• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1616, 23 aprile

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1616, 23 aprile"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

Anno XXXII - Vol. XXXYI

Firenze, 23 Aprile 1905

S O M M A R I O : Constatazioni melanconiche a proposito del servizio ferroviario - L. Nina, C°rrisponden Renna ^ L ’ ultima le-ge per la Capitale e la sua reale efficacia) - La questione degli zuccheii ne 1 Inghi _ L^litTtuto TnterffzioPnale di Agricoltura - R i v i s t a B ib U o g r a flc a :; DM . T e r w L a b r i o l a M i

I l .1 _ 1 1 . .11« T i r a t i A u n 11 a h Buffino

Perini, Di qua dal Mareb - Doti. Georges Eedehout La répression de la 0S "“uS ^ ceBf è’3 il,

a r,n ..rise do libéralisme et la liberté d’ enseignement - Doti. Otto Hem, Mie indisi

Perini, Di qua dal Mareb - Dott. Georges mctcnout, na repression ut » R^'mdische witouKsre"

e Rivista delle Borse — Società commerciali e industriali — Notizie commerciali.

a proposito del servizio ferroviario

La Camera ha approvato quasi all’ unanimità il progetto di legge per la sistemazione provvi­ soria del servizio ferroviario ed il Senato, manco a dirlo, non trovò da modificare neppure una virgola e diede il suo voto al progetto stesso che diventerà così legge dello Stato. L a sua provvi­ sorietà sarà perciò una qualità durevole, perchè al Parlamento non parrà vero di evitare di di­ scutere il progetto definitivo, magari col pretesto di accertare come proceda il servizio colla prov­ visoria sistemazione.

E ’ inutile quindi per ora discutere in me­ rito ; sarebbe una vana accademia ; ma non è inutile constatare alcuni fatti che dimostrano quanto ha di manchevole e di fittizio la nostra vita parlamentare, e come le frasi rettoriche, colle quali si vuol magnificare il funzionamento delle istituzioni, non sieno che vane.

Prima di tutto va bène rilevato il fatto che Governi e Parlamento in venti anni non seppero rendersi conto del problema, che avevano da ri­ solvere e si ridussero alle ultime settimane dalla scadenza delle Convenzioni, senza aver nulla sa­ puto nè concludere nè mettere in chiaro.

Una Commissione, che avrebbe dovuto a tempo apparecchiare la materia per rendere facilmente in­ telligibile le varie parti del problema, si dimostro composta di presunzioni incompetenti che lascia­ rono prevalere le nervosità, gli ondeggiamenti e annegarono poche idee, e non originali, in un di­ luvio di parole inutili raccolte in pesanti volumi. L a Commissione doveva dare il tono ad una fu­ tura discussione e non riuscì nemmeno a farsi prendere- sul serio. . . . .

Susseguirono le incredibili incertezze degli uomini di Governo, creduti competenti nella ma­ teria o capaci almeno di afferrarne le linee ge­ nerali. E d ecco gli on. Luzzatti e Giolitti, ai

quali non mancavano certo nè ingegno nè sapere, che impiegano due anni a tener nascosto il pen­ siero del Governo, come se si trattasse di dover fare una sorpresa al paese, e riescono intanto a farsi do­ minare dal loro collega on. Tedesco, sino al punto da considerarlo un uomo di Stato, mentre non ei a che un abile difensore dei propri rancori perso­ nali. E gli seppe spingere le cose al punto che la soluzione del grave problema ferroviario fu fatta dipendere in gran parte da un meschino batti­ becco tra due persone, battibecco che venne as­ sunto dai deboli Colleghi del Ministro dei Lavori Pubblici fino a questione di Stato. Battibecco che venne portato in Parlamento, contro tutte le con­ suetudini, e che l’on. Tedesco espose con termini esagerati ed inesatti, in un ambiente dove la parte accusata non poteva difendersi.

Sono per lo meno sei anni che la Società delle Meridionali ha manifestato il desiderio che lo Stato proceda al riscatto di quella rete, prima della scadenza delle Convenzioni, ed il Governo non ha saputo ancora essere d’ accordo, per mezzo dei suoi vari organi, sui risultati finanziari del riscatto; e dopo essersi perduto in vani soliloqui di studi mal piantati e mal condotti, senza mai sentire P altra parte interessata, azzarda delle proposte di condizioni onerose, che non hanno base in calcoli esatti, e considera come un de­ litto, od una sopraffazione il rifiuto dell' altra parte di accettarlo, non solo, ma non ha nem­ meno la buona fède di dire al Parlamento, ciò che pure è noto a tutti, che cioè la Società Adriatica non avrebbe avuto difficoltà, se fosse stato continuato l’esercizio privato sulla sua rete, di recedere da ogni pretesa sul riscatto.

E d egualmente il Governo non intraprende colle Società nessuna trattativa per nuovi con-

(2)

E infine, su argomento di tanto interesse per la pubblica economia, e dopo tante dichiarazioni sulla grande importanza del servizio ferroviario in ogni ramo della attività nazionale, si è costretti a presentare, discutere ed approvare tumultua­ riamente senza studio, quasi senza esame, un progetto provvisorio che in pochi giorni attra­ versa tutti i gradi della lunga procedura parla­ mentare.

Mentre questa è l’opera dei diversi Governi sopra così alto problema, vediamo le Società fer­ roviarie presentarsi alla scadenza delle Conven­ zioni in condizioni di una debolezza a cui nes­ suno avrebbe mai pensato.

La Mediterranea disorganizzata nel servizio, con Capi sfiduciati, ha la tendenza al suicidio, come gente che abbia la coscienza di non aver saputo in venti anni creare nulla di organico, di du­ revole, di conservabile ; l’Adriatica, che pure aveva saputo edificare una Amministrazione per molti aspetti composta ed ordinata, che aveva anche po­ tuto legare intorno a sè, abbastanza disciplinata la maggioranza del personale, si presenta alle trattative con iscarsa conoscenza dell’ ambiente e delle persone colle quali deve trattare, ed im­ personata solo nella rispettabile e rispettata in­ dividualità del suo Direttore Generale, palesa subito la assenza di coloro che avrebbero dovuto coadiuvarlo ; onde parve agli occhi di tutti che nessuno del Consiglio sapesse o volesse o potesse sorreggerlo di aiuto efficace nella difficile contin­ genza di trattative che si sapevano a p riori la­ boriosissime.

La Sicula per motivi che già abbiamo spie­ gato, abbandona il campo nel quale vede per l’ avvenire, un’ alea troppo grande a cui sarebbe esposto il capitale.

Tutte e tre le Società durante i venti anni non sono riuscite a tenersi concordi, spesso sa­ crificarono l’ interesse del pubblico per le loro divergenze di vedute, ed in ultimo, agendo cia­ scuna per conto proprio, diminuirono anche la potenza della loro azione. Nulla poi hanno fatto per avere simpatica la pubblica opinione ; si la­ sciarono accusare, molte volte senza fondamento, spesso ostentando una olimpica indifferenza senza rendersi conto che i tempi sono mutati, che bisogna vivere della vita dei tempi nuovi e sopratutto difendere sempre la propria condotta quando la si creda legittima e giusta.

E le tre Società, pur con differenti meriti e demeriti, muoiono senza rimpianto, più di tutto perchè parvero convinte che il mondo dovesse adattarsi al loro modo di vedere e non esse a quello del mondo.

E costatiamo anche i fatti che si svolgono in questo momento per ciò che riguarda il per­ sonale.

Fu l’ on. Tedesco che diede maggior esca alle aspirazioni del personale, egli che fu 1’ anima della Commissione Gagliardo e ne stese la rela­ zione; relazione che, sotto certi aspetti, poteva anche essere giusta, ma che, dettata con un preconcetto, quello di mettere in urto le Società col personale, eccitava questo ad alte pretese e lo muoveva alla ribellione. Non discutiamo la parte giuridica di quella relazione, ma costa­ tiamo che fu scritta con passione; e l’ on. Te­

desco allora non poteva certo pensare che sa­ rebbe diventato Ministro dei Lavori Pubblici e che si sarebbe trovato davanti alla Camera a rispondere delle conseguenze dell’ opera propria. La cattiva figura che 1' on. Tedesco fece alla Ca­ mera nelle ultime giornate della sua vita di Mi­ nistro e che gli valsero la perdita dell’ alto uf­ ficio, a cui un colpo di vento lo aveva chiamato, quella meschina figura la deve alla difficile posi­ zione nella quale lo mettevano i suoi precedenti e sopratutto la relazione Gagliardo. E gli si con­ fuse nella contraddizione che sorgeva ingigan­ tita tra ciò che scrisse in quella relazione come uomo ostile alle Società, e ciò che doveva dire come Ministro.

E la sua confusione apparve ancora più grave, quando ebbe l’ audacia di accusare le So­ cietà perchè non impedivano l’ ostruzionismo ap­ plicando il regolamento; egli che sapeva come il Governo avesse adoperata la sua firma per impe­ dire le punizioni che le Società avrebbero voluto infliggere per gravi atti di insubordinazione.

Ma non insistiamo su questo punto misere­ vole; oggi che l’ on. Tedesco ebbe a subire la me­ ritata conseguenza della sua iraconda condotta. Certo ormai ha dimostrato di non essere uomo di Stato.

Ma costatiamo invece l ’ azione del Governo rispetto al personale.

Il Governo fece una dichiarazione nella Gaz­

zetta bfficiale dove dichiarò che gli impiegati

ferroviari sono considerati pubblici ufficiali di fronte alle disposizioni del Codice Penale; poi, sotto la minaccia di sciopero, trattò con essi per i miglioramenti del loro stipendio e per la pro­ mulgazione di un organico ; naturalmente, sotto la pressione della minaccia, il Governo abborracciò in fretta e furia gli organici e gli aumenti, strappò al Parlamento alcuni milioni ed una legge sulla materia, e creò così nuove sperequazioni, nuovi malcontenti, seminò nuovi germi di ribellione. Il Parlamento approvando i non piccoli sacrifizi che si domandavano al bilancio, lasciò comprendere che voleva disciplinato il personale così che il ser­ vizio non dovesse essere interrotto.

E qui ricominciano le fluttuazioni del pen­ siero del Governo: — punizioni speciali ed arbi­ trato obbligatorio; poi ancora niente arbitrato e ritorno al concetto di pubblici funzionari ; — e poi ancora si promette l’ arbitrato e intanto si fa approvare la legge provvisoria che contiene o delle superfetazioni, o delle contraddizioni cogli elementi del diritto.

E ’ da meravigliarsi se il personale approfitta di questo stato di cose e cerca di strappare al debole ed inetto suo padrone quanto più gli sia possibile di vantaggi, di privilegi, di concessioni?

(3)

tenuto alto dalla popolazione, che quasi unanime, si solleva contro questa incoscienza dimostrata da una piccola frazione.

Cosa quasi mai veduta, il Parlamento dive­ nuto concorde, non perchè ciò sia nel suo convin­ cimento, ma perchè l’opinione pubblica lo costringe ad esserlo; i deputati della Estrema Sinistra, o si schierano colla maggioranza, come i radicali ed i repubblicani, o mantengono un contegno molto moderato o quasi remissivo, tale certamente che non incoraggia gli scioperanti, come i socialisti; così soli ventidue deputati approvarono l’ordine del giorno Ferri, sebbene fosse molto moderato.

E da ogni parte Associazioni, Enti morali, individui, lasciano intendere il loro vivo malcon­ tento per uno sciopero che guasta in un mo­ mento importante, 1’ andamento della pubblica economia. E se non vi fosse stata la nota alquanto discordante di una sottoscrizione pubblica a favore dei ferrovieri non scioperanti, la quale, a nostro avviso, abbassa il concetto del sentimento del dovere, il quale sentimento, per esser tale, non deve aver bisogno nè di plausi nè di eccitamenti; tranne adunque questa esuberante manifestazione, l ’opinione pubblica si è in proposito palesata cosi unanime, così efficace, così seria, che gli sciope­ ranti hanno dovuto sentire il loro isolamento nel paese, come lo hanno veduto nel Parlamento.

L ’ ultimo colloquio deìl’ on. Fortis coi deputati socialisti ha nuociuto allo spontaneo effetto del­ l’ azione inesorabilmente efficace della pubblica opinione, perchè gli scioperanti, a torto od a ra­ gione, trarranno argomento dalle promesse del Presidente del Consiglio per spiegare la loro de­ liberazione di cessazione dello sciopero. Era me­ glio che l’on. Fortis rimandasse il colloquio ad otto giorni ; ma ad ogni modo l’effetto del con­ tegno del pubblico non è mancato.

E infine vogliamo constatare un altro fatto: i Governi hanno mostrato una indolenza ed una incertezza veramente scandalosa ; e di fronte alla questione ferroviaria in genere e di fronte a quella speciale del personale, che da tanti anni vanta la propria organizzazione compatta e sicura, e minaccia il finimondo. I fatti dimostrano oggi che solo una piccola parte del personale è veramente insubordinata, 1’ altra parte o annuisce di mala voglia al movimento per debolezza, od anche re­ siste alle intimidazioni. Il che vuol dire che una volta di più in tutte queste questioni il vero re­ golatore è l’ opinione pubblica ; il sentimento della bontà della causa e della proporzionalità sua è il vero determinante.

Corrispondenza da Roma

(L ultima Lagge per la Capitale e la sua reale efficacia).

Discutendosi alla Camera dei Deputati nel luglio dello scorso anno i provvedimenti per la città di Roma, presentati dal g a b in e to Giolitti e parzialmente tradotti nella legge dell 8 luglio 1904, il Presidente del Consiglio sentì la neces­ sità di dichiarare che essi a novembre sarebbero stati completati con altri provvedimenti che va­

lessero ad aumentare i redditi del Comune, fa­ cendo pagare coloro che non contribuiscono pro­ porzionatamente ai loro mezzi.

Ma novembre è già passato e parecchi altri mesi ancora — senza che questa attesa inte­ grazione sia stata non dico realizzata, ma nean­ che proposta. Che essa sia ora apparsa superflua? Che i risultati della legge ultima siano stati tanto mirabili da superare ogni aspettativa, e da di­ spensare il governo dallo studio di quelle misure complementari, che nel luglio scorso erano rite­ nute necessarie e logiche ?

Noi non lo crediamo, perchè non solo la legge 8 luglio 1904 non ha avuto un’ influenza più be­ nefica di quanto tutti si ripromettessero, ma avrà anzi un’ azione molto meno sensibile di quanto generalmente si aspettava.

Lo dimostreremo in poche parole, facendo un piccolo passo indietro.

Giova ricordare che il preventivo del bilan­ cio della Capitale per l’ esercizio 1904 presentava un deficit di L . 4,300,000 dipendente quanto a L . 2,700,000 dalla necessità di rimborsare circa 5500 obbligazioni di annua estrazione e quanto a L . 1,500,000 da lavori di manutenzione edi­ lizia.

A tale deficienza si provvide con due espe­ dienti, e cioè :

1° Col prendere a mutuo dalla Cassa D e­ positi e Prestiti la somma necessaria per il rim­ borso delle obbligazioni suddette.

2° Col prelevare la somma di L . 1,500,000 occorrente pei lavori ordinari, dal fondo dei 12 milioni dal Governò destinati per un quinquen­ nio ai lavori del piano regolatore.

Non può considerarsi come gravoso il primo dei due provvedimenti, perchè la somma data a mutuo dalla Cassa Depositi al 4.50 per cento, da estinguersi in 35 annualità, impone al Comune un onere annuo di L . 157,000, superiore di sole 17.000 lire a quello che cessa per interessi e tasse sulle obbligazioni che si rimborsano.

In tal modo si pagano invero in 35 annualità circa 500,000 lire di più di quanto si pagherebbe se i creditori per obbligazioni avessero prolun­ gato il mutuo, ma quel di più che serve a to­ gliere definitivamenoe un debito quattro volte e mezzo maggiore.

Diversa è l’ indole del provvedimento rela­ tivo alla somma di L . 1,500,000 prelevate dal fondo destinato al Piano Regolatore, inquantochè quella somma è sottratta a lavori di necessaria e doverosa esecuzione a decoro della Capitale d’ Italia.

(4)

A questo punto si sente di bel nuovo la ne­ cessità di fare intervenire il potere legislativo, perchè i provvedimenti accennati avevano sem­ plicemente attuato il pareggio contabile, mentre sarebbe stato necessario di fare qualche cosa di completo e di organico, che desse affidamento di non dover ricorrere a breve scadenza a nuove misure e nuovi rimedi ; e conseguentemente si ebbe la legge 8 luglio 1904, per effetto della quale il bilancio attivo della Capitale si arricchì di 5 milioni e mezzo (1).

E qui appunto occorre analizzare questo in­ cremento artificiale delle entrate per determinare sino a quando la sua azione benefica si farà sen­ tire, per poter legittimare la mancanza di quei nuovi provvedimenti, che erano stati promessi ai fine di integrare la legge dell’ 8 luglio 1904.

Esso è costituito per un milione e 400 mila lire dal maggior canone che il governo paga pel dazio consumo ; per un milione e 531 mila lire dall’ importo della tassa di negoziazione e circo­ lazione che lo Stato percepiva sulle obbligazioni e che ora più non percepisce in seguito alla con­ versione ; per il resto, in due milioni e 542 mila lire, dalla differenza di interesse e dal diverso piano di ammortamento.

Come si vede, questi cinque milioni e mezzo rappresentano per tre milioni il contributo diretto dello Stato (canone daziario e tassa di negozia­ zione) e per il resto il beneficio della conversione. Si noti però che l’ incremento delle entrate comunali, valutato nella cifra suddetta, è in parte apparente, perchè la somma indicata non costi­ tuisce una larghezza di cassa effettiva.

Infatti con la legge 8 luglio L904 viene a cessare l’ operazione che annualmente la Cassa Depositi e Prestiti faceva al Comune di Roma, per due milioni e 700,000 lire; di maniera che la larghezza di cassa si riduce a due milioni e 800,000 lire. Si consideri poi che il bilancio del 1904 si è trovato in deficit di un milione e mezzo, che il Governo ha permesso al Comune di pre­ levare sul fondo di 12 milioni e mezzo destinati al piano regolatore ; ed allora si vedrà che la lar­ ghezza di cassa effettiva si riduce a un milione e trecentomila lire.

Non occorre esser profeti per prevedere che, per effetto dell’ aumento automatico delle pen­ sioni dovute agli impiegati che vanno col vechio regolamento, per l’allargamento dei servizi pub­ blici esistenti, per la istituzione di nuovi, per il crescer degli stipendi e così via; di questo mi­ lione e trecentomila lire, tra tre anni o giù di lì non resterà più alcun margine disponibile.

E d allora? Allora si riaffaccerà lo stesso problema che da più di trent’anni si dibatte; allora ricominceranno le preoccupazioni e le dif­ ficoltà; allora il Comune di Roma si troverà nè più nè meno che nella impossibilità di formare il suo bilancio.

Ci pare adunque ben lontana dal trovare qualsiasi giustificazione, la mancata proposta di provvedimenti, che integrino la legge dell’ 8 lu­ glio 1904; anzi la urgenza della presentazione di essi è più che dimostrata.

Essi debbono appunto porgere P occasione di affrontare il problema senza restrizioni e senza sottintesi e cercare la soluzione vera e definitiva, che risparmi pel futuro le solite misure empiri­ che e provvisorie.

Noi siamo convinti che qualche difficoltà sarà evitata, se invece di attendere che l’ attuale margine disponibile di bilancio venga ad esau­ rirsi, si abbia l’ accorgimento di provvedere sin da ora, tenendo presente che non solo 1’ equili­ brio va cercato, ma altresì e principalmente la elasticità del bilancio, senza di cui è vano spe­ rare di conseguire il riordinamento dei servizi municipali.

Lu i g i Ni n a.

La questione degli zuccheri neiringhilterra'}

E ’ utile vedere in quali condizioni è avve­ nuto il rialzo degli zuccheri nell’Inghilterra, per­ chè, come si è visto, da 8 scellini e mezzo per quintale inglese, cwt., il prezzo è salito a circa il doppio. Le relazioni settimanali pubblicate dal Licht, dal W illet, dal Gray e da altri sono assai esplicite a questo proposito.

Qual’ era la situazione al 1° settembre 1903, quando è andata in vigore la convenzione di Bruxelles ? L e disponibilità pel 1903-4 erano calcolate in 12,446,000 tonnellate. Il consumo del 1902- 3 era stato di 9,915,183 tonnellate. Mal­ grado 1’ aumento sicuro del consumo previsto pel 1903- 4, in seguito all’ applicazione della conven­ zione, le quantità disponibili non dovevano sem­ brare sufficienti e i prezzi offerti non dovevano rispecchiare questa convinzione ? Il fatto è che al 1° settembre 1903 i venditori non potevano ottenere più di 8 scellini al quintale inglese per i contratti fermi.

Ora prezzi come quello potevano dirsi disa­ strosi pei produttori e coltivatori, che avevano contato sopra una domanda assai attiva per ele­ vare i corsi e per essere indennizzati della sop­ pressione dei premi e dei cartels. Essi dovevano provocare una riduzione nelle superfìci coltivate a barbabietole, il passaggio ad altre colture più rimunerative e per conseguenza una diminuzione di produzione. Questa opinione prevalse sul mer­ cato e il 1° novembre 1903 si stabilì una diffe­ renza di 7 denari in favore della produzione 1904- 5 per consegna ottobre-dicembre 1904, la cui quotazione salì a 9 scellini.

La speculazione al ribasso intervenne allora e coll’aiuto di argomenti tratti dalle cifre fornite dalla statistica e dalle relazioni sugli stocks vi­ sibili, ¡ corsi degli zuccheri per consegna imme­ diata retrocedettero a 7 scellini e 9 den. Il ri­ basso si ripercosse sul raccolto prossimo che pei-dette pure alcuni pence malgrado gli avverti­ menti che i coltivatori scoraggiati avrebbero se­ minato superimi ancor meno importanti e che la situazione esigeva dei prezzi più alti. Eu soltanto

(5)

al principio del febbraio 1904 che si riconobbe come i corsi assai bassi non potevano durare perchè facevano ostacolo alla produzione, mentre aumentavano il consumo e scemavano gli stocks disponibili, ma il movimento ascensionale è ri­ tardato dal fallimento di un grosso fabbricante francese che controllava sette fabbriche ; questo fatto dà luogo alla liquidazione di oltre 1 mi­ lione di sacchi ; così si tocca il prezzo più basso fino allora raggiunto, cioè 7 scellini e 8 den. per il grezzo in febbraio e 8 scellini e 4 den. 1/4 per la consegna in ottobre-dicembre. Il mercato non migliora che nella seconda settimana di febbraio e in quelle successive. A questo punto la stati­ stica rivela la cattiva situazione degli stocks con sole 3,753,000 tonnellate e la inferiorità delle im­ portazioni di zuccheri in Inghilterra nel gennaio con 101,910 tonnellate di grezzo e raffinato, con­ tro 122,861 tonnellate, e nello stesso tempo un aumento rapido del consumo sul continente che affermasi assorbirebbe da 500,000 tonnellate a 700,000 di più nel 1904. Allora i calcoli prece­ denti del raccolto 1903-1904 sono dichiarati esa­ gerati e ridotti a 5,900,000 tonnellate ; i corsi passano da 7 scellini e 8 den. a 8 scellini e 1/4 di den. e poscia a 8 scellini e 8 den.

In marzo il rialzo si delinea ancor piu forte sulla voce persistente che le seminagioni verranno ridotte e sulla notizia che numerose fabbriche si chiudono in Francia, nel Belgio, in Germania. Si aggiunga la ostinazione delle fabbriche te­ desche a non offrire che una debole quantità di zucchero greggio tedesco ; e si tenga conto pure della non buona condizione dello stock britan­ nico con 96,741 tonnellate soltanto e dello stock mondiale con 3,538,355 tonnellate. In queste con­ dizioni il movimento dei corsi da 3 scellini _e 1/4 di den. a 8 scellini e 6 1/4 di den. e poscia

a 8 scellini e 11 1/2 di den., appare giustificato,

all’ infuori di qualsiasi intervento della specula­ zione. E ’ piuttosto da meravigliarsi, che non sia stato più rapido e più deciso. Ma i detentori di zucchero europeo avevano interesse a precipitare il rincaro ? Non era meglio per essi di pazientare fino a dopo le seminagioni, affinchè gli alti prezzi non venissero a incoraggiare i coltivatori, a su­ scitare una sovra produzione e a guastare una situazione così favorevole al miglioramento del mercato, s’ intende pei produttori ?

Del resto, gl’ industriali erano in gran parte, osserva il Delombre, così persuasi del carattere transitorio dell’aumento che non fecero attenzione agli avvertimenti dati dalle pubblicazioni spe­ ciali e che non compresero il valore delle cifre fornite dalla statistica. Dal settembre 1903 al- 1’ aprile 1904 il solo consumo della Francia, del- l’Austria-Ungheria e del Belgio passa da 575,710 tonnellate a 789,104 e lo stock visibile totale e inferiore di 110,000 tonnellate a quello dell anno precedente. E ’ evidente che allora si consumava più di quello che si veniva producendo, ossia si adoperavano anche le riserve. Quindi non solo il mercato non avrebbe dovuto essere inattivo, ma doveva volgersi all’ aumento con maggior fer­ mezza e con risultati più sensibili di quelli v e ­ rificatisi nell’ aprile. Invece è solo nel maggio che si ago-rava l’aumento, per le consegne immediate il prezzo sale a 9 scellini e 5 1 2 den. e per le

consegne ottobre-dicembre a 9 scellini e 7 den. Il Licht pubblica i suoi calcoli sul consumo dello zucchero nel mondo per la stagione 1903-4 e lo calcola a 10,100,000 tonnellate, ossia un aumento totale di 1,114,000 tonnellate. Pubblica anche le sue previsioni sulla superficie che sarà in quel­ l’anno consacrata alla barbabietola e secondo lui vi sarà una diminuzione di circa 150,000 ettari, perchè la produzione invece di circa 5,850,000 tonnellate scenderà a 5,200,000. In pari tempo lo stock visibile totale sembra ridotto a 2,906,550 tonnellate ; il raccolto di Cuba e di Giava sem­ bra compromesso dalle pioggia e non si può spe­ rare negli invii importanti di zucchero di canna, per colmare il deficit della produzione europea.

Il mercato è adunque più attivo e va mi­ gliorando ; tuttavia in ragione delle notizie assai favorevoli sullo sviluppo delle barbabietole i prezzi per ottobre-dicembre tendono ad avvicinarsi a quelli per contante.

Questa situazione della coltura fa sperare un raccolto soddisfacente e i raffinatori e i ne­ gozianti inglesi scontano subito tale probabilità, astenendosi dagli acquisti, il che reagisce sui corsi di giugno: il contante oscilla fra 9 scellini e 5 1/2 denT e 9 scellini e 1/2 den. _e il prezzo per ottobre-dicembre fra 9 scellini e 7 den. e 9 scellini e 3 1/2 den. Ma questo movimento di ribasso è tosto fermato e una reazione decisa si manifesta quando i detentori cessano^ di es­ sere sfiduciati e riprendono anzi la fiducia sulla fede delle statistiche e delle relazioni speciali : la Germania, la Francia, l’ Austria-U ngheria nel mese di maggio hanno consumato 41,000 tonnellate in più ed esportato nell’ Inghilterra 21,500 ton­ nellate in meno e il loro stock si è ridotto di 10,600 tonnellate. Gli stocks riuniti di Cuba e degli Stati Uniti comprendono soltanto 349,000 tonnellate, invece di 653,000 l’ anno precedente, ossia vi è un deficit di 300,000 tonnellate che dovrà essere colmato dall’ Europa e Giava. Lo stock visibile totale non sorpassa 2,233,814 ton­ nellate, contro 2,630,714 nel 1903. Il consumo si restringe un poco nell’ Inghilterra, ma aumenta in proporzioni considerevoli sul continente e la domanda sarà ancor più attiva in ragione del raccolto delle frutta che si annuncia assai co­ pioso. I corsi progrediscono quotidianamente, essi raggiungono il 14 luglio i 9 scellini e 7 3/4 den.

(6)

den. al 31 ottobre u. s. poi i 14 scellini e mezzo il 16 novembre in seguito a importanti acquisti effettuati dal commercio e dagli speculatori.

L e notizie successive sono pure contraddit­ torie, ma è evidente che la produzione è scarsa, che il rendimento delle barbabietole è inferiore a quello normale e che la maggior produzione dello zucchero di canna non basta a colmare la diffe­ renza. Cosi il movimento al rialzo si accentua e il 20 gennaio u. s. il prezzo é a 16 scellini e 3 den. mentre il 2 febbraio 1894 era a 7 scellini e 8 den., ossia l’ aumento in un anno aveva rag­ giunto il 108 per cento. Da ciò che si è detto però può vedersi che l ’ aumento non è avvenuto per sopresa e in modo disordinato, arbitrario e illogico. Esso è stato lento, progressivo, in armo­ nia con la fluttuazione delle offerte presenti e future prossime. E ciò che resulta dallo studio del mercato degli zuccheri è che il rincaro è il frutto di una coincidenza non imputabile certo alla speculazione, e cioè del resultato meschino del raccolto 1904-5 e dello sviluppo del consumo.

Nell’ Inghilterra il rincaro dello zucchero è stato vivamente risentito e per questo venne propo­ sto di abolire la imposta di 4 scellini e 2 den. per quint. inglese stabilita nel 1901 per far fronte alle spese di guerra. Ma quella imposta rende quasi 150 milioni di franchi e la finanza inglese non è in condizioni tali da farne senza. Prova ne sia che il Cancelliere dello scacchiere nella esposizione finanziaria fatta nei giorni scorsi non ha propo­ sto di ridurre la tassa sugli zuccheri, e invece ha diminuito di un penny la tassa d’ introdu­ zione sul thè. Così gl’inglesi dovranno confidare unicamente sull’ andamento buono del raccolto per avere un ribasso nello zucchero. Il detto tanto adoperato in passato, che la Germania ha la in­ dustria e l’ Inghilterra lo zucchero, pare venga ora contraddetto dai fatti, perchè il buon mer­ cato dello zucchero nell’ Inghilterra, per il mo­ mento almeno, è scomparso ed anzi la Germania si trova in condizioni migliori. Ma come si è po­ tuto vedere non è alla convenzione di Bruxelles, od almeno non è a quella soltanto, che il rincaro va attribuito. E se la produzione dello zucchero nelle colonie inglesi aumenterà, come pare pro­ babile, il consumatore britannico potrà certo ve­ dere anche a questo proposito giorni migliori.

L’ Istituto Internazionale di Agricoltura

Sempre colla riserva di intrattenere i nostri lettori sopra questa istituzione, non appena se ne delinei chiaramente il programma, diamo un largo riassunto della memoria che Y egregio prof. R ic­ cardo Dalla Volta ha letto all’ Accademia dei Georgofìli alcuni giorni or sono, memoria che contiene molte importanti ed acute considerazioni sull’ argomento.

11 prof. Dalla Volta comincia col far notare che uno dei caratteri più salienti di questo momento sto­ rico è quello della coscienza, sempi e più chiara e pre- cisa negli uomini istruiti, che esiste fra i vari paesi civili, anche nelle questioni economiche, una solida­ rietà continua e superiore al volere umano. Nota come il nazionalismo, e talvolta anche il regionalismo, cer­

chino di dare una impronta particolare ai sistemi e agli istituti adottati in vista di bisogni aventi carat­ tere generale; ma la necessità di agevolare le relazioni economiche spinge gli Stati a vincere le ultime rilut­ tanze e accedere a accordi mediante i quali son tutelati e favoriti onestamente ed efficacemente g l’ interessi co­ muni del consorzio civile.

Ricorda com^ in breve volgere di anni sieno state create molte Unioni ed Uffici internazionali, dei quali fa un breve cenno, e osserva che si è venuto formando in tal modo un vasto diritto internazionale conven­ zionale, che fu già vaticinato e augurato da illustri pensatori, ma divenne possibile soltanto quando, per la evoluzione dei fatti, il principio della solidarietà economica internazionale trionfò su tutti i principi avversi e si impose agli stessi governanti.

Sicché 1’ ambiente, nel quale la iniziativa genia­ lissima del nostro Re viene a prodursi, presenta indu­ bitatamente le condizioni generali più favorevoli per la sua esplicazione. Oggidì 1’ opinione pubblica com­ prende che l’ opera di un singolo Stato riesce troppo spesso inadeguata o inefficace di fronte allo sviluppo delle relazioni internazionali e male può provvedere a appagare certi bisogni e a tutelare certi interessi co­ muni a tutti i popoli civili.

Dalla tendenza alla internazionalità, dice il prof. Dalla Volta non poteva andare esente l’agricoltura, la quale anche nei due ultimi congressi internazionali di Parigi e di Roma ha viste agitate le più gravi que­ stioni relative alla sua organizzazione. Ma doveva es­ sere riservato al nostro Re di accogliere e di racco­ mandare allo studio e all’opera del mondo civile una proposta, nella quale la idealità e la praticità più se­ ducenti si fondono armonicamente, proposta dovuta all’americano sig. D. Lubin, e il cui obiettivo è la fondazione di un" Istituto agricolo internazionale per lo studio delle condizioni dell’agricoltura nei vari paesi del mondo, affinchè ne sia agevolata la produzione, reso meno costoso e più spedito il commercio e si con­ segua una più conveniente determinazione dei prezzi.

Vittorio Emanuele III, col far propria l ’ idea del sig. Lubin le ha dato tutta la importanza di un av­ venimento storico, e in qualsiasi caso, anche se essa non potesse avere per ora che una parziale attuazione sarebbe pur sempre un merito grande pel Sovrano l ’avere pienamente intuito 1 bisogni dell’agricoltura e in pari tempo additato quali mezzi di difesa e di pro­ gresso si devono mettere in opera per migliorarne le sorti.

Do lo avere rilevato che l ’ambiente politico ed eco­ nomico è bene disposto ad accogliere la iniziativa del Re, sia per 1 ’ incremento considerevole che hanno avuto gli Istituti i quali traggono la loro origine dalla so­ lidarietà internazionale, sia per le stesse condizioni della agricoltura, osserva che nonostante i notevoli progressi delle scienze che a quella danno largo sus­ sidio di insegnamenti, da un lato le applicazioni dei principi della chimica agraria, della fisiologia e pato­ logia vegetale e animale rimangono troppo parziali e dall’ altro la organizzazione agricola è ancora ai suoi primi passi.

Di ciò trova la ragione nella crisi che l ’agricol­ tura ha attraversato, nel fatto che le condizioni giu­ ridiche e sociali in mezzo alle quali il progresso delle discipline agrarie è avvenuto non erano favorevoli alla sua diffusione e nell’ isolamento e nella scarsissima istruzione delle classi rurali. Così l’ agricoltura si è trovata disarmata di fronte alle conseguenze che de­ rivarono dallo sviluppo e dal perfezionamento dei mezzi di trasporto, dalla moltiplicazione degli scambi, in breve dalla estensione sempre maggiore del mercato.

M a vi sono delle splendide eccezioni, e a questo proposito ricorda ciò che scrisse di recente un autore inglese, che raccolse, per istruzione dei suoi connazio­ nali, molte notizie e fatti intorno agli sforzi e ai ten­ tativi che sono stati compiuti nei principali paesi di Europa, d ’America e Australia per dare all’ agricoltura quella multiforme organizzazione che per troppo lungo tempo le è mancata. E’ un fatto che lo spirito di asso­ ciazione ha pervaso alcune delle classi agricole ed ha già dato splendidi risultati.

M a allora, osserva il prof. Dalla Volta, sorge tosto la domanda : se la organizzazione degli agricoltori è già bene avviata, se esistono numerose associazioni, cooperative, sindacati, leghe, che si propongono Ja di­ fesa degli interessi dei coltivatori, a quale scopo creare un ente internazionale per aiutare (come dicono le

(7)

merosa classe agricola dei proprietari e dei contadini a conseguire quel maggior benessere cui sono pervenute le altre classi produttrici? Egli è che la organizzazione agricola, al punto al quale è giunta, è ancora troppo parziale, perchè si possa dire che alla difesa e alla pro­ mozione degli interessi agricoli sia già stato provveduto in misura sufficiente.

Ed è parziale, tanto sotto l’aspetto della sua diffu­ sione, poiché in certe regioni, e in Italia e fuori, l

’or-f

anizzazione degli agricoltori è spesso come un oasi nel eserto, quanto dal punto di vista degli scopi che le organizzazioni già esistenti si propongono di raggiun­ gere.

L ’oratore spiega a lungo perchè non bastono le or­ ganizzazioni locali e nazionali e occorra anche un or­ dinamento internazionale. Non pochi interessi agrari hanno carattere internazionale tali sono, ad esempioi la determinazione del prezzo delle derrate, ^ specie di uelle il cui mercato è ormai mondiale, le sofisticazioni ei prodotti, la difesa contro le imprese di incetta e di rivendita, l ’ equilibrio tra la domanda e la offerta del lavoro agricolo, e via dicendo.

Ed è appunto p r questa ragione che è sorta nel sig. Lubin, e fu accolta dal nostro He, l ’ idea di un Istituto internazionale permanente in difesa dell’ agri­ coltura.

A questo punto l ’oratore espone le vedute teoriche generali del Lubin sui caratteri differenziali tra le città progressiste e le campagne conservatrici, sulla organiz­ zazione assai sviluppata del commercio, del lavoro, della industria e sulla mancanza di concentrazione delle energie agricole.

Accenna ad alcune esagerazioni nelle quali è ca­ duto l ’operoso americano e mette in chiaro che effet­ tivamente la classe dei coltivatori è spesso sfruttata dagli intermediari, dagli speculatori e accaparratori, sieno individui singoli o sindacati.

Dimostra come nella formazione dei prezzi, ad esempio dei cereali, gli agricoltori sieno quelli che hanno la minore influenza, e ciò perchè devono spesso vendere senza indugio, mancano tuttora di notizie sicure ed estese sulle condizioni dei mercati, e non possono sot­ tostare alle forti spese di trasporto.

Il prof. Dalla Volta spiega largamente come le con­ dizioni, sotto vari aspetti certo speciali degli Stati Uniti, devono aver fatto sorgere nel sig. Lubin l’ idea fondamentale del vagheggiato Istituto agricolo inter­ nazionale, e dimostra che 1’ azione dei trusts dannosa per i coltivatori, deve aver avuto una decisiva influenza. L ’Europa non è ancora afflitta dalla trustomania, cioè dalla formazione sfrenata di potenti sindacati; ma ciò non toglie che i suoi coltivatori sieno indifesi contro il prepotere degli intermediari, dei trafficanti di der­ rate agricole, di tutti insomma coloro che nella forma­ zione dei prezzi sono presentemente ì più forti, perchè organizzati e provvisti largamente di capitale ; sono essi che hanno, come suol dirsi, il controllo sui prezzi, mentre gli agricoltori non hanno la possibilità di eser­ citarlo, pur avendone tutto l’ interesse.

Di qui la utilità di un Istituto internazionale per­ manente in difesa dell’ agricoltura, il quale deve pro­ curare di darle quella organizzazione e tutti quei prov­ vedimenti legislativi e quegli accordi fra gli Stati che possono giovarle. M a non dev’essere una organizzazione per la conquista di dazi protettivi, di favori legislativi, di privilegi fiscali; se così fosse, dichiarò il prof. Dalla Volta, la prima e più urgente necessità sarebbe quella di combatterla tenacemente; bensì il suo scopo va net­ tamente tracciato nel l’ordinamento cooperativo e com­ merciale dell’ agricoltura, che oggi è ancora ai suoi primi passi e pertanto, in generale, è insufficiente.

Che la iniziativa del Re risponda a una necessità più volte avvertita nel mondo agricolo lo dimostra, secondo il prof. Dalla Volta, ciò che è stato fatto per il grano e per gli zuccheri. Ricorda a questo propo­ sito la Union Internationale des coars du blé; VOffice In­

ternational de Fribourg fondato dal prof. Ruhland, e 1’ Union Statistique internationale des fabricants de sucre e ne spiega g l’ intenti. Chiarito così lo scopo principale del- l ’ Istituto agricolo internazionale, osserva che attorno all’ idea-madre sono state raccolte altre idee che ven ­ gono a segnare alla nuova istituzione un :ampo di a t­ tività assai esteso e complesso. Ricorda i vari scopi che dovrebbe avere il nuovo ente e si ferma specialmente a esaminarne due di speciale importanza pel nostro paese ; e cioè la raccolta di informazioni sulle emigrazioni e la organizzazione di una borsa del lavoro, nonché la inte­ grazione delle cooperative di produzione e di credito, di I

mostrando i vantaggi che deriveranno da un accordo fra gli Stati interessati nella migliore distribuzione delle correnti migratorie e nello sviluppo della coopc­ razione rurale.

Accenna alla vastità del programma di studi e di ricerche che è stato tracciato pel nuovo Istituto, ma crede eh’ esso non deve spaventare alcuno, nè ingene­ rare un sentimento di diffidenza o di scetticismo. Crede che se non in modo diretto, certo indirettamente, dalla creazione dell’ Istituto agricolo internazionale ne avrà vantaggio la causa della libertà commerciale, e così conclude:

« Ad ogni modo teniamo per fermo che il nuovo Istituto, che sotto l’ alto patronato del Ite d ’ Italia sta per sorgere, dovrà, sopra ogni cosa, promuovere e in­ sieme integrare la organizzazione dell’ agricoltura, la quale per la stessa indole dì questa industria non può non essere multiforme. L ’agricoltura, sebbene ab­ bia alcuni caratteri che la differenziano dalla industria trasformatrice delle materie prime, deve pure indu­

strializzarsi sia nella tecnica, sia nel suo ordinamento economico. I nuovi sistemi di coltura vanno completati con varie istituzioni identiche o analoghe a quelle che già funzionano a vantaggio dell’ industria e del com­ mercio, e per raggiungere questo-scopo vi è grande bi­ sogno degli sturii e delle ricerche alle quali deve dedi­ carsi il nuovo Istituto.

Nel nostro paese, poi, molto rimane ancora da fare, perchè possiam dire di avere una sufficiente^ organiz­ zazione agricola locale ; in Francia vi sono 2501) sinda­ cati agricoli con oltre 600,011 m em bri; nel piccolo Belgio si contano più di 800 leghe per lo studio e la difesa degli interessi agricoli; da noi i consorzi agrari, ad esempio, sono intorno a 300 con un numero non grande di soci. Il nuovo Istituto, anche a questo pro­ posito, sarà un impulso validissimo a dare vita a nuovi organismi locali, regionali e nazionali. Questa, è anzi la condizione fondamentale, perchè l’ Istituto interna­ zionale per la difesa dell’ agricoltura possa funzionare utilmente anche pel nostro paese. Solo allorquando gli agricoltori italiani, consapevoli dei doveri che l ’inizia­ tiva di 8. M. il Re loro impone, avranno consacrata tutta l ’ energia di cui sono capaci a migliorare, anche col mezzo dell’associazione, le condizioni tecniche ed economiche della propria industria, potranno ricavare tutto il profitto possibile dal nuovo ente. Questo deve essere il coronamento di un edificio le cui fondamenta vanno stabilite fra le popolazioni oampagnuole tena­ cemente attive è saviamente organizzate. Perchè gli agricoltori devono sopra ogni cosa calcolare sulle pro­ prie forze e sul proprio spirito d’ in.ziativa, e non il­ ludersi che basti la nuova Camera internazionale per uscire vittoriosi dalle aspre lotte della concorrenza e per sfuggire a qualsiasi forma di sfruttamento.

L ’ Italia ha certo meno bisogno di altri paesi, ad esempio degli Stati Uniti, di pensare a difendere la propria agricoltura dai sindacati di speculazione e di trasporti ; ma è invece molto più interessata nella isti­ tuzione delle borse agricole e degli uffici di informa­ zione pel lavoro: comunque sia, essa come tutti gli al­ tri Stati civili invitati a formare quella che fu detta la « Internazionale verde » può considerare la nobilis­ sima iniziativa del E e quale un nuovo passo verso quel migliore assetto degli interessi agricoli che forma uno dei desiderata più generali dell’ ora presente.

(8)

R

ivista

B

ibliográfica

Dr. T e r e s a Labriola. - Studio sul problema del voto alla donna. — Roma, Loesóher, 1904, pag. 84.

Nessuna parola poteva essere più eloquente di quella del Dott. Teresa Labriola nella trat­ tazione di un argomento che di per se stesso è tanto interessante. Crediamo, contrariamente a quanto mostra di credere 1’ Autrice, che non sia lontano il tempo in cui sarà concesso il voto alle donne; la società non è contenta di se stessa e tenterà anche questo esperimento, che però, rite­ niamo, sarà di breve durata. Non si può negare che una moltitudine di donne sia in condizioni di sofferenza morale e materiale, ma non cre­ diamo che possa essere un rimedio concedere ad tesse il voto poiché sarebbe lo stesso che ammet­ tere che la entrata delle donne mella vita poli­ tica ed amministrativa migliorerebbe la vera visione dei bisogni della società e dei rimedi relativi.

E per quanto la esimia scrittrice abbia sa­ puto dettar pagine in questo volumetto di una logica stringente e di un incisivo effetto, non possiamo a meno di rilevare che, a nostro avviso, ha errato nella premessa che la donna sia mantenuta ad un livello p iù basso di quello del­ l’ uomo. A noi pare che la posizione sia diversa, ma non più bassa; e che se è vero che molte donne hanno disgraziata condizione economica, è altrettanto vero che molti uomini pure, sono egualmente maltrattati dalla fortuna. Il rendere la donna eguale all’ uomo nella vita civile sarebbe veramente per essa un vantaggio? In qual modo e sotto quale aspetto l’ uomo può essere conside­ rato più felice della donna, perchè esso ha la re­ sponsabilità della vita pubblica? E ancora: il miglioramento della posizione della donna sta ve­ ramente nell’equipararla all’uomo od è nel miglio­ ramento morale e materiale dell’ uomo che la donna può trovare un avvenire meno infelice?

Questi quesiti nulla tolgono alla efficacia del libro che segnaliamo ai lettori come un prodotto di primo ordine su una questione delicatissima che è trattata in modo magistrale.

Dr. A u g u sto F erraro . - Di una nuova forma di colonizzazione. — Napoli, Damiano Veraldi

e C., 1904, op. 40 (L. 2).

L ’Autore in poche pagine ha voluto conden­ sare molta materia già lungamente trattata da altri ; perciò alcune sue affermazioni e discussioni sembrano affrettate poiché mirano in poche pa­ role a risolvere una serie di questioni una più complessa dell’altra. Lasciando quindi ciò che l’ Au­ tore dice sul concetto di sovranità territoriale nella storia, sulla colonizzazione, rispetto alla finanza dello Stato, alla emigrazione, al territorio, alla produzione agraria ed alla popolazione, rile­ viamo soltanto che egli non crede conveniente nessun altra forma per la colonizzazione moderna che quella del settlement o di più settlements riu­ niti ; e suggerisce questo sistema per la Tripo- litania e per la Cirenaica, che, secondo 1’ Autore, concilierebbe le necessità moderne della nostra espansione coloniale con i diritti della Sublime Porta.

M agg. Ruffillo Perini. - Di qua dal Marèb. —

Firenze, Tip. Coop., 1905, pag. 463.

L ’Autore ringrazia il Governatore dell’ E ri­ trea mercè il quale gli tu possibile pubblicare finalmente il suo lavoro descrittivo della regione abissina al di qua del Marèb, lavoro già da venti anni compiuto e di cui solo una parte aveva vista la luce nella Rivista Militare italiana nel 1894.

Ed il lavoro meritava veramente di essere pubblicato per la copia di notizie che contiene e per la ordinata ed interessante esposizione.

Il libro è diviso in tre parti, la prima con­ tiene la descrizione della circoscrizione del terri­ torio che viene considerato diviso in due regioni, quella del Deca-Mènèb, a sua volta divisa in due provincie, e quella del Deca-Uaré-Sennagshi di­ visa in tre provincie. — La seconda parte è con­ sacrata alla storia del territorio o meglio delle popolazioni che vi abitano e che volta a volta si sono difese dalle invasioni di altre tribù. lin a i- mente la terza parto riguarda la vita sociale che l’ Autore studia accuratamente sotto gli aspetti antropologico, religioso, giuridico nella parte così di diritto pubblico, come di diritto privato, e an­ cora sotto 1’ aspetto sociale.

L ’Autore loda molto l’opera dell’on. Martini che « con grande intelletto e somma prudenza, ha dischiuso alla colonia un avvenire, diverso da quello che un tempo le arrideva, ma non meno nobile, se pure più modesto » e chiude dando alcuni suggerimenti che gli sono consigliati dalla lunga esperienza e dalla cognizione delle cose.

Certo questo libro interessantissimo dimostra tutto il valore e la coltura di cui l’Autore è for­ nito e serve a conoscere con precisione un terri­ torio, ormai italiano, intorno al quale furono pro­ nunciati così diversi giudizi.

Dr. G e o r g e s E eck h ou t. - La répression de la concurrence déloyale en Allemaqne. — Gand, A.

Siffer, 1905, nuova edizione pag. 161.

Nel conflitto tra la libera concorrenza e g li interessi econòmici che da tale libertà possono essere colpiti, il legislatore ha seguito due vie diverse; — od ha fondato le disposizioni speciali sulla disposizione generale del diritto, per la quale ogni individuo è responsabile dei danni che per fatto proprio causa altrùi, come si è fatto nel Belgio; — ovvero prevalse la difesa degli interessi economici, affine di mantenerne l’ equilibrio, come avviene in Germania.

Interessante risulta quindi un’ opera diretta a studiare la evoluzione che questa materia ebbe a subire in Germania, dove, afferma l’Autore, per varie cause specifiche trovava terreno adatto per germogliare.

(9)

Non nega l ’ Autore che la efficacia della legge 1896 abbia avuto un insuccesso, se si voleva che essa fosse capace di stabilire la buona fede com­ merciale, ma avverte che questa non poteva es­ sere la intenzione del legislatore, perchè occorre l’ educazione del pubblico e la iniziativa indivi­ duale per raggiungere così alto scopo.

Il lavoro è molto ordinato e la esposizione chiarissima così che l’argomento, di per sè arido, diventa interessantissimo.

G. S o rta is. - La crise du libéralisme et la liberté d’enseignement. — Paris, P. Lethielleux, 1904,

pag. 222 (Fr. 2.50).

Il sig. Sortais, a proposito della questione della libertà dell’ insegnamento, specie universi­ tario, dichiara che il liberalismo è in crise acuta, giacche è. costretto ad esigere il monopolio del- p insegnamento superiore esercitato dallo Stato, affine°di tentare di salvare se stesso. Ma, l’ Autore ha dimenticato di dimostrare che esista vera­ mente un liberalismo, cioè quel regime politico, amministrativo e sociale nel quale sia ridotto al minimo possibile ed al solo strettamente neces­ sario la funzione e la azione dello Stato. Che esistano dei regimi, dei partiti, delle scuole che si chiamano liberali, nessuno nega ; ma essi si chiamano tali, non perchè sieno veramente di­ sposti a concedere ed assicurare 1’ esercizio della libertà ; ma si chiamano liberali solo perchè am­ mettono che le libertà possono essere ristrette meno di quello che lo vorrebbero altri partiti. Non confondiamo quindi il liberalismo col minus- monopolismo.

Fatta questa osservazione, che rileva gran parte dell’ equivoco su cui si basa la vivace e incisiva critica che l’Autore rivolge al così detto liberalismo, si può concordare con lui nel deside­ rare la libertà dell’ insegnamento la più ampia e la più garantita. Nessun affidamento dà lo Stato di saper insegnare meglio degli altri, come nessun affidamento dava la Chiesa, quando eser­ citava essa il monopolio dell’ insegnamento. Sia adunque libertà per tutti e dal libero insegna­ mento scaturirà certo più luce, che non da quello monopolizzato ad un partito.

L ’ Autore, che apparisce profondo conserva­ tore, ha buon giuoco nel rilevare le contraddi­ zioni dei liberali, ma il suo errore sta nel consi­ derare liberali quelli che si dicono tali e non lo sono se non perchè sono un po’ meno illiberali degli altri.

Dopo una vivace critica al liberalismo di cui giudica già assicurata la bancarotta, dopo aver trovato il vero liberalismo nel Syllabus, l’Autore cerca, riguardo all’ insegnamento quali possano essere i diritti del fanciullo, e quindi mette nella Chiesa la ragione, la libertà scientifica, la tolle­ ranza e la custodia della morale.

Tutto ciò è scritto con molta vivacità, con grande conoscenza delle cose e degli uomini, ma anche con preconcetti religiosi che impediscono all’Autore di accorgersi che tutte le volte che la Chiesa potè esercitare il potere civile fu sempre meno liberale del liberalismo così tartassato dal­ l’Autore.

Dr O tto Heyn. - Die indische Währungsreform.

Berlino, I. G u tten ta g, 1903, pag. 375. Il Dr. Heyn, già noto per molti importanti lavori, come la K ritik des Bimetallismus, e la

Theorie des wirtschaftlichen Werts, pubblica ora

nella raccolta : Schriften des Vereins zum Schutz

der deutschen Goldwährung questo notevole studio

sulla riforma monetaria in India ; e bene a ra­ gione rileva che 1’ Europa non può essere indif­ ferente a questa riforma, perchè i rapporti com­ merciali tra gli Stati Europei e la grande penisola asiatica sono sempre in aumento.

L ’Autore comincia dando una sufficiente no­ tizia storica della questione e cercando _ le basi dell’operazione, soffermandosi sulle condizioni tec­ niche di tale riforma. Nel quarto capitolo che e il più notevole ed interessante, il Dr. Ileyn studia lungamente e sotto tutti i rapporti la importanza economica di tale riforma, sia per ciò che riguarda l’ India, sia per ciò che riguarda le relazioni del- l’ India coi diversi paesi e colle diverse forme di

commercio. ..

Due capitoli sono consacrati, 1 uno a rilevare il vantaggio dal punto di vista indiano di tale riforma, l’ altro a trattare la questione di diritto. E finalmente in un capitolo, pieno di acute os­ servazioni, l’Autore studia la riforma indiana nelle sue conseguenze per l’ Europa.

L ’ importanza dell’argomento, la profonda co­ gnizione della materia, quale emerge da questo lavoro, e la serenità colla quale la questione e esaminata, tanno desiderare che il libro sia tra­ dotto e reso quindi più facilmente accessibile agli studiosi ed agli interessati, anche per rendere efficace pure tra noi la propaganda per il mono­ metallismo d’ oro.

RIVISTA EC01MICA E FINANZIARIA

L ’ on. Morelli-Gualtierotti, ministro delle poste e dei telegrafi, ha presentato alla Camera il di­ segno di legge per dare esecuzione alla nuova convenzione con Guglielmo Marconi per la co­ struzione d’ una sta z io n e r a d io -te le g r a fic a a g r a n d e p o te n z a a Coltano.

Sappiamo essere intenzione del ministro che il progetto divenga legge prima delle vacanze estive, talché nell’estate imminente si potranno riprendere i lavori a Coltano.

Così viene appagato il voto dell’ opinione pub­ blica e della scienza.

Il disegno di legge presentato dall on. Mo- relli-Gualtierotti differisce in parecchi punti da quello precedentemente approvato dal Parlamento. Il progetto attuale è assai più lato del primo; è escluso l’ obbligo della contemporanea costru­ zione d’ una stazione al Piata, e Coltano è invece destinato a comunicare colle stazioni del mondo colle quali sarà tecnicamente possibile di comu- meare.

(10)

I l macchinario di Coltano verrà fornito da Marconi e sarà dei più perfetti. Già l’ illustre inventore ha in costruzione gli apparecchi di sintonia assoluta e col detector modificato.

Facciamo voti che, dopo tante tergiversazioni, di cui il pubblico non ha ben compreso i moventi e gli scopi, si concluda qualche cosa.

— Come già lo avevano fatto prevedere va­ rie notizie e le stesse dichiarazioni del Governo francese, va maturandosi il concetto di organiz­ zare una grande istituzione che serva ad a s s i­ cu ra re g li o p e ra i c o n tr o la v e c c h ia ia , 1’ in ­ v a lid ità e le m a la ttie.

Fra gli altri progetti, al Senato francese ne è stato presentato uno col quale il proponente, M. Antonino Dubost, crede di poter sciogliere il problema senza il concorso del bilancio dello Stato, perchè invocando tale concorso certamente si farebbe naufragare ogni soluz one.

Il proponente crede che con un premio di 10 centesimi per ogni giorno di lavoro o, se non si può valutare il lavoro a giornata, con un pre­ mio del 2 per cento sul salario, si possa promet­ tere una pensione di L. 360 ad ogni operaio dopo che abbia raggiunti i 60 anni. Se ciò sia possi­ bile non lo possono dire che gli elementi stati­ stici che dieno il numero degli operai che si deb­ bono iscrivere, la loro età, e la loro mortalità. Si intende che i premi pagati da coloro che muoiono prima dei 60 anni sono perduti per loro.

Meno concreta è la parte del progetto che riguarda la assicurazione contro la invalidità e le malattie, perchè fa a fidanza, oltreché sulle quote degli iscritti ad una Società da fondarsi sulle basi delle esistenti società di mutuo soc­ corso, anche sui doni dei privati.

— La Rumenia è vicina a conseguire la c o n v e r s io n e d el s u o c o n s o lid a to 5 0 /o in 4 O/o- Un consiglio di Banche composto della Disconto Gesellschaft della Ditta Bleichroeder, del Comptoir d’Escompte di Parigi, della Banque de Paris- et des Pays-B as, della Società Gene­ rale, de la Banca Nazionale Rumena e della Banca Generale Rumena, si è costituito, e venne già presentato alla Camera il relativo progetto di legge che disciplina questa operazione alla quale è anche aggiunto il progetto per un p r e ­ s tito di 40 milioni.

— Il Cancelliere dello Scacchiere sig. Austen Chamberlain ha presentato pochi giorni or sono alla Camera dei Comuni le re su lta n z e d e l b i­ la n c io te sté c h iu s o ed il p r o g r a m m a d el n u o v o .

In sostanza tra i due bilanci non corrono grandi differenze, se non che la somma di ammor­ tamento del debito viene aumentata e viene dimi­ nuita la imposta sul thè. Le speranze che alcuni avevano concepito di una politica finanziaria di sgravi non si sono verificate che in piccola parte, poiché il Ministro crede che la situazione domandi ancora molta prudenza, sebbene i risultati del bilancio ultimo abbiano sorpassato le previsioni, poiché mentre l’ avanzo era stato previsto in 510,000 sterline, si verificò in 1,414,000.

Tuttavia questo risultato è dovuto alle eco­ nomie conseguite sulla previsione delle spese,

perchè le entrate previste in 143,390,000 sterline non diedero che 143,370,000 cioè una minor somma di sterline 20,000; le spese invece pre­ viste in 142,880,000 sterline non ammontarono che a 141,950,000 con una economia di 924,000 sterline.

Per l’ esercizio già cominciato, il Ministro prevede una spesa di 141,032,000 sterline ed una entrata di 144,004,000 e quindi una ecce­ denza di sterline 2,972,000. Questa eccedenza il Cancelliere vorrebbe rivolgere per 1,550,000 ster­ line a togliere la tassa sul thè, che in Inghilterra è tanto impopolare, e per 1,000,000 ad aumentare il fondo di ammortamento.

Siccome poi il debito fluttuante sale alla no­ tevole cifra di 77 milioni di sterline, il Ministro propone di provvedere alle prossime scadenze di Buoni del Tesoro che ammontano a 14 milioni, per 4 milioni colle risorse del Tesoro stesso, e per 10 milioni emettendo Buoni del Tesoro am- mortizzabili in 10 anni, prelevando il milione sul fondo di ammortamento, che, come si è detto, viene appunto per un milione di sterline aumentato coll’ avanzo del bilancio.

— Si hanno le notizie statistiche sul movi­ mento verificatosi nel 1904 attraverso il C anale d i S u e z ; il numero dei viaggiatori salì a 210,845 cioè un aumento di 15,628 nel 1903; circa la metà 102,987 entrarono da Porto Said, gli altri, 107,858 da Suez.

Il numero delle attraversate nei due mesi è arrivato a 4237, con un aumento di 476 su l’anno precedente ; ed il tonnellaggio netto diviso se­ condo la bandiera battuta dai bastimenti dava le seguenti cifre nel 1904 col confronto del 1903.

Bandiere Tonnellaggio Differenza col 1933 Inglese 7,403,556 - f 1,430,376 Tedesca 1,773,265 + 196,296 Francese 781,379 8,637 Neerlandese 548,658 + 34,309 Austro-Ungarica 407,018 4- 47,588 Russa 349,092 195,244 Giapponese 220,966199,503 Italiana 148,706 + 56,771 Spagnuola 8),713 + 1,714 A ltri paesi 187,938 + 125,877

Il progetto per F Esercizio Ferroviario (*}

La vigilanza contabile.

A rt. 12. — A l servizio di ragioneria della nuova amministrazione è affidato il riscontro sulla regolarità dei documenti relativi alle spese e delle rispettive con­ tabilità, il riscontro sulle entrate, sul servizio di cassa, sulla gestione dei magazzini e depositi, sugli inven­ tari nonché la tenuta delle scritture delle entrate delle spese.

La Corte dei conti vigila sulla riscossione delle entrate e fa il riscontro delle spese. Le sue attribu­ zioni sono esercitate per mezzo di un ufficio speciale presso la direzione generale.

La registrazione preventiva da parte dell’ ufficio speciale della Corte dei conti degli impegni delle spese è limitata ai contratti per lavori, forniture ed approv­ vigionamenti che rappresentano un ammontare supe­ riore alle lire 50,000. Da tale registrazione preventiva sono esenti i contratti per lavori, forniture ed approv­

Riferimenti

Documenti correlati

Le Società ferroviarie hanno l ’ obbligo di trasmet­ tere il ruolo dei loro impiegati che, soggetti al servi­ zio militare, possono avere diritto alla dispensa

Certo non mancano le ragioni che legittimano lo iniziarsi del movimento : i timori circa il dissidio franco­ germanico si sono, come si è detto, calmati ; la

L ’ Autore osserva che venti anni or sono la emigrazione europea, presentava all’ incirca lo stesso numero odierno. Una corrente allora pro­ veniva principalmente

La questione è grave e i giornali hanno osser­ vato che quel Messaggio ha già avuto ripercussioni forti nel credito delle Compagnie ferroviarie, al mo­ mento della crisi

rosamente la uniformità della legislazione in tutte le sue varie parti e specialmente sulla parte tri­ butaria; (tranne, come è noto, la imposta sul sale e

Questa rinnovazione del materiale arditamente ini­ ziata, quest’aumento del capitale felicemente compiuto la solida base finanziaria della nostra Società, la

8u proposta della Commissione IV, a Relazione dell’ on. Vimercati, la Camera approvò di associarsi alla Consorella di Treviso per le facilitazioni ferrovia­ rie ai

L o sviluppo della produzione indigena fino al livello del consumo ed anche oltre, colpisce il contrabbando ; è ovvio che, data la facilita della vigilanza