L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FIN A NZA , COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE IN TER ESSI P R IV A T I
Anno XIY - Voi. XV11I
Domenica 18 Settembre 1887
N. 898
LIU TI DI CIRCOLAZIONE DELLE BANCHE DI E N I
Intorno al riordinamento degli Istituti di emis sione si manifestano due ordini di idee specialmente sopra uno dei punti principali, cioè il limite della circolazione. A lcuni credono necessario che la quan tità della circolazione venga aumentata, e si accennò a proposte di concederla persino eguale al quadruplo del capitale delle Banche, — altri credono che questo bisogno non esista e che anzi sia già superiore al bisogno la quantità di biglietti ora dalla legge auto rizzata. — Questa controversia, se siamo bene in formati, rispecchia una divergenza di vedute che esiste da lungo tempo su questo proposito tra il M i nistro delle Finanze, on. Magliani, ed il Ministro del Commercio on. Grimaldi, ed è stata per lungo tempo la causa vera per la quale non si sono mantenute le promesse fatte replicatamente di presentare il pro getto di riordinamento.
L
’Economista
ha già trattato la questione sia in sè, sia esaminando concetti manifestati da altri perio dici ; ci pare però che da quanto venne fin qui af fermato sull’ importante argomento si possano tirare alcune conclusioni sulle quali tutti possiamo trovarci d’ accordo.L ’ aumento della circolazione può essere suggerito da due ragioni principali, le quali hanno senza dub bio un grande valore : — primo, la opportunità che gli Istituti di emissione possano più largamente sov venire cogli sconti ai bisogni del commercio e delle industrie, bisogni che vanno aumentando per l ’ evi dente sviluppo che va prendendo la attività econo mica del paese; — secondo, la necessità di colmare la deficienza del medio circolante metallico, il quale, per cause ben note, non è corrispondente ai bisogni degli scambi.
Abbiamo detto che queste ragioni hanno un va lore notevole, ma ci piace osservare che ciò deriva non tanto da considerazioni assolute, quanto da con dizioni relative. Che se è vero che nella pratica è tutto relativo, conviene però vedere attentamente se mai nel caso nostro le cause di questa relatività siano tali da dover essere considerate e sostenute, o non piuttosto, sia pure lentamente e con perseve ranza, allontanate e distrutte.
E poniamo innanzi tutto un quesito. Sta nell’uffi cio degli Istituti di emissione di aumentare la somma dei loro affari, specialmente per ciò che riguarda Io sconto, quasi in modo indefinito? Lo sconto se è, come è infatti, la principale loro operazione, è egualmente
uno scopo od è un mezzo? — N oi crediamo che gli Istituti di emissione debbano avere in cima a tutti i loro scopi quello di ispirare al pubblico una tale fiducia nei loro biglietti da assimilarli il più possi bile alla moneta metallica, non solamente nei tempi normali, ma, ciò che importa soprattutto, nei momenti di perturbazione del mercato. Questo stromento p o tentissimo ed utilissimo che ò il biglietto di banca, oltreché riuscire di tanta comodità nelle transazioni, da essere preferito alla moneta metallica, ha anche il grande vantaggio di sostituirla e quindi di accre scere — da noi nelle proporzioni di 1 a 3 — la quantità del medio circolante. Ma affinchè il suo uffi cio sia completo e torni veracemente utile nel mo mento nel quale più grande è il bisogno che se ne ha, è necessario che ispiri una fiducia diremo quasi assoluta. A questo debbono tendere gli Istituti di emissione ; ed a questo scopo non possono avvici narsi, nè colla cospicuità dei dividendi, nè colla quan tità delle operazioni, nè colla varietà degli uffici, nè coll’aumento degli sconti. Una sola è la via che può condurre ad ispirare così profonda fiducia ed è la convinzione radicata nel pubblico che la situazione dell’ istituto sia della maggior possibile
liquidabilità.
In poche parole si potrebbe dire che la fiducia nel biglietto è in ragione diretta della qualità del portafoglio. Quindi la meta degli Istituti, che godono del privilegio della emissione, deve essere quella di escludere qualunque altra operazione che non sia lo sconto a breve scadenza, e di avere un portafoglio di primissimo ordine.Premesse queste considerazioni, sulle quali cre diamo non vi potrà essere divergenza, si può doman darsi se gli Istituti di emissione italiani abbiano rag giunta od avvicinata abbastanza questa meta. E non occorre dire come, esaminando la situazione loro, si debba convincersi che vi è ancora molta strada da fare per arrivarci. Non solamente vi sono ancora più di 150 milioni di impieghi diretti, ma sotto il nome di anticipazioni, si nascondono per alcune delle Ban che, operazioni di riporto; e il portafoglio di alcuni dei nostri Istituti, ,per quanto solido, non ha quella
liquidabilità
che sarebbe desiderabile.Prima adunque di accordare alle Banche di emis sione nuovi mezzi per aumentare gli sconti, sarebbe necessario, a nostro avviso, che procedessero tutte alla semplificazione della loro azienda ed al m iglio ramento del loro portafoglio.
mento, lo regoli, lo guidi ed intervenga con mano potente nei momenti di perturbazione, ma per eser citare questa altissima missione ha bisogno di essere circondato da numerosi ordini di altri istituti liberi, che rispondano alle necessità del mercato generale e locale, e che ne seguano le fluttuazioni. L ’ Istituto privilegiato diventa il moderatore, sia perchè inter viene a sorreggere gli Istituti liberi quando le vi cissitudini del credito rendono più difficile la loro esistenza, sia perchè interviene ad aiutare il pubblico quando per cause opposte sia minacciato dalle esi genze degli Istituti liberi.
Ed è l ’Istituto privilegiato che rappresenta auto revolmente il paese nei suoi rapporti coi mercati delle altre nazioni; è il suo intervento, la sua pre senza, la sua compartecipazione che ordinariamente ispira o meno la fiducia dei capitali stranieri. È l ’I stituto privilegiato che assorbendo, come è naturale, il credito più scelto di lutto il paese, si trova in una posizione così elevata da poter considerare e preve dere i bisogni generali, (così da suggerire, colle misure che prende, le restrizioni o gli allargamenti del credito nazionale), la espansione o la riserva ne gli sconti, il buon mercato o il maggior prezzo dei servizi bancari.
Ma per tutto questo è necessario che l’Istituto sT senta così elastico, così libero, così leggiero da poter navigare sicuramente, anche in mezzo agli scogli più pericolosi.
E fortunatamente in Italia abbiamo- una organiz zazione del credito libero che può fare invidia agli altri paesi; le nostre Banche popolari, le nostre Casse di Risparmio, e molti altri Istituti di credito ordi nario, rappresentano una schiera di più di settecento Istituti, molti dei quali hanno già acquistata una forza ed una stima notevoli, molti altri 1’ acquiste ranno senza dubbio fra breve.
Ciò che manca a noi è l’ Istituto che sia alla te sta del movimento e lo guidi. Abbiamo sei teste che vicendevolmente, per forza delle cose, si paralizzano.
Sul primo punto concludiamo adunque che se, re- lativamente_ alle condizioni nostre può parer saggio aumentare i mezzi coi quali gli Istituti di emissiolne possono fornire gli sconti al paese, questa relatività di cose è un difetto che dobbiamo cercare di cor reggere, tendendo invece ad avere un Istituto potente il quale, attendendo soltanto al difficile e delicatissimo compito della emissione, sappia e possa guidare il credito nazionale ed a tempo opportuno correggerlo, perchè sicuro in modo assoluto della propria situa zion e.— Con questa conclusione sorgerebbe la que stione della Banca Unica o della pluralità delle Banche di emissione. — È ozioso che ritorniamo su tale questione, ma riteniamo che sia con una sola, sia con più banche, si debba però mirare ad uno scopo ne cessario, quello di avere
una direzione,
e di distrug gere uno stato di cose, che laNuova Antologia
vi vacemente ha qualificato comeanarchia bancaria.
Il secondo punto che viene indicato per giusti ficare un aumento della circolazione è la deficenza dello
stock
metallico e ne parleremo in un prossimo numero.LI! NUOVE COSTRUZIONI FERROVIARIE
Ad alcuni ha recato maraviglia vivissima che in questi giorni il problema ferroviario fosse così tena cemente rimesso sul tappeto e che da alcuni perio dici venissero manifestate idee che qualche mese fa sarebbero sembrate per quegli stessi periodici para dossali. E non vi ha dubbio che devono destare me raviglia certe strane ed inaspettate conversioni, tanto più se dal modo con cui si giustificano è dimostrata la scarsa cognizione dell’ argomento, ma noi esor tiamo coloro che nel passato ci hanno fortemente appoggiati quando propugnavamo una soluzione che, per le nuove costruzioni, togliesse dalle mani del Governo un compito al quale si mostrava straordi nariamente disadatto, li esortiamo a non rilevare se gli attuali fautori di un sistema, che ormai si tra duce in una necessità, sieno i fedeli di molto tempo od i convertiti di ieri. Prendiamo I’ appoggio alle buone idee da qualunque parte venga e non badiamo se sia frutto di sana resipiscenza o di altro men lo devole sentimento.
È quasi un anno ormai che andiamo ripetendo un concetto, il quale a poco a poco si è imposto : — le costruzioni ferroviarie nelle attuali condizioni non possono stare in mano dello Stato nè finanzia riamente, nè tecnicamente. Non finanziariamente, sia perchè ci ha già dimostrato quanta è la sua in capacità e come sappia opportunamente servirsi delle esigenze ferroviarie per nascondere o diminuire le condizioni disastrose del bilancio; sia perchè il no stro credilo ha bisogno di un periodo nel quale si faccia effettivamente sosta nelle nuove emissioni, così che il risparmio nazionale possa lentamente, ma senza interruzione, assorbire quella massa di titoli nostri, che è ancora fluttuante all’ estero e che rende così aspre e così lunghe le crisi finanziarie che colpi scono il mercato. — Non tecnicamente perchè — non ne investigheremo le cause — gli strumenti ammini strativi dei quali dispone il Governo si mostrarono fin qui troppo disadatti a compiere il solo ufficio di applicare le convenzioni di esercizio e sarebbe voler aumentare le cause di quel legittimo malcon tento, che fin qui hanno destato, l’ addossare loro anche I onere di attendere alle nuove costruzioni.
Per quanto è possibile adunque — e ne spie gammo a lungo le ragioni in altro tempo — il con cetto che deve seguire il Governo è quello di affi dare ad altri la costruzione delle nuove linee non solo tecnicamente, ma anche finanziariamente.
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venuto per la questione ferroviaria, così è avvenutoper il pareggio. 1 debili che accumularono gli esercizi di Stato, delle Romane, dell’Alta Italia e delle Ca- labro-Sicule furono per lungo tempo negati o te nuti nascosti ; il disavanzo che andavasi creando nel fondo per le costruzioni in causa del maggiore costo di tutte quelle linee che si erano o cominciate 0 compiute, non fu reso noto che qualche anno fa dall’on. Genala e solo pochi mesi sono venne pre sentato il progetto di legge per riparare in parte alla lamentata deficienza.
E quanto maggiore sarà la potenza che colla mo derna tendenza si concederà allo Stato, quanto più 1 bilanci diventeranno colossali, e si moltipliche- ranno i servigi che allo Stato si dimandano, tanto maggiori saranno le occasioni nelle quali la finanza, e l’ amministrazione si piegheranno a servire la po litica. Molto probabilmente se nel 1885 il Go verno assieme alle convenzioni di esercizio avesse anche presentato un quadro dei disordini, anche approssimativi, che si erano verificati coll’ esercizio di Stato e nelle costruzioni eseguite dallo Stato, ed avesse assunto più energicamente il compito di li berare lo Stato così dall’ esercizio come dalle co struzioni, oggi non si parlerebbe più del problema ferroviario.
Comunque siasi, ora non vale rimpiangere il pas sato ed è migliore cosa provvedere all’ avvenire. Noi non possiamo avere grande simpatia per l’ ono revole Saracco, i primi atti del quale ci hanno sor preso sia perchè ci parve fiacco nel sostenere la verità, e nel difendere coloro che erano ingiusta mente accusati, sia perchè volle seguire il sistema che egli pur aveva tante volte energicamente con dannato, quello di accrescere senza bisogno e senza urgenza le spese del bilancio per considerazioni che hanno tutta 1’ apparenza di essere elettorali. Ma se l’ on. Saracco saprà ora risolvere in modo equo e completo la questione delle nuove costruzioni, saremo pronti ad appoggiarlo con tutte le nostre forze in questo compito, poiché crediamo che renderà un grande ser vizio al paese. E giacché sappiamo che ha iniziate nuove trattative le quali sono bene avviate e che, almeno per quanto riguarda l ’Adriatica, hanno per base la coneesssione delle nuove linee, mediante una sov venzione, lo esortiamo a proseguire alacremente ed a cercare una soluzione soddisfacente anche per le linee che formano parte delle reti Mediterranea e Sicula. Qualche tempo fa, esaminando la situazione giuridica ed economica creata dalle convenzioni, ab biamo espresso l’ avviso che potesse essere data anche alla Mediterranea ed alla Sicula la conces sione delle nuove linee, sebbene le due Società ab biano una vita che può durare anche solo venti anni. Pareva a noi che si potessero fin d’ ora prevedere le condizioni di un eventuale riscatto delle concessioni nel caso che da qui a 18 anni non si rinnuovassero i contratti di esercizio. Non sappiamo se l’on. Sa racco vegga le cose da questo punto di vista o se preferisca per quelle due Società il sistema di co struzione
a forfait;
ma ciò che, a nostro avviso, preme soprattutto, è che si trovi una soluzione definitiva e ben ponderata.Non abbiamo bisogno di dire all’ on. Ministro, uomo ormai sperimentato della vita pubblica, che lo attenderanno senza dubbio gravi opposi, ioni. S i sarà già accorto che non è spenta ancora la schiera di coloro i quali credono che lo Stato, perchè Stato,
possa trovare i capitali quasi gratuitamente, e pre tenderebbero che le Banche ed i banchieri doves sero non guadagnare nelle operazioni che fanno col Governo. Vedrà forse l ’on. Saracco rinnuovarsi la opposizione di quelli che sì maravigliano che lo Stato domandi denaro ai capitalisti, mentre non si meravigliano che domandi la carta ai cartolai ; ma quanto più sarà fermo ed energico, tanto meno au daci troverà gli avversari.
E noi aspettiamo ansiosamente dall’ on. Ministro due grandi risoluzioni: l. ° che siano saldali tutti i debiti di origine ferroviaria ; 2." che sia liberato lo Stato dal compito di costruire e di cercare capitali al credito pubblico.
11 commercio italiano udranno 1886
ni.
Abbiamo veduto quale sia il nostro commercio coll’impero Austro-Ungarico, passiamo ora ad esa minare quello verso la Francia che rappresenta la parte più cospicua del nostro movimento. Infatti le cifre complessive che ci sono date nell’ultimo quin quennio sono le seguenti in milioni:
1882 1888 1 8 8 i 1886 1886
Importaz. dalla Francia
418.0 366.6 289.3 367.8 366.6
Esportazione in Francia
461.8 505.8 425.1 513.6 481.5
Eccedenza della esporta
zione ilaliana . . . . 43.8
139.2 135.8
155.8 124.9
A buon conto adunque, per quelli che prestano piena o solo mediocre fede alla esattezza ed al si gnificalo della bilancia commerciale, sta il fatto che l’Italia nelle sue relazioni colla Francia ha una ec cedenza di esportazione sulla importazione in misura notevole e che, sebbene oscillante accenna però ad aumentare.Analizziamo pazientemente di quali merci sia com posta la importazione dalla Francia :
87 C a s c a m i... L . 2 ,6 3 3 ,0 0 0 38 T e s s u ti e la v o r i
d i s e t a ... » 32,830,000 39 L egno com une .» 1 ,8 0 1 .0 0 0 40 B o tti... » 624,000 41 M o b ili... » 951,000 42 S u g h e ro la v o r. » 563,000 43 U te n s . in le g n o » 434, 000 44 B a s tim e n ti e b a r c h e ... » 496, 000 45 T re c c ie e cap p el-l i d i p a g el-l i a . ..» 1 ,0 8 6 ,0 0 0 46 S tr a c c i... » 642,000 47 C a r t a ... » 1 ,1 0 0 ,0 0 0 48 P e lli c r u d e . . . » 4 ,5 5 6 ,0 0 0 49 P e lli co n c ia te.. » 8, 275,000 50 L a v o r i di p e lle * 727,000 51 R o tta m i e scaglie e g h is a in p a n i a g etti g r e g g i.. . » 1 ,6 5 7 ,0 0 0 52 F e r r o in la m ie re , v e r g h e , e c c ...» 1 ,7 8 1 ,0 0 0 53 R o t a i e ... » 695,000 54 F e rro d i seconda fa b b r ic a z io n e . » 1,5 0 6 ,0 0 0 55 U te n s ili d i ferro» 2 ,132,000 56 R a m e , ottone, o
bronzo in lam ine
o t u b i . . . . 2 ,1 7 2 ,0 0 0 57 M a c c h i n e ...» 4 ,4 7 4 ,0 0 0 58 O ro , a r g e n to e g io je lli... * 5 ,0 0 0 ,0 0 0 59 O rologi e lo ro for-n im e for-n ti... L . 2 ,4 9 0 ,0 0 0 60 P ie tr e p r e z io s e .. . » 5 ,7 5 7 ,0 0 0 61 C em enti e la terizi » 2 ,8 2 8 ,0 0 0 62 C arbon f o s s i l e . . . » 63 L a v o r i d i m aio lica 2,564,000 e p o r c e l la n a .. . . » 1, 832, 000 64 L a v o r i d i v e t r o ..» 3,423,000 65 G r a n a g li e ... » 18,684,000 66 F a r in e e c r u s c a ..» 988,000 67 A r a n c i e lim o n i..» 764, 000 68 F r u t t a ... » 69 S em i oleosi ed olj 567,000 d i p a l m a ... » 1,9 4 2 , 000 70 C a v a lli m u li ed a s i n i ... » 5 ,6 1 2 ,0 0 0 71 B o v i n i ... » 600, 000 72 P e s c i p r e p a r a ti.,» 4, 878,000 73 B u r r o e form aggio» 4 ,4 3 7 ,0 0 0 74 G ra ssi... » 2, 727, 000 75 Cera g reg g ia . . . . » 76 P iu m e d ’o rn am en to 6(51,000 la v o r a te ...» 1,115,000 77 M e r c e r i e ...* 12,146,000 78 V e n ta g li... » 893, 000 79 P i a n o f o r t i ... » 80 S tro m e n ti d i p re-641,000 c i s i o n e ...» 3, 276,000 81 L a v o ri d i g om m a e la s tic a ... » 1,3 7 1 ,0 0 0 82 F io y i f in t i... » 771,000
Esaminando ora questo lungo elenco della nostra importazione dalla Francia, dividiamo per quanto è possibile queste voci secondo la diversa natura dei prodotti. Cominciando dalla materia prima, di cui ab biamo sottolineatele voci,abbiamo il tabacco, le gom me e resine, i legni, radiche, foglie, erbe, ecc., la canapa, lino e juta greggi, il cotone in bioccoli, la lana naturale e pettinata, i c rin i, i semi da bachi, la seta tratta, i cascami, il legno comune, gli stracci, le pelli crude e conciate, i rottami e scaglie di gbisa e ferro, il ferro di seconda fabbricazione, le pietre preziose i cementi e laterizi, il carbon fossile, la cera greggia, voci che ci danno nel totale circa 56.7 m i lioni di importazione di materia prima.
Abbiamo poi una seconda categoria di prodotti che, diremo quasi, rappresenta la importazione necessaria come caffè, zucchero, caccao, droghe, acidi, indaco e materie coloranti, granaglie, farina, crusca, ca valli, ecc., voci che rappresentano un valore di altri 37 milioni e mezzo.
Finalmente teniamo conto di una terza categoria di prodotti, cioè le monete d’oro e d’argento, delle quali entrarono per 34.8 milioni.
Onde dei 366 m ilioni e mezzo, che rappresentano la nostra importazione dalla Francia nel 1886, le vando i 129 milioni delle tre anzidette categorie, r i mangono come
merci di concorrenza
circa 234 m i lioni, nei quali sono compresi il vino, Polio, lo spi rito, le frutta, gli aranci, sebbene non si possa seriamente parlare di concorrenza. L e voci più im portanti sono 4 milioni di lavori di canapa, 11 mi lioni e mezzo di lavori di cotone, 22 milioni di la vori di lana, 32 milioni di lavori di seta e 25 m i lioni di mercerie ed articoli di Parigi.Ora qui ci conviene, prima di proseguire ad esa minare Ja nostra esportazione verso la Francia, fer marci un momento e prender nota di alcuni articoli della
Perseveranza
la qnale, a nostro credere, esamina troppo superficialmente il nostro commercio.« Su 418 milioni e mezzo di mercanzie che noi « mandiamo in Francia, 210 milioni e 575,000 lire
«
— dice laPerseveranza,
sono specialmente com- « posti di seta greggia e torta. Ora i francesi la com- « prano perchè ne hanno bisogno nelle loro fabbri-«
che di tessuti; è la loro materia prima ».Adagio colle cifre , ci permettiamo di osservare; la seta greggia e torta che noi esportiamo in Francia rappresenta appena 169 milioni, e siccome poi-noi ne importiamo dalla Francia per 31 m ilioni; così la cifra della
Perseveranza
si riduce, per le dedu zioni che vuol farne, a 138 milioni, e ci pare che la differenza, 82 milioni non sia trascurabile.E più innanzi nello stesso articolo la
Perseveranza
scrive: « Vengono poi per 52 milioni gli animali, i « prodotti e le spoglie di animali. Ora questi vanno « in Francia a dispetto della tariffa francese, che « lasciata libera dal trattato 1881 , fu, come si sa, « successivamente aumentata ; ed è la prova che la « Francia, nonostante il suo proposito, non è riuscita « ad escludere interamente dal suo mercato i nostri « animali ».Adagio colle cifre, ripetiamo alla
Perseveranza.
I nostri animali sono stati veramente esclusi dal mercato francese, tanto è vero che nel 1886 abbiamo mandato :Bovi e tori . . . per L. 11,126,000
V acche...
»
2,023,000
Giovenchi e torelli
»
21,000
V ite lli...
»
632,000
in totale meno di 14 m ilioni; g li altri 38 milioni a cui allude la
Perseveranza
sono rappresentati da voci colle quali nulla ha a che fare l’ inasprimento della tariffa francese.E se la
Perseveranza
vuol convincersi dell’ etfetto degli alti dazi imposti dalla Francia sul nostro be stiame non ha che da gettare lo sguardo sul seguente prospetto che dà il movimento del bestiame dall’ I- talia in Francia nei due anni 1883 e 1886.1883 1886 B o v i e to r i... N . 63,846 L . 33,519,000 N . 27,814 L.11,126,000 V a c c h e . . ... » .2 5 ,5 6 0 » 7,924,000 » 8,094 » 2,023,000 G o v en ch e e to r e lli » 1,210 » 272,000 » 99 » 4,000 V ite lli... » 19,126 » 295,000 » 6,019 » 632,000 L . 44,011,000 13,802,000
— E non possiamo trattenerci dal fare una.os servazione anche al
Sole
che nel numero di ieri in traprende la pubblicazione di alcuni articoli sul com mercio italiano e sui trattati di commercio; confronta il nostro movimento commerciale nei prim i sette mesi dell’ anno corrente, il quale, esclusi i metalli preziosi, dà le seguenti cifre :1887
1886
Differenza
18 settembre 1887
L ’ E C O N O M I S T A
605
E poi ilSóle
soggiunge :« A taluno può riuscire di conforto lo scorgere « che i nostri commerci siano cresciuti di 92 m i—
«
lioni, cioè del 7 per cento circa. A noi questa « sembra una magra consolazione, quando scorgia- « mo che le importazioni crebbero di 21 milioni e « mezzo più che le esportazioni, tantoché le hanno « superate, in sette mesi, di ben 225 milioni. Sup- « posto pure che ilcatenaccio,
affrettando l’ entrata « di qualche merce, abbia contribuito per alcuni « m ilioni (e non possono esser molti) in tale feno- « meno, rimane pure sempre uno squilibrio che, * data la nostra condizione monetaria, ci deve im - « pensierire. Noi siamo oramai ridotti a dover « combattere i cambi sfavorevoli coi prestiti all’ e- « stero (esempio, l’emissione delle Obbligazioni fer- « roviarie), i quali preparano pericoli e mali magli giori per 1’ avvenire. Anche per questo riguardo « adunque una tariffa doganale, che non favorisca « troppo l’ importazione dei prodotti forestieri, si rac le comanda alla nostra simpatia. »
Ci permette l ’egregio periodico milanese di affer mare che la sua ci sembra una illusione ? — Si lamenta cbe noi abbiamo 225 milioni di deficit nella bilancia commerciale, si attribuisce solo a questo fatto la altezza del cambio, si deplora che si cerchi le nirla colla emissione di debiti, s i . prevede che ciò aumenterà nell’avvenire gli imbarazzi, ma poi si con clude che per rimediare a tutto ciò bisogna alzare la tariffa daziaria nella speranza che ciò
diminuirà le
nostre importazioni all'estero.
Ma il
Sole
non tien conto che agli aumenti della tariffa nostra, terranno dietro gli aumenti delle tariffe straniere contro le nostre esportazioni, e che già la Francia ha rovinalo il nostro commercio del bestiame e minaccia quello del nostro vin o? La ta riffa alta riuscirà a diminuire le importazioni man tenendo le esportazioni ? Questo è il quesito sul quale vorremmo sentire l’ autorevole avviso delSole.
Che se si otterrà, come è quasi sicuro, una dimi nuzione così alla importazione come alla esportazione, non sarà più grave lo squilibrio di 223 m ilioni se invece che su 1,700 milioni si verificasse sopra 1,300.
E rimedio migliore non sarebbe quello di aumen tare le nostre esportazioni lavorando meglio, più a buon mercato e con maggiore attività?
L’ ESPOSIZIONE REGIONALE DI VICENZA
Spesso si ripete questa frase : — La grande in dustria uccide la piccola industria. — Fortunatamente non sempre ciò accade, e ne abbiamo una prova visitando la Esposizione Regionale Yeneta di piccole industrie apertasi il 14 dello scorso mese a Vicenza. È degno di nota il fatto di essersi codesta esposi zione tenuta nel capoluogo appunto di una provin cia, la quale è una delle poche d’ Italia ove da pa recchi anni fiorisca la grande industria. Tutti sanno infatti che fanno parte del territorio vicentino Schio e Valdagno celebri per le loro grandi fabbriche di pannilani, Àrsiero nota per le sue cartiere e Novi per le fabbriche di ceramiche e ìante altre località, ove vanno moltiplicandosi grandiosi opifici che im piegano ingenti capitali e numeroso personale. Eppure
codesti stabilimenti grandiosi non solo non hanno ucciso la piccola industria, ma le hanno permesso di estendersi e di moltiplicarsi accanto ad essi. Certo non tutto ciò che si vede nell’ immenso salone della Basilica vicentina e negli ampi locali della Scuola Industriale si può chiamare prodotto della piccola industria : gli organizzatori della mostra hanno ac cettato molti oggetti cbe veramente non apparten gono a quella classe a cui favore la esposizione fu bandita : tali oggetti però che servono di ornamento, la più parte sono fuori concorso. Noi non ce ne occuperemo, limitandoci a far notare che errerebbe chi volesse da quei pochi oggetti, formarsi un c r i terio della grande industria veneta, perchè le Ditte più note generalmente non furono rappresentate in codesta esposizione destinata invece agli um ili, ai piccoli produttori.
Il porre una demarcazione precisa fra grande e piccola industria non è facile, e i promotori della mostra vicentina hanno adottato questo concetto che
piccola industria debba considerarsi quella che con
modesto capitale, con mano d'opera limitata, con
mezzi meccanici semplici e poco costosi, produce
oggetti che per qualità, e prezzi possono dar mate
ria a traffico con altri paesi.
La sezione vicentina del Club Alpino promotrice della Esposizione, ngn era alle sue prime armi: in fatti essa si era fatta onore nel 1884 alla Esposi zione torinese con la sua mostra d’ industrie forestali:' aveva incoraggiato già nei monti vicentini quel ge nere di piccola industria, che consiste nella fabbri cazione delle scatole, di arnesi casalinghi in legno e di giocattoli all’ uso germanico.
Che tali incoraggiamenti ed ammaestramenti non sieno riesciti vani, lo dimostra 1’ attuale esposizione. E se da un lato noi vediamo la raccolta campio naria, mandata dal ministero di Agricoltura, di gio cattoli e piccoli oggetti di provenienza estera e nazionale, dall’altro vediamo che codesti oggetti ora sono stati imitati e talvolta perfezionati dai contadini e montanari veneti, i quali possono metterli in ven dita a prezzi tali da sostenere e forse da vincere la concorrenza germanica.
Convien considerare che questa sorta di oggetti, cavallini, buoi e pecore, carrozzelle, casetti, mobili per pupattole ecc. non rappresentano il più delle volte l’ unico mezzo di sussistenza di chi li fabbrica, il quale per il solito è un contadino, un mandriano che vi dedicò le giornate e le ore lasciategli libere dalle sue occupazioni principali. Non tutti gli oggetti esposti furono però fabbricati in tali condizioni, che molti invece rappresentano la consueta ed unica o c cupazione dell’ artefice, ed anche questi sono a buon prezzo, il che d :mostra la pratica acquistata, la quale permette di confezionare quegli oggetti in gran nu mero in un tempo assai ristretto.
C i ha fatto piacere il vedere esposta al pubblico la mostra dei modelli e insieme quella degli stru menti ed arnesi atti a quella industria dei giocat toli, poiché studiata dai contadini e montanari, i quali numerosissimi accorrono all’esposizione, li invoglierà e insegnerà loro un utile impiego del loro tempo di forzato riposo.
scarpe eco. Codesta industria, prima sconosciuta o assai limitata, è ora fatta rigogliosa, grazie all’opera della Sezione Vicentina del Club Alpino, d ie la fece conoscere e la incoraggiò iusieme a quella dei gio cattoli. E si può dire essere codesta una gran for tuna, specialmente per i montanari dei Sette Comuni, i quali, dediti da secoli alla produzione delle treccie in paglia per cappelli, non la trovano più rimune ratrice, in causa della soverchia concorrenza stra n iera e del diminuito uso dei cappelli di paglia di
grano.
Ma non sono solamente queste le piccole industrie alpine e forestali rappresentate a Vicenza: vi è an che quella dei chiodi, ora poco fiorente, anzi si può dire di decadenza, e quella delle zangole, scodelle ed altri oggetti per latterie e per uso dei contadini: ma non sapremmo dire se in codeste lavorazioni, poco estese, ma alquanto primitive, vi sia un pro gresso.
Ma questo è evidente, e grandissimo negli oggetti di vimini : i panierai veneti superano gli stranieri per eleganza e per novità di forme : e fi uguagliano per solidità e al tempo stesso possono dare la. loro merce a prezzi assai bassi. Nè si tratta solo di merce ordinaria e dozzinale; questa pure è ampiamente rappresentata, ma ciò che più attira lo sguardo è l’ infinito numero di eleganti mobili di giunco e canna d’ India per salotti'di città, per giardini, per studio: culle,
chaiseslongues,
poltrone, seggiole d’ogni forma, porta musica, panieri da lavoro, grezzi, co lorati, dorali, guerniti in seta, in velluto eco. Go desti oggetti vanno a ruba, talmente hanno incon trato il gusto del pubblico, il quale sino ad ora credeva che quei bellissimi oggetti si potessero avere solo dall’ estero.Sono notevoli pure i prodotti ceramici assai a buon mercato, oggetti solidi, di buon gusto e ben lavorati che rientrano nella categoria delle piccole industrie, perchè non provengono dalle grandi fabbriche come quelle Viero, Antonibon etc., ma da piccoli opifici che impiegano tenui capitali e poche persone.
Il sentimento estetico e il gusto artistico si rive lano anche in altre serie di prodotti : in quella dei fiori artificiali, ma più ancora nell’ altra dei fiori dis seccati ; albums, portaritratti, mille graziosi oggeitini si presentano ornati di fiori disseccati, i quali con servano la vivacità di colorito dei fiori freschi. An che codesta può dirsi una piccola industria nuova, ma che promette di estendersi assai.
Non mancano i lavori in stipa, gli stoini, le stuoie ed oggetti atlìni notevoli per buon prezzo. Conviene notare però che se sono vendibili a prezzi limitatis simi molti oggetti mandati da case di correzione, da ricoveri e da istituti di beneficenza, non possiamo credere che codesti prezzi sieno comuni a tutti gli oggetti consimili prodotti da operai liberi, i quali soltanto dal loro lavoro possono avere il sostenta mento.
Poiché neppur di volo ei è concesso di parlare delle diverse specie di prodotti esposti, neppure accenniamo ai lavori in metallo, ai prodotti ali mentari, ai lavori d’ ago, a quelli al tornio, ai mo bili, agli strumenti cb rurgici, musicali, e agricoli, ai
parquets
mattonelle, marmi artificiali, ecc., ci li miteremo a dire essersi pienamente raggiunto lo scopo degli organizzatori dell’ eposizione; si è potuto mo strare cioè, che se alcune piccole industrie del V e neto per le condizioni del mercato e per l’ opera dellagrande industria sono condannate alla decadenza, altre più proficue vanno sostituendosi loro con successo. Si fabbricheranno meno cappelli di paglia, meno coltelli ordinari, meno chiodi a mano, ma il danno di codesta diminuzione è ampiamente compensato dallo sviluppo che prende la fabbricazione di oggetti di giunco, la lavorazione dei fiori secchi, la confe zione delle scatole, dei giocattoli, delle stuoje, degli arnesi rustici, ecc. E codeste piccole industrie, se non sono destinate a dare guadagni fenomenali, sono però meno sensibili che le grandi intraprese alle crisi economiche, ai disastri commerciali, richie dendo capitali insignificanti, strumenti e materiali poco costosi ; sono alla portata di tutti, e possono venire esercitate anche là ove manchino la forza mo trice, le grandi fabbriche ed i ricchi intraprenditori ; nella capanna alpestre come nel villaggio in riva al padnle si possono intrecciare i giunchi e la stipa, ed alcuni piccoli arnesi bastano al fabbricatore di gio cattoli, di scatole, di zoccoli e di spazzole, al bottaio, al formaio per eseguire lavori che talvolta sono d’ una estrema finitezza e quasi sempre hanno una certa eleganza che dimostra il buon gusto dell’ artefice.
Tempo fa visitammo a Vienna I’ esposizione Cam pionaria permanente ove sono raccolti oggetti di belle arti, e d’arti industriali d’ ogni tempo e d’ ogni paese destinati a sviluppare il gusto degli artefici moderni. Il Club Alpino di Vicenza coll’ incoraggiare e diffon dere le piccole industrie e col raccoglierne oggi i primi saggi, ha fatto opera non meno utile dei fon datori del grande museo viennese. Non solo ha mo strato come si doveva fare le cose belle, ma anche le utili e quelle maggiormente commerciabili ; ha dato alle piccole industrie una spinta che tutto dà a sperare le renderà sempre più fiorenti, e noi non possiamo por fine a questi pochi cenni senza man dare una parola di congratulazione al conte Almerigo da Schio, al cav. Cito ed a tutti coloro che coope rarono alla buona riuscita della Esposizione di V i cenza.
R. Coeniani.
RIVISTA ECONOMICA
Il ventesimo Congresso delle associazioni operaie in glesi — O li studi tedeschi sul rapporto tra i l prezzo del pane e quello dei cereali — La produzione dei cereali secondo II mercato Internazionale di Vienna.
Il ventesimo congresso annuale dèlie
Trades Unione
In tenuto quest’anno a Swansea, e, come di consueto, non ha mancato di richiamare l’attenzione del pub blico e della stampa, la quale ha trovato, natural mente, e da biasimare e da lodare. Quanto al bia simo, esso riguarda specialmente l’avere introdotta la politica nelle discussioni e alcune deliberazioni poco opportune, per non dire affatto insconsiderate, come quella chiedente una legge che renda obbligatoria la giornata di otto ore di lavoro, onde gli "operai disoccupati possano trovare lavoro.18 settembre 1887
L ’ E C O N O M I S T A
607
scorsi, ispirati a un senso pratico e a un rispettodell’ordine esistente, che invano si cercano nei con gressi operai del continente. Riservandoci di tornare, caso mai, sulle discussioni, vogliamo piuttosto pren dere qualche cosa dal rapporto della Commissione, che è il punto di partenza delle discussioni. Il sig. Broadhurst, relatore, si è occupato del marasma degli affari e della mancanza di lavoro. E g li rico nobbe che tuttavia non vi fu alcun tentativo di ri duzione dei salari, e quanto alla mancanza di lavoro l’attribuì al prodigioso sviluppo della produzione mec canica. Nell’industria cotoniera la produzione mec canica è aumentata del 20
0|0
in due anni, d’ onde benefìci minori pei capitalisti, cbe si lagnano della situazione attuale.Passando alla questione agraria, la Commissione si mostrò convinta cbe il rimedio alla depressione di cui soffre l’agricoltura sta in una riforma delle leggi agrarie che incoraggi la coltura delle terre e abbandoni ai lavoratori quelle migliaia di acri, che in questo momento sono improduttivi e cbe potrebbero essere utilizzati. Ed in questo la Commissione trova anche un mezzo per impedire che le grandi città siano eccessivamente popolate e per creare alle industrie manifattrici nuovi sbocchi nei distretti agrari. La relazione esprime in seguito l’opinione che « se i lavoratori persistono nella via che si sono tracciata mostrandosi fiduciosi in loro stessi e indipendenti, rifiutando l’aiuto dello Stato, aiutando quelli che non possono aiutarsi, prov vedendo ai loro bisogni e conservando quello che si sono acquistati, non potranno mancare di accrescere la loro dignità e la loro importanza. » Ottimo con siglio senza dubbio; ma conviene osservare che an che le
Trades TJnions
hanno per lo passato repli- catamente invocato senza ragione l ’aiuto dello Stato. Ad ogni modo questo consiglio del sig. Broadhurst cbe fu già membro del Governo nell’ ultimo mini stero Gladstone, non può che essere approvato, e sarà certo seguito da quell’élite
della classe operaia che appartiene alle associazioni inglesi.A proposito delle
Trades Unions
è di qualche interesse un recente rapporto, che è poi il 'primo, del sig. Burnett, capo dell’ ufficio del lavoro, recen temente istituito presso ilBoard of Trade.
Secondo il sig. Burnett, vi sono in Inghilterra 207 società registrate, con 261,000 membri, le quali posseggono complessivamente un capitale di 180,000 sterline, circa 12 milioni di franchi e un reddito annuale di 462,000 sterline, pari a 11 m ilioni e mezzo di franchi. In Iscozia vi sono 45 società com poste di 12,300 affigliati, eon un capitale di 21,500 sterline (537,000 fr.) e un reddito annuale di circa 16,000 sterline (400,000 fr.). In Irlanda invece le società sono 30 ma non contano che 5400 membri e il loro capitale non è che di 100,000 fr. e le loro entrate di 210,000 fr.
E dalle relazioni in discorso apparo chiaramente che la prosperità delle
Trades Unions
e il loro svi luppo dipendono intieramente dalla condizione più o meno fiorente dell industria. Ad esempio, la società dei meccanici, composta di 12,500 membri nel 185o, ne contava 52,000 alla fine del 1886; nello stesso periodo la società dei costruttori di macchine a va pore ha visto aumentare il numero dei soci aderenti da 1,662 a 5,079; quella dei fonditori da 5,685 a 12,037 ecc. M a se negli anni buoni gli aderenti affluiscono, nelle annate cattive il loro numero resta quasi stazionario. L a società dei meccanici, per noncitare cbe questa, la quale è la meglio organizzata, non aumentò che di 3,700 membri dal 1865 al 1870 — anni di depressione — ma dal 1870 al 1875 — anni di prosperità — essa reclutò 9,300 membri nuovi; al contrario durante il periodo non buono del 1880-85 essa non trovò che 660 aderenti. E lo stesso è avvenuto per le altre società. Il lungo e interessante rapporto del sig. Burnett, che conosce bene il suo argomento, per aver fatto parte della società dei mec canici, meriterebbe uno studio analitico che qui non possiamo fare per mancanza di spazio; ma lo rac comandiamo a quanti si interessano con amore e sincerità alla causa del progresso degli operai.
— Il congresso internazionale dei cereali che viene tenuto annualmente a Vienna continua ad avere una notevole importanza, per la determinazione della situazione dei mercati. Esso è sempre preceduto dalla pubblicazione di una valutazione statistica generale, cbe ha un valore facile a comprendersi quando si rifletta all’ influenza che esercitano i buoni raccolti sul commercio, sul benessere generale e sugli affari in generale, E poiché le forti importazioni di grano suscitano le esportazioni rilevanti di oro, uno sguardo alle cifre della produzione dei quattro ce reali più importanti : frumento, segale, orzo, avena è interessante per conoscere quali sono le defìcenze nella produzione di ciascun paese e quali le quan tità disponibili.
Ecco, secondo le valutazioni presentate al Con gresso internazionale di Vienna, il resultato delle rac colte di quest’ anno in tutti i paesi d’ Europa (eccet tuata la Spagna) preso il numero 100 per base di una raccolta media.
F ru m e n to
A ustria...
117
U ngheria...
126
P russia...
103
S a sso n ia ...102
Baviera Franconia. . .
117
»
super, e inferiore 125
»
Sfalz e W itterean 97
B a d e n ...100
Wxirtemberg (grano d’invorno) 96
¡>
( » di primnera) 82
Mecklembourg...
105
D a n im a rc a ...
100
Svezia e Norvegia. . .
100
I t a l i a ...
90
S v iz z e ra ...
HO
O landa...102
F r a n c i a ...105
Regno U n ito ...
120
Russia Podolia . . . .
100
» Bessarabia. . . .
100
»
Polonia . . .
100
»
Centrale...118
»
Cherson et Ekateri-
noslaw (grano d’inverno) 120
(grano di primavera) 100
s
Curlandia... 95
» Nord...95
» E st...
95
Rumania - Moldavia . .
90
Piccola Valacchia . . . 125
Grande Valacchia . . . 101
Serbia...140
Questo quadro dimostra cbe il vero granaio dei- 1’ Europa, la Ungheria, la Russia centrale e meri dionale, la piccola Valacchia e la Serbia sono
sfanno assai ben provviste di frumento. La Francia è pure in buone condizioni, meno il Regno Unito, mentre l’Austria e la Baviera sono ben provviste. L ’ Italia ha un raccolto di poco inferiore alla media quanto al frumento, superiore invece per gli altri cereali.
In generale del resto il raccolto del frumento è soddisfacente mentre quelli della segale, dell’orzo e dell’ avena sono meno buoni.
— In quest’epoca, in cui la politica finanziaria non si rislà neanche dal colpire i generi alimentari più necessari come il pane, sarebbe veramente istrut tivo uno studio su ll’ influenza delle fluttuazioni nei prezzi dei cereali pel prezzo del pane. In quale pro porzione un ribasso o un rialzo nella materia prima, grano o farina, si traduce nel prezzo dell’ oggetto fabbricato, dei pane? Ecco il problema che conver rebbe studiare'attentamente in tutti i paesi. Intanto i soli economisti tedeschi si preoccuparono di cer care la relazione costante tra i diversi elementi del problema. E in questa ricerca c’ è un interesse po litico ed economico perchè tali caratteri ha, come è noto, la lotta tra i protettori dell’ agricoltura in digena e i loro avversari. Questi ultimi dicono in Germania che se non vi è stato un rincaro, se il prezzo è rimasto costante malgrado 1’ aumento dei dazi di entrata, c’è però un deterioramento nella qualità del pane nella Germania del sud e del cen tro e nella Germania del nord il prezzo non variò in apparenza, ma la quantità consegnata è minore.
I confronti sono assai difficili non solo per loca lità differenti, ma nello stesso luogo. Per sapere esattamente l’ effetto del rialzo o del ribasso della materia prima, bisognerebbe poter eliminare certi fattori quali il salario dell’ operaio, 1’ utile del pa drone, il fitto della panatteria, le spese generali. Se questi fossero dati costanti si potrebbe fare astra zione da essi e dopo averli eliminati si misurerebbe in qual proporzione il movimento al rialzo o al r i basso del pane e della segala abbia agito sul prezzo del pane. M a la cosa non procede in tal guisa. Le spese di fabbricazione non sono nè ovunque le medesime, nè eguali da un momento all’altro. Se il grano è più caro e il prezzo non varia sensibilmente ciò d i pende forse dal fatto che 1’ utile, il profitto del for naio è diminuito o che egli trova il suo interesse a impiegare una farina di qualità meno buona, senza turbare il consumatore con aumenti anche lievi.
Dovrebbe essere facile di riunire le informazioni statistiche su questa materia ; ma sembra al con trario che sia malagevole di avere le cifre esatte per una serie di anni e ciò perchè i rilievi statistici non sono stati fatti nè con metodo, nè con preci sione scientifica.
Ad ogni modo un tentativo è stato fatto. Il si gnor Hirschberg nei
Jahrbücher fü r Nationalöko
nomie und Statistik
del Conrad (voi. 14, pag. 297) ha pubblicato i documenti che potè raccogliere re lativamente a Berlino, a Vienna, à Wurtemberg, alla Baviera, il granducato di Baden. Da essi risulta che in tesi generale il pane segue i movimenti del prezzo dei cereali, che quindi il pane rincara col rincarare dei cereali. È una verità banale ma nondimeno gli organi del protezionismo l’ hanno sempre negata più o meno apertamente. M a l ’effetto del rincaro non è sempre il medesimo, vale a dire l’aumento o il ri basso del pane non avviene esattamente nella stessa proporziono.Dal 1878 al 1883 la segala costò 8 marchi e 83
pfennige
per 100 libbre in Baviera, 8 mar chi 86 nel Baden e il pane 14 marchi 23 in Ba viera e solo 13 marchi 43 nel Baden. Quando la segala cresce di molto, il pane segue lentamente il movimento ascensionale. In un fascicolo posteriore il prof, von Seheel ha ripreso in esame questo ar gomento. E g li fa notare che in due luoghi il grano può costare egualmente, ma che il prezzo del pane sarà differente in seguito appunto ai salari degli operai della panatteria, del fitto e delle altre spese generali. L e fluttuazioni del prezzo saranno diverse pel pane se il costo della materia prima crescerà o diminuirà. D’altra parte si può ritenere che le va riazioni dei salari e del fitto non sono molto rapide da un anno all’ altro e nello stesso luogo. Il sig. Von Seheel è di opinione che per un breve periodo si possono accettare come elementi variabili, il prezzo della farina e l’ utile lordo del fornaio risultante dalla differenza tra il prezzo del pane e quello della farina. E giustamente si lagna deli’ insufficienza delle informazioni disponibili per la constatazione del va lore del pane, mentre abbondano pei prodotti di minore consumo.Abbiamo voluto riferire sommariamante questi studi sulle oscillazioni nel prezzo del pane in ragione di quelle che si verificano nel prezzo dei cereali, più che altro per mostrare quanto siano ancora defi cienti le indagini statistiche in proposito. Ma non occorre certo uno studio profondo per convincersi che, restando inalterate tutte le altre condizioni, un aumento nel prezzo dei cereali deve inevitabilmente produrre un rialzo nel prezzo del pane. Che poi questo ultimo aumento possa essere neutralizzato da risparmi nelle altre spese, è un altro lato della que stione che si potrà studiare, ma che nulla toglie a quella verità semplice, elementare e che nondimeno i protezionisti s’arrovellano a disconoscere.
IL C U B I ) ESTERI E L ’ IIEITERRI
nei primi otto mesi dell’ anno 1887
Abbiamo i dati sul commercio estero dell’Inghil terra nei primi otto mesi del corrente anno.
IMPORTAZIONI 1887 Diff. col 1886
Animali vivi . . . . St.
4,176,408
___759,346
Prodotti alimentari in
franchigia...
»76,434,384
+4,757,331
Oggetti alim. tassati .
»15,161,679
+232,217
T a b a c c o ...
»2,148,637
—476,026
M e talli...
»
10,465,328
+222,077
Prodotti chim., droghe
5,587,205
+687
O li...
»3,904,453
+71,876
Materie prime, te ssili.
53,176,754
4 -5,876,584
» »
diverse
»21,668,726
—316,680
Prodotti fabbricati .
>36,534,919
+281,217
D iv ersi...
»
8,002,513
+75,733
18 settembre 1887
L* E C O N O M I S T A
609
E S P O R T A Z IO N I 1887 D iff. col 1886Animali vivi . . L. st.
495,631
153,481
Oggetti alimentari.
>5,562,847
—
200, 999
Materie prime. . .
»8,376, 765
+225, 604
F ilati e tessuti . .
»70,860.124
" f "596,030
Metalli e lavori in
m e ta llo ...
»
22,552,097
+1,206, 510
M a cc h in e...
T>7,115,118
+596,007
Confezioni e utensili »
6,641,611
- t -163, 929
Prod. chimici, droghe »
4,491, 792
+94, 593
D iv e r s i... »
17,169,595
—156, 566
Totale. . . St. 143,265,584
■4-2,678,589
L ’ aumento complessivo dell'importazione nell’ In ghilterra è del 4,35 per cento mentre per rispetto ai primi quattro mesi del corrente anno era stato del 9,4 per cento.
L ’ aumento complessivo dell’ esportazione è solo dell’ 1,94 per cento mentre nei primi quattro mesi era stata del 2,8 per cento. Dei 9 milioni e mezzo di sterline di aumento verificatisi nell’ importazione dei primi otto mesi del 1887, a paragone di quella del periodo corrispondente dell’ anno precedente, quasi 6 sono dovuti alle materie prime tessili, mentre dal canto loro i prodotti alimentari in franchigia veni vano importanti per una somma maggiore di 4 m i lioni e 1/2 di L . st. Per contro scemava invece il valore dell’ importazione degli animali vivi, del ta bacco e delle materie prime diverse.
Nelle materie prime tessili l’ aumento maggiore si nota nel cotone, che, da una importazione di Lire sterline 22,800,000 nel 1886, saliva a una di L . st. 24,300,000 nel 1887, la jota da una di L . st. 2,502,000 a una di 2,736,000.
L ’ aumento delle esportazioni è dovuto per quasi la metà ai metalli e lavori in metallo, cresciuti di L . st. 1,206,510 cioè del 5,6 ” /„ per altri 2/6 all’ in- circa ai filati e tessuti, cresciuti di L. st. 596,030 e alle macchine cresciute di L . st. 596,007. Dim i nuita è invece la esportazione degli oggetti alimen tari e precisamente di L. st. 200,999 cioè del 4,5 per cento.
I! movimento commerciale e marittimo di Livorno nel 1 1
L a
Camera di Commercio di Livorno
pubblicava non è molto una interessante relazione sulle opera zioni di commercio e di navigazione di quel porto du rante il 1886.Cominciando dalle operazioni di commercio re sulta dal documento, elle il movimento commerciale tanto di importazione che di esportazione ascese a L. 122,202,129, e fu in confronto del 1885 minore di L. 14,447,962. È da notare peraltro che se fu inferiore per valore, per quantità al contrario fu mag giore dell’ anno precedente, e il fatto avvenne per essersi verificato aumento in articoli di poco valore, mentre furono in diminuzione altri che lo avevano maggiore. Le cifre che abbiamo esposto riguardano soltanto il commercio con l’ estero, non essendosi potuto per mancanza di elementi compilare la stati stica del commercio di cabotaggio. Per altro a questa mancanza si è provveduto valendosi delle cifre che resultano dai prospetti della navigazione, dai quali
viene a resultare che vennero sbarcate, provenienti da altri porti del regno, tonn. 199,540 di merci, ed imbarcate dirette ad altri porti del regno, tonn. 124,098 in tutto tonn. 323,658. Quindi, aggiungendo alle ton nellate 453,784, che rappresentano le merci sdoga nate a peso per il commercio d’ importazione, espor tazione e transito, le dette tonn. 323,638 del com mercio di cabotaggio si ha che il movimento del com mercio generale di Livorno ascese, nell’ anno 1886, a circa tonn. 777,422 di merce.
Il movimento del commercio speciale d’ importa zione ascese nel 1886 a L . 74,126,991 rimanendo inferiore di L . 4,253,099 a quello dell’anno prece dente, e quello di esportazione a L . 42,916,050, e siccome nel 1885 fu di L. 51,480,783 così fu mi nore nel 1886 di L. 8,564,733.
Le merci sdoganate a peso ascesero nel 1886 quanto alla importazione a tonnellate 382,958 , e quanto alla esportazione a tonn. 61,072, mentre nel l’anno 1885 erano ascese a tonn. 310,030 per la prima e per la seconda a tonn. 60,013; cosicché nel 1886 si ebbe un aumento nella importazione di tonn. 72,928 e nella esportazione di tonn. 1,059.
G li aumenti ptù notevoli si ebbero quanto alla importazione nei grani, nel tabacco in foglie, nei rot tami, scaglie e limatura di ferro, nella ghisa, nel’ac- ciajo, nel carbon fossile, nelle bottiglie comuni, nei pesci secchi e affumicati, nel legname, ecc., e le d i minuzioni si verificarono negli spiriti, negli zuccheri, nell’olio di oliva, nella jota, nel ferro di seconda fab bricazione semplice e nelle granaglie.
Nella esportazione gli aumenti più notevoli si eb bero nel vino in botti e caratelli, nei confetti e con serve, nell’acido borico, nel bitartrato di potassa, nei cappelli di paglia, nel marmo e alabastro in tavole, e nelle corna ; e le diminuzioni si verificarono negli olj fissi di olivo, nei legni, radiche, corteccié, foglie, licheni, nel marmo greggio, e in altro modo lavo rato, nei laterizi, nei cappelli di qualunque maniera, esclusi quelli di paglia, nei prodotti vegetali non nominati, nelle radiche per spazzole, ecc.
Il movimento delle ferrovie nel 1886 dette i se guenti resultati. A grande velocità fra messaggeria, bozzoli, e derrate alimentari, quintali 34,247 in par tenza contro 31,767 in arrivo; oggetti di finanza L . 3,994,123 in partenza e L . 2,175,222 in arrivo; bestiame capi 2,387 in partenza e 11,862 in arrivo.
A piccola velocità si ebbero 214,960 tonn. di merci in partenza, e 63,870 in arrivo.
Ecco adesso il movimento della navigazione: Nel 1886 i bastimenti arrivati e partiti ascesero a N. 8,459 della complessiva portata di tonnel late 2,787,707 e con 723,163 tonn. di merce. Con frontando questi dati con quelli del 4885 si ha che nel 1886 i bastimenti furono 87 di meno; le ton nellate di stazza 41,953 di più e le merci tonnel late 35,125 in più. Dei 8,459 bastimenti N. 4,534 appartengono alla navigazione internazionale, e 7,025 a quella di cabotaggio.
I bastimenti addetti alla navigazione internazionale sbarcarono tonnellate 341,055 di merce, di cui ton nellate 66,909 dalle navi a vela e tonn. 274,446 da quelle a vapore, ed imbarcarono tonn. 58,470, di cui tonn. 20,995 nelle navi a vela e tonn. 37,475 in quelle a vapore.
imbarcarono tono. 124,098, di cui tonn. 50,585 nelle navi a vela e tonn. 73,513 in quelle a vapore.
Confrontando questi risultati con quelli dell’ anno 1885 si riscontra nella navigazione internazionale un aumento di bastimenti 179, e di tonn. 44,230 di merce imbarcata e sbarcata, e nella navigazione di cabotaggio una diminuzione di 266 bastimenti, e di tonn. 9105 di merce imbarcata e sbarcata.
Nell’anno 1886 i bastimenti a vela furono 4635, che sbarcarono ed imbarcarono tonn. 229,853 di merce, quelli a vapore 3824 che sbarcarono ed im barcarono tonn. 439,210 di merce. Nell’ anno 1885 invece i bastimenti a vela furono 4707, cioè 72 in più dell’ anno 1886, e sbarcarono ed imbarcarono tonn. 220,0j2 di merce, ed i piroscafi furono 3839, cioè 15 in più dell’ anno 1886, e sbarcarono e im barcarono 467,976 tonn. di merce.
Il seguente specchietto contiene il movimento dei bastimenti di bandiera estera arrivati e partiti :
1886 1855 . 1886 1885 C abotaggio I n te r n a z io n a le B A N D IE R A N um . N um . N um . N um
A ustriaca.. . .
9
623
19
E llen ica...
9
10
38
33
Francese . . . .
299
574
599
427
Germ anica.. .
89
87
8
5
Inglese...
463
480
367
335
A ltre...
132
141
61
85
T o ta le.. . 1 ,001
1,298
1,096
904
La notevole diminuzione che si verifica nel nu mero dei bastimenti con bandiera francese che hanno fatto il cabotaggio dipende dall’ esser cessata di aver vigore dal 15 luglio 1886 la convenzione di navi gazione con la Francia.
L e costruzioni navali eseguite nel compartimento di Livorno consisterono nell’ anno 1886 in n. 29 bastimenti a vela della portata di tonn. 1410 ed in un piroscafo rimorchiatore di tonn. 13 di registro netto, ed al 1° gennaio 1887 figuravano iscritti n. 460 bastimenti a vela e n. 10 piroscafi.
LA FABBRICAZIONE DEGLI SPIRITI, BIRRA, ZUCCHERI, ECC.
NELL’ ANNO i ’II^IN'ZIA.RIO 1886-87
Dalla Direzione Generale delle Gabelle abbiamo ricevuto la statistica delle fabbriche di spirito, birra, acqua gazzosa, zucchero, olio di cotone ecc., esi stenti in Italia alla fine dell’ anno finanziario 1886-87. La statistica che anderemo esaminando comprende anche la produzione ottenuta dalle respettive fab briche e l’ ammontare delle tasse percepite dallo Stato per l ’esercizio delle medesime.
S p ir iti. — La fabbricazione degli spiriti, come abbiamo altre volte accennato, si divide in due ca tegorie. Alla prima appartengono le fabbriche con tini di fermentazione, e alla seconda quelle con lam bicchi.
Le fabbriche di prima categoria esistenti al 30 Giugno 1887 erano 31 di cui 22 soltanto in atti vità di esercizio. I tini di fermentazione impiegati furono 296 della complessiva capacità di ettoli tri 37,560.08 e la materia prima impiegata per la estrazione dello spirito raggiunse la cifra di quin tali 668,259.88. Tutte queste fabbriche dettero un prodotto di etto!. 352,318.65 di spiriti, e la tassa liquidata dal Tesoro nel corso dell’ anno ascese a
L . 28,475,152.62. Confrontati questi resultati con quelli ottenuti nell’esercizio finanziario 1885-86, si ha che nell’esercizio 1886 87 si produssero 11,713.04 ettolitri in più di spiriti, e che la tassa liquidata dette un maggiore introito di L. 8,049,604.25.
Le fabbriche di seconda categoria, cioè con lam bicchi si distinguono : in fabbriche Con lambicchi della capacità complessiva al di sopra di 10 eltol. e in fabbriche con lambicchi al di sotto di 10 ettol. L e prime al 30 Giugno p. p. erano 661 di cui 423 in attività di servizio. L o spirito ottenuto da queste fabbriche fu di ettol. 46,588.29 e la tassa liquidata ascese a L. 3,673,473.26. Confrontando queste cifre con quelle ottenute nell’esercizio precedente, si trova un aumento di ettol. 12.390.36 nella produzione, e un aumento di L . 1,408,093.68 nella tassa liquidata.
L e fabbriche di seconda catagoria, quelle cioè con lambicchi al di sotto di 10 ettolitri erano al 30 G iu gno p. p. 8,611, ma lavorarono soltanto 2,308. Que ste fabbriche produssero ettol. 12,402.17 di spiriti e dettero un provento di L, 1,021,173.99 di cui 531,615.82 a favore della finanza e L . 489,558.17 a favore dei Comuni. Se si confrontano questi re sultati con quelli che si ebbero nell’ esercizio 1885-86 apparisce un aumento di ettol. 3,843.80 nella pro duzione, e di L. 504,583.35 nella tassa liquidata.