• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.686, 26 giugno

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.686, 26 giugno"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BAN CH I, F E R R O V IE IN TERESSI P R IV A T I

Anno XIV - Voi. XYIil

Dom enica 26 G iugno 1867

finanze

dei

comuni

Da qualche tempo il Parlamento ha dovuto ripe­ tutamente occuparsi di questioni che riguardano le finanze comunali; furono Comuni che domandarono la facoltà di oltrepassare il limite della sovraimposta stabilito colla legge di perequazione fondiaria; furono Comuni che, stretti da spaventoso disavanzo, evitarono il fallimento mediante il soccorso dello Stato; — oggi è lo stesso Governo che si fa innanzi proponente di una legge che viene in aiuto dei Comuni. L ’ on. Crispi ha presentato un progetto mediante il quale la Cassa dei depositi e prestiti sarebbe autorizzata per dieci anni a fare prestiti almeno al 5 per cento di_ interesse con ammortamento al .più in 30 anni ai Comuni che abbiano da provvedere ad opere riguar­ danti la pubblica igiene. Ogni singolo prestito non potrà superare le l'ire 20 mila ; il totale dei prestiti 3 milioni l ’anno ; lo Stato pagherà alla Cassa la dif­ ferenza fra l’interesse ridotto e quello normale, ma tale carico, da inscriversi nel bilancio dell interno, non sorpasserà lo lire 30,000.

T u tti questi provvedimenti dei quali si è occupato o si occuperà il Parlamento, non sono, in tesi gene­ rale, tali da ottenere la nostra approvazione poiché, se non erriamo, ci allontanano sempre più, per causa di siugoli e speciali intoppi da quella radicale r i­ forma ripetutamente domandata e promessa delle fi­ nanze comunali e provinciali. — I nostri lettori r i ­ corderanno che qualche anno fa — ed allora

VEco­

nomista

trattò largamente la questione — i Snidaci delle principali città si raccolsero a congresso ed em i­ sero voti perchè il Governo, proponendo una riforma sul dazio consumo, separasse i -cespiti dello Stato da quelli dei Comuni e desse modo ai corpi locali di r i­ parare alle loro finanze che, specialmente per ì Co­ muni maggiori, erano allora in condizioni tali da de­ stare serie' apprensioni.

Da quel tempo non si può negare che molte delle più importanti città del regno hanno saputo miglio­ rare il loro bilancio in modo da assicurare un sulli- cente svolgimento alla azienda comunale; la ricchezza pubblica, aumentando in misura insperata, ha reso copioso il gettito delle imposte governative ed anche quello delle comunali, così che i bilanci aei comuni delle grandi città — meno qualche eccezione — non presentano più i pericoli che si temevano dieci anni

or sono. , ,

Se non che, a nostro avviso, questa assenza del peri­ colo immediato non vuol dire che le amministrazioni si sieno ordinato e che tutto proceda regolarmente. A chi getta uno sguardo sui bilanci comunali, specie

sui bilanci dei capoluoghi di provincia, non può a meno di apparire anzi gravissimo il disordine che ancora vi domina, non solamente nel confronto tra le spese obbligatorie con quelle facoltative, ma an­ cora, e molto più, tra il modo diverso col quale sono interpretati ed assunti gli oneri derivanti dalle spese obbligatorie. Altro argomento di grave preoccupa­ zione è quella del debito patrimoniale che va conti­ nuamente aumentando e che, impegnando una parte di rendile sempre maggiore, rende difficile quello svol­ gimento dei servizi che è pure tanto desiderabile per moltissimi aspetti.

Il Governo, come è ormai costume, da molti anni ha riconosciuta la necessità di provvedere ad una riforma del sistema tributario dei Comuni e delle pro­ vincia ; quando avvennero fatti molto gravi che di­ mostrarono gli inconvenienti più notevoli del sistema aUuale _ come allora che molti Comuni alzarono il dazio consumo sulle farine e sul pane quando lo Stato abolì la imposta di macinato — la voce pub­ blica domandò istantemente che si procedesse ad una riforma, ma il Ministro delle Finanze non ha finora, a quanto ci consta, fermato il proprio pen­ siero sopra, nessuno dei criteri generali che potreb­ bero regolare la. riforma stessa, anzi promettendo di presentarla e non mantenendo la promessa solenne, lascia credere che non stimi ancora giunto il mo­ mento di farsi una opinione ben ferma sul modo con cui regolare le amministrazioni locali.

Non è incidentalmente che può essere trattata una tale questione, che per molte ragioni é assai com­ plessa ; ma lo studio che abbiamo fatto in questo tempo sopra molti bilanci comunali, ci ha co n ­ vinti sempre più della opportunità di fondere quasi diremmo, i due concetti della autonomia comunale, coi limiti della autonomia stessa. Noi vorremmo cioè che, pur modificando le leggi attuali in ciò che riguarda il sistema tributario dei Comuni, fosse la­ sciato ai Comuni stessi una sufficiente autonomia per amministrarsi secondo le speciali condizioni in cui ciascun Comune si trova ; — ma questa autonomia non dovrebbe oltrepassare certi limiti, i quali v or­ remmo fossero fissati da una certa proporzionalità tra le singole categorie di entrate e tra le singole cate­ gorie di spese.

(2)

sovraim-410

L ’ E C O N O M I S T A

26 giugno 1887

posta che da altri cespiti di rendita, ma none pru­ dente che solo la sovraimposta dia alimento alle entrate comunali, come non sarebbe giusto che la sola tassa di famiglia o la sola tassa sul bestiame, o sul valore locativo fosse la base del bilancio di un Comune. Ecco perchè, pur lasciando libertà ai Comuni di cercare le loro entrato più da un cespite che da un altro, ci sembra necessario fissare delle proporzioni, abbastanza larghe perchè la ragionevole libertà si esplichi, — abbastanza determinale perchè gli abusi non possano verificarsi e perchè la classe, eventualmente dominante nel consiglio, non aggravi eccessivamente su quella esclusa.

Nè diverso modo ci pare si possa tenere nelle spese. Le facoltative noi vorremmo proporzionate,entro un certo limite, alle obbligatorie, e le obbligatorie anche tra loro comprese in limiti determinati. Che non si vegga come ora, trascurate le scuole per prov­ vedere ad un lusso di illuminaz one o ad uno sper­ pero di opere pubbliche ; che non sia ammesso ac­ crescere le spese eccessive per la amministrazione a danno della istruzione. Bisogna tener conto che, specialmente nei grandi Comuni, è molto facile che la burocrazia diventi dominante e predominante e quindi imponga ai contribuenti con vie indirette sa­ crifizi superiori al bisogno.

In questi concetti noi avremmo voluto vedere almeno posta allo studio una riforma del sistema tri­ butario dei Comuni; e tanto più lo speravamo in quanto parevaci di sapere che l’ on. Magliani non fosse lontano da accettare queste basi per studiare il vasto problema. Se non che le mille altre que­ stioni che sono sorte, e soprattutto il bisogno di sal­ varsi in ogni istante dagli effetti disastrosi di un con­ tinuo mutamento di programma e di idee, non con­ cesse all’on. Magliani il tempo di elaborare quel progetto che pure ha tante volte promesso. Non gli moveremo rimprovero di ciò, perchè questo pro­ dotto, diremo cosi negativo, entra appunto in quelle critiche che noi facciamo a tutto il suo indirizzo di questi ultimi anni.

Ciò però di cui non possiamo che lagnarci, si è che con provvedimenti parziali, e quasi incidentali, si controperi alla riforma domandala e si agisca in modo contrario alle speranze che si erano lasciate concepire.

Due Comuni domandano aiuto al Governo tro­ vandosi sull’orlo del fallimento, altri Comuni do­ mandano danaro a buon mercato per compiere opere di pubblica igiene ; altri ancora chiedono di oltre­ passare il limite generale della sovrimposta. Già nella recente discussione è stata mossa una acerba censura ad un comune della Toscana il quale, ot­ tenuto un sussidio dal Governo, votò un aumento di dote al teatro della città ; abbiamo veduto altri Comuni essere rimproverati vivacemente dalla stampa più assennata per le enormi spese a cui si sobbar­ carono onde dare pubbliche foste. Non è a dire se noi pure ci uniamo alla voce dei critici e doman­ diamo istantemente che le Giunte ed i Consigli sieno meno larghi nell’ozioso impiego del denaro dei con­ tribuenti, specialmente quando le finanze del Comune sono in '¡stato tutt’altro che lieto. Ma oggi, di fronte al nuovo progetto dell’ on. Crispi, progetto che, con logico pensiero, sembra in modo singolare rivolgersi ai piccoli Comuni, che più difficilmente possono tro­ vare patrocinatori nell' aula parlamentare, di fronte al nuovo progetto, dobbiamo chiederci se non sia

opportuno prevedere i casi nei quali si eluderà lo spirito della legge.

Infatti se un Comune deve compiere opere ur­ genti di igiene pubblica, è ben giusto che lo Stato, ove le finanze del Comune non giungano, lo aiuti, perchè fi igiene di un Comune è — lo abbiamo ve­ duto nello recenti invasioni, epidemiche — interesse non solo locale, ma generale. Però questo aiuto dello Stato deve intervenire quando il Comune non possa in via assoluta fare da sè, ovvero quando la im ­ possibilità sia relativa ? — Se per esempio un Co­ mune ha impegnalo il suo bilancio in allargamenti ed abbellimenti di vie, in doti ai teatri ed in altre opere superflue, trascurando l’acquedotto, la fogna­ tura ed altri lavori igienici essenziali, lo Stato dovrà sovvenirlo perchè compia quest’ ultime opere senza prima esigere che sospenda e limiti quelle spese superflue a cui inconsultamente si è abbondonato ? È chiaro che se non facciamo questa importante distinzione, il progetto del l’ on. Crispi si ridurrà a questo, che apparentemente la Cassa dei depositi e prestiti darà al Comune una somma a mite interesse per provvedere ad opere igieniche, effettivamente darà la sovvenzione per il teatro, la piazza, o per la musica.

Mentre adunque riconosciamo che il progetto del- l’on. Crispi risponde veramente ad un interesse ge­ nerale, domandiamo che vi sieno incluse condizioni tali da impedire che gli aiuti dello Stato vadano sperperati in quelle spese suntuarie alle quali da qualche tempo i comuni si abbandonano con così bia­ simevole eccesso.

BATTI MA ASCOLTA

(a lla Nuova Antologia)

Batti ma ascolta! diciamo allo scrittore del B o l­ lettino Finanziario della

Nuova Antologia

il quale a proposito del nostro articolo' sul « Debito e le ferrovie » comparso nel numero del dì 22 maggio ultimo scorso, tenta di fare dello spirito e di spa­ ventarci con delle espressioni vivaci e quasi inur­ bane. — Batti ma ascolta ! gli diciamo perchè non è colle frasi, più o meno di buona lega, ma con sani argomenti, che doveva dimostrare che l

'Econo­

mista

era nel torto quando deplorava la soluzione che si è data alla questione finanziaria dalle nuove costruzione.

(3)

ra-26 giugno 1887

L ’ E C O N O M I S T A

411

gioni che lo consigliavano a questa decisione pare­

vano a noi così ovvie, così savie, così giuste da ritenere che la sua opinione sarebbe durata ben più di ventiquattro ore. Invece, non cercheremo uè come nè perchè, l’on. Magliani ha cambiato partito ed ha accettato quello che prima aveva recisamente respinto. — Noi non ce ne lamentiamo se non per un solo fatto; ed è che i motivi per i quali l’ ono­ revole Ministro aveva maturato il progetto dall’ Uco-

nomìsta

approvato e lodato, ci avevano convinti; e noi le nostre convinzioni non le mutiamo perchè mutano quelle dei Ministri.

Ora — tra il silenzio universale — la

Nuova A n­

tologia

viene e domandarci « crede proprio

\’Eco­

nomista

che nella colluvie di titoli che si trova nei mercati, la nuova obbligazione al 3 per cento avrebbe trovato facile e pronto collocamento senza la garanzia che le imprime il carattere di un titolo di Stato? » E noi rispondiamo alla dimentica

Nuova Anto­

logia

ricordandole che la Società delle strade fer­ rate meridionali ha costruito oltre mille chilometri di ferrovie emettendo molli milioni di obbligazioni senza la garanzia dello Stato; — risponderemo alla

Nuova Antologia

che quei milioni di obbligazioni la Società delle strade ferrate meridionali li ha emessi quando il credito pubblico era depresso tanto che la rendita si negoziava perfino al 50, quando lo Stato emetteva i suoi buoni del Tesoro al 7 per cento, quando il bilancio dello Stato aveva centinaia di mdioni di disavanzo, quando l’ Italia doveva anche acquistare Venezia e Roma. — E quindi domande­ remo alla

Nuova Antologia

se crede proprio più difficile fare oggi quello che si è potuto fare dal 1862 al 1884.

Noi non vogliamo indagare per quali ragioni siasi data la preferenza ai titoli garantiti dallo Stato quando tutto consigliava ad evitare questa garanzia diretta, ma temiamo assai che la causa principale di questa precipitata risoluzione stia nel vivo desiderio che aveva l’onorevole Saracco di affrettare il riordina­ mento della complessa materia delle costruzioni fer­ roviarie. E certamente lo scopo era ottimo e lode- volissimo, ma non basta lo scopo a giustificare i mezzi. L ’ uomo di Stato che abbia mente larga e concetto elevato della sua missione, non si limita a studiare i bisogni del proprio dicastero nulla im­ pensierendosi se il soddisfarli prima o poi abbia in ­ fluenza nel complesso della economia nazionale. Qui era appunto il caso in cui l’onorevole Saracco do­ veva mostrare di avere un ingegno ristauratore così fecondo come aveva mostrato notevole il suo spirito critico.

L e costruzioni ferroviarie, per una serie di cause che l

'Economista

ha cercato di esporre nel novem­ bre scorso, presentano per l’ Italia un problema che non è stato risoluto se non parzialmente colle con­ venzioni di esercizio del 1885. Allora brillavano gli ultimi raggi dei tempi floridi della finanza italiana; Governo e Parlamento non pensavano abbastanza che potevano venire i momenti critici e per il bilancio, per la circolazione e per il credito pubblico. Ma le cose si sono mutate e più presto di quello che non si aspettasse. Il bilancio è in disavanzo di oltre 70 milioni e

non si trova materia imponibile ;

una recente crise bancaria ci ha mostrata tutta la debo­ lezza del nostro sistema monetario metallico e fidu­ ciario; — le spese, anziché arrestarsi, crescono ad ogni -piè sospinto ; — la fiducia del paese nella abi­

lità del Ministro è momentaneamente assai scossa. D i fronte a questa situazione non era utile, giacché il- mezzo si offriva, di risolvere uno dei principali problemi che più si connettono alla finanza', quello dalle costruzioni ferroviarie e sollevare lo Stato dalla necessità di aumentare enormemente il suo debito diretto ?

Noi persistiamo a credere di sì ; e lo ripetiamo ci duole assai che la solerzia lodevole del l’ on. Sa­ racco non sia stata accompagnata da sufficiente pon­ derazione.

Lo scrittore della

Nuova Antologia

ci dice che i debiti ci sono e quindi bisogna pagarli, e così si conforta delle contraddizioni che noi scorgiamo fre­ quenti tra le parole ed i fatti di persone delle quali egli assume volentieri la diTesa. — E bene sta ; i debiti si paghino, ma è il modo con cui procurarsi i mezzi per effettuare il pagamento, quello che noi discutevamo. E giacché la

Nuova Antologia

ci pro­ voca a dir chiaro il nostro pensiero, non nascon­ diamo che ci preoccupa un altro fatto, questo affol­ lamento cioè degli Istituti di credito intorno allo Stato per offrirgli servigi di ogni specie quando deve ac­ crescere le proprie passività. — Fu molto utile, nes­ suno può disconoscerlo, che il nostro Istituto mag­ giore, nei tempi difficilissimi attraversati dalla finanza italiana sovvenisse lo Stato nei suoi urgenti bisogni, e certo l’aiuto allora prestalo salvò il paese da guai molto seri. — Ma oggi che la finanza, per quanto scossa dagli ultimi errori, e ordinata e soprattutto chiara, oggi che l’economia del paese ha preso uno sviluppo così insperato e che gli scambi internazio­ nali danno luogo a tali vicende nel credito da ri­ chiedere in chi può dominarlo e guidarlo, la mag­ giore oculatezza e vigilanza, oggi noi non compren­ diamo bene perchè la attività delle Banche di emis­ sione debba essere distratta dal proprio compito principale.

0, come'accennavamo nell’ articolo che la

Nuova

Antologia

ha voluto rilevare, ciò è causato dal desi­ derio di procurare all’ Istituto un compenso, ed in tal caso si suppongono servizi ignoti che possono anche essere pericolosi per molte ragioni ; — o si tratta di disinteressata cooperazione d e ll’ Istituto — di patriottismo •— come dicono alcuni confondendo il senso delle parole, ed allora crediamo che il pe­ ricolo sia ancora maggiore.

L e Banche, che hanno azionisti, devono sopratutto tutelare gli interessi dei loro azionisti ; il governo, che ha delle leggi da osservare, non deve sorpas­ sarle nè imponendo la propria volontà, nè profittando della eccessiva condiscendenza altrui. Tu tti hanno lim iti designati e prefissi nelle loro azioni ; il bene generale deve emergere naturalmente dallo stretto adempimento dei doveri dei singoli enti : — e chi procurando il bene degli azionisti della Banca avrà anche agevolato il compito del Governo, allora sol­ tanto potrà dire di avere una saggia amministra­ zione ; viceversa quando il Governo osservando rigo­ rosamente la legge avrà fatto, oltre al bene generale, anche quello degli azionisti di una Banca potrà lo ­ darsi dell’opera propria. — Ma le

condiscendenze

del Governo ed i

sacrifizi

degli Istituti, sono, a nostro avviso, una via pericolosissima perchè non ha lim iti e conduce facilmente a quegli arbitri che poi si de­ plorano amaramente.

Nel caso concreto della emissione delle obbliga­ zioni ferroviarie abbiamo assistito in Italia quasi si

(4)

412

L ’ E C O N O M I S T A

26 giugno 1887

direbbe ad una festa pubblica ; sembrava che lo Stato accrescendo di 300 milioni il proprio debito com ­ piesse un atto di riforma finanziaria e all’occhio dello spettatore disinteressato gli Istituti affollati intorno allo Stato parvero assetati a cui venisse sommini­ strata qualche goccia di rugiada.

Lo scrittore della

Nuova Antologia

farà senza dubbio dello spirito e dirà che noi vorremmo che si vestisse a gramaglie quando lo Stato fa una emis­ sione ; — noi gli diremo di rivolgere lo sguardo agli altri paesi e di dirci dove le

Banche di emis­

sione

hanno quella stessa moltiplicità di affari, quella intromissione in ogni cosa che hanno in Italia.

Del resto questi sono argomenti che non vanno trattati per incidenza. Noi abbiamo voluto rispondere con qualche considerazione alle frasi spiritose dello scrittore della

Nuova Antologia

per offrigli occa­ sione — se mai se ne sente il desiderio — di d i­ scutere con qualche serietà di propositi.

Siamo poi lieti che il nostro concetto circa i m i­ lioni per le nuove costruzioni abbia fatta cammino tanto da trovar posto in una relazione parlamentare. L ’ on. De Zerbi chiude la sua relazione sui provve­ dimenti ferroviari con quéste parole :

«

E d io, se si consente ài relatore di esprimere « un suo parere individuale, volentieri aspetterei più « di sei mesi, se il governo dichiarasse volere questo « tempo per rivedere le convenzioni in modo da poter « mutare la facoltà di concdere' la costruzione a prezzo « fatto

[forfait),

in facoltà di concedere alle So­ li cietà, poiché l’esercizio di Stato non si è voluto, « costruzione ed esercizio, dando ad esse un assegno « chilometrico e determinando una equa partecipa­ li zione allo Stato del prodotto lordo di esercizio.

« Il quale sistema accelerebbe la costruzione delle « ferrovie, alleggerirebbe il bilancio dello Stato e « metterebbe questo al sicuro dai pericoli, che na- « scono dal naturale antagonismo fra gli interessi « suoi e quelli delle Società appaltatrici. »

La

Nuova Antologia

si apparecchi adunque ad una nuova evoluzione. La soluzione che abbiamo proposta per le costruzioni ferroviarie Ita già fatta strada e molta più ne farà in avvenire; allora sa­ ranno naturalmente del nostro parere anche quelli che lo scrittore della

Nuova Antologia

così volen­ tieri difende, e perciò ci troveremo tutti d’ accordo.

L ’ anno scorso (v.

L'Economista

del 26 marzo 1886) parlando del Congresso degli Agricoltori Italiani te­ nutosi verso la fine del carnevale in Roma, ci fu grato potere spargere larga copia di lodi sulle deli­ berazioni prese intorno alla industria enologica. Ma non potemmo astenerci dal biasimare in pari tempo il voto formulato dal Congresso medesimo, che fos­ sero stanziati dal Parlamento

ingenti premi

da con­ ferirsi alle persone e alle Associazioni che intrapren­ deranno una seria ed importante esportazione all’ e­ stero di vini italiani per consumo diretto.

Ci pare, infatti, non solo assurda la protezione ma anche mal collocato il semplice incoraggiamento ad una istituzione o ad una impresa che sieno già bene avviate e promettenti e di incoraggiamento non ab bian più bisogno ; mentre di certo non può non tro­

varsi in queste condizioni una esportazione la quale si meriti quelle qualifiche di

seria

e di

importante,

che si sarebbe voluto determinassero il diritto ad un

ingente premio

da conferirsi dallo Stato.

Ora il fatto Ita provato che anche nella esporta­ zione l’ industria enologica può e sa fare da sé. La Società generale dei viticultori italiani, adunatasi nei giorni scorsi in Rom a, votò L . 10 mila per pro­ muovere all’ estero la fondazione di spacci di vino ove singolarmente i produttori di qualche entità pos­ sano inviare vini per ia vendita. Gli spacci saranno sorvegliati da un delegato della Società per garan­

tirsi che non vengano venduti se non vini assolu­ tamente buoni e ben conservati.

Diecimila lire sono poche per aprire nei maggiori centri esteri di consumo quel numero di sp a cci, grandi e ben forniti che sarebbe desiderabile e che potrebbe dare ai migliori vini della penisola una dif­ fusione europea. Ma sono di certo sufficienti per in­ cominciare, e la buona riuscita delle prime prove non solo incoraggia ma anche concorre a dare i mezzi materia'i per farne più e più altre. Nè della riuscita v’ è ragione di dubitare, giacché l’industria enologica nei vari suoi stadi (coltivazione, selezione della materia prima, manipolazione, conservazione e diffusione del prodotto) è forse tra tutte le industrie quella che in Italia negli ultimi quindici anni ha fatto maggiori progressi ed è risultata più rimune­ ratrice, essendo qui connaturata al suolo e al clima od essendo stata esercitala con metodi sempre più razionali e con larga e perseverante operosità..

D ell’ oculato procedere nell’ ultimo stadio: quello della diffusione, fa fede il provvedimento dianzi ri­ cordato, di destinare ad ogni spaccio che si apra all’ estero un delegato della Società, il quale invigili sul carattere genuino dei vini da vendersi, stilla identità di ciascuna qualità loro, impedisca le m i­ scele, le alterazioni di qualunque specie, serva di guarentigia ai compratori e per conseguenza assicuri alla azienda numerosi e assidui clienti. Come in ogni impresa seria, l’accortezza e la probità, più che an­ dare di pari passo, sono lutt’uno.

Siffatta istituzione, o meglio finora il progetto di essa, ci suggerisce una proposta, che rivolgiamo ad un tempo agli uomini competenti in materia di grande commercio moderno e a coloro che nella cosa sono direttamente interessati.

Perchè non fare alcunché di simile per gli olii italiani ?

(5)

26 giugno 1887

L ’ E C O N O M I S T A

413

altro con olii d’ oliva di qualità inferiore, trovando

nello spaccio di più copiosa quantità il compenso al prezzo un po’ più basso del genere determinato e dalla diminuita squisitezza e dalla concorrenza ge­ nerale. Sembrerebbe cbe commercialmente non ne dovesse seguire nessun danno. Ma il male è cbe la fiducia già solidissima, per certe primarie case pro­ duttrici nel pubblico, vacilla; cbe l ’ inevitabile quan­ tunque lento perfezionarsi della fabbricazione in paesi dove il raccolto delle olive è più abbondante cbe nel nostro e dove il clima lo rende meno soggetto a peripezie, minaccia di fare sparire, coll’andar del tempo, quella inferiorità neH’eccelienza del prodotto, cbe finora si risolveva a nostro favore e non ci faceva tener concorrenza. Si aggiunga cbe, come nella illu ­ minazione e nelle industrie, così anche nella prepa­ razione degli alimenti sono infiniti i surrogati del­ l ’olio, attesi i gusti e le abitudini dei diversi paesi, e certo più numerosi, più perfetti e più invadenti di quelli del vino.

N oi temiamo cbe, lasciando andare le cose come ora vanno, l’olio italiano risichi di perdere gradata - mente ma irrimediabilmente quel primato sugli altri olii tutti, che finora ne ha fallo una delle ragguar­ devoli sorgenti di ricchezza nazionale. — Cbe la più parte dei produttori manipolino, taglino, mescolino, intruglino, sta bene : la concorrenza in parte lo vuole e i tempi lo consentono, perchè oggi nel mondo commerciale (e se qui ne fosse il luogo, diremmo anche in quello morale, politico, eco., ecc.) trionfa delle cose la

seconda qualità

, quando non è la terza. Così pure oggi si stenta quanto mai a trovare stoffe di seta solide e durevoli come erano una volta, perchè non si fabbrica quasi più fuorché di quelle miste, cbe sono a buon prezzo, accessibili a lutti, ma scadenti. Ma siccome crediamo cbe la produ­ zione di olii sopraffini avrebbe pur sempre la sua ragione d’essere, in quanto troverebbe sempre un ceto speciale di buonissimi clienti se si potesse sta­ bilire un accertamento sicuro della qualità, ci pare sarebbe bene che cotesto accertamento si facesse, in guisa che la merce cattiva o mediocre non scredi­ tasse anche quella buona della stessa provenienza e non la costringesse a diventar cattiva per man­ canza di modo o d’occasione di farsi ben ricono­ scere e distinguere.

Non potrebbero all’ uopo i migliori, almeno, tra i produttori d’ olio italiano imitare i loro confratelli del vino, o magari associarsi con essi, per istituire spacci all'estero con analogo sistema di probità e di accortezza commerciale?

CINQUANTANNI DI PROGRESSO ECONOMICO

IH INGHILTERRA

U n mezzo secolo nella storia di un popolo è un periodo che in qualunque epoca ha pure non poca importanza ; ma essa si centuplica quando i cin- -quant’ anni cbe si considerano appartengono a un secolo così ricco di avvenimenti, di trasformazioni, di progressi, come questo che volge ornai alla fine.

Quindecim annos grande mortalis ceni spatium

la-sciò scritto Tacito e, ben più a ragione, ciò può dirsi di un mezzo secolo, li quando questo non breve pe­ riodo si personifica in chi è a capo di uno Stato e di questo seppe essere reggitore illuminato, devoto e libe­ rale l’entusiasmo che solleva cotale giubileo è troppo le­ gittimo perchè non si abbia a prendere nota dell’av- venimento. S i aggiunga cbe il fortunato paese il quale sollenizza in questi giorni il giubileo della sua Regina è l’ Inghilterra, quell’ Inghilterra che fu ed è in tanti campi dell’ attività umana maestra a più di un popolo ed ha saputo senza scosse, senza scon­ volgimenti , modificarsi secondo la necessità dei tempi.

Ma per quanto l’ argomento sia attraente noi- non possiamo, neanche brevemente, farci gli storiografi dei progressi compiuti dall’ Inghilterra in questi u l­ timi oinquant’ anni nelle varie sfere dell’attività umana. Dobbiamo limitarci a considerare il progresso eco­ nomico, veramente notevole, se non unico, che la patria dei migliori economisti ha saputo conseguire in mezzo secolo. E perchè questo nostro quadro r ie ­ sca quanto più è possibile fedele, prenderemo a guida un valente economista il prof. Leone Levi il quale in un recente articolo ‘ ) espone appunto lo sviluppo materiale dell’Inghilterra dal 1856 al -1886. Il primo fatto che richiama l’attenzione e che forma quasi il punto di partenza di uno sguardo retro­ spettivo è lo sviluppo della popolazione. Negli ultimi trent’ anni cioè dal 1855 al 1885 la popolazione del Regno Unito crebbe del 50 per cento perchè da 27,800,000 nel 1855 passò a 56,500,000 nel 1885 e il maggior aumento avvenne nell’ Inghilterra e Gal­ les dove da 18,000,000, abitanti salì a 27,500,000 con un incremento del 46 per cento, mentre nella Scozia esso fu del 55 per cento e nell’ Irlanda la popolazione diminuì da 6 milioni a cinque, cioè del 16 per cento. Quali siano state le cause di quest’ ul­ timo fatto,è generalmente noto, e non occorre qui di insistervi. Solo vai la pena di riflettere che men­ tre le trasformazioni avvenute nel campo industriale nella Gran Brettagna, per l’ impiego delle macchine e i cambiamenti correlativi nelle occupazioni della po­ polazione, non impedirouo 1’ aumento di quest’ ullima, in Irlanda le condizioni dell’ agricoltura e dell’ indu­ stria resero necessaria la emigrazione e scemarono il numero degli abitanti.

Non ostante tutte le gran difficoltà che sono ine­ renti a un forte aumento nella popolazione la sua con­ dizione non ristette dal migliorare specie pei grandi mi­ glioramenti sanitari compiuti. Così mentre la densità della popolazione dell’ Inghilterra e Galles aumentò da 325 persone per miglio quadrato nel 1855 a 473 nel 1885 la mortalità scese nello stesso periodo da! 22 al t9 per 1000.

L ’ istruzione ebbe pure grande sviluppo e ne fanno testimonianza poche cifre: nel 1855 i sussidi per I’ istruzione pubblica nella Gran Brettagna ammon­ tavano a 306,621 sterline, nel 1885 quella cifra era salita a 4,013,000 e la spesa che nel 1885 era di 831,670 sterline nel 1885 saliva a 5,574,000.

Ma I’ argomento vasto e complesso ci sospinge e dobbiamo venire subito ai dati più strettamente con­ nessi al progresso economico inglese. Il potere pro­ duttivo della popolazione británica è colossale; per

(6)

414

L ’ E C O N O M I S T A

26 giugno 1887

convincersene basta prendere come indice l ’ammon­ tare delle esportazioni e si può allora vedere come il Regno Unito possa avere un eccesso di produ­ zione per gli altri paesi, considerevolmente più grande di quello che la maggior parte dei paesi ha dispo­ nibile. A ciò cooperò efficacemente l’ uso assai esteso del vapore e della meccanica. D’onde un incremento nella produzione che trova pochi riscontri. Nel 1835 la produzione del carbone fu di 61 milioni di ton- tellate e nel 1885 era di 159 milioni; il ferro greg­ gio da 5,200,000 tonnellate nello stesso periodo saliva a 7,100,000 tono. E questo enorme aumento avveniva nel medesimo tempo che il lavoro per opera delle.

Factory Laws,

vale a dire per mezzo delle leggi sulle fabbriche era alquanto ridotto nella sua durata.

I tre grandi rami della produzione dei Regno Unito sono l’ agricoltura, le industre estrattive e tes­ sili e il commercio, compreso in quest’ ultimo la na­ vigazione e la banca

(sìiipping and banking).

Or bene le statistiche ci dicono che dal 1870 (prima di quest'anno le statistiche agricole non possono ser­ vire utilmente) al 1885 l’area coltivata crebbe di 1.700.000 acri, diminuì di due milioni di acri quella coltivata a grano ed erbaggi e crebbe quella dedicata ai pascoli di 5,600,000 acri, mentre i capi di be­ stiame aumentavano ili 1,700,000 e le pecore di­ minuivano di 2,700,000.

Le ragioni di questa trasformazione sono aneli’ esse note; ma ad ogni modo poiché è accertato che i grani dell’Australia e deli’ India non possono essere portati in Inghilterra a meno di 55 scellini per

quarter,

e quando si comprendano nel costo le spese di assicurazione e commissione e altre, quella cifra può salire a 58 scellini, cioè a un prezzo che può per­ mettere all’agricoltura inglese di mantenere lo stato attuale di cose quasi invariato. Del resto, osserva giustamente i! prof. Levi, non devesi dimenticare che il prezzo medio del grano dal 1855 al 1884 fu di 51 scellini per

quarter

e che per lungo tempo dopo P adozione del libero scambio pel grano la rendita della terra si mantenne elevata e il prezzo del grano continuò ad essere rimunerativo.

Tornando a ll’ entità, al volume, come dicesi, del commercio, oltremodo notevole ne è il suo svi­ luppo. Ma anzitutto giova rammentare che sulle ci­ fre delle importazioni ed esportazioni esercitano grande influenza le fluttuazioni dei prezzi e che il ribasso dei prezzi avvenuto negli ultim i anni determina sulle cifre attuali elletti sensibili. Ad ogni modo mentre nel 1855 le importazioni del Regno Unito erano va­ lutate a steri. 145,545,000 pari a 5 steri., 5 scell. e 2 den. per abitante, nel 1885 le importazioni am­ montarono a 570,958,000 steri, pari a 10 lire, 4 scell. 5 den. per ab.; le esportazioni alla doro volta e nello stesso periodo passarono da 95,688,000 sterline a 213.045.000 e quindi il commercio totale da ster­ line 260,235,000 passò a 612,372,000 steri, ossia da L . 9, 7 s. a L. 17, 13 s. 7 d. con un incre­ mento dell’ 89 0|0.

Non ostante questo grande svolgimento del movi­ mento commerciale l’ Inghilterra è oggi condotta a riflettere seriamente sui modi migliori per mante­ nere e sviluppare le sue relazioni commerciali, chè altri paesi hanno saputo più o meno durevolmente dare un impulso vivace al loro commercio.

Per farsi un’ idea del progresso relativo compiuto da alcuni paesi, basta gettare lo sguardo sopra questo

prospetto dato dallo stesso prof. Levi, ma che è^però incompleto mancando la Germania e l’ Italia :

1860

1

1884 P A E S I P o p o la z io n e V a lo r e c o m ­ p le s s iv o d el - l’ im p .e d es p. A m m o n ta re p e r a b it a n te P o p o la z io n e V a lo r e to ta le d e ll ’ im p o r t, e d e s p o r ta z . A m m o n ta r e p e r a b it a n te A u m e n to p e r ce n to ; Ster. L . s. d. St. L. s. d. R ussia... 71.0 47.6 — 13.5 87.4 112.6 1.5.9 95 Olanda... 3.3 45.4 13.15.0 4.0 162.5 40.10.0 190 B e lg io ... 4.8 39.4 8.2.0 5.5 110.5 20.0.0 150 F rancia... 37.4 167.0 4 .9 .3 37.7 303.0 8.1.10 81 Austria Ungheria. 32.5 47.3 1.9.1 37.8 108.6 2.17.5 96 Stati Uniti... 31.4 128.5 4.1.6 50.1 286.9 5.14.6 40 Regno U n ito... 28.8 317.8 10.3.8 35.3 560.1 15.17.6 44

Queste cifre sono assai istruttive, perchè rivelano un incremento generale del movimento commerciale e l’ importanza della lotta economica che il prote­ zionismo provoca fra le nazioni per mantenere le posizioni conquistate ed estendere i proprii sbocchi. Nella navigazione I’ Inghilterra ha molto meno da temere. Y i fu un momento, è vero, che il tonnel­ laggio degli Stati Uniti raggiunse quasi quello della Gran Brettagna, ma per parecchi anni la marineria mercantile degli Stati Uniti ha retroceduto. Il ton­ nellaggio britannico da 4,349,000 nel 1855 è salito a 7,450,000 tonn. cioè crebbe del 70 Olo in tren- t’anni, e ciò che è più importante il tonnellaggio delle navi a vapore da 381,000 tonn. passò 5,973,000. Un altra prova di questo sviluppo come di quello dei porti britannici è dato dalle cifre del tonnellaggio dei bastimenti entrati e usciti ; tonnellaggio che nello stesso periodo da 14,489,000 tonnellate è salito a 64,281,000 tonn.

Se noi volessimo proseguire a raffrontare i risul­ tati di cinquantanni di progresso economico compiuto dall’ Inghilterra, non ci sarebbe forse sufficiente tutto un numero di questo giornale e specie se, come pur dovrebbesi volendo fare opera completa, tenes­ simo conto dei progressi delle colonie inglesi, la cui vita è tanta parte di quella della madre patria. Ma dobbiamo arrestarci a questi pochi cenni rammentando ai lettori che più volte abbiamo avuto occasione di par­ lare dello svolgimento del risparmio, della coopera­ zione ecc., in Inghilterra durante gli ultimi cin­ quanta anni.

(7)

26 giugno 1887

L’ E C O N O M I S T A

415

RIVISTA ECONOMICA

/ ris u lta ti finanziari dell’Unione postale universale nel 1885 — Il dazio sul grano davanti alla Ca­ mera — Le speculazioni sul grano e sul caffè a g li Stati Uniti — Il protezionismo in Francia.

È nota l’ importanza notevolissima d ie hanno as­ sunte le relazioni postali e l ’ efficacia che su quelle internazionali ha esercitata l'Unione postale univer­ sale. Nessuno ignora del pari che dal servizio postale alcuni paesi traggono una entrata non trascurabile; però non bisogna credere che ciò sia di tutti i paesi, così ad es. gli Stati Uniti introitano meno di quello che spendono per una somma non piccola, essendo (quasi 59 milioni di franchi. Ecco del rimanente, affinchè il lettore possa farsi una idea esatta di questo ramo dell’ economia pubblica, il quadro dei risultati finan­ ziari dell’ unione postale universale secondo la sta­ tistica generale pubblicata dall’ ufficio internazionale di Berna. Per la Germania, la Francia, l’ Austria, la Ptumania e la Russia va fatta l’ avvertenza che le entrate e le spese telegrafiche sono confuse con quelle postali. P A E S I Anno finan­ ziario Entrate Spese ! Eccedenza delle entrate Eccedenza delle spese Franchi Franchi i Franchi Franchi G erm ania... 1885-86 242,008,913 211,220,054 30,788,858 — Stati U niti.. 1884-85 224,902,425 263,790,464 - 38,888,038 R. Argentina 1885 3,686,520 3,603,480 53,040 — A u stria ... » 62.746,132 51,825,245 10,920,887 — Ungheria . . . » 22,003,159 18,039,793 3.963,866 — B e lg io ... » 14,438,964 9,359,106 5,079,858 — Brasile... 1884-85 4.548,240 13,888,006 — 9,337,766 Chili... 1885 2,179,697 2,153,351 26,345 ___ D anim arca.. 1885-86 6,012 400 5,700,344 312,115 ___ R.Dominican » 35,099 87,263 52,164 E g it to ... 1885 3,071,656 2,713 697; 357,958 ___ Francia... » 166,578,653 134,424,234 32,154,418 ___ A lg. e Tunisi » 3,993 304 4,163,832 — 170,527 G. B ettagna 1885-86 204,'65,100 137,168,100 67,097,000 — G recia ... 1885 1,034,246 695,632 338,613

_

H a it i... V 67,842 135,359 ___ 67,517 H a w a i... 1884-86 334,582 395,062 __ 60,480 India Britan. 1884-85 28,584,842 26,158.258 2,426,584 — Ita lia ... » 38,111,518 33,204,415 4,907,103 __ Giappone . . . 1885 10,547,2 2 12,379,773 — 1,832,570 Lussemburgo » 513,635 493,874 19,760 — Montenegro . 1885 11,672 14,372 — 2,700 N orv egia.. . . » 3,058,972 3,072,032 - 13,060 Paesi Bassi . » 11,652,250 8,932,672 2,719,578 — Perù... » 513,052 506,660 6,391 — Portogallo. •. V 3,600,411 3,946,930 — 346,518 R um an ia.. . . » 4,241,988 3,190,498 1.051,489 — R ussia... » 66,112,720 96,182,848 30,069,628 S ia m ... 1885-86 28,203 158,994 130,790 S v ez ia ... 1885 8,544,000 8,2 0 1 ,2 0 0 342,’•00 ■_ S vizzera. . . . » 19,374,616 17,866,499 1,508,136 N orv egia.. . . » 875,699 882,700

1

— 7 ,0 0 0

Oltre questi paesi fanno parte dell’ Lnicme postale internazionale le colonie britanniche, quelle francesi, neerlandesi e portoghesi; ma eccetto per le Indie orientali neerlandesi e per Hong-Kong, le cifre sono sempre inferiori al mezzo milione e nella gran mag­ gioranza non eccedono le cento mila lire.

Dal quadro suesposto si può vedere che dei 52 Stati enumerati, diciannove traggono un provento maggiore o minore, e gli altri tredici hanno le spese postali superiori alle entrate.

— Abbiamo dato nell’ ultimo numero un breve rias­ sunto delle discussione cominciata alla Camera dei Deputati sui provvedimenti finanziari e soltanto per la parte relativa all’aumento dei dazi sui cereali. Nella

decorsa settimana la discussione proseguì con notevoli discorsi contro il dazio di tre lire, fra i quali me­ rita menzione speciale quello dell’on. Gagliardo; ma venuti ai voti, l’appello nominale dava per risultato 252 favorevoli e 46 contrari al nuovo dazio sul grano. Dopo questo risultato che ha messo momentanea­ mente termine alla lotta tra i liberisti e i protezio­ nisti alleati agli incerti, ci pare inutile di soffermarsi por ora sulla discussione fatta alla nostra Camera. — Ci sia solo permesso di notare che non una voce autorevole è sorta a difendere il dazio di tre lire e che per disarmare la opposizione si dovette dal M i­ nistero dichiarare che il dazio sul grano era fiscale e non protettivo. Veramente sarà forse per deficienza nostra, ma non arriviamo a comprendere come un dazio sia fiscale o no a seconda delle intenzioni e dei desideri del Governo ; noi avevamo sempre cre­ duto che il dazio fosse o no protettivo secondo la sua misura, il prezzo del prodotto tassato ed altre simili condizioni, le quali coi Governi e colle loro con­ traddizioni non hanno nulla a d ie vedere. Ma così è; il Ministero che per tappare uno dei tanti buchi del bilancio ha regalato ai consumatori italiani il da­ zio di tre lire sul grano doveva anche dire con gran ingenuità che esso intendeva porre un dazio fiscale come se fosse in suo potere non solo di metterlo, ma anche di determinarne gli effetti.

Ad ogni modo,

consumatum est

— e quello che era un provvedimento provvisorio sta per divenire de­ finitivo il che ci permette solo di augurare che su quella strada ci fermiamo li.

- Ma mentre la nostra Camera discuteva o meglio, chè discussione vera e propria non ci fu, ascoltava alcuni discorsi sulla questione del dazio, la stampa si occupò di una colossale speculazione sui grani che aveva luogo agli Stati Uniti e un egregio scrittore, noto per i suoi studi sulla concorrenza americana, diresse anzi suH’argomento due lettere alla

Tribuna,

quasi per. dire che di fronte alle condizioni dei m er­ cati granari americani i liberisti e protezionisti po­ tevano smettere le loro dispute e pensare invece a non darsi mani e piedi legati agli avidi speculatori

Yankees.

Sta ne! fatto che da qualche tempo due potenti gruppi di speculatori Cercavano di monopolizzare a proprio vantaggio il mercato del grano e quello del caffè. Il primo gruppo agiva precipuamente à Chi­ cago, il secondo a Nuova York. Se si giudica dal­ l’ aumento dei prezzi, specialmente pel caffè, gli sforzi di quelle coalizioni sembravano prossimi a raggiun­ gere l’ intento, ma fino dagli ultimi giorni della pas­ sata settimana si potè vedere che la coalizione non poteva continuare a dominare il mercato ed infatti il timor panico sopravvenne tosto e vi furono anche gli immancabili disastri.

(8)

416

V

E C O N O M I S T A

26 giugno 1887

d i giugno erano saliti lentamente, ma con fermezza, per i grandi acquisti fatti appunto da una coalizione che operava a Chicago, poi ribassarono stante le of­ ferte sempre rilevanti di grano che ancora erano fatte. Gli operatori non avevano calcolato su cattivi raccolti, ma sulla offerta minore che nel Maggio e Giugno può essere fatta di grano e per qualche set­ timana la coalizione potè sostenersi.

Non occorre dire quali perdite ebbero a subire per il ribasso sopravvenuto, esse si calcolano pel grano da 35 a 45 milioni di franchi e si può rite- nare che furono proporzionate alla vastità della coalizione.

È notevole, del resto, che la speculazione non abbia compreso come le condizioni del commercio del grano siano mutate da qualche anno a questa parte. Un tempo le esportazioni dall’ India e da qual­ che altro paese erano di poca entità e intermittenti, ora invece sono ingenti e regolari; senza dire che l ’ esperienza di altre coalizioni tentate agli Stati Uniti e fallite avrebbe dovuto rammmentare la va­ nità di sim ili pressioni sul mercato.

Gli speculatori americani hanno fatto troppo a fidanza sulle cifre delle statistiche che danno le quantità visibilmente disponibili, ma hanno dimen­ ticato che gli alti prezzi da essi artificialmente soste­ nuti fanno correre al mercato tutti quegli stock invisibili che formano un fattore ignoto in sim ili operazioni ardite e punto lodevoli. Quanto alle paure che l’ Europa potesse essere alla mercè delle coali­ zioni, dei

corners

americani, come li dicono, crediamo che esse non abbiano alcun reale fondamento, seb­ bene, siano nell’ animo di chi dovrebbe conoscere

e x professo

queste materie.

— La questione del dazio sui cereali si può cre­ dere fin d’ora che dovrà essere trattata, in avvenire, spesso nel nostro paese. Non ostante la gran mag­ gioranza ottenuta dal dazio di tre lire sul grano la questione rimane sempre aperta e la lotta è sem­ pre possibile. M a per ora nel nostro paese ciascuno pensa.che gli conviene assumere la parte di osser­ vatore e vedere praticamente, se hanno ragione i protezionisti o i liberisti. Non parrebbe davvero che ci fosse bisogno, dopo tante prove, deH’esperitnento attuale per giudicare i dazi e il protezionismo, ma poiché non manca chi ama dichiararsi liberista

ad

pompam

salvo a votare i dazi che iniziano il pro­

tezionismo, ben venga questa buona volontà di stu­ diare, di osservare, e speriamolo, di imparare se­ riamente.

Intanto non dimentichiamo che in un paese vicino dazio protettivo sul grano c’ è da qualche tempo e non trascuriamone i suoi effetti. È noto che l’ indomani del giorno in cu i fu applicato in Francia il dazio di cinque lire il prezzo del grano aumentò su tutti i mercati francesi e non proporzionalmente all’ au­ mento, ma molto di più. Si discute ora !a causa e l’ origine d i tali aumenti nel prezzo del grano e lo si attribuisce a una speculazione degli intermediari ; ma senza escludere questa speculazione, del resto naturalissima, è ingenuo il non voler comprendere che la causa prima del rincaro sta precisamente nel dazio. A d ogni modo fra breve se ne avrà la prova palmare; quando cioè il nuovo raccolto sarà por­ tato sul mercato, la speculazione degli intermediari avrà un concorrente non indifferente e allora si vedrà a quali prezzi viene negoziato il grano e quale influenza esercita il dazio.

Intanto è bene notare come secondo calcoli re­ centi siasi determinato in Francia che le spese di trasporto di 100 chilogrammi di grano dall’ America in Francia ammontano a 6 fr. 20. Cifra non in d if­ ferente, che se anche non compensa la differenza tra il prezzo del grano americano e ii prezzo rimuneratore in Francia, costituisce un vantaggio per l’ agricoltura francese, e si può dire quindi anche per quella degli altri paesi, non trascurabile. Ora la protezione ha por­ tato quel margine a l l fr. 20 il che impedirà,salvo cir­ costanze im prevedibili, al grano d’America di essere venduto in Francia. Certamente la classe dei pro­ prietari di terre nè avrà vantaggio, ma quando si pensa che in Francia la proprietà fondiaria è assai divisa si capisce come debba essere ristretto il n u ­ mero di coloro che dall’aumento del dazio trarranno un benefizio. L ’ agricoltura non avrà nel dazio nes­ suna leva per progredire, i consumatori sono co­ stretti a pagare il pane persino 9 centesimi di più; i soli che vi trovano l'u tile sono i pochi grandi proprietari e gli speculatori i cui interessi sono così efficacemente avvantaggiati dalle misure protettive.

La conclusione ci pare semplice; la finanza fran­ cese non ha nessun vantaggio dal dazio perchè l’ im ­ portazione è quasi ridotta a nulla, per ora ; i con­ sumatori pagano una nuova imposta e il tutto va a beneficio delta grande proprietà e. della specula­ zione. Decisamente se gli elettori non sanno licen­ ziare i loro rappresentati ohe votano gli aumenti del dazio e mandano alte lagnanze pel rincaro dei ge­ neri alimentari, non hanno che a battersi il petto e a recitare il

mea culpa.

LA SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

al 30 aprile 1887

Il Ministero di agricoltura e commercio pubblicava giorni sono la situazione dei conti degli istituti di emissione al 30 aprile p. p. Nel riassumerne le partite le più im portanti, continueremo a porle in confronto con quelle esistenti alla fine di dicembre dell’ anno scorso, affine di meglio apprezzare il mo­ vimento avvenuto nei primi 4 mesi del 1887.

L’attivo

delle sei banche di emissione alla fine dei due mesi sopra indicati, resultava come appresso :

30 apr. 1887 31 die. 1886 Cassa e riserva L. 315,042,315 512,585,328 Portafoglio » 636.274,809 673,724,450 Anticipazioni » 147,929,208 129,656,419 Impieghi diretti » 167,378,542 150,244,391 l'itoli » 33,039,313 31,848,720 Crediti » 175,167,148 182,721,175 Sofferenze » 19,898,133 18,351,082 Depositi » . 587,435,673 584,953,578 Partite varie » 215,174,575 195,077,129 Totale L. 2 ,497,340,020 *) 2,435,993,679

Da questo confronto resulta che nei primi quattro mesi del 1887 l’ attìvo delle sei banche di emissione crebbe di L. 61,346,541.

Aumentarono la cassa e riserva, le anticipazioni, gli

(9)

26 giugno 1887

L ’ E C O N O M I S T A

417

impieghi diretti, i titoli, le sofferenze, i depositi, e le partite varie.

Diminuirono il portafoglio e i crediti.

L ’ ammontare del portafoglio sopraindicato divide- vasi fra le varie banche di emissione nella seguente misura :

80 apr. 1887 31 dio. 188G

Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana»

Banca Romàna »

Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »

379,601,412 119,975,176 45,508,564 41,896,024 46,271,263 3,022, 368 411,244,595 130,117,693 42,926,403 38,910,473 46,031,162 4,494,121 Totale L. 636,274,809 673,724,450

Il portafoglio diminuiva alla fine del 1° quadri­ mestre del Ì887 di L,. 57,449,641 e a questa di­ minuzione contribuirono la Banca Nazionale italiana; il Banco di Napoli e la Banca Toscana di Credito. Aumentarono all’ incontro i portafogli della Banca Nazionale Toscana, della Banca .Romana, e del Banco di Sicilia.

Il

passivo

delle sei banche alle stesse date appa-riva come segue:

SO apr. 1887 31 dio. 1886

Capitale e massa di rispetto L .

Circolazione » D ebiti a vista » D ebiti a scadenza » Depositi » Partite varie » 381,808,004 1,000,648,002 182,985,915 171,005,947 587,435,673 161,738,489 377,239,343 1,031,869,712 181,740,702 137,093,448 578,776,928 120,685,608 Totale L. 2,485,672,121 2,447,309,769

Il passivo delle sei banche aumentava nel qua­ drimestre di L. 58,562,352. Aumentarono il capitale e la massa di rispetto, i debili a vista, i debiti a scadenza, i depositi e le partite varie. L a circola­ zione soltanto fu in diminuzione.

La circolazione propria delle sei banche di emis­ sione che alla fine di aprile 1887 ammontava a L . 1,000,648,092 contro L. 1,031,869,712 alla fine di decetnbre 1886, dividevasi fra i vari istituti nel modo che segue :

30 aprile 1887

Banca Naz. italiana L. 585, 729, 988 Banco di Napoli...» 221,252,110 Banca Naz. Toscana . » 79,792,054 Banca Romana... » 48,438,090 Banco di Sicilia...» 51,547,555 Banca Tose.di Credito» 13,224,070 T o ta le ... L . 1,000,648,092

la qual cifra in confronto di quella risultante alla fine di dicembre 1886 accusa per il primo quadrimestre del 1887 una diminuzione nella circolazione di L . 31,221,710.

La circolazione complessiva delle sei banche ascen­ deva alla fine di aprile 1887 a L. 1,114,980,219.50 la quale dividevasi per L. 1,000,648,092 in biglietti pro­ pri degli istituti di emissione, e per L. 114,332,125.50 in biglietti già consorziali. La qual circolazione di biglietti già consorziali presenta una diminuzione di L. 8*31,594,967.50 in confronto di quella di L . 940,000,000 ; diminuzione che deriva da essere stati cambiati in moneta metallica biglietti per L . 505,931,507.50 ed in biglietti di Stato da L . 5 e 10 per L. 322,663,460.

Nei primi quattro mesi del 1887 le rendite ammon­ tarono a L. 17,142,886.85 e le s p e s e ,a L . 5,474,987.91. Chiuderemo questi confronti col riportare il prezzo corrente alla fine dei due mesi delle azioni di quelle Banche costituite da società anonime:

30 apr. 1887 31 die. 1886

Banca Naz. Italiana L . 2,191 2,279 » Naz. Toscana » 1,140 1,200

» Romana

*

1,170 1,236

» Toscana di cred. » 575 580

LE CASSE POSTALI DI EISPAEMIO

Il resoconto sommario delle operazioni fatte dalle Casse postali di risparmio nel mese di aprile p. p. pre­ senta i seguenti resultati:

Gli

uffici postali

incaricati di fare operazioni di ri­ sparmio, ascesero nell’aprile a 21, i quali aggiunti ai 4,133 precedentemente autorizzati, si ha un totale di 4,154 uffici postali che funzionano da Casse di r i ­ sparmio.

I

depositi

nello stesso mese ammontarono a L. 11,977,903.73 ma i

rimborsi

essendo stati di L. 12,557,767.85 ne. resulta per il mese di aprile una deficienza di L. 459,864.12.

Dal I o gennaio 1887 a tutto aprile gli

uffici

autorizzati furono 57 ; i

depositi

ammontarono a L. 56,804,797,69, e i

rimborsi

a L. 50,418,353.07. Nei prim i quattro mesi del 1887 si ebbe così una

rimanenza attiva,

di L . 6,396,444.68.

Dal 1876 epoca in cui cominciarono a funzionare le Casse di risparmio postali i

depositi

compresi gli interessi capitalizzati nella somma di L . 21,519,960.51, raggiunsero la cifra di L. 889,319,071.88 ma alla fine di aprile scorso i depositi esistenti rappresenta­ vano una somma di L . 219,477,749.44 perchè nello stesso intervallo di tempo si avevano avuti

rimborsi

per L. 669,841,322.44.

Quanto ai libretti si ebbe il seguente movimento :

Rimasti

Emessi Estinti accesi

Nell’aprile 1887 . N. 26,588 9,848 16,740

Nei mesi precedenti

del 1887 . . . » 98,548 21,873 76,675

Anni 1876-86. . » 1,764,530 367,906 1,396,624 Per cui i libretti accesi alla fine

di aprile era n o... N. 1,490,039

IL CANALE DI SUEZ

Nell’ assemblea generale dell’ 8 giugno dell’ anno corrente il Direttore generale dell’ intrapresa, leggeva la sua relazione sull’ esercizio per il 1886 del C a ­ nale di Suez. Ne faremo un breve riassunto :

(10)

418

L’ E O 0 N O M I S T A

26 giugno 1887

nersi alquanto discosti da quella diminuzione che dovettero subire la maggior parte delle società di trasporto. E rileva anche che malgrado il maggior traffico le spese di esercizio si mantennero nella 9tessa misura, e questo fatto costituisce secondo, la relazione, uno dei tratti non meno caratteristici del successo finanziario dell’ impresa del Suez, inquanto che la fissità delle spese nonostante il maggior svi­ luppo del transito, sia una prova della prospera si­ tuazione della medesima. La relazione fa sapere che la Società è entrala in possesso dì 4 mila ettari di terreno senza altra spesa che il rimborso del prezzo senza interesse, che la società aveva ricevuto nel 1885, cioè a dire a 500 franchi per ettaro.

Il canale è stato allargato di 40 metri nella tra­ versata dei piccoli laghi e venne allargata la sezione della via marittima a diritta della baia del chilo­ metro 152.

La curva Nord d’ E l-G u is r, e quella di Tous- soum vennero rettificate.

La prima fase dei lavori di miglioramento deve comprendere con fa esecuzione del canale d’ acqua dolce da Ismailia a Porto Said, entrata oggi in un periodo di esecuzione.

1. ° Un allargamento di l o metri su tutta la lunghezza del canale marittimo.

2. ® L ’approfondamento del canale a metri 8,50. Quest’ ultimo miglioramento deve essere il primo ad essere realizzato a motivo del crescente aumento del pescare delle navi. Esso è stato già compiuto per la lunghezza di 40 chilometri.

Dopo avere la relazione parlato a lungo della ne­ cessità di eseguire prontamente un canale di acqua dolce che dai Laghi Amari vada ad Ismailia il d i­ rettore generale della Compagnia presentava le se­ guenti proposte che vennero approvate dall’assemblea.

Approvava il consuntivo del 1885; e il rapporto del direttore ; stabiliva il dividendo del 1880 a fran­ chi 50,333 per azione, e procedeva poi a diverse nomine di commissari e di amministratori.

Il movim ento commerciale di Samsiin nel 1 8 8 6

Essendo Samsun nel Mar Nero il principale sbocco del commercio dell’ interno dell’ Asia Minore, cre­ diamo che non debbano riuscire inutili ai nostri let­ tori i seguenti ragguagli intorno al movimento di esportazione, e di importazione di quel porto.

L ’ anno 1886 paragonandolo con i precedenti, è stato per Samsun di una importanza eccezionale, avendo oltrepassato il movimento commerciale del 1885 che ebbe un considerevole aumento sul 1884, di 10,700 tonnellate, è di 1,760,000 franchi.

I principali articoli ai esportazione sono : grano, orzo, farine, crusca e avena.

In Italia nel 1886 furono importati 2,908,000 chi­ logrammi di avena contro 379,000 nel 1885 e 400 mila chilogr. di frumento contro 35,000 nell’ anno precedente.

La Turchia, la Francia e l’Egitto sono i princi­ pali importatori di cereali da Samsun.

Oltre gli articoli sopra indicati, uno dei più im­ portanti è la foglia di tabacco, che viene acquistata in gran parte dalla Francia, dalla Turchia e dal­ l ’ Austria. L ’ Italia nel 1886 ne importò soltanto 23,280 chilogrammi per un valore di 61,300 franchi.

G l’ articoli principali di importazione dall’ Europa sono zuccheri, olio, petrolio, e una quantità di ar­ ticoli manifatturati.

L ’ importazione degli zuccheri francesi ebbe un aumento di 68 1/2 tonnellate e quella dello zucchero austriaco di 389 tonnellate. L ’ importaziene del pe­ trolio russo è leggermente diminuita, a causa pro­ babilmente della cattiva qualità dei petroli che alcuni speculatori, troppo avidi di lucro, hanno cercato d’ introdurre nei mercati dell’ interno, compromet­ tendo in tal modo I’ avvenire di questo commercio. Pu r tuttavia è quasi fuor di dubbio che i petroli russi avranno ragione di quelli americani, non fosse altro chè a motivo dei prezzi. ! porti della Turchia hanno spedito a Samsun 44,600 chilogrammi d’ olio d’ ali va in più della quantità spedita I’ anno scorso, essendo venuti meno gl’ invii da parte della Grecia, la quale nel 1885 ne aveva spediti 30,000 chilo­ grammi.

L ’ Italia non figura nella tabella del commercio di importazione per Samsun.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Catania.

— Nella se­ duta del 29 maggio sulla proposta del Cons. Spa- daro Reitano per ottenere dal Consiglio Comunale di Catania la concessione dei depositi liberi sui ge­ neri soggetti a dazio consumo e di richiamare l’am­ ministrazione daziaria ad attenersi alla legge per lo sdaziamento dei carichi voluminosi, la Camera te­ nuto presente la importanza delle considerazioni svolte nell’ordine del giorno presentato dal sig. Spadaro ; considerando che una buona finanza comunale non deve perdere di vista il trattamento più favorevole al commercio, una delle sorgenti pubbliche di r ic ­ chezza pel paese e che, se si deve cercare ogni modo inteso allo sviluppo del commercio, non si devono perdere di vista gli interessi del fisco comu­ nale , invitava il Signor Spadaro a presentare studi e osservazioni più particolareggiati iti proposito.

Camera di Commercio di Cremona.

— Nella se­ duta del 3 giugno deliberava quanto appresso:

1. ° Sul ricorso con cui la Camera di Commer­ cio di Vicenza chiede la esenzione del dazio d’ en­ trata doganale o la restituzione della tassa di fab­ bricazione sullo spirito sofisticato che si impiega come materia prima nella confezione delle vernici, delibe­ rava di appoggiarlo non solo per solidarietà d’inte­ ressi coi fabbricatori di mobili di Vicenza, ma assai più per la considerazione che le vernici a spirito sono usate in industrie d’esportazione quale ad esem­ pio quella delle litografie e scatole fiammiferi spe­ dite su larga scala in lspagna ed America.

(11)

26 giugno 1887

L ’ E C O N O M I S T A

419

Lecce ed incarico il Presidente di firmare l ’ adesione relativa da trasmettere alla Camera dei Deputati.

5.° Senato il rapporto predisposto dalla Segre­ teria sull’ andamento del commercio nei mesi di marzo ed aprile p. p. nella provincia di Cremona — il Collegio lo approvò pienamente, senza osser­ vazioni od aggiunte, ed incaricò la Presidenza di trasmetterlo al Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, giusta le prescrizioni vigenti in materia.

4.° In ordine ad una nota con cui la Camera di Commercio italiana di Londra invoca il concorso delle consorelle del Regno per studiare la quistione della introduzione della

butterina

nei mercati fo­ restieri sotto il titolo di

burro italiano

, dietro va­ rie considerazioni di alcuni Consiglieri competenti in materia, si associò al parere della rappresentanza suindicata, che sia cioè urgente provvedere con mi­ sure rigorose acciò la

butterina

sia venduta come tale e non come vero burro ; e deliberò inoltre di invitare il Sindaco di Cremona, ed il locale Com i­ zio Agrario a far studi sull’ argomento, ed incaricò due Consiglieri di esaminare accuratamente la que­ stione e presentare concrete proposte in altra adu­ nanza affine di corrispondere alla domanda della con­ sorella di Londra colla necessaria ponderazione.

N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE

Situazioni delle Banche di emissione italiane

Banca Nazionale Italiana

+ + 10 giugno / Cassa e riserva L .272,076,060 l P o r ta fo g lio .... » 364,778,000

AttÌV0

' Anticipazioni.. » 85,399,000 / O r o ...» 173,603,000 'A r g e n t o ... 21,113,000 ( Capitale versato » 150,000,000 ) Massa di rispét. » 37,728,000 ) Circolazione... » 566,477,000 [C o n ti correnti. » 56,442,000

Banca Nazionale Toscana

differenza 3,339,000 24,656,000 514.000 991.000 176.000 5.653.000 6.526.000 10 giugno /Cassa e riserva. L. 40,986,000 [Portafoglio... » 49,001,000 AttÌY0 s A nticipazioni.. . » 5,944,000

O ro

... » 16,573,000 [A r g e n to ... » 4,756,000 /Capitale versato » 21,000,000 niMassa di rispetto » 3,454,000 iC ircoìazione.. . . » 78, 349, 000 (Conti correnti.. » 773,000 di ir. — 2,233,000 722,000 41,000 + +

2,000

203.000 195.000

Banca Toscana di Credito

10 giugno differenza i Cassa e riserva.. L . 5,417,000 — 151,000 t Portafoglio... 3,208,000 + 568,000 7 Anticipazioni... 6,783,000 -j- 499,000 O r o... 4,575,000 — -( A rgen to... 595,000 + 51,000 / Capitale versato.. . 5,000,000 — — ) Massa di rispetto.. 460,000 — — 1 Circolazione... 13,470,000 + 1,123,000 ( Conti correnti... 1,000 — 3,000

Banco di Napoli

10 giugno differenza 1 Cassa e riserva.. L. 122,748,000 — 4,433,000 I P ortafoglio... » 126,379,000 + 7,902,000 f A n ticipazion i.. . » 38,986,000 -J- 184,000

I

Capitale.. . . » 48,750,000 — — Massa di rispetto » 16,700,000 — — C irc o la z io n e .... » 207,134,000 - 9,214,000 Conti correnti.. » 52,014,000 + 653,000

Banco di Sicilia

10 giugno differenza ( Cassa e riserva. L. 30,049,000 + 14,000 P orta fog lio ... 45,276,000 + 722,000

A n t ic ip a z io n i.... 8,430,000 — 49,000 Numerario. 21,816,000 40,000 I C a p ita le. 12,000,000 — -Massa di rispetto.. 3,800,000 — — P18S1II1 \ Cireolazione... 50,639,000 — 655,000 f Conti c o r r e n t i.... 25,967,000 + 828,000

Situazioni delle Banche di emissione estere.

Banca di Francia

23 giugno differenza

... loro Fr. 1,210,004,000 + 6,175,000 1 Incasso metili. j|rgellt( 1,184,320,000 + 7,135,000

Portafoglio... 484,138,000 — 2,600,000 (A n ticipa zion i... 413,163,000 — 1,835,000 (C ircola zion e... 2,661,345,000 — 28,021,000 < Contocorr. dello Stato 236,477,000 ■+■ 14,572,000 ( » dei privati 375,624,000 -+• 16,380,000

Banca d’Inghilterra

23 giugao differenza ( Incasso metallico St. 23,732,000 — 400,000 Attilli s Portafoglio... 18,854,000 + 150,000 ( Riserva totale... 15,190,000 — 255,000 (C ircola zion e ... 24,290,000 — 147,000 Pl8SÌV0iCor‘ t° corr. dello Stato 6,005,000 + 1,069,000 ( » • » dei privati 25,811,000 — 1,144,000

Banca Imperiale Germanica

15 giugno differenza

( Incasso metal. Marchi824,105,000 -f- 10,652,000 Attili ( Portafoglio... 389,259,000 + 10,595,000 ( Anticipazioni.. . . 43,438, 000 — 852,000 ( Circolazione... 805,652,000 -+- 6,880,000 (C on ti c o r r e n t i... 402,223,000 + 18,556,000

Banca dei Paesi Bassi

18 giugno differenza (Incasso metallJior. 160,694,000 + 242,000 AttWO (Portafoglio... 31,010,000 — 2,221,000 (A n ticip a z io n i.... 41,944,000 -4- 99,000 (Circolazione... 194,403,000 — 1,737,000 “¡Conti c o rr e n ti... 23,633,000 + 50,000

Banca nazionale del Belgio

16 giugno differenza

if)' (Incasso metall.Fr. 95,029,000 -1- 814,000 AullO ¡P ortafoglio... 309,217,000 — 1,820,000 . • ( Circolazione... 367,002,000 — 7,859,000 PlSSilflJ Qonti c o r r e n t i... 62,154,000 + 7,197,000

Banca Austro-Ungherese

15 giugno differenza

Riferimenti

Documenti correlati

— Nella tor­ nata del 13 Marzo dopo varie comunicazioni appro­ vava la proposta presidenziale di dare pubblicità a tutti gli atti di ufficio riconoscendo però

La crise politica non diede agio di ritornare sul­ l’argomento, sino a che non fu formato il nuovo Ministero; e noi, per attendibilissime informazioni che

Il Jones cominciò a rivolgere dal canto suo una serie di domande circa la praticabilità del socialismo, e più che rispondere alle obbiezioni mosse dal

Tuttavia tali pericoli derivanti dalla libertà do­ vrebbero avere in sè stessi il loro correttivo, poiché è ben naturale che se l’ azione della classe

Così si ebbe un ingrossare permanente delle pub­ bliche spese, il ehe_ equivale a un maggiore sacri­ ficio dei cittadini. È bensì vero che alcune circo ­ stanze

Anche data la migliore delle ipotesi, è evidente però che la crise attuale dimostra che si è ecceduto nello sviluppo e nell’ estensione dei buoni agrari

m ol­ tissime notizie intorno alla industria dom estica in Germania, le quali offrono un quadro esatto delle con di­ zioni, del progresso e della distribuzione della

L ’ aumento della circolazione può essere suggerito da due ragioni principali, le quali hanno senza dub­ bio un grande valore : — primo, la opportunità che gli