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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.1006, 13 agosto

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L' ECONOMIST A

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XX - Voi. XXIV

Domenica 13 Agosto 1893

N. 1006

I P R O V V E D I M E N T I

p e r la c ir c o la z io n e e p e r i l cam b io

F inalm ente il M inistero ha preso il suo coraggio a due m ani e, dopo aver fatto soffrire di angustie per tanto tem po il paese, è venuto nella determ ina­ zione di em ettere dei biglietti da L. 1,00, affine dì dim inuire le difficoltà derivanti dalla scarsezza della m oneta divisionaria.

L’Agenzia Stefani com unica ohe tale em issione

di biglietti da una lira sarà per la som m a di trenta milioni e che altrettanta somm a di m oneta m etallica, prim a, occorrendo, d’ oro o di scudi e poi m ano a mano che si raccoglieranno, di spezzati, sarà chiusa nelle Casse del Tesoro.

In pari tem po, per im pedire la speculazione sulle cedole della rendita, che si m andavano all’estero, dove erano pagate in oro e quindi con un lucro dell’ 8 o del 9 per conto, viene stabilito 1’ obbligo della presentazione del titolo co\Yaffidavit.

D irem o brevem ente il nostro p arere sull’ una e sull’altra m isura.

Prim a di tutto deploriam o che, se questi p ro v v e ­ dim enti dovevano prendersi, sieno venuti così tardi ; quello che si fa oggi era senza dubbio possibile fare qualche anno prim a, evitando così di ripetere quelle condannevoli m ezze-m isure che si traducono in v e s­ sazioni contro i cittadini, in infrazioni alla legge, in arbitro pericolosi, che non hanno per di più nessuna efficacia finale, e che tuttavia il passato ed il presente Ministero, contro la scienza e la esperienza, si o sti­ narono a voler adottare.

Ed in via generale osserviam o anche che i due provvedim enti non potranno certo giovare al credito del paese considerato in un largo senso ; voglia o non voglia sono essi la officiale confessione di un disagio m onetario che non viene cogli anzidetti p ro v ­ vedimenti tolto nelle cause, ma soltanto lenito in quella parte delle conseguenze che è tecnicam ente più fastidiosa.

Se finanziariam ente l'Italia ha dei nem ici, essi si varranno senza dubbio dei due decreti per m ostrare al mondo le cattive condizioni del paese, e tanto più riusciranno nel loro scopo in quanto i due d e ­ creti vengono com e u na prova che tu tti gli altri num erosi tentativi fatti per ottenere lo scopo, sono riusciti infruttuosi.

Ma venendo ad analizzare brevem ente le conse­ guenze così della em issione dei biglietti da una lira, come dell’obbligo dell ’affidavit, dobbiam o sul prim o punto togliere subito alcune illusioni.

Il m ercato italiano manca di medio circolante m etallico e le cause di tale deficenza non sono nè occasionali, nè transitorie; si può dire datino dal 1887 e stieno nella stessa costituzione economica del paese. P e r questo non raggiunsero nessun utile effetto nè le intimidazioni m orali esercitate prim a contro i pretesi speculatori, nè quelle m ateriali esperite u l­ tim am ente contro alcuni di essi m ediante l’arresto ; com e, non valsero nè le alle tariffe lerroviarie per il trasporto delle m onete, nè gli oneri a cui si sobbarcò il T esoro, com perando all’ estero vistose som m e di spezzati affine di m etterli in circolazione nel paese.

Il m ercato italiano — per una serie di cause che a suo tem po abbiam o cercato di esporre — aveva ed ha una apertura di uscita m aggiore di tutte le bocche che si sono aperte per alim entarlo ; non era possibile quindi che rim anesse fornito della moneta necessaria.

La em issione dei biglietti da una lira serv irà senza dubbio alio scopo — direm o così tecnico — di for­ nire il paese di una certa quantità di m edio circo­ lante di piccolo taglio, che non potrà essere m andato all’estero; da questo lato, quindi, sarà senza dubbio di un certo vantaggio alle m inori contrattazioni, se b ­ bene trenta milioni di lire sieno ben poca cosa di fronte ai bisogni presenti ed a quelli m aggiori che questo stesso provvedim ento creerà senza dubbio.

D iciamo m aggiori bisogni che senza dubbio so r­ geranno, perchè bisogna non farsi illusioni ; trenta milioni di m oneta cartacea, cioè m oneta cattiva, opereranno in più o meno larga m isura la inevita­ bile funzione di scacciare una certa quantità di m o ­ neta buona od alm eno meno cattiva. Nè vale il dire che non sono veram ente biglietti, ma certificati rap­

presentativi; sono giochi di parole che a nulla ser­

vono e rappresentano la pietosa menzogna delle gastro

enteriti quando com incia l’epidem ia colerica. Infatti

perchè mai il Tesoro pensa di rin serrare nelle sue casse altrettanta m oneta divisionaria?

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im pedirà niente affatto che la emissione dei trenta milioni produca i suoi effetti sul rim anente della cir­ colazione ; e consideriam o quindi la costituzione di detta riserva com e una espressione di pudore del M inistero nel m om ento in cui prende una delibera­ zione di tanta im portanza; auguriam o però che que­ sto pudore non sia soltanto per la prima im pressione, ed auguriam o che i trenta m ilioni di spezzati non si cam bino in trenta milioni di consolidato, poi di piastre borboniche, poi di buoni del Tesoro, e poi di obbligazioni ferroviarie, com e è avvenuto per altre consimili riserve.

Intanto però il Governo dovrà raccogliere i trenta milioni di spezzati, ed ecco già legalm ente an nun­ ciato il prim o effetto, che la m oneta cattiva scaccierà la buona, poiché ne seguirà una nuova rarefazione dell’ argento divisionario. Ma si lim iterà a questo la funzione della legge di G resham ? Tem iam o di n o ; la circolazione dei trenta milioni di biglietti da una lira p ro d u rrà, senza dubbio, in m isura più o meno larga, il fenom eno della m aggiore tesaurizzazione o provvista da parte delle Banche, delle società, delle im prese, dei privati stessi, di moneta metallica.

E ne nascerà un vuoto che sarà facilmente m a­ nifesto e che in d u rrà il Ministero a percorrere, se non provvederà altrim enti, tutta la strada che la esperienza assai lunga e frequente ha designato. I trenta m ilioni non basteranno più, diventeranno ot­ tanta, cento.... Infatti, si dirà : P erchè trenta ? E basterà questa dom anda per trovar logica un ’ altra cifra qualsivoglia.

Già si intende che, anche per i biglietti da una lira, continuerà la stessa finzione del corso legale e della convertibilità a Vista. Non vi sarebbe r a ­ gione che quando P arlam ento e Senato approvano quasi senza discussione 1’ art. 3 della legge banca­ ria testé prom ulgata, il governo si facesse scrupolo di dichiarare convertibili a vista dei biglietti che non baratterà certam ente per motivi molto facili a intendersi.

Concludendo, q uindi, il nostro giudizio sopra tale provvedim ento, non esitiam o a dire che esso è necessario di fronte alla m ancanza di spezzati, che lo preferiam o alla m oneta di nikel (la quale pre­ giudicava tutto il sistem a m onetario) tanto più se con frequenti rinnovazioni il governo provvederà alla igiene ed alla nettezza del nuovo strom ento di cam bio; - ma in pari tem po non crediam o che sia utile illudersi : la em issione dei biglietti da una lira è un altro passo considerevole nella via del corso forzato, nella quale da cinque anni circa siam o en­ trati !

In quanto all’ affidavit, sebbene sia provvedi­ m ento di ordine diverso, tuttavia è una eguale con­ statazione della stessa condizione di cose: il deprezza­ m ento della valuta interna a paragone di quella estera. Il consolidato italiano perde ‘ una delle sue qualità, la facile com m erciabilità, e non potrà a m eno di risentirsene nel prezzo ; - forse i m ercati esteri accresceranno le vendite e si produrrà un nuovo inasprim ento del cam bio, ma infine il T e ­ soro sarà in parte sollevato dalla enorm e spesa a cui era obbligalo per procurarsi l’ oro o la divisa necessari per i pagam enti all’estero.

C ontribuirà 1’ affidavit a dim inuire in seguito il saggio del cambio ?

P er chi crede, com e noi crediam o, che una quota non piccola del cam bio sia dovuta all’ elem ento psi­

cologico, e le oscillazioni senza cause efficienti lo proverebbero, I’ affidavit dovrebbe, pu r troppo, r i­ d u rre bensì la spesa del Tesoro, ma aum entare quelle ragioni di diffidenza, che costituiscono appunto l’ele­ mento psicologico del cam bio. Ed allora ?

Pertanto i due decreti isolano sem pre più uffi­ cialm ente il m ercato italiano dagli esteri, e se prov­ vedono in qualche parte a difficoltà tecniche di cir­ colazione e di bilancio, non solo non risolvono, ma forse rendono più grave la situazione economica del paese, alla quale invece bisognerebbe provvedere con sollecita ed assidua cura.

LA LEGGE BANCARIA

Il Senato ha approvato con 100 voti contro 57 la nuova legge bancaria, e dopo tanti anni di lotta finalm ente si è fatto un passo notevole verso la unità della em issione, la quale è la nostra ultim a asp ira­ zione, perchè la crediam o un portato di necessità civili ed econom iche com e in ogni Stato, ed anzi tra gruppi di Stali, è segno di civiltà e di progresso econom ico la unità del sistem a m onetario.

Noi non abbiam o taciuto fin dal mom ento in cui il progetto di legge fu presentalo che m olte delle disposizioni che esso conteneva, non ci sem bravano accettabili ; e durante la discussione avvenuta alla C am era elettiva, abbiam o lam entato che mollo tempo si fosse perduto a disputare su punti secondari, m entre quelli evidentem ente essenziali si lasciavan cadere quasi in a v v e rtiti, com e quello che riguarda i Banchi M eridionali, e quello che tocca il baratto dei biglietti.

Il Senato ha seguilo la stessa procedura ; ha sor­ passato sulle grosse e precise questioni e si ò soffer­ mato volentieri su quelle vaghe, intorno alle quali però nessuna proposta concreta, o quasi nessuna, si è manifestata.

Il voto quindi che approva definitivam ente la legge non ci riem pie di entusiasm o se non per considera­ zioni m orali; noi reputiam o che tutto quanto è avve­ nuto basterà, alm eno per qualche tem po, a frenare quella corrente di corruzione, che sem bra procedere per estensione nei regim i dem ocratici, quanto forse era intensa in quelli aristocratici.

Noi non abbiam o ragione di occuparci degli scan­ dali bancari, se non per felicitarci che- abbiano data origine ad una modificazione del regim e della em is­ sione ; tuttavia ci duole che i poteri costituiti m o­ strino la propria im potenza, perchè da setto mesi sono già im prigionati i corruttori , m entre nessuno indizio si ha ancora che vengano presto colpiti i corrotti, che, a nostro avviso, sono più dei corruttori colpevoli.

Perciò appunto dalla nuova legge bancaria spe­ riam o poco, poiché q u alunque siano le disposizioni che essa contiene, è chiaro che, specie nel principio del periodo, la sua efficacia e la sua salutare azione varrà in quanto negli uom ini vi sia la buona volontà di seguire com pletam ente la legge positiva e soprattutto di seguire la legge morale.

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questo aspetto il benefizio che al paese hanno r e - | cato le interpellanze del 20 decem bre 1892 ed i fatti che li seguirono, non si può abbastanza ap ­ prezzare. Ma al di là di tale benefizio lutto il rim a- j nente è una intera educazione di governanti, di a m ­ m inistratori e di cittadini che bisogna rifare. Agli uni ed agli altri i fatti accaduti debbono fare evi­ dente quanto costi per tutti i conti eludere la legge; se gli uni la hanno elusa, non per ¡scopo delittuoso, m a^per m irare ad u n suprem o bene del paese, con ciò stesso, oltreché rendersi responsabili dell’ esito, hanno anche dato modo agli altri di seguire la stessa via con m ire e con fini meno giustificabili.

Im porta pertanto che i M inistri, i D irettori gene­ rali delle B anche, gli am m inistratori e tulli insiem e i cittadini si abituino a vedere negli Istituti di em is­ sione degli organi economici e finanziari, i quali hanno determ inate e precise funzioni, e se da quelle funzioni precise o determ inate escono com piendone altro, che non corrispondono alla loro n atura, nè al loro officio, tradiscono al loro m a n d a lo , adulterano la loro missione, e gli uom ini, che a questa in fra ­ zione coudiscendono, sono responsabili se non pe­ nalm ente, certo m oralm ente delle conseguenze.

Q ueste elem entari verità noi afferm am m o orm ai da molli anni, dim ostrando com e fossero difficilm ente applicabili nel sistem a della pluralità limitata ed ob­ bligatoria ; noi, forse tra i prim i, certo tra i pochis­ simi in Italia, e nelle colonne dell’ Economista ed in tutti gli altri modi che ci si presentarono possi­ bili, avvertim m o che la agitazione m anifestatasi in Italia per la pluralità della em issione era fittizia. I milioni che la Banca Rom ana confessa di aver speso per il P arlam ento, per la stam pa, ec., affine di so­ stenere la pluralità e le conseguenze sue, sono la prova che eravam o fin da allora nel vero. E fummo noi specialm ente che tra i prim i o tra i pochissimi abbiano denunciato fino dal 1891 la circolazione clandestina della Banca Rom ana. Oggi non facciamo che dolorosa costatazione della verità di quanto al­ lora afferm am m o, e lo ricordiam o più che altro per ripetere che poca fiducia abbiam o nella efficacia delle leggi se gli uom ini non hanno abbastanza il sentim ento m orale per applicarle.

La esperienza ha dim ostrato che i Governi e le A m m inistrazioni bancarie hanno tutta la attitudine a delinquere, alcuni nel senso m orale, altri nel senso penale della parola ; non abbiam o quindi nessuna speranza che i G overni si astengano dal chiedere alle Banche la infrazione alla legge ed agli statuti, o che le am m inistrazioni resistano alle pressioni che loro venissero fatte. Noi qui in queste stesse colonne abbiamo altre volte accertato che m entre alcuni m em ­ bri del Consiglio superiore della Banca Nazionale vio­ lentem ente parlarono in pubblico contro le operazioni di salvataggio, im poste, a sentirli, dal G overno, esse venivano approvate o alm eno accettate alla unanim ità, e nessuno, di fronte ad operazioni così poco conformi all'indole dell’Istituto, aveva sentito il bisogno di pro­ testare colle dim issioni.

Non fidiamo quindi nè nella v irtù di astensione dei governanti, nè in quella di resistenza degli am ­ m inistratori, ma speriam o che da una parte gli azio­ nisti, dall’altra il Parlam ento e la stam pa, dopo quanto è avvenuto, sapranno vigilare attentam ente alla o sse r­ vanza della legge, la quale, interpetrata in buona fede, è sem pre più che bastante per assicurare il buon andam ento di un Istituto.

Da parte nostra non m ancherem o certo di invi­ gilare con tutta attenzione, e ci offrirà già m ateria a considerazioni la applicazione della .legge, quale

verrà dai regolam enti e dagli statuti.

LE ODIERNE OIFFKM F I U M E OEtLl f f lH I I

Il famoso progetto m ilitare che fu causa dello scioglim ento del Reichslay, e'col quale viene a u m e n ­ tato I’ esercito della G erm ania in tem po di pace, e conseguentem ente anche le spese pel dicastero della g u erra, procura non poche difficolta alla finanza dell’ Im pero, perchè trattasi appunto di escogitare i modi, coi quali ottenere le parecchie diecine di m i­ lioni necessarie ad arm are il m aggior contingente di soldati. Si poteva, è vero, accrescere senz’ altro le cosidette contribuzioni m atricolari ( Matrikular-

beitràge) che gli Stati form anti le confederazioni

devono versare al Tesoro dell’ Im pero, in ragione della popolazione e nella m isura richiesta per pa­ reggiare le entrate colle sp e se; ma questa via fa­ cile, si è, pare, abbandonata, volendo rio rd in are in modo stabile tutta la finanza dell’ Im pero.

L’ordinam ento finanziario dell’ Im pero, com e è noto, è molto, anzi troppo com plicato. Esso risale al 1 8 7 9 , ed aveva per scopo di procurare all’ Im ­ pero nuove entrate. Le nuove im poste che allora furono votate, lo furono alla condizione che le en ­ trate eccedenti i bisogni dell’ Im pero, sarebbero as­ segnate agli Stati particolari, i quali avrebbero così il'm o d o di abolire le tasse gravose, o alm eno al­ leggerirle. L’ Im pero aveva T entrata di 130 milioni di m arch i, attinti alle dogane ed ai tabacchi ; il r i­ m anente, tornava agli Stati. P e rò , si lasciarono su s­ sistere le contribuzioni m atricolari.

O ra, si tratta di determ inare una volta per sem pre, o per dire più esattam ente, per dei periodi di cinque o sei anni, l’am m ontare del contributo degli Stali particolari al Tesoro dell’ Im pero e quello delle som m e che T Im pero dovrà rep artire fra i diversi S tati, dedotte le spese generali dell’ Im pero, le quali spese, per effetto della nuova legge m ilitare, si tro­ vano cresciute di 60 milioni, m entre c’ è da prov­ vedere ad un disavanzo di 21 milioni di m archi lasciato dall’ ultim o esercizio finanziario ed alla crea­ zione di un fondo per T am m ortam ento del debito dell’ Im pero.

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i-m ente sono cresciute anche le entrate e per neces­ sità di cose anche il debito pubblico ebbe incre­ m ento sensibile. Le im poste indirette, le quali sono la base delia finanza dell’ Im pero, fruttarono 264 milioni di m archi, nel 1885 e ne produssero quasi il triplo, 731 m ilioni, nel 1 8 9 2 -9 3 , il debito pub­ blico che allora era insignificante, supera oggi la cifra di due m iliardi.

O r bene ; com e si provvede ai nuovi e m aggiori bisogni finanziari ? P er sciogliere la questione ha avuto luogo in questi ultim i giorni a F rancoforte, una conferenza dei m inistri deìle finanze degli Stati della Confederazione, nella quale conferenza si può cred ere siano state accettate le proposte del signor M iquel, m inistro delle finanze in Prussia e uno dei finanzieri certo più abili del nostro tempo.

È noto, e ne abbiam o tenuto parola in altri m o­ m enti, quale im portante riform a tributaria abbia condotto a term ine il Miquel in P russia. Nella ses­ sione che si chiuse lo scorso giugno la Dieta di P russia completò l’ opera iniziata nel 1891 per r i­ form are il regim e fiscale del Regno. Consiste essa in ciò, che le imposte sui terreni e fabbricati (dette

Realsteuern) vengono appunto assegnate ai Comuni

dallo Stato, il quale quindi innanzi, cerca le sue entrate principalm ente nell’imposta sul reddito (E in­

kommensteuer]I, rim aneggiata e resa progressiva, e

in una imposta discrim inatrice sul capitale che,' è com e il corollario di quella e viene appunto chia­ m ata Ergänzungsteuer, quantunque le si appropri m eglio il nom e di VermöQensteuer o imposta sul patrim onio, sull’ avere. A nche il sistem a tributario dei Com uni, venne riform ato nel medesimo tempo con legge speciale.

L ’ opera com piuta dalla Dieta di P russia sulle proposte del sig. Miquel è considerata m agistrale e questo giudizio ha ricevuto già in parte la con­ ferm a dal fatto, poiché l’ im posta sulla rendita in vigore da circa due anni, gitta, dopoché è stala ritoccata, intorno a 40 milioni di m archi di più. R isultato lusinghiero per il presente, assai prom et­ tente pel futuro. L’ uom o che ha ideato quella r i­ form a, il signor M iquel, si è acquistato naturalm ente una grande autorità non solo finanziaria, ma anche politica ed ora, pare che egli debba spiegare il suo genio di finanziere sopra un cam po più vasto, nello Im pero. P arrebbe che egli vagheggi la separazione com pleta delle finanze dell’ Im pero da quelle dei singoli Stati ; vale a dire che P Im pero dovrebbe vivere con entrate sue proprie e tutte sue.

I tedeschi, pertanto, conviene che si preparino a vedersi presentare uno Steuerbouquet, un « mazzo di im poste im periali » il cui provento basti ad as­ sicurare l’esistenza e la indipendenza finanziaria dello Im pero, anche con le sue crescenti spese m ilitari.

R ipetiam o che presentem ente P Impero vive dei contributi dei singoli Stali {Matricular Beiträge) e dei proventi delle dogane e delle tasse di consum o, ma quest’ultim i non ha diritto di tenerli tutti per sé; in v irtù della « clausola F rankenstein » ciò che o ltre­ passa i 4 3 0 milioni deve distribuirlo tra i singoli Stati in ragione della loro quota m atricolare. È un sistem a tributario, com e vedesi, insulficente, com plicalo e ba­ rocco. E la conferenza di F rancoforte, doveva rip arare alla instabilità delle previsioni del bilancio im periale e a quella dei singoli bilanci derivante dal sistem a in vigore, col quale P assetto delle finanze degli Stati è subordinata all’ assetto del bilancio com une, fis- 1

sare per un num ero di anni abbastanza lungo, un settennio forse, P im porto tanto deile contribuzioni m atricolari degli Stati quanto delle som m e di cui l’Im pero deve, a sua volta, rifare i bilanci partico­ lari. Bisognava inoltre trovare i provvedim enti n e­ cessari per colm are il disavanzo in modo perm a­ nente e avere un m argine disponibile per le spese militari e per P am m ortam ento del debito. Sono 120 milioni a un dipresso e per ottenerli il sig. Miquel proporrebbe un diritto di fabbricazione su i tabacchi che secondo i suoi calcoli frutterebbe circa cento m ilioni ; una sovratassa di bollo dalla quale avreb- besi un m aggior introito da 25 a 30 milioni e una tassa sui vini, della quale non si dice il provento probabile. Rinforzato il bilancio dell’ Im pero con quelle tre entrate e probabilm ente con altre m i­ nori, un fondo di 20 m ilioni annuo sarebbe desti­ nato all’ am m ortam ento del debito pubblico (nella m isura dell’ 1 per cento annualm ente) le somm e rim anenti sarebbero im piegate a colm are il disavanzo e ad attuare la riform a m ilitare. Compenso parziale dei maggiori sacrifici che P Im pero domanda al contribuente tedesco sarebbe la stabilità delle con­ tribuzioni m atricolari e del concorso del Tesoro Im ­ periale alle spese di carattere generale degli Stati confederati.

Non si conoscono, nel m om ento in cui scriviam o, i risultati della conferenza di F rancoforte, ma a m ­ messo che le proposte del sig. Miquel siano state accettate dai m inistri dei vari Stali della Confede­ razione, non si può negare che con mezzi relativa­ m ente sem plici si verrebbe ad ottenere un risultato im portante. Certo il contribuente tedesco si vedrà addossare in un modo o nell’altro un nuovo e non lieve peso e proverà che i progetti m ilitari si ri­ solvono in continui sacrifici econom ici, ai quali pare non si possa neanche assegnare un lim ite, perchè la politica della pace è costosa, non m eno di quella della guerra ed esige sem pre nuovi aum enti. Però il piano del M inistro non tocca i consum i necessari ed è già molto di guadagnato, m entre in altri paesi di nostra conoscenza, per anni e anni dopo il 1884 non si è fatto altro con quei mazzi di im poste, che chiam ano om nibus finanziari, che colpire i consum i necessari. In conclusione, qualunque sia il risultato della conferenza di F rancoforte, la prossim a sessione dei R eichstag, la quale s’ aprirà in novem bre, sarà non meno im portante dell’ultim a, poiché se in questa fu votata una legge m ilitare che aum enta le forze difensive della G erm ania, in quella si dovrà pagare il conto relativo e questo, si sa bene, è cosa molto m eno piacevole.

La terra dei monopoli di Stato4)

V i l i .

In Italia, attualm ente, esercitano tra nazionali ed estere, tra m utue ed anonim e, 3 6 società d ’ assicura­ zione che operano in tutti i ram i dell’im presa assicu­ ratrice 2). In questo num ero non son com prese le *) V edi i num eri 997, 998, 1000, 1002, 1003, 1004 e 1005 dell’ Economista.

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So-molte m utue che operano ristrettam ente alle plaghe od alle circoscrizioni am m inistrative nelle quali giacciono gli immobili dei m utuahsti. Tolte dalla cifra com plessiva le 11 m utue che vi si trovano com prese, le società per azioni che esercitano si riducono a 4 5 . Di queste appena 14 sono nazionali ; le altre 31 sono estere e si dividono così in ragione della loro nazionalità : sei austriache, di cui una un­

gherese; una inglese; cinque germaniche ; sei sviz­ zere ; tre argentine ; ed undici francesi. Le undici

m utue divise per nazionalità danno sette italiane; tre degli Stati Uniti dell’ America del Nord ; una

inglese. Le quarantacinque com pagnie per azioni

rappresentano, secondo i bilanci del 1892 a fine dicem bre, com plessivam ente, un capitale sociale di lire 577,0 2 6 ,2 7 0 . S u questo enorm e capitale le compagnie italiane entrano in cifra tonda per 44 milioni. Le undici m utue rappresentano com plessiva­ mente un fondo d’associazione di lire 2 ,0 9 1 ,0 7 3 ,5 3 7 in cui le com pagnie estere, am ericane com e abbiam o veduto, concorrono per lire 2,084,942,044 ; le ita­ liane sono rappresentate dalla Società Reale di T o­

rino con lire 6,099,881. Delle 45 compagnie per azioni nove esercitano nel ramo incendi soltanto ; una il ramo incendi e v ita , tre, incendi, vita e cietà italiane ed estere, non corrispondono affatto a quelle esposte dal Bodio nel voi. dell’annata 1874-75 degli Annali di statistica. Il Bodio, soltanto per la assicurazione dei trasporti, conta 85 Società di cui 69 italiane e 16 estere ; ciò nel 1871 (vedi voi. cit-, pag. 47 e seg.). Ora l’incremento preso in questi ul­ timi anni dalla pratica dell’ assicurazione, fa ragio­ nevolmente supporre che le Compagnie che esercitano tale industria debbano essere se non duplicate certa­ mente cresciute di molto ; poniamo arrivino almeno a cento. Ancora la Statistica ufficiale del Bod’o conta che nel 1892 esercivano in Italia 20 compagnie d’as­ sicurazione sulla vita di cui quattro sole nazionali (vedi Annali del credito e della previdenza; Atti

della Commissione consultiva sulle istituzioni di pre­ videnza e del lavoro: anno 1892. pag. 69). E le so­ cietà d’assicurazione che esercivano in Italia nel 1890 erano 86 di cui 42 estere e 44 nazionali, (vedi An­

nuario statistico 1889-90 - Moneta e Credito)._ Ora le

cifre esposte dalle statistiche ufficiali sono in ogni modo di gran lunga superiori a quelle date dalle varie pubblicazioni speciali, non ufficiali, relative afie società d’ assicurazione. — Ma ciò che è anche più strano è che le 31 società estere del Bollettino delle assicurazioni rappresentano un capitale di circa 335 milioni di lire ; mentre le 42 delle statistiche ufficiali formano in tutto un capitale di 307 milioni circa : e mentre le 44 società nazionali, secondo l’Annuario statistico danno un capitale complessivo di 73 milioni di lire, all'incirca ; le 14 nazionali del Bollettino delle assicurazioni rappresentano circa 44 milioni di capi­ tale. Vero è che dalle statistiche del Bollettino delle assicurazioni sono escluse le mutue minori, pia del ramo grandine ohe di quello incendi, nazionali, e che esercitano in plaghe ristrette ; ma se ciò può spie­ gare la differenza delle cifre quando si tratta delle società nazionali d’assicurazione, non avviene più ciò quando si tratta delle società estere che furono tutte annoverate nel suo quadro statistico dal Bollettino’ delle assicurazioni. Non vorremmo che i compilatori deile statistiche ufficiali avessero sdoppiate certe ra­ gioni sociali delle compagnie estere e di una sol com­ pagnia con due nomi, avessero bellamente pubblicato due distinte compagnie. Per conto nostro ci sentiamo più sicuri delle statistiche del Bollettino delle assicii- razioni, e le preferiamo a quelle del Ministero di Agri­ coltura, Industria e Commercio.

grandine; due, incendi, vita, grandine, e trasporti;

un:i, incendi, grandine, vita ed assicurazione marit­

tima; una, incendi, vita, casi fortuiti, e trasporti;

dfie, trasporti marittimi, fluviali e terrestri; una, vita e casi fortuiti; una casi fortuiti; una, accidenti; otto, vita; una, grandine; dodici, trasporti; due, be­

stiami; una, rottura cristalli; una, riassicurazione trasporti. Delle undici m utue, cinque (di cui 4 estere)

esercitano il ramo vita; tre il ramo incendi (ita ­ liane) ; due il ramo grandine (italiane) ; un a, il

ramo incendi e grandine (italiana) ’).

Esam inando ora partitainente r bilanci delle m ag­ giori fra queste com pagnie italiane od estere ci lusinghiam o di m ostrare ire co se: 1° che Venorme

reddito accusalo alle com pagnie assicuratrici non

esiste ; 2° che lo Stato ha ogni interesse a lasciare questa industria all’ intrapresa privata ; 3° che ad ogni modo non si può parlare di 50 milioni di utile netto che lo Stato raccoglierebbe dal nuovo m ono­ polio, ma di una somm a incerta e di gran lunga m inore.

La Gresham Life Assurance Society (inglese) nel­ l’esercizio 4° luglio 18 9 0 - 30 giugno 1891 presenta le seguenti c ifre : Lo stato patrimoniale attivo della società era rappresentato da lire 1 1 9 ,5 0 7 ,9 9 6 .6 7 2).

W entrata dà 1 0 ,2 4 2 ,1 6 6 .3 5 ; nella qual ragguarde

vole somm a i prem i introitati nell’anno d’ esercizio, ascendevano a lire 1 ,794,454.75, com presi proventi diversi, accessori di polizze, ed altri introiti. Nella

uscita, che am m onta a lire 10,278 ,5 6 5 .1 2 , le spese

com presi gli indennizzi, figurano in lire 1,649,976.07; in questa cifra le tasse tra erariali e locali pagate dalla società figurano per lire 25,283.35. L’ enorme

reddito di questa com pagnia, che opera con circa

centoventi milioni di patrim onio, ed ha un entrata di più che dieci m ilioni, si rid u rreb b e quindi a li­ re 1 4 4 ,5 7 8 .6 8 ; da questa cifra si tolga ancora la differenza tra la entrala e 1’ useita com plessiva in lire 3 6 ,5 8 8 .7 7 e si ha l’ utile dell’ esercizio ridotto a lire 1 0 8 ,189.91, che diviso sul capitale sociale nom i­ nale rappresentato da 5000 azioni a lire 5 0 0 cadauna ossia lire 2 ,5 0 0 ,0 0 0 , danno un utile per azione di lire 21.63. Si noti poi che nel patrim onio della com pagnia figurano lire 5,12 7 ,7 5 6 in rendita dello Stato ita lia n o ; più lire 1,114,815 di altri valori italiani. Ora lo Stato, percipendo sulla ricchezza m obiliare di tale specie il 1 3 ,2 0 per cento, non calcolando gli altri valori italiani esistenti nel p a­ trim onio della com pagnia, sottrae alla com pagnia annualm ente altre 3 5 ,2 1 3 .6 7 lire che riunite con le lire 36,3 8 8 .7 7 pagate direttam ente per tasse erariali e locali, danno a favore dello Stato, senza rischio e senza incom odo, una esazione annua di lire 71,602.44. Sottraendo questa somm a dal com plessivo utile della *)

*) Tutte queste notizie statistiche le togliamo da analogo quadro sinottico pubblicato in copertina (4a pagina) nel numero 20 gennaio 1893 del Bollettino delle assicurazioni di Torino.

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com pagnia, valutato in lire 108,189.91, rim ane la somm a di lire 5 6 ,5 8 7 , che sarebbe realm ente quel- l’ enorme reddito che lo Stato potrebbe percepire in più se esercitasse, omnibus par ibus, l’assicurazione sulla vita in luogo della Gresham.

L’ Eguaglianza m utua italiana contro i danni della grandine, presenta un attivo allo Stato patri­ m oniale, di lire 9 8 2 ,8 3 7 .4 5 . Nel 1891 risaoteva per prem i ed utili diversi, la somm a di lire 6 3 2 ,8 3 7 .8 3 e dedotte 2 3 5 ,4 9 4 .2 5 per sinistri pagati, ed altre som m e, fra cui lire 3,786.13 in tasse erariali d iv i­ deva un utile di 167,837.85, sul quale dedotte li­ re 8 3 ,8 1 3 .8 2 m andate al .fondo di riserva, divideva fra i m ulualisti il residuo in ragione di 16.75 per ogni cento lire di prem io netto. Sul patrim onio attivo 10 Stato in confronto di un capitale di 2 4 7,730.62 rappresentato da valori pubblici gravati da imposta di ricchezza m obile, di m anom orta etc. ottiene com ­ plessivam ente, oltre le già accennate som m e per tasse erariali, lire 1300 circa, che som m ate col'e altre danno un totale di 5 ,086.15. E qui se il profitto può sem brare un po’ rilevante notisi che per la natura stessa della associazione di m utua assicurazione perde anche astrattam ente quel particolare carattere lucra­ tivo che è la fisionomia vera del profitto, e non si risolve in altro ohe in una dim inuzione della tan­ gente di prem io assicurativo che ricade su tutti gli associati, senza elio si possa contro di loro invocare un qualsiasi criterio di speculazione. Però nell’anno 1892 11 profitto dell’ esercizio scendeva a lire 14 7 ,8 6 6 .1 0 , quando gli incassi erano cresciuti fino a 681 ,1 6 1 .4 6 lire ; e la Mutua tra im poste e ricchezza mobile per la parte di patrim onio costituita da rendita consolidata al 5 per cento sborsava allo Stato lire 7,541.00. S icché m entre l’utile della Com pagnia era dim inuito per l’ anno 1892 in confronto dell’anno precedente, lo Stato percepiva circa 250 0 lire in più.

Nelle M utue - e diciamo questo ora per tutte le altre associazioni della stessa natura che ci avverrà d’ esam inare - lo Stato non può incontrare mai gli estrem i di quell’ enorme reddito che pretende a ttri­ bu ire alle società per azioni ; la differenza che si può incontrare nell’ esercizio di una m utua tra attiva e passiva non costituisce veram ente un profitto nel senso econom ico-finanziario della parola, ma solo una dim inuzione di rischio, una dim inuzione di tan­ gente-prem io a pagarsi dagli associati. Sicché quando lo Stato im pedisse il formarsi delle m utue pel l’assi­ curazione e volesse su b e n tra re ‘a loro, non potrebbe mai in guisa alcuna rivestirne le singolari caratteri­ stic h e ; ma sarebbe costretto ad im porre un prem io fisso o variabile, a pagarsi dai coatti assicurati, sotto forma di speciale imposta o tassa o addizio­ nale, ritenendo sem pre a solo beneficio dell' erario, la differenza annua tra i prem i incassati - tasse ed im poste esatte - ed i sinistri p a g a t i ; - e perderebbe qu ell’ incasso di circa 500 0 lire che vedem m o sot­ tratto per diversa via all’attivo della Società, rendendo in tal guisa più costosa agli associati la assicurazione.

L ’ Universo, società italiana d’assicurazione con­

tro i rischi dei trasporti chiudeva nel 1890 il suo

esercizio con una perdita di lire 32,519. Lo Stato incassò invece tra imposte e tasse diverse dalla com ­ pagnia lire 7 ,0 0 5 .8 7 più ebbe, per tassa di ricchezza m obile su 4 2 ,500 lire di rendita consolidato al 5 per cento etl altri capitali, parim enti gravati, per un com ­ plesso di 2 5 0 mila lire in capitale, altre lire 85 8 0 che, unite alle prim e, am m ontano a 1 5 ,5 8 5 '8 7 . Q

ue-sla Società poi nell’esercizio dell’ anno 1891 realizzò I’ utile enorme di lire 57,23 7 .5 7 con un rischio per quell’ esercizio di lire 3 8 5 ,4 1 8 ,1 6 6 di capitali assi­ curali.

La Società anonima di assicurazioni a premio

fisso contro la grandine nel 1891 con uno stato

patrim oniale esposto in attivo per 5 ,249,027,71 di lire, in cui figurano 2 ,f 0 0 ,0 0 0 di capitale sociale versato m entre pagava allo Stato in tasse ed imposte varie lire 13,6 2 1 .4 8 per ricchezza m obile su una rendita al consolidato 5 per cento di 2 0 0 mila lire di capitale, lire 1300, e poi tra telegrafi e poste lire 31 0 0 , versandogli cosi com plessivam ente li­ re 1 8 ,3 2 1 .4 8 ; distribuiva agli azionisti un u tile di lire 6 0 0 0 0 . E si noli elio nell’ esercizio del 1890 la società subiva una perdita di lire 2 8 9 ,3 2 8 .2 6 , e lo Stato percepiva pei titoli come sopra intorno a 16 mila lire.

La Fondiaria-incendi nell’ esercizio 1891 con uno stato patrim oniale attivo di 2 8 ,1 5 0 ,8 3 1 .9 2 pagò lire 1 ,714,172.90 di sinistri. Allo Stato sborsò per tasse, imposte etc. lire 1 8 9 ,5 2 0 .7 0 s’ aggiungano a queste altre lire 8178 per la tassa percetta sulla rendita di lire 18,150 consolidato 5 per cento ed altre 1 09.96 per corrispondente capitale in obbliga­ zioni dell’asse ecclesiastico e si vedrà, che m entre agli azionisti venivano distribuite lire 4 0 0 mila lo Stato otteneva bellam ente senza il rischio d’un cen­ tesim o lire 2 0 8 ,9 9 1 .7 6 . Ma l’esam e del bilancio 1892 della fondiaria-incendi offre un grande insegna­ m ento che dovrebbe essere ben ponderalo ila chi sarà chiam ato a studiare la applicazione del m ono­ polio di Stato per l'assicurazione. Q uesta com pagnia ai cui am m inistratori non si può rim proverare nè ingenuità negli affari, nè im prudenza, ha chiuso l’e ­ sercizio del ram o incendi con un complesso di sini­ stri pagati am m ontanti al 70 ,1 4 per cento dei premi introitati ed allo Stato pagava per im poste e tasse lire 1 6 1 ,258.01. Quindi colle varie spese d’esercizio e d'am m inistrazione m entre questa com pagnia incas­ sava lire 4 ,9 3 6 ,9 9 4 .1 0 ne sborsava lire 5 ,1 1 5 ,7 2 8 .5 0 ossia le perdite industriali dell’esercizio 1892 sono espresse dalla cifra di lire 1 7 8 ,731.40. Ecco Tenorme

guadagno di una fra le più solide com pagnie ita ­

liane *). *)

*) Vedere per esteso il bilancio della Fondiaria nel Bollettino delle assicurazioni num. 11 (5 giugno 1893) e nel L ’Argus nurn. 693 (4 giugno 1893).

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La Compagnia anonima d’assicurazione contro i \

danni d’incendio e rischi accessori di Torino con uno j

stato patrim oniale attivo pel 1891 di lire 5 ,0 8 9 ,2 0 9 .1 4 e correndo rischi per lire 1 ,4 1 0 ,1 7 4 ,1 9 5 .7 2 di capi­ tale assicurato, sborsava in tasse ed im poste lire 121,604.51 ; poi pagava, per lire 25 mila di rendila in consolidato al 5 per cento, altre lire 5 4 0 0 ; cioè, in tutto, e senza tener calcolo delle altre im ­ poste e tasse pagate dalla com pagnia per i beni immobili costituenti parte del suo patrim onio lire 125,004.54. In questo esercizio si distribuì ai soci un utile com plessivo di lire 105 mila di cui 6 0 ,000 a titolo di dividendo. Sicché, di fronte a questa com pagnia che si esponeva per un patrim onio di circa tre m ilioni, assicurando quasi un m iliardo e mezzo di capitali lo Stato si beccava più che il doppio di quello, che si deve ritenere il vero profitto del­ l'Im presa ! A ltro che enorm e reddito delle com pagnie

(Qui I’ enorm e reddito lo intasca lo Stato) *). La Paternelle nel ram o incendi presenta uno stato patrim oniale attivo di lire 46 milioni e mezzo circa, assicura per lire 6 ,6 1 9 ,9 2 7 ,5 4 6 ; incassando per lire 5 0 ,7 5 5 ,4 1 6 .6 4 di prem i. Il dividendo d istri­ buito agli azionisti fu per l'ese rc izio 1891 di un milione ossia lire 1 6 6.75 per azione. Q uesta com - j pagnia pagò in imposte tasse ed altri proventi dovuti all’erario poco meno di 580 mila lire sicché più di un terzo dell’ utile netto si devolve a vantaggio dello Stato.

La Società anonima cooperativa italiana per

l’assicurazione contro l'incendio con uno stato pa­

trim oniale all’attivo di lire 6 ,5 8 7 ,0 0 9 .5 9 dà per la chiusura dell’ esercizio del 1892 un am m ontare di rischi assicurati di lire 2 2 8 ,7 0 5 .4 5 0 . Incassando, per quell’esercizio, lire 2 6 9 ,5 6 2 .4 5 in prem i, riuscì a di­ stribuire agli azionisti u n dividendo di lire 46,8 9 1 .2 0 . Per intendere I’ enormezza di tale dividendo si legga la relazione dell’ esercizio 1891 fatta dai sindaci all’assem blea generale degli azionisti in Milano, il 5 marzo 18 9 2 . Abbiam o il piacere di farvi notare conchiudono i sindaci nella loro relazione, che, m entre nell’esercizio precedente si ripartirono li­

un incasso di premi in lire 4,751,300 pagò in sinistri il 73,3 per cento con una perdita industriale di lire 1,105,975. La Società « Economie Fire » con un incasso di lire G,174,050, ha pagato in sinistri il 78 per cento, bilanciando con una perdita di 565,900 lire e pagando lire 4,815,550, in sinistri. Perdite uguali snbirono altre compagnie come la « Lancashire » ; tanto che VArgus si domanda : « . . . . ne sont elles pas en danger immédiat, et ont elles à leur dispo­ sition encore assez de ressources pour soutenir dans une large mesure la lutte aussi bien en Amérique qu’en Angleterre? » (numero G91 : 21 maggio 1893).

*) Dall’ Annuario dei ministeri delle Finanze e del Tesoro del 1891 ricaviamo che le Compagnie d'as­ sicurazione pagano allo Stato annualmente per tassa di registro e bollo lire 1,123,739,52 ; ('parte statistica pag. 144 e 145. Ma in questa somma non sono com­ prese nè le altre varie tasse pagate per gli affari per la ricchezza mobile, per la carta bollata o di­ rettamente dalle Sedi delle compagnie o dalle loro agenzie e rappresentanze ; neppure vi si calcola ciò che di tasse locali pagano ai comuni e alle provincie gli agenti q, rappresentanti per conto proprio o delle compagnie, nè si tien nota della ricchezza mobile pa­ gata da parte del capitale delle compagnie volonta­ riamente o forzatamente costituita da rendita pub­ blica al 5 per cento.

re 0 .6 0 centesimi per ogni azione e per anno ; per l’esercizio 1891 si ripartiranno centesim i 8 0 . L ’a u ­ m ento ft piccolo, ma è seria prom essa di m aggiore utili negli esercizi fu tu ri... « G ente allegra il ciel l’aiuta »! V enti centesim i d’aum ento la chiam avano quei bravi sindaci una « seria promessa di mag­

giori utili negli esercizi futuri!.... Via! gli azionisti

della anonima cooperativa s ’ accontentano di poco) Lo Stato intanto, percepiva su vari titoli dalla Società lire 5 1 ,8 5 9 ,4 5 di cui 2640 per la deduzione di tassa su 2 0 0 0 0 lire di rendita consolidato 5 per cento, parte di patrim onio della com pagnia.

Non vogliam o infilzare altèe cifre ed altri bilanci ') però crediam o d’ avvertire che dal più al m eno, tutte le com pagnie estere od italiane m utue o non, che esercitano in Italia costituiscono un greggie, le cui lane sono tosate ben copiosam ente dall’ erario. Se si volesse stabilire una proporzione tra l’am m on­ tare delle somme devolute allo Stato e alle am m ini­ strazioni locali e gli utili divisi tra azionisti per cadaun esercizio si troverebbe che quanto percepisce lo Stato non discende mai sotto il terzo di ciò che percepiscono gli azionisti; più di spesso ne rappre­ senta la metà ; non di rado i tre quarti ed in alcuni casi e per le com pagnie grandine particolarm ente più di frequente di quanto possa sem brare, lo Stato percepisce un ingente reddito m entre la com pagnia subisce gravi perdite, che non di rado ne conducono la liquidazione ed anche il fallim ento.

Si consideri di più che le Agenzie, le Subagen­

zie, le Rappresentanze che le Società assicuratrici

nei vari ram i dell’intrapresa tengono nelle località in cui operano, sono soggette alle lasse d’ esercizio ed a quelle altre tasse locali che dipendono dai co­ m uni. Si consideri che si colpiscono anche i fondi di riserva delle società.Si consideri il notevole patrim onio im m obiliare posseduto da m olte società estere e nazio­ nali sottoposto alle depauperanti imposizioni del nostro regim e finanziario. Si consideri il notevole giro d'af­ fari fecondo di nuove esazioni tributizie per lo Stato o le am m inistrazioni locali che vien provocato e soste­ nuto dalle Società d’assicurazione. Si consideri tuttociò e poi si vedrà che altri vantaggi econom iei-finanziari

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non trascuribili deduce lo Slato dalla intrapresa privata delle assicurazioni e che questa non è affatto pei capitalisti che v’ arrischiano le loro dovizie, quel l'a u re o Pattolo, che un esam e superficiale dell’ in ­ dustria assicuratrice sem bra far credere a certuni.

[continua) E . Ma s è- Da r i.

Rivista Bibliografica

Yves Guyot. — La tyrannie socialiste. — Paris, Dela-grave, 1893, pag. 272.

Il socialismo ha trovato in F rancia, nel signore G uyot, un avversario altrettanto forte e abile, quanto autorevole. Già da un pezzo egli aveva assoggettato a critiche vivacissim e i program m i delle varie scuole socialiste francesi, ma specialm ente da quando ha assunto la direzione del Siìcle egli ha condotto una cam pagna quotidiana e in fondo fortunata contro i socialisti assai potenti a Parigi.

Alla Cam era dei deputati e nella Stam pa, il G uyot con coraggio e sincerità di convinzioni, ha com bat­ tuto gli erro ri, le passioni, i progetti di legge dei socialisti, ed ora, in questo suo nuovo volum e,' tende a dim ostrare a quale nuova tirannia ci condurrebbe il socialism o. Non si tratta di un libro di teorie, ma di uno studio polemico, scritto in forma viva e piana, accessibile anche a coloro che non sono v e r­ sati nella m etafisica del socialism o, e se non vi si trovano cose nuove, sono però in esso esposte, assai bene, verità incontestabili.

Il volum e si divide in sei libri che portano questi titoli : L ’evoluzione e la regressione ; i sofismi so­ cialisti ; la legislazione socialista ; la m oralità e la legalità socialiste, gli scioperi e la g uerra sociale; la responsabilità. S critto con molta verve, ricco di citazioni interessanti, di giuste e acute considerazioni, ispirato ai principj della scienza m oderna e anim ato dal rispetto alla libertà, questo piccolo volum e si legge con piacere e profitto ; esso ha un pregio piut­ tosto raro ai nostri giorni, di chiam are, cioè, le cose col loro vero nom e e perciò dice senza esitazione che il socialism o equivale alla tirannia, la qual cosa, si com prende facilm ente, ha sollevato tutte le ire dei socialisti di P arigi.

Doti. Otto Gerlach. — Die preussische Steuerreform in Staat und Gemeinde. — Jena, Gustav Fischer, 1893, pag. 112 (1 marco).

L ’A utore ha voluto offrire a coloro che s’interessano della riform a tributaria che la Prussia ha di recente com piuto, e non hanno tempo n è modo di fare uno stu­ dio sulle fonti, un sunto dei punti principali della ri­ form a m edesim a. A questo scopo egli si è servito principalm ente della m em oria presentata dal ministro e delle relazioni che accom pagnarono al Landtag prussiano i vari progetti tributari. L ’ operetta è certo assai utile e raggiunge pienam ente lo scopo di vol­ garizzare la riform a tributaria che il signor Miquel con rara valentia ha saputo condurre in porto par­ zialm ente nel 1891 e poi, nelle altre sue partì, questo anno. È notevole la circostanza che la riform a fiscale, di cui rende conto il doti. G erlach si riferisce non solo allo Stato, ma anche ai Com uni, ed ó una ri­ form a veram ente radicale, perchè si può dire che m uta la base del loro sistem a tributario : allo Stato

prussiano rim angono infatti le imposte sui redditi derivanti dalla ricchezza m obiliare e ai Com uni ven­ gono cedute le imposte sui terreni, su i fabbricati e sulle industrie. P er quanto le condizioni della finanza italiana siano differenti da quella prussiana, la ri­ forma del signor Miquel m erita di essere studiata, se non altro, per convincersi che vi sono dei paesi, nei quali la riform a tributaria non è soltanto una promessa fatta in occasione delle elezioni politiche.

Prof. Lujo Brentano. — Uber das Verhaltniss von Ar- beitslohn und Arbeitszeit zur Arbeitsleistunq. — 2a edizione completamente rifatta. — Leipzig, Duncker u. Humblot, 1893, pag. 103 (1 mareo).

Nel 1875 il prof. Brentano pubblicò una breve m onografia sul rapporto tra il salario e la durata del lavoro da una parte e la prestazione di lavoro dall’ altra, nella quale metteva in luce il fatto che la efficacia del lavoro era accresciuta dai salari alti e dalla riduzione delle ore di lavoro. La questione altam ente interessante, dodici anni or sono, lo è dive­ nuta nel frattem po ancor più, specie in seguito alla agitazione in favore delia giornata di otto ore, sic­ ché il Brentano, che nell’intervallo ha veduto a c c u ­ m ularsi le prove in appoggio alla sua tesi, ha p u b ­ blicato, o r non è m olto, una seconda edizione del suo scritto, che può dirsi un lavoro nuovo, perchè la questione è ora esam inata con m aggiore larghezza e la lesi è confortala da un grande num ero di prove. Metà del libro contiene num erose note, che offrono altre prove, oltre quelle date nel testo, suH’inffusso benefico che esercitano gli alti salari e I’ accorcia­ m ento della durata del lavoro, e alcune di quelle note sono veram ente preziose, perchè riferiscono dati od opinioni che non è agevole per tutti l’ot­ tenere. C hiude l’opuscolo, la traduzione del discorso del M acaulay sul bill per le dieci ore di lavoro, che è certo ancor oggi, a quasi q u ara n t’ anni di d i­ stanza, u n docum ento in appoggio della riduzione delle ore di lavoro, degno di considerazione.

Rivista Economica

T r a tta to d i com m ercio Ita lo -S p a g n o loP ro g ra m m a

d i concorso p e r uno stu d io s u l so cia lism o m o­ derno — / / t r a f f ic o p a s s e g g e ri s u lle fe rro v ie

P e r i p a c c h i p o s t a liC re d ito fo n d ia rio . Trattato di commercio Italo-Spagnuolo. — È

stato firm ato il trattato di com m ercio tra l’ Italia e la Spagna.

L’ Italia ottiene il m antenim ento dello stata quo

ante, equivalente ad un notevolissim o ribasso sulla

vigente nuova tariffa m inima spagnuola, per i pro­ dotti costituenti la m aggior somm a delle sue espor­ tazioni verso la Spagna : m arm i, alabastri e granili sgrossati, segati o lavorati ; zolfo greggio ; filati di ca n ap a ; seta g reg g ia ; d o g h e; traverse per ferro v ia; carbone e legna ; sughero ; calzature ; pollam e ; carni suine ; legum i secchi ; cappelli di paglia.

È aggravato, in confronto dello stata quo ante, però con notevole riduzione della tariffa m inim a, il trattam ento delle m aioliche e porcellane, dei co r­ dam i, delle seterie, della carta a m acchina, ed assai lievem ente anche quello della canapa greggia.

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in confronto dell’ attuale tariffa m inim a, ma anche dello statu quo ante, per i seguenti prodotti ; m a­ teriali da costruzione, sali di chinino ed altri alca­ loidi, borra di seta rito rta, filati di bourette, carta a mano, botti m ontate o sm ontate, treccie di paglia, burro, latte concentrato, form aggio, tessuti di gom m a elastica, ed anche per le paste' se si tenga conto, per queste, del m aggior dazio sulle farine.

E m antenuto lo statu quo ante per quasi tutte le esportazioni spagnuole verso l’ Italia, e segnata- mente per gli olj, il cotone in massa, le lane greggie, il sughero greggio, le pelli crude e conciate, i m i­ nerali m etallici, la ghisa, il ram e in rottam i, spranghe e lamine, il piombo in pani e rottam i, l’ uva da tavola, le frutta secche, i pesci secchi, il tonno, le sardine e le acciughe sotto olio.

È dim inuito il dazio per il sughero lavorato. La uva da vino, prim a esente, cade ora sotto il dazio della tariffa generale italiana.

Il trattato italo-spagnuolo al pari di tutti gli altri presentem ente stipulati dalla S pagna, non contiene la clausola della nazione più favorita, così essendo statuito dalla vigente legge doganale spagnuola. Ma tale clausola si applica ai prodotti specificati nelle tabelle annesse al trattato, e queste tabelle conten­ gono, in quanto concerne l’ Italia, tutti i suoi a r­ ticoli di esportazione verso la Spagna.

Nel trattam ento della nazione più favorita non è compreso il vino, nè dall’ una, nè dall’ altra parte.

Programma di concorso per uno studio sul socialismo moderno. — La R. A ccadem ia E cono­

mico A graria dei Georgofili pone a concorso il s e ­ guente tem a di studio :

« Fare un esame critico, in forma popolare,

delle moderne dottrine socialistiche e dei loro pos­ sibili effetti ».

All’ autore del m iglior lavoro l’Accademia assegna un prem io di L. 5 0 0 ; gli saranno inoltre conferiti un diploma ed una m edaglia appositam ente coniata col suo nom e inciso.

I m anoscritti dovranno esser presentati all’ A cca­ demia non più tardi del 50 G iugno 1895, e c ia ­ scuno di essi dovrà esser contrassegnato con un motto, ripetuto sopra una busta contenente il nom e, il cognom e e il domicilio dell'autore.

Una Com m issione nom inata dall’ Accademia g iu ­ dicherà inappellabilm ente del Concorso e ne riferirà nella pubblica adunanza solenne dell’ anno accad e­ mico 1895.

L’ A ccadem ia si riserva il diritto di pubblicare nei suoi Atti la m em oria prem iata.

I m anoscritti non vengono restituiti ; e le schede dei lavori non prem iati saranno abbruciate.

II traffico passeggeri sulle ferrovie. — 11 si­

gnor Gomel ha pubblicato uno studio sul traffico passeggieri nelle strade ferrate, dal quale riassu ­ miamo alcuni dati, che si riferiscono ai principali paesi.

L ’ Inghilterra è il paese d’ E uropa che abbia ap­ plicato le ferrovie al trasporto passeggeri.

Il prim o treno fu inaugurato sulla linea L iv e r- pool-M anchester il 25 settem bre 18 3 0 e quindici anni dopo, nel 1845, il num ero di viaggiatori tra ­ sportati era «di 33 m ilioni.

Nel 18 5 0 questo num ero era 89 m ilioni e nel 1860 di 1 6 6 m ilioni. Da questa data in poi la pro­ gressione è enorm e, finché si arriv a ad 817 mi­ lioni di passeggeri nel 1890.

L* im portanza della circolazione sulle ferrovie in­ glesi non dipende soltanto dalla ricchezza della popolazione, ma specialm ente dalla passione di v iag­ giare degli abitanti, dall’attività degli affari e dal­ l’estensione sem pre più sconfinata delle grandi città. Il m ovim ento viaggiatori, ripartito per le tre classi ha dato per ogni chilom etro in esercizio nel 1 8 9 0 , le seguenti som m e: passeggeri di prim a 1,226 ; idem di seconda 2 ,9 1 9 ; idem di terza 5,761.

Così m entre il totale dei passeggeri si elevava fra il 1865 e il 1891 da 2 5 0 e 835 milioni, il red ­ dito proveniente dal loro trasporto saliva da L i­ re 2 0 4 milioni a L . 750 m ilioni.

Nel Belgio le ferrovie dello Stato trasportarono 35 m ilioni di passeggeri nel 1 8 7 5 ; dieci anni dopo 51 m ilioni; e nel 189 0 ne trasportarono 6 4 ,2 2 9 ,0 0 0 .

Il reddito corrispondente in cifre tonde, sale da 29 a 42 a 45 m ilioni di lire.

Il Belgio avendo una popolazione molto densa e possedendo il carbone a buon m ercato, ha potuto m antenere in tutti i tempi delle tariffe bassissim e, che corrispondono in m edia per chilom etro a 7 cen­ tesimi p er la prim a classe, 5 per la seconda, 3 per la prim a.

In G erm ania m algrado il rapido aum ento della rete ferroviaria, il reddito chilom etrico per trasporto passeggeri, è cresciuto in proporzione m ediocre, era di 8,5 5 9 lire per chilom etro nel 1880, di 9,041 nel 1885, di 1 0 ,906 nel 1890.

I viaggiatori che compiono brevi tragitti sono in G erm ania, come in Francia, il m aggior num ero e quello che più aum enta, cosicché il percorso m edio del viaggiatore va dim inuendo ; era di 30 chilom e­ tri nel 1880, si riduceva a 28 nel 1885 si ra stre ­ m ava a 26 nel 18 9 0 .

II reddito m edio per passeggero e per chilom e­ tro offre la stessa dim inuzione; era di L. 1,36 nel 1880, discese a L. 1 ,2 4 nel 1885 e a L . 1,01 nel 1890.

La prim a classe fornisce al complesso del re d ­ dito circa 4 1 |2 per cento, la seconda il 26 1 |2 il resto è dato dalle classi terza e quarta.

Q uesta q uarta classe esistente in P russia, in S as­ sonia, nell’ O ldem burgo e nel M eclem burgo, è molto frequentata, m algrado la m ancanza, di comfort, in causa del suo basso prezzo.

Si dice spesso che la Svizzera è l’ albergo del­ l’E uropa ; infatti essa nulla risparm ia per attirare e tratten ere i viaggiatori delle altre nazioni. Così m algrado il territorio alpestre, ha spinto attivam ente la costruzione delle ferrovie, m ettendosi in com u­ nicazione per il G iura con la F rancia, per I’ A lberg con l’A ustria e pel G ottardo con l’ Italia. I passeg­ geri nell’ultim o decennio trasportati sulle linee Sviz­ zere salirono da 22 a 27 m ilioni, con un reddito che da 22,6 0 0 ,0 0 0 lire si alza a 3 1 ,1 5 0 ,0 0 0 . P er chilom etro e passeggero, reddito m edio lire 1 0 ,4 2 6 .

Q uanto alla classificazione dei viaggiatori p er classi è la seguente: 2 p e r cento di prim a, 20 p e r cento di seconda e 78 per cento di terza.

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cosicché il reddito chilom etrico ribassa notevol­ m ente.

La prim a classe contribuisce al reddito com ples­ sivo in ragione del 17 per cento, la seconda del 37 e la terza del 46. I viaggiatori si ripartiscono com e segue per le tre classi: 9,27 per la p rim a ; 2 6 ,7 3 per la seconda; 64 per cento per la terza.

F inalm ente in Spagna circolano da 20 a 22 mi­ lioni di viaggiatori ogni anno nelle sue linee, e il reddito che esse producono va da 53 a 60 milioni di lire. 1 viaggiatori di prim a classe formano il 6 per cento del totale, quelli di seconda il 17 e quelli di terza il 77. Il reddito delle due prim e classi equivale quasi alla metà del reddito complessivo.

Per i pacchi postali. — Ecco il decreto del

23 luglio u. s. concernente il peso dei pacchi po­ stali e le norm e re la tiv e ;

A rt. 1. — Con effetto dal 1° settem bre 1893 saranno am messi a circolare per mezzo della Posta, tanto nell’ interno del Regno, quanto nei rapporti coll'estero, pacchi che non eccedano il peso di cin­ que chilogram m i ciascuno ; ferm o rim anendo per lutti i pacchi in genere, le dim ensioni attualm ente consentite.

A rt. 2. — La tassa di spedizione dei pacchi in­ terni rim ane invariata nella m isura di centesim i 60 e r gli ordinari e di centesim i 90 per gli ingom- ran ti, non eccedenti il peso di tre chilogram m i ed è elevata ad una lira per gli ordinari ed a L . 1.50 per gli ingom branti da tre a cinque chilogram m i, nei sensi dell’art. 22 della legge del 12 giugno 1890 n. 1889 (serie 3 a ), e dell’art. 75 del testo unico delle leggi postali approvato con R. decreto del 20 giugno 1889 n. 6151 (serie 3 a).

Sono pareggiati agli ingom branti quei pacchi i quali, pur nou eccedendo le dimensioni norm ali, ri­ chiedano nel trasporto precauzioni speciali, cioè quelli che constino di piante, arbusti, gabbie, anche vuote, ceste contenenti anim ali vivi, mobili, giard i­ niere e simili.

Nei rapporti coll’estero rim angono in vigore le tasse sancite colla Convenzione del 4 luglio 1891, approvata con legge del 28 giugno 1892 n. 297, applicate a seconda dei paesi di destinazione.

A rt. 3. — P e r la riscossione delle tasse di spe­ dizione dei pacchi interni da tre a cinque chilo­ gram m i è autorizzata l’ istituzione di apposita carto­ lina, nei sensi dell’art. 219 del regolam ento approvato con R. decreto del 2 luglio 1890 n. 6951 serie 3 a ).

Credito fondiario. — Il D irettore G enerale del-

’ Istituto di Credito fondiario ha em anato la seguente

circolare:

Abbiam o l’ onore di inform are la S. V. che essendo cessata, per effetto della legge sul riordinam ento bancario, negli istituti d’ em issione la facoltà di far operazioni di credito fondiario, questo Istituto, pur m antenendo nella Banca d’ Italia la sua rap p rese n ­ tanza, da esso fin dall’ origine affidata alle Sedi ed alle. S uccursali della Banca Nazionale nel Regno, ha deliberato l’ im pianto di Agenzie proprie per mezzo di A genti Ispettori, com inciando dalle piazze di Na­ poli, P alerm o e B ari, colla riserva di istituirne altre a seconda dei bisogni.

Coll’ accrescere sin d’ ora i mezzi di diretta co­ m unicazione col pubblico in quelle regioni ove ven­ gono a m ancare i crediti fondiari locali, questo istituto intende a che, nonostante la disposizione legislativa ora entrala in vigore, la possidenza sia

posta in grado di profittare agevolm ente di della forma di credito.

Presso le A genzie proprie dell’ Istituto, come pure presso le Sedi e Succursali della Banca Nazionale, ed in seguito presso quelle della Banca d’ Italia, il pubblico potrà rivolgersi per informazioni schiari­ menti e la presentazione delle dom ande, nonché per le trattative e gli aiti susseguenti.

Gradisca la S. V. i nostri distinti ossequi

La Direzione Generale

La produzione mineraria in Italia

L ’ Ing. Pellati ispettore delle M iniere ha pubbli­ cato la relazione del servizio m inerario nel 1891, e com e annualm ente abbiam o fatto, ne diam o un breve cenno.

Nel 1891 la produzione m ineraria dell'Italia rag ­ giunse il suo m assim o valore, risultando di lire 7 9 ,8 9 0 ,7 2 6 con un aum ento di L ire 6 ,0 7 5 ,4 7 4 sul 1882, anno che finora rappresentava il massimo della produzione m ineraria italiana.

Confrontando poi il valore della produzione del 1891 con quello dell’anno precedente, si ha un a u ­ m ento di L. 1 6 ,0 6 3 ,7 9 3 , ossia di più del 25 per cento. Questo m aggior valore si può ritenere dovuto per intero allo zolfo, m entre l’aum ento verificatosi per alcuni degli altri prodotti m inerali rim ase inferiore alla dim inuzione avutasi nel rim anente dei prodotti Stessi.

La produzione totale in detto anno di zolfo greggio fu di 3 9 5 ,5 2 8 tonnellate con un aum ento di ton­ nellate 2 6 ,2 8 9 sull’anno precedente. Q uest’ aum ento è dovuto principalm ente alle solfare siciliane e a quelle della provincia di Avellino.

Il prezzo medio essendo salito da L. 76 ,5 5 a 112,57 per tonnellata il valore totale della produ­ zione dello zolfo fu di L . 4 4 ,5 2 5 ,4 5 6 con un au ­ m ento di 16,2 6 0 ,1 6 5 su ll’anno prim a.

La produzione dei m inerali di piombo, zinco ed argento am m ontò in com plesso a 1 5 2 ,9 2 4 tonnel­ late, superando di 1 4 4 ,8 6 3 quella del 1 8 9 0 . Ma il suo valore dim inuì, risultando da .2 0 ,6 7 8 ,3 2 0 infe­ rio re per L. 182,996 a quella dell’anno precedente. Codesta produzione è quasi per intero da attri­ buirsi alla S ardegna, dove i m inerali di piombo, zinco ed argento raggiunsero il valore com plessivo di 20,156,118.

In Lom bardia la produzione di m inerali di zinco, costituita quasi per intero da calam ina, fu di 1 2 ,7 3 8 tonnellate con un aum ento di 1251 sull’ anno pre­ cedente e pervenne dalle valli Seriana e B rem bana della provìncia di Bergamo.

La produzione della fonderia di P ertusola fu di 1 8,500 tonn. di piombo del valore di L. 5,69 8 ,0 0 0 e di 3 7 ,600 chil. d’argento valutati L. 6,016,000.

È da notare che questa officina è riuscita nel 1891 ad acquistare sui m ercati inglesi, vincendo la concorrenza di tutti gli altri stabilim enti simili di E uropa, partite ragguardevoli di m inerali provenienti da diversi paesi e più specialm ente dal Messico, dal Chili e dall’ A ustralia.

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