti se all’ onore della presidenza fosse stato Chiamato il suo competitore F e rry, venne sa lutata nella maggior parte delle borse con notevole rialzo non tanto per le rendite come pure per gli a ltrf valori. A Parigi sembrò nei prim i giorni della settimana che la politica non dovesse avere altrimenti influenza sull’ andamento della piazza, tanti furono oli ordini di acquisti d ie vennero inviati sugli altri mercati. E tanto eccellenti erano le disposizioni che sul momento nè l’articolo della Gazzetta dì Colonia che accennava ai forti armamenti fatti dalla Russia sulla frontiera austriaca, nè l’articolo della Post che faceva intendere che la Germania non avrebbe po tuto stare con le mani alla cintola, se l’Austria sua alleata fosse aggredita, furono efficaci a deviarla dalla via che aveva preso a seguire. Verso la metà della settimana la corrente al rialzo non solo si arrestò, ma
inclinò
a retrocedere spintavi non tantodalla possibilità di un conflitto fra la Russia e 1’ Austria, quanto dalle difficoltà che il nuovo 1 re sidente andava incontrando nella costituzione del Ministero. Le borse italiane seguirono presso a poco lo stesso andamento del mercato parigino, ina il ribasso subito dalla nostra rendita, che si attribuì non tanto agli armamenti austro-russi quanto alle, difficoltà che incontra la conclusione del trattato di commercio franco—italiano le ricondusse nel movi mento retrogrado. A Berlino nonostante la elezione in Francia del nuovo Presidente, che poneva lino a quelle incertezze che avevano tenuto fino allora de presso quel mercato, non avvenne alcun miglioramento perchè la buona tendenza che in seguito a quella avrebbe potuto sorgere venne paralizzata dai rinno vati timori di possibili conflitti fra gli Imperi Russo e Austriaco. A Vienna le disposizioni furono anche peggiori, e il latto si spiega facilmente, se ^si con sidera che 1’ Impero austriaco è lo stato più diret tamele impegnato nella nuova questione repentina mente sorta.' La conclusione è die i mercati avreb bero elementi di vita e di attività sufficienti, ma che la politica ne impedisce e atrofizza lo svolgimento.
Ecco adesso il movimento della settimana. Rendita italiana 5 0¡0. — Sul principio della settimana nelle borse italiane da 98,85 in contanti saliva a 99,70 e da 99,05 per fine mese a 99,85 circa ; verso la meta cadeva a 99 e a 99,20 e oggi resta a 99.25 a 99.40. A Parigi da 97,70 andava finora 98 9 0 ; e dopo essere discesa a 97,85 resta a 97,95; a Londra da 96 4/4 saliva a 97 1/4 per discendere a 98 7|8 e a Berlino da 95,90 andava a 96,80 per retrocedere a 96,40.
Rendita 3 Oio■ — Venne negoziata fra 62,70 e 62,90 per fine mese.
Prestiti già pontifici. — Presso a poco sui prezzi dell’ottava scorsa. Il Blount oscillò fra 97 e 9 7 ,1 0 ; il Cattolico 1860-61 fra 98 e 98,10; e il Rothschild resta a 98,20 ex coupon.
Rendite francesi. — Nei prim i giorni facevano notevoli progressi salendo il 4 1|2 0|0 da 107,32 verso 1 0 8 ; il 3 0|0 da 82,15 a 82,60 e ¡1 3 0,0 ammorlizzabile da 85,10 a 85,60. Verso la inetà della settimana per le ragioni già note declinavano a 107,85; 82,40 e 85,35 e oggi chiudono a 107,92 a 82.65 e a 85.62.
Consolidati inglesi. — Da 102 1|16 indietreg giavano a 101 13|16.
Rendite austriache. — La rendita 4 0|0 in oro da 111,75 dopo essere salita a 112,10 declinava a 110,50 in carta; la rendila 4,20 per cento in ar gento da 82,50 a 81,90 e la rendita 4,20 in carta da 81,20 a 79,60.
Rendita Turca. — A Parigi invariata fra 14,10 e 14 e a Londra da 13 15|16 saliva a 14. La situazione finanziaria della Turchia non risorge perchè la Co rona e il Ministero sono in disaccordo sul modo di toglierla dagli imbarazzi che la circondano.
Valori egiziani. — La rendita unificata da 372 risorgeva a 375, in seguito alle buone condizioni in cui trovasi la cassa del debito pubblico.
Valori spagnuoli. — La rendita esteriore riprendeva da 67 114 a 67 13|I6.