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LA BUONA NOVELLA 5 ҮН? ! "mh = L infanzia. Maria. š tas. giglio È 3. Š š в. Testi e Musica di F. DE ANDRÈ. ri š & # š. š è. = т _ PE 1. 2.

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Testo completo

(1)

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"lab uona

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“Ж”

(2)

LA BUONA NOVELLA 1

Testi e Musica di F. DE ANDRÈ

num.

mi - -te Do - mi-

Lau-da num.Lau-da-ie Do

Maria L’infanzia а

i-to qualche -ci

fonseal-la по-ла,

cu

sul ve-ati-ti-no al-la buo-na,

giglio

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Re? Solm Fa7 e li porta-ro-no al tempio.

Non fu più ilse-no di -gno-re

pre-sero ituoitre anni

1. 2.

tem-pio. i

-sem-pio,

Manon pertebam - bi- na,cheneltempio resti

(3)

Coro: Presto

Segue Sciogliica-pellie guarda, giùvengono! Guardala, guardala,sciuglici capel-li, sono più lunghideinostrimantelli guarda la

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pel-le te-ne-ra, lie - ve, ri-splen-de al so- іс co-me lu ne - ve. Guar-da-le та - ni, guar-da-le il vi - so,sembrave-

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I. Tempo Coro;

E fo-sti tu,Giu-

CODA wvocalizzato

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(4)

е subito se ne parti per dei lavori che lo attendevano fuori della Giudea. Rimase lontano quattro anni.

=. e Gioacchino disse:

— Ecco che ha compiuto i tre anni! Portiamola perciò al Tempio del Signore perchè dobbiamo adempiere alla promessa... (1)

Forse fu all'ora terza, forse alla nona, cucito qualche giglio sul vestitino alla buona, forse fu per bisogno

о peggio, per buon esempio, presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio.

Presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio.

Non fu più il seno di Anna, fra le mura discrete, a consolare il pianto, a calmarti la sete;

dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore.

A misurarti il tempo fra cibo e Signore,

« così Maria bambina visse nel Tempio del Signore e la mano di un angelo le offriva _ il cibo...

Coro:

Scioglie la neve al sole, ritorna l’acqua al mare, il vento e la stagione ritornano a giocare.

Ma non per te, bambina, che nel tempio resti china.

Ma non per te, bambina, che nel tempio resti china.

е quando raggiunse l’età dei dodici anni i sacerdoti si riunirono in consiglio e dissero: — Cosa faremo ora di lei perchè non contamini il Tempio del Signore?...

E quando i sacerdoti ti rifiutarono alloggio, avevi dodici anni e nessuna colpa addosso;

ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio, la tua verginità che si tingeva di rosso.

La tua verginità che si tingeva di rosso.

E si vuol dar marito a chi non lo voleva, si batte la campagna, si fruga la via,

— Popolo senza moglie, uomini d'ogni leva, del corpo di una vergine si fa lotteria. — Del corpo di una vergine si fa lotteria.

(1) le didascalie în corsivo sono citazioni del protovangelo di Giacomo desunte da un volume edito nel 1867 con traduzioni di L. Scarabelli.

.. allora gli araldi andarono per tutta la Giudea

e risuonò la tromba е il popolo accorse...

Coro:

— Sciogli i capelli e guarda, già vengono! —

— Guardala, guardala, scioglie i capelli;

sono più lunghi dei nostri mantelli, guarda la pelle tenera, lieve, risplende al sole come la neve.

Guarda le mani, rdale il viso, sembra venuta dal Paradiso, guarda le forme, la отгіопе, sembra venuta p 'entazione, Guardala, guardala, scioglie i capelli, sono più lunghi dei nostri mantelli, guarda le mani, guardale il viso, sembra venuta dal Paradiso.

Guardale gli occhi, guarda i capelli, guarda le mani, guardale il collo, guarda la carne, guarda il suo viso, guarda í capelli del Paradiso.

Guarda la carne, guardale il collo, sembra venuta dal suo sorriso, guardale gli occhi, guarda la neve, guarda la carne del Paradiso,

„е Zaccaria, il gran sacerdote, disse a Giuseppe:

— La sorte ti ha affidato la

vergine del Signore, abbine cura e custodiscila...

E fosti tu, Giuseppe, un reduce del passato, falegname per forza padre per professione, a vederti assegnata, da un destino sgarbato, una figlia di più senza alcuna ragione, una bimba su cui non avevi intenzione.

E mentre te ne vai,

stanco d'essere stanco,

la bambina к mano, la tristezza di fianco, pensi — quei sacerdoti la diedero in sposa a dita troppo secche per chiudersi su una rosa, a un cuore troppo vecchio che ormai si riposa. — Parlato:

Secondo l'ordine ricevuto, Giuseppe portò la bambina nella propria casa e subito se ne partì per dei lavori che lo attendevano fuori della Giudea.

Rimase lontano quattro anni.

Е. A.1

(5)

Il ritorno di Giuseppe

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(6)

la-scia-ti quando i tuoi

an-ni е-га-по co-sì po- chi.

Più lento (quasi libero)

E lei vo-lò fra le tue braccia come una ron-di-ne,

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-gan-no i-ne-spres-so dal volto, leipro-po-se l’in-quie-to

gi рг ü рсе 2-4

гі-сог-йо frai ге-віі

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dun so-gno гас-00140.

Ta 2.

la te-nerezza dun вог- гі-во, ша af-fet-to quasi implo - ra-to.—

3

ventre.. Еа techecer-ca-vi il mo - ё -үо — ] | dun in- aL]

ivelle, già dal tramonto, si contendono il cielo a frotte, luci meticolose

nell’insegnarti la notte.

Un asino dai passi uguali, compagno del tuo ritorno, scandisce la distanza lungo il morire del giorno.

Ai tuoi occhi, il deserto, una distesa di segatura, minuscoli frammenti della fatica della natura.

Gli uomini della sabbia hanno profili da assassini, rinchiusi nei silenzi

d'una prigione senza confini.

Odore di Gerusalemme,

la tua mano accarezza il disegno d'una bambola magra,

intagliata nel legno.

— La vestirai, Maria, ritornerai a quei giochi lasciati quando i tuoi anni erano così pochi. —

E lei volò fra le tue braccia come una rondine,

e le sue dita come lacrime, dal tuo ciglio alla gola, suggerivano al viso, una volta ignorato, la tenerezza d'un sorriso, un affetto quasi implorato.

E lo stupore nei tuoi occhi salì dalle tue mani

che vuote intorno alle sue spalle, si colmarono ai fianchi

dalla forma precisa d’una vita recente, di quel segreto che si svela quando lievita il ventre.

Еа te, che cercavi il motivo d'un inganno inespresso dal volto,

lei propose l’inquieto ricordo fra i resti d'un sogno raccolto,

(7)

Il sogno di Maria

5

Moderato con moto

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Гап -ge - lo

l'ombra e-ra fred- da, gon-fia іп - сеп - во;

tem - pio, u - mi-do, scu-ro del

poi,d’'improv - vi-so,mi.sciol-se le se - га, ad in-se-gnar-mi. u-na nuo-va pre - ghie-ra:

sce-se, come o-gni

3

io, per un gior-no, per un то - a-li, quan-do mi chie-se: co-no-sci Ге - sta-te

le mie brac-cia di-ven-ne-ro ma-ni е

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4. Liberamente

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-men-to, сот-ві а ve - de-re 11 со-10-ге del ven-to. Vo-lammo dav- ven - tre. E la pa-rola ormaisfi -

si rac-col-se ne - ma la pa-u-ra dal-le lab-bra

pian-to, sciol-se in

si -ni - ta

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(8)

— Nel grembo umido, seuro del tempio, l'ombra era fredda, gonfia d’incenso;

l'angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera:

poi, g improvviso, mi sciolse le mani е le mie braccia divennero ali, quando mi chiese — conosci l'estate — io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, le strade, poi scivolammo tra valli fiorite

dove ‘all’ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde a cercarsi da solo nascosto tra il verde, e lui parlò come quando si prega, ed alla fine d'ogni preghiera

contava una vertebra della mia schiena.

„е l'angelo disse: — Non temere, Maria, infatti hai trovato grazia presso il Signore e per opera Sua concepirai un figlio...

E. А: 1

Le ombre lunghe деі sacerdoti

costrinsero il sogno in un cerchio di voci.

Con le ali di prima pensai di scappare ma il braccio era nudo e non seppe volare:

poi vidi l'angelo mutarsi in cometa е i volti severi divennero pietra,

le loro braccia profili di rami,

nei gesti immobili d'un altra vita, foglie le mani, spine le dita, Voci di strada, rumori di gente,

mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.

Sbiadì l'immagine, stinse il colore, ma Гесо lontana di brevi parole

ripeteva d'un angelo la strana preghiera dove forse era sogno ma sonno non era

— lo chiameranno figlio di Dio —;

parole confuse nella mia mente,

svanite in un sogno, ma impresse nel veritre. — E la parola ormai sfinita

si sciolse in pianto, ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi semichiusi nel gesto d’una quiete apparente che si consuma nell’attesa d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posasti le dita all’orlo della sua fronte: | i vecchi quando accarezzano

hanno il timore di far troppo forte.

(9)

Ave Maria

Allegretto

E te пе val; —=_i Ma-ri - а, fra lal-tra gen - te che si rac-

-co - glie in-tor-noal_ tuo pas-sa - re, sie-pe di sguar - di ——— che поп fan - no

3 ЕЈ т

«no = г. for - se__ рап-ре - га - i poi la tua

“Ті =. == а - des - so сһе sei don - na, а - ve al - le

ma - no na-scon - de - гаип вог - ri - so; gio- iae do -

don - ге____ - со - пә te, Ma- ri - a, fem - mi- ne un

(10)

han-noil соп -fi

nein - cer

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per un nuo mi - na il

che il-lu -

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u - mi-leo Mes - si

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-ve-ro 0 rio - co, — ро

gior no__

non sen

che sta-gio -

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айга gente 1 tuo passare , fra 1:

lie intorno а!

guardi che non fanno male di essere madre.

е vai, Maria, che зі гассов!

siepe di si nella stagione E te ni

dolore hanno il confine incerto che illumina il viso.

i la tua mano nasconderà un sorriso:

Sai che fra un’ora forse piangerai

po,

giola е

пеПа stagione

Femmine un giorno е poi madri рег sempre Ave Maria, adesso che sei donna,

ave alle donne come te, Maria,

femmine un giorno per un nuovo amore

povero o ricco, umile o Messia.

nella stagione che stagioni non sente.

Е. А. 1

(11)

Maria nella bottega d'un falegname

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Мата: Ж

in 2 (Molto lento) Fa-le - gna-me col mar-tel- lo рег-сће fai den den?_ con la

dal-la pial-la su quel le-gno perchè fai fren fren?_ co-stru - i-sci-lestam-pel-le per chi in guerra an-dò?_

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Il Falegname:

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(12)

tempie addormenta-te di que - sta cit -

19

pulsa il ©uo-re d'un martel-lo, quan-do smet-te - rà?_ Fa-le-

-gname,suquel le-gno,quanti col-pior-mai,_ quanto an-cota con la pial-la lo азо - ti-glie-rait_ —

Maria:

— Falegname col martello perchè fai den den?

con la pialla su quel legno perchè fai fren fren?

costruisci le stampelle per chi in guerra andò?

dalla Nubia sulle mani a casa ritornò? — Il Falegname:

— Mio martello non colpisce, pialla mia non taglia

per foggiare gambe nuove a chi le offrì in battaglia, ma tre croci, due per chi disertò per rubare,

la più grande per chi guerra insegnò a disertare, — La gente:

— Alle tempie addormentate di questa città

pulsa il cuore d’un martello, quando smetterà?

Falegname, su quel legno, quanti colpi ormai,

quanto ancora con la pialla lo assottiglierai? —

Maria.

— Alle piaghe, alle ferite

che sul legno fai, falegname su quei tagli manca il sangue, ormai, perchè spieghino da soli, con le loro voci, quali volti sbiancheranno sopra le tue croci. — Il Falegname:

— Questi ceppi che han portato perchè il mio sudore

li trasformi nell'immagine di tre dolori,

vedran lacrime di Dimaco (2) e di Tito (2) al ciglio

il più grande che tu guardi abbraccerà tuo figlio. — La gente:

— Dalla strada alla montagna sale il tuo den den

ogni valle di Giordania impara il tuo fren fren;

qualche gruppo di dolore muove il passo inquieto, altri aspettan di far bere a quelle seti aceto. —

(13)

Міа clella Сгосе

Molto moderato

Po - ter - ti smem -bra - ге coi den - tie le ma - ni, sa -

—— “= = Јар Se a EE ee =

-pe -rei tuoi ое - chi be - vu- t dai еа - ni, di mo - ri -rein ero - ce puoi

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es-se -re gra-to aunbra-vuo-mo di по-те Pi - 1а - to. Ben più del-la mor-te che

ГД. Л = |

og -gi ti vuo-le, tue - еі - ден ve - le - no di que - ste pa - ro - le: le

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(14)

lu- gu- bre seher-no de - glia -bi - ti

nuo - vi mi -

su - га - noa goc-ceil do -

«lo - ге che pro-vi; tren - t’an-nihanno atte -во col pres fe- ga -to in ma-no, i ran-to-li d'unciar-la -

— Poterti smembrare coi denti e le mani, sapere i tuoi occhi bevuti dai cani, , di morire in croce puoi essere grato a un brav’'uomo di nome Pilato, — Ben più della morte che oggi ti vuole, t'uccide il veleno di queste parole:

le voci dei padri di quei neonati, da Erode, per te, trucidati,

Nel lugubre scherno degli abiti nuovi misurano a gocce il dolore che provi;

trent'anni hanno atteso col fegato in mano, i rantoli d'un ciarlatano.

Si muovono curve le vedove in testa, per loro non è un pomeriggio di festa;

si serran le vesti sugli occhi e sul cuore ma filtra dai veli il dolore;

fedeli umiliate da un credo inumano che le volle schiave già prima di Abramo, con riconoscenza ora soffron la pena di chi perdonò a Maddalena,

di chi con un gesto soltanto fraterno

una nuova indulgenza insegnò al padreterno, e guardano in alto, trafitti dal sole,

gli spasimi d’un redentore.

Confusi alla folla ti seguono muti, sgomenti al pensiero che tu li saluti:

— A redimere il mondo — gli serve pensare, il tuo sangue può certo bastare.

La semineranno per mare e per terra tra boschi e città la tua buona novella, ma questo domani, con fede migliore, stasera è più forte il terrore.

Nessuno di loro ti grida un addio per esser scoperto cugino di Dio;

gli apostoli han chiuso le gole alla voce, fratello che sanguini in croce.

E. А. 1

Han volti distesi, già inclini al perdono, ormai che han veduto il tuo sangue di uomo fregiarti le membra di rivoli viola,

incapace di nuocere ancora.

Il potere vestito d'umana sembianza, ormai ti considera morto abbastanza e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni degli umili, degli straccioni.

Ma gli occhi dei poveri piangono altrove, non sono venuti a esibire un dolore

che alla via della croce ha proibito l'ingresso a chi ti ama come se stesso.

Son pallidi al volto, scavati al torace, non hanno la faccia di chi si compiace dei gesti che ormai ti propone il dolore, eppure hanno un posto d'onore.

Non hanno negli occhi scintille di pena non sono stupiti a vederti la schiena piegata dal legno che a stento trascini, eppure ti stanno vicini,

Perdonali se non ti lasciano solo, se sanno morir sulla croce anche loro, a piangerli sotto non han che le madri, in fondo, son solo due ladri.

(15)

Tre madr

Ti - to, non веі

Madre di Tito: %

Moderato mosso fi-glio di

Madre di Dimaco;

nel dir-ti ad - di рі о,

Соп (гор-ре |

£ ша - dre.

muo- ге tua

ma più di

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chi fu tu-o pa - dre, -бпо- ri

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tu fa il fi-glio gior - no,

più dal-la mor - te.

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chi non ri

for - te, un po’ più

pian-ge-re

(16)

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le braccia ma cio ~ chemiè tol -

о-га per che ve-do spe-gner-si

che vi-vean-co - ra,

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Е. А. 1

(17)

Tito Il testamento di

Liberamente

Non a - vra-ial-tro Di-0

- ver-so да te е -tro di

atempo Moderato mosso

Cre - de-va-no aunal gen-ti di-verise ve-nu-te dal-lest di - ce-vancheinfon-do e-rau-gua-le,

e поп шіһапло fat-to del та -1е.

Сге - de -va-no a un al-tro di - уег-во da te поп mihan-no fat-to del та - le,

Con un col-tel-lo pian-ta-to nel fian-co gri- -mi-narlo іп - va-n0,

non no - 0,

Di

no-me di Non no-mi-na-re il

5.6.7.

.

4 1.2.8.

in - va- no.

0-

vi- ta. Maa- dav - ve - ro lo no-mi-na - i

-по,

а Тог-ве е-га stan-co, for-se trop - po lon-

- 20121 MILANO.

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(18)

Liberamente

-des-so che vie-né la se-raed il bu-io ті to-glieil do-lo-re da-gli oc-chi е sci-vo-lail so-le al di а

= a в Р. 0 La 3 - £ а vio-len-ta -re al-tre not - ti;

окан: = |

a tempo

io, nel уе - йе - re que - stuo-mo “che muo-re,

ma-dre, io pro-vo do - lo- re. Nel-la pie-tà che non ce-deal ran-co - re,

ray

ma-dre, ho im-pa-ra-to l@- mo - re, gn —

Tito

Non avrai altro Dio all'infuori di me, spesso mi ha fatto pensare:

genti diverse venute dall’est dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male.

Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano.

Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato, e non ascoltò il mio dolore.

Ma forse era stanco, forse troppo lontano, davvero lo nominai invano

Onora il padre, onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perchè le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore.

Quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore,

Ricorda di santificare le feste.

Facile per noi ladroni

entrare nel templi che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari sgozzati come animali.

Senza finire legati agli altari sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare e forse io l’ha rispettato

vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato:

ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio.

Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme.

Feconda una donna ogni volta che Гаті così sarai unmo di fede:

poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame.

Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:

ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno.

Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno.

Guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo.

Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore.

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore

e no, non ne provo dolore,

Non desiderare la roba degli altri non desiderarne la sposa.

Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore non ho provato dolore,

L’invidia di ieri non è già finita:

stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi

e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti:

io, nel vedere quest'uomo che muore, madre, io provo dolore,

Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore. —

(19)

Laudate hominem

Molto moderato

Mim Mim7 Lau - da -

-te - re che cer-ca - va il no - strou-mo - re men-treuo-ci-de - уа nel no-me d'un di -

poi chia-mò di- о poi chia-mò di- o poi chia-mo йо quel-l'uo - mo е nel suono-

- me пио - vo no-me al-tri uo- mi- ni, al-tri uo- mi- ni ме - ci - ве.

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(20)

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(21)

un di-o vate- пш - toe lo-

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шо fra-tel-lo an-che ші -

В

Б 3

ho - mi

o, Lau-da- te

Tuomo, fratello anche mio.

un dio va temuto e lodato lodato...

pensarti figlio di Dio del

posso figlio

ü No, non devo pensarti figlio di Dio

„ ma figlio dell’uomo, fratello anche mio.

Laudate hominem А. 1

28

- о ma fi-glio del-l'uo - шо, fra-tel-lo an-che mi

il male non volle, che cercava

na ad avere tere

Е

il ойго umore

ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Laudate dominum Laudate dominum

Non voglio pensarti figlio di Dio poi chiamò dio quell'uomo Laudate dominum Laudate dominum 9н; ani gli stracciomi:

nel nome d'un dio, nel nome d'un dio nel nome di quel dio

e nel suo nome nuovo nome si assolse,

Ancora una volta abbracciammo

la fede

che il male non volle, finchè

che inse

mentre uccideva

uccideva un uomo:

Poi chiamò dio

altri uomini, altri uomini uccise.

ad avere il diritto

al perdono

sul male commesso nel nome d’un dio

restò uomo

uomo.

(22)

INDICE:

t. L'INFANZIA DI MARIA . 5 : А . Pag. 1 2. IL RITORNO DI GIUSEPPE š š a š Ж!

3. IL SOGNO DI MARIA š А қ . > » 6

4. AVE MARIA š : š ; š š . * В

5. MARIA NELLA BOTTEGA D'UN FALEGNAME » 10 6. VIA DELLA CROCE . è . : i . » 20 7. TRE MADRI 5 А > 3 š ; а » 22 8. IL TESTAMENTO DI TITO . 3 ; 3 » 24 9. LAUDATE HOMINEM . š š š | - » 26

Testi в Musica а

FABRIZIO DE ANDRÈ

EDITORI ASSOCIATI s.r.. - MILANO

(23)

la buona novella

fabrizio de andre

associati IDR «ni

(24)

L'INFANZIA DI MARIA

i.e Gioacchino disse;

— Ecco che ha compiuto i tre anni! Portiamola perciò al Tempio del Signore perchè dobbiamo adempiere alla promessa... (1)

Forse fu all'ora terza, forse alla nona, cucito qualche giglio sul vestitino alla buona, forse fu per bisogno

o peggio, per buon esempio, presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio.

Presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio.

Non fu più il seno di Anna, fra le mura discrete, a consolare il pianto, a calmarti la sete;

dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore.

A misurarti il tempo fra cibo e Signore.

» così Maria bambina visse nel Tempio del Signore e la mano di un angelo le offriva il cibo...

Coro:

Scioglie la neve al sole, ritorna l’acqua al mare.

il vento e la stagione ritornano a giocare.

Ma non per te, bambina, che nel tempio resti china.

Ma non per te, bambina, che nel tempio resti china.

«e quando raggiunse l’età dei dodici anni i sacerdoti si riunirono in consiglio e dissero; — Cosa faremo ora di lei perchè non contamini il Tempio del Signore?...

E quando i sacerdoti ti rifiutarono alloggio, avevi dodici anni e nessuna colpa addosso;

ma per i sacerdoti : fu colpa il tuo maggio, la tua verginità che si tingeva di rosso.

La tua verginità che si tingeva di rosso.

E si vuol dar marito a chi non lo voleva, si batte la campagna, si fruga la via.

— Popolo senza moglie, uomini d'ogni leva, del corpo di una vergine si fa lotteria. —

Del corpo di una vergine si fa lotteria.

...аПота. gli araldi andarono

per tutta la Giudea

e risuonò la tromba

e il popolo accorse

Coro:

— Sciogli i capelli e guarda, già vengono! —

— Guardala, guardala, scioglie i capelli.

sono più lunghi dei nostri mantelli guarda la pelle tenera, lieve, risplende al sole come la neve.

Guarda le mani, guardale il viso, sembra venuta dal Paradiso, guarda le forme, la orzione, sembra venuta ‘entazione.

Guardala, la, scioglie i capelli, sono più lunghi dei nostri mantelli

guarda le mani, guardale il vis- sembra venuta dal Paradise.

Guardale gli occhi, guarda i capelli guarda 1е mani, guardale il collo, guarda la carne, guarda il suo viso, guarda i capelli del Paradiso.

Guarda la carne, guardate il collo, sembra venuta dal suo sorriso, guardale gli occhi, guarda la n guarda la carne del Paradiso.

е Zaccaria, il gran sacerdote, disse a Giuseppe;

— La sorte ti ha affidato la

vergine del Signore, abbine cura e custodiscila...

E fosti tu, Giuseppe, un reduce del ato, falegname per forza ре рег енти, а erti assegna!

да ип destino sgarbato, una figlia di рі senza alcuna ragione, una bimba su cui non avevi intenzione.

E mentre te ne vai,

stanco d'essere stanco, la bambina per mano, la tristezza di fianco, pensi — quei sacerdoti la diedero in sposa a dita troppo secche per chiudersi su una rosa, a un cuore troppo vecchio che ormai si riposa. -- Parlato:

Secondo l'ordine ricevuto, Giuseppe portò la bambina nella propria casa e subito se ne partì per dei lavori

che lo attendevano fuori della Giudea.

Rimase lontano quattro anni.

(25)

IL RITORNO DI GIUSEPPE

bielle, già dal tramonto, si contendono il cielo a frotte, luci meticolose

nell'insegnarti la notte.

Un asino dai passi uguali, compagno del tuo ritorno, scandisce la distanza lungo il morire del giorno.

Ai tuoi occhi, il deserto, una distesa di segatura, minuscoli frammenti della fatica della natura.

Gli uomini della sabbia hanno profili da assassini, rinchiusi nei silenzi

d'una prigione senza confini.

Odore di Gerusalemme,

la tua mano accarezza il disegno d’una bambola magra,

intagliata nel legno.

— La vestirai, Maria,

ritornerai a «quei giochi

lasciati quando i tuoi anni

erano così pochi. —

E lei volò fra le tue braccia

come una rondine,

e le sue dita come lacrime, dal tuo ciglio alla gola, suggerivano al viso, una volta ignorato, la tenerezza d'un sorriso, un affetto quasi implorato.

E lo stupore nei tuoi occhi sali dalle tue mani

che vuote intorno alle sue spalle, si colmarono ai fianchi

dalla forma precisa d'una vita recente, di quel segreto che si svela quando lievita il ventre.

E a te, che cercavi il motivo d'un inganno inespresso dal volto, lei propose l’inquieto ricordo fra i resti d'un sogno raccolto.

IL SOGNO DI MARIA

— Nel grembo umido, scuro del tempio, l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;

l'angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera:

poi, d'improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese — conosci l'estate — io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, 1 le strade, i scivolammo tra valli fiorite dov Sir all'ulivo si abbraccia la vite.

indemmo là, dove il giorno sì perde a

Русе da solo павсовіо tra il verde, e lui parlò come quando si prega, ed alla fine d'ogni preghiera

contava una vertebra della mia schiena.

. @ l'angelo disse: — Non temere, Maria, infatti hai trovato grazia presso il Signore e per opera Sua concepirai un figlio...

Le ombre lunghe dei sacerdoti

costrinsero il sogno in un cerchio di voci.

Con le ali di prima pensai di scappare.

ma il braccio era nudo e non seppe volare:

poi vidi l'angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra, le loro braccia profili di rami, nei gesti immobili d'un altra vita, foglie le mani, spine le dita, Voci di strada, rumori di gente, ·

mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.

Sbiadì l’immagine, stinse il colore, ma l’eco lontana di brevi parole

ripeteva d'un angelo la strana preghiera dove forse era sogno ma sonno non era

chiameranno figlio di Dio —;

parole confuse nella mia mente,

svanite in un sogno, ma. impresse nel ventre. —

E la parola ormai sfinita

si sciolse in pianto,

ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi semichiusi nel gesto Q'una quiete apparente che si consuma nell'attesa d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posasti le dita all’orlo della sua fronte:

i vecchi quando accarezzano

hanno il timore di far troppo forte.

(26)

AVE MARIA

E te ne vai, Maria, fra l'altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare, siepe di sguardi che non fanno male nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai poi la tua mano nasconderà un sorriso:

gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna, ave alle donne come te, Maria,

femmine un giorno per un nuovo aimore povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre nella stagione che stagioni non sente.

MARIA NELLA BOTTEGA D'UN FALEGNAME

Maria: Maria.

— Falegname col martello — Alle piaghe, alle ferite

perchè fai den den? che sul legno fai,

con la pialla su quel legno falegname su quei tagli

perchè fai fren fren? manca il sangue, ormai,

costruisci le stampelle perchè spieghino da soli,

per chi in guerra andò? con le loro voci,

dalla Nubia sulle mani quali volti sbiancheranno

a casa ritornò? — sopra Је tue croci.

Il Falegname: Il Falegname:

— Mio martello non colpisce, — Questi cèppi che han portato

pialla mia non taglia perchè il mio sudore

per foggiare gambe nuove li trasformi nell'immagine a chi le offrì in battaglia, di tre dolori,

ma tre croci, due per chi vedran lacrime di Dimaco (2)

disertò per rubare, e di Tito (2) al ciglio

la più grande per chi guerra il più grande che tu guardi

insegnò a disertare. — abbraccerà tuo figlio, —

La gente: La gente:

— Alle tempie addormentate — Dalla strada alla montagna

di questa città sale il tuo den den

pulsa il cuore d'un martello, ogni valle .di Giordania

quando smetterà? impara il tuo fren fren;

‘alegname, su quel legno, qualche gruppo di dolore

quanti colpi ormai, muove il passo inquieto,

quanto ancora con la pialla altri aspettan di far bere

lo assottiglierai? — a quelle seti aceto. —

(2) i nomi dei ladroni variano da vangelo a vangelo (Dimaco, Tito, Рита, Gesta). T'ito è il ladrone buono ni dell'infanzia.

(27)

VIA DELLA CROCE

Testo с Musica di Е. DE ANDRË

— Poterti smembrare coi denti e le mani, sapere i tuoi occhi bevuti dai cani, di morire in croce puoi essere grato а un ргау мото di nome Pilato. — Ben più della morte che oggi ti vuole, t'uccide il veleno di queste parole:

le voci dei padri di quei neonati, da Erode, per te, trucidati.

Nel lugubre scherno degli abiti nuovi misurano a gocce il dolore che provi;

trent'anni hanno atteso col fegato in mano, i rantoli d'un ciarlatano,

Si muovono curve le vedove in testa, per loro non è un pomeriggio di festa;

si serran le vesti sugli occhi e sul cuore ma filtra dai veli il dolore:

fedeli umiliate да un credo inumano

che le volle schiave già prima di Abramo, con riconoscenza ora soffron la pena di chi perdonò a

di chi con un gesto soltanto fraterno

una nuova indulgenza insegnò al padreterno, e guardano in alto, trafittì dal sole,

gli spasimi d'un redentore.

Confusi alla folla ti seguono muti, | sgomenti al pensiero che tu li saluti:

— А redimere il mondo — gli serve pensare, il tuo sangue può certo bastare.

La semineranno per mare e per terra tra ‘boschi e città la tua buona novella, ma questo domani, con fede migliore, stasera è più forte il terrore.

Nessuno di loro ti grida un addio per esser scoperto cugino di Dio:

Eli apostoli han chiuso le gole alla voce, fratello che sanguini in croce.

Han volti distesi, già inclini al perdono,

‘ormai che han veduto il tuo sangue di uomo fregiarti le membra di rivoli viola,

incapace di nuocere ancora.

Il potere vestito d'umana sembianza,

ormai ti considera morto abbastanza e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni degli umili, degli straccioni.

Ma gli occhi dei poveri piangono altrove, non sono venuti a esibire un dolore

che alla via della croce ha proibito l'ingresso a chi ti ama come se stesso. `

Son pallidi al volto, scavati al torace, non hanno la faccia di chi si compiace dei gesti che ormai ti propone il dolore, eppure hanho un posto d'onore.

өп hanno negli occhi scintille di pena.

non sono stupiti a vederti la schiena piegata dal legno che a stento trascini, eppure ti stanno vicini.

Perdonali se non ti lasciano 5010, _ se sanno morir sulla croce anche loro, a piangerli sotto non han che le madri, in fondo, son solo due ladri.

(28)

TRE MADRI

Madre di Tito:

— Tito, non sei figlio di Dio, ma се chi muore nel dirti addio, — Madre di Dimaco:

— Dimaco, ignori chi fu tuo padrə, ma più di te muore tua madre. — Le due madri:

— Con troppe lacrime piangi, Maria, solo l’immagine di un’agonia:

sai che alla vita, nel terzo giorno, il figlio tuo farà ritorno:

lascia noi piangere, un ро” più forte, chi non risorgerà più dalla morte. —

IL TESTAMENTO

Tito

Non pu © Die all'infuori di me,

spesso ‘atto pensare:

genti diverse venute dall’est dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te

e non mi hanno fatto del male.

Credevano a un altro diverso da tr

e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano.

Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato, е non ascoltò il mio dolore.

Ma forse era stanco, forse troppo lontano, davverò lo потіпаі invano

Onora il padre, onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perchè le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore.

Quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.

Facile per noi

entrare nei templi che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari sgozzati come animali.

Senza finire legati agli altari sgozzati come animali,

Il quinto dice non devi rubare e forse io l'ho rispettato

vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli ‘che ауеуап rubato

ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri ñel nome di Dio.

Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio.

Madre di Gesù:

— Piango di lui ciò che mi è tolto,

le braccia magre, la fronte, il volto,

ogni sua vita che vive ancora,

che vedo spegnersi ora per ora.

Ко пе1 sangue, figlio nel cuore, chi ti chiama — nostro Signore — nella fatica del tuo sorriso

cerea un ritaglio di Paradiso, Per me sei figlio, vita morente, ti portò cieco questo mio ventre, come nel grembo, e adesso in croce, ti chiama amore questa mia voce.

Non fossi stato figlio di Dio

t'avrei ancora per figlio mio. —

Copyright @ 1971 by EDITORI ASSOCIATI

DI TITO

Testo è Musica di F. DE ANDRÈ

Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme.

Feconda una donna ogni volta che Гаті così sarai uomo di fede:

poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame.

Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:

ma non ho creato dolore, Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno.

Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno.

Guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza e зішіші a uccidere un uomo.

Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore,

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri

non desiderarne la sposa.

Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore non ho provato dolore.

L’invidia di ieri non è già finita:

stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie-il dolore dagli occhi

e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti:

io, nel vedere quest'uomo che muore, madre, io provo dolore,

Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore. —

Copyright © 1971 by EDITORI ASSOCIATI

(29)

LAUDATE HOMINEM

Laudate dominum Laudate dominum Gli umili, gli straccioni:

— Il potere che cercava il nostro umore

mentre uccideva nel nome d'un dio, nel nome d'un dio uccideva un uomo;

nel nome di quel dio si assolse.

Poi chiamò dio

poi chiamò dio quell'uomo e nel suo nome

nuovo nome altri uomini, altri uomini uccise,

Non voglio pensarti figlio di Dio ma figlio dell’uomo, fratello anche mio.

Laudate dominum Laudate dominum Ancora una volta abbracciammo la fede

che insegna ad avere ad avere il diritto al perdono sul male commesso nel nome d'un dio

che il male non volle, il male non volle, finchè

restò uomo

uomo,

Non posso pensarti figlio di Dio ma figlio dell’uomo, fratello anche mio.

Qualcuni

qualcuno tentò di imitarlo se non ci riuscì fu scusato anche lui perdonato

perchè non si imita imita un dio,

un dio va temuto e lodato lodato...

No, non devo pensarti figlio di Dio ma figlio dell’uomo, fratello anche mio.

Laudate hominem

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