• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1646, 19 novembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1646, 19 novembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXII - Yol. XXXYI

Firenze, 19 Novembre 1905

N. 1646

S O M M A R I O : A . J. de Johaknis, Le Società anonime ed il Codice di com m ercio — A . J de Johanni* An

r n n í VofcoT1 V * r‘ f0rma trlbut,aria - »• 8., L ’ emissione bancaria in Svizzera e la^sua riforma L m ti Zoccoli, Le pensioni erariali ---R i v i s t a B ib lio g r á f ic a : Prof. E. G. Tenerelli La

mimici-PaGZZ^ M o l i t a r , •Cata!lla ed a Pafe.rIH° Giuseppe Paramano, Assistenza e beneficènza pubblica

í

a I ’ Questlons ??0S °T -<1Aes a ordr,e du Jour " Prof. René Stourm, Systèmes généraux d ’ Impots

ssora, Das neue Haftpflichtgesetz und die Unfallversicherung in Schweder — R i v i s t a econo­

m ica e fin an ziaria : U nono Congresso nazionale dei ragionieri - L ’assemblea del « Credito mobiliare fran­

cese » - Il debito diplomatico venezuelano - I prestiti giapponese, serbo, bulgaro - Per la strada ferrata nazionale canadese - La produzione mondiale della seta greggia — R a s s e g n a del c o m m ercio in te rn a z io n a le -

Il commercio del Perù nel 1904 - Il commercio e l’ industria del distretto consolare di Smirne nel 1904 — I servizi

dell emigrazione nel 1904 — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

LE SOCIETÀ ANONIME

ED IL CODICE DI COMMERCIO

Il Ministro di grazia e giustizia ha testé nominata una Commissione, la quale deve stu­ diare e proporre le riforme de! Codice di com­ mercio. E ’ da, sperare che questa Commissione, composta di illustri e dotti personaggi sià più fortunata di una precedente, che alcuni anni or sono aveva elaborate delle proposte senza però ottenere alcun utile risultato.

Il nostro Codice di commercio data dal 1883, conta quindi più di venti anni e certe parti del Codice stesso sembrano già antiquate, tanta è la rapidità colla quale si muovono e si sviluppano i fatti commerciali. Non sarà quindi esagerato, se auguriamo che la nuova Commissione si ac­ cinga sollecitamente al lavoro e lo conduca a ter­ mine abbastanza presto, affinchè non abbia giu­ stificazioni il potere legislativo ove tardasse soverchiamente ad attuare quelle modificazioni del Codice di commercio che più sembrano urgenti. V i è specialmente una parte del Codice che domanda con più urgenza di essere riformata, ed è quella che disciplina ie Società anonime; e tanto più questa urgenza è manifesta, in quanto il fatto economico, quando sia nella sua espan­ sione trattenuto dalla legge ed impedito a svol­ gersi come la necessità delle cose domanda, trova sempre o quasi sempre mezzo di eludere le di­ sposizioni del Codice e di costituire una specie di diritto consuetudinario suo proprio. V i ha anzi di più; molte volte la stessa magistratura, quasi compresa della stridente contraddizione tra le disposizioni della legge e le giuste necessità del fatto, si affatica in interpretazioni talvolta au­ daci per rendere meno forte e meno dannosa la distanza che passa tra il Codice ed i bisogni di chi deve compiere atti dal Codice stesso disci­ plinati. E ne viene che scostandosi a poco a poco

la giurisprudenza quotidiana dalla più chiara di­ sposizione di legge, si arriva facilmente al mo­ mento in cui tra le forme ammesse dal giudice come legali e quelle strettamente legali, corre un grande divario.

Non occorre rilevare che nulla vi è di più pericoloso e di più dannoso che mantenere in vi­ gore una legge che non si applica, o che si in­ terpreta molto diversamente dall’ intendimento del legislatore.

Se non che, augurando che i lavori della detta Commissione procedano alacremente, mi sembra opportuno formulare una specie di pre­ giudiziale di cui vorrei che la Commissione stessa tenesse conto nell’ inizio dei suoi importanti lavori.

Molti domandano una riforma del Codice di commercio nella parte che disciplina le Società anonime, non tanto perchè sembri loro che le disposizioni del Codice non rispondono più, al­ meno in alcune parti, alle esigenze del momento, quanto perchè si sentono scandalizzati per gli abusi che tratto tratto vengono alla luce sul modo con cui operano od operarono alcune So­ cietà anonime a danno di terzi od a danno degli azionisti.

(2)

Se è vero ohe si possono citare alcuni usi veramente biasimevoli, bisogna da questi non generalizzare e non credere che le Società ano­ nime sieno tutte o quasi tutte un covo di bric­ coni od una accolta di astuti devastatori delle lmanze altrui. Tutti siamo a cognizione di molte e molte Società anonime che procedono regolar­ mente, che tengono in perfetto ordine la loro azienda e che non hanno mai dato luogo e pro­ babilmente non daranno mai luogo a fatti che possano essere meritatamente deplorati. E se vi fossero esatte statistiche delle Società anonime, si vedrebbe che il numero di quelle che si com­ portano disonestamente, sono un numero esiguo e decrescente a paragone di quelle che esistono. Questi giudizi con cui facilmente si generalizza la impressione di alcuni fatti clamorosi, costi­ tuiscono un fenomeno che riguarda quasi tutti gli ordini di fatti, dei quali i positivi, perchè danno luogo ad avvenimenti impressionanti, ven­ gono rilevati, mentre i negativi non lasciano traccia, come se nou esistessero.

Non so quindi, da questo lato associarmi alla opinione di coloro che vogliono la riforma del titolo I X del Codice di commercio affine di impedire i gravi scandali che si sono verificati nelle Società anonime, perchè credo che nella grandissima maggioranza le Società anonime pro­ cedano regolarmente come tante altre istituzioni; — ma mi associo al desiderio di coloro che in­ vocano la riforma di detto titolo del Codice, per­ chè credo che quelle disposizioni in molta parte non rispondano alle esigenze della vita moderna delle Società anonime e perchè credo che quegli articoli del Codice contengano molte disposizioni che occorre correggere o perchè male espresse, o perchè male interpretate, o perchè mancanti di spirito pratico.

Ma in pari tempo che invoco io pure una modificazione del Codice, debbo per la esperienza che se ne è fatta tra noi e all’ estero, esprimere la opinione che malamente si confida in una vera efficacia della legge quando sia ispirata dal con­ cetto di restringere per tutti, al di là di certi limiti, la libertà della attività industriale e com­ merciale, allo scopo di impedire che i pochi ne abusino.

Avviene troppo spesso quello che è avvenuto e perdura in Germania dove, mediante la legge, si è voluto regolare le negoziazioni di Borsa, proscio­ gliendo il contraente dall’ obbligo di osservare gli impegni presi nelle forme non consentite dalla legge.

Gli uomini onesti non usano di queste di­ sinvolte disposizioni emanate dal legislatore, e quando hanno data una parola la mantengono, quando hanno preso un impegno lo adempiono anche con loro danno e non cercano la scappatoia della legge; gli altri, i disonesti, mancano alla parola ed agli impegni invocando la legge. Così si hanno affari onestamente mantenuti nonostante la legge; affari disonestamente rotti sotto la pro­ tezione della legge.

Il fisco ha voluto qualche volta nelle sue leggi contro il contrabbando equiparare questo ad un furto del dazio; ma la pubblica opinione non ha mai consentito di considerare un ladro il contrabbandiere. Hanno un bel dire i parlamen­ tari che il Parlamento può tutto; vi è un limite

necessario anche per la legge e per la sua effi­ cacia ; e guai a noi se così non fosse.

Ecco perchè vorrei che la eminente Com­ missione, nominata dal Ministro di Grazia e Giu­ stizia, discutesse prima a fondo la pregiudiziale se nell’ accingersi a proporre modificazioni al Co­ dice di commercio, gli studi debbono esser rivolti a restringere o ad allargare la libertà di azione delle Società anonime.

Mi propongo di discutere più ampiamente in seguito alcune delle più importanti questioni sulle quali si invocano già, da alcuni, provvedi­ menti restrittivi; ma debbo confessare fin da ora che nè nei lavori della passata Commissione, nè negli accenni che qua e là in questi ultimi anni alcuni competentissimi di diritto commerciale hanno pubblicato, ho trovato che a fondo fosse discussa la questione pregiudiziale che ho pro­ posta. Per evitare i fatti scandalosi ed i disastri è più utile procedere con concetti liberali o restrit­ tivi ? — saranno di maggiore garanzia poche di­ sposizioni ma chiare, e grande pubblicità in tutti gli atti, grandi responsabilità degli amministra­ tori, o minuziose disposizioni di legge che siano una falsariga per il modo di agire delle Società anonime ?

Vedo, per citare un esempio, che alcuno, fa­ cendo tesoro delle recenti discussioni avvenute nel Parlamento Belga, appunto per la riforma della legge che regola le Società anonime, vor­ rebbe impedire la vendita delle azioni per due anni di vita delle nuove Società affinchè così si potesse accertare la consistenza reale dei capitali conferiti. In certi casi tale disposizione potrebbe anche eliminare certi abusi e certi fatti delit­ tuosi ; ma quanto danno alla pubblica economia in confronto di tale ipotetico benefizio ! Il sapere che per due anni il capitolo conferito in una So­ cietà è invendibile, quale restrizione produrrebbe negli impieghi? La legge può proibire in modo assoluto la fabbrica e l ’ uso delle armi da taglio e da fuoco, così con quegli strumenti non si avrebbero omicidi nè ferimenti; ma quale rivolu­ zione non sarebbe determinata nella vita tecnica della Società ?

Badiamo bene quindi, nel procedere a questi studi che toccano il nerbo della economia del paese, di ispirarci a idee larghe e generali ésa- minate con fredda e serena visione delle esi­ genze moderne, senza lasciarci impressionare da fatti isolati, dolorosi, ma qualche volta inevitabili.

E soprattutto non crediamo troppo alia ef­ ficacia della legge: la Banca Romana con leggi, regolamenti e controlli di ogni genere che la di­ sciplinavano, ha potuto eseguire tutte le nequizie che ha compiuto, e la giustizia ha finito, forse per questo, ad assolvere i colpevoli.

(3)

19 novembre 1905 L ’ ECONOMISTA 747

Ancora sugli sgravi e la riforma tributaria

Ho detto nell’ articolo pubblicato nel numero 1645 dell’ Economista delie difficoltà politiche che incontra una riforma tributaria, mentre una po­ litica di sgravi è relativamente più facile, spe­ cialmente se si intende di mantenere la riduzione delle imposte e tasse nei limiti della potenzialità del bilancio.

Ho anche osservato che la politica degli sgravi è necessaria per salvare le maggiori en­ trate dalla voracità delle maggiori spese, e nella considerazione che lo sgravio è, in fondo, una specie di riserva che l’ erario costituisce per i tempi calamitosi.

Ma mi pare che sia conveniente qualche considerazione anche sulla riforma tributaria nel senso finanziario dei suoi effetti, per ribadire il concetto che, almeno per ora, e finché non se ne faccia in paese argomento di viva e seria e con­ tinuata discussione, non troverebbe il Parlamento disposto ad assecondarla.

Una riforma tributaria che voglia, anche un poco, mirare a togliere le maggiori iniquità del sistema, e voglia tendere ad una più equa ripar­ tizione dei tributi esistenti, si può considerare sotto tre aspetti :

a) che sia rivolta a sostituire imposte o tasse nuove ad alcune di quelle esistenti ;

b) che tenda a sostituire imposte o tasse nuove con maggiore o con minore onere dei con­ tribuenti ;

c) che abbia per fine soltanto di spostare alcuni degli attuali pesi tributari ; togliendone o diminuendone alcuni, sgravandone altri senza aumentare o diminuire il totale dei contributi.

Alla prima ed alla seconda ipotesi mi pare che vada posta una irriducibile pregiudiziale.

Un paese che è colpito come l’ Italia da una così grande moltitudine di. imposte e tasse la cui totale enumerazione non si potrebbe fare senza occupare uno spazio eccessivo in queste colonne, mi pare che non possa ammettere tasse nuove che ad una condizione, quella cioè che un solo nuovo tributo valga a sopprimerne molti di quelli esistenti, che sono i più tormentosi ed i meno civili. Una simile imposta non potrebbe essere che quella « sulla entrata globale » e io credo che la esistenza sua sia assolutamente incompa­ tibile finché esista una imposta sui redditi di ricchezza mobile così estesa e con aliquote così mostruosamente alte, da essere fomite ed incentivo alle frodi e da dare «im p on ib ili» che sono da tutti riconosciuti inverosimili.

Se la nostra ricchezza mobile fosse nei limiti della incom e-tax inglese e colpisse solamente i redditi veri ed effettivi con una aliquota mite, la imposta « sulla entrata globale » potrebbe esserne il razionale complemento se mantenuta in limiti ben precisi. Ma dato il modo con cui da noi è applicata la imposta di ricchezza mobile, la quale colpisce anche le perdite delle aziende, i pagamenti dei debiti, le riserve ecc. eco. e con un saggio che sembra tollerabile solo in tempi di guerra, non mi pare che vi sia margine fa­ cilmente visibile per un’ altra imposta « sulla entrata » , la quale in troppi casi verrebbe ad

aggiungersi alla imposta sui redditi di ricchezza mobile.

In altri tempi alcuni studiosi pratici di finanza, pensavano che sarebbe stato utile all’ erario ri­ durre la aliquota della imposta sui redditi di ricchezza mobile al 7 od all’ 8 per cento, togliendo le riduzioni, cioè applicando la imposta a tutto il reddito imponibile. Il 7 o l’ 8 per cento e già un’alto saggio per quel genere di imposta, tuttavia, per gli italiani che sono abituati dolorosamente ad una aliquota di 14, sarebbe stato apparentemente un sollievo ; e dico apparentemente perchè allora erano tempi tristi per la finanza, si partiva dal concetto di abbassare 1’ aliquota togliendo gli eso­ neri in modo che i contribuenti per qualche anno avessero consolidata la imposta, che allora effet­ tivamente pagavano'. E d un Ministro delle finanze vagheggiava di poter in pochi anni ridurre la aliquota al 5 per cento senza gran perdita del- l’ Erario, ma adoperando per ribassarla i soli maggiori proventi dati dal migliore assestamento della imposta.

Tali studi però furono abbandonati e si è anzi aumentata la aliquota rendendo così meno facile una sistemazione che avrebbe fatto un passo notevole verso il buon senso finanziario.

Ritengo pertanto che una nuova tassa sulla entrata non sia ammissibile senza che sia prece­ duta da una radicale riforma della imposta sui redditi di ricchezza mobile.

Ma a parte ciò, non mi pare che nello stato presente degli animi sarebbe possibile che il paese, il quale è letteralmente assediato dal fisco, così che non sanno i cittadini da qual parte muo­ versi senza incontrarne i tentacoli, non mi pare, ripeto, che sia il momento per ottenere delle nuove forme di tributi, sia pure in sostituzione di quelle esistenti. E la lotta che, sia pure ad armi cortesi, come si conviene ad uomini rispettabili, sarebbesi dibattuta, tra gli onorevoli Carcano e Majorana su questo punto, era inevitabile ; la esperienza dell’ on. Carcano non poteva non fargli compren­ dere che per ottenere una nuova imposta, occor­ reva prima aver un Ministero molto forte parlamen­ tarmente, e poi aver già concesso ai contribuenti degli sgravi tali da renderli soddisfatti dopo così lunghi anni di attesa e sicuri che non si pensa col pretesto della riforma a imporre nuovi ag­ gravi.

Anche sotto l ’ aspetto finanziario bisogna go­ vernare cogli elementi che ci sono e non con quelli che sarebbe desiderabile che esistessero. L ’ Opposizione avrebbe buon giuoco contro il Mi­ nistero, qualunque esso sia, presentandolo come un nuovo tassatore.

Non so quali sieno i piani dell’on. Majorana; certo egli li ha studiati con quella dottrina e quella energia di cui ha già dato prova, ma deve a\ar presente il fato che colpì l’ on. W ollem borg che per avere elaborato un progetto che, emen­ dato in qualche punto, poteva forse essere l’ ini­ zio di un cambiamento effettivo del nostro si­ stema tributario.

(4)

tributi dello Stato e di quelli dei Corpi locali, comuni e provincie.

L o spostamento di alcuni tributi è possibile, a mio. avviso, per alcuni, come per la imposta fon­ diaria. Se il concetto di una riforma deve es­ sere quello di passare una parte dei tributi alle classi più abbienti per diminuire il peso ai meno abbienti, — lo sgravio delle quote minime della imposta fondiaria terreni e fabbricati, può essere fatto aggravando di qualche poco le quote massime.

Questa piccola ma saggia ed economica ri­ forma è stata studiata sino dai tempi in cui era Ministro Seismit-Doda, ma incontrò, appena acce­ nata, una difficoltà ,che si ritenne insuperabile, quello che avrebbero dovuto votare la legge gli aggravati maggiormente.

Un’ altro spostamento potrebbe essere quello di rivolgere tutti i maggiori gettiti della impo­ sta sui redditi di ricchezza mobile a rialzare i limiti degli esoneri, almeno fino a mille lire. A n ­ che questa sarebbe una. piccola riforma democra­ tica, che non presenta serie complicazioni.

Intorno ai progetti di riforma dei cespiti promiscui si può notare che ogni riforma tribu­ taria sarà parlamentarmente difficile, quando si debbano mescolare gli interessi dello Stato con quello dei Comuni. Per esempio, se il Governo vuole riformare il dazio consumo con indennizì ai Comuni, non riuscirà che difficilmente a far votare la riforma, senza subire i lamenti di quei Comuni che hanno paura di perdere qualche mi­ gliaio di lire.

Ma, se il Governo avocasse allo Stato tutto il dazio consumo, e ne passasse a ciascun co­ mune, come canone, ciò che attualmente ricava, 10 Stato avendo in mano questo cespite di entrata potrebbe colle risorse del bilancio continuare a pagare per qualche tempo il canone ai singoli Comuni, e nello stesso tempo modificare come crede 11 dazio consumo.

Avocare il dazio consumo allo Stato, cedere in sostituzione ai Comuni la imposta sui fabbri­ cati per quel tanto che basti a rappresentare il reddito del dazio consumo, e se non basta in­ tegrarlo con un canone; sarebbe una riforma a sistema di spostamento che potrebbe dar luogo più tardi ad altre modificazioni.

Molte possono essere le forme colle quali procedere ad uno spostamento di tributi; ma l’a­ bilità di chi vuol riuscire, sta principalmente nell’ assicurare gli interessi locali che non ne avranno nocumento. Se no, si ripeteranno le stesse difficoltà che incontrò l’ on. W ollemborg, quella che incontra ogni sistemazione della giustizia sino al punto che non si può sopprimere nè una pretura nè un tribunale, e quello che incontra ora e incontrerà di più in seguito l’ amministrazione ferroviaria, che non può spostare la marcia di un treno senza che vengano proteste di pretesi in­ teressi.

Modificare senza tormentare nè nella sostanza nè nella apparenza ; questo deve essere il pro­ gramma pratico.

Ma del resto si parla al vento; la riforma tributaria è un sogno; troppi sono quelli che amano il quieto vivere; — giacché ora la prospe­ rità del paese rende meno aspri i tributi, non dobbiamo inquietarci con riforme, dicono i più.

Ed è giusto in un certo sènso ; la riforma tri­ butaria deve volerla ed imporla il paese; nò il Governo nè il Parlamento hanno desiderio di studiarla ed attuarla.

A. J. DE J; IIANNIS.

L’ EMISSIONE BANCARIA IN SVIZZERA

e la sua riforma i1)

Tramontata la soluzione che, in principio, pareva dover incontrare il consenso della mag­ gioranza, sorse il disegno di una Banca centrale mista, con la partecipazione, cioè, del capitale privato e la prevalenza, nell’ amministrazione, del Potere federale f la legge, presentata il 24 marzo 1899, sembrava, dopo lunghe discussioni, ormai giunta in porto, rappresentando un compromesso tra le due opposte tendenze, quando il disaccordo circa la sede da destinare all’ erigendo Istituto — il Consiglio Nazionale, conformemente al pro­ getto, avendo definitivamente designato Berna, e il Consiglio degli Stati insistendo per Zurigo — la fece naufragare (1900).

Tale questione si può dire non fosse stata prima agitata o, per lo meno, non avesse presen­ tato una si decisiva importanza, in quanto il Re­ ferendum, del 1897, nel Cantone stesso di Zurigo, era risultato favorevole alla istituzione della Banca di Stato con sede a Berna ; ciò che induce ad attribuire la insistenza dell’ assemblea rappresen­ tante naturale degl’ interessi dei Cantoni per una decisione che conduceva alla caduta della legge, alla persuasione che quest’ ultima riusciva di danno a tali interessi.

Secondo le disposizioni di questa seconda legge nella costituzione del capitale dell’ Istituto i Can­ toni e le Banche cantonali intervenivano per 1/3, gli altri 2/3 essendo riservati, in parti uguali, alla Confederazione e al pubblico. A ciascun Can­ tone sarebbero spettate 10 parti da ir. 10,000 1’ una, e almeno 5 ad ogni semi-Cantone, più una quota-parte proporzionata alla popolazione rispet­ tiva. Gli utili netti, detratti i versamenti al fondo di riserva e il pagamento di un interesse del 4 1/2 per cento sul capitale, erano da devolvere per intero ai Cantoni proporzionalmente alla loro popolazione ; nella istituzione di Agenzie della Banca centrale sarebbesi data la preferenza alle Banche Cantonali o a quelle miste con garanzia del governo del Cantone. Non si avevano, cioè, concessioni sostanzialmente diverse da quelle con­ tenute nella legge precedentemente respinta ,dal voto popolare.

In realtà se il successivo disegno del 13 giu­ gno. 1904, terzo ed ultimo della serie, divenne ormai, coll’ 11 ottobre corrente, legge della Con­ federazione, è appunto perchè sono stati in esso più largamente compensati i Cantoni delle per­ dite inflitte loro dalla riforma del sistema vigente. La Banca, di cui è stata decretata la isti­ tuzione, risponde, almeno sotto un certo aspetto,

(5)

19 novembre 1905 L ’ ECONOMISTA 749

alla seconda alternativa posta dall’ articolo 39 della Costituzione federale, e consiste in una Banca privata; il suo capitale è quindi diviso in azioni, e propriamente in 103 mila azioni da fr. 500 ciascuna : ora di queste i 2/5 saranno poste in,sottoscrizione pu bblica; 2/5 riservate ai Cantoni proporzionalmente alla popolazione ordi­ nariamente residente in essi o, in loro vece, alle rispettive Banche Cantonali, e 1/5 alle attuali Banche d’ emissione proporzionalmente alla loro circolazione effettiva, tra le quali gli stabilimenti cantonali rappresentano oggi il 61 per cento del numero totale e il 58 per cento della circolazione complessiva. Ogni Cantone ha iuoltre un diritto di prelazione al corso del giorno sulle azioni della Banca centrale possedute dalle banche di emissione in esso esistenti che fossero soggette a riscatto.

Quanto alla ripartizione degli utili netti troviamo che, versato 1/10 di essi alla riserva e pagato un interesse di 4 0 /o al massimo sulle azioni, l’ eccedente spetta, per una certa quota, in correspettivo della concessione del privilegio, alla Confederazione, che se ne spoglia in favore dei Cantoni. A questi viene distribuito non sol­ tanto in base alla popolazione rispettiva, ma anche in rapporto all’ ammontare della circola­ zione attuale di ciascuno. Il sistema adottato tende, in modo ingegnoso e piuttosto complicato, a dar soddisfazione ai Cantoni nei quali la emis­ sione bancaria presenta una grande importanza. Si stabilisce infatti che nei primi sei anni dalla istituzione della Banca nazionale, i Cantoni per­ cepiscano una indennità annuale di fr. 0.50 per ogni 100 franchi di emissione autorizzata pel territorio rispettivo al 31 dicembre 1904, e di fr. 0.30 per abitante (popolazione di residenza ordinaria secondo il censimento più l’ecente). Nei primi tre anni però, durante, vale a dire, il pe­ riodo fissato per il graduale ritiro dei biglietti delle Banche attuali, dovrassi defalcare pel com­ puto della percentuale per ogni Cantone, l’ im­ porto dei biglietti di vecchio tipo che rimangono in circolazione. A partire dal sesto anno sarà di­ minuita annualmente a ciascun Cantone di fr. 0.05 la percentuale sull’ ammontare, segnato al 31 di­ cembre 1904, dalla rispettiva emissione, ed au­ mentata di ugual somma la quota per testa, di modo che dal quindicesimo anno in poi i Cantoni riscuoteranno soltanto fr. 0.80 per abitante.

Ove, pagata la indennità ai Cantoni, v ’ ab­ bia una eccedenza di utili, essa spetterà per 2/3 ai Cantoni, proporzionalmente alla loro popola­ zione, e per 1/3 alla Confederazione. Quando in­ vece, eseguiti il versamento alla riserva e la di­ stribuzione dell’ interesse massimo (4 O/q) alle azioni, 1’ avanzo rimanesse inferiore al fabbisogno per l'a suddetta indennità, la Confederazione com­ pleterà la somma, venendo poi rimborsata, con l’ interesse del 3 1/2 per cento all’anno, mediante le eccedenze d’ utili dei futuri esercizi, la cui or­ dinaria ripartizione rimarrà sospesa sinché il de­ bito non sia saldato.

Col sistema adottato, i danni derivanti ai Cantoni dalla creazione dell’ Istituto centrale per la cessazione della tassa cantonale sulla circola­ zione, dei diritti di custodia sui titoli, e per la diminuzione degli utili delle Banche Cantonali,

danni valutati in complesso a fr. 1 7/10 milioni all’ anno, possono considerarsi come risarciti. Le- norme definitive della legge risultano poi anche più vantaggiose di quelle del progetto del Con­ siglio federale con cui si prendeva come base 1’ emissione alla fine del 1902 anziché del 1904, e la indennità iniziale per abitante era fissata in fr. 0.25 invece che in fr. 0.30 (1).

Si aggiunga che nel testo definitivo è spa­ rita la facoltà contenuta nel disegno di legge, di distribuire alle azioni un dividendo supple­ mentare di 1/2 per cento quando, pagata la indennità ai Cantoni, rimanesse un avanzo dispo­ nibile; ciò che torna a vantaggio di questi ul­ timi i quali così riscuotono subito i 2/3 della eccedenza, anziché percepire prima i 2/5 del sup­ plemento di dividendo e poi i 2/3 di un eventuale ulteriore avanzo.

(Continua).

Do t t. G. S. (1) Esse non differiscono troppo dalle proposte con­ cretate nelle riunioni che, dopo la presentazione del progetto stesso, ebbero luogo fra i capi delle finanze dei Cantoni (Lucerna settembre e Neuchâtel novem­ bre 1904). In esse, espresso il voto che alla sottoscri­ zione del capitale del futuro Istituto i Cantoni con­ corressero pei 3/5 salvo ad intendersi colle rispettive Banche di emissione, si suggeriva la misura delle in­ dennità in fr. 0.33 per abitante e fr. 0.50 per 100 fran­ chi di emissione sino al quinto anno, per poi aumen­ tare la prima e diminuire la seconda di fr. 0.10 all’anno onde avere, colla nona annata, la somma di fr. 0.80 per testa.

LE PENSIONI ERARIALI

Se il continuo accrescimento delle imposte ha purtroppo raggiunto in Italia una misura tanto alta, sproporzionata di fronte alle forze economiche della Nazione, sembra evidente che lo studio di far scemare le spese, prevalere debba alla esposizione di teorie e sistemi che spesso va­ gano nell’ immaginario.

E gli è perciò che a ricercare i mezzi per diminuire le imposte, fra la moltiplicità dei mezzi atti a conseguire la meta, non sembra certo in­ tempestivo, alle condizioni dell’ oggi, discorrere del debito vitalizio dello Stato, che in continuo esorbitante aumento costituisce la vera piaga del Bilancio del Tesoro.

Ma a ben chiarire l’argomento gioverà sem­ pre premettere quanto dispone il testo unico delle pensioni civili e militari, pubblicato col R . Decreto del 21 febbraio 1895. N. 70, il quale testo contempla che hanno diritto di essere col­ locati a riposo, ed a conseguire la pensione :

a) gli impiegati civili che abbiano com­ piuti 40 anni di servizio, ovvero 65 anni di età, e quelli che dopo 25 anni di servizio sieno di venuti per infermità inabili a continuarlo, o a riassumerlo ;

(6)

L a legge stessa poi, per quanto concerne le pensioni militari, mentre dispone che hanno di­ ritto al collocamento a riposo, per azianità di servizio:

a) gli ufficiali generali ed ammiragli, e gli ufficiali superiori dopo 30 anni di servizio;

b) gli ufficiali inferiori dopo 25 anni di servizio ;

prescrive che per far valere un tale di­ ritto,- devono essere raggiunti i seguenti limiti di età :

per i generali di esercito, ammiragli, te­ nenti generali, vice-ammiragli, e gradi corrispon­ denti 60 anni di età ;

per i maggiori generali, contrammiragli, e gradi corrispondenti 55 anni di età ;

per gli ufficiali superiori, colonnelli tenenti colonnelli e maggiori 52 anni ;

infine per gli ufficiali inferiori, capitani, tenenti e sottotenenti 45 anni.

Non tralascia la detta legge di ammettere altresi che le ferite riportate in guerra, od in servizio comandato, e le infermità provenienti, in modo bene accertato, da fatiche, eventi, o pericoli di servizio, dànno diritto immediato al collocamento a rip o so '— senza riguardo all’ età od all’ anzianità — allorquando il militare è per esse divenuto inabile a continuare, od a riassu­ mere più tai'di il servizio stesso.

Ma se è logico e giusto ofirire, col colloca­ mento a riposo, i mezzi di sussistenza, negli ul­ timi anni di vita, tanto a colui che inabile ad ulteriore lavoro, prestò per lunga serie di anni allo Stato un onorato servizio, quanto a colui che forzato dalla dura necessità è obbligato a troncare l’ iniziata carriera per infermità con­ tratte nell’ esercizio delle sue funzioni, è del pari certo, ed indiscutibile, che i limiti di anzianità di servizio e di età, quali sono dalla citata vi­ gente legge del 21 febbraio 1895 determinati, pel collocamento a riposo, sono causa unica per la quale la spesa delle pensioni va purtroppo annualmente aumentando, con una ' prospettiva sempre più minacciosa per l’avvenire.

L e periodiche dimostrazioni che dal

Mini-stero vengono pubblicate precisano infatti che mentre le incrizioni di nuove pensioni non si sono frenate quanto sarebbe stato necessario, eliminando con energia i collocamenti a riposo di funzionari ancora atti a prestar servizio, provano altresì che alle partite eliminate altre se ne so­ stituirono di maggiore entità, cosicché l’ imposta generale dell’onere vitalizio che nel 1874 ascen­

deva a L . 62,605,036.41

salì al 1° Luglio 1905 a » 83,206,965.99 col conseguente sbalorditivo au­

mento di L . 20,601,929.58

come chiaro appare addimostrato nel seguente prospetto, distintamente per ciascuno dei decorsi trentadue anni.

Pensioni vigenti nei decorsi 3Ù anni dal 187 i al 1905.

Anni Numerodello

partite Importo Anni Numero delle partite Importo 1874 98.724 62,605,036 41 1890 94,304 69,094,850 27 1875 93,180 62,037,626 46 1891 93,833 70,158,284 14 1876 97,449 61,320,069 85 1892 04,588 72,111.142 92 1877 97,373 61,813,716 90 1893 96,839 7 5,344,786 98 1878 96.702 61,457,746 25 1894 94,868 78,978,113 60 1879 96,548 61,481,251 51 1895 94,015 77,528,313 66 1880 95,821 61,275,688 5o 1896 94,346 78,640,194— 1881 95,368 61,919,783 50 1897 96,752 80,167,337 34 1882 96,851 64,195,687 81 1898 97,967 80,414,814 83 1883 95,455 63,534,252 05 1899 106,653 81.819,282 50 1884 95,878 63,455,637 76 1000 107,984 81,725,117 94 1835 95,769 63,884)846 57 1901 108,451 81,539,315 84 1886 95,751 65,239,041 43 1992 106,440 8i;890,151 12 1887 94,983 65,844,915 46 1903 104,117 81,743,723 11 1888 91,844 66,758,834 80 1904 102,447 82,299,188 22 1889 94,444 67,473,949 86 190. 102,768 83,206,965 09 Ma a meglio comprovare sempre colla elo­ quenza delle cifre, quali poi sieno i Ministeri che concorrono nell’ aggravio delle pensioni valga l'altro seguente Prospetto dimostrante il movi­ mento, per ogni singolo Ministero, del debito vitalizio dello Stato dal 1° Luglio 1904 al 1° Lu­ glio 1905. P E N S I O N I M IN IS T E R I al vigenti 1° lu g lio 1904 in scritte a tu tto il m ese d i g iu g n o 1905 T otale elim in a te a tu tto il m ese di g iu g n o 1905 v ig e n ti al 1° lu g lio 1905

Partite Im porto Partite Im porto Partite Im porto Partite Im porto Partite Im porto

T esoro . 2,058 2,647,936 91 91 166,284 22 2,149 2,811.221 13 113 219,573 37 2,016 2,591,647 78

F in a n z e . . . . 14,871 11.970,757 53 742 716,179 93 15,513 12.6.6,937 4 i 983 863,582 31 14,630 11.823,3; 5 15 G ra zia e G iustizia 5,54 > 7,022,810 45 335 592,121 2 5,881 7,614,932 27 403 621,071 63 5,478 6,985,8 >0 59

A ffa r i E steri . 14? 361,4: 0 12 47,281 o ; 119 411,711 74 6 18,284 78 153 3:3,445 96

Istru zion e .Pubblica 2,007 2,594,074 31 176 2 >9,689 507,951 9 / 2,18 5 2,833,714 31 181 237,651 13 2,0u2 2,596,663 18 In te rn o . . . . 9,457 7,69.9,444 49 572 96 10,029 8,207,818 45 613 565,137 10 9,416 7,612,259 35 L a v ori P u b b lici 1,912 2,088,105 60 95 107,112 46 2,007 2,145,218 06 138 126,030 71 1,839 2,017,187 35 Poste e Telegrati . 3,221 3,'63,193 15 S3! 249,531 16 3,455 3,812,724 HI 205 243,717 99 3,250 3,569,006 92 G u erra . . . . 39,987 85,214,131 17 1,9.6 2,140,735 38 41,893 37,351,863 15 2,175 2,036,623 52 39,718 35,318,243 03 M a rin a . . . . 7,046 5,918,569 90 709 735,899 91 7,755 6,654,463 84 474 338,900 47 7,231 6,285,9.69 37 A g r i c o l t , In d . e Com m . 651 666,207 72 38 47,135 63 699 713,313 35 47 50,976 40 652 662,365 95

Totale pensioni ordinar. 86,916 79,699,661 31 4,907 5,5(9,871 13 91,823 85,279,535 47 5,353 5,390,906 86 84,465 79,8:8,626 61 Pens. iD iv . e M ille d i M. 1,675 765,899 i l 20 6,221 5 ) 1,695 772,120 91 132 56,375 93 1,563 715,744 95 strao. i R icom pen sa naz. 13.8.6 1,833,627 47 l i l 19,648 14 14,017 1,853,275 61 1,976 255,996 fO 12,041 1.597,279 11 Operai d elle Man. Tab. 2,823 1,054,724 87 2,823 1,054,724 87 121 49,400 55 2,699 1,005,315 32

(7)

19 novembre 1905 L ’ ECONOMISTA 751

Ora se al 1° Luglio 1905 le pensioni del Mi­ nistero della guerra ascendono a L . 35,318,243.03 e quelle del Ministero della

Marina a » 6,285,569.37

raggiungendo in tutto L. 41,603,812.40 non abbisognano certamente parole per provare che il totale delle pensioni, ascendendo come so­ pra per tutti i Ministeri a L . 83,206,965.99, il concorso della Guerra e Marina supera il 50 per cento, per modo che data la popolazione del Regno di trentadue milioni e mezzo di abitanti, ne consegue che ogni abitante concorre nella spesa dei pensionati colla eloquente sbalorditiva ed immane tangente di L . 2.56.

Ciò posto come base, sta bene che il con­ tinuo aumento del debito vitalizio sia stato sempre oggetto di preoccupazione da parte delle Giunte del Bilancio che più volte ebbero ad insistere presso il Ministero del Tesoro affinchè fosse posto un freno all’ onere derivante allo Stato da questo debito ■— sta bene ancora che contro questa grave e minacciosa questione sino dal 25 novembre 1896, a ricercare il rimedio, con decreto del Ministro Luzzatti, sia stata nominata una Commissione la quale studiò con grande solerzia il ponderoso pro­ blema, presentando il risultato dei suoi studi in tre successive relazioni, la prima cioè il 9 feb­ braio 1897, la seconda il 3 giugno 1897, la terza il 23 aprile 1898 — sta bene che anche il Mi­ nistro Vacchelli presentasse all’ uopo alla Camera dei Deputati, nella seduta del 21 marzo 1899, altro disegno di legge per speciali provvedimenti riguardanti il debito vitalizio, ma.... havvi il ma purtroppo, che malgrado i compiuti studi, mai e poi mai la questione ebbe a fare un passo sulla via della soluzione.

E ’ certo pertanto che a non perpetuare per 1’ avvenire l’ aumento delle pensioni, chiunque deve quindi essere persuaso che il congegno dei limiti di età, altro non è che una vittoria del­ l’ interesse individuale, contro l’ interesse collet­ tivo del contribuente.

Infatti, sta bene che il funzionario abbia sempre diritto di ottenere il trattamento di riposo allorquando le sue condizioni fisiche, dopo lunga carriera, lo richiedono ; ma considerare il limite di età in confronto a chi, con florida salute, può ancora rendere servizio allo Stato, non è altro che un’offesa al buon senso ed alla giustizia.

Lo spettacolo infatti di più migliaia di fun­ zionari che, sebbene atti a continuare a servire, sono privati dell’ impiego, solo per aver oltrepas­ sato un determinato limite di età, e che ì-etribuiti di lauti assegni vitalizi, hanno per correspettivo il dolce far niente, è un argomento abbastanza eloquente e acconcio a convincere della necessità di mutar sistema.

Ripugna lo scorgere che il Governo organiz­ zando per dire così, la inazione forzata, e pur tuttavia retribuita, di chi ancora può prestare servizio, non consideri come i limiti di età, resi obbligatori solo per surrogare nuovi a vecchi fun­ zionari, ed accelerare così la carriera ai dipen­ denti, faccia annualmente aumentare di milioni il debito capitale vitalizio.

E ripugna altresì che in tale modo indiret­

tamente si parifichino i funzionari dello Stato magax’i a degli artisti di canto che, col progredire degli anni, per deficienza di mezzi vocali, sono forzati, loro malgrado, ad abbandonare il teatro.

Si disputa da tutti i giornali se l’ Italia dei poveri con imbuenti, l’ Italia operosa che produce e paga brontolando, debba essere salvata mercè severe economie o nuovi balzelli.

Ma, sebbene tutti sieno persuasi che non si potrà mai entrare in porto se non portati dal vento dei risparmi, da introdursi, con mano ferrea, in tutto l’ organismo dello Stato, nessuno però pone a nudo la vera piaga delle pensioni, non considerando che per restaurare l’ alterato equi­ librio delle nostre finanze, deve essere dovere ed assoluto impegno di tutti il posporre le velleità della politica alle utilità materiali della patria.

Solo così — quando i deputati non abbiano ad esulare dal terreno obbiettivo della questione per fini loro propri, anteponendo, come al solito, al vero intex-esse della Nazione inconcludenti di­ scussioni — si conseguirà la meta senza conti­ nuare a pascex-e il pubblico con mezze verità ed ipocrite reticenze, sempre pel fatto che una ben regolata amministrazione, per non opprimere i contribuenti con tante imposte e tasse — pur non spingendo le economie sino a recar danno alle pubbliche necessità — deve però calar la scure sulle spese non necessarie, e fra le molte, appunto sull’ eccesso delle pensioni.

Il disporre che Tizio, dopo venticinque anni di servizio,- abbia diritto al collocamento a riposo pel solo motivo che ha raggiunto i quaranta- cinque anni di età, è naturale che abbia per ef­ fetto di spingere molti ad usufruire del diritto stesso, anche per potere, con altra occupazione, migliorare la propria condizione economica.

E molti sono infatti coloro, specialmente fra gli ufficiali dell’ esercito, che ancor vegeti, ed in florido stato di salute, dopo di essersi procurato lavoro in qualche privata amministrazione, ap­ pena raggiunti i quarantacinque anni, non trala­ sciano di chiedere la pensione, aggravando così non solo il bilancio dello Stato, ma a sua volta eziandio la sempx-e crescente falange di coloro, e purtroppo sono molti, che alla caccia di impieghi trovano in tanti pensionati erariali una incomoda concorrenza.

Ciò tutto senza annoverare coloro fra gli im­ piegati civili che, pur non avendo compiuti i quaranta anni di servizio, e raggiunto il sessan- tacinquesimo anno di età, piuttosto di aderire ad un inaspettato trasloco, con gravi disturbi e danni per la loro famiglia, sono forzati a richie­ dere lo stato di riposo, che facilmente viene loro concesso, ben lieto il Ministero di poter così, in tali casi, assecondare le avute sollecitazioni, per conferire ad altri l’ ambito posto abbandonato.

E quanto si disse per le pensioni erariali regge per le pensioni a carico delle Provincie e dei Comuni, unico essendo per tutti l’ indirizzo, dappoiché è indiscutibile che la fortuna finan­ ziaria è il primo fondamento della stabilità e della grandezza di un paese qualunque sia la sua estensione.

(8)

è sperabile che il Parlamento abbia seriamente ad occu|jarsene, e che il Governo abbia a prov­ vedervi con una sostanziale modificazione alla ma­ laugurata vigente legge del 21 febbraio 1895 n. 70.

(Continua). LUIGI ZuCOOLI.

R

ivista

B

iplioqrapica

P r o f. E. G. T e n e r e l li . - La municipalizzazione del pane a Catania ed a Palermo. - - Palermo,

A. Reber 1905, pag. 127.

L’ Autore, invitato dalla Direzione della R i­ form a Sociale, ha scritto due articoli sulla que­ stione della municipalizzazione del pane a Ca­ tania ed ora pubblica quegli articoli in un separato • volumetto. E ’ questo lavoro una diligente e se­ rena discussione delle questioni che, specialmente a Catania, ha presentata la municipalizzazione della fabbricazione del pane; sono forniti ed ana­ lizzati gli effetti di tale istituzione rispetto al Comune, e rispetto ai consumatori, la concor­ renza formatasi tra il forno municipale ed i forni cooperativi, e infine sono studiati vari casi ipo­ tetici sulla possibilità di affidare all’ Autorità lo­ cale la fabbricazione del pane.

L ’ Autore, dopo particolareggiate analisi e considerazioni ponderate viene alla conclusione : « a ) che le attuali condizioni di ambiente della Sicilia non sono, in genere, favorevoli alla buona amministrazione delle cose pubbliche, e quindi allo sviluppo dell’ industrialismo municipale; — b) che l’ esercizio del potere, e quindi la gestione d’ una impresa municipale, si può facilmente tra­ sformare, dato tale ambiente, in un mezzo effi­ cace perchè il partito politico imperante attui una politica di classe, a vantaggio di pochi at­ tivi ed a danno delle moltitudini disordinate o inerti; — c) che il caso in cui la municipalizza­ zione del pane, in una città estesa e popolata, del genere e delle condizioni di Catania e di Palermo, possa con maggiore probabilità recare vantaggio al Comune, ai contribuenti ed ai con­ sumatori, è quello di un panificio municipale, gestito in concorrenza coi fornai e mugnai pri­

v a ti» .

Il lavoro del prof. Tenerelli è già stato giu­ dicato degno della massima attenzione poiché sviscera con molta obbiettività una questione che può facilmente illudere la gente.

A v v . G i u s e p p e F a r a g g ia n o . - Assistenza e beneficenza pubblica. — Genova, R. Streglio 1905, pag. 145 (L. 1.50).

Bene ha fatto l’ avv. Faraggiano a racco­ gliere alcune considerazioni confortate da dati di fatto per eccitare la pubblica opinione a prov­ vedere quanto è necessario alla pubblica assi­ stenza. In questo studio, che ha forse il pec­ cato di essere espresso in forma un poco troppo viva di sentimento, l’ Autore dopo aver discusso i concetti fondamentali dei doveri sociali che sono inclusi nelle parole: « assistenza e beneficenza pubblica », dimostra quanto siano incomplete le nostre leggi in proposito, e come l’ Italia sia tra

i paesi meno progrediti in fatto di legislazione sociale. E veramente quando si veggono città ricche e popolose infestate ancora da uno stuolo di mendicanti di mestiere che assediano cittadini e forestieri, dando pubblico spettacolo di una mi seria che il più delle volte è finta, e ciò senza che le Autorità cittadine sentano il dovere di liberare le strade da una cosi dolorosa prova di disordine morale, è da ritenere che molto sia an­ cora da fare per istillare agli italiani il senti­ mento della propria dignità.

E il breve lavoro dell’ Autore, scritto con profondo convincimento, contiene pagine che do­ vrebbero essere lette dagli amministratori e dai governanti.

G. d e M o lin a r i. - Questions économiques à l'ordre du jour. — Paris, Guillaumin et C. 1905, pa gine 387, (fr. 3.59).

L ’ illustre e venerato redattore in capo del Journal des Economistes raccoglie in un volume g li articoli che ha pubblicato nella notissima R ivista dal 1901 al 1904, e vi aggiunge un nuovo, lavoro sui rapporti della Economia politica e della morale colla religione.

Gli studiosi conoscono già non solo i lavori, ma la dottrina e la fede dell’ illustre economista e non occorre quindi accennare da quali punti di vista l’ Autore esamini i diversi argomenti trattati, che sono: le leggi naturali che regolano la produzione e la distribuzione della ricchezza; — la ragione d’essere dell’ interesse al capitale; — il tipo monetario.

Non solo in quelle trattazioni si riscontra l’ alto ingegno e la vasta dottrina dello scrittore, che esamina profondamente quei problemi, ma si può dire che egli ha saputo esporre molti degli argomenti degli economisti classici, dando però al loro svolgimento un prezioso sapore di mo­ dernità.

P r o f. R e n é S t o u r m - Systémesgènéraux d’Impoùt. — Paris, Guillaumin et C. 1905 pag. 430 (fr. 9). L ’ Autore, di cui tutti gli studiosi di cose di finanza conoscono l’ eccellente volume « Le Budget » ci dà ora la seconda edizione della im­ portante opera sulla imposta; dove sono trattate con molta ampiezza e con sicura analisi tutte le questioni teoriche che riguardano la imposta in­ tesa nel largo senso, cioè nel significato di tri­ buto. Una introduzione tratta della storia, della definizione e delle qualità dell’ imposta.

In una prima parte l’ Autore elimina i si­ stemi utopistici di imposta, quali la imposta unica, la imposta unica sul capitale, il testatico, la imposta in natura, la imposta sul lusso, e le imposte socialiste (monopoli, collettivismo indu­ striale ecc.)

Nella seconda parte l’ Autore esamina i si­ stemi vigenti e cioè : l’ imposta sulla rendita globale in Prussia ed in altri Stati della Ger­ mania, la Incom e-tax inglese, la imposta sui red­ diti di Ricchezza mobile italiana, e poi i sistemi progressivi, le imposte di successione, i grandi monopoli ecc.

(9)

19 novembre 1905 IV ECONOMISTA 753

imposta di ripartizione e di quotità,' sui valori mobiliari ed immobiliari, sulla proprietà . e sui consumi ; la incidenza delle imposte, ecc. ecc.

Non è il caso di lodare un opera che è già cosi favorevolmente nota, ma per la opportunità del momento riportiamo un brano della conclu­ sione, che si riferisce alle imposte sui consumi di gran lunga oggi prevalenti.

« Siccome sventuratamente la grande maggio­ ranza dei consumatori non possiede per vivere che il frutto del lavoro quotidiano, non solo la filantropia, l’ idea filosofica o cristiana dell’ im­ posta, ■ come diceva un ministro delle finanze dell’ impero germanico, ma lo stretto interesse fiscale stesso, comandano di risparmiai’e i consumi indispensabili alla vita. Perchè tassare tale spe­ cie di consumi, nel caso in cui la ripercussione sui salari non funzionasse, sarebbe attentare al­ l’ esistenza stessa di coloro, le cui deboli risorse servono appena a preservarli dalla fame. » T h o r A n d e r s s o n - Das rieue Haftpftichtgesetz

und die Unfallversicherung in Sehiveder --- Leipzig, Duncker et H um blot 1904, pag. 86 (M. 2.80).

L ’ Autore esamina nei suoi pregi e nei suoi difetti la nuova legge Svedese 5 luglio 1901 sulla assicurazione degli infortuni del lavoro. Premette a questo esame un breve studio sulla rivoluzione avvenuta nell’ ultimo tempo nei rap­ porti tra lavoratore e industriale, rivoluzione che portò due principali conseguenze: quella di au­ mentare il saggio dei salari ; e quella di dare all’operaio sempre maggiore sicurezza per il suo avvenire.

Tra i mezzi per rendere l’ operaio meno esposto alle vicende che può incontrare nel lavoro, vi è quello, della assicurazione contro gli infor­ tuni. L ’Autore esamina da un punto di vista generale tale tendenza, e quindi tratta della questione sullo svolgimento della legislazione Svedese, per consacrare poi la maggior parte del suo lavoro al commento della legge 1901 della quale dà il testo.

Il lavoro è accurato, e vi si trovano discusse le principali questioni connesse all’argomento.

J.

BIUSTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Presenziato dall’ on. Rava, si è inaugu­ rato in Bologna il IX Congresso nazionale del ragionieri al palazzo Pallavicino.

Partecipano al Congresso quattrocento rap­ presentanti di ogni parte d ’ Italia. Quasi tutti i Collegi dei ragionieri d’ Italia hanno inviato rap­ presentanti. Le adesioni furono cinquecento.

Il presidente dell’ Accademia dei ragionieri, Bernardi, pronunziò un discorso salutando gli onorevoli B ava e. Pasce e le Autorità intervenute e rilevando la necessità di una legge che disci­ plini la professione del ragioniere.

Il sindaco Tanari salutò i congressisti a nome

di Bologna, poscia l’ on. Rava pronunziò il di­ scorso inaugurale, salutando i ragionieri italiani convenuti nella illustre citta, che degli studi e della scienza liberatrice fece da secoli il suo primo ideale. E gli parlò della storia dell’ arte dei conti, accennando specialmente al massimo impulso datole dall’ Italia del rinascimento e dei Comuni, e rievocando poi le glorie del Banco di S. Giorgio.

Infine parlò l’ on. Pasce, augurandosi l 'a t ­ tuazione di quel controllo, da parte delle ammi­ nistrazioni, che è nei voti del Congresso.

Il Congresso iniziò i lavori, discutendo lar­ gamente il primo tema all’ ordine del giorno, e cioè la legge sulla professione del ragioniere, re­ latori Appiani e Ricchieri.

Su questo tema si sono delineate due cor­ renti : una favorevole al progetto di legge Mor- purgo —- l’ altra contraria ; e di questo parere è il relatore Ricchieri, il quale dice che il progetto favorisce coloro che non hanno il diploma.

Queste conclusioni sollevarono delle proteste specie per parte del rag. Gagliardi di Roma, che assieme al suo gruppo abbandonò l’ aula. Dopo lunghissima discussione con 90 voti contro 85 si approvò il seguente ordine del giorno proposto dal rag. V ecchi:

« Il Congresso, in merito al progetto di legge Morpurgo per la tutela della professione del ra- gione,

riconosciuto che il progetto è unilaterale in quanto si occupa solo dell’ opera svolta da ra­ gionieri avanti l’ autorità giudiziaria,

riconosciuto che anche la tutela di questa parte dell’ opera del ragioniere non è, nel progetto che si esamina, sufficientemente esercitata,

delibera di apportarvi tutte le modifi­ cazioni che colmino le lacune, che correggano la unilateralità cui s’ informa e

riafferma l’ integrale diritto di tutti i ra­ gionieri impiegati e liberi professionisti ».

Dopo si è iniziata la discussione sul tema, circa : « L a contabilità dei piccoli Com uni». La discussione è stata oltremodo calorosa e vi hanno partecipato parecchi congressisti.

Le conclusioni del relatore, che furono ap­ provate, sono le seguenti :

1. che sia meglio rappresentato nei con­ suntivi il movimento annuale del patrimonio;

2. che l’ispettore sia considerato un agente e dipendente del tesoriere ;

3. che i Comuni fino a 10,000 abitanti deb­ bano far vedere e controfirmare i loro bilanci di previsione da un ragioniere legalmente patentato.

Infine, altro tema importante trattato fu quello sui Collegi unici di ragionieri e sulle pe­ rizie governative. Dopo ampia discussione fu ap­ provata al riguardo di questo tema una lunga relazione del rag. Cavallari.

(10)

al valore nominale di 100 franchi, e gli azionisti hanno diritto di sottoscrivere :

1) a titolo irriducibile : tre nuove azioni per quattro anni, e quelli che hanno meno di quattro azioni o dei rotti al di là di quattro o multipli di quattro, possono sottoscrivere una azione nuova per un’ azione antica, per la parte inferiore a quattro azioni, ma salva riduzione eventuale, in proporzione di ciò a cui non hanno un diritto irriducibile ;

2) a titolo riducibile : tutta la quantità supplementare che essi desiderano, ricevendo essi un diritto sulle azioni per le quali il diritto di sottoscrizione irreducibile degli azionisti non

fu esercitato.

Il prezzo di emissione fissato a 110 franchi (di cui 10 franchi per le riserve) è pagabile: 35 franchi all’ atto della sottoscrizione, e 75 franchi secondo appello per parte del Consiglio. Tutta­ via i sottoscrittori che lo desiderano hanno fa­ coltà di liberare i loro titoli in anticipazione e riceveranno in questo caso dei titoli definitivi interamente liberati, dopo l ’ assemblea incaricata di constatare l’aumento del capitale.

I sottoscrittori devono nello stesso tempo della domanda rimettere le loro azioni antiche. L e sottoscrizioni e rimesse dei titoli sono rice­ vute al Credito mobiliare francese piuttostochè agli, altri Stabilimenti di credito.

E ’ molto probabile che tali operazioni of­ ferte dal grande istituto di credito di Francia ottengano un grande successo.

— Una risoluzione del Governo venezuelano ha fissato al primo ottobre la data, a partire dalla quale devono essere presentate al Ministero delle Fi­ nanze i titoli del debito diplomatico venezuelano, i cui cuponi sono scaduti. In virtù di questa riso­ luzione la Commissione del credito pubblico riceve le domande di concessione del Debito Nazionale 3 per cento per convenzione diplomatica che le saranno presentate dai portatori. Costoro dovranno presentare domande separate per i titoli corri­ spondenti a ciascuna delle Legazioni di Francia Spagna, Olanda.

La Legazione francese essendosi poi vista attribuire biglietti emessi nel 1897, 1903 e 1904 i portatori di essi dovranno presentare una do­ manda per ciascuna emissione.

— Si annunzia con tutta probabilità che verso i primi del dicembre 1905 debba concludersi a P a­ rigi un prestito giapponese. Quando il sig. de V itte passò da Parigi, si era deciso che questo prestito non sarebbe stato effettuato che dopo quello russo; ma ora si sa che gli ultimi fatti hanno ritardato questa concessione e che il Governo di Pietro­ burgo ha spontaneamente domandato il rinvio. In queste condizioni, sembra inutile ritardare ancora il prestito giapponese, e anzi pare che la Russia stessa abbia interesse che si effettui pre­ sto quell’ operazione, perchè il successo che essa otterrà certamente, e l ’ emozione che essa provo­ cherà sul mercato internazionale non possono che facilitare la riuscita del prestito russo.

— Sembra pure probabile la conclusione di un altro prestito serbo. E ’ certo infatti che il Governo di Belgrado va preparando un’operazione

di credito per un ammontare nominale di 70 mi­ lioni circa il cui prodotto sarà destinato allo svi­ luppo delle strade ferrate e dell’ esercito, ma fino ad oggi si è contentato d i assicurarsi il concorso dei diversi gruppi austriaci, inglesi e olandesi.

—: Infine dobbiamo annunziare anche che la Banca di Parigi e dei Paesi Bassi ha ricevuto dal Governo di Bulgaria l’ autorizzazione di pro­ cedere a una nuova emissione di 40,000 obbli­ gazioni del prestito bulgaro 5 per cento del 1904 che formano il saldo del prestito di 100 milioni (creato in virtù della legge 12-25 novembre 1904) e di cui 160,000 obbligazioni furono emesse il 12 dicembre 1904. Queste obbligazioni sono state immediatamente cedute al pubblico al prezzo di 470 franchi. Le domande ricevute fino dal primo giorno hanno già assorbito rapidamente la totalità dei 40 mila titoli nuovi.

— Sìr W ilfrid Laurier^ primo ministro del Demanio del Oanadà, ha inaugurato recentemente presso F ort-W illiam i lavori della strada ferrata nazionale transcontinentale canadese per la se­ zione da Québec a W innifeg.

Questa nuova via ferrata interoceanica unirà i porti dell’ Atlantico e del Pacifico per un trac­ ciato più a Nord delle linee attualmente esistenti del grande tronco Pacifico, del Canada Atlantico, del Canadan Northern. Essa assicurerà lo svi­ luppo del Nord delle provincie di Quebec e di Ontario e dei territori del N ord-ovest, di cui va ad aprire vasti orizzonti per la colonizzazione.

— L a R ivista semestrale del commercio americano pubblica i dati sulla produzione mon­ diale della seta greggia nel 1905-1906.

Stante l’ immensa importanza di una tal pro­ duzione, che poi è oggetto attivissimo di scambio tra i diversi paesi, riportiamo i principali di questi resultati, confrontati con quelli della pro­ duzione dell’annata precedente :

La p r o d u z i o n e presunta dell’ Europa per la sta­ gione 1905-906 ammontò a chilogrammi 5,395,350 (nel 1904-905 chilogr. 5,907,000) così suddivisi: Francia cg. 675,000 (625,000), Italia cg. 4,300,000 (4,900,000), Austria cg. 343,350 (315,000), Spa­ gna 77,000 (77,000).

Nel Levante si ebbe una produzione di chi­ logrammi 2,508,000 contro 2,186,030 nell’ eserci­ zio precedente.

L a produzione totale dell’Asia è stimata a chilogrammi 10,274,600(10,947,350 nel 1904-905) così suddivisi:

Shangai cg. 2,903,000 (2,950,000, Oanton cg. 2,030,800 (2,137,785), Giappone, Yokoama cg. 5,140,800 (5,679,518); India Calcutta chilo­ grammi 200,000 (180,000).

Si ha così un totale complessivo di chilo­ grammi 18,187,950 contro una produzione di chi­ logrammi 19,050,350 nel 1904-905.

Come si vede si è avuto una diminuzione di 862,400 chilogrammi : bisogna notare però che la produzione della seta grezza in Cina, è una quantità assolutamente sconosciuta.

(11)

19 novembre 1905 L ’ ECONOMISTA 755

Rassegna del commercio internazionale

Il commercio del Perù nel 1904. — Troviamo pubblicati i restiltati del commercio esterno del Perù, con classificazioni a seconda del paese da cui le merci furono im portate o verso cui furono esportate : Importazione 1903 19C4 D ’A inerica : 855,146 1,163,639 D ) Europa i Germania 448,315 701,821 Austria ' tas. 53 Belgio 931,071 li 8,149 Spagna 24,169 30,883 Francia 187,219 264,503 Inghilterra 1,486,438 1,569,362 Olanda — 2,640 Italia 147,812, 164,155 Portogallo 1,818 28,327 2,526,843 2,959,596 D ’Asia e Oceania : China 62,753 11,409 Indie inglesi 10,334 26,612 Giappone 1,073 2,030 Siam 11,792 6,032 Hong-Rong — 05,518 Hawai - —- 92 —•—

--

— 85,953 112,149 1)’A frica i Egitto — 4 Australia 17,152 58,692 Via Iquitos 298,284 Di verse - - 3,918 3,783,380 4,298,008 Esportazione Verso l ’America 1.367.140 1,324,002 2,676,576 » l ’ Europa 2,034,659 » l’Asia 735 64 » l’Africa 16,307 — » Via Iquitos 438,909 — 3,857,753 4,000,633 Sono rilevanti 1’ aumento della importazione dall’America e, in Europa, dall’ Inghilterra, e la diminuzione dal Belgio : anche l’ Italia ha per l’ importazione un sensibile aumento. L e altre cifre non presentano straordinarie variazioni.

Il commercio e l'industria del distretto con­ solare di Smirne durante il 1904. — Il Foreign Office pubblica un « Blue book » contenente il rapporto del console Altrutop sull’ industria e il commercio del distretto consolare di Smirne du­ rante il 1904.

Il raccolto agricolo fu per alcuni prodotti, come l’ uva e l’ orzo, inferiore alla media, nè la perdita fu ricompensata dagli abbondanti raccolti dell’ oppio e dei fichi, stante i non rimunerativi prezzi realizzati da questi ultimi prodotti. Il ri­ sultato fu una diminuzione nella esportazione e in seguito alla diminuita potenza finanziaria di compratori, nella esportazione. Tuttavia, essendo queste cause transitorie, non avranno effetto du­ revole nel progressivo costante sviluppo del porto di Smirne.

Il console lamenta gli ingannevoli regola­ menti doganali, causa di continui attriti fra le autorità ed i commercianti, la mancanza di per­

sonale adatto e di spazio, personale adatto re­ sponsabile nei magazzini che inceppano grave­ mente il traffico*

Occupandosi dell’ importazione dei tessuti e dei filati di cotone, il console fa le migliori pre­ visioni pel mercato di Smirne per il 1905, ma mette in rilievo il fatto che nel 1903 le impor­ tazioni britanniche diminuirono, mentre quelle italiane aumentarono da 86,195 sterline a 96,073. Un giornale -locale attribuisce questo progresso al buon mercato della mano d’ opera in Italia ed alla utilizzazione della elettricità, come forza mo­ trice, negli opifici italiani. Inoltre gli italiani, secondo il giornale, si sono avvantaggiati me­ diante le agevolezze che essi offrono ai compra­ tori. La Germania ha una considerevole parte nel commercio dei cotoni e si adopera per aumen­ tarla. La Svizzera va modificando il carattere della sua produzione, la quale finora era stata di una varietà non richiesta sul mercato di Smirne.

Il console rileva ancora che l’ aumento nelle importazioni dall’ Italia è determinato anche dal fatto ch e . nelle statistiche che si riferiscono al- l’ Italia sono pure comprese le merci americane provenienti da Napoli e Genova, in transito.

I servizi dell’ emigrazione nel 1904

La Relazione su questi servizi, di cui già fu par­ lato precedentemente, così continua : (1)

Subito dopo l’entrata in vigore della legge, in base alle indicazioni fornite dai prefetti, furono costituiti più di 3000 Comitati fra mandamentali e comunali, così distribuiti fra le varie provincie del Regno :

Alessandria 89 Messina 84

Ancona 25 Milano 43

Aquila degli Abruzzi 76 Modena 17

Arezzo 40 Napoli 42

Ascoli Piceno 40 Novara 55

Avellino 128 Padova 27

Bari delle Puglie 52 Palermo 80

Belluno 18 Parma 21

Benevento 60 Pavia 75

Bergamo 23 Perugia 32

Bologna 60 Pesaro e Urbino 20

Brescia 23 Piacenza 20

Cagliari 15 Pisa 18

Caltani ssetta 16 Porto Maurizio 11

Campobasso 133 Potenza 123

Caserta 165 Ravenna 11

Catania 18 Reggio Calabria 56

Catanzaro 138 Reggio Emilia 26

Chieti 97 Roma 54 Como 64 Rovigo 32 Cosenza 52 Salerno 141 Cremona 20 Sassari 5 Cuneo 77 Siena 7 Ferrara 10 Siracusa 28 Firenze 26 Sondrio 23 Foggia 53 Teramo 73 Forlì 9 Torino 73 Genova 68 Trapani 17 Girgenti Grosseto 25 4 TrevisoUdine 3143 Lecce 29 Venezia 13 Livorno 7 V erona 89 Lucca 11 Vicenza 27 Macerata 45 Mantova 27

Massa e Carrara 18 Totale 3078

Riferimenti

Documenti correlati

Tutti i favori della tariffa postale sono stati accordati alle stampe, mentre sì sarebbe dovuto tenere nel debito conto il fatto che la lettera ha | una

Durante il ventennio in cui furono in vigore le convenzioni, lottarono, come è noto, tre elementi: 1’ interesse generale che era rappresentato sola­ mente dal

« La Camera di commercio di Roma, di fronte al­ l ’ assunzione da parte dello Stato dell’ esercizio delle ferrovie; esprime la fiducia che il Governo, pur

Le Società ferroviarie hanno l ’ obbligo di trasmet­ tere il ruolo dei loro impiegati che, soggetti al servi­ zio militare, possono avere diritto alla dispensa

L ’ Autore osserva che venti anni or sono la emigrazione europea, presentava all’ incirca lo stesso numero odierno. Una corrente allora pro­ veniva principalmente

La questione è grave e i giornali hanno osser­ vato che quel Messaggio ha già avuto ripercussioni forti nel credito delle Compagnie ferroviarie, al mo­ mento della crisi

È quindi legittimo Concludere che date le condizioni del nostro paese, con regioni così dif­ ferenti per intensità di vita economica, il sistema accolto nella

Questa rinnovazione del materiale arditamente ini­ ziata, quest’aumento del capitale felicemente compiuto la solida base finanziaria della nostra Società, la