G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXXII -- Voi, XXXVI
Firenze, 15 Ottobre 1905
N. 1641
S O M M A R I O : Il servizio ferroviario — A . J . d e Jo h a n n is, La riforma dei tributi — E . Z ., Corrispondenza d a N a p o li (fi bilancio del Com une)— Lu ig i Ni n a, Corrispondenza da Rom a (La tassa sulle àree fabbricabili__
R i v i s t a 'bibliografica : F . Carabellese, Nord e Sud attraverso i secoli - F r . Aug. Schweizer, Individua lismus von Smith - Doti. Mich. Tugan-Baranowshy, Theoretische Grrundlaegen des Marxismus - Dott. Richard /ScAhMct-, Schutzzoll und Freihamlei -— R i v i s t a econom ica e fin a n z ia ria : La situazione delle casse postali di risparmio al 31 agosto 11)05 - Il Congresso mondiale di espansione economica - Il Congresso delle Coope
rative agricole - I prestiti russo, giapponese, indo-cinese — R a s s e g n a del com m ercio in tern a zio n ale : Il commercio dell’Austria-Ungheria e dell’ Italia nei primi otto mesi del 1905 — La legge francese su ll’ assistenza obbligatoria ai vecchi e agli infermi — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse - - Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
IL S E R V IZ IO F E R R O V IA R IO
I lamenti sono alti e generali sul modo con cui procede il servizio ferroviario ; perfino i gior nali stranieri hanno ripercosso il malcontento di tutti. I fatti sono del resto innegabili e perciò giuste le constatazioni, che si fanno qui e fuori.
Tuttavia crediamo che esagerino coloro che vogliono far risalire la responsabilità di quanto avviene all’ esercizio di Stato ; noi, che siamo sempre stati contrari a questa nuova attribuzione dello Stato ed abbiamo a suo tempo rilevata la impreparazione con cui tale importante servizio veniva assunto, crediamo di dover lealmente os servare che il presente disordine non- è che il frutto della politica ferroviaria italiana seguita da molti anni, e specialmente negli ultimi anni.
La mal celata tendenza di far apparire in sufficiente e manchevole il servizio ferroviario delle Società, ha ispirata tutta la condotta della Amministrazione ferroviaria dello Stato nella parte che ad essa spettava. Da molti anni si sapeva che le principali stazioni di transito non basta vano al movimento ; che molte linee ad un solo binario avevano esaurita la loro potenzialità; che le locomotive non erano in numero sufficiente per trascinare i treni nell’ epoca del maggiore movi mento ; che le carrozze pei viaggiatori ed i carri per le merci non bastavano a disimpegnare che il servizio nei tempi di minimo traffico, mentre occorreva ricorrere ad espedienti di ogni genere perchè, nei periodi di massimo movimento di viag giatori e di merci, la deficienza fosse appena appena tollerabile nelle sue conseguenze.
Tutto questo fu detto in documenti ufficiali al Parlamento, fu ripetuto dalla stampa, fu con segnato in relazioni, insomma era saputo e risa puto da tutti. Ma se si fossero presi dei provve dimenti per mettere ordine a questo indecente stato di cose, e questi provvedimenti non pote vano essere presi che dalla Amministrazione dello
Stato, il servizio sarebbe migliorato e le Società avrebbero forse superato lo scoglio della sca denza delle convenzioni, e il giuoco che si è fatto nella prima metà dell’ anno corrente,ingannando Parlamento e paese, non avrebbe potuto farsi, od anche se tentato, non si sarebbe riusciti a sor prendere siffattamente la rappresentanza nazio nale da farle accettare senza discussione e quasi di sorpresa, 1’ esercizio di Stato.
Ora le conseguenze di questa delittuosa po litica sono quali si vedono ; è bastato un qualche aumento straordinario nel movimento dei viag giatori e delle merci perchè sembrasse che tutto il servizio ferroviario fosse disordinato e si affer masse che ne è colpa l ’ esercizio di Stato.
Amiamo troppo la verità e troppo siamo convinti che è non volendola conoscere che si preparano le più gravi jatture, per non protestare contro una nuova illusione che si va creando con inesatte considerazioni. E tanto più insistiamo su questo punto che la responsabilità dell’ attuale stato di cose non è dovuta all’ esercizio di Stato, in quanto tutti gli altri servizi si trovano in non migliori condizioni e non mancherà pur troppo il momento nel quale ne forniranno essi stessi le prove.
666 L ’ EC O N O M ISTA 15 ottobre 1905
Ciò che avviene ora per il servizio ferro viario, non è, ripetiamo, che un campione di quanto esiste in tutti gli altri servizi, niuno eccettuato, dalle Università alle scuole elementari, dalle Ca serme che pullulano di insetti ai sudici edifizi dove si amministra la giustizia, dalle strade im praticabili come in Calabria, alle dighe dei porti che si sfasciano come se fossero di cartone; tutto è guasto, incompleto, insufficiente, crollante.
Gli avvenimenti attuali del servizio ferro viario non sono che uno dei tanti incidenti ; il farne risalire la responsabilità oggi all’ esercizio di Stato è una puerilità.
A ll’ esercizio di Stato a suo tempo ben altre responsabilità saranno imputate; il modo con cui, non ostante tenaci, onorevoli resistenze, va svol gendosi, darà a suo tempo gli inevitabili frutti. Le poche persone che, animate da buona fede, ispirate da commendevole zelo per un sistema, che riteniamo sbagliato, ma che è pur discutibile, quelle poche persone saranno a poco a poco eli minate, e 1’ esercizio di Stato rimarrà uno stru mento per tutte quelle forme di corruzione am ministrativa che, anche se non si risolvono in denaro, sono egualmente esiziali.
Si voleva dai più Oculati e prudenti im piantare un’ Amministrazione ferroviaria autonoma funzionante razionalmente, e perciò stesso tutta diversa dalle altre Amministrazioni dello Stato; ma la piovra, che tormenta l ’ Italia, la buro crazia, teme il possibile paragone e vuole che anche l’ Amministrazione ferroviaria sorga ad imagine degli altri dicasteri. Da ciò l’ incidente Marchesini che è la manifestazione di tutto un sistema ; tutti i Ministeri vogliono metter mano nella nuova Amministrazione e trarne promo zioni ; questa è la sola, la vera causa del con flitto, che è al suo inizio, e che finirà colla scon fitta del buon senso.
Ma di questo è ancora troppo presto per trattare ; oggi abbiamo voluto rompere con poche osservazioni la tendenza che mirerebbe a non at tribuire i guai presenti al sistema, che è pene trato in tutte le amministrazioni da molti anni, e che ha prodotto il disordine o la confusione più o meno latenti.
Occorrono menti energiche, esperte e sapienti che ripuliscano ogni cosa e sciolgano il dilemma : o adattare la spesa ai servizi, od i servizi alla spesa. Gli espedienti possono essere utili come processo incidentale, ma non mai come durevole linea di condotta. E le Camere di commercio, le Associazioni degli industriali e dei commercianti, e simili, che ora protestano così ad alta voce, dovevano a suo tempo studiare il pernicioso e non corretto metodo seguito dalla Amministra zione dello Stato, che per rendere impossibile 1’ esercizio privato delle strade ferrate, ha appa recchiato al paese questo intollerabile stato di cose.
-S»Wr
LA RIFORMA DEI TRIBUTI
Come abbiamo rilevato nell ’Economista del 24 sett. i capi del partito socialista si riunirebbero fra poco allo scopo di concretare tra loro le basi generali di una riforma tributaria da sostenere in Parlamento e fuori con tutti i mezzi possibili. Abbiamo già dati i punti proposti dal Bonomi come capisaldi di un possibile programma che potrebbe trovare molti proseliti. Ora, in attesa della riunione socialista, l’ on. Ferri nell ’ A va n ti! pubblica egli pure un programma che consta di due parti: una riguarda la riforma tributaria propriamente detta, F altra invece riguarda F in cremento della produzione.Per la prima parte F on. Ferri propone :
1. ° riduzione del dazio sul grano da L . 7.50 a L. 3.50;
2. ° riduzione del 50 0/q delle imposte che colpiscono il sale, il petrolio, lo zucchero.
Da queste riduzioni il bilancio dello Stato avrebbe una perdita di circa 130 milioni, a ri parare la quale F on. Ferri propone la riduzione dell’ interesse sul debito pubblico, mediante au mento della relativa imposta, dal 4 al 3 per cento con un ricavo per l ’ erario di circa 100 milioni (dice F on. Ferri, mentre veramente il bilancio non guadagnerebbe che 72 milioni) ; li altri 20 milioni li otterrebbe da economie e dall’ aumento naturale, delle entrate, e ne avanzerebbe abba stanza per fare il servizio di un prestito di un miliardo a vantaggio della piccola proprietà im mobiliare.
Questo in succinto il piano dell’ on. Ferri, il quale, come al solito, non tien conto dell’ am biente e crede di poter imprimere un movimento ràpido a tutta questa poderosa macchina che, lo si vede continuamente, non può camminare che lentamente.
Non è il caso, crediamo, di discutere tale come è il programma dell’ on. Ferri, che non ha certo le attitudini di uomo di finanza. Ma è in vece il caso di raccomandargli vivamente, se pro prio è animato di desiderio che si inizino delle serie riforme tributarie, di non mescolare in un solo piano cose per natura loro diversissime, le quali non fanno altro che rendere più pesante e perciò più lento il veicolo che deve portare avanti ie riforme tributarie.
15 ottobre 1905 L ’ ECO N O M ISTA 667
prudenza finanziaria. E l’ alto prezzo dei terreni vuol dire scarsa rendita, e la scarsa rendita porta con sè il disagio delle popolazioni agricole, la scarsezza del risparmio, la difficoltà di impian tare industrie e di farle prosperare. Sono. tutte questioni che andrebbero imparzialmente e pa zientemente studiate per precisare, quanto è pos sibile, le cause e per proporre rimedi efficaci.
Certo è che le classi dirigenti, che da qua ranta anni governano l’ Italia •— colle rivelazioni sullo stato della Sardegna prima, della Basilicata poi, ed ora della Calabria — hanno data la dimo strazione della loro impotenza e della loro inca pacità a governare. Sarebbe bene che i-1 Parla mento votasse una inchiesta rapida e diligente sulle condizioni del Mezzogiorno d’ Italia.
Ma rimane sempre il fatto che il problema Meridionale non deve essere confuso con quello della riforma tributaria ; 1’ uno nuocerebbe all’ al tro se vengono uniti in un solo provvedimento, od anche uniti in un solo programma da pro pugnarsi. L o stesso dicasi del prestito di un miliardo per venire in aiuto della piccola pro prietà. Basterebbe ora domandare che per il Mezzogiorno d’ Italia (isole comprese) e per dieci anni venissero sospese tutte le tasse ed imposte per il passaggio delle proprietà e per i mutui ipote cari di qualunque genere, e io dieci anni il mi liardo sarebbe bello e concesso, senza prestiti, senza beneficenze, e la proprietà si assesterebbe in breve tempo (specialmente la piccola proprietà) con passaggi in mani più capaci e più laboriose.
Ma sulla riforma tributaria, che viene pro posta dall’ on. Ferri, è opportuno fermarsi al quanto, per invitare il proponente a meditare più pacatamente sulle sue osservazioni, affine di renderle più possibili.
Prima di tutto è strano che l’ on. Ferri non parli del dazio di consumo, mentre da tutte le parti ormai è convenuto che si debba cercare di abolirlo o di riformarlo in modo che non rappre senti più il più incivile metodo di esazione di un tributo. Questa omissione, dopo quanto si sa dei propositi del ministro Majorana, e dopo quanto ha scritto nella Critica Sociale il Bonomi, lascia temere che l’ on. Ferri abbia bensì accettato l’ in vito della R ivista milanese, ma poi, prima an cora che i capi del partito si riunissero, abbia voluto far comprendere che non era d’ accordo colla Rivista stessa e che egli aveva un proprio programma.
Vogliamo sperare che il desiderio da noi ma nifestato nell’ Economista che i socialisti, lasciando le troppo lontane loro visioni e degnandosi di scendere a terra per vivere un momento _ della nostra vita quotidiana, non sia un desiderio già svanito, perchè subito la discordia, anche su que sto punto, sia entrata nel partito che noi cre diamo il solo capace, se vuole, di provocare quella riforma tributaria che molti non vogliono, e che gli altri pochi che vogliono non hanno abbastanza
suite di atti per condurla in porto. Supposto che
questo od un altro Ministero creda di opportu nità politica procedere all’ inizio di una riforma tributaria, non potrà venire a capo di nulla, se il partito socialista non lo appoggia. Allora soltanto attorno ai pochi non socialisti, ma volonterosi, si raggrupperanno molti, che in siffatta questione
non vogliono rimanere nella maggioranza. Ma se il partito socialista o sarà discorde o si pie gherà a seguir l’ on. Ferri nel volere ad un tratto gli sgravi per 130 milioni, lasciando a parte il dazio consumo, i socialisti rimarranno soli e ad altri molti non sembrerà vero di avere un motivo per non far nulla.
Noi speriamo ancora che l’ on. Ferri abbia inteso di domandare una graduale applicazione di quegli sgravi ; e se concepisce un termine ab bastanza largo per ottenerne l’ attuazione, cre diamo che sia possibile intendersi.
L ’ adesione che abbiamo fatta, noi dell’ E co
nomista, al concetto delia Critica sociale, ci ha
procurato molte lettere, anche di parlamentari, consenzienti al nostro punto di vista ; ed un’abile propaganda fatta nel paese ed alla Camera, senza dubbio servirebbe a costituire un partito non p o
litico che avesse per programma una riforma
tributaria, ma per conseguire ciò, che è il solo necessario, bisogna non spaventare i neofiti e coloro che probabilmente potrebbero aderire a tali idee.
Il programma delFon. Ferri non può che spaventare i timidi e rinforzare gli oppositori ; già l ’ errore dei 72 milioni portati a 100 coll’ 1 per cento di imposta sul debito, comincia a far dubitare, che in quel programma non vi sia pon derazione sufficiente ; poi uno sgravio improvviso di 130 milioni, mentrechè per venti anni si di scusse il solo sgravio sui farinacei, sarà subito considerato come una avventatezza.
L ’ on. Ferri, che ha pure compiuto il saggio sacrifizio di non sperare in una riduzione delle spese militari per farne caposaldo di una riforma tributaria ; e di ciò ci compiacciamo perchè più volte abbiamo avvertito che era una via _ sba gliata, per quanto si possa desiderare che si fac ciano economie sulle spese militari, Fon. Ferri, diciamo, riparerà alla dimenticanza avvenuta nel suo programma, e per ragione di logica metterà prima di tutto la graduale abolizione del dazio consumo.
Se poi nel Mezzogiorno d’ Italia la abolizione del dazio consumo — e sarebbe provvido provve dimento — si vuol fare più rapidamente che nel rimanente del Regno, nulla vi sarebbe a ridire; anzi si potrebbe esserne contenti, poiché, oltre al vantaggio che ne avrebbero quelle regioni, si avrebbe una garanzia maggiore che l ’ abolizione di questo balzello si farà senza sospensioni.
Ma, ciò premesso, accettiamo di gran cuore le riduzioni che sono proposte dall’ on. Ferri sul prezzo del sale e sulle imposte che gravano lo zucchero, il pane ed il petrolio. I dati che for nisce l’ on. Ferri sono pressoché esatti.
Dal sale lo Stato ricava milioni 76 Dal dazio sul grano » 90 Dalla tassa sullo zucchero » 70 Dal dazio sul petrolio » 60
296
che ridotti a metà darebbero 148 milioni e quindi di altrettanto la perdita provvisoria dell’ erario.
668 L ’ EC O N O M ISTA 15 ottobre 1905
anni prima di portare al 20 0/q la imposta sulla rendita, la aveva giudicata una macchia nella storia finanziaria d’ Italia.
L ’ on. Ferri, si vede, non è esperto di cose finanziarie, poiché se lo fosse avrebbe subito av vertito che spendere anche 30 milioni per affret tare di un anno la conversione della rendita dal 4 al 3 1/2, vuol dire guadagnare sei milioni in un anno e 36 negli anni susseguenti.
Ma di questo è inutile ora discorrere: se la con versione si farà e temiamo molto — che non si vo glia farla — il ricavato potrà servire ad agevolare e rendere più sollecita la riforma tributaria esten dendola magari ad altri tributi.
Per ora limitiamoci ai mezzi ordinari del bilancio che al momento lascia un margine annuo, che terremo nei confini di 30 milioni.
Dieci di questi milioni bisogna rassegnarsi a considerarli destinati ad aumenti di spese, e ri mangono 20 milioni annui che potrebbero essere dedicati ad una saggia riforma tributaria. Fin qui siamo d’ accordo con l’ on. Ferri. Ma a queste previsioni dobbiamo aggiungere gli aumenti dei consumi, che deriverebbero dalla diminuzione dei balzelli; aumenti che non è il caso qui di pre vedere nella possibile misura, ma che certo si verificheranno. I dati che vennero pubblicati per il mese di settembre sul reddito delle poste e te legrafi dimostrano che già sino dal primo mese il ribasso dei 5 centesimi per la affrancazione delle lettere non ha dato diminuzione di entrate; e probabilmente in pochi mesi sarà provato che non vi era nessun bisogno di aumentare l’affran catura delle cartoline illustrate e che il farlo fu un eccesso di prudenza, come del resto avevamo preveduto.
Ciò premesso, se il Parlamento votasse una legge la quale dicesse:
1. ° A cominciare dal 1° esercizio 1906 il prèzzo del sale ed i dazi ed imposte sul pane,
sullo zucchero, sul petrolio saranno diminuiti di 1/20 ogni anno sino ad essere ridotti alla metà del tributo attuale ;
2. ° Ogni maggior ricavato sulle previsioni così ridotte di tali tributi sarà, esercizio per eser
cizio, impiegato ad affrettare la ulteriore riduzione; crediamo che in sei o sette anni la ri forma sarebbe compiuta, senza scosse e senza provvedimenti draconiani, come sarebbero quelli della riduzione forzata della rendita.
A l primo gennaio 1906 il dazio sul petrolio sarebbe ridotto di L . 2.40, quello sul grano di 37 centesimi, ecc. ecc. Alla fine del 1° esercizio lo Stato invece di ricavare :
dal sale 76 milioni si avrebbe 72.2 milioni
dal grano 90 » 85.5 »
dal petrolio 60 » 52.0 »
dallo zucchero 70 » 66.5
296 281.2
Cioè una perdita di 14.8 milioni. Ma, siccome è presumibile che la diminuzione dei prezzi au menti i consumi, e che la perdita dell’ erario sia nulla o quasi nulla, nel secondo esercizio si po trebbero diminuire quei tributi di due ventesimi, cioè applicare alla riduzione il maggior ideavo dei 281.2 milioni ; e se veramente, come si può ritenere, la perdita nel primo esercizio non si
fosse verificata, nel secondo esercizio la riduzione potrebbe essere di 7.6 milioni per il sale, di 9 mi lioni per il grano, di 6 milioni per il petrolio, di 7 milioni per lo zucchero.
Ma crediamo che una riforma tributaria gra duale non dovrebbe fermarsi a questi punti. Si è visto che per attuare gradualmente le propo ste dell’ on. Ferri, anche senza tener conto dei maggiori redditi per i cespiti sgravati, si avrebbe una minor entrata di 14.8 milioni ; se si possono consacrare alla riforma 20 milioni, si avrebbe an cora un margine di oltre, 5 milioni circa.
Ora bisogna pensare anche alle tribolazioni di coloro che hanno piccoli affari da assestare e che sono gravati enormemente dai balzelli che, come si sa, sono proporzionali, presi insieme, a rovescio.
Dal bollo, registro, ipoteche e surrogazioni di bollo e registro si ricavano circa 150 milioni, dei quali circa un quinto sono dati da affari di piccola importanza.
Anche qui una diminuzione graduale in cin que anni sino all’ esonero di tutte le tasse di bollo e registro, quando si tratta di affari che non superano le 100 lire sarebbe molto provvida, e non domanderebbe nemmeno i 5 milioni di avanzo dei 20 che presumiamo dedicati alla ri forma tributaria.
Su queste o consimili basi crediamo possibile la formazione di un partito, che voglia le riforme tributarie, e speriamo che 1’ on. Ferri non dissen tirà dal modificare o limitare in questo senso il suo programma.
A . J. DE JoHANNIS.
Corrispondenza da Napoli
IL B ILAN CIO D E L COMUNE. Nel numero del 19 marzo l’ Economista pub blicò una mia lunga lettera intorno al bilancio del Comune di Napoli. V ’era apposto un I, per chè allora mi parve doverne promettere (o dite pure minacciare) un’ altra. Non la scrissi più, perchè la discussione del bilancio si trascinò in Consiglio comunale così lenta, che ebbe termine soltanto alla fine di- giugno. Nel luglio il bilan cio fu mandato alla Prefettura, che se lo tenne un bel pezzo, e la Giunta Provinciale Ammini strativa, che lo ha dipoi esaminato con grande accuratezza, non ha potuto concretare in propo sito le proprie idee, con una succosa Relazione (relatore avv. Ernesto Fortunato) fuorché ai primi di settembre. Nel frattempo, che cosa si poteva mai scrivere?15 ottobre 1905 L ’ EC O N O M ISTA 669
per fare inaugurare costumi amministrativi più corretti e migliori.
Nella sua Relazione la Giunta Provinciale comincia appunto col dolersi di essere stata chia mata a esaminare il bilancio, di competenza del 1905 a esercizio già molto inoltrato ; e non manca di ricordare (il che rende il rimprovero più grave insieme e più meritato) che ciò non succede per la prima v o lta ,, e che l’anno scorso accadde la stessa cosa, dando luogo alla stessa osservazione, ma con un ritardo pur sempre un pò minore. Nota altresì che la sua raccomandazione dell’anno scorso, cioè di presentare il bilancio preventivo in tempo debito, in modo che l’esercizio nuovo possa iniziarsi col bilancio regolarmente appro vato, meritava di venire ascoltata, non solo per attenersi così ai precetti della legge, ma anche perchè, sui concetti informatori del bilancio del 1904, la Giunta Provinciale aveva fatto rilievi tali, da dovere essere tenuti presenti e in tempo utile discussi. Bisognava o applicarne il conte nuto, oppure confutarli, se lo si credeva del caso. « Invece, col procedimento seguito, la funzione
dell’ Autorità tutoria è resa del tutto illusoria, e
la G. P. A. si trova di fronte a un esercizio co- mininciato, anzi pressoché a finire, per modo che qualsiasi modifica' si credesse apportare al bilan cio pel buon andamento dell’amministrazione riu scirebbe di difficile se non d’ impossibile appli cazione. »
I più importanti rilievi dell’ anno scorso, i quali pur troppo, perchè stati trascurati, tornano in campo anche quest’anno, riguardano l’ appli cazione fatta al bilancio di competenza dei resi dui attivi di passate gestioni. Sono quelli stessi che vi esponevo nella surricordata corrispondenza del marzo. Delle partite controverse non importa ch ’ io vi indichi di nuovo l’ ammontare. La que stione è principalmente, di massima; benché nel caso concreto si tratti di somme tutt’ altro che indifferenti, anzi, per un bilancio zoppicante, ri levantissime. Ma forse ricorderete che si riassu mevano, come si riassumono tuttora, in due grandi categorie, di cui una comprende nuove entrate sperate, cioè dipendenti da proposte pre sentate al Consiglio comunale, ma allora non pe- rancó approvate, come non lo sono nemmeno oggi, l’altra comprende ricuperi sperati di crediti, cioè dipendenti dall’ esito di liti; nè allora nè oggi definitivamente decise.
Per entrambe coteste categorie era fino da allora evidente il carattere vizioso del sistema di calcolare come sicuri gli effetti di avvenimenti possibili, si, ma non ancora intervenuti, anzi di- ficili a realizzarsi proprio entro quello stesso anno nel cui bilancio si pretendeva venissero ad ope rare come coefficienti della parte attiva. Ora poi sono bastati pochi altri mesi di tempo trascorso, per darne la sconfortante riprova. L a municipa lizzazione d’ alcuni servizi pubblici, il cui affetto la Giunta municipale aveva già segnato in bi lancio come aumento d’ entrata, non è stata fi nora dal Consiglio neppure discussa. In quanto ai residui attivi consistenti in crediti, come os serva con rammarico, ma doverosamente, la R e lazione, « oggi, al nono mese di esercizio^ prov visorio, nessuno dei più rilevanti crediti costituenti tali residui è stato riscosso! ».
Perciò la G. P. chiude la prima parte del suo lavoro con ' questa esattissima conclusione: « Lo stanziamento nel bilancio di competenza dei residui attivi di insicura riscossione nell’anno, e non ancora riscossi finora, rappresenta uno spa
reggio, la cui gravità non può essere attenuata
da qualche passività da poter procrastinare ad un futuro esercizio, imperocché si tratta di pat- tite certe, liquide, il cui pagamento non am mette dilazione. L ’ operazione di cassa a cui l’ Amministrazione dovrà ricorrere, pur presen tandosi sotto una forma semplice, diverrà a sua volta un nuovo onere. »
Spareggio, dunque; ma di quanto? La G. P. A. ne indica dapprima uno non molto grosso di L. 464,901, dicendo di non poter giungere alle conseguenze a cui arriva la Ragioneria della Prefettura, che ne vede invece uno di L . 845,705. Non si capisce bene perchè dica di non poter giungere a tanto (oppure sarò io che non ho sa puto capirlo), mentre anzi riproduce, senza retti ficarli, i conteggi della Prefettura, dai quali emerge appunto il disavanzo in L . 845,705, e non meno. Se non che alla prelodata G. P. A. i difetti e i guai del bilancio comunale crescono, si direbbe, nelle mani, a misura eh’ essa procede nel proprio lavoro. Infatti, dopo avere rilevato le inesattezze e le imprudenze dell’ attivo, trova anche nella parte passiva alquante cose da cen surare.
E le censure volgono cosi sul troppo come sul troppo poco. A giudizio dell’ Autorità tuto ria, il Comune largheggia più del giusto nelle spese facoltative, lesina viceversa soverchiamente in quelle relative ai servizi pubblici.
Circa il primo punto, la Relazione loda l’ av venuto riordinamento del personale, ma dice che avrebbe dovuto meglio garantire un più armo nico indirizzo nell’ andamento dei diversi uffici municipali, ed aggiunge: << La troppo frequente ed illegale concessione di pensioni di favore a chi non ne ha diritto, di sussidi pecuniari quando non si tratti davvero di un caso strettamente necessario o per ragioni di interesse pubblico e sociale, o per casi eccezionali, tutto ciò rappre senta un onere non. indifferente pel bilancio co munale ; e la G. P. A. non ha mancato mai di richiamare l’ attenzione dell’ Amministrazione e d’ esortarla a non ricorrere, se non in tali casi eccezionali, a certi provvedimenti che potrebbero giustificarsi soltanto se le condizioni del bilancio fossero floride. »
670 L ’ E CO N O M ISTA 15 ottobre 1905
scorso raccomandò di aumentarli; invece il Co mune quest’ anno li riduce ! Così pure riduce, per trascurare altri esempi, il fondo delle spese im previste e di riserva, mentre pende con l’ A l bergo dei Poveri una grossa lite, il cui esito è incerto, è vero, ma potrebbe eventualmente riu scire contrario al Comune.
Tutto sommato, benché cifre, per un ri guardo alla pazienza dei lettori, io ne abbia ri portate meno che ho potuto, occorrerebbe circa
un milione e seicento mila lire per assicurare
l’ effettivo pareggio del bilancio 1905.
In conclusione, la Giunta Provinciale A m ministrativa avrebbe non uno, ma parecchi mo tivi per non approvare il bilancio del 1905, quale le è stato presentato e per invitare l’ Ammini strazione comunale a introdurvi radicali riforme. Ma per quest’ anno, già così inoltrato, a che gioverebbe oramai? Perciò essa dichiara di ap provarlo, con la motivazione d’essere stata ri dotta anche quest’anno a non poter far nulla di praticamente utile, e col formale invito al Comune di uniformarsi ai criteri suggeritigli più d’ una volta, e prima di tutto di presentare da ora in poi il bilancio entro i termini voluti dalla legge, cioè prima che s’ apra il periodo di tempo a cui deve applicarsi.
Come vedete, la situazione non è lieta, nè sotto il rispetto puramente finanziario, nè sotto quello più generale delle abitudini amministra tive. A i più verrà fatto d’ interessarsi special- mente al primo lato della questione ; io poi, che non ne disconosco certo la urgente gravità, mi sento anche più sconfortato nel considerare il secondo, perchè i vizi incalliti sono, secondo me, cosa peggiore, delle strettezze, economiche.
Comunque sia — potreste domandarmi •— costi come ne escirete ? Per ora non vi so rispon dere, perchè il Sindaco e la Giunta, che lavo rano, dicesi, a preparare il progetto di bilancio pel 1906, non hanno ancora fatto conoscere nulla dei loro intendimenti, e il Consiglio comunale, che è in vacanza, non si riunirà fuorché nella seconda quindicina di questo mese.
Non voglio però terminare senza farvi cenno d’ un suggerimento che la G. P. A. aveva dato sino dall’ agosto dell’anno scorso. Essa, di fronte alla crescente necessità degli aumenti di spesa, opinava non potersi mantenere inalterate le fonti di entrata, e consigliò d’ introdurre ritocchi nella tassa d ’ occupazione di spazi ed aree pubbliche, di stabilire quella d’ esercizio e rivendita, quella sui domestici, insomma di studiare tutti i mezzi sopportabili dalla massa dei contribuenti, com patibili con l’ aumento della sovraimposta, anzi per legge obbligatori come condizione per i’ ap plicazione dell’ eccedenze della sovraimposta. Il motte «N ie n te nuove ta s s e !» diceva, sarà un bellissimo programma, ma quando si riconosce e si ripete che le spese non sono suscettibili di di minuzione, anzi, pel crescente sviluppo della città, sono sempre in aumento, c’ è il caso che conduca, a parte lo scompiglio amministrativo, ad applicarne in futuro di nuove in misura anche maggiore.
Vedremo se l’ Amministrazione comunale si risolverà ad accogliere, almeno in parte, questo ordine d’ idee, o se saprà escogitare un altro programma, e quale.
In ogni caso, è necessario mettere o rimet tere la consuetudine doverosa di preparare, di scutere e approvare il bilancio tempestivamente. E su questo tema prevedo di dover tornare qualche altra volta.
E. Z.
Corrispondenza da Roma
La tassa sulle aree fabbricabili. Dicemmo dei fini, a cui si inspirò la intro duzione, nel Comune di Roma, della tassa sulle aree fabbricabili ed accennammo ai principali di fetti del suo ordinamento, difetti che ci pare con sistano :1. ° nell’ aver colpito il valore complessivo dell’ area e non già la sola plusvalenza ;
2. ° nell’ avere applicato e adottato un’ali quota fissa ;
3. ° nell’avere scelto l’aliquota troppo bassa dell’ uno per cento (1).
L ’ argomento merita tuttavia una più larga trattazione, essendo importante per la storia della finanza locale, di conoscere un po’ da vicino 1’ as setto di questo tributo che per la prima volta viene accolto da un Comune italiano.
La legge 8 luglio 1904 n. 320 aveva già stabilito che cosa dovesse intendersi per aree fab bricabili tassabili ; e il regolamento comunale si è ad esso attenuto. Considera infatti per tali — anche quando su di essi siano erette tettoie, baracche, capanne, casotti e simili costruzioni di uso transitorio — gli appezzamenti di terreno compresi in una rete stradale in istato di viabi lità e di circolazione, ed alla medesima attigui, i quali non siano in modo stabile adibiti ad uso agricolo od industriale, e che non siano accessori di edifici esistenti, come ville, giardini e parchi.
.Sono parimenti considerate aree fabbricabili soggette a tassa quelle, sulle quali era stata iniziata e non continuata una costruzione o l ’ edi ficio preesistente sia diruto od abbandonato.
L ’ enunciazione corrisponde ai concetti infor matori del tributo : da un canto la rendita di posizione, che deriva dalla maggior ricerca, sul mercato degli immobili, di aree vicine al centro abitato, o avvicinate ad esso per comunicazioni stradali : per 1’ altro canto l’ obbligo di un con tributo, per queste aree medesime, desunto dal loro prezzo capitale o dalla plusvalenza, a favore della collettività che, appunto colla creazione di mezzi di comunicazione, di abitabilità, di viabi lità, ha dato loro un valore commerciale maggiore. Ma due limitazioni non potevano essere tra scurate, ed infatti non lo furono.
L a prima, che è data dalla destinazione sta bile permanente dell’ area ad uso diverso dalla speculazione edilizia: tale l’ uso agricolo e indu striale. Anche nel centro di grandi città può il proprietario ravvisare conveniente di sottrarre alla
15 ottobre 1905 L ’ EC O N O M ISTA 071
speculazione edilizia parte delle aree, che sareb bero idonee alla fabbricazione, ed adibirle invece ad altro uso, egualmente proficuo allo sviluppo della economia cittadina ; e sarebbe stato ingiusto di colpirle con una nuova imposta speciale.
La seconda limitazione riguarda quelle aree, che, fabbricabili nel senso tecnico della parola, non sono veramente tali secondo l’ intenzione del proprietario, che le ha costruite veramente quale accessorio di una costruzione principale : tali i parchi, i giardini e simili.
Sarebbe stata un’esagerazione il colpirli, giac ché non possono considerarsi come per sé stanti, ma piuttosto contribuiscono a formare gli ele menti della tassazione del fabbricato, cui sono annessi.
Il regolamento del Comune di ritorna ha fis sato 1’ esenzione per le aree possedute dallo Stato, dalla Provincia e dal Comune e dagli enti di pubblica beneficenza, conformemente a quanto dispone la citata legge del luglio 1904 ; ma ha esteso la esenzione anche alle aree della zona monumentale, dell’ Istituto delle case popolari e di qualunque altra società legalmente costituita, che si proponga lo sviluppo delle case economiche, a senso della legge 31 maggio 1903.
Ciò fu fatto per evitare dubbie interpreta zioni e per consentire all’Amministrazione di pro cedere più speditamente nello svolgimento delle sue operazioni di accertamento.
Opportunamente l’Amministrazione comunale si studiò di procurare, per mezzo della nuova tassa, che la fabbricazione si svolga innanzi tutto e di preferenza nei quartieri già iniziati, colmando le lacune in essa esistenti, anziché far sviluppare qua e là degli edilizi, che portereb bero per conseguenza un’ anarchia edilizia ed un relativo aumento dei servizi pubblici senza cor rispondente benefizio. Si vide quindi la neces sità di determinare le zone della città, sulle quali la tassa stessa, almeno per ora, deve gravare, escludendone le altre nelle quali lo sviluppo edi lizio non sarebbe per il momento desiderabile.
Diversi sistemi di discriminazione furono esaminati: (1) si era pensato dapprima di clas sificare le aree in due grandi categorie, quelle in quartieri compresi nel Piano Regolatore e quelle in zone non contemplate in esso; ma si riconobbe che non tutti i quartieri nuovi, dove pure la fabbricazione è meglio sviluppata, sono compresi nel Piano regolatore, come non tutti i quartieri previsti nel Piano regolatore del 1888 possono per ora fabbricarsi.
Il criterio di assoggettare alla tassa le aree comprese nella cinta daziaria od in quella aure- liana neppure corrispondeva alle esigenze di una razionale divisione.
Perciò si finì col designare le zone entro le quali le aree non fabbricate saranno soggette per ora alla tassazione; e ciò si fece dopo un accurato studio della situazione attuale dei quar tieri in corso di costruzione, e previo accesso su tutte le località. Questa prima designazione, na turalmente di carattere transitorio, è stata
limi-(1) Cfr. la relazione con cui la Giunta presentò al Consiglio comunale di Rom a la sua proposta di rego lamento.
tata, ai primi due anni dall’ attuazione della tassa, ma dovrà in seguito essere estesa alle aree delle altre zone di mano in mano che si troveranno nelle condizioni volute dall’ art. 9 della legge.
L ’ art. 4 del regolamento comunale mitiga la applicazione della tassa, in quanto stabilisce che essa venga restituita appena l’ edificio sia co struito e la costruzione si compia entro tre anni dal giorno dell’ inizio dei lavori. Così la durata della tassa è subordinata all’ effettiva costruzione degli edifici, e spetterà ai proprietari di liberar sene totalmente, se daranno opera immediata alla costruzione. In tal modo l’ applicazione della tassa si renderà assolutamente temporanea e transito ria; ed a queste condizioni perderà ogni ragione di gravezza - che del resto, come dicemmo, non ha affatto, data la aliquota irrisoria - mentre le agevolezze della legge e del regolamento inco- raggeranno sempre di più i proprietari a trasfor mare le loro aree in opere di pubblica utilità, sia a scopo di abitazione, sia a scopo di stabili- menti industriali.
Questa nuova forma di imposizione si ap plicherà il 1° gennaio 1906, avendo voluto il le gislatore dare agio ai proprietari di aree di procurarne la utilizzazione e la vendita, e di b i lanciare colla prospettiva di un aggravio l’ utile eventuale, che possono sperare, continuando a tenere ancora inoperose le aree medesime.
Quanto all’ accertamento delle aree soggette a tassa è fissato il sistema della dichiarazione del contribuente, controllata da agenti fiscali.
Il proprietario dell’ area non fabbricata dovrà farne la dichiarazione al Comune ogni anno nel mese di ottobre, indicando nell’ apposita scheda la località, 1’ ubicazione, la superfìcie ed il valore di ciascun’ area od appezzamento di terreno. Uguale dichiarazione dovrà farsi dal proprietario dell’area sulla quale era stata iniziata e poscia ab bandonata una costruzione; o dell’ edificio diruto o abbandonato, aggiungendo nella scheda lo stato attuale della iniziata costruzione o dell’edificio.
La dichiarazione può esser fatta per conto del proprieterio anche da un mandatario od in caricato speciale: il mandato o l ’ incarico può ri sultare anche da semplice lettera. Il documento giustificativo del mandato o dell’ incarico deve essere e rimanere annesso alla scheda di dichia razione. Questa è datata e sottoscritta da chi ha 1’ obbligo o l’ incarico di presentarla.
Il valore da dichiararsi sarà quello reperi bile in commercio al giorno della dichiarazione; ma ad evitare che allo scopo di diminuire la tassa i proprietari denuncino un valore inferiore al vero, si è stabilito all’ art. 12 che il Comune avrà facoltà di fare del valore dichiarato la base delle espropriazioni consentite d a l! art. 20 della legge 31 maggio 1903 sulle case popolari. In tal modo si eviterà un apprezzamento arbitrario, e si avrà eventualmente un elemento di più per contribuire al maggiore sviluppo degli alloggi a buon mercato, con l’ acquisto di aree a poco prezzo.
Per omessa od inesatta dichiarazione si in correrà nella contravvenzione, da accertarsi a ter mini dell’art. 200 e seguenti della legge comunale e provinciale.
672 L ’ E C O N O M IST A 15 ottobre 1905
dagli uffici governativi competenti, ha modo di procedere ad un accertamento diretto e di stabi lire così il vero valore di posizione delle aree da assoggettarsi a tassa.
A tal uopo si è stabilito che le Delegazioni municipali, coadiuvate dall’ Ispettorato edilizio, formino ogni anno l’ elenco delle aree soggette a tassa nella loro zona di giurisdizione. Esse di stribuiranno gratuitamente ai proprietari gli stam pati per le dichiarazioni, le quali dichiarazioni, dopo riempite e firmate, saranno ritirate per es sere trasmesse insieme coll’ elenco all’ Ufficio cen trale.
L ’ Amministrazione comunale, sulla scorta dell’ elenco e delle dichiarazioni, supplirà d’ufficio alle dichiarazioni omesse od inesatte e compilerà la matricola dei proprietari di aree soggette a tassa. Seguendo la procedura comune, in ma teria di tasse, renderà di pubblica ragione il pro prio operato tenendo esposta al pubblico per quin dici giorni la matricola da essa compilata ; ed i proprietari delle aree soggette a tassa avranno diritto di reclamare al Consiglio entro quindici giorni successivi a quello della pubblicazione o della notificazione latta all’ interessato per mezzo del messo comunale.
In appello il contribuente potrà ricorrere alla Giunta Provinciale Amministrativa, dopo quindici giorni dalla decisione del Consiglio co munale notificata agli interessati.
Queste le norme e le modalità principali con tenute nel regolamento del Comune di Roma, su cui abbiam creduto opportuno di insistere, potendo esso - salvo gli emendamenti che indicammo - essere utilizzato anche da altri grandi Comuni d’ Italia, ai quali in breve si imporrà l’ applica zione della tassa sulle aree fabbricabili.
Il prodotto della tassa sarà destinato allo sviluppo di opere edilizie di carattere igienico e di abitazioni economiche, in quel modo ed in quella proporzione che di volta in volta sarà de liberato dal Consiglio comunale in sede di bilancio. Questo prodotto non può per ora prevedersi, ma è da sperare che esso non sia molto alto, data la sua eventuale restituzione.
« L a tassa sulle aree fabbricabili è un tri buto sui generis, che non può paragonarsi agli altri, su cui si basa il sistema finanziario comu nale. Essa ha in sè stessa il germe della propria estinzione, e contrariamente allo spirito ed agli scopi degli altri tributi, l’ imponibile è condannato a trasformarsi ed a sparire, mentre ordinariamente dovrebbe permanere ed accrescersi progressiva mente.
« Quindi deve essere nel desiderio di tutti che la tassa, al più presto, scompaia ; poiché tale scomparsa significherà che lo scopo sarà comple tamente raggiunto e la città di Roma avrà in gran parte risoluto il problema delle abitazioni ».
Luigi Nin a.
R
iv is t a
B
ibliografica
F. C a ra b e lle se . - Nord e Sud attraverso i se coli. — Bari, G. L aterza e figli, 1905, pag. 214 (L 8.00).
Non occorre dire, il Nord ed il Sud, con cui l’ Autore intitola il suo libro, sono il Nord ed il Sud dell’ Italia ; ma a differenza di tanti altri studiosi che in quelle due espressioni non hanno voluto vedere che un fenomeno derivato da una serie di ingiustizie perpetrate dalla nuova Italia verso il mezzogiorno, l’Autore parte da un con cetto diverso: « egli si domanda se il Nord ed il Sud in Italia non sieno sempre esistiti ; se non esistano Nord e Sud in altri paesi, come in Fran cia, nella stessa Europa, in America, ecc. ecc. ». Da questo concetto, che è così logico e che dimostra che molti scrittori hanno dimenticato « il processo storico » a cui l’ Autore li richiama, egli fa una rapida corsa attraverso i secoli co minciando da Roma, potente assimilatrice, pas sando al Medio Evo disgregante, all’ epoca dei Comuni, ecc. ecc. fino alla nuova Italia, 1860.
La storia rapidissima è sempre pericolosa a farsi, poiché è necessario generalizzare e sintetiz zare; operazioni che non sono concesse che a pochi privilegiati. Tuttavia l’ Autore ha fatta opera saggia e meritevole di encomio, subitochè dal suo studio ha potuto ricavare questa conclusione del resto intuitiva: « attraverso i secoli Nord e Sud nella penisola italica sono sempre esistiti, e non potevano non esistere; Roma soltanto, nella clas sica età della sua universale potenza nel mondo mediterraneo, riusci, in certa guisa, a confondere Nord e Sud in una unità civile e politica (vor remmo dire che questa azione di Roma era ap punto la conseguenza del suo grande potere, che in un più vasto scopo riusciva a tener unite le parti); e se è vero che il mondo moderno non può essere paragonato al mondo romano, bisogna aver fede nell’ avvenire e credere che gli Italiani ri- congiunti in Roma, sapranno dare all’ Italia quel- l’ intrinseca unità morale, civile e politica, di cui ancora difettano, quell’ unità che è l’anima d’ una nazione e rendere la patria ben degna erede del l’ antica grandezza ».
E questa fede dividiamo coll’Autore, non senza ricordare che queste evoluzioni sono lente per necessità di cose.
Una lacuna abbiamo trovato nelle conclu sioni dell’Autore. Siamo d’ accordo con molti nel giudicare che questa terza Italia è stata male edificata e male governata in questi quarantanni ; nè scrivendo sull’ argomento abbiamo nascosto in più occasioni il nostro pensiero ; ma le popola zioni del Sud e le classi dirigenti del Sud pos sono dire proprio in coscienza di aver fatto del loro meglio per collaborare alla unità civile?
E ’ argomento scottante e si comprende come se ne taccia volentieri.
Fr. A u g . S c h w e i z e r . Individualismus von Smith. — R av en sb u rg , F . Alber, 1905, pag. 257.
15 ottobre 1905 L ’ E C O N O M ISTA 673
Seguendo lo stesso metodo delle due prece denti monografie, l’ Autore, dopo un breve cenno biografico su Adamo Smith, indaga i metodi con cui si svolse il pensiero del fondatore della Eco nomia Politica, e lo scopo che si è prescritto di raggiungere coi suoi scritti. Quindi cerca di trarre dalle opere dell’ economista inglese i concetti di Dio, dell’ uomo, della famiglia, dello Stato, dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa ; viene poi a determinare la morale, il lavoro, il commercio, la economia, il salario, il capitale ecc. ecc. quali fu rono concepiti da Adamò Smith.
E ! importante notare che dal complesso del lavoro, condotto con paziente indagine e con ori ginalità di giudizi, l’Autore tende a dimostrare che male si appropria alla scuola economica di A . Smith il titolo di « scuola classica », ma le spetta invece quello di « scuola individualistica »; perchè, bisogna tener conto, non degli speciali o secondari concetti, ma di quello essenziale, che appare dalle opere del grande filosofo inglese, e questo punto fondamentale è « l’ individualismo ».
Riesce quindi interessante assai, specie in questo momento di acuta tendenza socialista, l’ ul timo capitolo del libro « Das wesen des Smithia- nismus » che in certo modo precisa e sviluppa il concetto dell’Autore.
Dott. Mich. T u g a n -B a r a n o v v s k y . - Theore-
tisr.he Grundlciegen des Marxisrnus. — Leipzig,
Duncker und Humblot, 1905, pag. 239 (M. 5). Dopo tanti scritti crìtici, che, specie in que st’ ultimo periodo, videro la luce per spiegare o criticare il Marxismo, può sembrare ozioso un nuovo lavoro su questo argomento, ma l’Autore avverte che fino a tanto che dura la lotta tra « ortodossi » e « revisionisti » il Marxismo nella letteratura scientifica e nel movimento sociale, rimane il centro delle ricerche economiche e quindi non può essere superfluo un nuovo esame della dottrina, che si intitola da Marx.
E siccome l’Autore, con giusta concezione, vede il fondamento della dottrina di Marx nel modo di concepire il materialismo storico, a questa indagine consacra la prima parte che comprende , più della metà del lavoro. E della teoria del ma terialismo storico cerca le basi, la psicologia, i rapporti coll’ evoluzione sociale, ed esamina l’ eco nomia nelle vita sociale, e discute sulle classi so ciali, si intrattiene sulla lotta di classe. La se conda parte è intitolata « valore e plusvalore » ; e la terza parte tratta dello sfacelo dell’organiz zazione capitalistica predetto da Marx.
A ll’ interessante sommario che abbiamo dato corrisponde l’ interesse che desta la lettura del lavoro ; non in tutto quanto espone e giudica l’Autore si può concordare, ma non si può negare la chiarezza e la dottrina colla quale è dettato il libro, sebbene talvolta l’Autore possa parere incerto nelle sue conclusioni, quasi accettasse le teorie e rifiutasse il consenso alle applicazioni delle teorie stesse.
Dott. Richard Schiiiier. - Schutzzoll und Freí-
handel. — Vienna, F. Tempsky, 1905, pag. 304.
L ’ Autore, libero docente all’ Università di Vienna, ha trattato questo vecchio argomento da un nuovo punto di vista ; egli intende di delineare
i presupposti ed i limiti cosi dei dazi di difesa come del libero commerciò. Sul'quale tema l’ egre gio Collega acutamente osserva che nei nostri tempi il concetto dei dazi di difesa e le loro con seguenze hanno subito una notevole modificazione, in quanto, mentre prima solamente gli uomini di Stato più o meno dotti nelle questioni economiche, risolvevano in pratica le diverse questioni riflet tenti la diversa misura protettiva dei dazi, ora entra a deciderne un nuovo elemento, che è quello del lavoro, il quale però alla sua volta, per quanto miri a difendere se stesso dalla concorrenza estera, è meno illuminato e conscio degli interessi gene rali che domandano pure di essere salvaguardati. Gli uomini di Stato quindi si trovano in lotta tra i principi della scienza che conoscono e vorrebbero applicare, e le esigenze delle molti tudini lavoratrici, che esercitano una influenza economica e politica sempre crescente.
La lotta così designata, in quanto ha sempre la sua origine nella differenza dei costi di pro duzione tra paese e paese dei prodotti similiari, viene ad assumere un contenuto politico-sociale che in parte esula dalla questione puramente economica. Consumo e produzione, importazione ed esportazione, che altra volta dalle erronee cre denze sulla prosperità della economia fondata nella quantità del numerario, o nella potenza di acquisto, erano trattati e discussi, oggi stanno invece in rapportò strettissimo colle necessità del lavoro nazionale.
L ’Autore esamina i diversi punti della que stione che abbiamo cercato di riassumere, con molta larghezza di analisi e spesso con acutezza di osservazioni, mostrandone i diversi lati con sufficiente imparzialità e sforzandosi a dimostrare che questo nuovo aspetto che assumono le rela zioni commerciali internazionali, toglie gran parte del significato che aveva prima il protezionismo, e dà un maggiore predominio all’ aspetto sociale dell’ argomento.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Ecco la situazione delle casse postali di ri sparmio italiane al 31 agosto 1905:Libretti in corso alla fine di luglio Ni 5,441,070 Libretti emessi nel mése di agosto » 48,381
Libretti estinti nell’ agosto
Libretti in corso depositi giudiziali
Totale libretti in corso 31 agosto
Ni 5,489,451 » 30,642
Ni 5,458,809 » 3,997
N . 5,462,806
Depositi in fine di agosto Depositi del mese di luglio
Rimborsi del mese di agosto
Depositi giudiziali
Totale dei depositi
674 L ’ E CO N O M ISTA 15 ottobre 1905
— L ’ Economista già ha dato un cenno (v. n. 1639) del Congresso mondiale di espan sione economica tenutosi recentemente a Mona. I giornali esteri ci danno ora ragguaglio più particolare della ampiezza che il Congresso ha assunto, dell’ importanza delle discussioni e degli effetti suoi circa le grandi questioni che agitano il mondo economico.
Tutto il mondo civile, si può dire, partecipò al Congresso : si avevano tremila aderenti e 40 J rapporti già prima dell’ apertura del Congresso. L ’ oggetto del Congresso è poi l’ indice della va stità degli argomenti : esso doveva studiare i problemi riguardanti gli sbocchi per gli emi granti e per le merci nei paesi nuovi e vecchi ; indicare i migliori metodi per formare uomini capaci di espandersi fruttuosamente al di fuori come coloni, negozianti, industriali, agenti conso lari o diplomatici, dare indicazioni per il razio nale trattamento degli indigeni, per la creazione della marina commerciale, per l’ impiego dei mi gliori agenti di espansione. Nove sezioni forma rono parte di questo Congresso colossale : In segnamento, Statistica internazionale, Politica economica e doganiera, Marina, Espansione civi lizzatrice verso i paesi nuovi, Mezzi e Agenti di espansione.
Molti avvertirono già che tale abbondanza di materia è stata forse troppo grande; e infatti ciascun Congressista non potè seguire i lavori di alcun’ altra sezione se non della propria. L ’JSco-
nomiste européen fa, a proposito di questo Con
gresso, qualche importante osservazione dal punto di vista finanziario ; e per esempio sulla que stione della misura in cui la statistica interna zionale delle fluttuazioni dell’ incasso e del por tafoglio delle Banche può essere utilizzata per apprezzare la situazione economica dei diversi paesi. Questione che fu risoluta dal Congresso nel seguente modo :
L ’ unità e la. solidarietà del mercato monetario e finanziario internazionale si rivelano sempre più nelle crisi.
M a se i movimenti dell’ incasso metallico e del por tafoglio delle Banche, col grado della loro correlazione, devono in ragione della loro notevole importanza for mare oggetto di uno studio incessante come indice della situazione economica, l ’ osservazione dei fatti non permette di dare ai loro rapporti, per tutte le fasi della evoluzione finanziaria e per tutti i luoghi, il rigore as soluto, l ’ uniformità e la semplicità della formula de Juglar.
A ciascuna fase di sviluppo economico e finanziario, il funzionamento delle Banche e specialmente di quelle di emissione, è modificato da un insieme di condizioni nuove che non si possono negligere e delle quali non si possono disconoscere gli effetti.
La possibilità di prevedere le crisi e la ripresa degli affari mediante le variazioni correlative dell’ in casso e del portafoglio, non può, in causa della com plessità stessa dei fenomeni, applicarsi che a brevi sca denze.
Quanto alle previsioni a lunghi intervalli, disse il Congresso doversi tutto ricavare dalla esperienza e dalla discussione ; e quanto ai la vori statistici propriamente detti, importa spe cialmente collegare le ricerche comparative inter nazionali sulle fluttuazioni del portafoglio e del- l’ incasso metallico, coll’ esame sull’ insieme del movimento commerciale delle variazioni dei corsi del cambio, della produzione dei metalli preziosi, e della storia generale dei prezzi.
Importanti furono pure le relazioni di Tito Canovai sui rapporti tra lo Stato e le Banche d’emissione; di Y ves Guyot sulle condizioni della Statistica internazionale ; di Charles Thiebauld sulla formazione di una statistica internazionale dei valori mobiliari.
— A R eggio Emilia ebbe luogo l’ 8 ottobre il Congresso delle Cooperative agricole, promosso dalla locale Camera del Lavoro.
Aperto il Congresso da Vergnanini che di chiarò subito volersi fare un Congresso pratico, non una rassegna politica, si aprì la discussione sulla proposta di legge relativa alle affittanze collettive.
Samoggia, già professore della cattedra am
bulante di Reggio ed ora addetto all’ Umanitaria di Milano, riferisce sulle affittanze collettive e invocando provvedimenti legislativi perchè Stato, Province, Comuni ed Opere pie possano preferire le cooperative di lavoratori nelle affittanze di beni rustici.
La legge invocata dovrebbe inoltre contem plare agevolazioni fiscali per la stipulazione dei contratti di locazione a cooperative di lavoratori ; facilitare il sorgere e il funzionare di uno o più istituti di credito destinati a sovvenire le coope rative assuntrici dei beni rustici e facilitare pure la costituzione ed il funzionamento di cooperative d’ acquisto, di vendita, di manipolazione di pro dotti, di credito nel seno delle cooperative con duttrici o fra le stesse cooperative.
Queste conclusioni del prof. Samoggia sono approvate.
Vergnanini riferisce sul credito agrario da
accordarsi alle cooperative assuntrici d’affittanze agricole e dice che occorrerebbe provvedere con qualche disposizione speciale di legge, o miglio rare la legge esistente. Dopo breve discussione, le conclusioni del relatore Vergnanini sono ap provate.
Si discute poi intorno alla ferrovia R e g g io - Ciano. Indi si passa alla relazione Maffi sul- l ’ ispettorato obbligatorio delle Cooperative ; la discussione si prolunga, ma infine le conclusioni Mafifi sono approvate.
Si apre quindi la discussione sull’ Istituto Internazionale d’agricoltura e dopo alcune dichia razioni dell’ on. Scipione Borghese, si approva questo ordine del giorno :
« Il Congresso, ricordando il voto della Fe derazione Americana del lavoro, riconfermando il voto del Congresso di R eggio del 21-22 maggio, che suonava interessamento delle organizzazioni dei lavoratori agricoli per 1’ Istituto Internazio nale d’ agricoltura
« domanda che il Governo nella costitu zione del Comitato nazionale per il funzionamento dell’ Istituto abbia ad includere rappresentanti della Federazione nazionale dei lavoratori della terra e delle Cooperative dei lavoratori agricoli ; « approvando l’ idea esposta dal sig. Lubin nella sua lettera al Congresso,
« invita gli organizzatori del Congresso di nominare i rappresentanti delle Cooperative agri cole di lavoratori nel caso che si istituisca un Comitato di propaganda ;
15 ottobre 1905 L ’ E C O N O M ISTA 675
delle Cooperative di consumo e della Federazione delle Cooperative agricole e delle Leghe del R eg giano di promuovere la costituzione di un ente economico che abbia a concentrare tutte le forze nazionali Cooperative rurali di lavoratori per un armonico e più efficace sviluppo dell’ Istituto In ternazionale di agricoltura».
L ’ ordine del giorno è approvato.
Cabrini chiude il Congresso con brevi parole.
— Su invito del Governo russo, sono state iniziate trattative per la conclusione di una nuova operazione di prestito russo tra gli Stabilimenti francesi che negoziarono gli ultimi prestiti.
Le trattative sono condotte dal sig. Noetzhi, rappresentante della Banca di Parigi e dei Paesi Bassi, che dopo un lungo giro a Bruxelles, Am sterdam, Londra, darà, a Pietroburgo ragguaglio sui resultati del suo lavoro.
— Si dà pure notizia che sarà concluso an che un grande prestito giapponese, e la voce acquista solidità per il nuovo trattato di alleanza anglo-giapponese.
E ’ importante a questo proposito dare la si tuazione del debito dello Stato giapponese prim a
e dopo la guerra.
Prima della guerra il debito dello Stato rag giungeva 559,621,011 y e n s / il maggior prestito fu quello della conversione 5 per cento in diverse date che arrivò a 167,128,360 yens, e poi quello per la guerra del 1895 (al 5 per cento) di 115,641,150
yens. Dopo la guerra il totale generale del de
bito dello Stato giapponese è più che raddoppiato, giungendo con quello precedente a 1,859,621,011 di yens. I prestiti conclusi in quest’ epoca (anni 1904-1905)raggiunsero 1,300,000,000 di yens', solo nel 1905 se ne concluse per 800,000,000 di yens.
— Un altro prestito che si annunzia è il prestito indo-cinese- Si sa che il Governo _ del- l’ Indo-Cina fu autorizzato con legge 25 dicem bre 1888 a prendere in prestito una somma di 200 milioni di franchi, da riservarsi unicamente alle costruzioni delle ferrovie. Di questi 200 mi lioni già 120 furono emessi : ora si tratta di emettere i rimanenti ; e la operazione si effet tuerà coll’ intervento della Banca dell’ Indo-Cina e delle nostre grandi Società di credito. Già è avvenuta una riunione dei rappresentanti degli Stabilimenti emittenti.
Rassegna del commercio internazionale
Il commercio dell'Austria-Ungheria nei prim i Otto mesi del 1905. — In questi primi otto mesi, l ’Austria-Ungheria ha avuto un commercio di importazione per 1,407,6 milioni di corone, e cioè una differenza in più di 114 milioni sullo stesso periodo del 1904.
L e esportazioni raggiunsero 1,324,6 milioni, cioè diminuirono di 477 milioni.
In special modo aumentarono, per 1’ impor tazione, il tabacco, i cereali, il riso, il cotone, le macchine: diminuirono i vini, le lane. Per l’espor tazione diminuirono lo zucchero, i cereali.
Valore mere]
Anno 1905
Il commercio italiano nei prim i otto mesi del 1905. — Ecco i resultati di questo commer cio distinti per le diverse categorie :
Importate Differenza col 1804 7,878,175 2,045,306 344,559 1,516,275 127,122 19,216,518 6,202,314 23,775,367 4,702,442 1,284,923 1,759,217 7,070,399 16,187,470 22,749,690 4,979,720 2,362,510 CATEGORIE
secondo la tariffa doganale
Spiriti, bevande ed olii 37^337,879 Coloniali e tabacchi 25,931,172 Prodotti chim ., medie, eco. 56,460,304 Colori e gen. p. tinta e concia 22,343,351 Canapa, lino, iuta escluso cot. 23,918,770
Cotone _ 207,93f ,637
Lana, crino e peli 61,785,694
Seta 125,928,916
Legno e paglia 65,394,825 Carta e libri 20,677,8(4
Pelli _ 47,439,356
M in., metalli e loro lavori 196,746,133 Pietre, terre, vetri e cristalli 153,309,209 Cereali, farine, paste eco. 178,754,133 Animali, prod. e spoglie anim. 87,835,320 Oggetti diversi 24,218,696 + + + + Totale 1,336,070,179 -j- 96,319,514 Valore merci 57,697,613 7,374,326 39,295,024 4,833,212 40,471,339 73,344,675 21,339,120 383,095,592 38,628,388 11,113,410 21,747 30,718,528 58,877,320 113,495,282 . 130,532,881 25.523,912 esportate 15,501,268 1,725,929 2,351.677 23,420 6,849,923 971,289 4,834,975 70,734,573 28,473,639 300,297 459,579 3,016,890 5.478,427 10,953,244 19.293,522 4,208,528 Spiriti, bevande ed olii
Coloniali e tabacchi Prodotti cbim., medie, ecc. Colori e gen. p. tinta e concia Canapa, lino, ju ta escluso cot. Cotone
Lana, crino e peli Seta
Legno e paglia Carta e libri Pelli
M in., metalli e loro lavori Pietre, terre, vetri e cristalli Cereali, farine, paste ecc. Animali, prod. e spoglie anim Oggetti diversi
Totale 1,058,087,689 + 61,951,503
Questi specchietti mostrano il nostro quasi costante aumento commerciale, sia nei rapporti della importazione che nella esportazione. Nella importazione è notevole l’ aumento del cotone, e della seta; nella esportazione mentre risalta la diminuzione degli spiriti ed olì e del legno e della paglia si verifica considerevole aumento nel commercio della seta, la grande risorsa ita liana, e in quello dei cereali.
Vediamo ora come questi resultati si ripar tiscano negli otto mesi dell’ anno :