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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1180, 13 dicembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER R O V IE, IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno X X III - Yol. X X Y II Domenica 13 Dicembre 1896 N . 1180

L’EpM one Finanziaria flell’on. Limiti

E r a molto attesa la esposizione dell’ on. L uzzatti, no n solo p e rc h è la stam p a aveva già preavv isata la sua importanza, ma anc he, e più, perch è si sa­ peva d i e I’ nn. Luzzatti aveva lu n g a m e n te e p rofo n­ d a m e n te studiato i v ari problem i più u r g e n ti c h e affaticano la economia e la finanza del paese in questo m o m en to , e nell’anim o suo e ra en tra to il c o n ­ cetto di tentare radicali rifo rm e. L ’aspettazione no n era ingiustificata, p e rc h è infatti il disc o rs o -p ro g ram m a dell’on. M inistro è denso n o n soltanto di c o n sid e ­ razioni e di propositi, ma a n c h e di proposte co n ­ crete c h e toccano tante parti in te ressa n tissim e della pubblica econom ia. Il testo che diam o più innanzi

del notevolissimo d o c u m e n to pe rsu a d e rà i lettori che l’on. L uz zatti in qu esta so le n n e circostanza, a b b a n ­ donata la rettorica, di cui gli si era fatto r i m p r o ­ vero ch e talvolta abusasse, ha saputo m an ten e rsi rig o ro s am en te nella alta posizione dell’uomo di Stato che, senza sacrificare gli apprezzam enti sulle idee gen erali, vuole e sa p recisare i propri in te n d im en ti in forma tale che possano a v e re so llecitam ente a p ­ plicazione com pleta.

Una parte e rtotevole della esposizione finanziaria r i g u a rd a la questione lancaria e di questa parliam o in altro articolo parend oci ch e la m ateria si presti ad u n a separata trattazione.

1 lettori conoscono già q u ali sieno i nostri g i u ­ dizi sulle condizioni della finanza italiana. La parola paregg io orm ai ha acq uistato tanti a così diversi significati che l 'i n t e n d e r s i è difficile assai. C om e non vi è pareggio tra le e n tr a te e le uscite di u n a azienda do m estica, q u a n d o n o n possono essere sod­ disfatti i bisogni della famiglia nella p arte c h e è re p u ta ta necessaria alla con servazion e ed al n o rm a le sviluppo degli individui c h e c o m p o u g g n o la famiglia, così no n vi è paregg io nel bilancio di u n o Stato q u a n d o esso si ottenga re strin g e n d o s e m p r e più le dotazioni alle spese p e r i servizi civili, senza potere o v o le r d im in u ir e qu elle ch e m eno d ire tta m e n te giovano la economia del paese. O ra il bilancio ita ­ liano presenta un a s trid e n te sp ro p o rz io n e tra le ! spese p e r il debito pubblico e qu elle militari da u n a parte, e le spese p e r tutti gli altri servizi d all’altra; a n c h e p e rch è i servizi ch e lo jS ta to si p ro p o n e di fornire sono su periori ai mezzi di cui esso dispone, p e r cui la m ag g io r p a rte delle eco n o m ie c h e si fanno sono più che altro u n inevitabile differim ento di s p e ­ se, piuttosto ch e u n v ero e pro p rio ris p a rm io nella troppo com plicala funzione c h e lo Stato esercita.

A p arte questo concetto, sul q u ale n o n è ora il caso di disc ute re, e dato lo stato attuale delle cose da più tem po orm ai cristallizzato, il p roblem a finan­ ziario si presenta pel m o m e n to c o s ì: m a n te n e re il più possibile dei servizi attu ali, m a g a ri senza mezzi sufficienti allo scopo ; consolidare le spese militari e ra g g iu n g e re il paregg io , n o n m ed ian te eco nom ie per dim in uzione di attribuzioni, m a m ediante r a s c h ia tu r e nei singoli capitoli del bilancio.

L’on . Luzzatti nel suo discorso ha pien a m e n te r i ­ sposto a questa parte de! p r o g r a m m a ; u n solo punto presenta u n a effettiva econom ia ed è q u a n to rig u a rd a la spesa coloniale. F a tta la pace colla Abissinia, col ferm o proposito di d are alla colonia u n assetto d e ­ finitivo nei limiti attuali, senza costituirne u n punto di partenza p e r n u o v e a v v e n tu r e — e sa p p ia m o che s u tale arg o m e n to 1’ on. Luzzatti ha opinioni recise e decise — le spese per la colonia E ri t r e a po tranno essere m a n te n u te in limiti ristretti e qu esta sarà una effettiva econom ia, n o n solo p e rc h è d o m a n ­ derà u n a m in o r cifra iscritta in bilancio, m a p e r­ ch è q u esta cifra non sarà il g e r m e di altri sp erp eri, com e quelli a cui ven n e sp in ta l’Italia dalla A m ­ m in istrazione C r is p i-S o n n in o .

Ma tolto ciò, l’on. Luzzatti ha potuto a n n u n ciarci con com piacenza che l ’esercizio in corso si c h i u ­ d erà con un avanzo di circa otto m ilioni dei quali sette sa ra n n o impiegati a m agg iori spese p e r la m a ­ rina . E p e r l’esercizio pro ssim o l’on. Luzzatti ci a s ­ sicu ra u n avanzo di 2 6 milioni nella categ oria e f ­ fettiva, col qu ale p ro v v e d e p e r 2 3 milioni alle nu ove costruzioni ferroviarie. E ci a g g i u n g e : « tutti ¡ M i ­ nisteri co n co rro n o nelle eco nom ie tra n n e , p e r la necessità delle cose, qu elle militari » ; ci lim itiam o ad a u g u r a r e , p e r e s p rim e r e in po che parole il nostro con cetto c h e l ’on. M inistro in una prossim a esposi­ zione ci dica : « tutti i Ministeri co n co rro n o nelle eco nom ie, tran ne quelli della giustizia e della p u b ­ blica istruzione. P e r l’u n o e p e r l’altro di questi servizi e m in e n te m e n te civili l’ Italia ha m olto, troppo an c o ra , da d esidera re.

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786 L’ E C O N O M I S T A 13 dicembre 1896

u n a im p o rtan z a v e r a m e n te eccezionale, co m e sono quelli del ris a n a m e n to della circolazione.

In sostanza su lla situazione finanziaria, senza farci so v e rc h ie illusioni e nella sp era nza ch e le condizioni gen era li del paese p e rm e tta n o il verificarsi di tutti i fatti previsti, tro v iam o abbastanza con fortanti e giustificate le previsioni dell’ on. Luzzatti, e gli a u ­ g u ria m o c h e nel gettito delle im poste dei prossimi anni egli trovi m a r g in e sufficiente p e r e s p e r im e n ta r e q u e l l e r i f o r m e trib u ta rie da c u i possono s c a t u r i r e ad u n tem po e il van taggio della finanza e quello del c o n trib u e n te .

In ta nto , com e prep arazio n e a più ra dicali m o d ifi­ cazioni, va lodato il proposito del M inistro dello fi­ nan ze di m odificare la legge di imposta sui redditi di ricchezza m obile allo scopo di a g e v o lare la vita delle in d u s tr ie nuove, di m ig lio rare la so rte delle i n ­ d u s trie a g r a r ie e di no n rip e te r e a trop po brevi pe­ riodi le revisioni generali dei redditi. A noi baste­ re b b e c h e la legge sulla imposta di ricchezza m o ­ bile si lim itasse ad in te rd ire allo Stato il lucro

sulle perdite, co m e in g r a n parte è a v v e n u to in

questi u ltim i anni, no n senza g r a v e d a n n o n o n solo dei co n trib u e n ti, m a della stessa m oralità della i m ­ posta.

Di fronte alla poca sp era nza che o rm ai si pu ò n u ­ trire sulla iniziativa, p u r troppo a b b a n d o n a ta dal C o ­ m u n e di Milano, nella in tra p re s a rifo rm a t rib u ta ria , ci è se m b ra to m olto lodevole il concetto del M inistro c h e p ro m ette di ag e v o lare le trasform azioni t r ib u ­ tarie locali che abb iano p e r iscopo di a b b a tte r e le cinte daziarie o di abo lire o di a d d o lcire a v a n ­ taggio del popolo m e n o agiato le tariffe esatte p e r con to dello Stato.

E ci è p u re se m b ra to lodevole che il M inistro, s u ­ p e r a n d o gli ind u g i fin qui frapposti alla attuazione di u n concetto c h e era già nel c o n v in cim en to di tutti, abbia anu unziata la attuazione di u n a Cassa di C redito a favore dei C o m u n i, delle P ro v in c ie e dei consorzi di bonificazione, di irrigazio ne e di tr a s m is ­ sione delle forze i d ra u lic h e , p ro v v e d e n d o in ¡special m o d o p e r la mitezza d elle condizioni a t e n ta re la trasform azione del debito dei C o m u n i siciliani e sa rd i.

D opo i moti del 1 8 9 3 sa rà questo il p r im o atto pratico c h e si effettuerà nelle d u e isole e dal q u a le possono t r a r sollievo i co n trib u en ti. A v r e m o a suo tem p o q u a lc h e osservazione da fare p e r e s a m in a re se sia con v en ien te ch e q u esto n u o v o Istituto sia affi­ dato alla Cassa depositi e prestiti e se n o n fosse più c o n v en ien te fa rn e oggetto di u n privilegio a q u a lc h e Istituto privato. Ma intanto d o b b iam o ric o ­ n o s c e r e c h e il M inistero ha fatto b e n e a p ro p o r re q u a lc h e cosa di co n cre to e di preciso ch e se rv iss e a d i m in u ir e la g ra v ità di u n a situazione p e r p iù m otivi orm ai difficilmente sopportabile.

C o n clu d en d o , dalla lettu ra della esposizione fin a n ­ ziaria dell’ on. Luzzatti il paese ci s e m b ra abbia ric a ­ vato ottim a i m p r e s s i o n e ; p iù an c o ra s a rà la b e n e ­ m e r e n z a c h e si ac q u iste rà il M inistro del T e s o ro se t e r r à se m p re prese nte le parole con cui ha chiuso il su o discorso : « S e a q u esta nazione si d a r à u n « po’ di pace, se la si salvi dalle a v v e n t u r e e dalle « soverchie fiscalità, se p u r riscu o ten d o con esat-

« tezza le im poste si t e m p e r in o le inutili asprezze, « n è si abbatta l’ albero della ricchezza nazionale « soltanto p e r ris c u o te re il fru tto dell’E ra r i o , se si « riesce a g a r a n tire e a r is a n a r e la circolazione, n o n

« è p re su n tu o s a la sp era n za, an n u n ziatrice di giorni « p iù se ren i. »

Di q u esto ap p u n to ha bisogno da mollo tem po l’Italia ; a questo solo a tte n d a il Ministro.

I PROVVEDIMENTI PER L I BAICI 0’ ITALIA

P e r c o m u n e co n sen tim en to , quella p arte del d i­ scorso d ell'o n . Luzzatti c h e rig u a rd a v a il ris an am en to della circolazione, v e n n e considerata la p iù im p o r­ tante n o n solo p e r la g ra v ità dell’ a rg o m e n to , ma a n c h e p e r i p ro v v e d im e n ti dal M inistro del T esoro proposti.

Q u a n d o l’on. S o n n in o im p o se alla Banca d ’Italia la co n venzio ne del 3 0 otto bre 1 8 9 4 , noi io a c c u ­ s a m m o di unilateralità di v ed uta, p e r c h è a nostro avviso p e r libe rare lo Stalo dall’alea delia liq u id a­ zione della Banca R o m a n a , ag g rav av a le condizioni della Banca d ’ Italia.

I fatti og g i dim o stra n o la verità delle n o stre p r e ­ visioni, p e rc h è le n u o v e proposte dall’ onorevole Luzzatti v en g o n o ad afferm are c h e di altri t re n ta milioni bisogna s v a lu ta re il p atrim onio dello Isti­ tuto. S o n o passati a p p en a d u e anni d a c c h é il G o v e rn o e l’A m m in istra z io n e della Banca afferm a­ v a n o di a v e re defin itiv am en te pro v v e d u to al regolare sv olgim en to delia azien da, e già si a v v e rte ufficial­ m e n te la necessità di p o rta re n u o v e falcidie al c a ­ pitale e no n già in piccola so m m a , m a in una so m m a eguale a qu ella che d u e anni o r sono si era re p u tata sufficiente.

Si i n te n d e benissim o c h e la svalutazione del capitale, così co m e é op erata p e r la convenzione 2 8 n o v e m ­ b re 1 8 9 6 , no n diven ta c h e u n a operazione co n ta bile, p e rc h è nè si d o m a n d a n o n u ovi v e rsa m e n ti, nè si restituisco no agli azionisti i tren ta milioni, m a è ben n a tu r a le che gli azionisti, ai quali si chiese d u e anni o r sono u n n o n piccolo sacrifizio p e r m e tte re l’ Istituto in g ra d o di p ro c e d e re da sè, deb b an o s e n ­ tire m olto scossa la loro fede, se ap p ena dopo d u e anni si v ien e a p o rta re u n ’altra e così notevole p e r ­ tu rb azio n e nella parte p atrim oniale della Azienda.

Ma fatta q u esta riflessione che, più ch e il p r o v ­ v e d im e n to in sè, ri g u a r d a la posizione della A m m i ­ n istra zio ne c h e qu el p r o v v e d im e n to ha accettato, es a m in a n d o la convenzione, della q u a le nel prossim o n u m e r o d a r e m o il testo, ci pare c h e tre sieno i punti c h e ap p arisc ono fin d ’ora ingegnosi, chiari ed e v id e n te m e n te frutto di un a lunga elaborazione.

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inclusa nella legge, c h e lo Slato n o n era re spo nsa bile dei biglietti; i fatti occorsi h an n o fatto t e m e re pla­ tonica questa dichiarazione, ed è perciò che I’ ono­ revole Luzzatti inte nde di es im e re lo Stato da ogni responsabilità, ric h ie d e n d o alla Banca u n a garanzia capace di co p rire tutta la sua circolazione.

E g li p rim a rid u c e la circolazione m as sim a della Banca a 6 3 0 milioni facendo ri t ir a re p rim a 2 4 m i­ lioni di biglietti nel 1 8 9 7 e poi 17 milioni ogni a n n o ; - q u in d i dichiara irrid u c ib ile la attu ale ris e rv a m etallica di 3 0 0 milioni, la q u a le starà a co p rire altrettanti milioni di biglietti ; - p e r gli altri 3 3 0 m i ­ lioni ch e r i m a r re b b e ro scoperti, il M inistro obbliga la Banca a coprirli, e n tro il 1 8 9 7 , con m one ta m e ­ tallica, c o n Buoni del T es o ro o con titoli di Stato o g arantiti dello Stato, con cam biali all’estero, con crediti p e r anticipazioni s u titoli e valori, c o n p o r­ tafoglio interno, d ich iaran d o c h e s u tutte q u este attività i portatori dei 3 3 0 milioni di biglietti g o ­ d ra n n o del diritto di prelazione di fronte a q u a lu n q u e altro cred ito re della B anca.

N on può neg arsi c h e il sistem a escogitato dal- l’on. Luzzatti è molto ingegnoso e pu ò a n c h e essere con siderato com e u n passo decisivo per d istru g g e r e il concetto em pirico della g aranzia m etallica di u n terzo o d u e q u inti della circolazione, e pu ò an c h e essere u n b u o n a v v ia m e n to , se le condizioni della econom ia pubblica lo con sen tira nno, a u n a u lte rio re rifo rm a in cui la circolazione sia g arantita soltanto da ris e rv a m etallica e da titoli di Stato in c o n g ru a proporzione.

T u tta v ia ci sorge^ u n du b b io rispetto ai conti c o r ­ renti della B anca. È utile c h e i depositanti presso il m assim o Istituto abbiano u n a garanzia c h e diven ta inferiore a quella ch e g o d re b b e ro d ep ositando presso u n ' a l t r o stabilim ento nel q u ale n o n in c o n tre re b b e ro il n u o v o privilegio dei portatori dei biglietti e c o n ­ c o r re re b b e r o a tutte le attività in caso di disg uid o? E p r u d e n te q u esto strappo ch e vien fatto al diritto c o m u n e in u n arg o m e n to così delicato com e è quello del deposito a conto c o rre n te ? L ’ arg o m e n to d ev e essere stato c e rta m e n te stud iato pro fo n d a m e n te dal M inistro e dai suoi collaboratori e qu in d i noi ci l i ­ m itiam o ad es p o rre il dubbio, a tte n d en d o dalle sp ie ­ gazioni, c h e senza du bbio s a ra n n o date, m otiv o per tranquillarsi.

In ogni modo, p e rch è da noi d u r a il corso legale dei biglietti ed il baratto in ¡specie m etallica è so­ speso, e qu in d i i cittadini sono obbligati a r i ­ c e v ere in p a g a m e n to il biglietto di B anca che no n possono b a r a tta re , m e n t r e n o n sono obbligati a far depositi alla Banca, ap p ro v ia m o v o len tieri le p r o ­ poste del M inistro co m e u n passo verso u n a m eta che sp eriam o sia abbastanza presto ra g giung ibile. Resta a ved ersi se di q u e sto p ro v v e d im e n to la B anca debba es se r contenta.

Il second o p u nto fo ndam e nta le della con ven z io n e è quello che ri g u a r d a i ra p p o rti tra la Banca d ’Ita­ lia ed il suo C redito fondiario. — E noto c h e al credito fondiario della B an ca d ’ Italia tocco quello c h e è a v v e n u to ad altre consimili istituzioni ; le s o m m e c h e potè ris c u o te re dai m u tu i fatti n o n c o r ­ rispose ro più, n è per interessi n è p e r a m m o r ta m e n ti al servizio delle cartelle che e r a n o state e m e s s e in relazione ai m u tu i accesi. Si verificarono qu in d i i d u e fatti c aratte ristic i in simili c a s i : da u n a parte l’Istituto d iv en n e p e r es p ro priazion e p r o p r ie ta r io di u n valo re r a g g u a r d e v o l e di im m o bili, c h e n o n potè r i ­

v e n d e r e , dall’ altra p e r c o n tin u a re il re g o lare se rv i­ zio delle cartelle em e s se , d o vette r i c o r r e r e al c re d ito ; e p e r c h è q u ell’istituto era em an azione della Banca di Italia, la qu ale delle cartelle in circolazione aveva in sostanza la re sp o n sa b ilità , potè ev itare l’ im m a n cab ile cad uta ottenendo dalla Banca stessa prestiti p e r più d i e ­ cine di milioni a miti condizioni d ’interessi. - È p u re noto c h e il Credito fondiario della Banca d ’ Italia per la legge 1 0 agosto 1 8 9 3 aveva cessate le sue operazioni e qu in d i a n c h e qu elle della em ission e di n u o v e cartelle.

O ra ecco che, secondo la proposta d e ll' on. L u z ­ zatti, i ra pporti tra la B an ca d ’Italia ed il suo Isti­ tuto di Credito fondiario ven g o n o a m u ta rs i r a d i ­ c a lm en te. N on sa rà più la B an ca ch e sovvenziona il Credito fondiario, ma questi c h e farà prestiti alla B an ca. E d ecco in qual m odo.

Gli im m obili di p roprietà del C redito fondiario passano nel bilancio della B an ca e così q u e sta viene pagata del su o conto c o r re n te attivo v erso il C r e ­ dito fondiario stesso ; m a nello stesso te m p o il C r e ­ dito fondiario è autorizzato a m a n te n e re la circola­ zione delle cartelle nel lim ite attuale, e q u in d i può, entro quel limite, e m e tte re n u o v e cartelle colle quali otte rrà capitali c h e p resterà alla Banca s u ipoteca degli im m obili stessi ch e sono passati, c o m e si è

detto, in p ro p rie tà della B an ca stessa.

In altri te rm in i, di fronte alle disposizioni della legge che gli Istituti di c r e d ito fondiario n o n pos­ sono ten ere in circolazione cartelle se n o n p e r la so m m a di m u tu i ipotecari accesi, e di fronte al fatto che m olti m u tu i, si sono, pel m u tu a ta rio , c a m ­ biati in pro p rietà degli im m o bili da cui e ran o ga­ rantiti, era n ec essario : o autorizzare l’ Istituto di C redito fondiario e m a n te n e re in circolazione delle cartelle an c h e di fronte agli im m obili di cui era prop rietario ; — o p e rm e tte re c h e la B anca con tinuasse a so vven zionare il credito fondiario finché fosse uscito dalle difficoltà in cui si trov ava. Il p rim o sistem a s a reb b e stato pericoloso, p e r c h è creav a u n p r e c e ­ d en te che a v r e b b e potuto essere invocato d a altri Istituti con gene ri ; il second o co n trad icev a al desi­ derio del M inistro, che voleva im p e d ire c h e la B an ca d ’Italia au m e n ta ss e la sua esposizione v e r so il C r e ­ dito fondiario.

D a ciò la ingeg nosa proposta di far p as sa re gli im m obili nel bilancio della B anca e la do p p ia a u ­ torizzazione a questa di c o n tr a r r e m u tu i col p roprio C redito fondiario, a questo di c o n tin s a re nella em is­ sione delle cartelle senza però oltrepa ssare il lim ite attu ale di 2 2 0 milioni.

Q ui l’artifizio della disposizione è e v id e n te , e d i­ cen d o artifizio n o n in te n d iam o di e s p r i m e r e u n b iasim o, ch e anzi ci p a r e accettabile la proposta. T u tta v ia no n sappiam o re n d e r c i conto del p e rc h è no n si sia preferito di far passare quegli im m o bili del credito fondiario nella sezione delle immobilizzazioni, la q u a le sezione ha facoltà di e m e tte re titoli a m m o r ­ tizzatoli g arantiti da b e n i imm obili. Così facendo, a n o stro avviso, si ris p a rm ia v a di m a n te n e re vincoli, così d u b b i g iu rid icam e n te , tra il C redito fondiario e la B an ca, si evitava la autorizzazione di u n a u lte rio re em ission e di cartelle fondiarie, la q u ale p u ò essere g e r m e di u n a u lte rio re esplicazione di q u e ll’ istituto c h e v e r a m e n te non ha fatto b u o n a prova, e so pratutto si sem plificava in q u esto p u nto la convenzione.

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ciò che r i g u a rd a la B anca d ’Italia. Ma a q u a n to da p iù parti ci si afferma, è assicurata la costituzione di u n Istituto di smobilizzazione col capitale di 2 5 m ilioni, dei quali dicci versati, a cui a c c e d e r e b b e ro la Società dei Beni imm obili, il Banco Gestioni e la sezione a u to n o m a della B an ca d ’ Italia. Q uesto Istituto av re b b e la facoltà di e m e tte re obbligazioni r e d i m i ­ bili e g o d re b b e di speciali priv ilegi fiscali. Col r i ­ cavalo di q u esta em ission e di obbligazioni, la Banca d’Italia, p er un a p arte a lm e n o effettuerebbe la sm o ­ bilizzazione e po treb b e cosi u s u f r u i r e presto dei vantaggi consentiti ad essa sulla tassa di circola­ zione, m ano m an o c h e a t tu e r à la realizzazione delle su e immobilizzazioni.

P e r g i u d ic a r e di questo punto giove rà atte n d ere ch e si conoscano m eglio le basi sulle quali la s e ­ zione auton om a della Banca o il n u o v o Istituto si costituiran no. In ta n to n o n possiam o c h e lodare q u esto n u o v o passo ch e si fa v e rso la soluzione di un o dei più difficili pro b lem i finanziari del p rese n te periodo, e ci c o n g ra tu lia m o col M inistro di a v e r saputo, finalm ente, m e tte re in sie m e tanti e così diversi i n ­ teressi, i quali fino a qui co rre v a n o p e r vie opposte, con dan n o di tutti.

C om e i lettori veg g o n o da q u esto ra p id o esam e che abb iam o fatto sui* punti principali delle disp o­ sizioni proposte p e r il ris a n a m e n to della circolazione, il nostro giudizio è co m p lessiv am e n te favorevole, al­ m e n o dal p u n to di vista dello Stato e d ell’in te resse g e n e ra le e tanto più v o len tieri v e n ia m o a q u esta co n clusione in q u a n to da molto tem po la no stra co­ scienza non ci p e r m e tte v a di a p p la u d ire alle propo­ ste che v e n iv a n o fatte dal M inistero del T e s o ro ed alla condotta che esso teneva nei ra p p o rti tra lo Stato e la eco nom ia del paese. S e n tire m o ora che cosa d ira n n o gli azionisti della Banca d ’ Italia.

L ’on. Luzzatti, senza d istru g g e r e l’ op e ra dello on. S m inino, toglie ad essa tutto quel c a ra tte re di unilateralità c h e rivestiva, e noi siam o b e n lieti di n o tarlo e di a ttrib u irg li la lode che si m erita.

Altri p ro v v e d im e n ti ha proposti l’ on. M inistro p e r il B an co di Napoli; di q u esti in te n d ia m o o c c u ­ parci p ro ss im a m e n te .

III.

Con la stessa facilità con la q u ale 1’ on. R inaldi ha c re d u to di po ter se g n a la re le t e rr e p u b b lic h e da d a r e ai poveri giustifica il diritto i n q u esti di o tte­ n e r le p e r coltiv arle. La via p e r g i u n g e r e al ric o n o ­ scim en to di cotesto diritto si p e r c o r re ag e v o lm e n te q u a n d o si a m m e tta il diritto al lavoro e q u a n d o si accolgano c erte ac c u se contro l ’o r d in a m e n to eco­ no m ico odierno. Il n o stro A u to re c r e d e anzi di p o ­ t e r d a r e u n a d im ostrazione du plice del diritto dei poveri, attin g en d o n e le ragioni alle discipline politico­ sociali e a qu elle g iu rid ich e . C on vien però so g g iu n ­

*) V edi il n u m e ro 1176 dell’ Economista.

g e re c h e di cotesto diritto egli n o n ha u n concetto rigo roso e preciso, e p e r co n v in cersen e basta ri p o r­ tare ciò c h e scrive a pag. 4 3 : « Ma, innanzi tutto, ch e m ai è cotesto diritto dei poveri ? Lo diciam o

subito ; no n è la facoltà di far proprio l’altrui, no n il com uniSm o, no n il collettivismo, non la naziona­ lizzazione del suolo, co m e ora si dice.- E per c o n ­ verso u n diritto ch e n e a n c h e i più convinti ed i m ­ pavidi individualisti possono disconoscere. È il di­ ritto a v iv ere, v e d e r rispettata la pro p ria dignità e destinazio ne m o rale , ad esplicare l’attività p e rso ­ nale col lavoro, a r ic e v e re protezione contro le frodi d i e s i a n n id an o nei co n tratti a g ra ri o^ con tro le prepotenze dei capitalisti, onde il povero è tir a n n e g ­ giato c o n salari asso lu tam en te inadeguati ai bisogni della vita e ai portati diretti del lavoro. Non p o ten ­ dosi rin n e g a r e colai diritto, ò logico a m m e tte re che, se lo Stato riconosce in ciascun cittadino la dignità di uo m o e lo vuole laborioso ed onesto, p u nendo lo se ozioso e v a g a b o n d o , d ev e p e r necessità offrirgli i mezzi co n d u ce n ti a siffatti scopi. Q uindi cred iam o che, senza offendere il diritto di proprietà privata o lim itare la libertà dei c o n t r a t t a l o Stato pu ò c o m ­ p iere la sua alta missione, o rd in an d o la p roprietà in m odo da a s sic u r a re ai bisognosi le g u aren tigie d ’indipend enza, di la v o r o , di m oralità. »

Una discussione teorica sul diritto all’ esistenza o sul diritto al lavoro s a re b b e qu i fuori di posto ; m a n o n possiam o o m e tte re a lcu n e considerazioni. N on bisogna con fon dere, ci pare, il rico noscim en to di u n diritto nei poveri a g o d e re delle te rre pubbliche, coll’ in te rv e n to dello Stato in m ateria di contratti, p e r fini di tutela g iu rid ic a , b en e o m ale intesa c h e sia. In q u e st’ultim o caso si tratta di im p e d ire certi fatti o di fa v o rirn e certi altri, senza ch e , di regola, ne d erivin o obblighi specifici p e r lo Stato o p er gli enti politici m in ori. P e r contro il rico noscim en to del diritto al lavoro e del diritto alla esistenza coin­ volge ap p u n to la prestazione da p a r te dello Stato di ben i o di servigi, in corrispondenza col diritto rico nosciu to. C he q u e lle prestazioni p ren d a n o la fo rm a di concessione di terre o altra form a, la cosa no n m u ta . E p p e rò la q u estio ne fo ndam entale è s e m ­ p re qu ella dell’am m issio n e del diritto al lavoro, a m ­ m esso il quale, c o m e fa il Binaldi si c o m p re n d e c h e il diritto dei poveri sulle terre p u bblich e ven g a da lui, ch e p u re è giu ris ta valente, riconosciuto.

Il diritto al lavoro, del qu ale Luigi Blanc fu u n o dei più eloquenti difensori, significa la facoltà in tutti gli uo m in i di c h ie d e re al po tere sociale u n lavoro dignitoso e sufficientem ente re trib uito. Ma u n sim ile diritto n o n si può d e d u r r e com e v u o le il B lanc dal diritto stretto e assoluto alla vita che possiede l’uo m o pel fatto stesso della su a nascita p e r c h è dal

diritto alla tutela della vita, co m e d ev e intendersi il

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la facoltà di e s p ro p ria re a loro profitto i lavoratori onesti, intelligenti, economi c h e han no sa p u to ri­ s p a r m i a r e e far fru tta re i prodotti del loro lavoro. M a, ripe tiam o, no n vogliam o fa r qui la critica del diritto al lavoro, ch e del resto l’A u to re del q u ale ci o ccupiam o non difende in m odo esplicito ; egli piuttosto vuol d im o stra re « con criteri rig o ro s a ­ m ente giuridici il diritto esclusivo dei poveri sulle te rr e p u bblich e ». E a questo rig u a rd o distin gue le terre soggette agli usi civici dalle altre terre p u b ­ bliche p e r oc c u p a rse n e p artitam en te. La d im o stra ­ zione dell’on. R inaldi è prova dalla sua estesa dot­ trina giuridica, ma è in tutto co n v incen te ? E c c o ; p e r le t e rr e soggette agli usi civici la qu estio n e ci p are d u b b ia, per le altre te rr e non sa ppiam o v e d e re co m e si possa p a rla re di diritto dei poveri s u esse.

Infatti, circa le t e rr e soggette agli usi civici tre condizioni di diritto e di fatto sono possibili ; la p r o ­ m iscuità, ossia la uguaglianza degli ab b ienti e dei n o n abbienti, la preferenza acc o rd ala agli ultim i e il diritto assoluto riconosciuto nei poveri. La p r o ­ m iscuità troppo spesso si è risolta nella esclusione dei poveri e nel g o d im en to qu asi esclusivo degli abbienti. « I d e m a n i, gli a d e m p riv i, i fondi soggelti alle se rv itù del pascere, del far legne e del r a c c o ­ g liere altri prodotti riescono s e m p r e di g iovam ento a chi m e n o ne ha bisogno o a chi più sa g o d e rn e o per forza o per frode. Dato il sistem a della p ro ­ m iscuità, no n vi ha d’ o rdinario u n a regola che c i r c o ­ scriva la libertà dell’ uso e p e r con seg uenza chi è ricco pu ò illim itatam ente tagliare q u an to ed ove più gli piaccia, in tr o d u rr e a r m e n t i n u m e ro s i, a v e re in n o n cale i diritti altrui, es erc itare la sem ina e r ra b o n d a a suo grado. P e r c o n tr o , ai po v eri no n è dato m a n d a rv i n u m e ro s e to rm e di anim ali, re c i ­ d e r e m olte legne p e r gli opifici, s c av are g r a n q u a n ­ tità di pietre p er le fabbriche. Il loro dritto perciò diventa irrisorio, finché d u ra 1’ a n a rc h ia degli usi c h e è figlia dell’ incom po sta azione individuale. » Così il R inaldi a pag. 117 del suo libro, e n o n si può disconoscere che vi è di molto di vero in quelle s u e parole. C om e p u re è v e r o ch e la p rim a c o n ­ quista della scienza g iuridica è quella della prefe­

renza, la q u ale ha scosso il v an ta to diritto di e g u a ­

glianza fra i ricchi ed i po veri; nò la coscienza g iu ­ ridica di tutto il n o stro secolo ha trovato a p ro te ­ stare q u a n d o , p e r m ancanza di estensione, i ricchi n o n sono stati am m essi alla ripartizione delle te rre . Ma orm ai, secondo il Rinaldi, il q u esito vuoisi porre cosi ; poiché qu elle t e rr e si d e v o n o a ttrib u ire alla in d u s tria priv ata p e r la loro m a g g io re produttività, costituendosi le unità agricole in m odo non irrisorio, chi ha diritto di a v e r l e ? La sua risposta, o rm a i lo sappiam o, è c h e il diritto è dei poveri e p e r a v v a ­ lora re la sua tesi r i c o r r e alla storia , dalla q u a le r i ­ su lte re b b e che gli abbienti di oggi po sseggon o un a parte degli antichi d o m im i collettivi ed è q u in d i logico e giusto a ttrib u ire l’altra p a r te tuttora d i s p o ­ nibile a chi n ’è c o m p iu ta m e n te p riv o. L a c o n c e s ­ sione, l’u su rp azio n e, l’acq uisto so no i titoli ch e s p ie ­ gano l’ attu ale stato di fatto, e coloro c h e se ne giovano dev o n o rico n o sc ere l’ e te rn o prin cip io di giustizia attrib utiva, d ip en d en te dalla egu aglianza specifica degli uo m in i e c o n sen tire c h e se n e dia il rim a n e n te a chi n o n ha nulla.

C erto ci sono ragioni c h e su ffrag ano la tesi p r o ­ pu g n ata dal R inaldi e b astereb b e qu ella ch e le te rre so ggette agli usi civici a p p a rte n g o n o al c o m u n e in ­

qu an to alla p roprietà e ai cittadini in q u an to al g o dim en to che esercitano in n o m e p roprio e non p e r altrui concessione. Ma il sostituire alla prefe­

renza dei poveri la esclusione degli ab b ienti può

nella pratica u r t a r e co n tro diritti, interessi e c o n ­ su etudini non trascurabili. T u tta v ia , la qu estio n e del diritto esclusivo dei poveri sulle terre soggette a usi civici, se dubbia, non è però tale da p re se n ta re m a ­ teria di contestazioni g rav issim e, a n c h e p e r c h è se gli abbienti vengono a p e r d e r e gli usi civici, i non abbienti d o v reb b ero pag are u n c o rre sp e ttiv o al co­ m u n e p er la con versione del diritto di u te n te in p roprietà piena, altrim enti si v e r re b b e a togliere al­ l’en te c o m u n e ciò che è suo e a c o n d a n n a rlo a v e n ir m en o all’ a d e m p im e n to degli altri fini sociali d ’igiene, di sicurezza, d ’istruzione e via dicen do.

A m ag g io r ragione poi q u esto c o rre sp e ttiv o d o ­ v re b b e ch ied ersi per le te rr e dello Stato, delle opere pie e degli enti ecclesiastici, m a basta forse questo p e r giustificare l’asserto diritto dei poveri s u quelle t e r r e ? P e r giustificarlo, il Rinaldi in realtà si vale di u n rag io n am en to c h e n o n po ssiam o accettare. Noi pensiam o, egli scrive, c h e il diritto dello Stato a d estinare il patrim onio dei com u ni e degli a l ­ tri enti a vantaggio della classe povera si possa giustificare s u b b iettiv am en te ed o b iettivam ente. S u - biettiv am en te , p e r c h è dei ben i propri esso è libero m o d e ra to r e e di quelli c h e spettano in p roprietà ai c o m u n i od alle istituzioni p u b blich e può re golare lo sv olgim en to e le funzioni eco n o m ich e sicc om e meglio cre d e . O b b iettiv a m e n te , p e r c h è la proprietà privata degli enti pubblici com p ie u n a funzione sociale n e t ­ t a m e n te d e te rm in a ta dallo scopo degli enti m edesim i e dalla specie dei beni. Lo Stato n o n può so p p ri­ m e r e gli enti, m a può b en e tra s fo rm a rn e il p a tr i­ m onio, p e rc h è rispond a m eglio alla sua funzione s o ­ ciale. Con ciò peraltro n o n si dim ostra affatto ii diritto esclusivo dei poveri su qu elle t e rr e ; n è vale il d ire che esso è co n seg uenz a della funzione m e ­ d esim a della proprietà p riv a ta degli enti pubblici, p e rc h è , ad eccezione delle O p ere pie, c h e però possono av e re a n c h e fini sv ariatissim i, gli altri enti n o n han no c h e ved ere coi bisogni dei poveri, e no n si capisce qu in d i p e r q u ale trov ata giuridica si possa afferm are il diritto dei poveri s u qu elle terre. È v ero c h e il R inaldi da ultim o , co rre ggen dosi, esclude che si tratti di u n diritto perfetto ed assoluto dei po veri e dice c h e è solo u n titolo esclusivo all’ a t ­ tribuzione di qu elle t e rr e (pag. 1 6 1 ) ; m a ciò no n m u ta la sostanza della cosa. A n c h e a m m e s so nello Stato la facoltà di tras fo rm are il p atrim onio di questi enti, n o n si pu ò dire con ragione di giustizia che te rr e p u bblich e d eb bano essere assegnate ai poveri p e r diritto, ma solo per o p p ortun ità e utilità. Vi sono però q u este re a lm e n te ?

R . D. V.

LETTERA PARLAMENTARE

L ’E s p o sizio n e f in a n z ia r ia - Le im p re s s io n i - I com­ m e n ti - P re v is io n i - Un nuovo colpo a l i a C am

era-Man m a n o ch e si avv icinava il g iorno stabilito, lunedì,

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790 L’ E C O N O M I S T A 13 dicembre 1896

n istero c h e in v erità affida p o liticam en te abb astan za con i suoi atti en ergici poteva affidare a n c h e finanzia­ ria m e n te con i suoi propositi ; — il passato dell’on. L uzzatti, la sua azione svolta co m e m in istro e giudicata allora un po’ incerta e i n d e te r m in a ta , le su e gran d i q u alità di econom ista, di finanziere e di o ratore, e i suoi stessi piccoli difetti di ric e rc a to r e della frase m olto re tlorica e n o n s e m p r e d ec isam en te c h iara, a c ­ c re s c e v a n o 1’ aspettazione, d an d o ad essa, oltre c h e u n c a ra tte re politico, direi qu asi a n c h e u n c aratte re personale p e r l ’uo m o . Così a v v e n n e che la C a m e ra p r e se n ta v a lu n e d ì scorso l’aspetto delle g ra n d i occa­ sioni com e m ai s’e ra visto p e r u n a esposizione fin a n ­ ziaria. I M inistri tutti al loro posto, affollati i banchi, affollate le trib u n e , e o v u n q u e u n a e v id e n te im p a ­ zienza c h e l’on. Luzzatti com inciasse.

E g li c o m in ciò in mezzo ad u n profondo attento si­ lenzio ch e si m a n te n n e sino alla fine. La prim a parte dell’ esposizione in cui si constata la presente e la p reved ib ile situazione finanziaria a v v e n ire , no n p ro d u s se speciali im p ressioni. S e no n ch e , q u a n d o l’ on. Luzzatti a giustificare l’ a u m e n to di 7 milioni al bilancio della M arina p e r a u m e n ta re il naviglio da g u e r r a , disse c h e sicc om e le n u o v e costruzioni s a ra n n o fatte in Italia, q u e ll ’a u m e n to sarà u n a fo r­ tuna p e r l’ eco nom ia nazionale, molti tro v a ro n o che q u esta giustificazione poteva essere ris p a rm ia ta , e c h e se u n a il M inistro ne voleva p u r d a r e , poteva c e r c a r la più co n fo rm e alla v erità e ai principi della scienza ch e egli professa. S e c o m p le s s iv a m e n te p a r ­ v e r o un po’ troppo rosee le previsioni del Ministro, n o n a tutti p a r v e così vicina qu ella elasticità del b i ­ lancio ch e esso, v e r a m e n te , così com e è tirato con i denti, n o n ha, fecero però ottim a im p res sio n e le fre­ q u e n ti affermazioni dell’ on. M inistro c h e l’èra delle pazzie affricane è finita e ch e la no stra sa rà d ’ ora innanzi u n a politica di dignitoso r a c c o g lim e n to . In ciò, accop p ian d o alla fe rm a decisione, se tale sarà m a n te n u la , di no n far più debiti, v e d o n o tutti b en p iù che nei d u e milioni di disavanzo a n n u n ciati pel 9 7 - 9 8 , u n a g u aren tig ia di solidità e di possibile elasticità per i fu tu ri bilanci italiani.

L a p rim a parte, d u n q u e , dell’ E sposizione passò - dissi e ripeto - senza d e s ta re speciali im p re s sio n i nè p rò n è c on tro, m o lto p iù ch e la C a m e ra è in parte in c o m p e te n te e in parte, p e r g li a m m a e s tr a m e n ti del passato, p arecc hio scettica sulle previsioni.

Ma l’ interesse, e con l’ in te resse il su ccesso del - l ’on. Luzzatti, si a c c re b b e alla se cond a parte, sui p r o v v e d im e n ti econom ici, e alla terza sui p r o v v e d i­ m en ti ban cari.

L ’ on. M inistro, infatti, p r o c u r ò le m ag g io ri so d­ disfazioni in ogni settore della C a m e ra q u a n d o a n ­ n u n ciò le proposte p e r u n a re visione m e n o fre q u e n te della imposta di ricchezza m obile nell’ in te res se delle n u o v e in d u strie , e in qu ello ge n e ra le di lutti i c o n tr i­ b u enti. Così fu ron o accolti con favore l’appoggio e le facilitazioni p ro m esse a qu ei C om un i c h e vogliano iniziare 1’ abolizione del dazio c o n su m o , gli studi p e r m a n t e n e r e e a u m e n ta r e la piccola p roprietà fondiaria, ecc. ecc. E felicissima fu trov ata in sè e pel suo modo di applicazione la unificazione e t r a ­ sform azione dei debiti com u nali della Sicilia, della S a rd e g n a e dell’ Isola d’ E lb a .

Q u an d o , finalm ente, l’ on. Luzzatti v e n n e a p a r ­ la re dei p r o v v e d im e n ti ba n c a ri, che si sa p e v a c h e d o v ev an o essere il clou dell’ Esposizione finanziaria, p a r v e ch e la C a m e r a si dicesse : ci siam o ; e 1’ at­

tenzione si fece a n c h e p iù viva ch e no n fosse stata p rim a.

I concetti inform ativi delle proposte m in isteriali, p a rv e ro soddisfare la C a m e r a ; ed essendo i p r o v ­ v ed im en ti escogitati e spiegati dal M inistro con chiarezza, otte n n ero so p ra tu tto l’effetto di far p e n ­ sa re : d av anti ad essi direi quasi ch e la C a m e r a fu sg o m e n ta ed a m m ira ta molto p iù ch e parlan d o del Banco di Napoli, di cui p u r tutti riconoscono le co n ­ dizioni, l’on. Luzzatti a v e v a avuto, p rim o fra i Mi. lustri italiani, il co rag g io di dire a p e rta m e n te che sono necessari g r a n d i pro v v e d im e n ti, senza di che si im p o n e la liquidazione del Banco.

Da tutto il com plesso dell’ Esposizione, ma s p e ­ cia lm e n te dall’ ultim a p arte, la C am era rim as e p r o ­ fo n d a m e n te colpita, sp e c ia lm e n te p e r c h è si è accorta di a v e r a v u to davanti u n com plesso di idee e no n di parole m e n tre - dico c o n tin u a n d o nella m ia qualità di cronista - si aspettava forse più parole ch e idee.

Ma a p p u n to com e cronista dev o a n c h e rilev are ch e l'o ttim a im p re s sio n e delle p rim e ore and ò molto atte n u a n d o s i, collo stud io delle proposte.

Ciò c h e si dice e si rip e te è q u e s to : che quei p ro v v e d im e n ti sono ben issim o ideati, ma no n sono sufficienti, e che favoriscono solo in parte il riso rg e re degli istituti di em issione e più p r ecisam e n te della Banca d ’ Italia, giudicandosi il Banco di Napoli o rm ai irre m is sib ilm e n te p e r d u to .

E a p p u n to per la B an ca d’ Italia si va rip e ten d o ch e gli interessi g en erali della nazione sono s u p e ­ riori agli interessi p artico lari degli azionisti, e che p e r ciò n o n bisogna solo affrettare il ri s o rg e re della Banca d ' I t a l i a , ma g iu d ic a rla finita a n c h ’ essa e p e n sa r e a far u n a b u o n a ban ca di em issio n e. Q u an te cose si dim en tic h in o in questo r a g io n a m e n to è forse su p e rflu o ric o rd a re . E m olti pensano che n o n si rifletta abbastanza c h e se la B an ca è com e è, la colpa è so- pratu tto dei G ove rni c h e p e r sa lv ar sè stessi no n b a d a ­ ro n o a ro v in arla, im p o n e n d o le ogni g e n e re di sa lv ata g ­ gio. N on si pensa che p e r v en ti ann i u n a v e ra e propria legge b a n caria fu s e m p r e p rom essa, e m ai presentata, e delle con tin u e p ro m e ss e i G overni si se rv iro n o per o tte n e re dalle B a n c h e ciò che volevano, e la legge ba n c a ria , la sola che sia stata fatta, è stata presentata e discussa, dopo il disastro della Banca R o m a n a , in un m o m e n to di eccitazione di panico e di sospetti dif­ ferenti d i form a, e di sostanza, m a ug uale p e r i n ­ tensità al m o m en to in cui era stata fatta la legge p r i m a . U n certo diritto a q u a lc h e ri g u a r d o p are a molti, d u n q u e , qu ei poveri azionisti forse l’ab b ia n o , o, a l ­ m en o , n e abbiano di p i ù di q u an to se n e sieno m e ­ ritati le p rovincie m eridiona li con le su cced utesi a m ­ m inistrazioni del B an co di Napoli. Ma il m om ento n o n è fa v o rev o le p e r loro, e p e r le ra g io n i dette e p e r c h è si trova es se re sprop orzion ato il sacrifizio fatto dallo Stato r i d u c e n d o la tassa di circolazione, col v a n ta g g io ch e la B an ca ne potrà av e re. È facil­ m e n te p re v e d ib ile c h e a v r e m o alla discussione delle altre declam azioni.

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ann o o d u e bisognerà v e n ir e ad u n a n u o v a c o n ­ venzione e ad u n a nu ova legge, se u n ra p id o ri­ so rg e re deH’E co nom ia nazionale n o n m ette n a t u r a l ­ m en te a posto Io cose senza biso gno di p ro v v e d im e n ti speciali, le proposte dell’on. Luzzatti p asse ran n o . Già la C om m ission e è riuscita quasi to ta lm en te fa v o re­ vole ai progetti e questi s a ra n n o in d u b b ia m e n te d i­ scussi, votati e app rov ali p rim a c h e la C a m e r a sia

sciolta.

R ipeto a n c h ’ io la parola detta, certo p e r e r ro r e , dall’on. Luzzatti, il q u ale vo lev a dire p rim a delle vacanze.

L ’ad o p ero p e rc h è l 'e r r o r e fu, s ta v o lt a ,'d ir e i quasi più v e r o della stessa verità. — La Cannerà è m o­ ribo nda, e lo scrissi e dim ostra i l’ altra se ttim a n a, e la votazione p e r la C om m issio n e e s a m in a tric e dei progetti ban cari, è v e n u ta a co n ferm arlo .

1 tredici candidati m inisteriali son riusciti tutti, è vero, e gli altri d u e n o n sono certo fra i più fieri oppositori. Ma fra i prim i e gli ultim i eletti della m aggioranza ci fu u n a sp rop orz ion e fortissima di voti, e parecchi deputati m in isteriali v o laro n o scheda bianca. P e r c h è ?

P e r c h è nella lista m in isteriale c’ e ran o dei nomi c h e ad alcuni no n piacevano, e quindi alcun i si ri­ bellavano. C erto no n a v r e b b e ro bn ttato g i ù il Mi­ nistero perch è le questioni finanziarie, ch e p u r s a ­ re b b e ro le v e r a m e n te su e, la C a m e ra è troppo in c o m ­ petente p e r scieglierle a t e rr e n o di battaglia. S a rà invece, la questione politica e perso nale.

E molti ritengo no c h e se la com m issio ne da eleg­ gersi m arted ì fosse stata politica anziché finanziaria, forse le cose no n s a re b b e ro a n d ate così fa v o r e v o l­ m en te p e r il Ministero.

C erto poi no n a n d aro n o molto fa vorevolm ente p e r la d u ra ta della C a m e r a attuale.

L ’ ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Chiedo alla Camera la facoltà di dar principio senza inutili esordi alla esposizione finanziaria, la quale si epiloga nei punti seguenti: Condizione del bilancio; riforme idonee a risollevare l’economia nazionale; prov­ vedimenti per garantire e per risanare la circolazione.

I conti consuntivi d ell’esercìzio (1895-96). Al fine di delineare brevemente le vicende dell’ ul­ timo esercizio (1895-96), giova ricordare alla Camera che le previsioni davano all’assestamento : un avanzo nella categoria Entrate e spese effettive di L. 25,147,261, un disavanzo nella categoria Costruzione di strade fer­ rate di L. 31,910,360; quindi un disavanzo effettivo che si restringeva a L. 6,763,108, il quale, per la ec­ cedenza attiva della categoria Movimento di capitali, avrebbe pesato sul Tesoro con sole L. 3,654,138.

Ma i gravissimi casi d’Africa perturbarono notevol­ mente la situazione, tanto che le previsioni definitive stabilirono: un disavanzo tra le entrate e le spese ef­ fettive di L. 68,666,315, un altro disavanzo di 31,910,370 per le Costruzioni ferroviarie ; nell’insieme un disa­ vanzo effettivo di Lire 100,576,685, coperto sino a L. 95,983,513 dalla eccedenza della categoria Movimento

di capitali pei crediti della guerra nella Colonia eritrea, rimanendo a carico del Tesoro un deficit di L. 4,593,172.

I risultati del rendiconto furono alquanto migliori delle previsioni, perchè di fronte a otto milioni e mezzo di maggiori entrate si ebbe soltanto un’eccedenza netta nelle spese di L. 5,600,000. Per tal modo si ottenne un beneficio di L 2,960,000, che ridusse il presunto deficit del Tesoro da L. 4,593,000 a 1,633,000.

Non è possibile stimare giustamente questi numeri che prescindendo dalle spese straordinarie d’Africa, affatto eccezionali, come naturalmente devono giudi­ carsi gli aggravi di guerra.

Registrando soltanto le spese ordinarie d’Africa di quell’anno in 10 milioni, il 1895-96 si sarebbe chiuso in buona condizione. Si sarebbe ottenuto un avanzo tra le Entrate e le spese effettive di L. 47,024,369, il quale, dopo fatto fronte interamente alle Costruzioni ferroviarie, avrebbe lasciato un margine di 15,114,000 recando coll’eccedenza attiva della categoria Movimento di capitali un beneficio al Tesoro di 18,363,744 lire.

È vero che il 1895-96 si appropriò l’entrata di impor­ tazioni eccezionali di grano, in 23 milioni all’incirca su­ periori a quella d’un anno normale, ma poiché ebbe anche a supplire a importanti restituzioni di imposte arretrate e senza debiti provvide ai primi 20 milioni delle spese di guerra per l’Eritrea, devesi concludere che in ogni modo quell’esercizio si sarebbe saldato in pareggio senza attingere al credito, se i fatti africani non ce lo avessero conteso !

L’assestamento del corrente esercizio (1896-97). Soddisfacenti sono le previsioni che si annunziano per il 1896-97. Infatti l’assestamento, comprese tutte le modificazioni che ancora devono registrarsi per ef­ fetto di progetti di legge in corso, connessi essenzial­ mente col bilancio, fa manifesto un disavanzo di lire 5,682,461 fra le Entrate e le spese effettive, un altro disavanzo di L. 27,198,282 per 1 ^Costruzioni ferroviarie; nell’ insieme un disavanzo effettivo di L. 32,880,743, che si copre coll’eccedenza di L. 41,195,720 nella ca­ tegoria del Movimento dei capitali, segnatamente per la iscrizione di 39 milioni e mezzo sui crediti accordati per la guerra d’Africa.

Rimane ancora u r beneficio pel Tesoro di 8,314,977 lire.

Rinnovando l’avvertenza fatta a proposito del 1895-96 se ne trae che, mettendo fuori di conto i 99 milioni e mezzo di spese di guerra imputate a questo esercizio, le previsioni del 1896-97 darebbero un avanzo di lire 33,817,539 tra le Entrate e le spese effettive, un disa­ vanzo per le Costruzioni ferroviarie di L. 27,198,282, e perciò un avanzo effettivo di L. 6,619,257, il quale unito alla eccedenza attiva di L. 1,695,720 nel Movi­ mento di capitali, avrebbe avvantaggiato il Tesoro di L. 8,314,977 senza procedere ad alcuna creazione di nuovi debiti. Ad ogni modo, poiché il Tesoro ha una eccedenza attiva di L. 8,314,977 e vi è ornai certezza di economie nelle spese straordinarie d’Africa, questo beneficio sarà assegnato per 7 milioni, assecondando, per quanto è possibile, la deliberazione della Camera dell’8 giugno, al Ministero della marina col fine di aumentare il naviglio di guerra. E cosi se le condi­ zioni della finanza lo concedano, si farà in appresso coll’assestamento dei bilanci successivi, quando potremo volgere al naviglio di guerra, con maggiore profitto, anche una parte dei risparmi ottenuti per la difesa della Colonia eritrea.

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792 L’ E C O N O M I S T A 13 dicembre 1896

Previsioni sull’esercizio (1897-08). E ora esporrò la previsione per il venturo esercizio 1897-98. Più difficili se ne presentavano le condizioni, poiché si dovevano accrescere gli stanziamenti per ef­ fetto dello svolgimento degli oneri inevitabili dello Stato e il Ministero aveva dovuto aumentare di oltre 12 mi­ lioni il bilancio della guerra a fine di elevarlo alla somma di 246, giudicata indispensabile a provvedere ai più urgenti bisogni dell’esercito, compresi s’ intende, nei 246 i 7 milioni di spese ordinarie per l’Eritrea inscritti nel bilancio della Guerra, oltre i due che si registrano nel Ministero degli affari esteri.

Tuttavia anche pel 1897-98 le previsioni offrono ri­ sultati confortanti, avendo il Governo riconosciuta la possibilità di cospicue riduzioni di spese senza pregiu­ dizio dei servizi dello Stato e tenendosi conto di qual­ che lieve aumento di entrata, presagita sulla esperienza dei bilanci consuntivi colla più oculata cautela e tale da resistere all’esame degli ipercritici meticolosi, che, per fortuna della finanza, abbondano nel nostro Par­ lamento. Questa indagine, che si illustra in uno studio particolare allegato alla esposizione, si connette anche con recenti disposizioni di leggi poste in vigore sotto la precedente Amministrazione, o con provvedimenti in corso, come quelli sulle polveri, sull'acetilene, sulle assicurazioni, volti a rendere più certa ed esatta la riscossione.

Questo esercizio sarà liberato, giova sperarlo, dallo incubo delle spese straordinarie di guerra per l’Africa ; nel che è il migliore dei provvedimenti finanziari ed economici.

Tutti i Ministeri concorrono nelle economie, tranne per la necessità delle cose, quelli militari. Il bilancio del Tesoro, nonostante i maggiori pesi che deve so­ stenere per lo svolgimento degli oneri ferroviari e per la restituzione di ingenti capitali, aumenta appena di un milione, segnatamente grazie a un impulso più forte impresso alla conversione dei debiti redimibili. Le finanze, dopo avere anche provveduto a maggiori stan­ ziamenti per le restituzioni di imposte, danno una di­ minuzione di oltre un milione ; il Ministero di grazia e giustizia una economia di L. 235,000; gli affari esteri un’altra di 83,180; l ’ istruzione pubblica palesa un aumento apparente di Lire 594,000 per la legge delle scuole normali, che trova il compenso in una entrata maggiore e in altre entrate nette che si ele­ veranno fino a mezzo milione per riforme governate soltanto da un alto culto della scienza ; T interno reca una economia di L. 248,000; il Ministero dei lavori pubblici offre la ragguardevole diminuzione di 3,400,000 lire e di 8 milioni rispetto alle previsioni della pre­ cedente Amministrazione, senza venir meno a impegni di legge o a promesse solenni; le poste e telegrafi, nonostante lo incremento dei servizi connesso colla splendida evoluzione dell’ entrata, restringono gli au­ menti a L. 100,000; e finalmente l’agricoltura dà una minore spesa di L. 451,000 particolarmente per l’abo­ lizione dei premi già accordati agli esportatori e ai depositanti di zolfo greggio nei magazzini generali.

Così il bilancio del 1897-98, registrati tutti g li ef­ fetti dei disegni di legge che vi si collegano fa ma­ nifesto un avanzo nella categoria Entrate e spese ef­ fettive di L. 26,015,234 che, dopo aver fronteggiato il disavanzo per le Costruzioni ferroviarie in 23,190,059 lire, lascia ancora un avanzo effettivo di L. 2,825,175. Siccome però la categoria Movimento di capitali accusa una differenza passiva di L. 3,811,306, ne risulterebbe nello insieme un deficit per il Tesoro di L. 986,131, che sparirà nella gestione del bilancio, poiché in esso si prescrivono normalmente sugli interessi del debito pubblico 4 milioni all’ incirca. A ogni modo quella de« licenza non rappresenterebbe mai un nuovo indebita­ mento, ma soltanto una trasformazione di passività patrimoniali in passività del Tesoro.

Pertanto il bilancio del 1897-98 provvederà a tutte le spese effettive e a quelle per le costruzioni ferrovia­ rie, con la sua sola forza viva, non lascierà scoperta che la lieve deficenza nel movimento di capitali accen­ nata sopra, la quale, nell’assestamento, scomparirà si­ curamente, come si è avvertito.

Il ministro del Tesoro, assumendo la responsabilità di pagare tutte le spese dello Stato, comprese quelle delle ferrovie, senza far debiti nuovi, dei quali s’ in­ terdice T uso, dà la migliore prova della fede nei ri­ sultati che annunzia.

Tuttavia il Governo, volendo imprimere una mag­ giore elasticità al bilancio, preparare un fondo di ri­ serva per gli oneri futuri e per gli alleviamenti della tassa sulla circolazione collegati colla riforma bancaria,, propone di introdurre fra noi, come già è in vigore in altri paesi, un correspettivo per le assegnazioni alla terza categoria degli inscritti di leva, dal quale si at­ iende, per ora, il getto annuo di 3 milioni.

Non sì tratta di imposta complicata e di difficile percezione, che esplori sospettosamente, come avviene altrove, l’esame del reddito dei cittadini. È una specie di diritto di bollo di 50 lire pagate senz’alcun aggravio di esazione per una sola volta dai non poveri, i quali entrino nella terza categoria e non preferiscano, per sottrarsi anche a questa lieve spesa, di rimanere nel­ l’esercito combattente. Il che basta a chiarire che non si ragiona della tassa militare, la quale colpiva i difetti del corpo umano e giustamente fu esclusa dalla Camera

pietosa verso le deformità.

Quindi il bilancio 1897-98 si chiuderà con un avanzo assoluto di circa due milioni, senza tener conto di alcuni notevoli proventi, che ci preparano gli studi della Commissione da me istituita per le pensioni, pre­ sieduta dagli onorevoli Rubini e Saporito.

L’epilogo seguente delinea la situazione attuale e un documento allegato la dimostra:

Epilogo delle previsioni per l ’esercizio 1897-98 Ca t e g o r i a. I. — Entrate e spese effettive. Resultati delle pre­

visioni di bilancio — Avanzo L. -j- 41,494,679.90 Farlite fuori di Bilancio:

Spese straordinar.

militari . . . . L. — 14,750,000.00 Quota pel 1897-98

del debito dello Stato verso il Co­ mune di Cagliari per annualità ar­

retrate... » — 729,444.92 L. 15,479,444.92 P r e s a g i de 11 a tassa militare » -)- 3,000,000.00 — 12,479,444.92 + 29,015,234.98 Ca t e g o r i a I I . — Costruzione di strade ferrate. P revisioni... L. — 23,190,059.38

Avanzo effettivo L. + 5,825,175.60 Ca t e g o r i a III. — Movimento di capitali.

Previsioni . . . L. — 9,211,306.27 Effetti della con­

versione dei de­

biti redimibili » -j- 5,400,000 »

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Purificazione del bilancio

I risultati del 1897-98 appaiono tanto più importanti poiché si depurano da vari rimborsi di spesa sui quali si faceva assegnamento in passato e che la esperienza dimostrò illusori, quali i rimborsi delle anticipazioni per la pubblica beneficenza di Roma, per il manteni­ mento degli inabili al lavoro, e in quanto si provvede a spese rilevanti di opere pubbliche straordinarie per le quali, sino al 1894-95, si ricorreva a debiti di varia e strana foggia, quali le spese per le Costruzioni fer­ roviarie, per le Opere edilizie di Roma, per il Prose­ guimento dei lavori del Tevere, e per il Risanamento

della città di Napoli.

In questo esercizio, come nei due precedenti, tutto il carico delle pensioni è stanziato regolarmente nella parte effettiva e si iscrive pure un primo assegno di .5 milioni al fine d’ iniziare la restituzione alla Cassa dei depositi delle anticipazioni fatte per provvedere in parte al servizio delle pensioni nei bilanci anteriori al 1895-96.

Per la sistemazione delle aziende ferroviarie, il Go­ verno mantiene il disegno di legge sulle Casse pensioni del personale ferroviario, pel quale ha preso accordi colla Giunta della Camera, acciocché solleciti la rela­ zione, e modifica quello sulle Casse patrimoniali, dopo avere udito l’avviso favorevole delle Società esercenti, sicuro di poter far fronte alle spese necessarie o deri­ vanti da leggi o da impegni contrattuali, anche coi residui attivi esattamente investigati e coi proventi che si palesano nella Mediterranea, differendo le spese che senza danno dell’economia nazionale o dell’esercizio, possono attendere tempi migliori.

Infine rispetto al 1897-98, niun dubbio può sorgere sulle previsioni delle entrate poiché si modellano sui risultati del 1895-96 e sull’andamento delle principali riscossioni del corrente esercizio ; d’altra parte non si omise di accrescere nella categoria delle spese effettive gli assegni incapaci di assicurare il buon andamento dei servizi dello Stato aumentando gli stanziamenti, a mo’di esempio, per gli acquisti dei tabacchi in un mi­ lione di più, pel rimborso delle imposte dirette in mezzo milione di più, per le spese di cambio in L. 179,000.

Per le disposizioni legislative già promulgate riguardo alla beneficenza di Roma, per quelle che si propongono per gli inabili al lavoro, il fondo di riserva sulle spese obbligatorie e l ’ordine si alleggerisce col 1897-98 di quei forti prelevamenti, ai quali era indispensabile ri­ correre normalmente per provvedere alle consuete in- sufficenze. Quindi per la prima volta, poiché l’Africa lo permette, il bilancio non attingerà a debiti nuovi per nessuna parte dei suoi servizi, nè per le spese effettive nè per le ferrovie, nè per altre cagioni ; il che non avviene neppure in paesi i quali hanno una finanza giudicata più solida della nostra, come, fra le altre, lo possono attestare le recenti controversie sui bilanci della Francia, dell’Austria e dell’Impero Germanico rispetto alle così dette spese di rinvestimenlo e rispetto alle spese militari straordinarissime, largamente co­ perte ancora in quegli Stati col credito.

La cosa mi pare così importante da meritarne un brevissimo cenno.

A mo’ d’esempio, nel progetto di bilancio dell’ Im­ pero Germanico per il 1897-98, quantunque vi sia an­ che per quell’ anno la fondata speranza di spontanei incrementi di entrata che permettano di farne a meno si propone di ricorrere al credito per coprire la spesa straordinaria di marchi 56,763,747, ripartita fra le am­ ministrazioni dell'esercito, della marina e delle ferrovie dell’ Impero. P er la sola marina si tratta di 38,683,341 marchi (23 milioni in più all’ incirca che per l’eser­ cizio corrente), i quali vengono procurati all’ erario mediante imprestiti.

Così sono piene d’ interesse le discussioni sul bilancio austriaco intorno alle così dette spese di rinvestimenlo

dalle quali si trae con quanto sottile ingegno si cerchi per le bonifiche, per le ferrovie, per le scuole e per somiglianti fini, di creare una specie di bilancio stiaor- dinario coperto dai debiti.

Il che si faceva una volta in Italia troppo indulgente alla fatale teoria della trasformazione di capitali, esclusa oggidì col consenso di tutti i partiti e con manifesta utilità del credito pubblico.

Il concetto più rigido che noi applichiamo era ed e una necessità a fine di risarcire i guap dei troppi de­ biti accumulati negli anni delia spensieratezza finan­ ziaria. E conviene aggiungere anche che dovendosi sostituire, per la forza delle cose, i debiti redimibili coi consolidati, è ristorato l’ equilibrio sospendendo le nuove emissioni.

Gli «neri dei bilanci futuri

E ora siami concesso un breve cenno intorno alle previsioni che possono farsi per gli anni avvenire. Nello stabilirle non intendo fare assegnamento su qualsiasi incremento di entrata, neppure su quello collegato coi provvedimenti che proporranno il ministro della pub­ blica istruzione e il ministro dell interno (sugli an­ nunzi ufficiali, per atto di esempio), i quali oltrepas­ seranno il milione di reddito, nè su quelli che io pi o- porrò intorno alle pensioni ; questi incrementi naturali o sollecitati faranno fronte segnatamente alla perequa­ zione fondiaria, della quale manteniamo gli impegni contenuti nella relazione che sta dinanzi alla Camera e invochiamo la pronta discussione, alla riforma della circolazione, alla marina militare e a qualche maggiore spesa che mai non manca in un grande Stato. Nè si tiene conto di nuove economie che l’esperienza addita sempre possibili quando si educhi 1 Amministrazione alla sobrietà nell’uso del pubblico danaro o deriveranno da una politica di dignitoso raccoglimento in Africa.

Considerando tutti gli oneri che peseranno sulla finanza futura per effetto di leggi e di disegni da ap­ provarsi dal Parlamento, i risultati di questi computi, estesi al quinquennio successivo al 1897-98, concludono a un avanzo nella categoria Entrate e spese effettive che copre per tutti gli esercizi del quinquennio il de­ ficit delle costruzioni ferroviarie, previste in somma identica a quella del 1 8 9 7 -9 8 , lasciando tuttavia un margine per sopperire a una parte del deficit nel Mo­ vimento di capitali.

Intanto, prescindendo dal bilancio 1899-900, il quale dopo aver coperto anche il Movimento di capitali la­ scierebbe un benefizio di L. 384,493, non dovrebbesi provvedere che alla residua deficenza di questa cate­ goria, insignificante per gli esercizi 1898-99, 1900-901 e 1901-902 e solo nell’ultimo del quinquennio eccedente gli 11 milioni, essendosi calcolati nella parte effettiva tutti gli effetti, per larga approssimazione e con le ri­ serve di rettificazioni possibili, della progettata ridu­ zione di aliquota dell’imposta sui te rre n i,n e l Movi­ mento di capitali una più grossa somma di rimborsi alle provincie e la cessazione del benefìcio derivante dalla più sollecita conversione dei debiti redimibili. Ma allora di altri vantaggi si gioverà il bilancio, ove si approvino le proposte presentate al Parlamento sulla conversione spontanea delle obbligazioni ferroviarie 3 per cento.

Il fine al quale si deve intendere è di raccogliere colla più diligente sollecitudine le foglie sparse del nostro debito redimibile nei due tipi principali conso­ lidati del 4 e mezzo per cento al netto all’ interno e del 4 per cento al netto internazionale, colla speranza di libere conversioni, nè imminenti, nè troppo lontane, agevolate dalla solidità del bilancio e dall’incremento vivo della economia nazionale.

Le ragioni delle differenze fra i miei prospetti e quelli allegati dall’on. Sonnino alla esposizione finan­ ziaria del 13 giugno 1895 e colle previsioni dell’ono­ revole Colo.mbo, si epilogano sostanzialmente cosi: ul­ teriori importanti economie introdotte in appresso nei

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