SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , IN TE RESSI P R IV A T I
Anno XXXII - Yol. XXXVI
Firenze, 1 Ottobre 1905
N. 1639
S O M M A R I O : L ’assicurazione internazionale degli operai — C. Kiotta, Il dazio sul petrolio e la costituenda Società in Sicilia per il commercio dello zolfo e sue industrie affini — E. Z., Ancora degli agricoltori italiani in Tunisia — A vv. A. F., Conciliazione e arbitraggio — R i v i s t a b ib lio g rafica : Jules Mélme, Le rotour à la Terre et la surproduction industrielle - J. Bourdeau, Les maitres de la pensée contemporaine — R i v i s t a econom ica e fin a n z ia r ia : Il decimo Congresso internazionale di navigazione - Il Congresso socialista di Jena - Il Congresso delle assicurazioni a Vienna - Il Congresso mondiale d’ espansione economica - Un prestito svizzero - Un nuovo prestito serbo — La situazione del Tesoro al 31 agosto 190) —- Lo Stato e la piccola proprietà fon diaria — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali e indu striali — Notizie commerciali.
L’ ASSICURAZIONE INTERNAZIONALE
DEGLI OPERAI
Nel recente Congresso di Vienna è stata trattata una questione molto importante sotto l’ aspetto umanitario, e specialmente importante poi per l’ Italia.
Come è noto, alcuni paesi e non molti, hanno leggi che provvedono, non sempre efficacemente, ma tuttavia in qualche misura ad assicurare gli ope rai che per malattie, per inabilità definitiva o per vecchiaia, non possono più oltre lavorare e quindi guadagnarsi il pane. Il concetto altra volta sostenuto che F operaio stesso dovesse prov vedere a’ metter da parte col risparmio un capi tale, od a pagare il premio di una assicurazione, in base al postulato scientifico che il salario deve, fra gli altri elementi costitutivi, contenere anche quello della spesa di risparmio o di assicurazione, pur rimanendo astrattamente esatto, nella pratica è ancora molto deficiente, poiché molto tempo correrà ancora prima che i salari sieno abba stanza alti per coprire tale bisogno, e prima che nella classe operaia si infiltri abbastanza lo spi rito di così remota previdenza.
Invece è andato dovunque facendosi strada il concetto che la spesa di sussidio od assicura zione per le malattie, le invalidità e la vecchiaia degli operai debba essere compresa tra le spese di produzione in genere, e spetti al padrone od intraprenditore di provvedere ad essa. Precisa- mente perchè il lavoro viene dalla scienza, sotto certi aspetti, considerato una merce, in quanto il suo valore, entro certi limiti che stanno nelle esigenze sociali, si atteggia come una merce, deve il padrone o F intraprenditore pensare ad una quota-parte di spesa, che valga a mantenerlo in buono stato e ad a.mmortizzarne il consumo ine vitabile, proprio come fa per le macchine della sua officina.
Ma posto o sottinteso questo fondamentale principio, lo si e svolto diversamente, secondo le
condizioni dei singoli paesi. In qualche luogo fu fatto obbligo della assicurazione degli operai, di videndo la spesa del premio tra lavoratori e pa drone; altrove lo Stato è intervenuto più o meno largamente a diminuire la spesa; in altri paesi ancora speciali istituzioni alimentate da concorsi di vario genere, specialmente di liberalità, con corrono indirettamente a diminuire il premio che F operaio deve pagare per assicurarsi una mo desta pensione od un più modesto sussidio.
Se non che in alcuni Stati è posta una que stione di natura molto delicata, che ha dato ar gomento a discussione, e che con ogni mezzo bi sogna tentare di risolvere sollecitamente: la que stione cioè, se sia ammissibile che la legge di un paese faccia un trattamento diverso all’ operaio straniero in confronto dell’ operaio nazionale, ac cordando al primo, negando al secondo o la pro tezione legale, od il concorso del padrone o dello Stato, o delle eventuali istituzioni create a que sto scopo.
Diciamo subito che F Italia fu tra i primi ad accogliere in proposito un concetto veramente liberale, non facendo alcuna distinzione tra l’ ope raio nazionale e lo straniero. E d era mossa a questo non solamente, come alcuni affermano, dal fatto che essa ha nel suo territorio pochi operai stranieri, mentre molti di italiani lavorano al l’ estero, ma il legislatore fu certo ispirato ad ammettere tale eguaglianza per seguire lo spirito che informa le nostre leggi le quali, come è noto, sono tra le più liberali in tutto quanto riguarda il trattamento dello straniero.
E si può dire che i paesi già avanti nella industria, come F Inghilterra, la Francia, il Bel gio ed altri, seguirono lo stesso principio am messo dall’ Italia, sia per seguire essi pure la liberale loro legislazione, sia perchè non poterono disconoscere il loro interesse di attirare l’ operaio italiano, che, sobrio, intelligente ed attivo, è un elemento molto utile all’ andamento delle loro in dustrie.
prin-cipio della reciprocità; ed anche se, come av venne colla Germania, tale principio fu lunga mente discusso, perchè non si ritenne possibile applicare la reciprocità, data la differenza delle leggi e degli effetti delle leggi esistenti nei due paesi, tuttavia l’ intésa ha potuto stabilirsi.
E ’ chiaro però che una questione di tanta importanza non può essere lasciata all’ arbitrio dei diversi Stati, oggi specialmente che, colla fa cilità grandissima delle comunicazioni, il lavoro acquista veramente carattere internazionale e l ’ operaio ha diritto, in qualunque paese civile presti le sue braccia, di trovare, come tante al tre cose necessarie alla sua vita, e come tante altre protezioni, che le leggi di ogni paese civile gli ac cordano, anche quella, che ormai è ammessa come un necessario complemento del salario, cioè un umano trattamento nei casi di infortunio, di ma lattia, di invalidità e di vecchiaia.
Il comm. Vincenzo Magaldi, solerte e dotto funzionario del Ministero di agricoltura, industria e commercio, nell’ ultimo fascicolo della Nuova
Antologia ha trattato con molta evidenza e dot
trina tale questione, mentre appunto si accingeva di recarsi a Vienna, dove insieme agli on. Chi- mirri ed Angeli doveva rappresentare al Con gresso per gli infortuni sul lavoro e delle Asso ciazioni sociali, il Governo italiano. Gli onorevoli Chimirri ed Angeli non hanno potuto però in tervenire al Congresso, ma vi prese parte, e parte attiva, il comm. Magaldi, il quale ebbe cosi mezzo di svolgere la tesi da lui sostenuta.
E veramente è da sperare che non incon trerà più oltre resistenza in ogni paese civile il voto manifestato dal rappresentante del Governo italiano : che sia tolta ogni dispozione che nega all’ operaio straniero il trattamento cui ha diritto quello nazionale ; e che il principio di reciprocità sia ammesso anche se tra le leggi dei diversi paesi vi siano differenze di trattamento.
Il primo punto non ha bisogno di essere suf fragato da nessun ragionamento ; troppe cose vanno internazionalizzandosi per le inevitabili necessità delia civile convivenza, perchè sia am missibile che in tale argomento si possano con siderare gli stranieri diversamente dai nazionali. L ’ operaio, che per un caso qualunque, non impu tabile a colpa propria o del padrone, rimane preso tra gli ingranaggi di una ruota e perde un brac cio od una gamba, può essere considerato diver samente secondo che sia un nazionale od uno straniero ? Il lavoro che egli prestava aveva una caratteristica di nazionalità, ed è sotto l’ aspetto nazionale distinguibile la frattura di un braccio o di una gamba, secondo il paese a cui appar tiene l ’ individuo colpito da infortunio? Alte ra gioni di umanità, di solidarietà tra i popoli, e della stessa dignità della legge, non possono per mettere una distinzione che annulla il sentimento e lo costringa a non esplicarsi, se non in base al cer tificato di nascita.
E la distinzione, oltreché al sentimento, ri pugna anche ad ogni ben inteso interesse econo mico, poiché se l’ operaio straniero abbonda in un paese, o perchè vi manchino le braccia del luogo, o perchè presti a più buon mercato l’opera propria, o perchè abbia per certi lavori una spe ciale attitudine, il paese che lo ospita e gli dà
il lavoro, ricava da ciò un benefizio economico, che nel proprio interesse non potrebbe distrug gere. E ’ troppo chiaro che dar lavoro agli operai stranieri non è esercizio di una beneficenza, ma cura del proprio interesse.
Vorremmo dire che sa di barbaro una di sposizione che contiene e mantiene tale distin zione.
Il secondo punto è più delicato; ma un mo mento di riflessione basta a far comprendere quanto giusto sia il concetto sostenuto dal dele gato del Governo italiano al Congresso di Vienna. Se non è da ammettere possibile che uno Stato faccia una legge sugli infortuni e sulla assicurazione della vecchiaia, della invalidità e delle malattie, con un trattamento irrisorio, al solo scopo di ottenere la reciprocità dagli altri Stati, e limitando artificialmente o con inten zione i propri oneri, — e l’ ammettere una cosa simile è un assurdo — deriva chiaro che l’esi gere la equivalenza del trattamento per accordare ia reciprocità, vuol dire domandare 1’ impossibile e il non giusto.
Ogni paese ha condizioni tecniche, economiche e storiche sue proprie ed in base a quste con dizioni sono foggiate le leggi che ne regolano la vita; — il pretendere una equivalenza che, sot- tigliando alquanto potrebbe anche essere egua glianza, è lo stesso che negare la esistenza di queste differenze teniche, economiche e storiche tra paese e paese.
Alcuni anni or sono si era preteso di fare una legge internazionale comune per tutti gli Stati civili sul lavoro delle donne e dei fanciulli; bene presto si incontrò la difficoltà del limite di età, non essendo eguale lo sviluppo dei fanciulli e delle fanciulle in Norvegia ed in Sicilia.
Si può desiderare e desideriamo che in tutto ciò che è possibile si affretti la eliminazione delle differenze, che esistono nelle leggi dei diversi paesi per i fatti che di loro natura sono inter nazionali ; ma se si può ammirare che la le gislazione e la giurisprudenza abbiano già fatto in questo senso dei passi notevoli, siamo ancora lontani dall’ aver conseguito una somma sufficiente di internazionalizzazioni, da considerarci vicini alla meta. Certo ogni giorno si fa un passo nuovo a togliere le più aspre differenze, ma il cammino è lungo e le difficoltà, specialmente storiche, sono gravi.
Richiedere quindi una legislazione eguale od equivalente nei diversi Stati sembra prematuro, per quanto non si debba abbandonarne l’aspira zione e si debba anzi curare con ogni sforzo di realizzarla. Ma d’ altra parte il voler negare la reciprocità nel trattamento degli operai tra Stato e Stato, perchè le misure sono diverse, è precor rere i tempi e presumere la possibilità di una eguaglianza di condizioni, che non esiste e non può per ora esistere.
Intanto è da congratularsi che il Governo italiano, per mezzo del suo rappresentante, abbia al Congresso di Vienna validamente e dottamente sostenuto un saggio e liberale concetto.
-IL DAZIO SUL PETROLIO
e la costituenda Società in Sicilia
per il commercio dello zolfo e sue industrie affini(1)
Da quanto il prof. Luigi Nina, in un arti colo pubblicato dall’ Economista, scrive sulla ri duzione graduale del dazio sul petrolio, stralcio quanto sarebbe di particolare interesse alla co stituenda Società pel Commercio dello zolfo ed industrie affini. « Oggi, egli dice, esiste un ordinamento molto strano del dazio doganale. Sia che si tratti di petrolio raffinato, sia che si tratti di petrolio greggio, all’ atto dell’ importazione si paga indistintamente il dazio di L. 48 a quin tale. Inoltre, se il petrolio dovesse venire raffi nato dopo passato il confine, deve pagare una tassa di raffinazione di L . 10 a quintale. Ritiene perciò non giustificata l’ imposizione di un eguale dazio sul petrolio greggio, dal momento che, per raffinarlo nel territorio italiano, paga una mag giore tassa di L . 10 a quintale. Aggiunge quindi che tale erronea tassazione porta a conseguenze disastrose e per l’ economia generale, e per la finanza dello Stato. Imperocché, venendo l’ im portazione del petrolio greggio impedita a causa del grave dazio che lo colpisce, desso non si può da noi usare come combustibile da caldaie, men tre altrove si consuma su larga scala per 1’ alto potere calorifero, che si fa ascendere a 12.000 calorie mentre il carbón fossile non ne ha che 8000 circa ; per la grande regolarità della com bustione ; per la maggiore pulizia ; per il minor lavoro e per la più facile sorveglianza che offre in confronto del carbone. E d ostacola il miglio ramento della finanza dello Stato perchè nessuna riscossione di dazio per petrolio greggio si veri fica. Quindi conclude per 1’ abolizione del dazio sul petrolio greggio, tanto di confine, quanto di quello interno di consumo governativo e comu nale, trattandolo come una materia prima neces saria alle industrie, assoggettandolo però ad una tassa di raffinazione pari al tributo che avrebbe pagato nel momento dell’ importazione, quando venisse raffinato. E finalmente, abolito il dazio, crede doversi esigere la vendita del petrolio in un monopolio da lasciarsi all’ industria privata, con obbligo al monopolista di pagare allo Stato un certo canone ecc. ecc. ».
Or, siccome il raffinamento del petrolio è una di tali industrie ausiliarie a quelle dello zolfo, allo sviluppo della quale occorre l’ acido solforico, di. cui nel mio Progetto di Statuto mi riserbavo discutere a tempo opportuno, così, oggi che in Italia viene risollevata la questione del dazio sul petrolio, e che la costituzione in Sicilia di una Società che si occupi, e del commercio dello zolfo, e delle sue industrie ausiliarie, giusta le mie pubblicazioni, è oramai nella coscienza di tutti, e per sé stessa si è imposta, è uopo che io ne parli ed entri in argomento.
Io ritengo adunque di generale interesse che lo Stato abolisca completamente il dazio di con fine sul petrolio greggio, assoggettandolo ad un dazio di produzione protettivo, con un maggior
(1) Riceviamo e pubblichiamo con ogni riserva que sta lettera che tratta un argomento molto importante, ma che va anche bene ponderato.
aggravio al confine di quello attualmente imposto sul petrolio raffinato. Da tal fatto ne consegui rebbe la necessità di un grande Opificio per la raffinazione del petrolio da illuminazione, che trar rebbe seco :
a) una nuova industria per l’ Italia : b) un’ altra fonte di ricchezza per la co
stituenda Società ; perchè, avendo essa le ma terie bisognevoli (cioè a dire l’ acido solforico), potrebbe esserle concesso il monopolio (?) di tale industria ; il che costituirebbe una delle agevo lezze promessele dal Governo, e senza alcun danno per le finanze dello Stato, anzi con gran van taggio di esse ;
c) un maggior consumo di zolfo (sterro), che dovrebbe impiegarsi per la fabbricazione del- 1’ acido solforico occorrente a questo nuovo coef ficiente di ricchezza nazionale ;
d) 1’ affluenza di maggiori capitali a causa
di un tale vantaggioso investimento.
E giacché il commercio di Palermo verrebbe ad ottenerne dei sensibilissimi vantaggi, perchè tutto il petrolio abbisognevole per l’ illuminazione in Italia dovrebbe essere importato a Palermg per subirvi la raffinazione, così io ho invitato tanto questa spettabile L ega Commerciale, spe cialmente ora che, come ha pubblicato, si è de cisa a seguire le idee da me manifestate nel mio Progetto di Statuto, quanto la nostra spet tabilissima Camera di commercio, ad occuparsene nella più prossima loro seduta nell’ interesse :
1. ° del Commercio Palermitano ; 2. ° dell’ Industria zolfìfera Siciliana ;
3. ° del miglioramento economico nazionale,
imperocché si otterrebbe facilmente il ribasso del prezzo su quest’ articolo di prima necessità : ri basso che favorirebbe l’ impiego di esso come ma teria illuminante, e come forza calorífera in so stituzione del carbón fossile.
E ’ strettamente necessario però che la sud detta Società, che io nel mio Progetto di Statuto chiamo « Società per la fabbricazione dell’ acido solforico anonima per azioni », si costituisca al più presto, sia perchè il Governo nulla potrebbe concedere ad una Società che non fosse legalmente costituita, sia per non trovarsi coll’ acqua alla gola alla scadenza del contratto con l’Anglo-Si- cula, sia per potersi intendere coll’ Union Sulphur Cy. L .d di N ew -Y ork (contratto che richiede il più largo studio ed il più ponderato esame, se non vogliamo andare incontro a delle troppo amare delusioni, per quanto i contraenti fossero animati dalle più leali e serie intenzioni) ; sia infine perchè i voti della Lega Commerciale di Palermo, e delle Camere di commercio nazionali, non vengano a ridursi a semplici voti platonici. E questa nuova grande industria, che arricchi rebbe l’ Italia di un nuovo mezzo di migliora mento economico nazionale, offre tali vantaggi, specie per la nostra Sicilia, da avvalorare sempre più il mio progetto, per la parte che riguarda le industrie ausiliare a. quelle dello zolfo, giacche si renderebbe maggiormente fruttifera la fabbri cazione dell’ acido solforico, da me tanto viva mente sostenuta, come l’ unico mezzo che possa definitivamente risolvere il Problema solfifero
Siciliano !
Palermo, 14 settembre 1905.
Ancora degli agricoltori italiani in Tunisia
In un precedente articolo (1) notammo che il Loth mette in rilievo la mediocre riuscita delle Società italiane di colonizzazione agricola. Ma al lora come va, chiede egli stesso, che in Tunisia il numero dei piccoli proprietari rurali, originari di Sicilia, In questi ultimi anni é notevolmente aumentato?Prima di vedere come egli risponda al pro prio quesito, osserviamo quali forme assuma il possesso della terra nella Reggenza, specie come avviamento alla piena proprietà della terra stessa.
Succede qualche volta che un salariato, dopo parecchi anni sia in grado, mediante i suoi ri sparmi, di comprare, acquistandone la piena pro prietà, un pezzetto di quella terra che ha lavo rato fino a quel momento per conto altrui. Ma tale riscatto diretto non è forse il caso più fre quente. D i solito nel grado intermedio tra i pro prietari'e i salariati stanno gli enzelisti.
L ’ enzel è la locazione perpetua d’ un immo
bile mediante un corrispettivo fisso. In gran nu mero di casi, massime quando si tratta di ter reni non gravati da alcun onere, nel contratto di
enzel viene stipulato che la rendita annua sarà
riscattabile mediante il pagamento d’ un capitale eguale a sedici volte il canone annuo. L ’ enzelista diventa allora proprietario nelle condizioni ordi narie previste dalle leggi fondiarie. Qualche volta invece l’ enzel non è riscattabile, cioè quando si tratta dei beni detti habous, appartenenti a cor porazioni religiose mussulmane, la cui rendita va alle corporazioni stesse. V i sono poi anche altre forme di contratto, per esempio una specie di mezzeria, benché non in tutto corrispondente a quella che è in uso in Toscana.
Il proprietario dei terreni e i contadini il più delle volte non si conoscono fra loro. L ’ en- zelista che paga un canone annuo al primo e ha sotto di sé i secondi, è un personaggio che ha molta analogia col gabellotto di Sicilia. Non si può qualificarlo un parassita, come se si potesse giudicarlo sempre superfluo, perchè colà dove la industria agricola non riesce a trovare altro modo di esercitarsi, è pur sempre meglio che abbia cotesto modo, piuttosto che nulla. Ma è certo che viene a gravare l’ industria medesima con un peso di più, come in qualsiasi industria fanno tutti gli intermediari : è una persona di più, d 'a l tronde non intrinsecamente necessaria, che deve aver parte nella rendita d’ una stessa terra. Per ciò l’ Autore esorta i proprietari francesi, per il bene dell' agricoltura tunisina, ad evitare siffatta istituzione.
E gli frattanto si diffonde largamente nel de scrivere il modo di lavorare e il tenor di vita dei contadini siciliani nella Reggenza; non per velleità artistica di scrittore, ma perchè viene così a rispondei e al quesito che si è posto, in quanto acutamente riscontra che sta lì il segreto della loro riuscita ad onta di tante difficoltà.
Se essi danno prova di straordinaria so brietà, economia, perseveranza nella fatica, gli è che sono assuefatti a durissima vita nel paese 1
(1) Vedi Economista n. 1637.
d’ onde emigrano. Basta loro di stare un p o’meno
male che in patria. Dissodano senza ripugnanza
qualunque terra più sassosa, qualunque ispida brughiera, ripuliscono, livellano, piantano, semi nano ; vivono ammucchiati in abbozzi di casipole, spesso, nei primi tempi, in capanne improvvisate, mangiano più che parcamente, non spendono quasi nulla. Quando avanza loro un po’ del tempo che il rispettivo podere chiede per sè, parecchi vanno anche a lavorare a giornata in altri pos sedimenti. A mano a mano che le loro coltiva zioni progrediscono, specie se di genere orticolo, mandano a venderne i prodotti nei centri urbani più prossimi. Se e quando possono risparmiare —• e non possono sempre — risparmiano, magari a goccia a goccia.
Ottime qualità, tutte queste: v ’ e peraltro il rovescio della medaglia, che non deve passare inosservato.
Mancando la cultura personale, anche ele mentare, almeno finché manca una relativa agia tezza, scarseggia lo spirito di progresso, la ten denza al meglio, l'abitudine d’ imitare chi ne sa. di più e di perfezionare sè stessi e il proprio lavoro. Nella coltivazione specialmente della vi gna usavano in patria metodi difettosi ? Ebbene, li mantengono tali e quali anche nella colonia. Non studiano le diverse attitudini dei terreni, non li assaggiano con coltivazioni successivamente diverse, non hanno le iniziative nè le cognizioni dei vignaiuoli francesi, tanto meno numerosi di loro ma più istruiti. Restano perciò inferiori non solo nella coltivazione della vigna, ma anche nella fabbricazione del vino.
Con tutto ciò, il vino si spaccia, anche per chè tanti e tanti loro conterranei sono fra i con sumatori ; come si spacciano le granaglie e gli altri prodotti di quel suolo, sia perchè richiesti nella Reggenza, sia perchè importati in Francia senza dazio.
Il Loth dà il giusto peso a tutti questi ele menti e inoltre, come si è visto, attribuisce grande valore pratico alle qualità che gli immigranti italiani spiegano nella colonizzazione agricola. Si dovrebbe quindi aspettarselo proclive a predir loro un avvenire conquistato molto faticosamente, sì, ma dei più prosperi. Invece non è così. Egli non trascura di menzionare parecchie belle ec cezioni, ma le crede destinate a rimaner tali. Per la più parte dei casi opina che le condizioni dei patti agrari, quali vengono accettati da quei nostri concittadini in mancanza di meglio, non permetteranno mai, fuorché a una esigua mino ranza di essi, di riscattare la porzione di terra che coltivano, di divenire proprietari, di bastare a sè stessi, di fare insomma che si estenda e allarghi le proprie radici la piccola colonizza zione. Prevede anzi una crisi e teme la rovina pei piccoli coloni, forse accompagnata dalla for tuna di pochi grossi speculatori, perchè la man canza, nei primi, di capitali, niente niente che arrivino annate di cattivo raccolto, siccità, caval lette e simili guai, ne porrà un grandissimo nu mero nell’ impossibilità di soddisfare gli obblighi a cui i patti agrari li sottopongono, con le do lorose conseguenze delle espropriazioni giudizia rie, degli sfratti, ecc.
Nondimeno il Loth, prudente com’ è e con
quella larghezza di vedute che hanno su ogni questione coloro soltanto che ne posseggono com pleti gli elementi costitutivi, non si attenta a dar per sicura la sua previsione. Per lo meno, la tempera subito un poco.Vede in nero pei pic coli enzelisti, ma considera che un’ altra categoria abbastanza numerosa di coloni italiani può guar dare il futuro con meno timore : contadini prov visti d ’ un po’ di capitale (qualcuno pur ve n’ è) antichi operai agricoli, mezzadri e fittaìuoli sta biliti in Tunisia da più anni e divenuti proprie tari della terra già pagata a contanti in tutto o in parte. Ebbero debiti in addietro, ma oramai li hanno pagati, patirono i danni della siccità, ma poterono superare quel periodo e ora le loro cose vanno meglio; insomma sono sistemati.
A l più si può notare, dice il Loth, che in genere l’ immigrazione degli agricoltori nella R eg genza tende piuttosto a rallentarsi. Tende? Ma secondo quali segni? Oh, niente: è una semplice impressione (!). aggiunge subito con lodevole sin cerità, perchè nessuna statistica permette d’ af fermare la cosa con esattezza. E intanto riferi sce il parere d’ uno scrittore francese, secondo il quale la - corrente d’ immigrazione s’ avvia anzi a diventare più forte; e d’ un altro, che dice con molto buon senso: Dato che dovesse esser cosi, che cosa ci possiamo fare? Cercare di suscitare una analoga corrente francese, sì; ma chiuder le porte a quella italiana no davvero, perchè la Tunisia ha interesse di vedere sul proprio suolo stabilirsi una popolazione numerosa e laboriosa.
E. Z.
CONCILIAZIONE E ARBITRAGGIO 1:
L ’ Italia - dice all’ incirca il sig. Fromont, nel suo libro più volte ricordato, a proposito delle preoccupazioni di tutti i Governi per evitare le questioni tra capitale e lavoro - non è sfuggita a queste preoccupazioni ; e la legge sui probiviri del 1893 e quella del 29 giugno 1902, che crea e organizza un Ufficio del lavoro e un Consiglio superiore del lavoro (e relativi regolamenti), sono manifestazioni di queste preoccupazioni del Go verno. E » da riconoscere però che nè Istituti di probiviri nè Ufficio del lavoro sorsero in Italia, come Minerva armata dal cervello capitolino; essi furono il prodotto di una serie di studi, di ten tativi, e diciamo pure di grandi esitanze. Perchè, se è regola generale del nostro paese che tutto quanto deve uscire e rivestire forma ufficiale deve passare per una trafila di studi, di relazioni più o meno coscienziose, quando anche la politica non interviene a ritardare e spesso a distruggere ogni buona idea, tanto più ritardi e incertezze do vevano verificarsi nella disciplina dei rapporti nascenti dal lavoro, dove riconoscer diritti ai lavoratori, dettare una qualche regola sulla pre venzione degli scioperi poteva ritenersi una di minuita potenza dei padroni, e anche una certa soddisfazione per un partito, le cui domande spesso
(1) Vedi numero precedente.
si prendono in considerazione in modo sospettoso e guardingo: il partito socialista.
Sennonché la ragione trionfò anche in Italia e più che la ragione, la necessità. Gli scioperi con tutte le loro irreparabili conseguenze si fa-, cevano sentire minacciosi, molto spesso i diritti dei lavoratori risultavano inoppugnabili, e si dovè provvedere a dare a questi diritti sanzione giu ridica.
Si ebbero in un periodo limitato di tempo oltre sette progetti, tutti andati a monte per le solite inceppanti vicende parlamentari ; infine giunse in porto la legge sui probiviri del 15 giu gno 1893, seguita da un regolamento dell’ anno seguente.
Il nostro Autore dedica poche righe per in dicare il contenuto della legge, e ad esse fa se guire questo commento : « Un deputato italiano, che ci ha voluto fornire dei ragguagli sulla que stione che è oggetto di questo lavoro, ci diceva che la legge sui probiviri è stata nulla e senza effetto per ciò che concerne i conflitti collettivi. A l momento degli scioperi nessuno osa indiriz zarsi al tribunale dei probiviri, bensì ci si indi rizza piuttosto ai prefetti, sottoprefetti, sindaci ec... Quanto ai Comitati di conciliazione e di arbitrag gio creati dall’ iniziativa privata, essi sono certa mente poco numerosi e di poca importanza.. In riassunto, si può dire che in Italia la concilia zione e l’ arbitraggio nei conflitti collettivi sono stati fino a oggi praticati a titolo accidentale, indirizzandosi a dei mediatori o arbitri scelti dalle parti, seguendo le circostanze e senza alcuna per manente organizzazione ».
Il giudizio severo del deputato italiano ha una parte di verità. Ma prima di giudicare, diamo un’ occhiata alla legge.
L ’ istituto dei probiviri. sorse in Italia allo scopo di aggiungere agli ordini giudiziari esistenti un organo nuovo, una magistratura del lavoro, per la quale i giudici vengono scelti tra per sone pratiche dalle stesse parti contendenti. « Di fronte allo sviluppo continuo della vita indu striale moderna (dice la Relazione al progetto di legge Ohimirri-Ferraris, del 1891) ... è sommamente utile il deferire il giudizio delle con troversie che ne nascono a persone, che senza len tezza e solennità di procedura possano deciderle con piena cognizione delle esigenze della pratica industriale, e con giusto sentimento delle condi zioni peculiari nelle quali certe industrie si svol gono ».
La legge comincia col dare facoltà ai M i nisteri di grazia e giustizia, e di agricoltura industria e commercio, sentito l’avviso delle Ca mere di commercio, Società operaie legalmente riconosciute, dei Consigli comunali, di istituire Coilegi di probiviri per la conciliazione delle controversie, che sorgono a riguardo di una de terminata industria, nei luoghi ove esistano fab briche o imprese industriali. Detti Collegi si com pongono di non meno di dieci e non più di venti membri. Ogni Collegio ha un Ufficio di concilia zione (due membri ; uno industriale e l’altro ope raio, e il presidente) e una Giuria (il presidente e quattro membri : due industriali e due operai).
tre membri del Collegio, sempre mantenendo la uguaglianza tra il numero degli industriali e quello degli operai.
La legge determina ancora la competenza ,del Collegio : competenza locale e competenza per materia. Rispetto a questa l’ art. 8 stabilisce una serie di controversie, che possono esser sottoposte all’ Ufficio di conciliazione (controversie relative ai salari, alle ore di lavoro, all’ indennità per l’ abbandono del lavoro o per licenziamento, allo scioglimento del contratto eco.) ; e una serie di controversie che possono essere sottoposte alla Giurìa (controversie relative ai salari pattuiti, alle ore di lavoro, purché non eccedano le 200 lire).
Lo sperimento della conciliazione è obbliga torio, perchè dalle controversie non può conoscere la Giurìa nè il Magistrato ordinario, se non pre vio quello sperimento (art. 10).
Le decisioni della Giuria sono appellabili al Magistrato ordinario (pretore o tribunale) nel solo caso di incompetenza o eccesso di potere.
Là legge parla ancora delie elezioni dei pro biviri cui sono chiamati industriali e operai, comprese le donne; parla della costituzione del Collegio, e infine del procedimento, di cui due sono le migliori caratteristiche: verbalità, com parizione personale delle parti.
Tale, in compendio, la legge italiana sui probiviri. Come in generale di tutte le leggi, cosi di questa non si può dire che sia totalmente buona nè totalmente cattiva, e perciò non condividiamo il parere dell’Autore nostro, o meglio del depu tato italiano, che la legge sia di niuno effetto. La legge va esaminata nei suoi particolari e se vi si trovano dei difetti, non mancano i pregi. Cosi è un male il sottoporre la istituzione dei Collegi a una serie di pareri e di formalità burocratiche che ne inceppano poi anche il funzionamento; è un male la esclusione di non poche industrie dalla competenza della legge (prime tra queste le industrie agricole); è pure un difetto lo stretto limite imposto alla competenza per valore dei pro biviri, e cioè alle semplici controversie di 200 lire; fu ritenuto pure errata la gratuità della carica di proboviro, carica difficile che non può supporsi coscienziosamente esercitata, mancando la retri buzione. Ma la comparizione personale delle parti, che permette a ognuna di esse ogni libertà di argomento; l’ osservanza stretta del criterio di uguaglianza nel numero degli operai e indu striali di che il Collegio deve costituirsi, la par tecipazione della donna al Collegio dei probi viri ecc., costituiscono inoppugnabili pregi della legge, e altrettante garanzie dei suoi buoni re sultati.
Certo, è vero che alla vigilia di uno sciopero si ricorre in pratica più facilmente al prefetto o al sindaco che non ai probiviri ; ma molto spesso la controversia che dà luogo allo sciopero ha ori gine lunga e lontana, e sull’ apparire di essa può con molto fondamento intervenire il Collegio a troncarla, e a rendere inutili così i ricorsi alle Autorità, cui le parti si rivolgono di sovente allorché il pericolo di sciopero diventa grave.
Quante volte lo sciopero non è dichiarato per una piccola controversia, che il Collegio dei probiviri avrebbe potuto benissimo troncare al
suo inizio, avanti che la piaga divenisse incu
rabile! .
Ripetesi : la legislazione in questa materia è recente in tutto il mondo civile, e così in Ita lia, _ nè si poteva immaginare che immediata mente i Collegi dei probi viri potessero divenire il tocca-sana di tutti i conflitti del lavoro. Ogni istituto per quanto buono è sempre suscettibile, nella applicazione pratica, di qualche migliora mento. Ma i resultati ottenuti sono confortanti, e le statistiche del primo semestre 1905, di cui si tenne parola pure nell’ Economista (1) ci danno ragguaglio di circa 1500 controversie definite dai diversi Collegi. Chi può dire quanti scioperi non sarebbero nati da queste contro versie, senza l’ intervento dei Collegi?
Il nostro Autore nomina ancora l’ Ufficio del lavoro, il quale, istituito presso il Ministero ita liano con la citata legge del 1902, è parie in tegrante degli istituti diretti a diminuire i con flitti del lavoro in Italia. Il suo movimento non è troppo rapido; nè 1’ Ufficio ha la pieghevolezza necessaria ; ma vi lavorano persone competenti, e ad esso giungono una quantità di notizie gene rali e speciali sul lavoro italiano, di cui com pete all’ Ufficio l’ incarico non facile di fare raccolte ordinate, e di pubblicarle, in modo da rendere di ragione pubblica cifre e statistiche veramente preziose. E a queste sono connesse utili conside razioni, suggerimenti ai Ministeri, che ne de sumono criteri affinchè le nuove disposizioni sul lavoro siano basate sull’ esperienza e dettate dai bisogni, e quindi veramente utili alla classe lavoratrice italiana.
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11 sig. Fromont dedica la maggior parte del suo libro alla legislazione del lavoro in Francia: anzi egli apertamente dichiara che la rivista di diritto comparato, da lui effettuata, altro scopo non aveva che di meglio permettere di giudi care la questione in Francia. In questa Nazione una discreta quantità di scioperi fu prevenuta dalla iniziativa privata, la quale ha avuto un maggior sviluppo che non in Italia. L ’ iniziativa privata ha indotto di per sè la creazione di Com missioni arbitrali permanenti, di Consigli misti, funzionanti però per determinate specie di indu strie; essi infatti, essendo nati in seno degli stessi industriali e operai allorché se ne sentì il bisogno, non potevano per necessità essere gene rali, ma dovevano limitarsi a quelle industrie cui appartenevano quegli industriali e operai che ponevano in essere i Consigli. Il, nostro Autore ne passa in rassegna moltissimi: noi ci conten teremo di notare i Consigli per la conciliazione e l’ arbitraggio nell’ arte tipografica, e la celebre Federazione dei Lavoratori del Libro, che ha preso ormai in Francia la direzione di tutta la campagna. Essa esiste fino dal 1881, e da quel l’ epoca ha tenuto numerosi Congressi nei quali le intese tra padroni e operai sono divenute sem pre maggiori : al sesto Congresso des Maîtres im
primeurs a Bordeaux fu adottato un progetto,
elaborato dalla Commissione permanente, che sta bilisce le creazioni delle Commissioni miste d’ ar bitraggio, composte di tre operai e di tre padroni,
ohe devono tentare la conciliazione, salvo alla Commissione mista nazionale permanente (com posta di nove padroni e di nove operai) di giu dicare in modo definitivo, a conciliazioni non riuscite.
I governi francesi non mancarono di preoc cuparsi dei conflitti del lavoro, e anche l'opera legislativa che si ebbe in proposito non fu infe conda. Nel periodo dal 1886 al 1892 si ebbero cinque progetti presentati alla Qamera: da essi derivò poi la legge del 27 dicembre 1892.
Questa legge ha in Francia carattere gene rale : si applica cioè a conflitti di qualsiasi in dustria purché d’ ordine collettivo, elevantisi tra padroni ed operai.
E utile si appelesa questa generalità di applicazione che fa contrasto con quella della legge italiana: una volta in fatti riconosciuto buono il sistema, illogico ed anche ingiusto di venta il non sottoporvi tutte le classi dei lavo ratori. « L ’ applicazione (nota giustamente il no stro Autore) doveva essere così frequente come era possibile; perchè si tratta di una legge di pacificazione sociale, che, dopo tutto, non crea al cun diritto nuovo, non aggiunge nulla al diritto che sempre han le parti di tentare di conciliarsi o di ricorrere a un arbitraggio; e tende a faci- cilitare questo desiderabile avvicinamento, sfor zandosi di impiegare l’ amor proprio degli inte ressati ».
Ma carattere principale della legge (e senza dubbio il migliore) è che essa lascia completa libertà agli interessati di sottopporsi. La legge infatti è dettata in massima parte per l’utile proprio degli industriali e operai in conflitto : sta a loro il giudicare di questa utilità, e l’approfittarne o meno.
Altro carattere della legge segnalato^ dal signor Fromont (il quale la studia assai da vicino e la fa seguire da particolare commento) è di non creare organismi permanenti: in ciò però non sappiamo farle elogio. La pratica inse gna che migliori sono i giudizi di chi è abituato ad emetterli, e quando una Commissione o un Collegio permanente ha dato buona prova di se, con maggior fiducia sarà udito dagli interessati. Aggiungasi che nella imminenza di uno sciopero è molto più utile che il Collegio giudicante sia pronto e già composto, anziché doverlo costituire al momento e per la occasione.
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L ’ Autore nostro (che abbiamo seguito fin qui uelle sue esposizioni) pone fine al suo libro con una Conclusione, nella quale insiste sulle quattro diverse caratteristiche dei Collegi di con ciliazione e arbitraggio: o temporanei o perma nenti ; o dovuti all’ iniziativa privata o ai pub
blici poteri. . . . .
Senza tornare su queste distinzioni, di cui già si tpnne parola in questi articoli, si ac cennerà però a un voto che 1 Autore fa nelle ultime sue pagine e al quale ci associamo di gran cuore.
Già fu detto come la legislazione del lavoro è di data recente, lungi perciò dall’ essere per fetta. Nello stesso tempo si è notato quale resul tato abbiano dato le istituzioni della conciliazione e arbitraggio in tutti i paesi civili, e si è accen
nato pure al Codice del lavoro in Francia, ultima moderna regolarizzazione dei rapporti tra lavora tori e padroni. La via è dunque intrapresa: resta da migliorare questi istituti, da sviluppare la legislazione operaia fino ad avere un funziona mento migliore, una più ampia garanzia di giu stizia.
Bisogna quindi progredire e lavorare. Ma un progresso non potrà essere in questa materia raggiunto che col lavoro comune di operai e pa droni. Invece tra essi si scorge ancora una bar riera; le due classi sono troppo lontane l’ una dall’ altra per poter predisporre un più ampio e fertile terreno alla conciliazione.
Ora togliere questa barriera dovrà essere compito della classe dei padroni. Di cultura piu completa, di livello sociale più elevato — osserva il nostro Autore — il padrone dovrà prendere l’ iniziativa, ed aver coscienza maggiore dei do veri che la sua situazione gli impone.
A l qual voto, che serve ugualmente per tutti i paesi, ci associamo, ripetesi, di gran cuore. L ’operaio, se pure vede la necessità che quelle barriere siano una volta tolte via, non oserà di tentarlo, non tanto per la minor sua cultura, quanto per un giustificato timore di porsi col padrone in contrasto e di compromettere quel lavoro che è per lui necessario alla vita. Ma i padroni, e, con espressione anche più generica diremmo le classi dirigenti, che tal timore non hanno, facciano per i primi quel passo, e sten dendo ai lavoratori la mano, raggiungano essi stessi, al di fuori dei Governi e delle norme da essi emanate, quella pace e quell'equilibrio sociale, che è scopo unico di tutte le leggi civili.
A vv. A. F.
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B
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lioqrahca
Jules Meline. - Le rotour à la Terre et la sur- production industrieUe. — Paris, Hachette et
C.ie 1905, pag. 320 (fr. 3,50).
L ’ Autore, dopo aver premesso e forse con qualche esagerazione, che il X I X secolo, e spe cialmente la fine di esso, è il periodo che nella storia della umanità lascierà traccie più profonde, tanto le trasformazioni, che ha prodotte sono va ste ed ardite, promette di studiare in questo libro ali attuali risultati, tenendo conto imparzialmente del bene e del male che tale trasformazione ha prodotto, di cercare dove essa ci conduce e con quali mezzi si possa farne un’opera armonica e benefica per 1’ umanità.
quindi che l’ Europa attraversa un periodo di pletora nella produzione industriale, confuta con esempi 1’ obiezione di coloro che negano la esi stenza della sopraproduzione, e dà in proposito copiosi dati statistici.
Quindi con speciale riguardo alla America, l’Autore tratta delle macchine e dei loro effetti economici prossimi e remoti, rileva le opposizioni degli operai alla introduzione delle macchine, e riferendosi al commercio, nota l’ eccessivo numero degli intermediari.
A questo punto l’ Autore entra nel vero tema, cioè a collegare la condizione economica generale colla necessità di rivolgere le maggiori energie alla agricoltura, della quale descrive lo stato di crise in rapporto specialmente alla politica doga nale, al regime tributario, alla cattiva organiz zazione delle vendite, ed indicando infine i bisogni che circa alla assicurazione ed alla previdenza si manifestano negli agricoltori. In due speciali ca pitoli si sofferma trattando quasi liricamente della vita rurale e fa il paragone tra l’operaio ed il con tadino,. per rilevare il movimento attuale verso la terra manifestantesi in quasi tutti i paesi. R i spetto all’ Italia l’Autore scrive 'il seguente giu dizio : « L ’ Italia ha avuto da alcuni anni uno sviluppo industriale straordinario, e ne ha rica vato una recrudescenza di attività che ha pro dotto una situazione delle più fiorenti ; ma la sua nuova fortuna non le fa dimenticare le incertezze dell’ avvenire, e le grandi difficoltà che essa in contra per aprire nuovi sbocchi alla sua crescente produzione, la avvertono dei pericoli che la mi nacciano ove non sappia moderarsi. Ciò che la salverà dalla megalomania. è che essa ha avuto il buon senso di far camminare di pari passo la sua agricoltura e la sua industria, e di lavorare allo sviluppo della prima come se fosse la sua sola risorsa. L ’ Italia cerca di diventare sempre più il giardino d’ Europa e nessuna nazione ha organizzata la esportazione dei propri prodotti agricoli con più cura e più pratica dell’ Italia ; su questo punto faremo bene a prenderla per modello.
« E ’ giusto aggiungere, continua il sig. Mé lme, che gli uomini di Stato dell’Italia, che sono per la maggior parte uomini d’ affari consumati, hanno sempre gli occhi fissi sulle campagne ita liane e cercano tutti i mezzi per accrescerne il valore. Essi sono potentemente secondati dal re Vittorio Emanuele I I I , che fino dai primi giorni del suo regno si è rilevato come uno dei più fervidi difensori dell’ agricoltura eoe. ecc. ».
Non faremo commenti a questo inno lusin ghiero ; auguriamo che i giudizi dell’ Autore di ventino presto altrettante esatte verità.
Dopo un capitolo che riguarda le terre co loniali ed il socialismo agrario e come conclusione riporta il detto di un filosofo Chinese : « L a pro sperità pubblica rassomiglia ad un albero ; la agricoltura ne è la radice, 1’ industria ed i com merci ne sono i rami e le fog lie; se la radice soffre, le foglie cadono, i rami disseccano e l’ al bero muore ».
E ’ questo del sig. Meline un lavoro che me rita di essere più largamente analizzato, e ci auguriamo che lo spazio ci permetta di farlo meglio conoscere ai nostri lettori.
J. B ou rd eau . - Les maìtres de la pensée contem po) aine. — Paris, F. Alean, 1900, pag. 187
(fr. 2.50).
Richiamiamo tutta la attenzione dei nostri lettori sopra questo volumetto che, pubblicato dalla solerte Casa F. Aleon, due anni or sono, ha già raggiunto la 4a edizione, ed è una sma gliante pittura dell’ epoca presente.
Dei maestri del pensiero contemporaneo
l’Autore dà: Stendhal, Taine, Renan, H. Spen cer, Nietzsche, Tolstol, I. Ruskin, V. Hugo, e ne discorre con vivacità di parola e con una acu tezza di osservazioni, da rendere il lettore sog giogato al pensiero dello scrittore.
Non si può riassumere qui quei capitoli, ma trascriviamo qualche brano dell’ ultimo, intitolato « il bilancio del decimonono secolo », che è vera mente bello.
spaventano della generale depravazione: mai si è visto un così vivo contrasto corruttore tra la opulenza e la miseria, tutti i vizi glorificati, tutte le perversità aumentate; mai la dignità della vita è stata meno rispettata, le virtù della fa miglia meno praticate. L ’ umanità degenera, tutto va di male in peggio.
« I più grandi secoli della storia ci hanno trasmesso l’ eco di simili lamenti. Vivente ancora Pericle, Aristofane dilania vivacemente la più bella età della Grecia ; Orazio afferma che il mondo peggiora di generazione in generazione; in pieno regno di Luigi X I V , Guez Patin, sotto la impressione della nausea, scrive: «sia m o ar rivati alla feccia di tutti i secoli ».
« L a condizione del presente è di essere sempre malcontento di sè stesso. Ma la posterità tien poco conto dei dolori, che non ha sentiti e considera solo di preferenza i bene acquisiti, di cui raccoglie la preziosa eredità. Sotto questo aspetto il secolo ora scorso può disputare vantaggiosa mente coi più celebrati ; esso ha foggiato un anello metà ferro e metà oro nella catena dei de stini dell’ umanità.
« Le forze della natura assoggettate e do mate, l’ applicazione del vapore a tutte le indu strie, la conquista dell’ elettricità, degli esplosivi, le strade ferrate, i piroscafi, i velocipedi, l’ auto mobilismo, in attesa della navigazione aerea, il gaz, la lampada a petrolio, la luce elettrica, la fotografia, le industrie chimiche, lo zucchero raf finato, i colori artificiali, la telegrafia, il telefono, il fonografo, le armi a ripetizione, i cannoni a lunga portata, gli anestetici, gli antisettici, la teoria dei microbi, il progresso inaudito^ delle scienze, lo sviluppo delle arti, la formidabile agi tazione della società in cerca di giustizia, l’ espan sione irresistibile della civiltà, sino ai confini del mondo, che volete di più? »
L o spazio non ci permette di riportare tutto lo smagliante capitolo, ma il lettore ne avrà gustato da questi brani la efficace e brillante vi vacità.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Si è tenuto in questi giorni a Milano il X Congresso internazionale di Navigazione. La sezione prima del Congresso, quella per^ la navi- gazione interna, ha trattato della utilità e della organizzazione dei trasporti misti, ossia per vie ferrate e navigabili.Sull’ argomento si presentarono varie memo rie. Da queste l’ ing. A. Moschini di Padova, trasse la relazione generale che forma oggetto di discussione del presente congresso. E gli si occupa principalmente delle memorie che riguardano di rettamente l’ argomento in esame. M. W hinery, fece una interessante esposizione storica dello sviluppo preso dalla navigazione interna agli Stati Uniti e delle lotte sostenute contro le strade fer rate, concludendo che la navigazione fluviale non potrà giammai riprendere la passata sua impor tanza di fronte alle ferrovie. Secondo l’ ing.
Mo-schini, questa opinione non si basa su leggi eco nomiche, ma rispecchia piuttosto l’ indole del popolo americano che fa anzitutto una questione di celerità nei trasporti.
Gli ingegneri Crotti e Carissimo dimostrano l’ utilità dei trasporti per funicolare aerea in cor relazione ai servizi dei porti di mare, ed anche questo ha un nesso troppo lato coll’argomento.
Il sig. Maximoff invece tratta anzitutto del- l’ influenza dei mezzi di trasporto sui prezzi delle merci e le modificazioni che può subire il raggio di influenza di un porto secondo la loro organiz zazione più o meno razionale.
Egli abbozza un programma completo per organizzar bene questo mezzo misto di trasporti. Comprende l’ assetto tecnico delle vie navigabili, l’organizzazione perfetta delle stazioni di tra sbordo e l’ istituzione di uffici speciali per rego
lare le tariffe cumulative. _
Riassunte chiaramente queste relazioni, 1 in gegnere Moschini deplora che manchi tra, esse un rapporto completo di fonte germanica il quale avrebbe potuto trattare la questione sotto un altro aspetto: quello della navigazione interna accuratamente sviluppata di fronte alle^ strade ferrate esercite dallo Stato. Altre questioni che l’ ing. Moschini trova non trattate nelle prece denti memorie sono quelle dei raccordi tra le vie acquee ed i tramvai e strade ferrate vicinali ed i raccordi tra le strade ferrate ed il piccolo ca- bottaggio marittimo.
Il primo interessa le vaste zone nelle quali come la Lombardia, l’ industria va sempre più spandendosi in cerca di forze idrauliche da sfrut tare, la seconda specialmente l’ agricoltura.
Su questa relazione parlano diversi, ed^ in fine il Congresso approva la seguente conclusione colla quale si chiude la relazione dell’ ing. Mo schini : « che cioè ì punti di contatto fra le vie ferrate e le vie navigabili siano moltiplicati il più che sia possibile, adattandovi tutti quei mezzi tecnici, amministrativi e di tariffa, che possono dar luogo alla creazione di trasporti misti sempre più considerevoli ».
La sezione seconda del Congresso dedicata alla navigazione marittima si occupò a lungo della navigazione stessa. Presentò una relazione generale l’ ing. Turazza di Padova riassumente e criticante altre relazioni presentate dai signori Guerard, Barcelloni, Orlando, Timonoff, Germel- nann, Bruno e Tchekhovitch.
Stante la grandissima importanza dell’ argo mento ed i grandi dispareri, su proposta del russo Timonoff, fu adottata ia nomina di una sotto Com missione per formulare le conclusioni. La Com missione stessa ha subito cominciato i suoi la vori e ne riferirà in Commissione plenaria.
Fra g li importanti suoi lavori il Congresso ha trattato anche dello studio dei sistemi atti a superare grandi differenze di livello nei canali trascurabili, e affermò essere il miglior sistema quello delle conche. Si discusse dell’ influenza del disboscamento e del prosciugamento delle paludi sul regime e sulla portata dei corsi d’acqua.
forma delle navi,’rimettendone però la soluzione ad altro Congresso. Infine fu trattata una im portante questione ohe dette occasione a elegante discussione sulla responsabilità del proprietario di una nave in rapporto degli interessi privati e delle pubbliche amministrazioni.
Il Congresso si chiuse venerdì 29.
—• In questa settimana si è chiuso il Con gresso socialista di Jena di cui abbiamo dato qualche cenno nella precedente Rivista.
Il Congresso continuò la discussione sulla eventualità della abrogazione del suffragio uni versale. Il deputato Film dichiarò che gli operai di Amburgo farebbero il loro dovere se il suffragio universale fosse abrogato. Espresse il voto che i socialisti insegnino alla gioventù a non ti rare contro il padre e la madre in caso di con
flitti.
Il deputato Praemelburg, capo del sindacato dei muratori, fece prevedere lo sciopero gene rale se la lotta ad oltranza contro i socialisti aumentasse; ma supplicò Bebel a non imporre 10 sciopero prima del momento propizio. Dopo un vivo incidente tra Schmidt e Bebel che si rim proverarono vivamente le ricchezze rispettive, 11 Congresso approvò una mozione di Bebel re lativa allo sciopero politico della classe operaia con l-iSS voti contro 14.
Si approvò pure una risoluzione di Dietz tendente a far subito cessare le violenti polemi che tra giornali socialisti tedeschi.
Dopo una breve discussione il Congresso ap provò a maggioranza lo statuto della nuova or ganizzazione del partito. Bebel propose una ri soluzione glorificante la rivoluzione russa, e stimatizzò la crudeltà dell’ assolutismo elogiando il martire Kapsake appiccato a Varsavia.
Singer nota che il Congresso approvò una risoluzione condannante la crudeltà dello Czarismo.
Infine il Congresso si chiuse, dopo aver sta bilito che il Congresso futuro si terrà nel 1906 a Mannhein.
— Continuò pure nella settimana il Con gresso delle assicurazioni a Vienna. Dopo quanto fu accennato nella Rivista del numero precedente il Congresso presieduto dal comm. Magaldi ha vo tato una risoluzione tendente a stabilire una sta tistica internazionale sugli, accidenti del lavoro. Il delegato italiano chiede a Paras, rappresen tante del Ministero degli Interni francese, schia rimenti sull’ ordine del giorno di lavoro di stati stica sugli infortuni negli stabilimenti penitenziari in Francia, e schiarimenti sui desideri della mu tualità relativamente alla assicurazione obbliga toria per le malattie.
Paras dà le spiegazioni richieste, e dice che la mutualità non desidera l’ assicurazione obbli gatoria. D ’altronde la questione fu posta ufficial mente al Parlamento soltanto per le malattie professionali.
Assunta la presidenza da Koerber per la chiusura, il Congresso adotta per il prossimo Con gresso la questione della creazione di cattedre universitarie di medicina speciale, per i servizi medici ed assicurazioni operaie, e decide di ag
giungere alcuni membri al Comitato permanente tra cui Millerand.
Il Congresso futuro fu infine stabilito, su proposta Magaldi, a Roma pel 1908.
— Si è inaugurato a Mons il Congresso mondiale d'espansione economica, il quale è di grande importanza per l’ ampiezza delle questioni poste in discussione, tanto che il Congresso si è diviso in sezioni. La prima, che si occupa del l’ espansione civilizzatrice ha fatto voti che siano gettate le basi di una associazione di studi po lari, colla convocazione preventiva di una as semblea generale degli Stati maggiori marittimi delle principali spedizioni polari intraprese fino ai giorni nostri.
L ’ iniziativa di questa associazione dovrebbe essere presa dal Governo belga.
La sezione dell’ insegnamento superiore ha sollevato la questione per sapere se occorra una preparazione speciale agli ingegneri che si dedi cano alia carriera coloniale. Parecchi oratori hanno mostrato il pericolo di questa specializzazione, opinando che basti sviluppare in loro la passione dei viaggi e lo studio delle lingue.
Il dott. Sabbatini, delegato italiano, ha pre sentato la seguente mozione: « Non vi è luogo di assicurare una cultura generale agli ingegneri in vista della loro preparazione alle carriere di espansione. La cultura generale della scuola già assicurata agli ingegneri, dovrà essere completata da studi speciali per le determinate carriere ».
Nella seconda sezione che si occupa della statistica internazionale pronunziò un importante e dotto discorso il comm. Canovai sul tema : In quale misura la statistica internazionale delle fluttuazioni dello stock monetario e del portafo glio delle Banche può essere utilizzata per ap prezzare la situazione economica dei vari paesi. La stessa sezione ha approvato un voto in vitante il governo belga a convocare una confe renza internazionale incaricata di gettare le basi di una statistica internazionale di produzioni minerarie.
L a sezione politica, economica e doganale ha discusso i vantaggi dell’ aggruppamento di inte ressi. Taluni combatterono e altri difesero stre nuamente i trusts. La sezione approvò la prima parte di un voto presentato dal sig. Martin af fermante che spetti ad ogni governo lo stabilire sovvenzioni particolari concernenti le organizza zioni industriali del genere dei trusts.
— L a Banca ipotecaria di Berna ha con cluso col Credito Lionese e la Banca di Parigi e dei Paesi Bassi un prestito svizzero di 30 mi lioni di franchi 3 1/2 0 /o al corso di 47.
— Da recenti notizie ricaviamo la probabile emissione di un nuovo prestito serbo. Infatti, se condo un dispaccio da Belgrado alla Neue Freie
Presse la Commissione che si occupa, al Mini
en-trate dei monopoli, che raggiunge circa 10 mi lioni di franchi.
La Banca ipotecaria di Belgrado vorrebbe servire d’ intermediario per questa operazione. Essa conta entrare in relazione, a tale scopo, con alcune banche estere.
Il Governo serbo per procurarsi nuove ri sorse, pensa a quanto sembra, a creare una nuova imposta fondiaria.
L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O
al 31 Agosto 1905 I l C o n t o d i C a ssa d e l T e s o r o al 31 a g o s t o 1905 d a v a i s e g u e n t i r i s u l t a t i : “ di cr a i s “ « 0: 19M-05-. » ■ a f f i s a D ifferenza in più L. 77,128,449.81 P a g a m e n t i d i T e s o r e r ia d a 1° l u g li o a 31 a g o s t o 1905 : ' — — ' 825,706,353 62 P er spese di b ila n cio . . L 276,805,476.37D ebiti e crediti d i tesoreria » o49,9UU,si i.zo
I n c a s s i d i T e s o r e r ia d a l 1° l u g li o a l 31 a g o s t o 190o: Per en tra te d i b ila n cio . L. 385,786,918.42 } 958ib8 3,104.93 Per deb iti e cred. d i tesor. » 572,8 )1,188.01 I
E cced en za degli incassi sui p a ga m en ti . L . 132,881,m i. L a s it u a z io n e d e i d e b it i e c r e d i t i d i T e s o r e r ia al 31 a g o s t o 1905 r is u lt a d a i s e g u e n t i p r o s p e t t i : D E B I T I a l 30 giu gn o 1905 a l 31 agosto 1905 B u on i d el T e s o r o ...L * V a g lia del Tesoro . • • . • B an che, A n ticip a z ion i statutarie • • A m m . D ebito P ubb. in con to cor. m lr u tt.
» F on do C u lto » » * A ltre A m m in. in co n to corr. fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in con to corr. trutt. A ltre A m m . in con to corrente in fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in con to co r r . intr. Incassi d a regolare. . • • B ig lietti d i S tato em essi per 1 a rt. 11 d ella
leg g e 3 m a rzo 1898, n. 47 . . • Operazione fa tta c o l B an co di N a p oli per
effetto d ell’ a rt. 8 d e ll’ a lleg a to B a lla legge 17 gen n a io 1897, n . 9
T ota le deb iti L.
m ig liaia m igliaia d i lire I d i lire 178,957 25,377 ! 174,007 22,484 133,0001 251,480 18,685 43.872 836 20,740 34,076 101,723 210,715 21,608 68.000 862 30,6^7 26,415 11,250 11,250 29,970 29,970 746,246 697,725 C R E D I T I a l 30 giu gn o 1905 a l 31 agosto 1905 m ig lia ia ! di lire V a lu ta presso la Cassa D epositi e P restiti
a rtic . 21 d ella legge 8agosto 1895 . l' A m m in istra zion e d el D ebito P u b b lico per
p a ga m en ti d a rim b o r s a re . • • * A m m in istra zion e d e l fon do per il C ulto . Cassa D ep ositi e P restiti per pa ga m en ti da rim borsa re • ... A ltre a m m in istrazion i • • . • O bbligazioni d ell’ Asse E cclesia stico . • D eficenze d i Cassa a ca rico dei con ta b ili d e l Tesoro ... O perazione fa tta co l B an co d i N a poli per
effetto d e ll’ art. 8 d ell’ a lleg a to B a lla legge 17 gen n a io 1897, n. 9.
Totale dei crediti L. E cceden za d ei d eb iti sui crediti . • »
T otale com e sopra L. 91,250 74,607 18,574 46,183 26,640 1,712 61,133 29,970 353,080 396,166 746,246 I N C A S S I <D O 0) cn a a m igliaia d i lire 91,250 76,110 23,318 67,153 43,509 E n t r a t a o r d i n a r i a Entrate effettive R e d d i t i p a trim on ia li d ello S t a t o . . . L. Im posta sui fon d i ru s tici e sui fa bbricati. Im posta sui red d iti di ricch ezza m obile . . Tasse in am m inistraz. d e l M in. d. Finanze. Tassa sul p rod otto del m ov im . a gra n d e e p icc. veloc. sulle ferr. D iritti d ella legaz. e d. C onsolati a ll’ estero. Tassa s u lla fa bb rica z. d egli spir., b irra , ec. D ogane e d iritti m arit. D azi in tern i di con sum o esclusi q u e lli di Na p oli e. d i R o m a . . . D azio cons. d i N apoli. » » d i R om a . T a b a c c h i... S a l i ... • • P rod otto d i ven d . del ch in in o e p ro v . acess. L o t t o ... P o s t e ... Telegrafi . . • • • • S ervizi d iv e rs i. . . . R im b orsi e con corsi n. spese... E n tra te diverse . . . T ot. E n tra ta ord. L. Entrata straordinaria
Ca t e g. I . E ntrate effett.
» II. Costr. str. fer. » I I I . Mov. di Capii. T ot. E n tra ta straor. L. P a rtite d i g ir o . . • • T otale generale. 8 IO 05 migliaia d i lire 9,505 30,359 27,929 17,353 m igliaia di lire + 6,754 872 + 173 — 2,733 migliaia d i lire 25,077 31,034 30,346 n m igliaia d i lire + 12,126 — 702 + 317 4,558 10,040 18,429 3,004 — 1,089 + 19,183 + 6,650 — 255 3,785 7,692 1,531 1,242 1,913 2,320 167,180 1,849 84 41,286 43,219 2,483 212.833 2,535 247 1,568 31 121 496 11 87 517 1,300 133 177 172 259 41,8191+ 1,202 6,8771+ 2,663 19,652 39,207 5,732 2,262 36,912 12,522 1-421 + 8,269 + 13,990 + 2,649 1 2,851 4,054 4,740 + 9,602 288,425 153 + 76 140,544 + 40.467 + 979 + ~~51,049 335,783 2,035 84 90,535 92,654 4,707 3,536 5,253 1,346 193 727 48 145 446 1,190 273 409 1,990 2,198 16,221 221 1 86,769 + 83,559 671 + 102,103 1,712 58,605 29,970 488,658 2u9,667 697,725 PA G A M E N T I M e s e d i a g o s to 1 9 0 5 D if fe r e n z a n e l 1 9 0 5 ; D a lu g li o 1 9 0 5 I a t u t to a g o s to 1 9 0 3 D if fe r e n z a n e l 1 9 0 5 ] migliaia d i lire m ig liaia di lire migliaia d i lire m ig liaia d i lire M inistero d e l Tesoro. L. 15,704 + 6,271 J 15,270 + 97,949 15,512 — 384 30,640 — 431 » di gr. e giust.
» degli aff. est. » d e ll’ istr. pub. 3,555 - 67 6,720 + 12 4,553 l 529 4,8-7 5,161 + 464 8,270 4- 857 » d e li’ in tern o . 4,87) + 101 15,142 » d ei la v . pubb. 7,943 _ 55 13,421 18,516 — 5,373 » d . poste e tei. 7,995 — 1,653 + . 804 » d e lla gu erra . 20,5553 — 7,410 -r- 2,996 4),276 — 4,638 » d e lla m arina. » d e lla a gr. ind. 12,381 20,015 + 2,3)8 e com m ercio. 1,208 _ 151 2,652_ + ______ 1 ! Tot. pag. di b ila n c io . 99,315 + 648 275,8)5 i 91,724 Decr. m in ist. d i scarico. 9 + » lt_ + _______ 9 Totale p a g a m e n t i. 99,354 + 657 275,8li + 91,733