GAZZETTA SETTIMANALE
S C I E N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXXII - Vol. XXXVI
Firenze, 12 Marzo 1905
N. 1610
S O M M A R I O : La crisi ministeriale — La vita di una grande città — Giu s e p p e Pr a t o, Corrispondenza da Torino (Il problema finanziario municipale - II) — Società d’ Economia Politica di Parigi — R i v is t a b ib lio g rafica ; Doli. Carlo Cassola, I sindacati industriali. (Cartelli-Pools-Trusts - P r o f. L . Franchi, Codici e leggi usuali d ’ Italia - Em. Cauderlier, L ’ evoluzione economica nel secolo X I X - P r o f. D aniel Z olla, Questions agricoles d ’ hier d ’ aujord’ hui - F . Mauri/, Le Port de Paris hier et demain - Doit. André, E . Sagous, Le marin anglais - Crustacé F rayniez, Corporation et Syndicat - P rof. Passy, d ’ Estournelles de Constant, H . L a
Fontaine, A . Weiss, E . Bourgeois. G. L yon, Ch. Richet, La Paix et l ’ enseignement pacifiste — R i v i s t a eco n o m ic a : Cassa d i risparm io del Banco di N apoli - Capitale e lavoro in Inghilterra — La situazione del Tesoro
al 31 gennaio 1905 — La nuova convenzione lier il Benadir — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
Mentre scriviamo la crisi ministeriale sta per risolversi ; ma come il solito, vi è tale contraddi zione e confusione di notizie da non poter nem meno vagamente ricercare dietro a quali concetti fondamentali sia stata condotta a buon fine.
Sebbene i nostri uomini politici ci abbiano abituati a non vedere nei loro nomi nessuna de signazione stabile di tendenze e di programmi, tuttavia 1’ aver visto fare in questo momento indicazioni di possibili ministri al Tesoro ed ai Lavori pubblici di persone tanto sostenitori come contrari all’ esercizio di Stato delle strade fer rate, o tanto propensi che avversi a misure coer citive verso il personale in fatto di sciopero, lascia immaginare che nell’ imbastire il nuovo Gabinetto più che le cose imposero le persone.
Del resto, qualunque sia la soluzione che avrà la crisi, non abbiamo nessuna fede che il Governo risponda alle esigenze ed ai desideri del paese. In proposito non possiamo formarci nes suna illusione ; il Ministero che è caduto l’altro giorno, e per i precedenti dei suoi uomini e per le fortunate condizioni del bilancio da cui fu favorito, pareva che fosse fatto apposta per iniziare coraggiosamente una riforma tributaria. E se per non indebolire il bilancio in attesa della conversione della rendita, tale riforma non poteva avere per base sgravi abbondanti, poteva e doveva senza dubbio fondarsi sopra una gra duale trasformazione dei tributi, diminuendo per lo meno quella progressività a rovescio, che Fon. Giolitti nei suoi discorsi aveva proclamata come intollerabile per i contribuenti e incompatibile con uno Stato civile.
Ma il Ministero Giolitti, sebbene per molto tempo fosse Ministro delle Finanze l’ on. Luz- zatti, a cui non manca la capacità di fare, ha lasciato passare i mesi e gli anni senza far nulla e senza nulla concretare di decisivo. Da questo aspetto il Ministero cadde nella indi erenza, come tanti altri che lo hanno preceduto, perchè non ha
saputo imprimere alla pesante macchina dello Stato quel movimento foriero di riforme che sono una necessità per il paese.
Ma che cosa si può d’ altra parte sperare quando si sono sentiti fare per il Ministero del T e soro nomi come quelli dell’ on. Boselli o dell’ on. Ferraris Maggiorino, od anche dell’ on. R u b in i? Conosciamo ormai per lunga esperienza quali sono le loro idee ; animati, sia pure, da eccellenti in tenzioni, non hanno mai saputo concretare nulla di possibile, o per la meschinità delle loro vedute o per la eccessività dei loro progetti.
Su questo punto quindi, che oggi sarebbe la sola essenziale attesa, non vi è nulla da spe rare, nè dai vecchi nè dai nuovi Ministri. Sono anni ed anni che dalla bocca di questi uomini sentiamo lamentare il nostro disordine tributario e le iniquità che ne derivano, e arrivati al po tere e messi in grado di cominciare a riparare a tanto male, dimostrano di non aver nulla di pronto nella loro mente, di essere costretti a in traprendere studi, che tutti sanno essere un mezzo per non fare.
Ma che dire poi della questione ferroviaria, alla cui inesorabile scadenza mancano appena tre mesi? È serio che la Commissione, la quale esa mina i progetti dell’on. Tedesco, bandisca ai quat tro venti che continua i suoi studi quando non si sa ancora se Ministro dei Lavori pubblici sarà sempre 1’ on. Tedesco, o se gli succederà 1’ on. Carmine, o 1’ on. Lacava, o qualunque altro dei tanti nomi che si fanno ?
Non sembra che in Parlamento si facciano le cose per ischerzo prendendo un po’ troppo a confidenza il paese, sebbene si tratti di interessi di tanta importanza ?
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opinione, che furono devancés dalla abilità del Ministro novellino, l’ on. Tedesco, il quale si con portò in modo da ridursi al febbraio, cioè a quat tro mesi dalla scadenza delle Convenzioni, senza avere studiato o discusso alcun progetto di con tratto per l’ esercizio privato, e rendendo così inevitabile l’ esercizio di Stato.
E se rimanesse ai Lavori Pubblici l’on. Te desco ed arriverà il 30 giugno senza che il Par lamento avesse deciso, egli avrà senza dubbio il coraggio di assumere al 1° luglio 1’ esercizio di Stato per necessità di cose, lasciando poi al Par lamento deliberare sul fatto compiuto.
E questo si chiama governare con criterio e tutelare gli interessi della cosa pubblica ? Non ci vuole che un paese fiacco ed inerte come è l ’ Italia ed un Parlamento di così scarsa coltura come è il nostro, perchè questi fatti si compiano alla luce del sole, senza provocare una alzata di scudi.
Oggi non è più possibile eh« o una proroga pura e semplice delle attuali Convenzioni, alla quale sarebbe di ostacolo la situazione finanzia ria della Mediterranea e la poco buona disposi zione della Sicula di prestarvisi; e la quale poi sarebbe di danno immenso al servizio che proce derebbe disamorato e sfiduciato ; o l’ esercizio di Stato, assunto da una amministrazione imprepa rata, anche ad un semplice assestamento provvi sorio. Certo fu felice la scelta del comm. Bianchi, di cui tutti riconoscono la capacità e la inte grità; ma può un uomo bastare a così poderosa impresa non avendo intorno a sè uno stato mag giore che sia ad un tempo esperto e devoto ?
Si può credere che a tutto si possa riparare colla buona volontà e colla intelligenza; però ve dremo quali sacrifizi tributari dovrà fare il paese per ottenere che l’esercizio di Stato vada il meno male possibile.
Ma di tutto questo chi si occupa nella crise ? Non si sentono altri principi direttivi per risa nare la nuova amministrazione che questi : se e quanta prevalenza avranno gli zanardelliani, o se i radicali milanesi potranno o non potranno sostenere che abbia un posto considerevole que sto o quello, o se sarà chiamato il tale od il tal altro Ministro. Tutta la politica sta in ciò; gli interessi del paese, questo grande interesse dell’ esercizio ferroviario, che incombe sulla eco nomia della nazione e sulla finanza dello Stato, non ha nessuna voce in capitolo. L a soluzione della crise prende lo stesso aspetto della distri buzione delle parti in una compagnia comica per recitare una commedia. Le gelosie, le gare, i puntigli delle prime donne.... e dei primi uomini. E poi si lagnano del progresso del socialismo.
LA VITA DI DNA GRANDE CITTÀ
Milano occupa il secondo posto fra le città italiane in ragione di popolazione, ma viene certo in prima linea sotto molteplici riguardi e offre un campo di studi quale poche altre città nel nostro paese possono dare. Per questo, la sta tica e la dinamica di Milano presentano un
in-teresse vivissimo, che si può facilmente rilevare dalla pubblicazione annuale dei D ati statìstici a corredo del resoconto dell’Amministrazione comu- nale, pubblicazione dovuta alle_ intelligenti cure del rag. Gr. Ravizza capo-sezione di quel Co mune. E noi spigoleremo ora alcune cifre che varranno a illustrare le condizioni di vita della metropoli lombarda.
La sua popolazione supera ora il mezzo mi lione di abitanti; infatti la popolazione legale, esclusa la guarnigione, al Io gennaio 1904, era calcolata in 507,261 abitanti mentre un_ anno prima era stata ritenuta di 498,988 abitanti. Sono adunque 8273 individui acquistati da Mi lano in un solo anno. L a guarnigione oscillava in torno a 6200 uomini. I nati del 1903 sono stati 13,086 mentre i morti ascesero a 10,888; ma que ste cifre vanno completate con quelle relative agli immigrati e agli emigrati. Il bilanciò tra i partiti e gli arrivati si chiude con una ecce denza di immigrati di 6075 i quali, aggiunti alla eccedenza dei nati sui morti dànno appunto gli 8273 abitanti di aumento. Dal 1881 al 1903 gli immigrati raggiunsero il massimo nel 1900 con la cifra di 15,567 e il minimo nel 1892 con 8,639 persone. Quanto agli emigranti dal 1882 al 1903 oscillarono tra limiti di 2149 (1881) e di 4304 (1903 e 1890). Il forte numero degli immigrati dimostra quale potenza di attrazione abbia Mi lano e come non piccola parte dell’ aumento di popolazione sia dovuto appunto alla immigra zione.
Milano aveva nel 1871 261,985 abitanti e un secolo prima circa la metà di quella popola zione, nel 1881 arrivava a 321,839, nel 1891 a 414,551 e nel 1903 a 514,869 (compresa la guar nigione in ogni anno). Negli ultimi cinquantanni la popolazione milanese è più che raddoppiata e ormai essa è destinata ad accrescersi così da su perare forse, fra non molto, Napoli che aveva all’ ultimo censimento 563,540 abitanti.
12 marzo 1905 L ’ ECONOMISTA 163
a 10 nel 1900 e 1902. Fra le città con pii! di 100,000 abitanti, Milano e Torino sono quelle che hanno il minor numero di sposi analfabeti, se guite da Genova, Bologna e Firenze. Invece l’ analfabetismo predomina nelle città dell’ Italia meridionale e specialmente in quelle della Sici lia. Per non citare che i dati del 1902 mentre a Milano e a Torino si avevano 2 analfabeti ogni 100 sposi ; a Napoli se ne avevano 32, a Cata nia 44 e a Messina 48.
I nati-vivi appartenenti alla popolazione le gale nel 1903 furono 13,086 di cui 6594 maschi e 6492 femmine. Il numero delle nascite nella popolazione legale di Milano, salvo qualche ecce zione, va gradatamente diminuendo. Infatti, so pra 1000 abitanti si ebbero 35.12 nati nel 1876, 34.25 nel 1881, 33.65 nel 1886, 32.15 nel 1891, 28.27 nel 1896 e 25.91 nel 1903. Questo è un fatto generale. Quanto alla fecondità dei matri moni che secondo la consuetudine è calcolata, ri tenendo che i figli legittimi dell’ anno sieno il frutto dei matrimoni celebrati nell’ anno stesso, nel 1903 sopra 100 matrimoni si ebbero a M i
lano 3.17 0/q nati legittimi, esclusi i nati morti;
a Torino se ne ebbero 2.77 0/q, a Venezia 3.81,
a Verona 3,66, a Vienna 2.1 0/q, a Parigi 1.5,
a Berlino 2 0/0.
La fecondità della popolazione risulta invece dal rapporto fra il numero dei concepimenti e quello della popolazione e tale rapporto a Milano tende leggermente a diminuire; infatti, nel 1876 si avevano 3.60 concepimenti su 100 abitanti : nel 1886 se ne avevano 3.55, nel 1896 2.94, nel 1901 2.83, nel 1903 2. 69. Però la fecondità della popolazione sarebbe assai più giusto calcolarla so lamente sulle donne dai 15 ai 50 anni e pren dendo come base i dati ottenuti dall’ ultimo censi mento la fecondità della popolazione nel 1901, risulterebbe di 9.63 concepimenti ogni 100 fem mine.
Quanto alla mortalità il contributo massimo vien dato dagli individui che appartengono al Comune e vi dimorano abitualmente, la morta lità di tali individui è quella che caratterizza l’ ambiente cittadino e ne è il sintomo sanitario, mentre la mortalità della popolazione avventizia può essere in parte conseguenza delle condizioni sanitarie dei Comuni finitimi che riversano molti ammalati negli ospizi della città. I morti in Mi lano appartenenti al Comune nel 1903, ammon tarono a 9220. superando di 178 la cifra avuta nel 1902. I morti fuori di Milano appartenenti per cittadinanza al Comune furono 1668 cifra inferiore a tutte quelle avutesi dopo il 1882. Complessivamente la mortalità della popolazione legale (presente e assente) fu di 10,888. A meno di 30 giorni di età i morti furono il 7.7 0 /o ; da 1 mese a meno di 1 anno furono il 15.7 O/o ; da 1 anno a meno di 5 il 10.9; da 60 a meno di 70
il 13 e da 70 a meno di 80 1’ 11.6 0/q.
Seguendo il concetto di diversi cultori di statistica di ritenere per termine medio della vita umana il punto culminante (esclusi i primi 5 anni e quelli oltre gli 80), in cui il numero, dei morti g iu n g e. per poi decrescere, si ha che l’ età dai 60 a’ 70 anni rappresenta la vita nor male tanto per le femmine che pei maschi. Quanto all’ età media dei morti (che è il resultato ottenuto
dividendo pel numero dei morti la somma degli anni vissuti dai medesimi) resultò che pei morti nel 1903 da 1 anno in su, la media degli anni vissuti fu di 43.37, cifra superiore a quella ri scontrata in tutto il periodo dal 1886 in avanti. Pei maschi l’ età media in cui morirono (non te nendo conto però dei morti a meno di un anno) fu di 44.04 ; nel 1902 era stata invece di 43.31 ; per le femmine fu di 42.67 nel 1903 mentre era stata 42.31 nel 1902. Da 21 anni in su la vita media delle nubili si conserva sempre superiore a quella dei celibi', nel 1903 la prima fu di 48.17, la seconda di 44.15. Inferiore è invece l ’ età delle coniugate in confronto a quella dei coniugati, es sendo stata 47.03 per le prime e 55.93 per i se condi. Questo fatto che si ripete costantemente ogni anno, può in parte trovare la sua spiega zione dall’ altro che cioè le donne si coniugano in generale in età.inferiore a quella degli uomini.
Come si disse l’ aumento della popolazione milanese è dovuto in massima parte alla immi grazione. Nel 1903 immigrarono a Milano 10.379 individui di cui 4001 provenivano dalla provin cia di Milano; gli emigrati furono 4304 di cui 2033 si trasportavano in un altro Comune della Provincia. La maggiore immigrazione avviene costantemente nei mesi freddi. Quanto al luogo di nascita sopra 1000 immigrati 49.3 erano nati nel Comune, 338.2 erano nati nella provincia di Milano, 585.2 in altre provincie del Pegno e 27.3 all’ estero. Sopra 1000 emigrati i nati in Milano erano 300.9, quelli nati nella provincia 296.7, quelli nati in altre provincie 394.7 e quelli nati all’ estero 7.7.
Notevole è a Milano il movimento dei pas seggeri sulle tramvie cittadine. I biglietti distri buiti furono nel 1903 quasi 82 milioni contro 75 nel 1902 e 67 nel 1901. L ’ utile lordo derivante al Comune dall’ esercizio delle tramvie cittadine è stato di L . 1,479,680, mentre dieci anni prima, nel 1894, raggiungeva appena 308,154 lire.
Il volume dei D ati Statistici non essendo un vero Annuario completo non dà i risultati complessivi del bilancio del Comune, e in questo notiamo una lacuna e un difetto che andrebbero tolti nelle future pubblicazioni. Rileviamo però che il dazio consumo ha reso 15 milioni e mezzo fra dazio governativo, dazio addizionale e dazio comunale, mentre nel 1874 rendeva 7 milioni e mezzo soltanto. La tassa sul valore locativo ha procurato al Comune 1,090,525, quella di eser cizio e rivendite poco meno di un milione (959,622), quella sulle vetture e domestici 221,976 lire, la tassa per le tende e tavolini 121,417 e la parte spettante al Comune per la tassa sui velocipedi 82,088 lire, ecc.
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popolari e ai fabbricati sedi di scuole, ospedali, ecc., con gran vantaggio dell’ igiene.
Ci piace chiudere con queste notizie che di mostrano quanto sia andata migliorando Milano nei riguardi di un servizio di prima necessità. Del resto la metropoli lombarda dimostra in ogni manifestazione della sua attività civica un sen timento profondo dei doveri che incombono al- P amministrazione di una grande città e può es sere presa a modello da molte consorelle che invece si trastullano in discussioni senza venire mai a conclusioni pratiche e utili intorno a molti bisogni che dà troppo tempo aspettano un ade guato soddisfacimento.
Corrispondenza da Torino
Il problema finanziarlo municipale. (*)II.
Il punto più vulnerabile del progetto sta indiscutibilmente nella proposta di impianto idro elettrico.
Delle due grosse Società che oggi forniscono alla vita industriale torinese tale energia, la più antica {Piemontese p er l’ illuminazione elettrica) ebbe inizi fortunosissimi, subi trasformazioni di- mezzatrici del capitale, e fornisce tuttora alle proprie azioni ridotte un interesse non superiore al 4 O /o La Società Alta Italia, con un capitale versato di 10 milioni, un debito di ugual somma in obbligazioni 4 1/2, e un fondo fluttuante di oltre 11 milioni, vive anch’ essa vita stentatis sima, e, malgrado i suoi impianti tecnicamente ottimi, non ha finora guadagnato nulla, nè si trova in grado di compiere i necessari ammorta menti industriali.
D i fronte a tali successi delle iniziative pri vate, godenti dei « lauti monopoli sfruttatori », sembra almeno molto arrischiato presumer pos sibile una fruttifera concorrenza municipale. Il collocare fin dai primi anni la preventivata, esor bitante quantità di energia dipende disgraziata mente non dal desiderio dei relatori, ma dal grado di richiesta che si verifica tra il pubblico : nè di tale ricerca pare sia sintomo molto promettitore la grossa somma di forza invenduta che le So cietà tengon finora disponibile. Coi dubbi che molti industriali incominciano ad elevare circa la convenienza della sostituzione elettrica ai vec chi motori, non è punto sicuro che la fortuna di tali impianti debba essere, di necessità, continua e progressiva. E ’ certo ad ogni modo che la grossa riserva posseduta dalle Società lor darà modo di valutare intanto completamente il mer cato, ponendosi in grado così di accettare nelle condizioni per esse più vantaggiose la guerra di concorrenza che il Municipio lor verrà intanto, con burocratica lentezza, apprestando. E i 2000 H P. preventivati venduti fin dal primo anno (1908), i 7000 da esitarsi prima del 1911, rimar ranno, per necessità di cose, puramente ipotetici.
(1) Vedi L ’Economista del 5 corrente.
Concedendo però anche avverato il sogno ot timistico dei relatori e sbocciata come per in canto la fitta fungaia di compratori che ci si promettono, l’ operazione non cesserebbe di essere fra le più problematiche, dato il preventivo ri dicolmente basso delle spese di esercizio (500,000 lire per 7 a 8,000 H P. mentre la Società Edison, per esempio, le calcola a non meno di L. 100 per cavallo, minimo che sarà certo superato nel caso nostro) ; 1’ artifiziosa ripartizione degli interessi del prestito, i quali verranno a gravare in realtà in misura notevolmente più alta sui primi eser cizi, da cui nessun profitto e attendibile ; ed il calcolo troppo modesto delle spese d’ impianto, che oltrepasseranno, secondo ogni probabilità, di almeno 1/4 i 9 milioni previsti.
Su questi motivi si fondò essenzialmente l’or dine del giorno recisamente contrario votato in proposito, a grande maggioranza, dalla Società fra gli Ingegneri Torinesi, soli veramente^ com petenti a giudicare, in base ad elementi di fatto indiscutibili, i termini di un progetto alla cui elaborazione economica mancò il concorso, in que sto caso indispensabile, di qualche uomo pratico, d’ autorevolezza universalmente riconosciuta, e per esperienza propria non ignaro degli impre visti e delle alee minaccianti le intraprese com merciali ed industriali basate su inconscie o vo lute reticenze ed inesattezze di preventivi.
A critiche non meno acerbe dà luogo la progettata conduttura dell’acqua potabile, la quale tuttavia, è d’ uopo riconoscerlo, conserva sull’ im pianto idro-elettrico il grosso vantaggio di mi rare a concludere un problema, la cui soluzione è imperiosamente richiesta da una parte rag guardevole della cittadinanza.
Il male è che riesce difficile persuadersi che il metodo proposto sia proprio il men costoso e il più sicuro.
Esiste a Torino un’ antica Società concessio naria dell’ acqua potabile che trascinò in sul principio e per molt’ anni vita travagliata a se gno da trovarsi più d’ una volta sull’orlo del fallimento. Anche ora, dopo mezzo secolo di eser cizio, essa distribuisce agli azionisti un dividendo
di poco superiore al 5 0/q- L ’ invèstimento in
Rendita dello stesso capitale avrebbe procurato, durante questo lungo periodo, ai portatori di quelle azioni, un risultato assai piu lucrativo che non abbia loro concesso questo esoso monopolio. Ciò nondimeno il Municipio (che e legato alla Società, alla scadenza della concessione, da patti di riscatto sulla base degli utili), ha da qualche tempo adottato contro essa un atteggiamento di sistematica diffidenza e di ostilità decisa, che inducendola a limitare, nell’ incertezza del futuro, il perfezionamento delle proprie condutture, ha dato buon gioco agli interessati per proclamarla incapace di sopperire ai bisogni della crescente richiesta cittadina.
Frutto dell’ incresciosa tensione di rapporti, il presente progetto, il quale, senza neppure oc cuparsi dell’ esistenza dell’ acquedotto anteriore, propone al Municipio di costruirne uno proprie, per colpire al cuore, con una implacabile con correnza, la vitalità del vorace monopolio capi talistico.
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molti — non è che apparente, dacché il riscatto degli impianti attuali, sulla base contrattuale prestabilita, si compirebbe ora in condizioni ot time (non occorre esser gran finanziere per sco
prirlo), essendo le obbligazioni municipali 4 O/q
quotate alla pari, mentre le azioni della Società si capitalizzano al saggio del 5 0 /o ; e si evite rebbero così i pericoli di una competizione, nella quale la Società, padrona antica del campo, ha tutte le probabilità di riuscire, per quanto dan neggiata, finalmente vittoriosa. Ma, ammettendo pure che il differire le trattative di riscatto fino al giorno in cui il Comune sia in grado di af frontarle armato d’ una minacciosa arma di con correnza possa essere consigliabile, converrebbe però che il progetto si presentasse tale da assi curare, per copia e qualità d’ acqua, vantaggi indiscutibili sulla conduttura privata preesistente.
E ’ invece appunto a questo proposito che il verdetto dei migliori tecnici- ha fatto sorgere nel pubblico i dubbi più inquietanti, ingenerando il sospetto che la presa d’acqua alpestre di decan tata bontà debba fornire alla prova un quanti tativo ben più esiguo del promesso, obbligandoci a ricorrere a fonti del sottosuolo, probabilmente non migliori delle attualmente utilizzate.
La spesa d’ altronde — calcolata bassissima anche in questo capitolo — supererà, se si vuol fare sul serio, di almeno 5 o 6 milioni la somma stanziata, con quale sconvolgimento di tutti i preventivi non è chi non veda.
Che sarà poi se i Comuni delle regioni ove avverrebbe la presa insorgeranno, come minac ciano, a tutela di precedenti, trascurati diritti, trascinando la città in un ginepraio di inestri cabili, costosissime controversie legali, fin dai primi anni di tentato esercizio ?
Ridotti così, per non dir quasi annullati, i profitti che dalle due imprese si ripromettono, con quali mezzi si vorrà fronteggiare il servizio dall’ ingente debito fiduciosamente creato ?
Par assegnamento sul milione di disponibi lità annua, che la Giunta ha dichiarato neces sario al retto funzionamento della operazione proposta, pare piuttosto temerario che sensato. L ’ andamento degli ultimi bilanci è, in questo senso, tutt’altr.o che rassicurante. L ’aumento delle spese ordinarie è tale da impensierire : in 7 eser cizi esse son cresciute di 2,500,000 lire, ossia di 6000 lire al, giorno, pei soli servizi municipali ordinari. « E un crescendo rossiniano, osservava il corrispondente del Corriere della Sera, a cui corrisponde la diminuzione, e si può ben dire la scomparsa degli avanzi di bilancio. Sotto la ri gida e severissima amministrazione dell’ ex—as sessore Depanis, la città di Torino poteva van tarsi di avere nel suo bilancio due riserve per far fronte ad ogni straordinaria emergenza : una riserva occulta, proveniente dal maggior gettito effettivo del dazio consumo sul previsto ; una palese, risultante dal sovrappiù delle entrate pre viste sulle spese previste. Ma la prima purtroppo è andata assottigliandosi, da 1,5 ->1,937 lire nel 1902, a 792,000 nel 1903, a circa 400,000 nel 1904, e scomparirà sicuramente (lo ammettono Sindaco e Assessore delle finanze) nel 1905. La seconda, da 1,321,909 lire nel 1903 è scesa a 980,959 nel 1904, a 788,979 nel 1905.
Supremo ricorso in' caso di bisogno resterà, è vero, negli anni prossimi, a disposizione del Municipio, una considerevole quantità delle per mutate aree alienabili: ma, se la vendita può riuscirne non svantaggiosa ove sia fatta, con prudenza, a gradi, e lasciando maturare il valore dei terreni, sarebbe follia credere che il gettarne improvvisamente sul mercato una massa così in gente non dovesse contribuire ad accelerare ed aggravare la crisi edilizia, che la fabbricazione febbrile degli ultimi anni, sproporzionata all’ ac crescimento demografico della città, minaccia or mai prossima. Gli estimatori delle aree, d’altronde, non tennero, crediamo, un conto sufficiente della difficoltà grandissima che si incontrerà per esi tare il fabbricato o il suolo di parecchi tra gli edifizì acquistati, la infelice ubicazione dei quali non dà speranza di alcuna fruttifera trasforma zione in case di reddito.
Concretati dunque nella loro ragionevol en tità i sognati cespiti di introito delle due imprese industriali ; dimezzato almeno il milione di di sponibilità annua di bilancio ; aumentata la spesa per il maggiore importo dei vari impianti: delusa la speranza, troppo puerile a dir vero, di veder alleggerito dal Governo il Comune di alcuni grossi pesi (la pubblica sicurezza p. e.), come potrà sal varsi la finanza torinese dalla dolorosa necessità di cercare in un aggravamento tributario la con servazione del pareggio ?
In queste condizioni, il presagire prossima la comparsa di qualcuna di quelle imposte a larga base delle quali fu vanto della finanza no stra l’ aver saputo far a meno finora, non è molto malagevole profezia. Ma appunto per essersi osti nata a celarlo, merita biasimo, a parer mio, la Giunta Torinese. Tacendo la necessità di chiedere prèsto alla tassa di famiglia o di valor locativo i milioni (da 1 a 2 almeno) indispensabili ad as sicurare la solidità dei futuri bilanci, essa ha dato prova di una mancanza di sincerità che, specie in materia di danaro pubblico, è vera e gravissima colpa.
Se anche, per un favore affatto imprevedi bile di circostanze, le operazioni escogitate do vessero superare il più iperbolico ottimismo, dando torto ai calcoli pacati di chi considera le imprese in base a criteri positivi di probabilità, non a possibili colpi di immeritata fortuna, la sanatoria del successo non scemerebbe la responsabilità di chi, inseguendo vantaggi ipotetici, lancia la finan za comunale in piena avventura: — come qua lunque favoloso guadagno non assolverebbe la colpa di quel mandatario il quale, ingannando il mandante, non si peritasse di arrischiare in spe culazioni di borsa il danaro che gli è affidato, con indicazione precisa di impiego e di scopo, a
beneficio della commessa gestione.
L ’ ECONOMISTA 12 marzo 1905 106
vigliare se il preconcetto e la retorica abbian fatte le spese della discussione che precedette 1’ accoglimento dell’ omnibus finanziario per parte del nostro Consiglio. Alla fiera requisitoria del Depanis, sorto a calorosa difesa d’ un pareggio eh’ è in gran parte opera sua: alle parole con vinte di Cesare Lombroso, risposero, come era da aspettarsi, accuse vaghe di tendenze misoneistiche e di paurosità retriva, cui si contrappose la fede in uno sviluppo indefinito e grandioso delle forze e delle attività di Torino. E la maggioranza ot tenuta raccolse la più variopinta disparità di tendenze. Abbiamo sentito dei consiglieri liberali rammaricarsi di aver dovuto approvare in blocco e senza convinzione provvedimenti tutt’ altro che buoni, al solo fine di non dimostrar sfiducia nel- 1’ amministrazione, provocando una crisi d’ esito troppo problematico. E un consigliere socialista fra i più colti mi confessava , candidamente la sera del voto : « Leggo da due mesi articoli e « pubblicazioni tecniche contrarie al progetto, « scritte da persone interessate nelle Società « monopolizzatrici. Come non votare, dopo ciò, « in senso favorevole ? »
Da tanto cosciente concordia di convinci menti scaturì l’ approvazione largita a tutte le proposte, dopo la caduta dell’ ordine del giorno col quale l’ ex-assessore Depanis ne chiedeva, non la reiezione, ma una disamina più seria in base ad una più accurata distinzioni di parti.
Alcuni anni sono, discutendosi l’ impianto dei tramways, elettrici, Galileo Ferraris consigliere osò esprimere e sostenere qualche sua convin zione d’ indole esclusivamente tecnica : e il Con siglio Comunale di Torino, illuminato da migliori competenze scientifiche, lasciò in minoranza schiac ciante il suo ordine del giorno.
Il benemerito consigliere Depanis può con fortarsi oggi nel ricordo. La storia si ripete.
Torino, 9 marzo 1905.
Gi u s e p p e Pr a t o.
Società d’ Economia Politica di Parigi
Oggetto di discussione nella seduta del 5 gen naio 1905 furono le tariffe americane, la questione delle ferrovie degli Stati Uniti,'] l’ impiego dei ca pitali francesi in valori americani e la Banca di Spagna e la situazione economica della Spagna.
Aprì la discussione M. Yves Guyot, reduce da un viaggio di studi in America e rispondendo al l’ invito di comunicare all’ Assemblea le sue im pressioni sul regime economico degli Stati Uniti, accennò alle questioni sollevate dal Messaggio del Presidente Roosevelt, del 6 dicembre, spe cialmente per ciò che egli ha detto sulle tariife ferroviarie: « L ’atto più importante della legi slazione doveva esser quello di conferire all’ In terstate Commerce Commission il potere di rive dere le tariffe e i regolamenti delle ferrovie, le tariffe rivedute entrerebbero in vigore immedia tamente e sarebbero definitive, a meno che la Corte di revisione non le-modifichi ». Se questa misura non sarà adottata, non v ’è che un’altra
I alternativa, più radicale — aggiunse Roosevelt __ed è l’ ingerenza dello Stato nelle ferrovie.
Si tratta di aumentare i poteri dell’Interstate Commerce Commission contro le discriminutions o tariffe di favore. Ma a negare tale competenza dell’ Interstate Comtnerce Commission si osserva che le ferrovie sono proprietà private e che la loro vera proprietà consiste nelle tariffe, le quali appunto garantiscono la rendita alle loro azioni e il servizio delle obbligazioni. Le ferrovie non posson subire che la legge naturale degli affari ; e già le Società hanno presa l’ iniziativa di ab bassare le loro tariffe.
La questione è grave e i giornali hanno osser vato che quel Messaggio ha già avuto ripercussioni forti nel credito delle Compagnie ferroviarie, al mo mento della crisi finanziaria dei 7 e 8 dicembre. Il secondo punto del Messaggio che ha solle vato una grave questione, è quello che si rife risce alle corporazioni, titolo ufficiale dei trusts. La sorveglianza sui trusts da parte del Governo ha servito di base alla campagna elettorale con tro Roosevelt. E poiché le operazioni loro si esten dendone. su tutto il territorio degli Stati Uniti, non possono essere considerate come Società locali, ma dovrebbero essere sottoposte a una legge federale : « Il Governo federale solo può trattare colle corporazioni », dice il Messaggio, nel quale Roosevelt ha fatto una distinzione morale tra i buoni e i cattivi trusts, che la legge non potrebbe seguire.
Ricordò M. Guyot la conferenza in cui Beck, al Pierre Businell College di Filadelfia, denun ciò la politica di « moneyphobie » come minac ciosa e contraria allo sviluppo morale e mate riale dei popoli.
Ricordò che egli è stato tra quelli che non
si sono spaventati dai trusts americani: per
non costituire essi dei monopoli assoluti, la sciano sempre possibile la concorrenza. ■
Le tariffe doganali, egli disse, preservando le industrie degli Stati Uniti contro la maggiore concorrenza, sono state in realtà le madri dei trusts, secondo l’espressione usata alla Industries Commission. Si attendeva l’annunzio di una ses sione di primavera per la revisione delle tariffe, ma Roosevelt, cedendo all’ opposizione di alcuni senatori repubblicani-, secondo i quali si sarebbe così diviso il partito, ha serbato su questo punto il silenzio. Tuttavia si parla della nomina di una Commissione che preparerebbe questa revi sione per la sessione di autunno.
Del resto — notava M. Guyot — le tariffe non impediscono al commercio internazionale di svi lupparsi, ma le nazioni protezioniste pagano di più gli oggetti che potrebbero avere a miglior mercato se fosse lasciato libero il corso naturale dell’ of ferta e della domanda. L e relazioni tra gli Stati Uniti e dell’ Europa non cesseranno di aumentare, i e non solo le relazioni commerciali, ma anche
I
quelle finanziarie. E ’ assai increscevole — dicevain fine — che i capitali francesi non siano me glio informati dell’ impiego che potrebbero fare [, nei valori industriali, nelle obbligazioni delle
fer-I
rovie degli Stati Uniti. È vero che gli Stati Unitie P Europa sono troppo lontani ma non cessano di avvicinarsi.
12 marzo 1905 L ’ ECONOMISTA
diede luogo a discussione fra M. M. Alfredo Ney- marcl^ e Paolo Leroy-Beaulieu. Il Neymarck non è d’accordo col Leroy-Beaulieu sull’impiego in valori americani, specialmente obbligazioni delle ferro vie americane. Non gli ispirano fiducia, e non possono, a suo avviso, convenire al piccolo ri sparmio francese, modesto e tranquillo: i corsi sono incompleti, ora seguono il listino di Londra, ora quello di N e w -Y o r k ; mancano informazioni esatte sulle Compagnie americane ; e i titoli sono di un valore troppo elevato per le abitudini del pubblico francese. Anche M. Sayous trova assai pericoloso il dirigere il risparmio francese sulle obbligazioni delle ferrovie americane; teme che i capitalisti francesi non si volgano ai valori buoni che rendon meno, ma a quelli di Compa gnie poco solide. Leroy-Beaulieu, pur riconoscendo quali difficoltà si oppongono all’ impiego dei ca pitali. francesi nei valori americani, continua a credere che molti di essi sono migliori dei mi gliori tra quelli francesi e inglesi. E non solo le ferrovie, ma anche molte imprese industriali ame ricane offrono, insieme ad una rendita remunera- trice, serie garanzie di sicurezza.
Quanto alla quotazione di N ew -Y ork M. Sayous non la ti'ova di fettosa : disse che al Broad- Street si indicano i corsi effettivamente praticati minuto per minuto.
Tra le cause che impediscono l ’ impiego, in Francia, delle obbligazioni delle ferrovie degli Stati Uniti, M. Neymarck segnalò specialmente l’ importanza degli oneri fiscali, che incontrerebbe la circolazione di quei titoli. Disse che il regime fiscale francese sulle azioni e obbligazioni stra niere è uno dei più severi ; un regime proibitivo e di protezionismo, che ha per conseguenza di allontanare dal mercato i migliori valori stranieri e di lasciarvi penetrare quelli meno buoni per non dire altrimenti.
M. De Coloyon invece non ravvisa codesto carattere così proibitivo delle imposte francesi: disse anzitutto che, a parte forse l’ Inghilterra, nessuna nazione ha, da trenta anni in qua, im piegato quanto la Francia i suoi capitali in ac quisto di valori esteri: osservò poi che le tasse relative alle azioni e obbligazioni straniere non sono state stabilite che in applicazione del prin cipio di equivalenza relativamente ai valori fran cesi soggetti pure alle stesse tasse. Accordando uno sgravio ai valori esteri, per mantenere il principio bisognerebbe far egual trattamento a quelli nazionali; e la situazione del bilancio, non sembra permettere, nel momento attuale, tale riduzione di imposte.
Anche il problema economico del cambio in Spagna fu oggetto di discussione nell’ Assemblea : M. Riu spiegò perchè la crisi del cambio si prolun ghi ; perchè cioè non è possibile — egli disse — ot tenere la riduzione della circolazione dei biglietti. Da una parte la Banca fa prestiti allo Stato, che cede in garanzia della rendita, e d’altra parte la stessa Banca presta dei capitali a una folla di Società industriali che non rimborsano che molto lentamente i fondi ricevuti. Anche M. Neymarck rileva che il male è l’ intervento troppo grande del Tesoro negli affari della Banca di Spagna. In uno studio che pubblicherà ha riscontrato che la parte produttiva della Banca, proveniente dalle
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operazioni col Tesoro ha raggiunto proporzioni eccessive; esse spiegano perchè la circolazione fidu ciaria in Ispagna sia tanto elevata. Quando invero la Banca di Spagna fa delle operazioni col Te soro, emette cioè carta, biglietti di Banca e riceve in cambio valori di Stato. Per ridurre la circolazione dei biglietti bisogna dunque che la Banca realizzi quei valori che ha in portafo glio: quanto minore sarà codesta circolazione, tanto più il cambio migliorerà.
Convenne in queste osservazioni M. L e ro y - Beaulieu che, riconoscendo adulterato il carattere della Banca per le troppe aperture di credito per sonale a certi Istituti, dichiarava doversi prote stare energicamente contro la condotta della Banca di Spagna.
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Dott. C a rlo C a s s o la . - l sindacati industriali.
(Cartelli-Pools-Trusts). — Bari, G. Laterza e Figli 1905, pag. 341 (L. 3.50).
Con vero piacere segnaliamo questa opera del giovane Autore, perchè tra i molti libri che trattarono in questi ultimi tempi l’ argomento dei sindacati industriali, essa occupa certamente un posto onorevolissimo, per larghezza di dottrina e per acutezza di osservazione.
L ’Autore divide il suo lavoro in due parti distinte; nella prima ci dà la discussione teorica dei sindacati cercandone il concetto, la causa, la forma ed i limiti ; nella seconda tratta dei trust americani e della loro azione economica e sociale.
Non è imputabile all’Autore, da pochi anni laureato, se qualche menda si può rilevare. A d esempio, egli definisce lo scopo dei sindacati quello di « elevare o mantenere il saggio dei profitti » : non si negherà che il più delle volte tale sia lo scopo ultimo, ma non è raro il caso che l’elevamento od il mantenimento del saggio dei profitti sia più una conseguenza che una causa della costi tuzione dei tru st; se ne videro sorgere^ infatti per disciplinare la produzione dietro certi criteri, 0 per guidare e regolare il consumo nel tempo e nello spazio, ed anche per rendere possibile il progresso della industria non consenti alle pic cole Società. Ci è pure sembrato che l’ Autore voglia di troppo separare il protezionismo ed il fenomeno dei sindacati. Nessun dubbio che i sin dacati potrebbero sorgere anche in regime di li bero scambio, ma nessun dubbio del pari che il protezionismo è il terreno adatto di coltura per tali istituzioni.
168 L ’ ECONOMISTA 12 marzo 1905
P r o f. L. F r a n c h i Codici e leggi usuali d’Italia. — M ilano, TJ. Hoepli 1905, 2 voi. pag. 2855 (L . 12.50 ciascuno) seconda edizione.
E ’ una l'icerca affannosa quella di trovare un metodo che permetta a chi ne ha bisogno di trovare con facilità le disposizioni legislative so pra un dato argomento. L ’ Autore ne ha appli cato uno, che per molti aspetti sembra buono, sebbene un giudizio definitivo non possa farsi se non dopo un sufficiente uso dell’ opera.
Il primo volume contiene i Codici, questo secondo, di cui sono uscite due parti, quella che comprende le voci dall’A al D e quella dalì’ -E al P , contiene le leggi usuali. Premesso lo Statuto del Regno, l’Autore lia raggruppate poi le altre leggi in tante voci per ordine assolutivo sotto ognuna delle quali vengono riportate le singole leggi e regolamenti.
Ancora non è uscito l’ indice cronologico ed alfabetico che chiuderà la terza parte, ed allora sarà più facile giudicare della utilità del si stema.
Intanto questo paziente ed intelligente la voro ha certo incontrato il favore del pubblico se in pochi anni il comm. Iloepli ha creduto di pubblicare nei suoi Manuali la seconda edizione riveduta e corretta.
Riservandoci di accennare nuovamente a questo lavoro quando uscirà il terzo volume, in tanto lo segnaliamo ai nostri lettori come un utile stroinento per chiunque abbia bisogno di consultare sollecitamente le leggi nazionali.
Em . C a u d e r l ie r . - L ’ evoluzione economica nel se colo X IX . — R om a, Società E dit. Laziale 1904, pag. 817 (L. 2.50).
Di questa importante opera abbiamo già dato più ampia notizia nel fascicolo del 26 aprile 1903, N. 1512 del nostro Economista, quando venne pubblicata in Belgio coi tipi H. Lamertin. Inu tile quindi per i nostri lettori che ripetiamo qui il giudizio esplicitamente favorevole che abbiamo dato allora di questo lavoro.
Bene ha fatto la Società Editrice Laziale nel pubblicarne la buona versione italiana del sig. A l berto Geisser, il quale ha intercalato al testo alcune note interessanti e vi ha aggiunto uno studio sui salari industriali in Italia nella se conda metà del secolo X IX , che va segnalato come una eccellente monografia sull’ argomento. Eccellente, diciamo, sia per il metodo seguito, sia per la copia dei dati raccolti, sia infine per le saggie osservazioni fatte dall’ Autore.
Il signor Geisser dimostra l’ aumento note vole dei salari conseguitosi in Italia negli ultimi
50 anni, e ne cerca le cause con line indagine, i
concludendo con questa osservazione che ripor tiamo per coloro che da ogni avvenimento con trario alle loro idee aspettano la fine del mondo : « organizzazioni e scioperi, egli dice, non possono ottenere aumenti di mercede, che non sieno de terminati e consentiti dalle condizioni intrinseche della produzione ».
E d è questa la legge economica che può su bire, come tutte le leggi, qualche infrazione, ma nè durevole, nè eccessiva.
P r o f. D a n ie l Z o ll a . - Questions agricole» d’ hier d’aujourd’hui. - - Paris. A . Colin 1904, pag. 282 (l'r. 8.50).
Il competentissimo Autore, insegnante nella Scuola nazionale di agricoltura a Grignon, di scute in questo volume di varie questioni, non nuove a dir vero, ma sempre interessanti perchè non mai risolute, riguardanti l’ agricoltura.
Sopra due punti principali si trattiene a di scutere: quello dell’ insegnamento agricolo a cui consacra i tre primi capitoli-, rilevando quanta piccola parte del bilancio sia ad esso consacrata ; come gli alunni che seguono quegli studi non trovino poi adeguata carriera; quale sia la con dizione degli insegnanti, sia dal punto di vista del loro reclutamento, sia da quello del loro trat tamento ; infine esamina con larghezza'di vedute la riforma apprestata colla legge del gennaio 1904 alle scuole pratiche di agricoltura, e ne fa risal tare le insufficienze e le lacune.
Il secondo punto trattato dall’ Autore è quello dell’agricoltura di fronte al recente fenomeno della associazione; e con molta acutezza l’ Autore rileva i pericoli ed i vantaggi di tale stromento ove non sia usato in modo da sodisfare alle esi genze tutte speciali della agricoltura.
Altri argomenti tratta 1’ Autore nei succes sivi capitoli, sia per ciò che riguarda i prezzi di alcune principali derrate come il vino, ed il fro- mento; sia per le latterie cooperative e per le as sicurazioni contro la mortalità del bestiame; sia
sulla distribuzione della piccola proprietà in
Francia ed in Inghilterra; sia infine sulle im poste che gravano la terra.
Il tutto è dettato con molta chiarezza e con rara cognizione degli argomenti trattati.
F. M a u ry . - Le Fort de Paris hier et demain. — Paris, Gluillaumin et C., 1904, pag. 279.
Il porto di Parigi ha origini antichissime e non fu l’ ultima delle cause di sviluppo della grande città ; volta a volta tutti i regimi consa crarono progetti e lavori per il mantenimento ed il miglioramento del porto; oggi è prevalsa però l ’ opinione che l’ estendersi delle strade ferrate renda inutile o poco utile adattare il porto ai nuovi maggiori bisogni.
L ’ Autore non è di questo parere e spera' che valga a dimostrare erroneo tale giudizio, il far conoscere in poche pagine i servigi che ha resi da un secolo il porto di Parigi ed i progetti che furono fatti per ingrandirlo.
Da ciò il lavoro che presentiamo ai nostri lettori.
L ’ Autore omettendo tutta la storia più an tica, parte dall’ anno V i l i della Repubblica e de scrive lo stato nel quale si trovava allora il porto, si sofferma sui lavori fatti sotto il Conso lato e l’ Impero creando il porto de la Villette, come esso abbia prosperato nei trenta anni dal 1815 al 1845; ne rileva quindi la crise e la tra sformazione nel decennio 1845-1855; la ripresa durante il secondo Impero, e la nuova espan sione dal 1875 al 1903.
12 marzo 1905 L ’ ECONOMISTA
portanza del porto con raffronti internazionali, ed enumerando i vantaggi che arreca agli abi tanti di Parigi.
L ’ opera interessante è completata da uno schizzo del porto, e da tavole statistiche sul suo movimento.
D o tt. A n d r é - E. S a y o u s . - Le maria anglais. — P aris, L . L arose e t L . Tenin, 1905, pag. 163 (fr. 3).
L ’ Autore è Segretario generale della « Fede razione degli industriali e commercianti francesi » e fu incaricato dalla Federazione stessa a com piere una inchiesta sugli equipaggi della marina mercantile, specialmente dal punto di vista della « questione sociale in mare ». Il dott. Sayous ha compiuta tale inchiesta e nel volume che pre sentiamo ai lettori ha riuniti i documenti rac colti, promettendo di riassumere in seguito le sue osservazioni e di presentare le sue conclusioni.
Lo studio è fatto quasi esclusivamente sulle condizioni dei marinai della marina mercantile inglese, come, del resto, è indicato dal titolo del libro; appena per incidenza qua e là è fatto cenno alla marina di altri paesi. L ’ Autore espone quali sieno le leggi ed i regolamenti in vigore sulla materia; il modo con cui funzionano i sin dacati dei marinai, degli ufficiali e degli arma tori, il modo di ingaggio e della composizione degli equipaggi; le misure di sicurezza per i periodi di viaggio, sia rispetto al numero dei marinai, sia rispetto alla navigabilità del basti mento. Tratta quindi del modo di vita dei ma rinai, della potestà del capitano, delle misure di disciplina, dei casi di infortunio e dei licenzia menti.
L ’Autore in una brevissima conclusione ri leva che le condizioni dei marinai inglesi sono molto migliorate nell’ ultima metà del X I X se colo, e per due cause principali : il progresso in genere della classe operaia, la prima; l’ inter vento della legge, la seconda. Crede però che ab biano ragione coloro i quali ritengono impossibili, date le attuali condizioni della marina mercantile, ulteriori notevoli miglioramenti, se tali condi zioni non mutano.
Attenderemo volentieri lo svolgimento di que sta tesi nel volume che l’ egregio Autore promette. G u s t a v e F a g n ie z . - Corporation et Syndicat. —
P aris, V. Lecoflre, 1905, pag. 198 (fr. 2). Il tema ohe si propone l’ Autore di questo importante volume è il seguente : — Come le cor porazioni dell’ antico regime decaddero per la loro alleanza col potere reale, che in cambio della pro tezione che ad esse accordava, chiedeva larghi profitti finanziari, cosi le odierne associazioni dei lavoratori diventano alleate dei partiti popolari politici ed in cambio dei servigi che essi pre stano, sono tenute schiave delle esigenze parla mentari e politiche dei partiti stessi. In questa alleanza eterogenea sta il germe della decadenza di queste associazioni che vengono sfruttate dalla politica, allucinate dal miraggio di nuovi ordina menti radicalmente diversi dagli attuali e dai possibili e intanto perdono di vista la tutela dei loro veri ed immediati interessi.
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Per dimostrare la sua tesi l’ Autore studia prima la storia delle corporazioni sotto l’ antico regime; quindi le associazioni professionali da dopo la Rivoluzione sino ai nostri giorni; esa mina quindi i Sindacati contemporanei ; descrive le unioni dei Sindacati patronali e poi le Asso ciazioni professionali operaie.
L ’illustre membro dell’Istituto di Francia, pro fondo conoscitore della storia, tratta con grande dot trina e con acuta logica l’argomento. Egli crede che sia ancora prematuro un giudizio per una possi bile legislazione che dia la capacità legale alle associazioni operaie, ancora in istato embrionale; ma che. soltanto quando avranno maturata la loro evoluzione e si saranno acquistata la autorità morale che non può derivare se non da servigi resi alla società, allora sarà il caso di vedere il modo di conciliare gli interessi veri del lavora tore con quelli del consumatore.
Prof. P a ssy , d ’ Estou rn elle s de C o n sta n t, H. La Fontaine, A. W e i s s , E. Bo u rg eo is, G. Lyon, Ch. liichet. - La Paix et l’ensei- ynement Pacifiste. — P aris, F . A lcan, 1904, pag. 278.
In questo volume, presentato da una prefa zione dell’ illustre Maestro Fr. Passy, sono rac colte dieci Conferenze, che alcuni membri del gruppo parlamentare francese, hanno tenuto nelle sale della Scuola degli Alti Studi Sociali, nell’ in verno 1902-903.
Il notevole successo di quelle Conferenze, ha determinato il solerte Editore F. Alcan a pubbli carle in un volume, affinchè il successo non avesse a spegnersi col tempo.
Gli argomenti trattati sono : La diplomazia e la politica della pace; — 1’ Economia politica e la pace ; —• il Bilancio internazionale della pace ; — il Diritto e la pace; — la Filosofia della pace; — la Storia della pace ; — la Scuola e la pace ; — la Letteratura e la pacé. In appendice il vo lume contiene una Conferenza dell’ on. F. Passy tenuta alla scuola di Medicina di Parigi nel 1867 col titolo: La guerra e la pace; ed un discorso tenuto dall’ on. d’ Estournelles de Constant alla Camera dei deputati nel 1902, che tratta: L ’ ab bozzo di una politica europea.
L ’ attrattiva degli argomenti discussi, la fama degl: oratori, e la alta forma usata, rendono que sto volume veramente prezioso.
J.
R
ivista
E
conomica
C a s s a di r is p a rm io del B a n c o di N a poli. — Il movimento dei depositi e rimborsi della Cassa di Risparmio del Banco di Napoli, durante il mese di gennaio 1905, è stato il seguente :
Depositi...L. 6,793,819.20 R i m b o r s i ... » 4,451,297.09 Eccedenza dei depositi sui rimborsi L. 2,342,522:11
170 L ’ ECONOMISTA 12 marzo 1905
C a p ita le e la v o r o in In g h ilte r r a . — La
Labour Gazette, passando in rivista l ’anno industriale
1904, nota che non si sono mai constatate in Inghil terra così poche contese fra capitale e lavoro, e così pochi scioperi come in tale anno, che pure fu uno dei meno favorevoli all’ impiego della mano d ’ opera, avendo portato una grande riduzione nei salari e nelle ore di occupazione.
Ed a conforto della sua affermazione, riporta la seguente statistica :
Dispute Scioperanti giornate di lavoroPerdite
1893 G15 634,301 30,467,765
1897 864 240,267 10,545,528
1901 642 179,546 4,142,287
1904 334 84,922 1,416,266
La Labour Gazzette attribuisce il decrescere degli scioperi alla crisi industriale che il Regno Unito attra versa. Gli aperai danno battaglia per un migliormento di salari nelle annate buone te quando si accorgono che la domanda di lavoro è insistente. Invece dalla metà del 1900 ad oggi il numero dei disoccupati è sem pre venuto crescendo in Inghilterra e gli operai sono divenuti prudenti.
Le industrie specialmente affette dalla crisi sono le tessili, tanto quelle della lana che quelle del cotone, quelle dei metalli, quelle meccaniche, quelle navali e quelle edilizie.
U n ’ industria in gravissime condizioni, a causa della concorrenza americana, è quella delle calzature. E in queste industrie, infatti, gli scioperi nel 1904 di minuirono notevolmente.
L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O
al 31 Gennaio 1905
Il Conto di Cassa del Tesoro al di gennaio 1905 dava i seguenti risultati :
F on do di Cassa a lla ch iu s. d ell’ eserc. 1903-04. L. 851,499,205.86 » » a l 81 g en n a io 1905 . . . » 251.957,995.51:
D ifferenza in m eno L. 96,541,273.82
Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al di gen naio 1905:
Per spese d i b ila n c io . . L, 934,058,626.58
D ebiti e crediti di te so r e ria » 2,154,112,565.85 3,188,201,192.44
Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al di gennaio 1905:
Per en tra te d i b ila n cio. . L. 1,067,853,952.27 ì Per deb iti e cred. d i tesor. » 1,974,330,385.91 > E cceden za dei pa ga m en ti sugli incassi . L,
3,041,734,283.18 96,466,914.26
La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al di gennaio 1905 risulta dai seguenti prospetti :
D E B I T I
B uoni d el T e s o r o ...L. V ag lia d el T e s o r o ... B anche, A n ticipa z ion i statutarie A m m . D ebito P ubb. in co n to cor. in fru tt.
» F on d o C ulto » » » A ltr e A m m in. in co n to corr. fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in con to corr. fru tt. A ltr e A m m . in con to corren te in fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in con to co rr. infr. Incassi da reg olare... B ig lietti d i S tato em essi per l ’ art. 11 della
legg e 3 m arzo 1898, n. 47 .
Operazione fa tta co l B an co d i N a p oli per effetto d e ll’ a rt. 8 d e ll’ a lleg a to B a lla legge 17 gen naio 1897, n . 9
T otale deb iti L.
a l 80 I giu gno 1904 1 al 31 gen naio 1905 m igliaia m ig liaia di lire i d i lire 193,840 ! 164,482 21,107, 26,855 247,381 334,355 15,5761 13,425 559 959 61,958 112,159 21,195 18,932 37,402 ! 39,701 33,519 20,102 11,250 11,250 31,860 j 31,601 673,641 ! 815,824 C R E D I T I a l 30 giu gn o 1904 al 31 gen naio 1905 m ig l iaia m igliaia . . di lire d i lire
V alu ta presso la Cassa D epositi e Prestiti
91,250 91,250 a rtic. 21 d ella legge 8 agosto 1895 . L.
A m m in istra zion e d el D ebito P u b b lico per
pa ga m en ti da rim borsare . . . . 71,665 333,720 A m m in istra zion e d e l fon do per il C ulto . 13,994 12,455 Cassa D epositi e P restiti per pa ga m en ti da
32,411 rim borsare . ... 27,024 A ltre a m m in is tr a z io n i... 22,799 25,582 O bbligazioni d e ll’ Asse E cclesia stico . — — D eficenze d i Cassa a ca rico dei con ta b ili
d el Tesoro . . ... 1,757 1,712 D i v e r s i ... 15,827 7?,124 O perazione fa tta c o l B an co d i N a poli per
effetto d e ll’ a rt. 8 d e ll’ a lleg a to B a lla
legge 17 gen naio 1897, n. 9. 31,850 31,601 T otale dei crediti L. 281,556 603,471 E cceden za dei deb iti sui crediti . . » 392,085 212,353 T otale com e sopra L. 673,641 815,824
Gli incassi per conto del bilancio che ammontarono nel gennaio 1905 a milioni 1.067 comprese le partite di giro si dividono nel modo seguente :
I N C A S S I M e s e d i g e n n a io 1 9 0 5 D i f f e r e n z a n e l 1 9 0 5 D a l 1 ° lu g li o 1 9 0 4 a l 3 1 g e n n . 1 9 0 5 • D i f f e r e n z a n e l 1 9 0 5
E n t r a t a o r d i n a r i a migliaia m igliaia migliaia m igliaia
Entrate effettive
R e d d i t i pa trim on ia li
di lire di lire d i lire
12,273
d ello S t a t o . . . L. — 312 66,910 — 1,063 Im posta sui fon d i
ru-176 - 170 93,858
s tici e sui fa bbricati. — 3,115 Im posta sui red d iti di
154,536 ricch ezza m obile . . 4,523 — 44,493 + 1,567 Tasse in am m inistraz.
d e l'M in . d. Finanze. 25,112 + 476 123,214 + 3,371 Tassa sul p rod otto del
m ovim . a gra n d e e 1,805
p icc. veloc. su lle ferr. — 298 15,507 4 613 D iritti d ella legaz. e d.
C onsolati a ll’ estero. — — 121— 212 Tassa s u lla fa bb rica z.
degli spir., b irra , ec. 11,400 + 131 80,723 + 14,441 D ogane e d iritti m arit. 19,442 - 377 130,885 — 11,197 D azi in tern i di con sum o
esclusi q u e lli d i
Na-poli e d i R o m a . . . 2,834 — 243 20,394 — 2,997 D azio cons. d i N a poli. — — — —
» » d i R om a . 1,551 - 76 9,643 — 2C3 T a bacchi ... 18,657 4- 945 131,343 + 7,625 S a l i ... 7,249 — 107 43,971 - f 238 P rod otto d i ven d. del
ch in in o e p ro v . acess. 38,242 + 7,271 692 + 275 L o t t o ... 4,864 - 3,454 41,086 — 3,392 P o s t e ... 6,276 — 1,116 43,F90 — Ì5 T e le g r a f i ... 1,384 + 1,334 10,119 + 1,353 S ervizi d iv e r s i. . . . 1,089 — 1,150 11,221— 1,591 R im b orsi e con cors i n.
s pese... 4,008 + 697 20,003 -+- 4,064 E n tra te diverse . . . 3,427 + (>) 1,405 17,117 + 5,712 Tot. E n tra ta ord. L. 123,116 — 46,803 1.023,762 + 15,528
Entrata straordinaria
Cate g. I. Entrate effett. 1,171 -1- 853 15,138 + 317
» II. Costr. str. fer. 197 + 165 5,938
494+ 73 » I I I . Mov. di Capit. 4,422 - « 1,439 - 3,945 T ot. E n tra ta straor. L. 5,790 - 421 21,570 — 3,551 P a rtite d i giro. . . . 2,570 — (3) 2,673 17,021 - 1,453 Totale gen erale. 134,477 — 49,898 1,037,353 — 10,515
C1) L ’aumento avuto dall’ Entrate diverse si deve al ricupero di somma da reintegrarsi ai capitoli di spesa inscritti in bilancio nella parte ord. delle spese effettive.
(2) La differenza in meno avuta dal mov. dei capitali si deve a minori somministrazioni dalla Cassa D. e P. delle somme occorrenti perii serv. dei debiti redimibili.